Il mercato era davvero affollato, sembrava un raduno di motociclisti a giudicare dal frastuono emesso da tutti gli abitanti. A partire dall'inizio fino alla fine della via tutti e due i lati erano occupati da due file di bancarelle, i prodotto ovviamente scarseggiavano a causa della guerra finita ma lentamente l'economia stava cominciando a girare, l'anima del mercato sembrava essersi azionata e ancora una volta era diventato popolato. I commercianti sbraitavano le parole più rudi che conoscevano, attiravano la clientela con le urla e prendendo in giro i commercianti attorno, uno scambio sicuramente non molto appropriato per orecchie innocenti. A trafficare la via vi erano i protagonisti del mercato: i compratori. Se ne potevano avvistare di tutti generi e onestamente i miei preferiti erano le vecchiette. Negoziavano ogni piccolo oggetto che compravano, il risparmio sembrava essere l'unica ragione di vita. Le vedevi li, urlare e sbatacchiare la borsetta per farsi abbassare il prezzo di qualche ryo. Una scena davvero divertente. Tra tutte le figure che si aggiravano tra il mercato due quel giorno mi interessarono direttamente, la prima la conoscevo di vista, la seconda apparve come un fulmine. Non posso di certo scordarmi di quella simpaticissima vecchietta che non molto tempo fa mi costrinse ad accompagnarla a casa con la spesa, non volevo di certo incontrarla. La sua figura ne evocava un altra all'interno della mia testa, qualcuno che avrei voluto dimenticare per sempre.Ciao ragazzo, mi ricordo di te.. puoi accompagnarmi a casa? La signora pronunciò quelle parole con un misto di tristezza e reale sorpresa, un attimo prima ci eravamo urtati la spalla a vicenda e nel momento in cui mi girai per scusarmi i nostri sguardi si incrociarono e entrambi ci riconoscemmo. Presi silenziosamente le buste dalle sue mani, la strada la conoscevo, l'avevo già percorsa un po' di tempo fa. Mi accolse all'uscio della porta, mi ringraziò. Dalle sue labbra potevo capire la sua voglia di dirmi qualcosa, mi guardò dritto negli occhi ma non pronunciò assolutamente nulla. Scendendo le scale sentii le parole che un umano possa dire. Quel giorno quando me ne andai la vecchietta pronunciò qualcosa, estremamente a disagio. Due parole difficili da pronunciare, portate in spalle per tutto il tragitto e lasciate cadere disordinatamente. Mi cascarono sul cuore, evidentemente non poteva reggerne più il peso. Rimasero lì, goffe, com'erano cadute. Due parole:Mi dispiace. Mi voltai verso la vecchia ma la porta era stata già sbarrata, così anche il mio cuore prese esempio. Mi diressi verso il mercato dove incontrai la seconda donna che mi avrebbe cambiato la giornata. Un gridolino di aiuto mi fece accorrere da questa persona. La trovai a terra piangente, grossi lacrimoni che cadevano dalle guance e finivano sulle mani chiuse a pugno, a terra, le ginocchia sbucciate e il cuore spezzato. La presi in braccio tra lo stupore generale, cominciai a calmarla. Dovevo trovare la madre, sicuramente stava lì vicino, forse si era distratta per un secondo e la bambina era caduta.Una bella bimba come te non dovrebbe piangere, fammi vedere il tuo bellissimo sorriso Dal colletto della giacca in cui il volto della bambina era affondato si potè chiaramente udire un risolino, fare ridere una bambina significava farsela amica per sempre.Dimmi un pò, cosa ti è successo? Dov'è la tua mamma?