Ricominciare

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    Mi sono sempre chiesto cosa sia la fiducia. L'ho chiesto a mamma e papà, ma sapete, i grandi usano tanti di quei paroloni che nemmeno loro riescono a raccapezzarsi. Beh, con il passare del tempo ho provato diverse volte la fiducia, nonostante questo non l'ho mai capita fino in fondo.




    Perchè ci troviamo qui?

    Il freddo era pungente, una moltitudine di piccolissimi aghi che ti penetravano la pelle. Ti facevano trasalire e anestetizzavano la pelle. Passai i polpastrelli lungo il braccio. Minuscole cunette si diramavano per tutto il braccio, la pelle d'oca mi divertiva sempre, una piccola e importante reazione al freddo che ci collegava ai nostri antenati. Mi pizzicai leggermente l'avambraccio, come sospettavo il dolore non arrivò, stavo per congelare.

    Mi piace ammirare la città da qui, sai mi fa riflettere.

    Senza ombra di dubbio il panorama meritava ma il freddo mi distraeva da tutto ciò che mi capitava davanti. Come potevo concentrarmi su uno stupido mosaico di cielo e terra quando il mio corpo implorava calore? Si comportavano sempre da matti questi dottori.

    Siediti accanto a me.

    *Ma dico io, proprio il tetto dell'ospedale dovevamo usare per la nostra chiacchierata?*

    Poteva sembrare strano ma chiunque avrebbe alzato lo sguardo verso l'edificio sicuramente non potrebbe fare a meno di notare due persone, sedute sul cornicione, che parlavano tra loro e sopratutto si prendevano tutte le folate di vento gelido in piena faccia.
    Era un normalissimo tetto ma ciò che rendeva unica quella gita era lo spettacolo mozzafiato che il mondo offriva. Prendendo posto accanto al medico mi resi conto di ciò che stavo ignorando da svariati minuti.
    Prima i colori, è così che di solito le cose mi si presentano davanti. In ogni momento ogni cosa ha un colore diverso, riesco a catturarli tutti, uno dopo l'altro. Mi sento più vivo quando posso cogliere ogni sfumatura, ogni piccola goccia che cambia la tonalità del mondo. Questa volta ebbi confusione, non riuscii a distinguere tutto, il mondo mi si piazzò davanti con la tela che aveva dipinto con tanta pazienza. Il cielo era composto da mille sfumature di azzurro, lì più chiaro lì più scuro. Al centro c'era il suo guardiano, splendente e fiero. Contribuiva donando colore alla terra, era il pennello del mondo. Speculare al cielo si trovava la città, cupa e illuminata, silenziosa e rumorosa, gialla e rossa, bianca e nera. Dalla nostra posizione potevamo coglierne ogni piccolo dettaglio, ogni sua sfaccettatura. Come potevo vivere in un posto del genere e imparare a conoscerlo solo ora?

    Voglio parlare di te e di come ti senti.

    In questo momento mi sento in pace, è un po' che ci penso.Sono continuamente straziato da ciò che sta succedendo a Sara, non posso far altro però. Ogni giorno vengo in questo maledettissimo posto e la vedo lì, sembra che stia dormendo. Io la vedo morire in ogni suo flebile respiro. Non penso di poter reggere ancora a lungo, voglio rivederla camminare e sorridere, voglio che sappia di me. Voglio che viva.

    Per un attimo il freddo scomparve, facendo posto al gelo.


     
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    3° stadio: Senso di colpa e Paura.

    Fu li, tra le folate di vento più fredde che abbia mai preso in faccia che arrivò il terzo stadio, uno dei più infimi che esista. Ogni uomo ha sempre temuto la paura, ma nonostante questo è la ragione della vita stessa. Chiunque dentro al proprio cuore nutre un piccolo seme di paura. Sta li, fermo in attesa di germogliare. C'è chi riesce a nasconderlo per bene e c'è chi invece non può far a meno di mostrarlo, ma una cosa è certa. Ognuno dentro il suo cuore porta a spasso la paura. E' un'ombra oscura che ci segue ed è onnipresente in ogni nostra piccola azione. E' lì, anche se adesso non la noti, stà sempre in agguato.

    Mi colse tra i tetti dell'ospedale, ero debole e senza difese. Con il suo abbraccio mi trascinò nel più profondo abisso, potevo uscirne, certo, ma dovevo rompermi le unghie a furia di tentativi e arrampicate sulle pareti. Sarebbe stato difficile ma dentro di me, sentivo di potercela fare.

    Senti, ne abbiamo già parlato, non devi fartene una colpa e non devi farti sopraffare da tutto questo, io ci sono per aiutarti e per questo siamo qui, non voglio vederti cadere in depressione e so la farai ci sarò sempre. E' più facile se hai qualcuno accanto, supereremo tutto insieme ma ricorda, la forza devi trovarla dentro di te.

    Si portò una mano al cuore.

    E' da qui che arriva la forza e tutto il resto, sei tu a decidere cosa trasmettere attraverso il tuo cuore. Tutte le emozioni sono qui dentro, basta attingere a quelle giuste, chiaro no? Senti, il tuo batte a ritmo di mille cavalli, un cuore giovane. Non può farsi battere così facilmente.

    Lo imitai, portai la mano al petto e con un sussulto sentì la potenza dentro di me. Era come un torrente in piena, non si poteva arginare, scorreva impetuoso e veloce. Era davvero così forte il mio cuore?

    Lo sento. E' così... così...

    Non avevo le parole per descriverlo.

    E' normale che tu sia stupito, pochi riescono a conoscersi interamente ma spero che un giorno tu ci riesca, adesso è meglio andare da Sara e vedere come sta, che ne pensi?

    Ok, andiamo.

    La strada già la conoscevo ma questa volta fù del tutto nuova, durante il cammino continuavo a pensare alle parole del medico, potevo farcela, anzi, dovevo farcela. Il mio cuore era abbastanza forte per tutti e due, avrei preso la forza per me e per Sara, non dovevo mollare proprio adesso. Certo, le sue condizioni erano sempre le stesse. Vederla assopita in quel letto di ospedale mi faceva morire il cuore, perché proprio a lei, perché non io? Volevo prendere il suo posto e fare qualcosa per lei.

    Ed eccoci arrivati, la stanza era sempre la stessa. Le pareti rosa salmone e il pavimento bianco, solite mattonelle di ospedale. Al centro troneggiava un unico letto, il letto della regina. Stava lì, ferma come l'avevo lasciata. Mi avvicinai alla finestra, volevo che i colori del cielo facessero irruzione dentro quella piccola stanza. Il sole entrò dalla finestra, milioni di frammenti di vetro entrarono dall'esterno, mille sfumature di colore invasero la stanza andando a colorare le pallide pareti rosa. Adesso erano rosse, azzurre, gialle, verdi.. non si smetteva di contarne i colori. E il profumo... che bel profumo, lo sentivo nel naso, nei polmoni. Ormai stava entrando dentro di me, lo potevo riconoscere tra mille. Era lei che lo emanava, debole ma ancora bellissima.

    Mi dispiace..

     
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    4° Stadio: Rifiuto

    La stanza era sempre quella, le pareti rosa e il pavimento bianco. Scenario di una vita che da molto tempo vivevo. Ogni singolo giorno, ogni singola ora passata tra quelle quattro mura scomparirono nel momento in cui i suoi occhi si aprirono. Mi domando ancora cosa pensò quando aprendo i suoi occhi incontrò i miei, paragonabili a quelli di uno sconosciuto. Ormai per me la sua presenza era diventata familiare ma non posso dire lo stesso per lei. La maggior parte del tempo in cui ero presente lei dormiva, non poteva certo conoscermi.

    Non voglio spaventarti, non so se ti ricordi di me, ti ho portata qui e ti ho vegliato per tutto questo tempo.

    Lei non mi domandò nulla, non cercò nessuna spiegazione, fece la cosa più semplice e bella del mondo: mi sorrise. Mi prese la mano e mi guardò, non c'era bisogno di parole per percepire quel silenzioso ma enorme grazie. Lo sentivo dentro le orecchie, in testa e nel cuore.

    Ho sentito la tua presenza durante tutto questo tempo, so che mi sei stato accanto.

    Lentamente scese dal letto, sembrava perfettamente in forze. La pelle rosa, i capelli ordinati e il suo rinnovato profumo.

    Non pensi sia ora di andare? Si fa tardi.

    Continuò a tenermi per mano, attraversammo la città, i paesi e svariati mondi insieme. Ci spingemmo oltre le nuvole, oltre gli orizzonti. Scoprimmo i segreti della vita, vedemmo il sole giocare con la luna, le nuvole tentare di oscurarli. Il cielo giocava insieme a noi, creava i colori perfetti per qualsiasi momento. Ora blu ora azzurro, accarezzati dal vento e riscaldati dal sole, il mondo sembrava davvero infinito.

    E' il momento.

    Mi lasciò la mano, cominciai lentamente a cadere, precipitando verso il suolo, la velocità aumentava, la mia vita stava per spegnersi. Non mi scomposi, tenni lo sguardo fisso su di lei, nei suoi occhi. Potevo morire in pace se c'era lei, non avrei chiesto altro dalla vita.

    line

    Riaprii gli occhi, feci un respiro profondo. Speravo davvero non fosse un sogno, volevo che la realtà scomparisse facendo posto alla mia immaginazione. Mi resi conto di una cosa, il regno dell'immaginazione è vivo solo nella propria testa.

    Non pensi sia ora di andare? Si fa tardi.

    La figura in nero avanzò, mi tendeva la mano. Lo conoscevo bene, ma purtroppo non era lei. Mi portò per la città, eravamo diretti in un luogo specifico. Temevo la fine di questo percorso.

    E' il momento.

    Varcammo la soglia, lui una mano sulla spalla, io piangente in silenzio. In una mano un fiore, il mio ultimo saluto.
    I fiori rosa dell'albero di pesche.



    Fine.. Spero di migliorare con il tempo :) Se mi date qualche consiglio mi fate contento.
     
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  4. Anselmo
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    Non ho consigli da darti, ruoli bene. Comunque tutti sul forum dovrebbero cercare di migliorarsi continuamente, quindi anche te.
    Ma non posso darti più di 30 generosi punti exp, perchè è breve. Bilanci un po' con l'intensità, altrimenti ti avrei dato meno.
     
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3 replies since 9/12/2014, 22:04   66 views
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