3° stadio: Senso di colpa e Paura. Fu li, tra le folate di vento più fredde che abbia mai preso in faccia che arrivò il terzo stadio, uno dei più infimi che esista. Ogni uomo ha sempre temuto la paura, ma nonostante questo è la ragione della vita stessa. Chiunque dentro al proprio cuore nutre un piccolo seme di paura. Sta li, fermo in attesa di germogliare. C'è chi riesce a nasconderlo per bene e c'è chi invece non può far a meno di mostrarlo, ma una cosa è certa. Ognuno dentro il suo cuore porta a spasso la paura. E' un'ombra oscura che ci segue ed è onnipresente in ogni nostra piccola azione. E' lì, anche se adesso non la noti, stà sempre in agguato. Mi colse tra i tetti dell'ospedale, ero debole e senza difese. Con il suo abbraccio mi trascinò nel più profondo abisso, potevo uscirne, certo, ma dovevo rompermi le unghie a furia di tentativi e arrampicate sulle pareti. Sarebbe stato difficile ma dentro di me, sentivo di potercela fare.Senti, ne abbiamo già parlato, non devi fartene una colpa e non devi farti sopraffare da tutto questo, io ci sono per aiutarti e per questo siamo qui, non voglio vederti cadere in depressione e so la farai ci sarò sempre. E' più facile se hai qualcuno accanto, supereremo tutto insieme ma ricorda, la forza devi trovarla dentro di te. Si portò una mano al cuore.E' da qui che arriva la forza e tutto il resto, sei tu a decidere cosa trasmettere attraverso il tuo cuore. Tutte le emozioni sono qui dentro, basta attingere a quelle giuste, chiaro no? Senti, il tuo batte a ritmo di mille cavalli, un cuore giovane. Non può farsi battere così facilmente. Lo imitai, portai la mano al petto e con un sussulto sentì la potenza dentro di me. Era come un torrente in piena, non si poteva arginare, scorreva impetuoso e veloce. Era davvero così forte il mio cuore?Lo sento. E' così... così... Non avevo le parole per descriverlo.E' normale che tu sia stupito, pochi riescono a conoscersi interamente ma spero che un giorno tu ci riesca, adesso è meglio andare da Sara e vedere come sta, che ne pensi? Ok, andiamo. La strada già la conoscevo ma questa volta fù del tutto nuova, durante il cammino continuavo a pensare alle parole del medico, potevo farcela, anzi, dovevo farcela. Il mio cuore era abbastanza forte per tutti e due, avrei preso la forza per me e per Sara, non dovevo mollare proprio adesso. Certo, le sue condizioni erano sempre le stesse. Vederla assopita in quel letto di ospedale mi faceva morire il cuore, perché proprio a lei, perché non io? Volevo prendere il suo posto e fare qualcosa per lei. Ed eccoci arrivati, la stanza era sempre la stessa. Le pareti rosa salmone e il pavimento bianco, solite mattonelle di ospedale. Al centro troneggiava un unico letto, il letto della regina. Stava lì, ferma come l'avevo lasciata. Mi avvicinai alla finestra, volevo che i colori del cielo facessero irruzione dentro quella piccola stanza. Il sole entrò dalla finestra, milioni di frammenti di vetro entrarono dall'esterno, mille sfumature di colore invasero la stanza andando a colorare le pallide pareti rosa. Adesso erano rosse, azzurre, gialle, verdi.. non si smetteva di contarne i colori. E il profumo... che bel profumo, lo sentivo nel naso, nei polmoni. Ormai stava entrando dentro di me, lo potevo riconoscere tra mille. Era lei che lo emanava, debole ma ancora bellissima.Mi dispiace..