L’acqua scorreva fluida, fredda e limpida. Le mani raggrinzite e callose che con elegante pazienza scorrono tra le insenature dei vestiti, i soliti. La dita affusolate che con tenerezza sfregavano e districavano le pieghe. In quei gesti così quotidiani e ripetitivi si nascondeva un amore che solamente lei poteva percepire attraverso la pelle, si insinuava tra le rughe, cicatrici del tempo che passa, e arrivava fino al cuore. Un tempo palpitante di vita batteva a ritmo di cento cavalli ma si inteneriva per una singola carezza. Lo scorrere della vita lo ha reso debole, il suo battito ora è flebile ma in ogni suo percussione il fantasma del suo passato rinasceva tra le ombre del presente, ogni giorno, ogni secondo. Finite le sue mansioni, la donna si alzò, ovviamente con molta fatica e con sonori *crock* provenienti dalle sue giunture. Eh si, il tempo dei polpacci e quadricipiti scattanti e muscolosi era finito, com’era bello ricordare le grandi corse e allenamenti del passato, la bellezza intrisa nei suoi occhi e nei suoi capelli. Ma ora la gente vede solo una povera anziana signora che lentamente avanza tra la folla, il suo cestino tra le mani e una buon mantello a coprire le vecchi spalle che nel tempo si sono incurvate. Ma la sua vita non è stata solo passeggiate mattutine e commissioni domestiche. Lei aveva lottato, non stiamo parlando di battaglie con nemici assetati di sangue, la sua lotta veniva combattuta all’interno. I giorni passarono, le stagioni si alternavano in cicli regolari, la vita scorreva veloce nella sua impetuosa monotonia. La vecchia ancora lavava con la sua interminabile pazienza le stesse vesti, ormai quasi logore ma ancora quelle di sempre. Nulla sembrava cambiato all’apparenza, ma la luce che splendeva negli occhi di quell’anziana signora sembrava ancora più fievole, ancora lottava, ogni giorno, ma sentiva dentro di se il male che la pervadeva, quella presenza che da tempo le graffiava il petto con i suoi artigli dorati, voleva aiuto. Sapeva che il tempo stava finendo, lo sentiva che fluiva via attraverso le sue vene, lontano, impalpabile e irraggiungibile. Doveva agire subito. Se non quel giorno, almeno quello seguente. Voleva donare il suo segreto a qualcuno, che il suo antico passato fosse rivelato a lui, bisogna solo trovarlo o almeno, farlo arrivare a lei.Tra le strade di Oto Kuma uscì dal vialetto di casa, una giornata particolare lo attendeva. Voleva addestrarsi e rispolverare qualche tattica che da tempo non utilizzava. Il sole era alto già nel cielo plumbeo, non era un tipo mattiniero, anche se l’antico detto pronunciava: chi dorme non piglia pesci, a lui non importava, amava alzarsi di buon mattino e uscire di casa poco prima di metà mattinata, il suo corpo era al meglio della prestanza fisica e poteva allenarsi perfino fino a sera, se anticipava la sessione con un buon pranzo abbondante e soprattutto ben cucinato.Che giornata di sole, non vedo l’ora di iniziare! Guardando la sfera infuocata che spiccava in alto nel cielo il ragazzo venne travolto da un flashback che lo portò indietro nel tempo. Ripensò a Kazua e Shun, secondo il sogno che lo invadeva tutte le notti quelle due persone dovevano in qualche modo essere collegati al lui. Ricordava quella casa in fiamme in cui quelle due persone vivevano. Magari cominciare da li sarebbe stato l’ideale.Per oggi l’allenamento può aspettare.