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Preparammo il nostro equipaggiamento in quattro e quattr'otto per poi dirigerci al covo. Indossavamo una lunga veste nera stretta in vita da un obi e tenevo sotto la mia mano il ragazzino intento a non farlo perdere tra la folla, ingenuo com'era. Ovunque ponessimo lo sguardo, ci affiancavano delle bancarelle i cui venditori portavano a buon fine affari tutt'altro che sconvenienti; continuammo ad addentrarci nel paese fino ad arrivare in città dove le bancarelle lasciavano posto a grattacieli e quant'altro, mentre, il rumore delle vetture in moto si facevano sentire e il piacevole odore della natura era stato sostituito dal dannoso fumo di benzina. I grattacieli, a prima vista, parevano tutti uguali -all'occhio di un inesperto come me- ma il ragazzino, in pochi attimi, seppe riconoscere il covo. Era nascosto in mezzo a tutti gli altri nel livello più infimo proprio come lo erano i suoi membri, d'altronde. Ci avvicinammo sempre di più attraversando il tratto di strada che ci separava nel marciapiede parallelo e scorgemmo due buttafuori posti all'estremità a braccia conserte, erano dannatamente muscolosi, portavano una canottiera nera aderente a mezze maniche, una barba ben curata che si amalgamava col baffo e degli occhiali neri tondi, li avrei riconosciuti fra mille. Avremmo dovuto eludere prima il loro controllo, cosa assolutamente non facile, ci frapponemmo nel mezzo tra i due edifici dove un piccolo vicolo portava nell'altro lato della strada e misi nella veste il ragazzino che, poverino, stava iniziando a sudare; capì che non sarebbe stato facile. Io, intuite le scarse abilità ninja dei buttafuori, pensai che con qualche stratagemma saremmo riusciti ad entrare senza alcuna difficoltà, il bello, poi, sarebbe arrivato all'interno. Posizionai le mani a mo' di Tigre e chiusi gli occhi cosicché da attivare la Furtività Massima. Dopodiché, arretrai di qualche passo per raccogliere due bottiglie di rum in parte in frantumi cadute per terra a chissà quale barbone, avanzai tenendo sempre le distanze dai due e, confondendomi tra la folla, le lanciai una ad un estremo, una ad un altro. Come previsto, si catapultarono sul posto dove lanciai le bottiglie insospettiti ed io, con rapidi scatti in sequenza, riuscii ad entrare nell'edificio tanto agognato.
- Come va l..?
- Chiudi quella dannata bocca, bamboccio! Vuoi farci scoprire per caso?
Conscio dei pericoli, appena varcata la soglia che separava la strada dall'edificio mi spostai subito a destra attaccandomi al muro e silenziosamente, poi, virai verso sinistra proseguendo strusciandomi appena appena contro il muro per celare la mia presenza. Saggia scelta la mia perché, come previsto, la sorveglianza era aumentata parecchio e diversi piani ci separavano dal famigerato obiettivo X. All'estremità del salotto, v'erano due canapè color oro, imbottiti di stoppa di canapa e foderati in velluto: un prezioso tesoro, chissà quanta grana avremmo ricavato ma non era il momento di pensare a ciò, gli obiettivi erano ben altri e per ora, raggiungerli era pressoché impossibile. Sempre strusciando contro il muro, riuscimmo ad appollaiarci appena sotto le scale e, sempre tenendo attiva la Furtività Massima, con uno scatto repentino, vi salii al di sopra eludendo la sicurezza presente con molta facilità. Ora le scale si dividevano in altre due scale che portavano entrambe a due ascensori diversi. Quale ci avrebbe portato al piano centrale?
- Oh, buongiorno, signore. E' nuovo da queste parti?
Merda!
Riflettendo sul da farsi, non mi curai dell'apertura dell'ascensore che rivelò un uomo dalle basse sembianze con i capelli brizzolati e la barba poco folta con in mano un cocktail mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda dei punti di vista. Disattivai per un attimo l'abilità vista la scarsità di persone lì, oltretutto il muro era in parte nero quindi non avevo problemi ad immedesimarmi con l'ambiente circostante ma qualcosa mi fregò, proprio sulla parte più semplice. Sprovveduto com'ero, risposi come la mia indole diceva di fare.
- Uhm.. ehm.. sì, sì. S..sono nuovo qui, lei è da molto qui?
Misi insieme quattro parole così, a caso, cercando di creare un discorso di senso compiuto, ma ne uscì una mezza cosa. Ingaggiai uno sguardo buffo vista la situazione e lui parve essersi accorto del mio stato d'animo ma evitò di fare riferimento a ciò e virò su un altro discorso fingendo di fare l'ingenuo. Socchiuse gli occhi per poi riaprirli a mo' di vipera.
- Sì, sono da molto qui. La lascio ai suoi comodacci, scommetto che dovrà tenere un colloquio, eh eh eh, dica la verità. Haha, a parte gli scherzi, buona fortuna, spero di rivederla.
Diedi un sospiro di sollievo e tornai velocemente alla realtà. Diede un sospiro di sollievo anche il ragazzino dentro di me, lui magari lo fece per prendere aria vista la scarsità di ossigeno. Attivai nuovamente la Furtività Massima per paura che dentro l'ascensore mi aspettassero brutti inconvenienti. Feci bene, due signori alti più o meno quanto me in veste nera mi passarono affianco, mi irrigidii per celare la mia presenza e con un balzo entrai lì. Vista la sequenza dei piani visti sulla mappa precedente, pigiai il bottone che mi avrebbe portato al piano 5: scelta giusta. Entrando lì, si parò dinnanzi a me la camerata buia che mi aveva anzitempo descritto il giovanotto: tre celle, una frontale, una a destra e una a sinistra e al centro un tavolo ridotto a brandelli con all'estremità quattro uomini che pigiavano vari tasti del computer intenti a far chissà che cosa, poi il rumore del sangue che cadeva nelle provette e l'uomo, sogghignando, lo riversò in una siringa che venne prontamente utilizzata su di un piccolo ragazzino indifeso ed incapace di reagire.
- Muahahahaha, guardate come si trasforma in un gatto, guardatelo! Esperimento riuscito, capo.
- Fermi tutti, l'avete sentito anche voi, vero? -bisbigliò agli altri-
Un convoglio di pazzi era. Pur avendo attiva la Furtività Massima, riuscirono a scovarmi, erano riusciti ad individuarmi tra tutti loro, ma come diamine avevano fatto? Avevano sviluppato abilità ninja fuori dal normale, questo poco ma sicuro. Simultaneamente, caddero a terra tutti i campioncini che avevano in mano, si creò una pozza di sangue. Si diressero poi pian piano verso l'ascensore da cui ero appena entrato -verso di me-, poco potevo fare, avevo le mani ancora a mo' di sigillo e le sciolsi, quindi, per mostrare la mia forma reale; il combattimento era iniziato. Con uno scatto repentino, mi spostai verso sinistra aggrappandomi al muro tramite la Concentrazione del Chakra, era difficile mantenermi appeso visto anche il peso che portavo in grembo.
- Prendetelo, vivo o morto ma prendetelo!
Il più basso, probabilmente il capo, diede un ordine preciso ai suoi subordinati che presero ad inseguirmi mentre lui restò bello stravaccato sulla sua poltrona intento ad osservare il combattimento: irritante, dannatamente irritante, era lui il mio primo obiettivo. Mi spostai rapidamente poco sopra la cella dove erano rinchiusi vari bambini -cavie da laboratorio- pronti a farsi iniettare del sangue preso da chissà quale forma di vita. Estrassi come una faina cinque kunai da poco acquistati più la carta bomba che legai prontamente al kunai, li lanciai in aria per poi guidarli con un filo di chakra tramite la Manipolazione delle Lame cosicché da farli cadere sul tavolo dove erano posti tutti i macchinari, avrei colpito anche il capobanda. Così fu, difatti, riuscii a scaraventarlo circa dieci metri più in là facendolo urtare contro il ferro delle celle, il sangue sgorgava a litri dal suo naso che si era quasi aperto in due; si rialzò a fatica e puntò il dito contro di me ordinando ai sudditi di eliminarmi al più presto. Spiccai un balzo dal muro dove ero posto mentre i colpi dei nemici andavano miseramente a vuoto, colpivano l'aria. Atterrai in piedi e mi diressi nuovamente verso il capo, ecco chi dovevamo eliminare
- Ehi, vattene via. Ehi, via da quiiii!
Si toccava dolorante lo stomaco mentre io mi avvicinavo sempre di più a lui, arrivo ad un punto dove si trovò con le spalle al muro e ne approfittai per utilizzare la Pistola Acquatica verso i suoi quattro arti intento a metterli fuori uso, era incapace di difendersi e non riusciva a reagire, subì i colpi zitto e muto mentre i suoi subordinati se la diedero a gambe levate. Lo avrei preso in custodia per un po' ma prima di ciò dovevo portare a termine un altro obiettivo. Mi avvicinai alle varie celleed estrassi il grimaldello che, ingegnosamente, mi ero portato appresso, lo inserii ed iniziai a provare varie combinazioni finché trovai quella adatta, liberai i bambini e portai il tizio alle autorità: qualche anno di punizione non gli sarebbe guastato.
*anf* *anf*
- Merda, mi ero completamente dimenticato di te!
- Ho perso cinque anni di vita stando lì dentro ma sono in debito con te. Sei incredibilmente forte per non definirti un modello da seguire. Ti ringrazio infinitamente, amico mio!
Cercò di sopprimere il pianto ma non riuscì a trattenere quelle lacrime piene di gioia mista a rabbia, sì, rabbia. La rabbia di non poter agire autonomamente e l'obbligo di essere sottoposto sempre a qualche superiore: non voleva essere così.
- Tu, a differenza mia, sei forte dentro, hai un animo puro mentre la mia vita è contrassegnata dall'uccidere, uccidere e ancora uccidere. Non sono un modello da seguire, anzi, sono proprio l'opposto di ciò che tu parli. E' difficile trovare persone come te al giorno d'oggi se non impossibile e dovresti andarne fiero.
Lo misi in groppa e ci demmo ad un forte abbraccio, sperando di rivederci un giorno lontano, molto lontano.
3/3. Finito, expatemi
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