Capitolo VI - Gli assassini della nebbia

PQ Genpaku Hõzuki

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    Il mondo dei giovani è molto complesso. Soprattutto gravido di contraddizioni, coinvolto com'è in processi di mutamento costante ed improvviso.
    I giovani di tutti i tempi premono per cambiare le regole del mondo e questa forza è da sempre portatrice di inquietudini, ma anche di novità. Dietro le richieste delle nuove generazioni di rompere con alcune regole consolidate c'è la domanda di un nuovo che deve farsi spazio. I giovani cercano sempre l'estremo, il pericolo incuranti di ciò che li aspetta.
    Questo stile di vita rasenta proprio ciò che sto passando in questo momento, coinvolto in affari di stato e robe varie che manco sapevo di essermene immischiato e, guarda caso, ora tocca proprio a me difendere bambocci, figli di chissà quale sangue blu che vedono solo guadagni in quel che fanno, vivono di rendita stravaccati sulle loro sedie sporche e luride d'ufficio inconsapevoli del pericolo che c'è là fuori.
    Proprio qualche settimana fa, si presentò a casa mia un ragazzino alquanto basso col moccio al naso, occhiali graduati grandi quanto tutto il suo volto e capelli lisci rosa spettinati rivolti una parte verso destra e una parte verso sinistra. Indossava dei pantaloni lunghi neri e degli stivali dello stesso colore, era gracile e, a primo impatto, privo di coraggio.


    kobi1



    Un barbone, penserete. Ebbene si rivelò essere il figlio di uno degli aristocratici più importanti che presiedono qui a Kiri quale un uomo che è alle alte sfere del governo e decide pressoché le sorti del nostro paese, più di un nobile meno di un daimyo.

    B..Buongiorno, s..signore.

    Inizialmente, il mio sguardo si proiettò all'orizzonte intento a cercare una figura che non usciva ancora allo scoperto. L'unica cosa che riuscii a contemplare era una mosca che ronzava spostandosi qui e lì venendomi incontro, arretrai di qualche passo e mossi rapidamente le mani verso di lei intento a scacciarla.

    Chi sei? Esci fuori!

    Mi toccò educatamente la gamba due volte per poi rivolgere lo sguardo verso di me. Dovette quasi piegarsi il collo in due per riuscire a scorgermi.

    S..Signore, guardi, s..sono qui.

    Alla fine, pur con qualche complicazione, i nostri sguardi riuscirono ad incrociarsi. Ci fissammo ambiguamente e io iniziai a squadrarlo a destra e a manca mentre lui, visibilmente imbarazzato, arrossiva alzando le spalle. Come detto, era bassino ma per fortuna, quei capelli rosa saltavano subito all'occhio.

    Sì, cosa vuoi?

    Asserì infastidito. Iniziai a sbuffare creando un fastidioso ticchettio col piede in attesa della risposta dello sgabell.. ehm.. del ragazzino.

    Signore, signore, aiuto, mi aiuti. Sono figlio di un nobile e sono stato attaccato da cinque brutti ceffi e sono stato rinchiuso e sono stato poi liberato e sono stato messo sotto stretta sorveglianza e ora.. e ora..

    Fermo, fermo, fermo. Inspira ed espira, inspira ed espira, così, bravo. Ora smetti di usare il verbo essere e ritorna alla normalità spiegandomi passo passo quel che è successo, intesi?

    Sostenere un discorso con quello lì era pressoché impossibile, facevo fatica persino a seguirlo.

    S-o-n-o s-t-a-t-o a-t-t-a-c-c-a-t-o d-a c-i-n-q-u-e p-e-r-s-o-n-e c-h-e m-i h-a-n-n-o r-i-n-c-h-i-u-s-o e-d o-r-a m-i s-t-a-n-n-o p-e-r-s-e-g-u-i-t-a-n-d-o.

    Ah! Molto meglio. E chi sarebbero questi tizi?

    Ci pensò su prima di dare il responso ma non sembrava stesse riflettendo, anzi, sembrava più che altro impaurito di dirmi il nome di quelle persone, spaventato dal fatto che se si fosse venuto a sapere, l'avrebbero ucciso senza pensarci due volte.

    Ti muovi?

    Uh, sì. Si fanno chiamare, beh, ecco.. gli assassini della nebbia.

    Al solo pronunciare quel nome, una folata di vento gelida trascinò con sé un silenzio tombale in cui nessuno dei due riusciva a prendere parola. Ero un tantino scombussolato ma mi ripresi subito dopo che lo sgabello mi recapitò una lettera con su inciso il francobollo di Kiri. La aprii e recitava testuali parole.

    CITAZIONE
    Attaccheremo alle 00.00 di questa notte, ci premureremo di trovarle una bara adatta. Saluti,

    -Assassini della nebbia


    Edited by Luck' - 26/3/2014, 15:36
     
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    Chi tace acconsente, dicono. Così fu, i contenuti di quella lettera scossero anche me. Chi erano gli assassini della nebbia? Un gruppo di ninja? Un'associazione di bullismo? Un gruppo di avari spendaccioni in cerca di grana? Come sempre, troppe domande ma poche risposte, l'avremmo scoperto solo coi nostri occhi. Mamma, papà e Ayako erano fuori e, guarda caso, toccò proprio a me occuparmi del bamboccio. Portai entrambe le mani al viso facendole scorrere lentamente più sotto fino a ricongiungerle, volevo assicurarmi che tutto ciò non fosse un brutto sogno, tutto vano. La visione di quei capelli rosa mi riportò alla realta, per un attimo non ci fu reazione da parte di entrambi, ma quando egli decise di rispondere, non lo fece con le parole. Sospirò facendo entrare tutta l'aria possibile per poi dare un violento schiaffo al tavolo, si alzò in piedi e indicò là fuori qualcosa che, inizialmente, non riuscivo a vedere.

    Lì, proprio lì. A qualche isolato da qui, si trova il loro covo segreto, fanno pausa alle 22.00 in punto.

    Dopo quelle parole, prese a raccontarmi di ciò che era successo passo passo. Qualche settimana fa, bussarono alla sua porta d'ufficio, cinque persone che indossavano una lunga veste nera stretta alla vita da una cintura in pelle, possedevano degli occhiali grandi più o meno quanto i suoi, forse da sole, tutti neri, un cappello, riconducibile alla coppola, sempre nero e infine, dei lunghi stivali che gli arrivavano quasi alle ginocchia, sempre neri. Mostravano poco o niente dei loro volti, ma si sa, che in un'operazione di spionaggio bisogna celare quanto più particolare ne è possibile. Torniamo a noi, bloccarono il ragazzino allo stomaco girandolo nella direzione opposta e lo addormentarono ostruendogli le vie respiratorie con un fazzoletto di gas soporifero. Furtivamente, lo trasportarono nel loro pick-up a cabina singola e lo rinchiusero nel cassone guidando fino ad un chilometro più avanti. Ancora stordito dal gas, si vide dimenarsi qua e là e non riuscì bene a capire dove si trovava, dice che erano in una camerata buia abbastanza stretta, si sentiva bestemmiare e inveire contro le divinità da tutte le parti mentre dei colpi di pistola venivano sparati da qualche parte, sentì il sangue sgorgare e colare a terra riflettendosi su quel che era uno specchio posto poco più in là. Aprirono una cella e lo gettarono con veemenza dentro facendogli assaporare l'acqua sporca e lurida delle fogne, dei topi squittivano smorzando la tensione e, a fatica, riusciva a rialzarsi poggiandosi con i gomiti a terra. Il giorno dopo, in un nulla, si trovò catapultato all'interno dell'ufficio del padre con cinque, sei, sette, otto.. dieci persone che lo circondavano preoccupandosi delle sue condizioni abbastanza critiche: fragile, mi dicono.
    Lui apriva e socchiudeva gli occhi capendo ben poco di cosa stesse succedendo mentre le persone che lo affiancavano iniziarono ad esultare. Cosa stava accadendo?


    [..]



    E ritorniamo ora per i fatti che ci è dato sapere. Gli assassini si rivelarono essere quattro ragazzi ben addestrati con le relative armi ninja che, magari informandosi della nostra ubicazione, ci attaccarono in gruppo. Dal canto nostro, non rimanemmo con le mani in mano e anche noi procedemmo nelle nostre indagini accurate fino a venire a sapere del loro attacco che, per l'appunto, si rivelò essere alle 00.00. Per nostra fortuna, riuscimmo nel nostro intento e così scapparono rincorse dalle guardie di turno. Quale mente insana penserebbe che sarebbe finito tutto lì? Bisognava meditare un attacco a sorpresa, quando mai se lo sarebbero aspettate.



    Questa è la mappa, l'obiettivo segnato con X è il loro ritrovo, lì ero stato segregato. E' da eliminare!

    Impugnò la mano ed ingaggiò uno sguardo diverso dal solito. Aveva la faccia del rimorso, uno che avrebbe voluto strappare le budella a quella gente, uno che avrebbe ucciso senza esiti. In un certo senso ero appagato da questa situazione, il piccolo ranocchio era finalmente diventato un principe colmo d'audacia e di ideali.

    Non sappiamo a che ora attaccheranno, nel dubbio ci muoveremo proprio in quest'istante. Arrivati al loro covo, ti nasconderò nella mia veste e faremo irruzione furtivamente, avranno sicuramente aumentato la sorveglianza quindi massimo silenzio. Procurati pistole e quant'altro che appena arriveremo nella stanza centrale, ci sarà da far casino. Intesi?

    Annuì e strinse i denti. Era il segnale di partenza.

    Pronti? Via!

     
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    Preparammo il nostro equipaggiamento in quattro e quattr'otto per poi dirigerci al covo. Indossavamo una lunga veste nera stretta in vita da un obi e tenevo sotto la mia mano il ragazzino intento a non farlo perdere tra la folla, ingenuo com'era. Ovunque ponessimo lo sguardo, ci affiancavano delle bancarelle i cui venditori portavano a buon fine affari tutt'altro che sconvenienti; continuammo ad addentrarci nel paese fino ad arrivare in città dove le bancarelle lasciavano posto a grattacieli e quant'altro, mentre, il rumore delle vetture in moto si facevano sentire e il piacevole odore della natura era stato sostituito dal dannoso fumo di benzina. I grattacieli, a prima vista, parevano tutti uguali -all'occhio di un inesperto come me- ma il ragazzino, in pochi attimi, seppe riconoscere il covo. Era nascosto in mezzo a tutti gli altri nel livello più infimo proprio come lo erano i suoi membri, d'altronde. Ci avvicinammo sempre di più attraversando il tratto di strada che ci separava nel marciapiede parallelo e scorgemmo due buttafuori posti all'estremità a braccia conserte, erano dannatamente muscolosi, portavano una canottiera nera aderente a mezze maniche, una barba ben curata che si amalgamava col baffo e degli occhiali neri tondi, li avrei riconosciuti fra mille. Avremmo dovuto eludere prima il loro controllo, cosa assolutamente non facile, ci frapponemmo nel mezzo tra i due edifici dove un piccolo vicolo portava nell'altro lato della strada e misi nella veste il ragazzino che, poverino, stava iniziando a sudare; capì che non sarebbe stato facile.
    Io, intuite le scarse abilità ninja dei buttafuori, pensai che con qualche stratagemma saremmo riusciti ad entrare senza alcuna difficoltà, il bello, poi, sarebbe arrivato all'interno. Posizionai le mani a mo' di Tigre e chiusi gli occhi cosicché da attivare la Furtività Massima. Dopodiché, arretrai di qualche passo per raccogliere due bottiglie di rum in parte in frantumi cadute per terra a chissà quale barbone, avanzai tenendo sempre le distanze dai due e, confondendomi tra la folla, le lanciai una ad un estremo, una ad un altro. Come previsto, si catapultarono sul posto dove lanciai le bottiglie insospettiti ed io, con rapidi scatti in sequenza, riuscii ad entrare nell'edificio tanto agognato.


    - Come va l..?

    - Chiudi quella dannata bocca, bamboccio! Vuoi farci scoprire per caso?

    Conscio dei pericoli, appena varcata la soglia che separava la strada dall'edificio mi spostai subito a destra attaccandomi al muro e silenziosamente, poi, virai verso sinistra proseguendo strusciandomi appena appena contro il muro per celare la mia presenza. Saggia scelta la mia perché, come previsto, la sorveglianza era aumentata parecchio e diversi piani ci separavano dal famigerato obiettivo X. All'estremità del salotto, v'erano due canapè color oro, imbottiti di stoppa di canapa e foderati in velluto: un prezioso tesoro, chissà quanta grana avremmo ricavato ma non era il momento di pensare a ciò, gli obiettivi erano ben altri e per ora, raggiungerli era pressoché impossibile.
    Sempre strusciando contro il muro, riuscimmo ad appollaiarci appena sotto le scale e, sempre tenendo attiva la Furtività Massima, con uno scatto repentino, vi salii al di sopra eludendo la sicurezza presente con molta facilità. Ora le scale si dividevano in altre due scale che portavano entrambe a due ascensori diversi. Quale ci avrebbe portato al piano centrale?


    - Oh, buongiorno, signore. E' nuovo da queste parti?

    Merda!

    Riflettendo sul da farsi, non mi curai dell'apertura dell'ascensore che rivelò un uomo dalle basse sembianze con i capelli brizzolati e la barba poco folta con in mano un cocktail mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda dei punti di vista. Disattivai per un attimo l'abilità vista la scarsità di persone lì, oltretutto il muro era in parte nero quindi non avevo problemi ad immedesimarmi con l'ambiente circostante ma qualcosa mi fregò, proprio sulla parte più semplice. Sprovveduto com'ero, risposi come la mia indole diceva di fare.

    - Uhm.. ehm.. sì, sì. S..sono nuovo qui, lei è da molto qui?

    Misi insieme quattro parole così, a caso, cercando di creare un discorso di senso compiuto, ma ne uscì una mezza cosa. Ingaggiai uno sguardo buffo vista la situazione e lui parve essersi accorto del mio stato d'animo ma evitò di fare riferimento a ciò e virò su un altro discorso fingendo di fare l'ingenuo. Socchiuse gli occhi per poi riaprirli a mo' di vipera.

    - Sì, sono da molto qui. La lascio ai suoi comodacci, scommetto che dovrà tenere un colloquio, eh eh eh, dica la verità. Haha, a parte gli scherzi, buona fortuna, spero di rivederla.

    Diedi un sospiro di sollievo e tornai velocemente alla realtà. Diede un sospiro di sollievo anche il ragazzino dentro di me, lui magari lo fece per prendere aria vista la scarsità di ossigeno. Attivai nuovamente la Furtività Massima per paura che dentro l'ascensore mi aspettassero brutti inconvenienti. Feci bene, due signori alti più o meno quanto me in veste nera mi passarono affianco, mi irrigidii per celare la mia presenza e con un balzo entrai lì.
    Vista la sequenza dei piani visti sulla mappa precedente, pigiai il bottone che mi avrebbe portato al piano 5: scelta giusta. Entrando lì, si parò dinnanzi a me la camerata buia che mi aveva anzitempo descritto il giovanotto: tre celle, una frontale, una a destra e una a sinistra e al centro un tavolo ridotto a brandelli con all'estremità quattro uomini che pigiavano vari tasti del computer intenti a far chissà che cosa, poi il rumore del sangue che cadeva nelle provette e l'uomo, sogghignando, lo riversò in una siringa che venne prontamente utilizzata su di un piccolo ragazzino indifeso ed incapace di reagire.


    - Muahahahaha, guardate come si trasforma in un gatto, guardatelo! Esperimento riuscito, capo.

    - Fermi tutti, l'avete sentito anche voi, vero? -bisbigliò agli altri-

    Un convoglio di pazzi era. Pur avendo attiva la Furtività Massima, riuscirono a scovarmi, erano riusciti ad individuarmi tra tutti loro, ma come diamine avevano fatto? Avevano sviluppato abilità ninja fuori dal normale, questo poco ma sicuro. Simultaneamente, caddero a terra tutti i campioncini che avevano in mano, si creò una pozza di sangue. Si diressero poi pian piano verso l'ascensore da cui ero appena entrato -verso di me-, poco potevo fare, avevo le mani ancora a mo' di sigillo e le sciolsi, quindi, per mostrare la mia forma reale; il combattimento era iniziato. Con uno scatto repentino, mi spostai verso sinistra aggrappandomi al muro tramite la Concentrazione del Chakra, era difficile mantenermi appeso visto anche il peso che portavo in grembo.

    - Prendetelo, vivo o morto ma prendetelo!

    Il più basso, probabilmente il capo, diede un ordine preciso ai suoi subordinati che presero ad inseguirmi mentre lui restò bello stravaccato sulla sua poltrona intento ad osservare il combattimento: irritante, dannatamente irritante, era lui il mio primo obiettivo. Mi spostai rapidamente poco sopra la cella dove erano rinchiusi vari bambini -cavie da laboratorio- pronti a farsi iniettare del sangue preso da chissà quale forma di vita. Estrassi come una faina cinque kunai da poco acquistati più la carta bomba che legai prontamente al kunai, li lanciai in aria per poi guidarli con un filo di chakra tramite la Manipolazione delle Lame cosicché da farli cadere sul tavolo dove erano posti tutti i macchinari, avrei colpito anche il capobanda. Così fu, difatti, riuscii a scaraventarlo circa dieci metri più in là facendolo urtare contro il ferro delle celle, il sangue sgorgava a litri dal suo naso che si era quasi aperto in due; si rialzò a fatica e puntò il dito contro di me ordinando ai sudditi di eliminarmi al più presto. Spiccai un balzo dal muro dove ero posto mentre i colpi dei nemici andavano miseramente a vuoto, colpivano l'aria. Atterrai in piedi e mi diressi nuovamente verso il capo, ecco chi dovevamo eliminare

    - Ehi, vattene via. Ehi, via da quiiii!

    Si toccava dolorante lo stomaco mentre io mi avvicinavo sempre di più a lui, arrivo ad un punto dove si trovò con le spalle al muro e ne approfittai per utilizzare la Pistola Acquatica verso i suoi quattro arti intento a metterli fuori uso, era incapace di difendersi e non riusciva a reagire, subì i colpi zitto e muto mentre i suoi subordinati se la diedero a gambe levate. Lo avrei preso in custodia per un po' ma prima di ciò dovevo portare a termine un altro obiettivo.
    Mi avvicinai alle varie celleed estrassi il grimaldello che, ingegnosamente, mi ero portato appresso, lo inserii ed iniziai a provare varie combinazioni finché trovai quella adatta, liberai i bambini e portai il tizio alle autorità: qualche anno di punizione non gli sarebbe guastato.


    *anf* *anf*

    - Merda, mi ero completamente dimenticato di te!

    - Ho perso cinque anni di vita stando lì dentro ma sono in debito con te. Sei incredibilmente forte per non definirti un modello da seguire. Ti ringrazio infinitamente, amico mio!

    Cercò di sopprimere il pianto ma non riuscì a trattenere quelle lacrime piene di gioia mista a rabbia, sì, rabbia. La rabbia di non poter agire autonomamente e l'obbligo di essere sottoposto sempre a qualche superiore: non voleva essere così.

    - Tu, a differenza mia, sei forte dentro, hai un animo puro mentre la mia vita è contrassegnata dall'uccidere, uccidere e ancora uccidere. Non sono un modello da seguire, anzi, sono proprio l'opposto di ciò che tu parli. E' difficile trovare persone come te al giorno d'oggi se non impossibile e dovresti andarne fiero.

    Lo misi in groppa e ci demmo ad un forte abbraccio, sperando di rivederci un giorno lontano, molto lontano.

    3/3. Finito, expatemi :tada!:
     
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