Welcome back [PQ sblocco arte segreta]

Shōta Akimichi

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  1. Shitsubo
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    [Parte 5]



    Dalla posizione del sole si intuiva che mezzogiorno era passato da un bel pezzo quando Shōta riemerse dalle viscere della terra

    Bene, torniamo al castello esortò Benjiro è ora di pranzo e gli altri si staranno anche preoccupando

    Hai ragione ribatté Lo Zio, prendendo Shōta per la spalla, tirandolo verso sé e creando una certa distanza tra loro e gli altri due …vi conviene sbrigarvi a tornare

    Nessuno avrebbe potuto davvero dirsi stupito dal gesto - d'altra parte, l'uomo aveva dato a intendere chiaramente che l'allenamento non fosse concluso - ma questo non impedì a Shingo di cominciare a ringhiare. A parte ciò, comunque, il ragazzone evitò di fare commenti, a differenza di Benji

    Potreste riprendere anche dopo pranzo. Shōta dovrà pur riposarsi un po'

    No. Il ferro va battuto finché è caldo troncò netto l'omone.

    I tre si scambiarono occhiate cariche di tensione, decisamente contrastanti con l'armonia del boschetto in cui si trovavano.
    Vi furono diversi secondi di silenzio finché Shōta, i cui occhi erano adombrati da un alone che li rendeva imperscrutabili, non intervenne

    Discussione inutile. disse con tono inespressivo Regola fissata. Compito già stabilito. Il resto... futile perdita di tempo

    …eh? Il tono incerto della voce di Shingo - che solitamente suonava ben più dura e stentorea - destabilizzò anche Benjiro. Aveva forse avvertito nel fratello qualcosa che non gli piaceva e, contemporaneamente, gli risultava familiare?

    Ok, disse Lo Zio mentre, mostrando un’aria insolitamente seria, afferrava il braccio di Shōta e lo stringeva esercitando pressione in un certo modo adesso devo chiedervi di lasciarci da soli

    Strano a dirsi, per il ragazzo sentirsi stringere sul braccio in quella maniera fu quasi come ricevere una secchiata di acqua gelida sulla testa. Spalancò gli occhi e scosse il capo come per uscire dal torpore

    …che c’è? chiese confuso mentre Shingo e Lo Zio si scambiarono un rapido cenno d’intesa …perché siete così seri? L’esplorazione è andata bene…

    ok… lo interruppe il fratello tirando con sé Benjiro …avrai tempo per raccontarci tutto ma adesso devi andare con Lo Zio

    Aspettate… fece lui, tirando fuori il blocchetto degli appunti e porgendolo loro …almeno prendete questo, così potrete cominciare a farvi un’idea della situazione

    Ok… replicò Benji prendendo il taccuino e infilandoselo in tasca …ci vediamo più tardi concluse, facendo capire che aveva intuito quanto potesse essere fuori luogo introdursi in quel discorso. Quindi si allontanò insieme a Shingo avviandosi verso est.
    Aggirato un albero, dopo un po’ i due scomparvero.

    Forza, andiamo disse Lo Zio cominciando ad incamminarsi verso sud-ovest.

    L’Akimichi lo seguì senza fiatare, senza commentare e senza chiedergli dove stessero andando, benché fosse chiaramente desideroso di saperlo.
    Percorso all’incirca mezzo chilometro, i due si addentrarono in una zona in cui la boscaglia si faceva nettamente più fitta, i tronchi degli alberi si moltiplicavano e le loro chiome si intrecciavano stratificandosi così tante volte da bloccare quasi completamente la luce del sole. Gli aliti di vento faticavano a farsi strada in quel labirinto verde e, così, i versi dei rigogoli e delle cicindele risaltavano in particolar modo nella pace del luogo.

    Siamo arrivati fece l’uomo avvicinandosi a un grande cespuglio che riempiva completamente lo spazio tra due alberi. Poi, come se stesse aprendo una tenda, tirò gli arbusti di lato creando un varco e, con un gesto eloquente, invitò Shōta a oltrepassarlo.
    rdr

    Il ragazzo si fece avanti e, camminando con attenzione per non graffiarsi, attraversò il breve passaggio.
    Con sua grande sorpresa, dall’altro lato trovò una piccola radura, all’incirca di 50 metri di diametro, cui i massicci tronchi facevano da mura e le folte chiome da volta, interrotta solo al centro in un modesto varco dal quale la luce del sole, discendendo come un cono etereo, andava ad inondare un cerchio di balle di paglia artificialmente creato nel mezzo del prato.
    Vedendo ciò, Shōta non poté più rimanere in silenzio

    …un Dohyo? Qui?

    Era indubbiamente un Dohyo, benché molto grezzo. Dietro di esso, inserito in una piccola struttura lignea costruita sul fianco di un grosso tronco a sud, si intravedeva un Kamidana con al centro un Ofuda recante la scritta 巨石 (Kyoseki)

    Si, l’ho creato io… precisò Lo Zio …a dire il vero, ho sistemato un po’ tutta la zona, benché fosse già adatta per quello che avevo in mente. Tant’è che, arrivando da questa direzione l’altro giorno, ci sono passato in mezzo e mi sono detto “di meglio non posso trovare”

    Il ragazzo in parte lo ascoltava e in parte no, perché sia la radura, sia il Dohyo, sia la scritta avevano un profondo significato per lui presi separatamente… figurarsi insieme!
    Intervenendo in un turbinio scomposto di sentimenti, come se stesse gettando una manciata di polvere da sparo sulla viva fiamma, l’omone porse a Shōta un Mawashi di colore bianco

    Mettitelo e prendi posizione ordinò in maniera pacata ma ferma.

    Come se non facesse altro ogni mattina, Shōta si spogliò e indossò il Mawashi con l’aiuto dell’uomo. Quindi cominciò a camminare lentamente verso il Dohyo.
    Giunto al limitare della circonferenza, si fermò. Benché il luogo non fosse silenzioso come le profondità della caverna in cui era caduto, gli parve di percepire un silenzio “materiale” che gli penetrava sin dentro il midollo.
    Appena scavalcò la balla di paglia e mise piede all’interno, un turbinio di immagini confuse emerse dai ricordi del passato e gli si affastellò nella testa, mulinando un paio di volte e poi dissolvendosi nel nulla.
    Si posizionò in piedi al centro del ring, poi fece qualche passo a destra, si collocò su uno dei due Shikiri-sen e si girò verso sud.
    Avvolto da una aura di sacralità quasi palpabile, il Kamidana pareva ergersi sommo e irraggiungibile sul fusto dell’albero, mentre i suoi Shide ondeggiavano sollecitati dolcemente dallo zefiro.
    Si voltò allora verso Lo Zio, aspettando indicazioni ma l’uomo si limitò a dire

    Fa’ ciò che ti viene spontaneo fare in questo momento

    Catturato dal rispetto che gli infondeva la scritta sul Kamidana, Shōta fece un inchino, poi si accovacciò in Sonkyo, poggiò le mani sulle ginocchia e chiuse gli occhi.
    Adesso che stava prendendosi seriamente un momento per sé, si rendeva conto di quanto fosse scombussolato il suo sistema circolatorio: il Chakra turbinava caoticamente, al pari dei ricordi che lo avevano assalito pochi istanti prima. Diversamente dal solito, sembrava parecchio indisciplinato e l’Akimichi trovò molte difficoltà a governarlo. Pensò allora di ricorrere nuovamente al Doton poiché questo tipo di Chakra era più pesante del normale e, proprio in occasione della sua scoperta, il ragazzo aveva migliorato il proprio controllo sull’energia interiore. Si accinse quindi a direzionare il flusso per "separare la crusca", per così dire, ma un istante dopo venne interrotto da Lo Zio

    No disse semplicemente, senza aggiungere altro.

    Perché “no”? Che cosa significava? Forse non lo stava facendo nel modo giusto. Quindi ricominciò da capo, ma venne nuovamente bloccato

    No

    Voleva dirgli di non ricorrere al Doton? Se questo era il caso - rifletté Shōta - forse la ragione risiedeva nel fatto che poteva trattarsi di una scorciatoia e ciò non veniva ammesso?
    Ricominciò a cercare di governare il flusso caotico lasciando che il Doton riposasse sul fondo, come di consueto.

    No

    Ancora non andava bene? L’Akimichi cominciò ad essere seriamente confuso, non sapeva che pesci prendere. Aprì gli occhi e guardò l’altarino: sembrava che lo stesse giudicando. Non gli era mai capitato di sentirsi così stordito negli ultimi anni ma, da qualche giorno a questa parte, non si stupiva più di nulla.
    Mentre cercava di riordinarsi le idee, una frase de Lo Zio lo trafisse come una gelida lama

    Shingo si sbagliava. Non sei pronto disse con aria tutt’altro che scherzosa Raccogli le tue cose e torniamo indietro

    Detto ciò, si voltò e cominciò a camminare verso l’uscita della radura.
    Il Genin si sentì stringere lo stomaco in una morsa d’acciaio e iniziò a sudare freddo

    Aspetta! Fammi provare ancora una volta!

    L’omone si arrestò senza voltarsi

    …e a che pro? Sarebbe solo una perdita di tempo. Non riesci a trovare la via

    Ma tu non mi hai dato indicazioni. Mi hai detto di fare ciò che mi veniva spontaneo

    …ed è così. Fino a un certo punto ti è venuto spontaneo imboccare la via giusta - infatti non ti ho interrotto - ma poi ti sei smarrito. Questo mi fa capire che non sei pronto. Forse non puoi farti carico di proteggere coloro che ami o forse, semplicemente, non sei abbastanza determinato…

    Ricominciò a camminare lentamente verso l’uscita.

    Shōta si sentì come uno che aveva appena perso un treno che passa una volta sola. Guardò prima Lo Zio, poi il Kamidana, poi di nuovo Lo Zio… in breve tutta la radura iniziò a vorticargli intorno.
    Finché, ad un certo punto, il mondo smise di girare. Il freddo sudore che gli imperlava la fronte non era distinguibile da un insieme di normali gocce d’acqua, la costrizione allo stomaco risultava un banale corpo estraneo piazzato in quel punto, il treno non era “perso” ma solo “andato”

    CITAZIONE
    ………

    L’omone si fermò di colpo e si voltò lentamente verso di lui. Poi lo scrutò intensamente

    Dunque era proprio come sospettavi… disse continuando a guardare il ragazzo negli occhi.

    Poi posò lo sguardo sul braccio e fece per avvicinarsi ma, senza nemmeno aver sollevato un piede, si fermò

    …no. Se continuiamo così, non ne usciremo mai… anche questo problema va affrontato disse mentre cominciava a scorciarsi le maniche

    …non è così, Shōta?

    Non vi fu alcuna risposta

    CITAZIONE
    ………

    L’omone spalancò gli occhi. Per un breve istante, si sentì pervadere da una inquietante sensazione di “vuoto” o di “neutralità”. Poi cominciò ad appropinquarsi al ragazzo.
    Quando gli fu arrivato abbastanza vicino, gli diede uno spintone sul petto. Quello barcollò qualche secondo ma rimase sul posto, senza reagire.
    Allora lo spinse una seconda volta, poi una terza e così via, in diversi modi e da diverse posizioni, quasi come se volesse costringerlo a reagire. Ma ogni volta lui riguadagnava l’equilibrio senza colpo ferire e si riposizionava esattamente nello stesso punto, senza rispondere o cambiare espressione

    Nulla, eh? Molto bene… disse l’omone ergendosi imponente dinanzi a lui

    …allora vediamo se il nulla sa incassare!

    In un baleno sollevò il braccio e gli occhi di Shōta non videro altro che un pugno in procinto di colpirlo in pieno.

    CITAZIONE
    …pugno allo stomaco…

    Non provò sensazioni di sorpresa o di paura. Non si fece domande sul gesto. Irrigidì semplicemente i muscoli addominali per prepararsi alla botta.
    L’impatto fu talmente forte che un ipotetico spettatore esterno avrebbe potuto avere l’impressione che ne fosse scaturita una modesta onda d’urto. La pancia dell’Akimichi si ripiegò leggermente verso l’interno mentre la potenza sprigionata dal colpo lo proiettava all’indietro sollevandolo di qualche centimetro da terra.
    Fece un volo di quindici metri e andò a sbattere violentemente con la schiena contro il tronco di un albero. Il fiotto di sangue vermiglio che gli fuoriuscì dalla bocca parve luccicare sotto i raggi del sole

    CITAZIONE
    …sapore metallico… mancanza di respiro… oppressione... formicolio… perdita di equilibrio…

    Stavolta sarebbe davvero caduto in avanti, faccia a terra. Ma, essendo la paura assente e presentandosi il dolore alla stregua di una mera sensazione fisica di pressione formicolante, non venne distratto da nulla. Fece avanzare una gamba e la inchiodò con forza al suolo per rimanere in piedi

    RSQL

    Sei tenace, te lo riconosco… ma non ho ancora finito con te disse Lo Zio

    Poi fece una pausa. Girò lo sguardo verso la scritta che campeggiava sull’Ofuda e, per un istante, sembrò perdersi malinconicamente nei suoi pensieri

    …ho fatto una promessa a una persona…

    Concluse mentre si voltava nuovamente di scatto verso Shōta, caricando un altro pugno
     
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