Welcome back [PQ sblocco arte segreta]

Shōta Akimichi

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  1. Shitsubo
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    [Parte 3]



    …sicuramente non ho capito bene… disse Shingo con aria minacciosa

    Spedire il fratello da solo in un luogo sconosciuto? Sottoterra? O Lo Zio aveva un pessimo senso dell’umorismo o aveva intenzione di mettere a dura prova la sua pazienza, pensò

    Oh si, hai capito bene. Parola mia fece l’uomo senza scomporsi

    E tu non dici niente?? domandò provocatoriamente il ragazzo rivolgendosi al diretto interessato, che dall’inizio della spiegazione era stato piuttosto taciturno

    …beh, io… immagino che si possa fare… rispose Shōta

    …ah, bene. Credevo che fossi diventato stupido ma mi sbagliavo… TI SEI COMPLETAMENTE RINCRETINITO!! berciò il fratello Tutta colpa di quell'Asashi! Ma che gente frequenti??

    Si chiama Asahi, non Asashi

    Asahi, Asashi... sai quanto me ne frega! Se mi capita tra le mani, lo annodo come una gomena!

    Su, su disse Lo Zio …è stata una giornata faticosa e siete entrambi molto stanchi. Sarà meglio riparlarne domani a mente lucida

    Dopo aver pronunciato queste parole, estinse il fuoco e i tre si ritirarono nelle rispettive camere.

    […]

    Il mattino seguente, Shōta, Shingo, Benji e Lo Zio si incamminarono di buon ora verso la macchia di bosco a occidente.
    L'Akimichi aveva optato per un abbigliamento che potesse rendergli più agevole la permanenza in un luogo che si presumeva potesse essere freddo e umido: pantaloni imbottiti impermeabili, scarponi da montagna con protezione al malleolo, abiti stratificati "a cipolla" e giubbotto impermeabile imbottito con cappuccio.
    Benjiro aveva faticato parecchio per far desistere gli altri dal proposito di seguirli. In particolare, Nyoko ci rimase malissimo perché sperava di poter incappare in chissà quali mirabolanti avventure. Più sobrio fu Taro che, contenendo temporaneamente la sua curiosità, si premurò semplicemente di fornire all’Akimichi un taccuino con una matita, strappandogli la promessa che avrebbe tracciato una mappa semplificata e che avrebbe segnato tutto quanto potesse ritenere interessante. Completarono la dotazione una lampada ad acetilene, un sacchetto di frutta secca e il Bō, benché l'utilità di quest'ultimo fosse dubbia poiché quasi certamente non ci sarebbero stati combattimenti da affrontare.
    Lungo il tragitto, Benji espresse ancora qualche riserva sulla decisione de Lo Zio

    Non la ritengo comunque una scelta saggia. Shōta è sotto la mia responsabilità e non posso permettere che gli accada qualcosa

    Credevo che su questo punto ci fossimo già chiariti rispose l’uomo finché non avrò portato a termine l'allenamento, Shōta sarà sotto la mia tutela. Quindi puoi ritenerti temporaneamente sollevato dalla responsabilità. E poi lui ha accettato di seguire le mie istruzioni volontariamente…

    …esatto rincarò la dose il ragazzo Stai tranquillo, Benji. Lo Zio è praticamente una persona di famiglia e non mi farebbe correre rischi inutili. Se ritiene che questo sia parte integrante dell’allenamento, devo farlo

    In effetti, dal momento in cui era passato sotto la “giurisdizione” de Lo Zio, di fatto Shōta aveva ricevuto una nuova regola da seguire. Quindi il suo atteggiamento non avrebbe stupito realmente chi lo conoscesse bene, Benjiro compreso. Le remore del capofamiglia erano dovute a sincera apprensione

    Sarà, ma la cosa non mi convince fino in fondo. Non sappiamo cosa possa esserci lì sotto…

    Shingo sbuffò ma evitò di fare commenti perché conosceva il fratello meglio di chiunque altro e sapeva che sarebbe stato tutto fiato sprecato.

    Dopo un buon quarto d’ora di cammino, i quattro iniziarono a inoltrarsi nella boscaglia, accompagnati dall’odore della resina e dallo stormire delle frasche agitate dal vento.
    Sotto la volta verdeggiante delle chiome degli alberi, ogni suono riecheggiava in modo caratteristico, dai passi attenuati sul manto erboso al cinguettio degli uccelli che creava un vero e proprio coro.
    Shōta alzò lo sguardo e lasciò che i suoi occhi si colmassero del luccichio dei raggi del sole, reso discontinuo dall’ondeggiare delle fronde

    Allora, qual è il punto preciso e perché ci interessa? chiese Shingo

    Più avanti c’è quella che sembrerebbe una grotta. Posizionandoti di fronte all’ingresso, ti ritrovi voltato a nord-est cioè pressappoco la direzione nella quale si trova il fragoleto replicò Benji …vi riporto testualmente la spiegazione di Taro: “non abbiamo opzioni migliori per raggiungere quel punto ma, sebbene in linea d’aria la zona disti appena un chilometro, il percorso reale potrebbe essere più tortuoso. Comunque, in base all’inclinazione del terreno, prima o poi la strada dovrebbe diventare parallela al corso d’acqua perché, se questo esistesse davvero, potrebbe solo essere una diramazione sotterranea di uno dei tanti fiumi che hanno la sorgente in Hekisui” fece una pausa c’è solo un piccolo problema…

    cv


    Nemmeno aveva finito di pronunciare queste parole che il gruppetto si ritrovò di fronte ad un’angusta cavità naturale aperta sul fianco di un piccolo poggio che si ergeva semplicemente come prominenza del terreno in un’area di nemmeno 100 metri quadrati.
    In realtà “aperta” non era il termine esatto da usare, poiché un masso di medie dimensioni ne ostruiva completamente l’entrata, lasciando intravedere solo in minima parte il buio retrostante dai margini irregolari non tappati con precisione

    …e questo è quanto concluse Benji

    Lo Zio non sembrò particolarmente impressionato

    Mi sembra un ostacolo sormontabile… osservò l’uomo prima di rivolgersi a Shingo …tu che dici?
    hmpf… fece il ragazzone …spostatevi

    Detto ciò, si avvicinò al masso, si abbassò piegando le ginocchia e posizionò le mani in modo tale da poterlo spingere verso l’alto. Quindi, con un moderato sforzo, cominciò a sollevarlo prima lentamente e poi tutto d’un colpo

    GRUOAAAHHH!!!
    sgms

    Nonostante fosse ben consapevole delle sue capacità, il fratello non poteva non rimanere esterrefatto ogni volta che una scena simile si produceva dinanzi ai suoi occhi.
    Shingo si girò allora di scatto e fece volare via il masso, che ricadde pesantemente rotolando per una decina di metri e arrestandosi contro il tronco di un albero.



    Mentre il ragazzo si allontanava sbattendo le mani per ripulirle dalla polvere, una folata di vento gelido proveniente dalle profondità insondabili dell'antro or ora scoperchiato investì in pieno il quartetto, quasi come se un soffio sinistro stesse alitando dalle fauci di una creatura mitologica

    Sei sempre convinto? chiese Benji a Shōta mentre i loro vestiti venivano violentemente percossi, così come le loro capigliature

    L'Akimichi lasciò che il proprio sguardo si perdesse nel buio della cavità. Poi rispose semplicemente Si

    Guardando anch'egli verso l'ingresso, così si rivolse a lui Lo Zio
    A giudicare da quanto mi ha raccontato Shingo, il livello di Controllo del Chakra che hai raggiunto sembra suggerire che il tuo lato magico sia rifinito quel tanto che basta per avvicinarti all'obiettivo. Tuttavia ritengo fondamentale che tu renda prima più salde le radici materiali incrementando il vigore del tuo fisico... ora vai e cerca di levigare questa roccia concluse.

    Senza aggiungere nulla, l'Akimichi iniziò ad incamminarsi nella grotta.

    [...]

    L’odore di muschio che lo aveva accolto agli inizi dell’esplorazione andò rapidamente scemando. Ad ogni passo, il fruscio del vento tra le foglie veniva gradualmente sostituito da un silenzio via via più ovattato, rotto solo dal rumore del composto grossolano di sabbia e frammenti di roccia che veniva calpestato. La luce naturale del sole dovette immediatamente essere rimpiazzata dalla luce artificiale della lampada che gli aveva dato Taro e che era stato costretto ad accendere poco dopo aver oltrepassato l’angusto ingresso.
    A mano a mano che si inoltrava nei meandri della spelonca, Shōta veniva come accolto in una sorta di abbraccio materno mentre senz’ombra di dubbio scendeva di diversi metri al di sotto del livello del suolo. Il percorso, inizialmente abbastanza regolare, cominciò a farsi sempre più arzigogolato e in più di un’occasione l’Akimichi dovette saltare da qualche gradino naturale, cosa che incrementò drammaticamente la profondità alla quale si trovava. In ogni caso, non dimenticava mai di aggiornare il proprio “diario di bordo” e la mappa che stava disegnando sul taccuino.
    Ad un certo punto fu costretto a stendersi a pancia in giù e a strisciare sul terreno per oltrepassare una zona nella quale il soffitto si abbassava almeno della metà per un tratto di cinque metri. Il terreno divenne molto viscido e, quando riemerse dall’altro lato, notò che aveva sulle labbra un sapore strano, argilloso. Accostando a sé la tremolante fiamma della lanterna, scoprì di essere completamente sporco di fango. Rivolse lo sguardo a terra e vide che il suolo era effettivamente fangoso da quel punto in poi. Poteva essere un buon segno?
    Un suono basso e costante, simile all’ululato lontano del vento, iniziò ad accompagnarlo. Ogni tanto veniva impreziosito dal rumore di una goccia che cadeva ed impattava sulla dura pietra, poi da un altro e poi da un altro ancora, i quali - ognuno con la propria sfumatura - finivano per formare una specie di sinfonia naturale.
    Alzando la lampada al di sopra del capo, vide che era circondato da stalattiti e stalagmiti di varie forme e dimensioni che, ad ogni movimento della fonte di luce, intrecciavano le proprie ombre imbastendo un teatro variegato sull’umida e lucida parete rischiarata dal bianco intenso della fiamma.
    Prima di procedere oltre, Shōta sentì la voglia irresistibile di indugiare in quel luogo per un po’. D’altra parte non poteva dire con certezza quando gli sarebbe ricapitata l’occasione di stare completamente solo, con la certezza di non poter essere disturbato da nessuno. Quindi si sedette per terra e posò la lanterna lì vicino.
    Osservando le formazioni calcaree che lo attorniavano, rifletté sulle considerazioni che avrebbe potuto fare Taro. Di sicuro gli occhi del biondino sarebbero luccicati se avesse potuto assistere a quella visione. Tenendo a mente ciò, segnò altri appunti sul taccuino e li adornò con qualche schizzo. Pensò che, nonostante le sue pessime doti pittoriche, la maestosità e la solidità della roccia emergevano ugualmente dai disegni. Questo pensiero si ricollegò immediatamente ad altri e, tastando i sassi irregolari sparpagliati qui e lì, l’Akimichi si ritrovò a cullarsi nell’ammirazione per ciò a cui la madre terra è capace di dar forma nel corso dei secoli. Data la posizione in cui era seduto, gli sovvenne il giorno in cui aveva scoperto la propria affinità con il Chakra Doton e, quasi per diletto, iniziò a sollecitarlo dentro di sé e poi a farlo scorrere dal basso ventre alle spalle, dalla testa alle mani e dal petto alle gambe. Tanto si fece assorbire da questo che, dopo un po’, iniziò a sentirsi di nuovo come nel sogno che aveva fatto il pomeriggio prima: solido, roccioso, tutt’uno con la nuda terra sotto di lui e la roccia compatta sopra di lui, come una montagna umana.
    Quando fu soddisfatto, si alzò e riprese il suo viaggio.
    Superato il primo gruppo di stalagmiti, incappò in un bivio. Abbastanza sicuro di star procedendo verso nord, decise di imboccare la via a destra perché, in mancanza di indizi particolari, era quella che aveva maggiori probabilità di condurlo verso nord-est.
    Qui la strada cominciò a restringersi e il terreno a divenire più asciutto e sabbioso. Non era un buon segno ma ormai si era avviato e, quindi, tanto valeva che proseguisse per vedere cosa c’era dopo… non l’avesse mai fatto!
    Di punto in bianco, udì uno scricchiolio che era assolutamente fuori luogo in una zona simile. Nemmeno il tempo di interrogarsi su cosa stesse succedendo che gli si aprì una voragine sotto i piedi e venne risucchiato dalla terra, mentre la lanterna gli cadeva di lato. Quando realizzò che doveva esserci un tronco di legno marcio o qualcosa del genere coperto dal terriccio, era troppo tardi. Già stava sdrucciolando con il sedere giù per una specie di angusto, fangoso e tortuoso scivolo naturale. I secondi preziosi persi a causa della sorpresa non gli permisero di frenare la discesa in alcun modo. Gli venne solo istintivo concentrare il Chakra nei piedi e questa si dimostrò una scelta avveduta perché, dopo una caduta di tre metri, impattò con il suolo.
    Non poteva vedere dove fosse perché la lanterna era rimasta sopra. Non udiva nulla perché nel luogo in cui si trovava non sembrava giungere alcun suono, né di aria né di acqua e il terreno era completamente asciutto.
    Insomma Shōta era solo, completamente al buio, intrappolato a decine e decine di metri di profondità nel sottosuolo.
     
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