[PQ] Tecniche di combattimento, Lezione I.II - Corsa a Ostacoli

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    ~ Tecniche Ninja - Lezione I.II : Corsa a Ostacoli

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    Quello è proprio uno sciocco... Vai, Akame, sbrigati!

    I due osservarono Denki fare i suoi primi passi sulla superficie liquida e poi accelerare, iniziando a correre: le suole delle sue scarpe sfioravano il liquido che, quasi magicamente, sembrava solidificarsi al contatto, creando una sorta di "super-fluido" capace di legare istantaneamente le molecole che lo costituivano, dando ordine al caos, una struttura solida su cui il corridore poteva fare affidamento durante la sua traversata.
    Chiaramente, il responsabile di questa violazione delle leggi della fisica era il Chakra. Lo sguardo stupefatto della studentessa rivelava la sua ignoranza riguardo a quell'energia presente in tutti gli esseri viventi, che i Ninja usavano come loro alleato, permettendo loro di compiere gesta sovrumane, a volte difficili da immaginare, soprattutto per i novizi.

    La coppia svoltò a sinistra, iniziando a saltare, arrampicarsi e aggrapparsi a ogni sporgenza o supporto naturale che potessero trovare: speroni o incavi nella roccia, liane o rami di alberi che si affacciavano sull'acqua, o detriti galleggianti come tronchi o massi che sporgevano dalla superficie.
    La natura accidentata del percorso non permetteva loro di avanzare rapidamente, a differenza del ragazzo biondo che aveva quasi raggiunto metà del percorso: Akame si trovava a suo agio in quella corsa ad ostacoli, leggera volteggiava da un supporto all'altro aprendo la strada al più goffo Eijiro, che doveva riflettere un po' più a lungo prima di abbandonare il proprio punto d'appoggio per passare al successivo.

    Stai andando bene! Segui I MIEI passi...

    La giovane prese la rincorsa con due passi corti e rapidi, saltando e aggrappandosi a una sporgenza rocciosa: piegando le gambe e facendo perno sui piedi, si slanciò in avanti per afferrare con i polpastrelli una concavità nella pietra larga solamente una decina di centimetri, appena sufficiente per ancorarvi le dita della mano. Da lì si protese verso l'alto per afferrare quella che sembrava essere una radice che correva longitudinalmente lungo lo strapiombo, impennandosi lievemente e conducendo i due alla sua sommità, dove poterono ricominciare a correre.

    Anf, anf... Accidenti, sei agile, non riesco a seguirti... Senza di te, sarei ancora al primo gruppo di rocce! Ehi, guarda, non siamo soli...

    La breve sosta dei due venne prontamente interrotta dall'immagine lontana ma chiara di due figure che sulla costa opposta si stavano facendo largo tra le avversità e le tortuosità della natura, mentre il terzo elemento, una ragazza, proprio come Denki, aveva scelto la via più rapida attraversando l'ostacolo acquatico nel modo più consono per una Kunoichi.
    Come se riflesse in uno specchio, la cui superficie intersecava ortogonalmente quella del lago, i sei studenti affrontavano la corsa con una sincronia e un equilibrio perfetto che sembrava irrealistico: ogni salto di uno era corrisposto da quello dell'altro, uno sprintava e l'avversario sulla sponda opposta non tardava a imitarlo, la giovane scivolava per passare sotto un tronco abbattuto e subito l'altro emulava il movimento.
    La situazione era paradossale. Quante erano le probabilità che i percorsi presentassero la stessa morfologia? Certamente, quell'area era stata costruita appositamente dagli architetti del Suono per testare specifiche abilità fisiche, ma non era certo verosimile che le intemperie avessero plasmato quel luogo esattamente allo stesso modo.
    Presi dal nervosismo, il primo a cedere fu ovviamente Denki, che, vedendo la sua compagna di classe viaggiare alla stessa velocità in una situazione di perpetua parità, cominciò ad attaccarla, scagliandole contro le armi a sua disposizione: gli shuriken dalla lama smussata viaggiavano secondo traiettorie semplici e rapide, trovando a metà strada altrettante armi in volo seguendo direzioni speculari, il secco suono del cozzare del metallo annunciava il fallimento dell'offensiva.
    Mentre le stellette cadevano in acqua, sprofondando fino al fondale per essere lì dimenticate, un altro arsenale veniva confusionariamente scagliato contro quel mimo capace di riprodurre in tutto e per tutto i suoi movimenti.

    Eijiro?

    Con la coda dell'occhio, Akame scorse il suo compagno arrestarsi mentre lei, rallentando il passo e voltando la testa, procedeva spedita verso la loro metà, oramai a portata di mano.
    Il compagno non solo aveva deciso inspiegabilmente di sabotare la loro gara, ma cominciò anche a muoversi in modo strano, alzando prima un braccio, poi l'altro, eseguendo infine un backflip all'indietro: il suo sguardo era fisso sulla sua "ombra" dall'altra parte della costa, figura che aveva scimmiottato tutti e tre i suoi movimenti, rendendo la scena sempre più goffa e imbarazzante.
    Poi l'illuminazione.

    DENJII!! Non attaccare, è tutta un'illusione! CORRI E BASTA!!

    Un'illusione?... Ma non dovevamo solo correre?!?

    L'epifania del "caposquadra" illuminò le menti degli altri due, uno emotivamente troppo volubile per fare caso a certi dettagli e l'altra ignorante in tutto ciò che riguardava le arti dei Ninja, se non il combattimento corpo a corpo, per quello che aveva appreso in maniera autodidatta.
    Ma ora che la loro attenzione era stata richiamata all'ordine, i due individuarono vari elementi che stonavano con la realtà: lo specchio d'acqua aveva perso la sua forma circolare per divenire una sorta di imbuto nella sua porzione finale, a uno sguardo più attento le tre figure che erano apparse a metà del loro cammino improvvisamente mutarono il loro aspetto, riflettendo solo l'immagine dei tre studenti, evidentemente caduti in una trappola illusoria, un Genjutsu-specchio con l'obiettivo di farli innervosire, rallentare la loro corsa e, nel peggiore degli scenari, farli ingaggiare in un combattimento impossibile da vincere o da portare a termine.

    DENKI!

    Un attimo di distrazione, non bastava molto per morire in una battaglia tra Shinobi.
    O almeno, questo era ciò che i loro Sensei ripetevano continuamente, in ogni situazione, fino allo sfinimento: repetita iuvant, dicevano i saggi. Forse la speranza era quella di instillare nel subconscio degli allievi quel concetto fondamentale in modo che il corpo rispondesse automaticamente in caso di pericolo.
    Due kunai fendevano l'aria, creando un sinistro rumore sibillino, su traiettorie lineari e parallele quasi raggiungendo il loro obiettivo, ma la lezione sembrava non essere stata appresa, vista la mancata reazione di difesa: due shuriken provenienti dalla sua sinistra deviarono i due pugnali, sufficientemente da sfiorare il suo torso senza causargli alcun danno.
    Il gesto provvidenziale di Akame salvò l'alleato da due brutte contusioni - i kunai avevano la punta smussata, difficilmente avrebbero potuto tagliare o lacerare - e questi cominciò a ringraziarla, sventolando le mani al cielo per attirare la sua attenzione.
    I prematuri festeggiamenti terminarono in fretta, infatti non appena il team si riunì sulla spiaggia terrosa, tre agili sagome emersero dalle chiome di un albero alla loro destra, balzando in avanti e distanziandoli di una buona decina di metri: ben diverse dalle copie illusorie di prima, la squadra avversaria aveva approfittato della loro esitazione per superarli e avvicinarsi al traguardo situato a 300 metri di distanza.
    Il trio cominciò l'inseguimento, Akame in testa alla formazione seguita dagli altri due che faticavano a starle dietro ma che, alimentati dall'orgoglio, non avrebbero mai ceduto per arrendersi così vicino al successo.
    I secondi si susseguivano lentamente, le falcate erano sempre più rapide, gocce di sudore imperlavano i loro volti prima di cadere a terra e mischiarsi alla sporcizia: gli "inseguitori" stavano lentamente recuperando il gruppetto in fuga, riducendo il distacco guadagnato all'inizio, facendo loro vacillare la sicurezza della vittoria.
    Come una squadra ben rodata, i due gregari rallentarono il passo per poi invertire direzione e puntare il terzetto al fine di rallentarlo e bloccarlo.

    Akame! Vai avanti, qui ci pensiamo io e Denki!

    Ma...

    Niente ma! Sei la più veloce... vinci!

    La ragazza evitò un placcaggio scartando di lato, quindi invocò tutte le sue energie per raggiungere il velocista avversario, uno degli studenti più veloci della classe secondo i testi fisici eseguiti poco prima. Ma lei non era da meno, la fiducia dei due era benzina per le sue gambe che non sembravano voler smettere di accelerare, una macchina che presto sarebbe andata fuori giri, ma non prima di aver tagliato il traguardo per prima.
    I due contendenti si trovavano l'uno accanto all'altro, speronandosi e spintonandosi per cercare di mandare il rivale fuori pista e assicurarsi la vittoria: le gambe cominciavano a farle male, i muscoli si contraevano non più in maniera armonica per generare forza e perpetrare il suo gesto atletico, ma generando crampi, inni di protesta contro quell'abuso e sfruttamento; le articolazioni cominciavano a infiammarsi e a inviare segnali di allarme e dolore, più in alto l'addome cominciava a essere in debito e a non riuscire più a ripagare quegli strozzini in cerca di glicogeno e a smaltire tutte quelle scorie tossiche in maniera sana ed ecologica.
    Il sistema "Akame" stava per collassare.

    Non pensare di rallentare! Loro contano su di me... corri, corri.... CORRI!

    50 metri.
    Delle "fiamme" divamparono dal ventre di lei, avvolgendola completamente, come una sorta di abito, un'armatura: dapprima le gambe, poi il torso e infine le braccia, in un istante tutto il suo corpo era ricoperto di un'aura biancastra, come se tutta l'energia spesa in quel folle scatto non venisse dissipata, ma restasse vincolata a lei, rigenerandosi e potendo essere riutilizzata immediatamente e in maniera più efficiente.
    Come sotto l'effetto di una sostanza stimolante, le sue gambe cominciarono ad avanzare più velocemente, falcate più ampie e più frequenti, le braccia accompagnavano il movimento con tale forza che avrebbero potuto generare del movimento solo loro.
    20 metri.
    10 metri.
    La situazione di stallo non sembrava essere ancora risolta, i due contendenti si contendevano ferocemente la prima posizione.
    5 metri. Qualche passo. Una singola falcata.
    Una cometa bianca e un fischio decretarono la fine della corsa a ostacoli.


    continua.
    Ditemi se vi aggrada per lo sblocco dell'innata
     
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3 replies since 18/2/2024, 21:47   70 views
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