[D] Pulizie d'inverno

per Dan, Shane e roxas

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  1. ¬Dan
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    ~Pulizie d'inverno

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    Akame non ebbe il tempo né di familiarizzare con l'arcigno pastore né di curiosare nell'umile ma estremamente interessante abitazione, verso la quale provava un'attrazione immensa tipica degli infanti verso il nuovo, il diverso e lo sconosciuto. Un comportamento che stonava con la sua età anagrafica, rendendola buffa e goffa e vittima dello scherno e delle occhiatacce altrui.
    Del resto, la sua età era un problema come tutto quello che riguardava la sua identità di cui l'unica certezza, se così poteva essere definita, era il nome, Akame, l'unico ricordo in quella mente completamente desolata. E dunque quel numero che compariva su tutti i documenti ufficiali di lei non era altro che il frutto di congetture e riflessioni prive di fondamento alcuno, il prodotto derivato dalla mera comparazione con le altre ragazze del Villaggio e dei giudizi personali di chi l'aveva accolta e che aveva scritto quel numero sui suoi documenti.

    L'abitazione del pastore era frugale, essenziale e ogni singolo elemento lì presente sembrava avere una funzione e un ruolo specifici per il corretto funzionamento e per il mantenimento dell'equilibrio di quell'ecosistema domestico: tralasciato completamente l'aspetto estetico e decorativo, era sufficiente osservare i vari arredi con occhio più attento - e non necessariamente del mestiere - per capire che tutto ciò su cui lo sguardo si posava era stato costruito a mano, con sudore e pochi affidabili attrezzi.
    Akame si soffermò a immaginare l'uomo burbero che, una volta rifugiatosi nel proprio laboratorio nel retro della casa o oppure a un piano interrato, cominciava a lavorare il legno levigandolo ed eliminandone le imperfezioni in modo da potersi completare con un pezzo complementare, lasciando in terra riccioli di legno e trucioli destinati al focolare della sera, in pace con se stesso e con il mondo almeno per tutto il tempo in cui si immergeva nella propria passione.

    Oh! Prego, entra pure! Questa ragazza ti ha preceduto, come fai a farti battere da una ragazza? Ahahahaha

    Eh?!

    L'arrivo del secondo Genin, accompagnato da un benvenuto dai tratti misogini, richiamò Akame dal suo breve vagabondaggio mentale per riportarla alla realtà. Il nuovo arrivato aveva in tutto e per tutto l'aspetto di uno Shinobi, di un guerriero delle ombre: la chioma corvina incorniciava e faceva risaltare gli occhi azzurri del colore del ghiaccio, il volto coperto per metà da tessuto che partendo dalla maglia andava a rivestire e celarne il collo.
    Lin, così si chiamava il ragazzo, si presentò con voce tremolante e con la stessa attitudine rispose alla battuta del vecchio mentre entrava nella dimora.

    Ehmm. ciao, piàcere, IO chiamo Akame! Aspettiamo un terzA Genin...

    Non fece in tempo a finire la sua frase sgrammaticata e dalla pronuncia bizzarra che ancora una volta qualcuno bussò alla porta e senza neanche un attimo di attesa, questa venne spalancata da un ragazzino sudato, ansimante e che tutto d'un fiato emise un suono che doveva assomigliare a un saluto e a una presentazione.

    Buongiornosonoquiperlamissioneesonoungenin!

    Akame si voltò di scatto poichè sebbene la voce fosse diversa, quella frenesia del parlare e quel modo di fare gli fecero subito tornare in mente Asahi della Foglia, Genin con cui aveva svolto uno dei suoi primissimi incarichi da Shinobi riuscendolo a completare con successo.
    L'immagine mentale di lui cozzò con quella impressa, attraverso i suoi occhi, sulla retina e di lì diretta al cervello: il ragazzo, anche lui dai capelli corvini e tenuti goffamente insieme da una fascia color limone acceso, indossava una tuta gialla logora e scolorita, evidentemente doveva essere tra i suoi abiti preferiti e costantemente indossati per ridurli a quel livello di usura; il volto era impercettibile poiché scuro, essendo in controluce, la sua postura e la sua gestualità facevano trapelare il nervosismo e al contempo l'eccitazione dovuta all'incarico.
    Akame impiegò qualche secondo a mettere a fuoco il volto di lui e a convincersi che quello non fosse la sua conoscenza di Konoha ma bensì un compatriota che aveva avuto modo di conoscere non molto tempo prima in occasione di un allenamento.

    Kazuki?! Anche tu qua?

    [...]

    ... Allora andiamo dritti al punto: una delle mie pecore è scomparsa. Erano lì, libere di pascolare per le terre qua attorno. Qui non ci passa anima viva, spesso le mie bestie escono dal recinto per brucare un po' dove vogliono, ma fanno sempre ritorno sotto il comando di Argo, il mio cane pastore... Appena mi sono accorto che mancava una pecora ho mandato Argo a cercarla, ma anche lui non è più tornato...
    Vi ho assoldato per ritrovarli, no? E allora datevi da fare!
    Non ho altro da dirvi... se non ricordo male ho visto le pecore tornare da chissà quale posto in direzione Nord. Cominciate da lì, non perdete tempo a qua intorno, ho già indagato e non ho trovato nulla. E per l'amor di Dio lasciate in pace i miei animali che dal momento della sparizione sono nervosi e irritati......


    Ciò detto, il vecchio si alzò dalla propria sedia per raggiungere l'ingresso della sua abitazione e invitando "gentilmente" i tre militari ad alzare i tacchi e a compiere il lavoro per cui aveva sborsato una discreta somma di denaro.
    Sbattuti fuori come mendicanti in cerca di cibo o di denaro, i tre si ritrovarono sulla piccola e poco curata veranda dell'abitazione con poche informazioni in loro possesso e una vaga direzione da seguire.

    ... Che ne pensate? Non vi pare stranA che sia la pecora che il cane SONO scomparsi? Ok per la pecora, ma il cane? Un cane pastore normalmente RIPORTAVA il gregge all'ovile, è addestrato a orientarsi e a ritrovare la strada di casa...
    Non so, credo che la storia sia un po' più complicata di come SEMBRI...
    Che ne DICETE di provare ancora a parlare col pastore? Forse può darci più informazioni.. Io comunque do un'occhiata in giro, non si sa mai...


    [...]

    Akame osservava incuriosita tutte le piante che incrociava nel suo cammino, soffermandosi a studiarle come se fosse una fine biologa alla ricerca della scoperta del secolo: nella struttura dove risiedeva c'era una piccola biblioteca - in verità si trattava di una sala con tre o quattro scaffali pieni di libri e tomi ma lei amava definirla tale sin da quando aveva imparato quella nuova parola e, nonostante avesse avuto modo di visitare dei veri luoghi degni di quel nome, aveva comunque deciso di continuare a nominarla in tale in virtù dell'affetto che legava a quel posto - e da qualche settimana aveva cominciato a studiare una grossa enciclopedia sulla flora e fauna del Paese del Vento. I suoi studi andavano a rilento a causa della difficoltà nella comprensione del testo e la lentezza nella lettura ma una volta che aveva compreso un concetto questo veniva scolpito nella sua memoria in maniera indelebile.
    Ironicamente, la ragazza che aveva dimenticato il proprio passato possedeva una capacità mnesica strabiliante.

    La studiosa annotava su un taccuino le proprie osservazioni, cercando di raffigurare gli esemplari in maniera fedele in modo da poter poi confrontare i dati raccolti sul campo con quanto già conosciuto in letteratura, avanzando ipotesi di ricerca e appuntando a lato idee più o meno realizzabili su come sfruttare le proprietà del vegetale in esame.
    Mentre era alle prese di disegnare Fallopia, colpendo il foglio ripetutamente con la propria penna in modo da disegnare numerosi punti che raggruppati ordinatamente a partire da uno stelo principale ne mimavano i fiori giallo paglierini con una certa fedeltà, la sua attenzione venne attratta da una pecora che si muoveva in maniera bizzarra, scuotendo la testa in maniera energica ogni decina di secondi o saltellando divincolando e flettendo tutto il proprio corpo.

    Incuriosita dal comportamento insolito, la Genin si avvicinò cautamente al nervoso e infastidito animale in modo da non peggiorarne l'umore già precario e una volta ridotte le distanze non poté non notare la causa del malessere dell'animale: qualcosa di poco chiaro e identificato sembrava essere incastrato al suo vellutato pelo a livelli della base del collo, sulla destra, una piccola macchia rossa di cui stava cercando forzatamente di liberarsi senza successo.
    Akame fece un altro passo in avanti, finendo però per calpestare dei rami e delle foglie secche generando un flebile rumore che l'istinto dell'animale associò inevitabilmente alla presenza di un predatore innescando l'innata risposta di fuga - non essendo la pecora un animale decisamente belligerante.
    L'ovino cominciò la sua fuga, inseguito dalla rapida ninja che non ebbe grosse difficoltà a colmare le distanze tra i due, vuoi per le sue ottime qualità atletiche o per le pessime della fuggitiva: con un rapido balzo atterrò sul suo dorso, qualche istante giusto il tempo di liberarla dal noioso e fastidioso oggetto prima di saltare nuovamente liberandole il groppone, prima che potesse imbizzarrirsi nel tentare di disarcionarla.
    La pecora continuò la sua corsa, deviando poi verso sinistra e rallentando una volta giunta dalle sue simili: lì tornò nuovamente docile e calma, probabilmente tranquillizzata dalla presenza di altri elementi della sua specie, quindi tornò a brucare come se niente fosse successo.

    Akame invece studiò l'oggetto rosso che aveva recuperato, che non si rivelò altro che un foglio macchiato cremisi, ripiegato più volte su se stesso e strappato lungo il margine cui era stato attaccato crudelmente al manto dell'animale.

    "Sotto il manto verde, dove l'ombra regna sovrana,
    Tra le radici contorte e le acque mormoranti,
    Sotto il guardiano silente della palude,
    Troverai il rifugio delle lucertole di smeraldo"



    Eh?

    Il suono poco aggraziato e goffo di lei concluse quella piccola "poesia", se così poteva essere chiamata: sul foglio non c'era scritto altro e neppure mettendolo controluce venivano rivelate ulteriori parole o indizi utili a decifrare quell'indovinello.
    Conscia dei suoi limiti linguistici, Akame non poté fare altro che tornare verso l'abitazione per ricongiungersi ai membri della sua squadra in modo da affrontare insieme quell'enigma.
     
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