[PQ] Capitolo 0. Trovatello

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    Capitolo 0. Trovatello
    Asahi




    narrato - parlato - pensato



    Dintorni di Sazan'dur - 16 d.Z.


    L’indice spingeva la terra purpurea lasciando un solco al suo passaggio. A guidarlo la fantasia di un fanciullo.

    Una piccola sacca di paglia intrecciata conteneva un pugno di biglie rudimentali. Le ricavai da tondeggianti pietre di ridotte dimensioni che avevo trovato sugli argini del ruscello, tingendole con i pigmenti rubati di nascosto alle donne del villaggio. Quella giallastra era la mia preferita ed era la prima a sfidare i tracciati serpeggianti, spinta dallo schioccare del medio e incitata da qualche soffio dalla discutibile utilità. Seguire la corsa delle biglie placava la mia smania di muovermi ed esplorare. Naomi era così contenta che avessi finalmente trovato un’attività tranquilla e che mi tenesse lontano dagli altri componenti del villaggio.

    In un primo momento ero stato accolto da tutti con grande affetto ma con il tempo le cose erano decisamente cambiate. Le tensioni tra gli uomini s’erano fatte più frequenti, per via di una crescente difficoltà nel reperire risorse, e la leadership di Takeo vacillava. Per di più, crescendo avevo sviluppato una forte vivacità e piccoli pasticci si trasformarono presto in grandi seccature, quindi in veri e propri diverbi accesi.

    Ero l’unico bambino del villaggio. Forse perché non c’era spazio per altre bocche da sfamare, forse perché non c’era spazio - a quei tempi - per l’amore.

    Di tanto in tanto Naomi mi portava con sé a Barbakos e mentre passeggiava al mercato per compere mi lasciava libero di giocare con gli altri bambini che bazzicavano la zona del porto. Anche in quelle occasioni non mancavo di combinare guai. Quei bambocci erano…come dire…diversi. Mi prendevano in giro per via dei miei vestiti, li chiamavano “stracci”. Io rispondevo con grandi sorrisi perché non ero bravo quanto loro nella lingua meridionale. Questi - sentendosi a loro volta presi per i fondelli - reagivano con calci e pugni. Purtroppo per loro quella era una lingua che al nostro villaggio si parlava decisamente di più, così si ritrovavano ad avere la peggio. Alla fine, la colpa ricadeva sempre su me e le gite a Barbakos divennero ben presto un ricordo.

    Nonostante tutto, non v’era giorno in cui un sorriso radioso non accompagnasse il mio bel faccino.

    gilgamesh-wink



    Ritornando alle biglie…riuscivano a tenermi a bada per un’oretta al massimo.

    Takeo ed i suoi uomini erano partiti per una sessione di caccia e mancavano da diversi giorni ormai. Quella mattina Naomi aveva esposto le lenzuola - fresche di bucato - al sole, con un ramoscello di lavanda poggiato sopra per profumarle. Era solita farlo quando il rientro degli uomini si faceva imminente. Al loro arrivo tutti li accoglievano con grande giubilo e si dava inizio ai festeggiamenti. Un lungo tavolo veniva apparecchiato nello spiazzo tra le tende e le carni più fresche venivano messe sul fuoco. Poi s’ubriacavano, cantavano e ballavano fino a quando le forze glielo permettevano. L’indomani - al levar del sole - ognuno dei componenti del villaggio lasciava un pensiero ai cacciato…

    Oh no!! Anche questa volta mi sono dimenticato di procurarmi un regalo per Takeo!!


    Edited by ¬Seto - 27/1/2024, 10:30
     
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    narrato - parlato - pensato



    Il vulcano Toa’h imponeva la sua egemonia su tutta l’isola. La vetta era così in alto da perdersi tra le nuvole e nei giorni di cielo limpido sembrava sfiorare il sole. Alle sue pendici sorgeva Sazan’dur, il principale villaggio sazanita. Takeo mi aveva severamente vietato di farvi visita; pare non vedesse di buon occhio gli sciamani che vi governavano. Naomi mi confidò che qualora m’avessero trovato a gironzolare tra i loro cortili, avrebbero potuto trasformarmi in un piccolo maialino rosa. Non avevo nessuna intenzione di passare il resto dei miei giorni a grugnire. Quindi, nonostante il mio spirito curioso ed avventuroso, mi limitavo ad osservare gli imponenti templi dell’acropoli da lontano.

    Vediamo…devo trovare qualcosa di indimenticabile…un tesoro!!

    La mia mente prese a generare immagini di bauli sfarzosi e luccicanti accatastati su distese d’oro e gioielli d’ogni sorta.

    Ma…dove potrei trovarlo?

    Afferrai il mento con la mano destra ed iniziai a spremere le meningi, nel tentativo di tirar fuori un’idea che facesse al caso mio. A proposito di tesori, in una di quelle mattinate passate al porto di Barbakos avevo ascoltato il parlottare di due discutibili individui; avevano tutta l’aria di esser dei pirati, a giudicare dal loro vestiario e dalla puzza di liquore che emanavano. O forse erano solo degli ubriaconi sfaccendati. Fantasticavano - con discreta energia - sulle fortune che avrebbero ricavato da un tesoro che dicevano trovarsi all’interno di una grotta, nascosto da un famosissimo capitano pirata, su uno dei versanti del grande vulcano. La cosa che mi stupì fu la precisione con il quale avevano descritto l’esatta posizione di quel fantomatico tesoro. Poi, quanto uno dei due aveva iniziato ad elencare gli innumerevoli ostacoli che avrebbero trovato sul tragitto, bofonchiando parolacce irripetibili, tornavano a lamentarsi della miseria in cui si trovavano. Erano piuttosto divertenti quei due. Molto più divertenti di quei ragazzini viziati che sapevano solo deridere gli altri.

    Mmmm…beh! Non ho idee migliori…

    Con l’ingenuità della fanciullezza ed uno spirito avventuriero decisi di partire alla ricerca del tesoro. Rubai una vecchia spada logora poggiata sull’incudine fuori della tenda dall’armaiolo, poi sgattaiolai tra le capanne di legno e paglia, precipitandomi sul sentiero che portava al Toa’h. A dir la verità, m’era stato proibito anche l’avvicinarmi al vulcano. Gli animali selvaggi regnavano incontrastati da quelle parti e avrebbero potuto fare un sol boccone di me. Solo che in quel momento ero così preso dall’euforia dell’avventura che non ci badai minimamente.

    Camminai per ore, seguendo il sentiero tortuoso che mi conduceva sempre più in profondità nella foresta. Non mi ero mai spinto così lontano dall’accampamento prima d’allora. Il sole filtrava a malapena tra le fronde degli alberi secolari e versi delle più disparate specie animali riecheggiavano tutt’intorno, creando un’atmosfera da brividi. Di tanto in tanto pensavo che forse avrei potuto trovare qualcos’altro per Takeo e che - qualora mi fossi nuovamente ficcato nei guai - non me l’avrebbero fatta passar liscia. La maggior parte degli abitanti della nostra piccola comunità aveva iniziato a mal tollerare le mie infantili peripezie. Solo Naomi, con il suo forte carisma, era riuscita a farmi scudo delle malelingue, zittendole con fermezza in ogni occasione. Dovevo tanto a quei due. M’avevano accolto ed accudito come il figlio che non avevano mai avuto.

    Andrà tutto bene. Troverò quel tesoro e riporterò al villaggio il più bel regalo che si sia mai visto!

    Il sole iniziava a spingersi ad Ovest e la temperatura iniziava a calare, così come il buio. Il versante del vulcano s’avvicinava sempre di più. Ora la vegetazione si disperdeva e il terreno brunito si contaminava dei grigiastri detriti vulcanici. Alzai lo sguardo verso il cielo, e la vetta del vulcano si trovava così in alto che quasi caddi all’indietro nel tentativo di scorgerla.

    Wow!! Chissà se qualcuno è mai salito lassù!
     
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