Arruolamento

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    La missione si era conclusa con un climax di eventi tanto rapidi quanto emozionanti che Genma faceva fatica a stare dietro a quel flusso di informazioni, immagini e sensazioni, e anche a posteriori ricordare tutto in maniera nitida gli risultava difficile se non impossibile.
    La stanchezza sicuramente stava giocando un ruolo chiave in quello stato di "ebbrezza", ulteriormente aggravato e accentuato per colpa di Kagura, il suo Alter Ego che era riuscito a impadronirsi del suo corpo e manovrarlo secondo la sua volta negli attimi finali, quelli in cui solitamente venivano tratte le conclusioni e tutta la storia acquisiva un senso.
    Solamente a svariate ore di distanza, nottetempo e sul treno di ritorno verso il Paese delle Verdi Acque, il Genin stava riuscendo a ricollegare i vari elementi in maniera sequenziale, dando un senso cronologico e causale a ciò che fino adesso era frammentario e in disordine.
    Aoba e Raidou avevano concluso il loro incarico e avevano fatto ritorno al Villaggio della Foglia qualche ora prima di lui, anticipando in questo modo la ricostituzione del Team, orfani solamente del loro Capitano, impegnato in un incarico troppo gravoso e complesso per dei novizi come loro.
    Nella cabina riservata ai tre soldati, con le luci spente vista l'ora, solamente Genma non sembrava riuscire a prendere sonno, a differenza dei suoi amici che poco dopo essersi seduti sui comodi sedili, erano caduti in un "coma" profondo e ristoratore: non aveva colto tutti i dettagli della loro missione poiché assorto nei suoi pensieri, qualcosa inerente investigazioni su dei fenomeni che si stavano verificando nei luoghi più oscuri e mo accessibili della Foresta di Konoha, il loro compito sembrava dover fare supporto alla squadra investigatrice autoctona e condividere e far analizzare i dati dai rispettivi Villaggi, cooperando alla ricerca di una spiegazione. Nulla di estremamente complesso o pericoloso, eppure i due sembravano aver passato dei momenti particolarmente intensi, a giudicare dalla sporcizia e da come fossero rovinati i loro vestiti.
    Raidou aveva più e più volte chiesto i dettagli della sua missione, ben più eccitante e pericolosa, ma Genma non era poi riuscito a dire granché a causa della confusione che regnava nelle parti del suo cervello dedicate e deputate alla memoria, per cui dopo numerose insistenza fu il calmo e saggio Aoba a stroncare l'interrogatorio e a rimandare il racconto al giorno successivo.
    Il suo corpo non riusciva a dargli pace e una soddisfazione neanche in questo ambito, la mente non sembrava aver voglia o la possibilità di arrestarsi per qualche ora, attimi di tregue prima di riniziare a rimuginare sugli eventi passati. Genma stringeva nelle sue mani e giocherellava con il Kunai di legno regalatogli dal Ninja della Foglia Shun, il possessore del Mokuton: il contatto dei polpastrelli con la superficie liscia del coltello, culminante nei bordi laterali in un filo così tagliente da non dover invidiare nulla al corrispettivo in metallo.
    Le dita carezzavano la lama quasi a volerla confortare, sebbene il gesto esprimesse il suo stato di agitazione e disagio nonché il suo desiderio di essere rassicurato e tranquillizzato: lo sguardo era perso nell'oscurità della notte, coltre infinita e onnipresente sfidata coraggiosamente dai lampioni e dalle luci montate ai fianchi dei binari, i cui raggi impattando sul vetro impressionavano sulla superficie trasparente istanti del suo viso, delle fotografie del suo riflesso fugaci e momentanee.

    Cosa vuoi da me, Kagura? Perchè non mi lasci vivere tranquillamente la mia vita?

    Io lasciare TE vivere la TUA vita? Non hai mai preso in considerazione la possibilità che questo sia il MIO corpo?

    Lo sguardo duro, freddo e rabbioso dell'alter ego gli compariva dinanzi gli occhi a intervalli regolari, ogni qual volta la carrozza veniva illuminata da una luce artificiale. La risposta alimentò ulteriormente il suo stato di incertezza, preludio di una notte insonne e angosciosa.

    [...]

    Era una giornata di mite inverno, il sole aveva invogliato quante più persone a uscire per le strade e popolare i numerosi parchi o le rive del lago e dei molteplici canali che portavano l'acqua nel cuore del Villaggio, dando un assaggio di una Primavera ancora lontana ma comunque presente, quiescente e pronta a debuttare. Genma passeggiava per le strade della cittadina godendosi il giorno di riposo garantitogli al termine della missione, un giorno franco e sacro, non violabile da allenamenti o incarichi ufficiali di nessun tipo, fatta eccezione per delle emergenze ovviamente.
    Per qualche ora non era che un semplice cittadino, non aveva armi con sé né tantomeno il segno e riconoscimento indistinguibile per uno Shinobi, ovvero il coprifronte vestito a mò di bandana che solitamente gli nascondeva gran parte della chioma castana se non per le lunghe ciocche davanti alle orecchie e per la frangia che fuggita dal tessuto divideva il suo viso in due metà.
    Sebbene avesse solamente questo di diverso nel proprio aspetto, non portare quella placca di metallo lo faceva sentire in qualche modo spogliato in parte della propria identità, a disagio ma anche in uno stato di piacevole quiete, una serena evasione da tutti i doveri legati al suo essere militare e dai problemi che affliggevano il Villaggio e il suo Paese, banali o gravi che fossero.
    Non aveva ancora sentito o visto i suoi compagni di squadra, era anche passato nel luogo dove erano soliti incontrarsi prima di ogni allenamento, missione o semplicemente per passare il loro tempo libero insieme, però nessuno dei due si era fatto vivo per cui, come di comune accordo, dopo averli aspettati per un tempo ragionevole, si era incamminato in solitudine per le strade del Villaggio.
    Stava per fare sosta a una pasticceria famosa per i propri manicaretti quando dal nulla comparvero dinanzi a lui due Shinobi: la donna sulla destra aveva un volto familiare, ricordava essere una Jonin direttamente alle dipendenze del Kage, un membro di una sorta di squadra speciale impiegata in casi veramente particolari e pericolosi; l'altro era un giovane poco più vecchio di Genma, all'apparenza un Chuunin o uno sp. Jounin o comunque un sottoposto della donna dall'aspetto autoritario.

    Shiranui Genma! Il Sandaime Hekisuikage vuole vederti immediatamente, seguici.

    Il giovane fece per controbattere ma lo sguardo severo del soldato anticipò ogni sua possibile reazione e lo costrinse a tacere e a tramutare la sua risposta in una semplice ma eloquente sbuffata, quindi si accodò ai due alla volta del palazzo del Kage.


    Nel prossimo post dovrei interagire con il Kage, poca roba. Posso o mi dovete dare qualche direttiva/dritta?


    Edited by ¬Dan - 25/2/2023, 23:05
     
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    Se si tratta di "poca roba" non credo ci siano problemi. Ovviamente stabilirlo prima di aver letto di cosa si tratta mi è impossibile. Quantomeno, grazie per averlo chiesto. Prosegui pure e valuterò appena lo avrai fatto.
     
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    Genma non era uno di quei Ninja che erano soliti entrare e uscire continuamente dall'ufficio dell'Hekisuikage, stanza del potere assoluto del Villaggio e uno dei maggiori del Paese: a pensarci meglio, ora che la sua mente era bloccata sul pensiero dell'immediato incontro, il Genin era stato "invitato" in quelle stanze solamente in occasione di una visita organizzata dall'Accademia, una di quelle giornate in cui il saggio e potente Ninja osservando commosso le nuove leve, le benediceva riponendo in loro la sorte e il futuro delle Verdi Acque.
    Erano sicuramente incontri realmente sentiti ed emozionanti, ma ogni tanto Genma non riusciva a non pensare come questi fossero in realtà delle messinscena, teatrini allestiti per dimostrare che il Capo Villaggio non fosse una figura lontana e astratta bensì ben presente e amalgamata tra gente, vicina al suo popolo.
    Genma non si era mai soffermato troppo a pensare alla quella figura nella sua complessità e nelle sue svariate sfaccettature, tra cui quella politica: sebbene non avesse mai avuto un'esperienza diretta, conosceva solamente delle storie di guerra e delle sue capacità combattive smisurate tali da renderlo lo Shinobi più potente del Paese legittimandone la carica di Kage.
    Quali fossero poi veramente le sue abilità non era dato saperlo se non ai soldati più forti o ai veterani che erano scesi in battaglia al suo fianco: sapeva solamente che l'uomo era una sorta di artista o inventore, comunque una persona capace di costruire e modificare letteralmente qualsiasi oggetto gli balenasse per la mente, come se in qualche modo controllasse la materia stessa potendola plasmare a immagine delle proprie idee.

    E mo' cosa ho fatto? La missione è andata bene... Sarà qualcosa emersa dal rapporto di Irene?!

    L'ufficio dell'Hekisuikage era molto più umile di quanto non ricordasse: una stanza dalla pianta semicircolare e dalla pavimentazione in legno, molto curata, circondata da scaffali e librerie ricolme di documenti su una sua metà, l'altra invece era stata arredata quasi fosse un altare, con drappi e tende a incorniciare e far risaltare i ritratti o le foto di tutti i precedenti Kage della storia del Villaggio, o meglio di entrambi visto che Hekisui era nata dalla fusione di Kusa e Taki. Le due fila di foto si univano dunque in una sola, figlia di genitori diversi accomunati dal medesimo desiderio di pace e prosperità del proprio popolo. Una grande, immensa scrivania in legno occupava il lato opposto all'entrata, la cui parete era un'unica vetrata che affacciava sul Villaggio e sul Lago circostante offrendo una vista bellissima ed emozionante.
    Lo sguardo del Genin indugiò per qualche istante su una delle foto dei precedenti reggenti, non perché avesse riconosciuto un volto familiare, la storia di quella donna gli era tanto ignota quanto quelle degli altri, diverse e variegate ma accomunate dal fatto che nessuno dei precedenti Kage avesse ceduto il titolo di propria volontà ma che la propria reggenza gli fosse stata strappata insieme alla loro vita, in battaglia.
    La targhetta dorata recitava il nome di Oceania Uchiha e, sebbene non avesse idea di chi fosse, percepiva la strana sensazione che ci fosse qualcosa che li accomunasse e che li unisse, nonostante le loro esistenze sino a quel momento non si erano mai - e in effetti non lo avevano fatto nemmeno in quel momento - intersecate tra di loro.

    Genma Shiranui, ti aspettavo! Ho letto con attenzione il rapporto inviato dalla Foglia sulla missione conclusa, e devo ammettere che…

    La mente del giovane si focalizzò immediatamente sugli attimi in cui il suo Alter-Ego aveva preso il controllo e di cui però non ricordava ancora tutto, se non l'eccessiva violenza con cui aveva ingaggiato le guardie e il loro nemico inerme, arrivando sino a mutilarlo per una vendetta personale, o sul fatto che avesse avallato, con la sua indifferenza, il perpetrarsi di atti illegali da parte dei propri compagni di squadra.
    Quegli episodi dovevano costituire il motivo per cui era stato convocato così urgentemente. Tentò di replicare, volendo iniziare una lunga ed elaborata arringa difensiva ma che si esplicò con un misero verso gutturale e della propria voce, tutt'altro che eloquente e illuminato.

    ... devo ammettere che ne sono rimasto piacevolmente colpito! Oltre ad aver affrontato un avversario pericoloso tanto da essere annotato nel Bingo Book e aver dimostrato indubbie capacità di combattimento, ho letto di come sei stato nominato capitano della squadra e di come sei riuscito a portare a termine la missione, forse più ostica di una di livello C..

    Il Kage fece una pausa, quindi si alzò in piedi e si avvicinò a lui, non prima di aver recuperato da un manichino posizionato in un angolo della stanza un gilet sul grigio con delle sfumature bluastre, semplice e dalla tessitura robusta, essenziale nelle forme e nelle linee, con due tasche sulla parte anteriore e una minima decorazione incisa sullo spallaccio di destra raffigurante il simbolo del Villaggio.

    Sarò breve e andrò dritto al punto, senza giri di parole o fronzoli filosofici: la tua condotta nell'ultima missione è una conferma di quanto ci era evidente da tempo, le tue capacità superano di gran lunga quelle richieste a un Genin, per cui sei promosso al rango di Chuunin!
    So cosa vi viene detto all'esame di diploma in Accademia, ma te lo ripeterò: con questo grado il Villaggio si affida completamente a te, per la sua difesa, per l'educazione delle nuove generazioni... ma in questo particolare periodo non è solamente la nostra nazione, ma tutte le Terre Ninja a contare sul tuo ruolo. Ti verrà spiegato tutto a breve: all'uscita del mio ufficio troverai una persona che ti scorterà nell'ala degli affari internazionali, lì avrai un colloquio con un esponente dell'OSU. Lui ti fornirà tutti i dettagli e risponderà a tutte le domande che vedo ti stanno affollando la testa.
    Adesso vai, Genma Shiranui, Chuunin delle Verdi Acque.




    Ho messo il nome e cognome di Oceania perchè penso si sapesse che fosse Uchiha, o che si facesse chiamare per nome e cognome. Se non vi aggrada lo tolgo. Non che cambi molto nella narrazione


    Edited by ¬Dan - 25/2/2023, 23:05
     
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    Non aveva replicato a una singola parola. Non era di certo uno loquace, conservava i suoi momenti da oratore nei momenti più adatti, come era successo in missione per esempio. Il profondo silenzio con cui aveva ascoltato le parole del suo Generale lo avevano colpito e preso alla sprovvista, mai avrebbe pensato che quel successo gli avrebbe fruttato un bottino così lauto.
    Orgoglio, soddisfazione, paura, inadeguatezza. Queste sensazioni, fra le tante, si stavano mescolando l'una nell'altra all'interno del suo corpo, fuse così intimamente fra di loro da non essere più scindibili e distinguibili come entità singole ma costrette a coesistere simultaneamente: la presunzione o la consapevolezza della propria forza con l'ansia di non essere all'altezza, con l'angoscia dell'errore; la felicità del successo con l'ansia del fallimento; il coraggio derivante il lavoro di squadra con il rimorso di non aver soddisfatto le aspettative dei propri compagni di squadra e sottoposti.
    Soffocò quel calderone di emozioni che stava montando con una sensazione di nausea e come conato di vomito; quindi, ringraziò per la fiducia e per le parole spese sul suo servizio quindi prese il giubbotto che si era guadagnato entrando in quella stanza e lo indossò, non tanto per orgoglio o per la curiosità di provare il vestito nuovo come quando lo si acquista in negozio, ma per un fine esclusivamente pratico ovvero la scomodità di doverlo tenere in mano. Era pur sempre ingombrante.
    Una volta infilato si rese conto che era più comodo di quello che potesse sembrare, morbido e adattabile alle linee del suo corpo, di fattura resistente e capace di proteggerlo da un colpo mortale nel momento del bisogno; inoltre si intonava perfettamente con il suo outfit quasi ne costituisse l'elemento fondante, e fino a quel momento drammaticamente assente.
    Fuori dall'ufficio, appoggiata al muro opposto in paziente attesa, c'era la stessa donna che l'aveva intercettato per le strade del Villaggio e che l'aveva scortato sin là; senza proferir parola e senza mostrare alcuna reazione inerente al giubbotto da Chuunin, segno della sua promozione, la donna gli fece cenno di seguirlo lungo il corridoio e quindi per un paio di rampe di scale, accedendo così alla zona deputata agli affari internazionali.
    Entrarono dunque in un ufficio la cui porta in solido legno era presidiata da uno Shinobi sulla trentina, che dinanzi la donna si mise sull'attenti, irrigidendo tutti i propri muscoli e mostrando il rispetto dovuto a quella che doveva essere il suo superiore.

    Accomodati, Genma Shiranui…Il mio nome è Shizune, Jonin di Hekisui, ci siamo già visti il giorno del tuo diploma all'Accademia. Il mio lavoro è quello di coordinare le attività del Villaggio e di quelle dell'OSU, per questo Ging-sama ha affidato a me questa parte della spiegazione… Immagino avrai sentito parlare o comunque tu sappia dell'esistenza dell'Organizzazione Shinobi Uniti.
    Non mi dilungherò sulla storia dell'organizzazione, il suo scopo è quello di riunire i militari di tutte le Nazioni alleate, Ninja e non, al fine di costituire un'élite in grado di far fronte alle situazioni di crisi che, anche in questo momento, sono presenti su tutto il globo.
    L'Hekisuikage nomina tutti i Chuunin per l'arruolamento ma ha fatto una menzione speciale sul tuo conto... sebbene il tuo dossier non sia nulla di eccezionale, sei sicuramente un buon soldato, versato nelle arti magiche, meno in quelle illusorie o marziali... nessuna abilità innata, peccato.


    Genma ascoltava in silenzio, incassando con stoica indifferenza la sufficienza con cui stava descrivendo le sue abilità, qualificate come mediocri: non era un tipo che si lodava e metteva in mostra le sue capacità anzi tendeva a sminuirle e a sottovalutarle mostrando di tanto in tanto non una grossa fiducia nei propri mezzi. Ma quella cruda descrizione era riuscita a scalfire la solida maschera di indifferenza che era solito indossare. La donna continuò il suo discorso, una summa dei principi dell'Organizzazione in cui si era ritrovato a fare parte senza nemmeno conoscerla, elencandone virtù e regolamenti, una serie infinita di parole di cui riusciva a carpire e memorizzare solamente una frazione.

    ... entrati nell'OSU si viene smistati in un Reparto da parte di uno dei reclutatori, nel tuo caso io... direi che quello di Intelligence faccia al caso tuo. I membri dei vari reparti inoltre fanno parte delle cosiddette "sezioni", ovvero sottogruppi specializzati nel trattare una specifica minaccia, anche se questa divisione non è così rigida, in caso di bisogno.
    Su questi moduli troverai la descrizione accurata di ognuna di esse, così che potrai decidere quale ti sembri più affine: scegli razionalmente, poiché l'addestramento cui verrai sottoposto da domani è diverso di sezione in sezione, per meglio prepararti ai compiti richiesti. Non è una decisione da prendere alla leggera, a ca..


    Gin.

    Pronunciò in maniera telegrafica e decisa il monosillabo, tanto che quella fermezza spiazzò, per un singolo e brevissimo istante, l'aplomb di Shizune che non si aspettava sicuramente tale prontezza. Nessuno avrebbe saputo mai che ne pensasse di quella decisione o se mai avesse saputo o capito la verità celata dietro alla lesta risposta. La verità, che Genma custodiva gelosamente per sé onde evitare sermoni e rimproveri, era che il foglio di quella sezione era il primo a esserglicapitata sotto lo sguardo. Era arrivato al limite della sopportazione e della noia.

    E Gin sia.

    [...]

    Il fiato ansimante del ragazzo era l'unico suono udibile in quella arena virtuale, gioiello di tecnologia costruito all'interno di un'aeronave futuristica che costituiva la base stessa dell'OSU. Un concentrato di tecnologia e talento che sembrava trascendere il reale, come se fosse stato trasportato cento o forse mille anni nel futuro. Era passato circa un mese dalla sua promozione, giorno in cui era partito dal Villaggio per addestrarsi sull'aeronave: libri e sessioni di allenamento, quella era stata la sua vita per quei lunghissimi trenta giorni, lontano dai luoghi conosciuti, dai propri amici, dalla propria squadra.
    Lentamente il Chuunin stava riprendendo il controllo sul suo battito cardiaco e sulla sua frequenza respiratoria, concludendo quell'agonico momento in cui sarebbe potuto svenire da un momento all'altro. Era chino sul suo ginocchio destro, le mani poggiate sull'elsa di una Katana conficcata in terra e utilizzata come sostegno, davanti a lui un cumulo di macerie e distruzione in un contesto urbano qualunque, un Villaggio qualsiasi senza nessun elemento degno di nota se non i segni di una battaglia senza esclusioni di colpi in cui solamente uno dei due contendenti era rimasto in piedi. A memoria non ricordava di essere mai stato conciato peggio di così: i vestiti erano largamente distrutti, maniche, parte del pantalone e della maglia, vari pezzi di stoffa avevano abbandonato il capo lasciando diversi punti del suo corpo scoperti, contusi e sanguinanti. A qualche metro di distanza, immerso tra fumo nero e qualche fiamma residua del precedente colpo di grazia, giaceva un ragazzo biondo di qualche anno più grande di lui, di cui non conosceva nulla se non le numerose abilità combattive che aveva mostrato fino a poco fa, prima di arrendersi alla superiorità del ragazzo.

    Molto bene, molto bene... direi prova superata! Interrompo la simulazione...

    Una voce maschile e squillante risuonò nell'aria, proveniente da tutte le direzioni e senza un chiaro mittente, quasi fosse il cielo ad aver proferito parola: una serie di rumori acuti e meccanici preannunciarono quanto detto dalla voce, lentamente tutto ciò che circondava il ragazzo cominciò a smaterializzarsi in una serie di quadratini oscillanti e danzanti, lasciando spazio a una stanza ampia, ma meno dell'ambientazione appena scomparsa, rivestita di pannelli bianco-grigiasti per tutte le superficie offrendo una sensazione di claustrofobia non indifferente; magicamente anche le sue ferite divennero un ricordo del passato e i suoi vestiti tornarono al loro aspetto originario. La spada si dissolse nel nulla, lasciandolo rannicchiato solamente sui propri arti inferiori. Sebbene non avesse subito delle ferite, il suo cervello era ancora convinto di ciò, per cui avvertiva dolore in numerose parti del corpo.

    Questa era la prova finale, complimenti per averla superata! Il tuo addestramento si conclude qui. I tuoi risultati ti hanno permesso di confermare la scelta fatta un mese fa, d'ora in poi sarai un membro attivo della sezione Gin. Porta questi documenti dal tuo capo-sezione e poi potrai tornare al tuo Villaggio. Ti contatteremo noi quando sarà il momento.
    Qui comunque hai sempre possibilità di soggiornare, ti verrà spiegato come utilizzare la camera di Dislocazione in autonomia.
    Benvenuto ufficialmente nell'OSU, e in bocca al lupo!


     
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