[Isola HaHa, sud Ovest] First confluence

[P.Q] Lìf e Kyoshi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Mukenin
    Posts
    13,474
    Location
    Galassia Kufufu

    Status
    Anonymous
    4278828c62201b86b24893ba0cdf1c8c
    Ad un paio di settimane dall’abbattersi di quel giudizio furente che mi privava -scioccamente – di muovermi in piena libertà, mi ritrovavo a contemplare l’eco delle voci di chi avevo intorno. Diventare parte dei corsari senza effettivamente esserlo sembrava calzare a pennello su tutti coloro con i quali mi scontravo, ma non su di me. Io non desideravo affatto far parte di quella combriccola di voltagabbana, di finti poliziotti del mare: avevo assunto quella decisione solo per mero tornaconto personale, perché potessi prendere un po’ d’aria dopo intere giornate passate ad avere il fiato del mondo sul collo. Ma era stata davvero la scelta giusta? Per quanto avrei potuto vivere quel doppio gioco senza dare di matto, senza farmi scoprire e senza commettere errori? Erano tutte domande che in me erano sorte solo nei primi giorni dal verdetto, ma che col passare del tempo stavano man mano scivolando via dai pensieri, sbiadendo come inchiostro di scarsa qualità su carta di altrettanto scarsa qualità. Era giusto adottare un approccio più maturo, sfruttare la mia decisione a mio modo e far tesoro di quel tempo, pensando in avanti, progettando e lavorando sodo, trasformando le problematiche in opportunità con l’uso esclusivo del mio cervello e della mia libertà che erano fondamentali affinché non smarrissi la rotta. Per la sottoscritta era divenuto molto più semplice girare per il mare e un intero continente senza avere più occhi addosso del solito e ciò facilitava moltissimo la coltivazione del mio ultimo passatempo, perfettamente in linea con il mio genere: impicciarmi degli affari del continente settentrionale ad ogni occasione.

    Bene, bene, bene! Allora, qual è il piano?

    La domanda di Trofnir irruppe nel silenzio della stiva prima ancora del rimbombo dei suoi passi sul pavimento di legno. Aveva addosso dei vestiti parecchio appariscenti, tipici di quei mercanti d’oro e di spezie nel deserto di Suna, sfatti e accaldati all’ombra di palme ricurve. Nel suo tono graffiante e arrogante era sorta una nuova nota di amarezza, sottile e difficilmente percepibile, ma esistente e chiara come un urlo di vendetta ai danni di coloro che avevano osato uccidere Killia. La stessa nota di disprezzo che aveva imbellettato la mia voce, sfregiandola come il coltello di un assassino sul ventre di una donna durante un’aggressione notturna tra le luci dei quartieri malfamati del paese della Nebbia.

    Nessun piano per il momento. Lìf avere deciso di andare ad una festa, tutto qui.

    Una grossa risata sfociò dalla bocca del pirata biondo, vibrando tra le assi di legno che costituivano le pareti e i suppellettili dalle linee spartane sistemati qua e là nella piccola saletta. Lo specchio davanti al quale mi accingevo a dare gli ultimi ritocchi al viso tremulò a sua volta, come a voler ridere anch’esso di quella che -a conti fatti – pareva più una battuta che un’affermazione seriosa. Eppure non c’era nulla di divertente, nulla di ironico o di buffo in quelle parole pronunciate tra i colpetti di cipria sulle guance e l’aggiunta di un rossetto a base vegetale sulle labbra. A quella festa a sud dell’isola Haha io ci sarei andata veramente, con un dress code del tutto fuori luogo e la volontà di acciuffare quante più informazioni possibili tra un drink e l’altro, le luci stroboscopiche di fari al led e le note alte della musica tecno.

    Entusiasmante! A saperlo prima ne avrei approfittato anch’io, ma visto che non è così e ho avuto un certo daffare prima di venire qui vorrà dire che andrò a sistemare quello che tu sai.

    Richiusi il contenitore in metallo del rossetto avvitandone il tappo, ruotando al contempo il busto e le gambe verso sinistra, in modo da guardare l’unico interlocutore presente in stanza. Oltre a inarcare il ciglio per il suo abbigliamento a dir poco bislacco, mi accorsi della presenza di alcune piccole macchie di sangue sulla parte inferiore dei calzoni e sugli stivali, ma non mi premurai di indagare sull’accaduto o di elargire complimenti per la vittoria, passai semplicemente oltre con un passo lento e una quantità considerevole di strati di vesti addosso. L’unica cosa che mi sentii di dire dopo una serie di lunghe falcate, quando entrambe le mani graffiate trovarono la superficie dell’uscio, fu un rimando specifico a ciò che io, lui e tutti gli altri avremmo dovuto perseguire con quelle che sembravano delle uscite del tutto casuali e poco interessanti.

    Va bene, solo… non dare nell’occhio, esserci ancora un po’ da seminare e con guerra che potrebbe scoppiare da momento all’altro bisogna andare cauti. Raccoglieremo frutti molto presto e questa volta nessuno si metterà su nostri campi, né Nord né Sud. Intesi?

    Un solo grugnito d’accondiscendenza sfuggì dalla bocca dell’uomo, che si sedette al tavolo per contare i carati dell’ultimo anello rubato chissà dove. Mi rassicurò quel verso, tra i due la persona più tattica non ero io e saperlo d’accordo con me mi fece stare un po’ meglio, per quanto c’era da rimanere consci della sua tendenza a svolgere un sottile doppio gioco al primo momento opportuno. A seguito di quella battuta accelerai il passo in direzione del mosquito. Lo presi sotto braccio come fosse un giocattolo, destando per un istante l’attenzione di una Ozen seduta su una cassa a travagliare con i pezzi di un inquietante manichino umano, gettandomi con un balzo giù dalla nave per partire alla volta della zona della festa. Per raggiungere il posto mi ci sarebbero volute un paio di ore data la strana foschia capace di ottenebrare ancora di più il buio resinoso della notte, ma data la libertà di movimento e il mare parecchio calmo non avrei dovuto fare i conti con intoppi particolarmente insidiosi e probabilmente sarei sbarcata sulla piccola isola prescelta alle prime luci dell’alba. Per il momento potevo gustarmi la notte e il suo silenzio, ammirando le luci di Barbakos fondersi nell’acqua come macchie frastagliate di inchiostro colorato capaci di fare del mare la propria tela.


    Disclaimer: questa pq si svolge tra la fine degli eventi di halloween e prima degli avvenimenti della story mode "Soon may the wellerman come"!
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    686

    Status
    Offline
    Avevo sentito dire da qualche parte che una maniera efficace per affrontare traumi era il ricadere in abitudini positive, che aiutassero a compiere piccoli e costanti passi verso la riabilitazione, senza gravare troppo sul livello di stress del paziente.
    Sorprendentemente, questo metodo pareva funzionare a meraviglia anche contando la mia innata svogliatezza ed iniziale scetticismo, soprattutto grazie ad Izumi, il cui regime di allenamento ferreo ben si prestava ad essere adottato da me.
    La giornata tipo era semplice: La mattina era dedicata all'allenamento fisico, il pomeriggio a quello teorico mentre la sera veniva lasciata per lo sparring. Mentre i primi giorni erano stati costellati di pensieri negativi, ora non avevo più nè il tempo nè l'energia per intristirmi. Appena vedevo un letto, entravo in un sonno così profondo da farmi scordare al risveglio qualsiasi sogno deprimente avessi potuto avere. Ovviamente, questo non voleva dire che avrei potuto andare avanti come se nulla fosse successo. Al contrario, passavo la maggior parte del tempo a raccogliere informazioni che avrebbero potuto essere di interesse per me. Naturalmente, questo comportava cercare casi clinici simili ai miei, che sfortunatamente erano limitati ai quei sventurati ninja che, rapiti da una associazione di mukuenin senza nome, si erano ritrovati il giorno dopo con l'incapacità di usare la loro abilità innata. Naturalmente, i fascicoli medici erano riservati, ma non mi sarebbero serviti a molto, perché apparentemente nessuno di essi era riuscito a guarire, rimanendo senza innata a vita. Mi stavo letteralmente arrampicando sugli specchi, ma sfortunatamente non vedevo nessun'altra maniera per portare avanti le mie ricerche che questa. Se c'era anche solo un minimo di speranza per avvicinarmi un millimetro in più alla soluzione del mio problema, sarei andato anche al capo del mondo. Quindi non demorsi, e continuai a cercare. Non avendo avuto fortuna coi rapporti dei medici, provai con l'organizzazione in sé. Essa sembrava quasi completamente sconosciuta, non avendo né un manifesto, né un nome, né uno scopo socio politico almeno apparentemente. Più che un gruppo coeso, sembrava di avere davanti un paio di schizzati con modus operandi simile. Le loro tracce erano sconnesse, come se i crimini fossero stati compiuti da dei fantasmi. Mi trovavo di fronte ad un muro invalicabile, e per quanto volessi arrivare dall'altra parte, dovevo anche ammettere che tutto l'impegno del mondo non avrebbe portato a risultati...
    Dopo intere giornate infruttuose, ammisi che questa "sconfitta" fece male, specialmente alla mia voglia di ricerca. Quanto avrei voluto che il mio problema semplicemente sparisse con la stessa velocità con cui era arrivato.
    *Knok knok*
    Non ebbi neanche bisogno di usare la percezione del chakra per sapere che era Izumi, la mia coinquilina.
    Mi girai verso la porta, mentre aprivo la stessa con il magnetismo.
    "Ho fatto del the, ne vuoi una tazza?"
    "Volentieri!"
    Dissi, mentre mi allungava la tazza.
    "Ah, avevo proprio bisogno di una pausa, anche se non me la posso esattamente permettere, dovendo ancora trovare una nuova traccia da seguire..."
    "Ecco, proprio di questo ti volevo parlare. Perché non uniamo utile e dilettevole?"
    "Cosa intendi?"
    "Ora ti spiego..."
    L'idea di Izumi era abbastanza semplice: prendere un traghetto per Barbakos, e approfittare di mattina dei bellissimi paesaggi, mentre di sera provavamo a metterci in contatto con alcune fonti di informazione... non ufficiali, per usare un eufemismo. Era un'idea pazza, rischiosa, che metteva la nostra carriera di ninja in una bruttissima luce ma... poteva funzionare. Qualcosa in me, forse il potere della disperazione trovò nell'idea di Izumi un obbiettivo abbastanza a breve termine da potermici concentrare (e speranzosamente anche vedere risultati) in brevissimo tempo. Non avendo motivi per oppormi all'idea che Izumi aveva presentato, iniziai immediatamente a preparare il necessario per viaggiare ad una velocità a me quasi ignota, tanto era galvanizzato.
    In nemmeno una giornata, eravamo già al di fuori delle mura, con direzione verso la capitale del regno dei corsari.
    [...]
    Il viaggio per terraferma non fu particolarmente confortevole, ma almeno essere sempre in movimento aveva il pregio di tenermi costantemente distratto; diversa storia fu la traversata in mare, dove ad unirsi furono la noia e i brutti ricordi dell'arena virtuale, che mi resero un fascio di nervi costantemente in tensione. Neanche a dirlo, ma a Barbakos un Kyoshi molto stanco e già mentalmente provato baciò terra non appena sbarcato. A causa della velocità della nostra decisione, non avevamo prenotato niente, e avevamo salpato sul primo traghetto disponibile, senza guardare tempi di viaggio; eravamo quindi arrivati praticamente all'alba, quando i pescherecci iniziavano a salpare in mare aperto per cercare di guadagnarsi da vivere. Che fosse anche per quello che la città era abbastanza popolata già a quest'ora?
    "Ecco, qua finisce la mia pianificazione"
    "Molto bene... e ora?"
    "Direi di separarci, altrimenti non finiremo mai la nostra ricerca."
    "Buona idea, rendez-vous tra otto ore qua... stai attenta, per favore"
    "Ok... stai attento anche te!"
    Un piccolo scambio, ma che entrambi sapevamo nascondere molte più paure ed insicurezze di quante avremmo mai voluto ammettere.
    Proseguimmo quindi in due direzioni opposte, immergendoci entrambi in un mondo a noi sconosciuto, fatto di salsedine, gente dall'aspetto poco raccomandabile, e una onnipresente puzza di pesce. Molte delle persone che incontravo sembravano aver appena finito di bere, probabilmente perchè fino a poco prima stavano festeggiando come se non ci fosse un domani.
    Detto sinceramente, mi provocavano un profondo senso di ribrezzo quindi cercavo di stare ad almeno un braccio di distanza da tutti coloro che puzzavano di alcool. Però più mi camminavo, più entravo nella parte residenziale della città, più gente da evitare c'era. Naturalmente, tutte quelle persone attorno davano fastidio anche al mio senso magnetico, che si premurava di farlo notare mandandomi delle fitte di dolore al cervello.
    Cercando di poter isolare il mondo al di fuori di me, chiusi gli occhi, provando a calmare il mal di testa appena sopraggiunto. Ma ovviamente, neanche cinque secondi, e sbattei contro una persona.
    "Mi scusi, è stata, colpa..."
    Dissi nel dialetto locale, sperando di poter scivolare velocemente via da quell'incontro. Sfortunatamente, le parole smisero di uscire dalla bocca il momento in cui appoggiai gli occhi sulla donna con cui mi ero scontrato. Certo, era più truccata che nelle foto nel rapporto, e vestita a festa con colori così sgargianti aveva un'aria completamente diversa, ma la sua faccia ce la avevo ben stampata in testa: Quella non era altri che Lif anh, una ragazza tanto testarda quanto potente (e un rapido controllo con l'occhio dellaente del Kagura confermò l'enorme quantità di chakra che la ragazza possedeva).
    Ma cosa ci faceva lì? Non lo sapevo, e neanche ci tenevo a farlo. Se avesse saputo che facevo parte dell'Osu, non so quanto me la avrebbe fatta passare liscia. Quindi mi provai subito a smarcare e sparire dalla sua visuale.
    "... Mia. Passi una buona giornata!"
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Mukenin
    Posts
    13,474
    Location
    Galassia Kufufu

    Status
    Anonymous

    .:Undertow velocity:.



    Dopo essere sbarcata sull’isola senza particolari intoppi e aver esplorato l’area durante le prime ore del giorno, giunse finalmente il momento della festa. Il party al quale avevo scelto di partecipare non aveva bisogno di inviti ma solo di un biglietto che acquistai con facilità tramite il semplice pagamento in moneta. La cosa veramente singolare di tutta quella transazione però stava proprio lì: non erano le monete del continente settentrionale -i ryo insomma – quelli accettabili, ma le valute di scambio dei pirati che circolavano ancora largamente nel mercato, tanto da influenzarlo in maniera anche consistente. Mostrai le pepite senza esitazione, entrando da lì a poco in una enorme stanza illuminata da numerosi faretti capaci di proiettare lunghi fasci di luce dai punti nei quali erano collocati. Mi investì fin da subito il suono elevato della musica house, nonché la miscellanea di odori tipici di ambienti chiusi e pieni di giovani e di cocktail. Pochissimi dei presenti badarono al mio aspetto, o all’entità che rappresentavano: vestiti di abiti sgargianti e abbinamenti bizzarri davano più importanza a muoversi in modo sinuoso sotto le luci strobo, scatenandosi come non mai con il solo obiettivo di dimenticare i dispiaceri della vita in una notte di follia. Sul patio alla destra dell’entrata erano visibili dei tavolini circolari al quale si accostavano dei grandi divani in pelle bordeaux dagli schienali decisamente più alti del normale, molti dei quali già occupati. Altri invece erano quasi completamente vuoti o contavano al massimo due persone, intente a studiare la carta dei liquori o a berli per rinfrescare il palato e fu proprio verso uno di essi che mi avviai fin da subito, ottenendo una visuale sempre più ampia e nitida del bancone posto in fondo a quel patio. Tutto si poteva dire di quel locale, eccetto che fosse una baracca: il bancone era stato ricavato dai resti di un antica nave di pirati dei geli del nord ma il suo legno era stato restaurato ad arte per fondersi al contesto della sala. Dietro di esso e alle spalle dei barman era disposto il più alto numero di alcolici che avessi mai visto, decine e decine di bottiglie di ogni forma e colore issate su scaffali in vetro, talmente luccicanti a sembrare diamante, talmente puliti da riflettere e plasmare la luce in nuove forme e direzioni. Mi ritrovai ad affondare il sedere sull’unico divano vuoto, constatandone fin da subito la comodità: sfarfallai le palpebre come vera prima reazione, spingendo la schiena all’indietro con una lena da far invidia al bradipo più lento del mondo e infine sorrisi delicatamente, prendendo consapevolezza della zona da quella nuova posizione. Spinsi in avanti il braccio destro per agguantare il menù rivestito in pelle di coccodrillo, l’unico oggetto presente sul tavolo assieme ad un contenitore metallico per tovagliolini di carta, poi cominciai a destreggiarmi tra le varie offerte del locale con occhio incuriosito e la gola arsa, accavallando la gamba destra sulla sinistra con un movimento parecchio sinuoso che costrinse alcuni dei presenti a spostare l’attenzione sulla mia silhouette per pochi istanti. Che m’avessero riconosciuta fin da subito o no non era importante in quel posto, anzi era come se per i presenti fossi uno spettro innocuo giunto in quel posto solo per rilassarsi un po’ nella notte post halloween. E in tutta onestà mi andava anche bene essere ritenuta un fantasma, considerando il fatto che avevo deciso spontaneamente di unire l’utile al dilettevole a quel party. Scorrendo l’occhio un po’ alla rinfusa su quella lunga lista di intrugli ad elevato costo mi accinsi a sollevare l’indice per richiamare uno dei camerieri, ma fu impossibile mantenere a lungo l’attenzione sulla pagina a causa dell’arrivo di una nuova presenza, una ragazza dalla pelle diafana e il corpo minuto che in men che non si dica prese posto alla mia sinistra. Era una presenza strana, ammaliante, dalle iridi di cenere e un rossetto rosso -e decisamente molto acceso – sulle labbra sottili. Il caschetto era sagomato, la tinta del crine imitava perfettamente quella del trucco apposto sulla bocca e tali colori andavano in contrasto con l’incarnato, suggerendomi una personalità unica e frizzante che divampò all’esterno come fiamma viva e caldissima. Era una ragazza allegra, nonché unica entità che riuscì a stuzzicare il mio interesse ancor più di quanto non riuscirono a fare i diversi brandy presentati in base alle annate di produzione. Mi colpì così tanto che in alcuni momenti della serata mi dimenticai persino del motivo reale della mia presenza. Fu proprio lei, Sophie, a parlare per prima, inaugurando le danze come una forza instancabile e tale incontro si protrasse per tutta la serata: tra bevute a cadenza regolare e passi di danza avvolti da flash e nebbie di fumo ci ritrovammo a conoscerci più a fondo e in poche ore a condividere la carne dei nostri corpi oltre che sprazzi del nostro vissuto, condividendoci in pieno in maniera travolgente fino all’alba del giorno dopo. […]


    "Mi scusi, è stata, colpa..."

    La folla mattutina poteva rivelarsi spaventosamente stressante e poco stimolante, soprattutto a paragone con la notte trascorsa con la giovane Sophie. Quel giorno il mondo esterno si era destato dal suo sonno con la voglia di unire i fili di due vite distanti, nel tollerabile baccano dei mercanti e dei pescatori che s’apprestavano a ripartire per evitare di patire la fame. L’impatto con il giovane sconosciuto si rivelò impossibile da evitare sia a causa della folla che per il mio stato mentale e fisico. Avendo passato una notte intera nel vortice della passione cominciavano a sentirsi gli effetti del mancato sonno, ma a causa dell’adrenalina pompata a raffica, delle sensazioni piacevoli e degli odori ancora impressi sulla pelle non c’era modo per il corpo di crollare. Strinsi la mano destra come reazione all’urto, assicurandomi la presa sulla tazza di caffè nero che nel contenitore cominciò a vibrare come il mare accarezzato da una folata di vento, poi fermai il passo per studiare i fatti e scrutare distrattamente l’individuo.

    "... Mia. Passi una buona giornata!"

    Poteva essere la voce di una persona come tante perché in fin dei conti non mi parve di averla mai sentita prima, ma il cervello si concentrò su altri particolari, in primis lo strano trucco in viso e solo dopo il gadget posto sul braccio.

    Incontrare membro di Osu all’alba può rendere la mia giornata tutto tranne che buona.

    Serpeggiai con voce sibillina, a meno di un metro dal ragazzo. Sebbene fosse quella la prima volta in cui lo incontrai non mi fu difficile ricondurre le pesanti occhiaie, la simbologia sulla faccia e il kobashot ad uno degli shinobi più chiacchierati tra le fila dell’Osu. Purtroppo ciò che era accaduto negli ultimi mesi aveva accentuato ancor di più la mia antipatia verso l’organizzazione degli shinobi uniti e benché fossi la prima a non voler fare di tutta l’erba un fascio mi capitava di dimenticarlo più spesso del previsto a causa dei turbamenti del mio stato d’animo.

    A quanto pare Osu si è messa a regalare corsi di lingua meridionale da quando quella leccaspade di “Regina” dei corsari si è venduta l’anima. Tra un genocidio e l’altro bisognava pur dare qualcosa da fare alla carne da macello.

    No, lei e il sistema dell’alleanza non mi andavano proprio giù e sarebbe stato stupido nascondere tale sdegno davanti a quel giovane. Lo fissai per un po’ in attesa di una reazione, bevendo il caffè come se nulla fosse accaduto ma sapendo già che quelle parole avrebbero innescato inevitabili conseguenze.
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    686

    Status
    Offline
    "Incontrare membro di Osu all’alba può rendere la mia giornata tutto tranne che buona."
    Poche parole bastarono a demolire completamente ogni mia speranza di aver scampato l'enorme problema contro cui avevo appena sbattuto. Alzai gli occhi al cielo, un po' per esasperazione un po' per dire a sottovoce un paio di imprecazioni contro un dio che in quel momento speravo esistesse, così che quando fossi morto lo avrei potuto incontrare e riferirgli un paio di mie lamentele.
    La mia situazione era appena passata da neutra a potenzialmente letale, perchè ora correvo davvero il rischio di trovarmi tra le grinfie di una persona che nella sua testa aveva ogni ragione per distruggere l'osu ed ogni persona a essa collegata. Ma come era possibile che un'organizzazione in cui non avevo neanche avuto la possibilità di scegliere se entrare o meno ultimamente mi desse solo problemi?
    Ora non avevo tempo di maledire forze superiori, dovevo pensare a come uscire d questa scomoda situazione. Potevo provare a fuggire, ma anche se avessi avuto il tempo di salire sulla mia sospensione del deserto, non ero per niente sicuro di riuscire a superare la piratessa in velocità. Inoltre, anche se in quel momento essa pareva da sola, non avevo assolutamente idea nè del numero, nè della posizione, nè tantomeno della forza dei suoi alleati, creando praticamente un numero di variabili infinitamente grande. E naturalmente, in uno scontro di qualsiasi tipo non sarei durato più che qualche secondo. In pratica, la mia unica salvezza erano le mie parole, cercando di separarmi dall'Osu in quanto individuo. alla fine, il suo odio non era verso una persona di relativamente basso peso nella gerarchia dell'Osu, ma verso l'organizzazione in toto, e i suoi esponenti di spicco...
    "A quanto pare Osu si è messa a regalare corsi di lingua meridionale da quando quella leccaspade di “Regina” dei corsari si è venduta l’anima. Tra un genocidio e l’altro bisognava pur dare qualcosa da fare alla carne da macello"
    ... con particolare accento sulla regina dei Corsari, Delaiah. Il mio cuore stava battendo all'impazzata, le mie mani tremavano leggermente, ma... dovevo trovare un modo per uscire da questa situazione, e dovevo farlo attraverso le mie parole.
    Iniziai cercando di distinguermi dalla massa di soldati senza volto che secondo lei eseguivano ogni ordine dell'osu senza farsi domande
    "Non so se alla regina piaccia il sapore del metallo o meno, ma di sicuro non è stata lei a creare le condizioni per spingermi ad imparare la vostra lingua "
    La mia voce tremante tradiva la mia mancanza di sicurezza, che provavo a nascondere col contenuto delle mie parole (fallendo miseramente).
    "E tra parentesi è successo prima della creazione dell'Osu, a causa di... hobby di famiglia, che poco ha a che fare con la via ninja"
    Questa era una mezza verità: Condividendo con i miei genitori la passione per il teatro, avevo naturalmente sviluppato un'affinità alle varie lingue che venivano durante le rappresentazioni che andavamo a vedere; sfortunatamente, tra di esse non c'era la lingua dei pirati, che imparai molto tempo dopo più per completare la mia preparazione oratoria che altro.
    "E comunque non mi considererei ancora carne da macello, anche se ultimamente ci stanno davvero provando a rendermi tale"
    Iniziai ora il secondo step della mia tattica di sopravvivenza: passare dall'essere agli occhi di Lif una parte di un gruppo che odiava, ad un individuo.
    "Dico davvero: non entrerò nei dettagli, un po' perchè non posso un po' perchè per questioni personali non voglio, ma ultimamente la loro incompetenza mi è costata caro, e la loro superbia è costata tutto a persone a me care...
    Ma cosa ci vogliamo fare? La guerra è così, senza vincitori, senza gloria... solo tante ferite da lenire
    "
    oramai la situazione era diventata quasi assurda: avrei quasi riso, se non fossi stato in proimità di una persona in grado di uccidermi più velocemente di quanto potessi sbattere le mie palpebre.
    "Comunque vorrei tranquillizzarti almeno su una cosa: non è stata l'osu ad inviarmi qui"
    Non sapevo se renderle noto questo fosse una buona idea, però non sapevo più che pesci pigliare. Potevo solo sperare che il mio non detto la incuriosisse, spingendola ad avere una conversazione proficua invece che un massacro a senso unico
    "Se posso una domanda, come ha fatto a riconoscermi? Non credo di essere così tanto famoso, men che meno fuori da Suna..."
    Questa invece era più una mia domanda per il mio tornaconto: se volevo poter arrivare ai miei obbiettivi, non dovevano assolutamente spargersi voci su di me ed Izumi che andavamo in giro per il mondo ninja a fare domande a persone non raccomandabili; e men che meno si doveva sapere in giro perchè stessi facendo tutto questo. Quindi se Lif mi avesse dato quelle informazioni, probabilmente pensando che come il resto del siparietto fosse conversazione, ne avrei ottenuto immenso beneficio.
     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Mukenin
    Posts
    13,474
    Location
    Galassia Kufufu

    Status
    Anonymous
    "Non so se alla regina piaccia il sapore del metallo o meno, ma di sicuro non è stata lei a creare le condizioni per spingermi ad imparare la vostra lingua e tra parentesi è successo prima della creazione dell'Osu, a causa di... hobby di famiglia, che poco ha a che fare con la via ninja"

    Un tremolio di sensibile forza spezzava il ritmo di voce del ragazzo, forse intimidito dalla barbarità delle mie parole. Si era insinuata in me una stilla di rabbia nuda e cruda da quando, giudicata nuovamente come un cane, ero stata relegata a determinati territori persino da popoli con cui non avevo mai avuto nulla a che fare. C’era chi aveva sostenuto che tale esilio fosse in realtà una grazia e che avrei fatto meglio persino a baciare i piedi a chi ne era stato l’artefice, ringraziandolo per avermi salvata da una lunga prigionia. C’era invece chi aveva cominciato a vedermi in maniere diverse: per alcuni la mia scelta era una vera e propria onta sull’onore delle vecchie generazioni di pirati che nemmeno sotto tortura avrebbero barattato i propri valori in cambio di un’offerta così subdola, per altri invece ero stata in grado di mostrare una forza d’animo e un rispetto verso le mie scelte così forti da mettere all’angolo un intero continente fino a forzarlo verso la scelta che mi vedeva ora lì, a dare nuovo corso al mondo come un ingranaggio a sè stante. Sollevai il bicchiere del caffè fino alle labbra per un altro sorso: era già diventato tiepido.

    "E comunque non mi considererei ancora carne da macello, anche se ultimamente ci stanno davvero provando a rendermi tale"


    Non devi considerarti tale per esserlo, secondo i loro piani. Un po’ lo dimostra il fatto che tu sia qui, in un’isola così meravigliosa ma molto meno degna di importanza per loro rispetto a quei posti dove si ergono le loro comode poltrone. Credi forse che l'intera Osu accorrerebbe qui se per caso qualche uomo di latta decidesse di giungere in questo posto per compiere un massacro? Ad ogni modo hai un hobby che non tutti i ragazzini condividono, cerca solo di evitare che diventi uno strumento conveniente per chi sta sopra di te.

    Mi guardai intorno per un instante soffermandomi su ciò che la luce dell’alba stava regalando a quell’isola, abbozzando un mezzo sorriso sghembo e amareggiato, stringendo la tazza praticamente vuota. C’erano sempre aspetti della mia immagine che venivano traditi a causa della reputazione e dell’opinione che gli altri si erano fatti di me e non mi aspettavo di trovare un’eccezione in quell’incontro, sebbene ero incuriosita dalla reazione dello shinobi in incognito.

    "Dico davvero: non entrerò nei dettagli, un po' perchè non posso un po' perchè per questioni personali non voglio, ma ultimamente la loro incompetenza mi è costata caro, e la loro superbia è costata tutto a persone a me care...
    Ma cosa ci vogliamo fare? La guerra è così, senza vincitori, senza gloria... solo tante ferite da lenire"


    Le dita si strinsero con forza sul bicchiere quando le ultime parole ruzzolarono fuori dalla bocca altrui, provocando una distorsione sui lati dell’oggetto in questione e incrinando un po’ il mio umore. La guerra, la stessa che io non avevo cercato durante la mia vita, si era abbattuta su di me con una ferocia comparabile soltanto a quella di un cataclisma frammentato nel tempo, colpendo il mio fisico, ostacolando le mie scelte e separandomi da alcune persone che si erano unite a me.

    Un concetto di guerra molto… semplicistico. Ci sono molti modi di combattere una guerra, ci sono tante vie per far si che le ferite da lenire siano minori di quelle effettive. Se resti inchiodato all'ottica passiva che considera della guerra esclusivamente l'assenza di gloria e di vicintori non potrai mai vedere ciò che davvero può fare la differenza: pensare a proteggere coloro che potrebbero diventare i vinti, anche se questo può significare andare contro l’ottica di chi è visto come il “buono".

    Il volume della voce rimase lo stesso da parte mia ma sarebbe calato alle orecchie di Kyoshi, se non avesse scelto di seguirmi verso un cestino della spazzatura distante poco più di una decina di metri. Per buttare il bicchierone non servivano gesti articolati e nemmeno un grande dispendio di energie, era un’azione puramente meccanica al quale non detti particolare importanza. Ciò che invece era rilevante in quel momento era il ragazzo alle mie spalle, che tornai a scrutare con tranquillità sistemando la maschera anti gas sulla bocca con ambedue le mani

    "Comunque vorrei tranquillizzarti almeno su una cosa: non è stata l'osu ad inviarmi qui"

    *Clickclick* Verità o menzogna che fosse, quella esclamazione non aveva nulla di rilevante a quell’ora del mattino. Era il motivo della sua presenza lì a contare, non come parte di un gruppo, ma come individuo palesemente indispettito dalle azioni di quel gruppo.

    "Se posso una domanda, come ha fatto a riconoscermi? Non credo di essere così tanto famoso, men che meno fuori da Suna..."

    E’ qualcosa che ti fa paura, sapere di essere conosciuto anche fuori dalla tua terra natia, magari tra persone non molto... raccomandabili?


    Le parole pronunciate filtrarono dalla maschera in chiave più metallica, evadendo dagli sfiatatoi come vapore bollente. Qualcosa di lugubre emerse assieme a quella specie di provocazione, era un suono sinistro e cacofonico, localizzabile proprio all’interno dei filtri: altri non era che il ronzio di alcuni insetti, che per gioco si erano insinuati nelle fessure della maschera senza librarsi all’esterno.

    Ad ogni modo il fatto che mi abbiano esiliata non vuol dire che possa starmene con le mani in mano, soprattutto se la causa del mio esilio non è attribuibile alla gravosità delle mie azioni, quanto più ai falsi buonismi e all’inettitudine di chi ha emesso tale condanna. Non so molto di te, ma sarei curiosa di scoprire ciò che realmente ti ha spinto fin qui, o cosa ha fatto l’Osu per indispettire uno come te.

     
    .
  6.     Like  
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    686

    Status
    Offline
    La conversazione pareva essere arrivata ad un punto relativamente stabile: per quanto nessuno dei due sembrava fidarsi completamente dell'altro, non volevano neanche creare inutile trambusto passando alle maniere forti, riuscendo quindi ad avere una tensa, ma pacifica, conversazione. Questo non voleva dire che ci fosse equilibrio: la piratessa sapeva bene di avere innumerevoli maniere per affrontarmi e sconfiggermi, e quindi era tra noi due, la persona più tranquilla. Dall'altro canto, l'unico vantaggio che sapevo di avere su di lei era il mio occhio del kagura, con cui avrebbe scoperto le mezze verità che le avevo rifilato in punti nevralgici del mio discorso se lo avesse avuto.
    Sembrava che le misere e flebili esche che avevo lanciate si fossero rivelate inaspettatamente efficaci, perchè si premurò di avvisarmi sul pericolo che il mio hobby potesse diventare strumento di controllo (come il teatro potesse diventare tale, non lo avevo proprio mai), e su quanto fosse importante per i vincitori ed i forti proteggere chi era o sarebbe diventato un vinto. Da questo ultimo commento capii che le informazioni su di me non dovevano provenire da fonti ufficiali, perchè altrimenti avrebbe sentito parlare della mia "performance" all'esame chuunin, dove non mi ero proprio dimostrato un vincitore misericordioso. Meglio così, neanche quell'evento era uno che avrei voluto diventasse famoso.
    Lif si sistemò con calma la maschera sul viso, forse per spaventarmi. La sua voce, ora metallica, e la mancanza di visuale sulla faccia del mio interlocutore erano sicuramente fonte di preoccupazione per una persona normale, ma non per me, che avevo imparato a riconoscere la gente per qualcosa che era molto più difficile da nascondere. In ogni caso la mia preoccupazione era sempre ai massimi storici, e niente che Lif facesse aiutava. Una volta tornata al suo posto, mi chiese come mai fossi così restio allo spargersi del mio nome. Sembrò davvero curiosa di sapere il reale motivo dietro la mia visita a questa isola.
    "Ad ogni modo il fatto che mi abbiano esiliata non vuol dire che possa starmene con le mani in mano, soprattutto se la causa del mio esilio non è attribuibile alla gravosità delle mie azioni, quanto più ai falsi buonismi e all’inettitudine di chi ha emesso tale condanna. Non so molto di te, ma sarei curiosa di scoprire ciò che realmente ti ha spinto fin qui, o cosa ha fatto l’Osu per indispettire uno come te."
    Sapevo che non avrei potuto scampare a una domanda del genere a lungo. In fondo, dal punto di vista della piratessa, io ero uno straniero in questo luogo, e dovevo avere un obbiettivo preciso per essere qua.
    La conversazione finalmente sembrava essere arrivata al suo climax, e ad aggiungere carne al fuoco, attraverso l'occhio del kagura (che fino ad ora era rimasto sempre attivo) avevo notato Izumi che si dirigeva verso questa direzione. Conoscendola, sapevo che se mi avesse visto con una persona pericolosa come la piratessa che avevo davanti non avrebbe esitato ad attaccare, che era esattamente l'ultima cosa di cui avevo bisogno. Per fortuna era ancora distante quindi avrei avuto tutto il tempo di allontanarmi.
    Ma la mia mente, che neanche per un momento aveva smesso di calcolare maniere per uscire indenne da questa situazione molto spinosa, finalmente trovò qualcosa di brillante. Come quando, durante una partita di Shogi, si riesce a vedere una combinazione di mosse che porta alla vittoria, così io ora avevo trovato una serie di parole ed azioni che, una volta combinate, mi avrebbero dato un beneficio enorme.
    "... e va bene, vuoterò il sacco. Ho un motivo ben preciso per essere qui, ma vorrei parlartene in privato. Conosci un luogo un po' più isolato?"
    Chiesi. Per far sì che questo piano andasse per il verso giusto, avevo bisogno di poter agire indisturbato, e una strada trafficata come quella su cui il bar in cui avevo fermato Lif si era affacciava non era decisamente adatto. Non mi faceva impazzire l'idea di seguire una piratessa così pericolosa in un luogo a caso scelto da lei. Ma se volevo arrivare al mio obbiettivo, dovevo fidarmi del fatto che la sua curiosità avesse la meglio su ogni altra intenzione nefasta verso di me.
    La seguii fuori dalla città e dentro la vegetazione selvaggia, per poi sbucare in quella che sembrava una spiaggia deserta e isolata.
    Sembrava esattamente il posto in cui un ragazzo ed una ragazza sarebbero potuti andare per divertirsi in molteplici maniere, invece io e Lif eravamo lì per ben altri motivi.
    "Quindi, credo sia arrivato il momento di parlare...
    Probabilmente, se conosci la mia faccia conosci anche le mie capacità speciali, che quasi nessuno nel mio clan può vantare: il sakin
    "
    Ero sicuro che questa informazione fosse già nota a lei, quindi non mi aspettavo nessuna particolare reazione. Imperterrito, continuai
    "Sfortunatamente, a causa dell'incompetenza dell'Osu, in un incidente ne ho perso l'utilizzo. Secondo i medici dell'osu non c'è niente che non vada bene in me, ma per quante volte me lo dicano, faccio fatica a crederci. Adesso, cerco in lungo ed in largo una maniera per riuscire a riprendermi ciò che è mio. Inoltre, visto che non è la prima volta che l'incompetenza dell'Osu costa caro alle persone che dovrebbe guidare, ho finito le possibilità da darle. Sfortunatamente, non credo di voler ancora abbandonarla completamente, principalmente perchè credo che mi possa ancora tornare utile per raggiungere lo scopo che ti ho detto prima, ma voglio comunque farti una proposta: Tu, nel presente, mi aiuti, se riesci con la questione del sakin. Cose come casi con sintomi simili, movimenti dell'organizzazione che fino a qualche anno assaliva ninja e gli toglieva il controllo del chakra, eccetera. E io, nel futuro, aiuterò te. E per dimostrarti che sarò utile... voglio sfidarti, qui ed ora. E mentre vedi quello di cui sono capace adesso, ancora inesperto e tecnicamente in convalescenza, spero che tu riesca a vedere quando tornerò sano e ricomincerò a migliorarmi a pieno ritmo. Accetti?"
     
    .
  7.     Like  
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Mukenin
    Posts
    13,474
    Location
    Galassia Kufufu

    Status
    Anonymous
    Non era molto chiaro quanto contasse la mia immagine agli occhi dei singoli individui. La società degli shinobi aveva dimostrato e testimoniato ampiamente quanto non fossi la benvenuta, con i corsari che non mi consideravano neanche, consci del mio ripudio verso di loro. Quando però incontravo “ingranaggi” di quei mondi tanto strani finivo per incuriosirmi e ne capivo sempre un po’ di più, mantenendo salda l’idea di non essere io la sola ad essere sbagliata. Perché? Se colui che mi stava di fronte non aveva già urlato per richiamare l’attenzione dei soccorsi, gettando l’isola nel terrore e additandomi con le peggiori parole prima ancora che il sole potesse rendersi conto della propria importanza, allora forse non riteneva che valesse la pena farlo in quel caso. Per un momento tentennai quando mi chiese di cambiare zona: qualcosa sarebbe potuto andar male se avessi accettato quell’invito, non ero intenzionata a cadere nella trappola di qualcuno né ero tentata all’idea di subire un altro processo per crimini inventati, tuttavia accettai con un po’ di riluttanza perché desideravo comprendere le intenzioni del ragazzo alle mie spalle. Feci spallucce prima di cominciare a camminare verso la zona costiera che avrei raggiunto, se i miei calcoli non fossero errati, in circa mezz’ora di cammino. Avrei potuto anche accelerare in realtà, ma con i postumi della nottata non c’era assolutamente la volontà nel volerlo fare. Il giovane alle mie spalle avrebbe potuto adocchiare un po’ meglio il grande rotolo dalla filigrana macchiata e usurata in alcuni tratti, gli stivali speciali di Ishivar e i profili celati dei vari borselli colmi di ninnoli. Se si fosse avvicinato abbastanza da stare a meno di un metro si sarebbe potuto persino godere la cacofonia prodotta dagli insetti, incapaci di starsene in silenzio durante il tragitto. Mantenendo una distanza sufficiente a restare sempre nel suo radar sgattaiolai con la indiscrezione di una turista per godere dell’isola, imboccando viuzze storte e attraversando graziosi ponticelli attraversati da comunissime papere grasse. Poi, passata la zona del mercato con i suoi profumi speziati ed evitati i cittadini più mattinieri, accelerai il passo fino a raggiungere una zona boschiva poco trafficata ma unica per la presenza di alcune piante “vive” che infestavano il posto e infastidivano i non avvezzi al mondo della botanica o anche gli animali più incauti. Una legione di alberi di diversa tipologia costringevano la visuale a restringere il campo e catturavano discretamente bene la luce del sole, spargendo ombre qua e là e enfatizzando quelle già presenti. In alcuni casi la parziale o totale assenza di luce concedeva ad alcune creature di creare e controllare il proprio habitat, così come supportava perfettamente la proliferazione di muffe e di muschi. Attraversando un varco plasmato dalla terra sarei giunta a destinazione, in una delle varie spiagge poco frequentate dell’isola, ove la luce del sole tornava ad investire e dominare la scena senza la pressione di elementi di scena.

    "Quindi, credo sia arrivato il momento di parlare...
    Probabilmente, se conosci la mia faccia conosci anche le mie capacità speciali, che quasi nessuno nel mio clan può vantare: il sakin"


    Sentii il ragazzo berciare qualche minuto dopo aver toccato la sabbia tiepida e intravisto il mosquito depositato con calma in un dedalo compatto di rami, per fortuna l’avevo celato bene e sarei potuta tornare a casa senza fare l’autostop. Ottima notizia!

    “Sfortunatamente, a causa dell'incompetenza dell'Osu, in un incidente ne ho perso l'utilizzo. Secondo i medici dell'osu non c'è niente che non vada bene in me, ma per quante volte me lo dicano, faccio fatica a crederci. Adesso, cerco in lungo ed in largo una maniera per riuscire a riprendermi ciò che è mio. Inoltre, visto che non è la prima volta che l'incompetenza dell'Osu costa caro alle persone che dovrebbe guidare, ho finito le possibilità da darle. Sfortunatamente, non credo di voler ancora abbandonarla completamente, principalmente perchè credo che mi possa ancora tornare utile per raggiungere lo scopo che ti ho detto prima, ma voglio comunque farti una proposta: Tu, nel presente, mi aiuti, se riesci con la questione del sakin. Cose come casi con sintomi simili, movimenti dell'organizzazione che fino a qualche anno assaliva ninja e gli toglieva il controllo del chakra, eccetera. E io, nel futuro, aiuterò te. E per dimostrarti che sarò utile... voglio sfidarti, qui ed ora. E mentre vedi quello di cui sono capace adesso, ancora inesperto e tecnicamente in convalescenza, spero che tu riesca a vedere quando tornerò sano e ricomincerò a migliorarmi a pieno ritmo. Accetti? “

    Stetti ad ascoltare il discorso del giovane con un certo interesse, mossa dalla tentazione e dalla curiosità. Fui quasi piacevolmente stupita dal sentire quel racconto, perché tali vicissitudini avvaloravano l’idea che m’ero fatta sull’Osu e sulla sua deprecabile esistenza. Mi leccai le labbra con un movimento orario, la loro carne sapeva ancora lontanamente di caffè ma al tempo stesso era diventata più secca per gli effetti delle temperature. Fu solo dopo aver completato il giro che decisi di aprir bocca e di allungare il palmo destro sul retro della nuca, sfiorando l’attaccatura dei capelli con uno sfregamento debole e innocuo.

    Sinceramente non ho idea di cosa sia questo…. sakin di cui parli, le nozioni in mio possesso sulle particolarità di voi guerrieri non sono più che un gruzzolo accumulato leggendo o battendomi. Le tue parole però sono contraddittorie: se ciò che dici è vero, se secondo i medici non c’è nulla di sbagliato in te, cosa ti porta a continuare ad inseguire una speranza lì dove sai già che potresti non trovarla? Il tempo? La consapevolezza di stare dalla parte più comoda? O forse tu non sei ancora pronto? O forse non ritieni di aver perso granché, o che ciò che hai perduto in realtà non ti caratterizzava così tanto da voler lottare e sputare sangue per riottenerlo?


    Ammisi, un po’ enigmatica e un po’ stronza, riabbassando il braccio verso il vuoto e voltando il corpo verso il mare, ove tutte le risposte sarebbero giunte a galla solo per chiunque fosse stato abbastanza coraggioso da volerle cercare.

    Potresti morire qui stesso, o domani o forse il giorno dopo. Lo sai questo vero? Perché io si e ti posso garantire che per portarmi ad aspettare l’aiuto di qualcuno che sembra non aver ancora chiare tante idee dovrai impegnarti molto, molto seriamente. E per il momento non ho alcuna intenzione di investire il mio tempo nell’aiutarti, ma stranamente mi sento di volerti dare un’opportunità. Avanti, noi siamo qui.

    E in quel momento il ronzio si fece più intenso, a testimoniare che il tempo delle parole era giunto al termine.
     
    .
  8.     Like  
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Masters
    Posts
    477

    Status
    Offline
    prende pure 75 entrambi
     
    .
7 replies since 8/11/2022, 14:32   140 views
  Share  
.