Un suono nella neve

PQ

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    Tetsu, il paese della neve. Ogni mattina il buongiorno era accompagnato con i tipici rumori della fucina di nonno Ryoga e con il pianto dei colpitori di legno che utilizzava mio padre per i suoi allenamenti, la routine era questa salvo rare eccezioni come quella di oggi.

    - Buongiorno Benkei, dormito bene?

    -Craaa craaaa

    Perché sei il solo con cui non riesco a parlare?

    -Craa?


    Ormai mi ero abituata a svegliarmi con il corvo di mio padre sopra la mia finestra, fin da piccola era sempre li a beccare il vetro per svegliarmi, presi un pezzo di pane dalla cucina e dopo averlo condiviso con il corvo mi lavai e mi preparai per la sessione mattutina di allenamento. Da quando ero tornata dalla missione dove avevo perso una parte di mano avevo provato a parlare con tutti gli animali della zona, altri si ricordavano di me e che da piccola ero sempre pronta ad ascoltarli, altri invece erano troppo giovani e quindi mi ci volle un po' per avvicinarli e riuscire a scambiare qualche parola, ma bene o male tutti loro mi rispondevano dicendo le stesse cose di Mikato, odoravo di buono come la natura, l'unico che non mi parlava era Benkei, il corvo da compagnia del mio vecchio.
    Gli insegnamenti di mio padre ultimamente si erano focalizzati solo sulla ripetizione delle basi, le posizioni iniziali e il colpire i manichini, ancora e ancora fino allo sfinimento, senza però mai degnarmi di uno sguardo e parlandomi il minimo.


    Sicuramente deve essere deluso...prima vera missione e la sua figlia torna senza parte della mano e con una rinata fissazione per gli animali... ma che razza di samurai sono?

    Corsi subito da mio padre, d'altronde ero in ritardo per gli allenamenti mattutini e il mio ritorno dalla missione a Konoha non era stato dei migliori. Come sempre il mio vecchio era nel giardino interno intento a trucidare di botte un povero tronco di pino che impotente doveva subire tutti i suoi colpi piangendo come solo il legno colpito sa fare, alla fine, per sua fortuna la sua sofferenza venne spazzata via da un ultimo colpo dell'uomo che mi aveva insegnato a combattere tagliandolo in diagonale.

    Buong

    Il mio saluto venne interrotto dal lancio da parte di mio padre di una delle due parti del tronco tagliato che intercettai facendo scorrere il braccio destro lungo la parte tagliata e spingendo di lato così da deviarlo quel tanto che bastava per evitare di farlo scontrare con il mio viso, ma in quello stesso istante l'ombra del mio vecchio oscurò il mio campo visivo e dovetti usare la sinistra per parare il suo pugno.

    Non è perfetto ma dovrebbe andare per il momento, cambiati hai una commissione da fare...

    ...si...


    Senza degnarmi di nessun'altra parola o di uno sguardo l'uomo si congedò lasciandomi con il palmo dolorante e sola, come faceva ormai da giorni. Andai nella rimessa e dopo aver preso la wakizashi, simbolo di noi samurai soldati presi anche le mie due mannaie e l'ombrello ninja che avevo ottenuto dalla missione dove mi ero ferita, sapevo di essere 'rotta' ma non riuscivo a capire perché proprio lui era l'unico a non volermi guardare, l'unico a non proferire parola, l'unico a non preoccuparsi di me, di sua figlia.
    Tirai un pugno al muro di legno del capanno e dopo aver ripreso la calma portai le cose in casa per poterle controllare e pulire, era una abitudine che avevo appreso da mia madre, una delle poche cose che ci accumunava. Non appena fui pronta prendi tutte le mie cose e andai dal nostro vicino, il signor Ryoga. L'anziano sulla settantina non mi sentì arrivare visto che come ogni giorno sta li a battere e ribattere il ferro con una maestria che mi fece ritornare alla mente le mani delicate ma decise del medico che mi aveva curato.


    VECCHIO SONO QUI!

    Come ogni volta che andavo a trovarlo dovetti aspettare che finisse di maneggiare con i coltelli che stava preparando, all'interno della sua fucina mi sentivo sempre la benvenuta e a casa, mi accoglieva con un sorriso sempre e fin da piccola mi aveva mostrato come fare i piccoli lavori di manutenzioni alle mie armi, anche se ogni volta che gli mostravo un qualcosa di nuovo trovava mille e più difetti, secondo lui gli armaioli di oggi pensavano solo alla quantità e non alla qualità, e le armi stesse piangevano per non essere in uno stato idoneo. Per anni avevo visto il nonno Ryoga dentro quel piccolo buco caldo e pieno di odore di sudore, sangue e metallo, ma non l'avevo mai visto intento a creare armi, ciò che vendeva erano coltelli da cucina e oggetti di tutti i giorni, anche se una volta dovetti rovinare il filo di uno dei coltelli che mi aveva regalo visto che ero riuscita a tagliare carne ed osso del maiale che stavo preparando.

    Ohy Jiji sei pronto? Dai che devo rispondere anche ad una missione dai!

    E poi mi lamento che le vostre armi sono fatte in modo frettoloso....poveri fabbri che devono sentire le lamentele della vostra poca pazienza!


    Avrei dato di tutto per poter fare un semplice viaggio di piacere con quell'anziano che vedevo come un nonno, ma la verità dei fatti era un'altra, dovevo accompagnarlo ad un villaggio vicino a Tetsu per poter portare a compimento una missione che mi era arrivata qualche giorno fa, una missione perfetta dopo il mio ritrovato legame con la natura.

    CITAZIONE
    Un gruppo di contadini cura i propri modesti affari al confine tra il Paese del Ferro e quello della Terra. Lavorano duro per tenere a galla la loro piccola comunità, sostenendola con un'agricoltura d'altri tempi che mette al primo posto la natura ed i suoi frutti. Da qualche tempo, una Volpe astuta e indomabile sta rendendo vani i continui sforzi di questi contadini che iniziano a perdere le speranze e ora - come mai prima - iniziano a pensare ad una migrazione. Il compito a te affidato è trovare la volpe e una possibile cucciolata ed estirparle dalle terre ninja.

    La missiva era tanto semplice quanto diretta, dovevo adempiere ad uno dei compiti da samurai facendo ciò che ci riusciva meglio, stroncare vite.

    [/SPOILER]

    Edited by LuckyDice - 5/3/2023, 16:52
     
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    Quindi mi stai dicendo che dovrai sterminare delle piccole e innocenti volpi? Sapevo che il nostro comando era pieno di stupidi tutti muscoli...ma che male possono fare delle volpi ad un paese?!

    Essendo una semplice missione mi confidai con il autoproclamato mastro armaiolo, anche lui era del mio stesso parere e trovava assurdo affidare una missione del genere ad un samurai, ma d'altronde ero tornata con una brutta ferita da una missione che si era rilevata più difficile del previsto e così i miei superiori avevano pensato bene a darmi un compito più facile per farmi riprenderci la mano.

    Sai Jiji...mi sono sempre chiesta, perché ti sei buttato sull'essere un fabbro? Cosa vedi nel metallo grezzo che ti attira così tanto?

    Il vecchietto mi guardo con uno sguardo gentile e dopo avermi fatto fermare si avvicinò ad un albero e tirò fuori uno dei coltelli che doveva vendere nel villaggio, anche se anziano e dalla apparenza poteva sembrare magro sapevo bene che quei vestiti larghi nascondevano un corpo forte e molto più muscoloso di qualsiasi samurai mio coetaneo, da solo riusciva a fare cose che i giovani che venivano ad allenarsi con me quando ero ancora una cadetta dovevano fare in tre, il nonno era ciò che si poteva definire 'la vecchia guardia'.

    Tutti possono fare un'arma, possono prendere un sasso e legarlo con una corda, possono far sbattere due sassi tra di loro per rendere quello più duro affilato...possono creare una miriade di armi dal nulla con tutto ciò che ci circonda..ma un fabbro, e non parlo di quelli farlocchi che vi danno le armi a voi samurai, un VERO fabbro quando tocca un pezzo di metallo lo percepisce, sente i suoi punti deboli, sente dove è più duro da battere, un vero fabbro percepisce queste cose e affida a quel singolo e grezzo pezzo di metallo il suo cuore, così da cambiare la sua forma fino a creare con quella ipnotica danza di scintille un qualcosa di nuovo, un qualcosa di bellissimo.

    Con un rapido fendente tagliò di netto un ramo dell'albero che aveva davanti a se.

    Ma per dare nuova vita a quel metallo devi dargli qualcosa in cambio...devi dargli te stesso, la tua anima, ogni creazione deve avere una parte del tuo cuore dentro di se e tu devi accettare quella spada nel tuo di cuore...caricandoti sulle tue spalle il fardello di tutte quelle vite che verranno prese per colpa della tua opera, questo è un fabbro per me..e per quanto riguarda il perché ho deciso di intraprendere quella via ormai tanti anni orsono...beh...mi piace stare al caldo e vedere lo spettacolo di scintille che creo ad ogni martellata!

    Quelle sue parole mi colpirono, e mi tornò alla mente quando il fabbro samurai Ren Natsume creò quelle armature, il nonno fu il primo a criticarlo perché secondo lui aveva perso ormai di vista il suo cuore e la sua essenza. Ryoga Watashi, un uomo rude ma gentile, un vecchio dal corpo muscolo e forte, una persona vissuta negli anni della guerra che aveva visto cose di cui avevo solo letto, era l'unico a parlarmi di mia madre ed era l'unico che si rifiutava di forgiare armi, ma era allo stesso tempo colui che aveva dato a mia madre la coppia di lame che custodiva nella sua casa da dopo la sua dipartita.

    Nonno...secondo te potrei anche io...

    Non ebbi il tempo di finire la frase, qualcosa si stava avvicinando a grande velocità al vecchietto che stavo accompagnando e mi accorsi di lui troppo tardi. Scattai lasciando un profondo solco nella neve, chiusi l'ombrello ninja che stavo usando per ripararmi dalla leggere fioccata primaverile e lo usai per bloccare la fauci della bestia che stava per assalire Ryoga, la belva che avevo dinnanzi a me era un animali che non avevo mai visto prima, grandi canini accompagnavano un verso profondo e di sfida, il pelo di un bianco sporco aveva delle macchie sulle zampe e da dietro la grande testa si intravedevano due lunghe code pelose, sembrava un cane o un lupo dalle dimensioni, ma il muso e il resto del corpo erano quelli di

    Ora capisco perché hanno problemi con le volpi

    Nonno indietreggia un po', ho bisogno di spazio!


    Non appena il vecchio fabbro si spostò tirai un calcio al ventre di quella volpe fin troppo cresciuta per destabilizzarla e subito dopo con tutta la forza che avevo la feci volare via, non avevo mai visto una cosa del genere ma la bestia che avevo davanti a quanto pare era il motivo della mia presenza, dopo aver riguadagnato spazio mi assicurai che non ci fosse nessuno nei dintorni ed afferrai l'ombrello con due mani portando le mani ad altezza viso e la punta rivolta all'animale per quanto bellissimo era pericoloso, fin troppo pericoloso per aver solo rovinato qualche campo.

    Ascolta la mia voce, vedi? Riesci a capirmi...quindi spiegami perché ci stai attaccando...e perché stai cercando di scacciare i contadini?

    Grrrrr...Aauuuuuh grrrr!
    Paura...odio...rabbia, queste erano le cose che si potevano comprendere dal suo stato e i suoi versi ai molti dei semplici suoni grazie alle mie orecchie e al mio sangue venivano tradotti in sentimenti e parole, aveva paura degli umani, provava odio verso di noi e rabbia, una rabbia profonda e radicata dentro di lui per noi umani e per le nostre armi

    Non posso darti torto, noi esseri umani siamo pessimi lo so, ma se vuoi possiamo arrivare ad un compromesso, posso convincere il villaggio a donarti del cibo ed un riparo durante le tormente, quindi ora calmati e parliamo!

    GRrrrrr! Waaaaaaaah


    La volpe iniziò a ringhiarmi contro e capii che non si poteva fare nulla, aveva un astio profondo verso noi esseri umani, ma tutto ciò che proveniva da lui era paura e odio, un odio viscerale e profondo come il mare. Molleggiai sulle ginocchia e dopo un piccolo scatto per accorciare le distanze esegui un fendente diagonale contro la fiera bestia, volevo finirla velocemente ed arrivare al villaggio per cercare di prendere più informazioni sul caso che mi era stato affidato, ma a quanto pare l'animale aveva già combattuto prima ed evitò il mio colpo con una facilità disarmante per poi saltarmi addosso con i suoi seppur corti affilati artigli, aprii velocemente l'ombrello e il suo peso mi fece per un attimo perdere l'equilibrio, quel tanto che gli bastò per farmi cadere sulle natiche, sentivo l'animale dimenarsi da dietro la protezione offerta dalla mia particolare arma e tutto quello che potevo era difendermi, finché non si fermò e si allontano a grande velocità, come se qualcuno gli avesse dato fuoco alla coda.
    Rimasi qualche secondo seduta e senza parole, mi aveva in pungo, poteva tranquillamente continuare ad attaccare, ma allora perché si era ritirata? La risposta arrivò a passo svelto e con il fiatone.


    Signor Ryoga da questa parte!

    Dalla direzione del villaggio arrivò un paffuto contadino, indossava vestiti pesanti e dalla sua stazza sembrava più un alto funzionario abituato ai banchetti piuttosto che un uomo dedito alla terra e al duro lavoro, la pelle liscia e senza un pelo sul mento erano circondati da un vecchio e logoro cappuccio dall'aspetto morbido e caldo, e per un secondo mi sembrò di vedere le stesse tonalità di colore della volpe che ci aveva attaccato, ma questo era impossibile, come potevano dei contadini senza nessun addestramento sconfiggere una bestia del genere?

    Vero?


    Alcune ore dopo

    L'uomo che si dimostrò essere il capo villaggio di quel piccolo paesino mi spiegò che da settimane le grandi volpi della valle si erano spostate verso i confini della città mostrando una aggressività inaudita e immotivata, secondo loro il motivo era la mancanza di cibo, tutto filava ed era anche una possibile causa, chiunque avrebbe dato retta a quei poveri contadini, chi avrebbe mai potuto contestare le parole di alcuni esseri umani dopo essere stati attaccati da un esemplare di quella rara razza? Ovviamente la risposta tanto banale quanto semplice

    Ed è per questo che avete richiesto l'intervento di un samurai giusto? Per poter scacciare con la forza quelle bestie... mi lasci fare, troverò una soluzione!

    Non appena uscii dal nostro piccolo incontro mi ritrovai con il nonno Ryoga nella taverna dove saremmo stati per tutto il tempo della nostra permanenza.

    Cucciola di metallo, cosa ti da pensiero?

    Sospirai lentamente

    Non era affamata, era incazzata, e tanto...



    Edited by LuckyDice - 11/3/2024, 23:04
     
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    Cosa vuoi fare quindi?

    Ciò che devo... risolvere la situazione ovviamente.


    Salutai il mio vicino e lo lasciai andare verso la forgia del villaggio per i suoi doveri mentre io mi concentrai sui miei doveri, volere una cosa è un conto, ma farla accadere è un altro paio di maniche, dovevo trovare un modo per sistemare tutta quella faccenda e non potevo, o meglio, non volevo mettere fine alla vita di quell'animale, i suoi sentimenti erano così forti, così profondi che potevo ancora sentire sulla mia pelle il suo ruggito.

    Cacciarli dalla loro zona? Perché dovrei? La foresta è tanto degli umani quanto la loro. Potrei cercare di mediare, ma non pare intenzionata ad ascoltare...ho paura.

    Andai a zonzo per il villaggio per qualche ora, volevo ottenere informazioni ma come temevo nessuno sapeva nulla, o meglio, nessuno voleva parlare della situazione. Era come cercare di ottenere informazioni in una bisca illegale, ovvero quasi impossibile, ma non dovevo fermarmi solo alle persone no? Andai dai gatti, mi misi a giocare con i pochi cani randagi li presenti, mi fermai anche in un laghetto ai confini del villaggio, la storia che potei ricostruire era semplice, ed anche abbastanza banale, le volpi delle nevi erano da sempre state venerate come animali sacri, le volpi erano forti, grandi e sempre al fianco degli umani, almeno fino ad un anno fa, quando il nuovo capo villaggio aveva preso il posto del padre decidendo di espandere le zone di caccia e di raccolta verso il versante sotto il controllo delle volpi.

    Ma questo non spiega tutto questo odio...okay si sono andati nei loro territori, ma non hanno fatto molto altro, gli abitanti del villaggio non hanno mai alzato le armi contro gli animali...eppure la volpe è affamata di vendetta...perché?

    Posai tutte le mie armi e andai verso il bosco, non volevo rendere quella missione un "Search and destroy" condannando una povera bestia alla morte, ma non potevo nemmeno dire ai poveri abitanti del villaggio di abbandonare i loro campi e i loro averi perché la volpe è arrabbiata con voi, dovevo comprendere. Il mio girare per il bosco durò relativamente poco visto che dopo non appena cinque minuti venni fiancheggiata da un coniglio delle nevi, quegli animali mi avevano sempre fatto paura da piccola, i loro occhietti piccoli ed iniettati di sangue sembravano dei piccoli bottoni rossi su di un muso inespressivo.

    E-ehy piccolo... non voglio farti del male, voglio soltanto chiederti alcune cose...posso?

    Il piccolo batuffolo di pelo che mi riportava alla mente traumi infantili mi guardò inizialmente spaventato, ma poi incuriosito, a quanto pare non aveva mai trovato persone che come potevano comunicare con gli animali, d'altronde nemmeno io ero ancora riuscita a trovare persone con questo mio dono, il coniglio mi si avvicinò e dopo una rapida annusata iniziò a farmi comprendere ciò che già avevo iniziato a comprendere.

    Ed eccoci qui signori e signore...la storia più banale del mondo, le incomprensioni....

    [...]

    Era quasi buio, i cacciatori del villaggio si erano fermamente opposti alla mia decisione di mettermi in marcia a quell'ora con il Capo villaggio, ma grazie alle dolcissime e tenerissime doti di convinzione che s'imparano in accademia militare, ovvero un paio di pugni al muro con un conseguente abbattimento di un muro i, riuscii a calmare i loro ardenti animi, non avevo spiegato molto del mio piano, o almeno, a loro avevo spiegato un piano mentre il mio cervello stava ancora processando le informazioni per trovare una soluzione a quel problema.

    Mi scusi soldatessa... ma come mai sono dovuto venire anche io? Capisco che voleva dimostrare le sue doti, ma non sarebbe bastato portare la testa o la pelliccia della bestia?

    Stia tranquillo, oggi le mostrerò ciò che so fare, e capirà il perché l'ho fatta venire


    La parte di foresta che era sotto il controllo dell'uomo era silenziosa ad un orecchio non esperto, ma io riuscivo a sentire la vita del bosco che conduceva imperterrita il suo corso, le formiche che si spostavano di foglia in foglia, i passi degli animali erbivori incerti e tremolanti, gli uccelli tra le fronde degli alberi, era sempre bellissimo fare una passeggiata nel bosco, ma l'ansimare del mio poco felice compagno di scampagnata mi distraeva come non mai, ero quasi tentata di girarmi per attrappargli la bocca quando misi un piede nel territorio della volpe la situazione cambiò drasticamente, i rumori cessarono quasi del tutto e non potei fare altro che sorridere visto che anche il capovillaggio finalmente chiuse la bocca.

    Finalmente il silenzio



    da finire
     
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2 replies since 8/10/2022, 07:26   134 views
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