Samurai Showdown

Narrato >Parlato Kentaro >Parlato Kisuke "Pensato"

Passi a grandi falcate, rumori metallici nei corridoi. “Spettacolare!” pensò il gemello alfa mentre si comportava come un turista osservando la struttura nei minimi dettagli, una bocca fece la sua comparsa sulla guancia destra prendendo la parola

>Muoviti, non siamo qui per questo…

Il tono era arcigno, e dopo che la principale delle due bocce sorrise, i piedi tornarono a camminare con passo deciso. La nova-shinigami era una struttura davvero imperiosa, immensamente diversa e contrastante da quello che era il mondo che la circondava. L’evoluzione tecnologica di quel posto faceva capire come tutto il resto fosse indietro di svariati anni, le conoscenze e le tecnologie utilizzate in quel luogo avrebbero fatto gola davvero a chiunque ed ovviamente un’aspirante artigiano come Kentaro non poteva che esserne totalmente affascinato, anzi si potrebbe benissimo dire “innamorato”.
La sala dei combattimenti virtuali era in una delle ali principali della struttura, ben difesa da attacchi esterni e sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro. Un sistema di sicurezza aveva in sé il registro di tutti i membri osu che erano autorizzati ad entrarvici per poter usufruire dello speciale addestramento virtuale, dove poter dar fondo a tutte le proprie capacità in totale sicurezza. I controlli furono veloci, nonostante la singolarità dei due gemelli siamesi, così tutti i presenti avrebbero visto la porta meccanica aprirsi a partire dal centro, separandosi in tre sezioni e mostrare la slanciata e muscolosa figura del giovane Kentaro Hakkenjiyu, in ovvia e dolcissima compagnia. Nella sala non erano presenti molte persone. Oltre agli addetti ai lavori, il quale sguardo sembrava incollato ai vari schermi attratti dalla luce come falene, vi era un ragazzo decisamente più giovane del ninja nidoki, era ben equipaggiato e non sembrava un membro dei paesi ninja, probabilmente era un samurai che prestava servizio come loro nell’osu. Kentaro stava per alzare il braccio per salutare con un sorriso stampato sul viso quando la seconda bocca parlante bisbigliò

>Prendo io il comando questa volta!

Di nuovo il tono autoritario e arrogante di prima, ma erano fratelli, Kentaro lo conosceva fin troppo bene e senza fare particolari storie diede il suo ok al cambio, del quale nessuno si sarebbe accorto, non conoscendo il carattere dei due ed essendo le loro figure impossibili da distinguere.

>Hey tu! Mi hanno detto che hai prenotato la sessione di allenamento, il punto è che anche io avevo fatto la stessa prenotazione e questi hanno accavallato gli appuntamenti, quindi non fare storie, metti la tua mano su quel dispositivo e combatti con me, le presentazioni le facciamo dentro!

Il tutto fu detto nel peggiore dei modi possibili, mentre il gemello beta si apprestava a mettere la propria mano destra su di un dispositivo circolare, da lì avrebbero azionato il macchinario per il combattimento virtuale, tramite la scansione totale del soggetto e la loro proiezione in un mondo desertico e sicuro.
Era la prima volta che i due provavano tale allenamento, Kisuke non era nella pelle, per la prima volta avrebbe potuto dare libero sfogo a tutte le sue tecniche senza la minima paura di poter uccidere il suo avversario. Era da tempo che sosteneva di essere diventato allo stesso livello del suo gemello alfa, anzi di averlo superato, ma non aveva mai avuto occasione di dimostrarlo. Kentaro invece non faceva altro che attendere il momento giusto per comunicare il suo piano al gemello, ovviamente i due si sarebbero capiti con una sola occhiata, ma proprio come avevano imparato nel corso delle loro recenti avventure, dovevano iniziare a collaborare sul serio, il loro vantaggio numerico, negli anni precedenti, era sempre stato reso vano dalla loro scarsa sintonia e quello sarebbe stato il punto cardine del loro allenamento, a prescindere dall’avversario che gli si sarebbe stagliato davanti.

La mano poggiata sulla superficie emanante una luce verde diede il via ad un visore che circondò la testa dei soggetti. Buio, poi pian piano iniziarono a mostrarsi stringhe di dati, dapprima verdi su uno sfondo nero poi esse si fusero in un luogo molto simile alla sala dove i due corpi erano realmente presenti, salvo l’assenza totale di altre persone e la presenza di vari oggetti simili a tronchi di legno, ma metallici, sparsi qua e là nel perimetro rettangolare di quella stanza di circa un centinai di metri di lunghezza e la metà in larghezza.

>Mi dispiace fratello, ma questa volta si collabora!

Il tono felice ed entusiasta, tipico di chi a stento tratteneva le sue risate, apparteneva a Kentaro, il più giocoso dei due gemelli, non ricevette risposta, silente segno d’assenso da parte del fratello, erano entrambi consci del fatto che ostinarsi a lottare come due individui diversi limitava le loro capacità belliche e nell’ultimo periodo avevano studiato tecniche che sembravano lavorare bene ed in maniera sinergica.

>Scusa per i modi di prima! Io sono Kentaro e quello che ti ha parlato in quel modo è il mio gemello Kisuke, piacere di conoscerti! Ti dispiace se diamo subito il via alle danze?

Chiese Kentaro mentre si spogliava della parte superiore della tunica da monaco per lasciare libero il suo busto dal quale sarebbero spuntate altre due braccia in contemporanea ad altri due occhi ed un’altra bocca sul suo viso, rivelando la sua “forma da combattimento”, ovvero quando entrambi i gemelli entravano in azione contemporaneamente.
Senza perdersi in ulteriori convenevoli, i due partirono all’attacco. La prima mossa sarebbe stata molto subdola e portata avanti da Kisuke, ovvero il genjutsu del viaggio nell’oscurità, tramite il quale tutti i presenti, salvo lui, sarebbero caduti in un’oscurità che ne avrebbe limitato esponenzialmente le capacità combattive, cosa che però non avrebbe rappresentato un problema per Kentaro. In questi mesi infatti il giovane adulto aveva lavorato sull’affinare il suo olfatto per poter eludere i limiti di questa tecnica ed infatti il prossimo colpo sarebbe stato il suo… L’avversario dei due ninja era un samurai completamente equipaggiato e quindi colpire punti estremamente difesi sarebbe stato non esattamente il metodo migliore per attaccare, avrebbe quindi portato il colpo cercando di mirare al collo, per quanto potesse riuscirsi nel buio che lo circondava, tramite la tecnica lariat, per poi concludere la sua offensiva tentando di prendere di peso il suo avversario ed utilizzare una micidiale raiger bomb che lo avrebbe danneggiato nonostante la presenza della corazza. A quel punto sarebbe venuto nuovamente il turno del gemello beta, esperto nelle arte magiche che avrebbe fatto ricorso alla tecnica della fiamma sterminatrice dopo essersi allontanato di una decina di metri e aver tentato di preparare l’aria con la tecnica del walzer di fiamme danzanti, risparmiandosi la lunga sequela di sigilli grazie alla sua abilità, con questa mossa avrebbe annullato i benefici dell’olfatto del fratello ma non sarebbe stato un problema vista la sua non volontà di estendere il genjutsu di prima per altro tempo.

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>Ya-chi?

I gemelli rimasero incerti dopo quello che avevano udito, i loro colpi erano andati a segno ed il samurai era ora sprovvisto di qualsiasi protezione, l’armatura e gli oggetti che portava si erano rivelati inutili contro la straripante forza fisica di Kentaro e la potenza del fuoco di Kisuke, i loro attacchi si erano svolti in maniera estremamente precisa e coordinata, avevano fugato i loro dubbi, per quanto non fossero così difficili da dissipare: dovevano comportarsi da squadra, ognuno avrebbe fatto il suo e ciò avrebbe comportato risultati ancora migliori di quelli precedenti. Tuttavia in quel momento la loro attenzione era sul nemico

>Tutto bene samurai?

La domanda di Kentaro non nascondeva un po’ di preoccupazione, ingiustificata perché il combattimento si stava svolgendo all’interno dell’arena virtuale e nessuna delle ferite riportate in quel luogo avrebbe potuto manifestarsi nella realtà, proprio come non mancò di fargli presente il suo gemello

>Che ti frega? Siamo in una simulazione…

Un piccolo scambio di battute che evidenziava ancora una volta la differenza sostanziale tra i due, sebbene il menefreghismo di kisuke non fosse totale ma solo apparente e per giunta, in questo caso, giustificato.
Il samurai stette fermo per qualche istante, sul suo corpo si potevano osservare le ferite riportate, rappresentate dalle ustioni successive all’impeto di fuoco che era stato riversato su di lui, in un combattimento normale probabilmente nessuno avrebbe mai usato una combinazione simile come mossa d’apertura, una sorta di codice cavalleresco era ben chiaro a tutti gli shinobi che si allenavano e spesso, i loro combattimenti erano supervisionati da superiori di grado che in caso di tecniche eccessivamente aggressive o addirittura proibite si occupavano di intervenire e fermare i contendenti.

Il cambio però fu repentino. Il samurai, da posizione di studio passò velocemente all’offensiva, dal suo collo fuoriuscì una frusta composta da una copia esatta della sua colonna vertebrale, gesto che lasciò inorridito il gemello alfa e sorpreso positivamente quello beta che si ritrovò a pensare “almeno qualche asso nella manica ce l’ha, vediamo se possiamo divertirci”.
L’attacco dello spadaccino fu repentino, dapprima uno scatto accompagnato dalls ue copie, lo fece avvicinare ai gemelli, e successivamente ci fu un tentativo di attacco. Agli occhi di kisuke il tutto fu abbastanza evidente e si accorse della difficoltà del fratello nel seguire i movimenti dell’avversario, doveva intervenire lui dunque.
Compose un solo sigillo, quello del topo mentre il primo attacco con la liana stava per sferzare l’aria circostante. Con il massimo impegno del suo chakra ed il massimo sforzo possibile, kisuke si impegnò a convogliare la sua energia da ogni punto del suo corpo onde evitare di essere colpito dal samurai, vari simboli sarebbero quindi comparsi sul terreno cercando di bloccare l’originale Daisuke e chiunque si trovasse nel raggio di venti metri

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Il samurai era stato bloccato nei movimenti e nell’uso del chakra ma a quanto pare non in quello della sua lingua. Continuava a sbraitare cose all’indirizzo dei due gemelli che lo guardavano con sempre maggior confusione. Non riuscivano a capire il perché di tanta rabbia, aveva subito dei colpi potenti, le sue difese erano state distrutte ma un ninja doveva essere abbastanza lucido da non farsi trasportare da determinate emozioni, o quantomeno ricordarsi di essere in una simulazione.

>Che idiota, ci ha presi per qualcun altro…

Constatò la voce profonda del gemello beta dopo l’ennesima conferma dell’equivoco, evidentemente la loro combinazione rovente aveva sbloccato dei ricordi non positivi. Li stava accusando di aver ucciso un gruppo di persone e di chiamarsi Yalta, probabilmente il vero responsabile. Entrambi non si fecero coinvolgere troppo dalla faccenda, dal corpo emerse una seconda testa mentre il sigillo che teneva fermo l’avversario si dissolse in contemporanea allo scioglimento della posizione delle mani. I due fratelli si guardarono.

>Venti metri.

Non ci fu il minimo bisogno di aggiungere altro, le loro menti sembravano collegate dalla nascita e soprattutto dopo il duro lavoro di risincronizzazione fatto negli ultimi anni, la loro connessione era più viva che mai. Stavano imparando ad agire come un unico individuo separato in due corpi, vantaggio netto rispetto all’essere semplicemente in due contro un solo avversario. La loro capacità migliorava a vista d’occhio ma per il momento non era ancora abbastanza, non per accedere a quello che gli era stato indicato come massimo potenziale della loro capacità innata. Già, finalmente avevano iniziato a chiamarla in questo modo, non più maledizione, non più abominio, come erano stati additati per numerosi anni, fin troppi perché quelle parole non lasciassero un segno indelebile nella loro psiche. In quel momento si sentivano forse vicini alla situazione del loro avversario, egli vaneggiava sulle basi di un trauma precedente, loro cercavano di vincere questo trauma ed andare avanti, non era semplice, ma si sentivano ad uno step successivo rispetto a quello del samurai che avevano colpito.

In pochi secondi i due corpi si separarono, con il sigillo ancora attivo probabilmente Kentaro non sarebbe stato capace di dividersi da kisuke, la sua forza fisica non era abbastanza, l’aveva costatato poco prima, un sorriso infatti ora era dipinto sul suo volto, soddisfatto dei grandissimi progressi del fratello, convinto che la forza dell’uno sarebbe stata sempre da supporto a quella dell’altro. Kentaro compì uno scatto poderoso portandosi a diciotto metri di distanza, gli bastò un altro piccolo scatto per uscire dai venti, qualsiasi azione avesse fatto il fratello lui si sarebbe tenuto sempre fuori dal raggio di venti metri, per non entrare nuovamente nel sigillo.

Le azioni di Kisuke sarebbero state fulminee, non poteva permettere al suo avversario di scappare, la loro tattica era tutta incentrata su quello. Così avrebbe provato a combinare le strategie precedentemente usate, dapprima avrebbe utilizzato il genjutsu del viaggio nell’oscurità, tentando di rendere impossibile ogni difesa al loro avversario, poi avrebbe provato a sigillarne i movimenti ed il chakra utilizzando il massimo della sua riserva in un unico fuuinjutsu, ripetendo l’azione di prima, il genjutsu si sarebbe sciolto per via dell’impossibilità nel mantenere la concentrazione alta durante il fuuinjutsu, ma per tentare di bloccare totalmente l’avversario, era un minuscolo prezzo da pagare.
Kentaro non sarebbe stato con le mani in mano, si sarebbe tenuto costantemente alla stessa distanza dall’odore del gemello mentre avrebbe tentato di avvicinarsi all’odore del samurai con un movimento ad arco, evitando di cadere nel fuuinjutsu, una volta che l’oscurità si fosse diradata avrebbe quindi tentato di finire lì il duello, utilizzando il massimo delle sue risorse avrebbe compiuto un salto e con la katana che portava al suo fianco avrebbe tentato di tagliare di netto la gola del suo avversario, tentando di porre fine alle sue visioni distorte ed al duello stesso.