[Trama] Soon May the Wellerman Come

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    Quella giornata si sarebbe rivelata presto o tardi per ciò che davvero era: una concatenazione di illusioni che il mio unico occhio e i miei sensi non erano riusciti a percepire. La misteriosa Ootsutsuki si stava per scontrare con una delle offensive più potenti che avessi mai elaborato, un’insieme di mosse senza errori, di combinazioni attuate senza lasciare il minimo argine di pensiero all’avversario. Il risveglio dell’entomosfera costò una cospicua dose di energie e il sacrificio di tempo, poiché non era stato facile ingegnarmi nel fondere due tecniche in una per la prima volta. Oltretutto non era sempre facile entrare in sincronia con i cloni, poiché pur essendo parte della mia essenza possedevano un cervello tutto loro e le loro caratteristiche fisiche non erano state alterate dal risveglio. Nondimeno le conseguenze postume al supporto degli antenati non erano da sottovalutare in quella circostanza, avrei dovuto dare tutta me stessa per evitare di giungere con l’acqua alla gola e in una condizione di incredibile svantaggio da lì a poco. La rabbia e la determinazione avevano influito sulle decisioni, ma forse l’arroganza aveva spinto un po’ troppo l’acceleratore sporcando il sermone con il quale avevo minacciato l’avversaria. Stolta.

    >Ti viene detto che il tuo potere è incompleto, ti viene dimostrato anche che ciò è vero, ti vengono raccontate parte delle verità di questo mondo liberandoti dal peso delle credenze che avevi e perseguivi. Leggende infondate che basavo la loro esistenza sulla paura degli esseri di questo piano esistenziale…E tu di tutta risposta ti arrabbi dicendo di cambiare il tuo modo di comportarti, millantando di uccidermi, tu? Io non so per quale gioco del destino tu sia ancora viva ma di sicuro ti ci vorrà ben altro per tentare di uccidere una come me, forse la morte improvvisa del mio Daiyaku ti ha fatto montare la testa, ma sei solo una ragazzina e hai dimostrato di non essere pronta per la realtà. Vedi mia piccola guerriera, quando fai delle minacce, assicurati almeno di poterle portare a termine.

    Non diedi adito a quelle parole, forse il peso della paura di una morte ormai incombente ne era l’origine. Magari come divinità non era stata progettata per riconoscere la possibilità di morire e il suo cervello, piuttosto che confutare tale opzione, semplicemente la negava per negare il dolore stesso della sconfitta. Su una cosa però ebbe ragione: i rospi. Negli anni trascorsi dalla stipula del patto avevo creato nella mia testa un sistema di potere dove quelle creature ultracentenarie erano ai gradini più alti. Per tempo avevo idealizzato la potenza di quelle entità, animali magici in grado di combattere delle guerre e uscirne vittoriose e con un bagaglio di conoscenze esorbitante, in grado di far impallidire gli storici. Dallo scontro con il ninja di Kiri però, la mia consapevolezza aveva fatto breccia nell’idealizzazione, così come anche la verità dei fatti, portando pian piano a far calare quel piedistallo sul quale avevo posizionato i rospi, vedendoli per ciò che erano: semplici creature influenzabili da esterni, per nulla stoiche e sotto certi versi persino più deboli degli esseri umani. Che amara verità, che miserabile fine. Se il loro figlio non era riuscito a schierarsi al mio fianco anche dinanzi ad uno sterminio creato dal suo altro “discepolo” di kiri, i due saggi erano riusciti unicamente a deglutire prima di ottenere un bel lavaggio del cervello da parte dell’entità alata proveniente da chissà dove. Era lecito pensare quindi che richiamarli o no in futuro non avrebbe fatto più tanta differenza e che avrei fatto molto meglio a ragionare al contrario, rendendo quel piedistallo un cratere e pensandoli esclusivamente al pari di un po’ di carne da macello.

    >Vedi mia piccola guerriera, quando fai delle minacce, assicurati almeno di poterle portare a termine.

    Ancora tacqui, risparmiando saggiamente le forze per perseverare in quell’attacco che le tranciò la testa di netto, come avevo ipotizzato. Tagliandole la testa e separandola dal corpo avrebbe cessato di esistere come succede ad ogni creatura vivente e avevo ritenuto che tale regola biologica valesse pure per lei. Quando la testa volò nel vuoto di un orario imprecisato, il respiro trattenuto assieme alle parole si sentì finalmente liberato e uscì di getto ancor prima che il capo della dea precipitasse nel mio palmo come un sacco della spazzatura lanciato dal secondo piano di una palazzina. Furono gli insetti a condurre il bottino di guerra dopo averlo saldamente aggrappato e guardai quel viso senza disgusto, anzi contemplandolo a lungo con pietà.

    Almeno ora potrò godere di un po’ di silenzio.

    Ero completamente nel torto. Il corpo mutilato della Ootutsuki parve continuare a reagire, a rimanere lì in quella posa senza stramazzare, come se fosse avvolto da uno stato di calma totalmente innaturale. Consumando del tempo ad osservare quel lato del campo di battaglia non feci caso alla mutazione del viso e quando il mio unico occhio tornò sulla testa mozzata mi accorsi di quanto, in realtà, tutto ciò che avevo fatto non era servito a niente.

    >Non è un mondo più bello?

    Un sussulto gutturale emerse dalla gola in risposta a quella testa così spaventosamente familiare. Ciò che la mia mano tendeva adesso aveva assunto fattezze che mi fecero raggelare: non mi fu chiaro come né perché, ma sorreggere la mia testa era qualcosa che non mi era mai capitato nella mia esistenza. La realtà circostante mutò in un lampo, corollando l’atroce illusione e tingendola di colori pastello forse tipici del paradiso piratesco del quale tanto avevo sentito parlare. Il sangue si gelò nelle vene così come le ossa e a tale spettacolo cominciarono ad assistere gli insetti, che da lì in poi assunsero fattezze estranee al mio dominio. Non furono gli unici a evolversi per approfittare dei campi fioriti, ora anche la creatura misteriosa e dal potere senza eguali aveva dato inizio a quella metamorfosi che la rese molto più vicina -in aspetto – alle sue creature, ma con tratti demoniaci e indelicati. Oltre ogni umana concezione e immersa in una follia ammantata di fiaba, pareva che il cervello e la volontà non volessero più rispondere ai miei comandi perché la beatitudine di quel luogo era di gran lunga più ammaliante. Come veleno spacciato per miele di pregiata qualità, era un’illusione così forte da sembrare più reale di qualunque cosa avessi vissuto fino a quel momento e questo rendeva vani i minuscoli tentativi dell’inconscio di spezzarla.

    >Vuoi restare?

    Ovviamente non avrei voluto, eppure anche il solo sforzo del rendermene conto fu vano. Anzi non arrivò nemmeno, tant’era ancestrale la malia della Ootsutsuki. D’altro canto nemmeno risponderle il contrario mi fu permesso, solo i muscoli delle braccia ebbero l’impulso di sollevarsi e tendersi verso il suo profilo. La testa era già scomparsa nel mentre, così come i fiori e le palette cromatiche luminescenti: vennero inghiottite da una Ibben macchiata di sangue e viscere e dal suono, vicino, vicinissimo, degli insetti sulle mie membra. Le condizioni del corpo non seppi vederle ma in breve non ne avrei sentito la necessità sicché pian piano l’acido cominciò a intaccare la pelle. E il dolore fu aberrante.

    .:Lamento della piratessa:.


    AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH

    I lembi della pelle pulsarono in preda ad un calore atroce, straziati dalla voracità della corrosione. Cotali creature esigevano per forza un tributo e dopo anni e anni a offrire corpi altrui venne infine il mio turno di accontentarle. A poco a poco abiti, derma e muscoli furono stracciati via con poca pietà come radici di una pianta morta, la chioma si riversò sul terreno e fu l’unica parte del corpo a restare intatta, mentre tutto il resto veniva consumato dai divoratori. Cercai di dimenarmi con disperazione finché ne ebbi al forza, con un volume delle grida incessante e una voce straziata, che ebbe il suo picco nell’istante in cui l’acido raggiunse il bulbo oculare che mi permetteva di assistere all’atroce misfatto. L’ombra del primo insetto passò rapida come la storia del mondo e quando le zampe dell’insetto sfiorarono l’iride il tempo si fermò, squarciato di netto da un ultimo urlo. Assistetti con lucidità ad una morte che si protrasse per ore e ore, un lungo deterioramento che continuò a protrarsi a lungo, silenziato a causa di un udito del quale non vi era più traccia. Non avrei più sentito nulla intorno a me e di certo sarebbe stata quella l’unica nota positiva della mia morte: forse l’unica libertà reale al quale aspiravo l’avrei raggiunta abbandonando per sempre la vita, divenendo cibo per la natura o un emanazione priva di corpo ma libera di vagare per l’eternità in ogni angolo dell’universo.

    >Volevi davvero versare il mio prezioso sangue in questo lurido posto? Che pena

    Persi la cognizione del tempo e dello spazio a furia di sperimentare la finta morte e quando quella messinscena giunse al termine il cuore non smise di battere come in un tumulto, mentre l’unico occhio a mia disposizione stentava a mettere a fuoco lo scenario circostante. Era tutto accaduto nella mia testa? Non c’erano ferite sul mio corpo, la pelle e i vestiti risultavano intatti e non disciolti. Madida di sudore soprattutto sulla fronte, quasi come se avessi viaggiato sotto al sole cocente del paese del Vento, percepii le vertigini attanagliarmi e una emicrania comprimermi la testa su tutti i lati. Convinta di aver ammazzato la “regina”, era come se avessi ereditato la sua corona spinata di ferro nero e qualcuno l’avesse infilata a forza sul capo pur essendo troppo stretta, manco fosse uno strumento di tortura. Ciò che mi portò a comprendere l’inganno solo dopo averlo sperimentato a pieno fu il constatare la presenza del risveglio ancora attivo; a meno che la Ootsutsuki non fosse in grado di forzare una attivazione involontaria -cosa che non m’avrebbe stupito, perché ormai nulla più era in grado di farlo – o a meno che non fossi ancora preda di un maleficio, sarebbe stato impossibile rimanere in quella forma per lunghi giorni. Se fossi stata lucida mi sarei posta il problema di indagare, ma non era quello il luogo né il tempo: non ero nelle condizioni di trovare le risposte a tale artificio oscuro perché anche gli antenati, così come l’inconscio e l’istinto, suggerivano altro. Quella divinità era decisamente fuori dalla mia portata, non le sarebbe bastato molto per uccidermi definitivamente ma il fatto di essere ancora lì ad intrattenersi con me suggeriva uno scenario nascosto che avrei visto solo attraverso le sue parole, sicché lo shock di quel sogno non sarebbe scomparso con uno schiocco di dita ma sarebbe rimasto impresso nelle mie scelte e nel mio futuro per l’eternità.

    >La risposta è sì, devi migliorare molto, ma sono curiosa di sapere come lo farai e se ne sarai in grado, ho deciso che la tua vita non mi interessa, puoi farne ciò che vuoi ma ti propongo di seguirmi, non come il mio precedente Daiyaku, non avremo mai quel tipo di legame, ti darò un solo ordine, e tu lo porterai a termine, ci stai?

    Seppur la follia avesse impregnato le parole e i gesti di quel rapporto partito decisamente male, la vera motrice del mio cammino era la volontà di sopravvivere. Da cadavere che utilità avrei potuto avere? Se l’avessi attaccata nelle pessime condizioni in cui ero, cosa ne avrei guadagnato oltre ad una morte non più solo immaginaria e magari ben peggiore di quella vissuta? Sospirai a lungo per provare a calmare una delle infinite sensazioni riproposte dal cervello ancora impantanato nel ricordo di quella morte ciclica, voltandomi di scatto in ogni direzione e palpandomi ogni zona raggiungibile per constatarne la situazione. Di tranquillità nemmeno l’ombra, forse non l’avrei mai più recuperata del tutto, anzi già sapevo quali incubi si sarebbero aggiunti alla lista di quelli che disturbavano il mio sonno. Dormire sarebbe diventata un’odissea, un percorso costellato di urla e risvegli in piena notte, occhiaie e tachicardia, antidepressivi e letture più intense in attesa dell’alba.

    *Anf Anf* Non credere…. Non credere che abbia cambiato idea su fatto che divinità o umani non fanno eccezione difronte alla morte. E non ho….

    La voce si interruppe per alcuni istanti, giusto il tempo di rimirare con palese sdegno i due rospi stretti nelle prigioni carnose e di trasmettere loro tutta la mia delusione, cercando di liberarli da un destino crudele che però meritavano data la loro debolezza e l’incapacità di mostrarsi utili. Non ero un’assassina di rospi, ma non avrei risparmiato loro la morte se fosse stato necessario farlo. Da quel momento in poi li avrei considerati alla stregua di meri strumenti e sarebbe toccato a loro riguadagnarsi la mia fiducia. Se fossi riuscita a sciogliere la tecnica avrei ripreso il discorso con un tono ricolmo di stanchezza e sgomento, grattando i palmi e i talloni sul terreno per via dello shock, dimostrando però anche un po’ di ironia e superiorità, sicché ero scampata ad una morte che chissà quante persone avevano sperimentato prima di me.
    Non ho...intenzione di accettare un ordine unilaterale, quindi ti propongo un patto. Riconosco tua potenza, ma come vedi io sono ancora viva e non esiste nessuno più determinato di me a rimanerlo, così come non esiste nessuno su questo mondo che sarebbe sopravvissuto al mio posto.

    Mentii spudoratamente, ma lo feci perché ormai mi ritenevo così sfigata che chiunque al mio posto si sarebbe tolto la vita da solo dopo aver sperimentato la morte in diverse sfumature e le sfortune che mi perseguitavano.

    Nessuno può esserti più utile di me e lo sai bene, altrimenti mi avresti uccisa. Nemmeno un da… dakia… uno schiavo come quello di prima potrà rispettare il patto come potrei farlo io. In virtù di ciò... accetterò di adempiere a quell’ordine solo se a tua volta mi garantirai di fornire a me e ai miei uomini ciò che è necessario per farlo. Incluso lasciarli in vita. Questo vuol dire fare un patto, questa essere mia scelta.

    Non c’erano più le forze per combattere, quindi non mi restava che utilizzare la lingua. Se ero destinata a portare delle “catene” tanto valeva farlo per mia scelta.
     
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    Ibben



    La mano destra si diresse lentamente al volto assumendo una posizione di scherno e finto interesse, mentre l’umana osava addirittura proporre un patto, un accordo tra due persone che potrebbero essere considerate pari, cosa che non sarebbe risultata veritiera in nessuno degli innumerevoli piani d’esistenza. L’ootsutsuki decise di non interrompere il discorso della sua preda, qualcosa nel suo essere la intrigava, si sentiva come un adulto che assiste alle millantazioni di un bambino e ne ride sotto i baffi per non interrompere il loro flusso, il loro sognare. La proposta era ragionevole, lasciare in vita i suoi compagni, probabilmente l’avrebbe già fatto. Continuò a fissarla ansimare dopo aver terminato un discorso dal linguaggio a volte preciso, altre volte molto confuso, stremata con la pelle imperlata che rifletteva la fioca luce del posto. Restò così per qualche interminabile minuto. I suoi pensieri non andarono troppo lontano, la spedizione di quel giorno era stata un buco nell’acqua, questa donna aveva accesso ad un potere che non conosceva e non riusciva a spiegarne la vera origine. Aveva parlato di legno, aveva parlato di ishivariani, tutto ciò poteva essere plausibile, parte dei poteri degli ootsutsuki erano legati a degli alberi d’altronde. Loro, divoratori di mondi e dimensioni si erano trovati ad avere a che fare con un insieme di singolarità problematiche in questo piano esistenziale, qualcosa che non si era ripetuto altrove. Era tutta colpa degli errori di millenni fa, ne era certa, ma la sua conoscenza della storia non era così approfondita, non era un’emanazione d’altronde, solo un tramite. Avrebbe quindi dovuto indagare? O aspettare ordini superiori?
    Il viso non mostrava alcuna emozione durante quei ragionamenti, le ali si muovevano ritmicamente, con brevissimi colpetti che le permettevano di restare ad un livello di pochi centimetri di sospensione. Decise. Non poteva lasciar andare una di queste singolarità

    >E sia dunque…

    Si avvicinò alla ragazza toccandole il mento e guardandola fissa negli occhi.

    >Non torcerò un capello ai tuoi compagni, ma il resto dovrete farlo da voi. In più non puoi pretendere che i mi fidi delle sole parole dico bene?

    L’occhio destro iniziò ad illuminarsi, un ninja esperto sensoriale avrebbe potuto accorgersi di come la concentrazione di chakra aumentasse nel suo bulbo oculare.

    >Da oggi sei mia, il mio ordine unico è che tu mi obbedirai ciecamente, fino a quando lo riterrò necessario.

    La concentrazione di chakra svanì, non avresti sentito nessun cambiamento nel tuo corpo, ma qualcosa nella tua mente sarebbe cambiato. Senza spiegarti il come, le sue parole non ti sarebbero sembrate solo meri suoni pronunciati dalla sua bocca, bensì sigilli per un legame molto più profondo, eri consapevole che avresti obbedito davvero ad ogni suo comando.
    La mano si separò dal tuo viso ed una farfalla cristallina si posò sul tuo occhio, non avresti percepito alcun dolore, ma l’avresti sentita diventare parte del tuo essere.

    >Così sarai i miei occhi…

    Ti diede le spalle. Le ali la portarono in alto lentamente, delle farfalle cristalline continuavano a seguirla e la sua voce questa volta raggiunse direttamente la tua mente, senza usare l’aria come tramite per lo spostamento delle onde sonore.

    >Indaga su Ishivar e su quanto ti accadde con quel pugnale.

    L’ordine fu perentorio, il tuo cervello ti avrebbe comunicato che la voglia di indagare su tale avvenimento non fosse unicamente dovuta a tale comando, la tua mente era ormai soggiogata.
    Un vortice bluastro e cristallino comparì attorno alla sua persona, l’aria sembrò infrangersi ed una parete opaca funse da portale per chissà dove. Sull’isola rimase solo il silenzio dopo la grande battaglia.

    ???



    Un corridoio di pietra bianca splendente rifletteva la luce emanata dalle sue ali. La semidea avanzava a velocità moderata, persa nei suoi pensieri e in chissà quale deduzione. Un salone immenso si aprì ai suoi occhi, non ne rimase sorpresa, sapeva perfettamente dove fosse. Tutto ciò che era composto di roccia sembrava essere sospeso in uno spazio stellato dalla consistenza liquida. Le varie luci simili allo spettacolo degli astri notturni trasmettevano la sensazione di essere cariche di energia. Era sola, ma evidentemente in attesa di qualcuno che non tardò ad arrivare. Un portale oscuro come la notte più profonda lasciò palesarsi una figura totalmente incappucciata.

    >Non ha idea di cosa sia il suo potere…

    Una risata irritò non poco la semidea i quali occhi presero a brillare di una luce “negativa”

    >Tranquilla sorellina, ho trovato qualcosa di interessante… li chiamano senninka…

    Disse la voce maschile della figura incappucciata, mentre le mani facevano comparire l’ologramma di un luogo imprecisato del mondo ninja.


    IEHJjmW


    Yama™ EVENTO FINITO caro mio. Allora innanzitutto mi scuso per i grandi ritardi ma sono cambiate davvero un sacco di cose e non si ripeteranno più attese del genere, soprattutto quando si parlerà di ootsutsuki visto che dipendono da me :selmo: :rosa:.
    Iniziamo dallo spiegarti che succede: tu hai proposto un patto, lei ti ha kotoamatsukamizzato e ti ha messo un fuuinjutsu sul viso tramite la farfalla, da oggi potrà seguire qualsiasi tua mossa, in qualsiasi momento, in pratica considerati sorvegliata 24/7, ti allego immagine della tua nuova faccina:
    image

    Per qualsiasi dubbio sai dove sono. La tua ricompensa è: valutazione base di 80. Per un totale di 440 :sob: punti
     
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    considerando i ritardi vari direi che un 450 exp vada più che bene :rosa:
     
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