[PQ] Incidenti di percorso

Sblocco elementale Raiton x Seto Akame

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    Incidenti di percorso
    Seto Akame




    narrato - parlato - pensato - parlato altrui


    Nanakusa ∼ Tsumin, 22 d.Z.


    Poggiai una mano sullo stipite della porta della cabina, facendo capolino con la testa mentre osservavo il cielo ricoperto di densi nuvoloni, i quali impedivano ad un timido sole di raggiungerci con i suoi raggi. Mossi qualche passo sul ponte scricchiolante di quella modesta imbarcazione, le cui finiture legnose apparivano provate dal vissuto del loro tempo. Un discreto gruppetto di pescatori mi aveva concesso l’ospitalità per quella traversata senza troppi convenevoli. La brezza del mare accarezzava i miei capelli raccolti in una coda facendoli dondolare, mentre respiravo a pieni polmoni per cercare di liberare le mie narici dall’odore stomachevole del pescato, che vi si era insinuato. Osservavo, libero da ogni pensiero, l’affascinante costa di Nanakusa, isolotto disabitato e ricco di piante utili agli scopi medici. Mi avvicinai al capitano di quel peschereccio poggiandogli una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.

    La ringrazio per la gentilezza signore, io tolgo il disturbo.

    Mi guardò perplesso con i suoi occhioni neri mentre tirava brevi boccate dalla sua pipa in legno lavorato, intarsiata di ghirigori, liberando nell’aria piccole corpose nuvolette di fumo dall’aroma di tabacco alla vaniglia. Questi, inarcando i suoi baffi mi concesse un sorriso, accompagnato dalle ruvide rughe che gli solcavano la pelle. Così saltai giù dall’imbarcazione, muovendo una serie di passi disinvolti sulle acque del Mar Corto prima di metter piede sulle terre emerse dell’isolotto e, voltandomi, congedai con lo sguardo quel rispettabile gruppetto di uomini dall’aspetto severo e retti nell’animo, osservandoli mentre prendevano il largo per seguire la loro rotta. Il clima da quelle parti non era poi così diverso da quello della non lontana Kiri, solo più temperato poiché mitigato da correnti più calde. Le nubi sopra la mia testa continuavano ad addensarsi, spinte dai venti del Nord, e sniffando l’aria con il capo leggermente sporto al insù percepii l’inconfondibile odore della pioggia.

    Devo sbrigarmi.

    Abbandonai velocemente la baia di sabbia finissima sulla quale ero approdato, inoltrandomi nell’entroterra di Nanakusa, lungo un percorso variopinto dove gli unici riferimenti erano rappresentati dalle svariate colline fiorite che modellavano quell’oasi naturale. Mentre camminavo senza meta raccolsi alcune piante, riconosciute nell’estetica dalle fotografie riportate sui vari tomi di farmacologia, ed una volta soddisfatto del mio bottino mi adagiai sull’erba umida con le gambe incrociate per affinare il mio fiuto già ben sviluppato. Estrassi dal mio taschino un barattolo, nel quale avevo prudentemente inserito una manciata di chicchi di caffè, utilissimi per ripristinare l’equilibro olfattivo, e lo aprì prima di poggiarlo al mio fianco.

    Quest’isola è una miniera d’oro, dal punto di vista botanico.

    Dunque, chiusi gli occhi per concentrarmi maggiormente sull’effluvio di quei campioni che avevo collezionato, con l’obiettivo di cogliere le differenze tra l’una e l’altra ed affinare così le mie conoscenze. Sostai in quella posizione per una ventina di minuti, constatando un sentore di pioggia sempre più intenso. L’aria s’era fatta più fredda ed il vento spirava con più insistenza, facendo dondolare con maggior veemenza i miei capelli raccolti. Un paio di gocce si infransero sul mio viso, ma solo alla terza aprì l’occhio destro per guardarmi intorno. I ciuffi d’erba si appiattivano al suolo costretti dalla forte corrente mentre Il loro colore, dapprima caldo e vivo, appariva freddo e spento, adombrato dall’oscurità delle perturbazioni.

    È arrivata l’ora di levare le tende. Tornerò verso la spiaggia, ci sono un paio di insenature laggiù che potranno offrirmi riparo.

    Stipai nelle tasche del giubbotto il raccolto e mi issai percuotendo i calzoni per liberarmi della terra. Il cielo s’era fatto rumoroso. Un paio di minacciosi gorgogli squarciarono la quiete, seguiti da fugaci lampi, avvisaglie di un temporale imminente. Uno stormo di uccelli si allontanava timoroso.

    Non raggiungerò mai in tempo la baia..ho indugiato troppo.

    La pioggia cominciò ad abbattersi su Nanakusa con notevole insistenza, così da inzuppare completamente le mie vesti nel giro di qualche minuto. Fortunatamente i materiali del Giubbotto Chunin garantivano l’impermeabilità ai suoi scomparti così che gli averi riposti al suo interno non risentissero degli agenti esterni. Ciò alleviò in parte il mio turbamento per l’ennesimo acquazzone che mi toccava sorbire, benchè ne fossi praticamente abituato. I pescatori che mi avevano traghettato su quell’isola si erano preparati all’eventualità del temporale ed oltretutto erano stati così cortesi da avvertirmi. Tuttavia, avevo passato svariati giorni a studiare ed allenarmi e decisi di concedermi comunque un momento di svago. Mancavano una centinaia di metri alla spiaggia, quando un evento così raro da sposarsi perfettamente con il mio vissuto si verificò in quel frangente. Un fascio luminescente si propagò proprio sopra la mia testa, correndo perpendicolare alla vasta schiera di nuvole verso il terreno, abbattendosi fragorosamente a pochi centimetri dai miei piedi. L’energia di cui era intriso si liberò ben oltre la sua figura e finì con l’investirmi scaraventandomi con il sedere per terra e scucendo completamente la parte sinistra dei miei pantaloni.

    *Arghh!!*

    Con un riflesso spontaneo mi trattenni la gamba con entrambe le mani, dolorante. Buttando l’occhio su di essa mi accorsi dello squarcio ed iniziai a sentire un intenso bruciore intermittente.

    Dannazione!! Ahi! Che dolore..cazzo!!

    Lanciai uno sguardo verso il cielo come ad imprecarlo ed allo stesso tempo chieder conto di quanto successo, conscio dell’incredibilità della coincidenza. Concentrai del chakra curativo verso le mani per alleviare quel pungente fastidio e mentre questi produceva il suo effetto mi sentivo sempre più sollevato. Al termine di quell’intervento mi rialzai claudicante e con passo svelto ma incerto raggiunsi un riparo tra le insenature della costa, dove mi adagiai bruscamente a terra.

    Poteva andarmi molto peggio…

    Pensai tra me e me.

    Con l’aiuto di un kunai tagliai del tutto i pantaloni su quel lato e osservai meglio l’arto. Delle venature rosee si articolavano lungo tutta la gamba, a partire dalla caviglia fino alla metà del quadricipite.

    Porca puttana! Quel bastardo mi si è letteralmente tatuato addosso…

    Per mia fortuna, le mie capacità mediche mi avevano assicurato un’azione pronta e sicura, scongiurando i vari pericoli in cui sarei potuto incappare. Sospirai tediato, appoggiando entrambi i palmi al terreno e portando indietro la nuca. Spostai la testa da una parte all’altra per sgranchirmi inutilmente il collo, dopodichè raccolsi la stoffa che avevo eliminato per non dimenticarla in quell’anfratto naturale. Quando ripresi da terra il mio kunai, con mia grande sorpresa questo fu avvolto da alcune piccole scariche elettriche e istintivamente mollai la presa lasciandolo cadere sul pietrisco.

    Ma che…cavolo…sta succedendo?!?!

    Osservai le mie mani portandole sotto il mio sguardo, non notando alcunché di particolare. Pensai fosse un effetto collaterale dell’accaduto ancor recente; più avanti, invece, mi sarei accorto come quell’evento improvviso e beffardo sarebbe stato portatore di un nuovo, interessante, potere.


    Aggiungerò la "cicatrice" in scheda tra i segni particolari; se possibile utilizzerò lo spunto delle erbe raccolte per le mie creazioni farmacologiche.


     
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    Sblocco approvato. Ok per le erbe
     
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