Origami

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    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

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    ◊ Origami

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    Calde Acque - Yugakure - Casa Reiss

    Photo of Milford Sound in New Zealand
    Il cielo, fuori dalle finestre della nostra umile casa nella periferia del villaggio, non accennava a dare segni di tregua o miglioramento; tuoni e fulmini accompagnavano una pioggia scrosciante ed insistente, che non accennava a voler smettere di precipitare sui tetti di tutto il villaggio; era la stagione delle piogge dopo tutto...Novembre non è il mese migliore da passare a Yu, ma non che qualcuno se ne lamentasse più di tanto; gli abitanti ci erano abituati, ed i turisti...i turisti avevano abbandonato il nostro Paese allo scoppiare della guerra contro il resto del continente, eravamo isolati da diversi mesi ormai.
    Il mio camminare insistente nella sala da pranzo non faceva che innervosire mia madre, tornata da poco dal lavoro come collaboratrice domestica nella casa di un aristocratico del villaggio.

    «Francamente non capisco perchè ti rifiuti di rispondermi! pensi che sia un idiota? Che creda a tutto quello che mi racconti?»

    «No Àmbrose non lo penso, ma ti ho già raccontato come stanno le cose! Ora aiutami, Yuchi sta per arrivare.»

    Esclamò lei mentre si accingeva ad apparecchiare la tavola per tre, come ogni sera.
    Il terzo in comodo era ovviamente Yuichi...il marito di mia madre...un uomo per bene ma con la passione del bere troppo, non di rado aveva dato spettacolo presentandosi ubriaco a casa dopo il lavoro all'Ospedale Generale Ashford, non avevo idea di cosa mia madre vedesse in quell'uomo, e non eravamo mai andati d'accordo su niente, lui pragmatico e stacanovista, io schivo e procrastinatore seriale.

    «Non hai nemmeno idea di quante volte tu ti sia contraddetta in questi anni, ma io me le ricordo tutte, tutte!
    Una volta dicesti che era morto in guerra nella battaglia di Amegakure, ma mesi dopo mi dicesti distrattamente che lui non l'aveva mai visitata, e addirittura tre anni fa, quando andammo a Suna, mi dicesti che lui aveva degli amici li, ma guarda caso quando ho chiesto di lui nessuno aveva idea di chi fosse, o anche il nome che mi hai detto è falso?»


    Si irrigidì tutta insieme, mentre poggiava i piatti sulla tavola, conscia che le sue bugie stavano venendo a galla tutte insieme, e che mentirmi era diventato molto più complesso da qualche anno a questa parte, con l'aumentare del mio interesse e della mia acutezza mentale.

    «Il discorso è chiuso! Sai tutto quello che devi sapere, il resto non è importante.»

    «Certo che lo è! Sono stanco delle tue bugie, non trattarmi come un idiota, o giuro su dio che non te ne andrai da questa stanza finchè non mi avrai detto la verità, magari non sei neppure mia madre!»

    «Àmbrose..ma cosa stai dicendo?»

    «E Yuichi, santo dio che pezzo di imbecille, ma come hai fatto a sposarti con quel medico fallito che puzza di bourbon scadente e liquido anestetico?
    Hai pure provato a farmelo passare come figura paterna...incredibile cazzo! Stasera mi dirai la verità, qui e ora, o me ne vado di casa e non mi vedrai mai più, cercherò le risposte per conto mio.

    Sono stanco di vivere nelle tue aride menzogne mamma!»


    Lei scoppiò a piangere, gettando il bicchiere che aveva in mano per terra dalla rabbia, scaraventando i vetri per tutta la sala da pranzo.
    Nessun figlio potrebbe mai rimanere impassibile davanti ad una madre che piange, ma nonostante nel profondo fossi dispiaciuto per quella scena, mi mostrai come non fossi mosso alla minima compassione o dispiacere, quella sera lei avrebbe parlato, ed io avrei finalmente dato un senso ed una direzione alla mia infanzia.

    «Va bene tesoro...ti dirò la verità, francamente più passa il tempo e più mantenere il segreto diventa straziante, ormai sei maggiorenne ed è un tuo diritto sapere, siediti...»

    Si sedette capotavola, io rimasi in piedi all'altro capo del tavolo, troppo nervoso ed in fibrillazione per sedermi.
    Fuori il tempo non accennava a migliorare, e con in sottofondo la pioggia battente contornata da fulmini irregolari, mi accingevo ad ascoltare quella che ad oggi ricordo come la prima volta che ho sentito raccontare la storia di come sono stato concepito, o almeno la prima versione.


    Edited by Roy90 - 5/11/2021, 00:55
     
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    Un fulmine, potente come mai quella sera si era udito, si abbattè nelle vicinanze del villaggio, mentre mia madra univa le mai sulle sue ginocchia, visibilmente scossa e tesa per la situazione creatasi.

    «Ti ascolto..»

    «E' una storia che risale a circa diciotto anni fa, in un periodo buio della mia vita, nel quale non vedevo alcuna luce alla fine del tunnel.
    Ero sola in quel periodo, i tuoi nonni erano morti da alcuni mesi nella battaglia tenutasi ad Amegakure, morirono molti in quel periodo, molti amici anche...comunque, ero da sola, e non avevo come guadagnarmi da vivere, quindi...»


    «Continua»

    «Ho fatto quello che ho dovuto Àmbrose! Vendere il mio corpo è qualcosa di cui non sono mai andata fiera...ma ho dovuto fare di necessità virtù, e per un periodo mi sono...prostituita...per pagare l'affitto della casa che i tuoi nonni mi avevano lasciato e qualcosa da mangiare.»

    Sapevo che il passato di mia madre non fosse cristallino, le voci delle comari del villaggio non potevano essere tutte inventate di sana pianta, anche le bugie peggiori hanno sempre un fondo di verità...ma sentirlo dire da lei assumeva tutt'altro sapore, ero dispiaciuto per lei, non doveva essere stato facile superare il lutto di entrambi i genitori e ritrovarsi da sola a 23 anni.

    «Poi..?»

    «Una notte, mentre tornavo verso casa dopo aver staccato dal...lavoro...incontrai lungo la via principale che taglia a metà il centro città un uomo alto, bello, bellissimo...con i capelli castani e lo sguardo incredibilmente freddo, indossava una tunica bianca, e se ne stava li, fermo, a bere una bibita fuori da un bar di medio livello con un paio di shinobi attorno a lui, intenti a farsi gli affari loro.

    Non era il tipo d'uomo che si vede spesso a quell'ora della notte, aveva circa 30 anni, qualcuno più di me...ed io fui rapita dalla sua bellezza ed eleganza, tanto che sentii il desiderio di avvicinarmi e parlargli, così...senza nemmeno fare presentazioni formali, sentivo solo che era la cosa giusta da fare...se solo avessi saputo...»


    «Saputo cosa?»

    Esme si irrigidì, rivolgendo uno sguardo alla finestra posta dietro le mie spalle, in un palese stato di nervosismo e paura di qualcosa di imprecisato.

    «Lui era così bello...e gentile...ci sapeva fare con le donne, quella notte dormii con lui, fu passionale...erotico, pieno...non gli chiesi soldi perchè per me non era lavoro, ma piacere...ma la mattina dopo, quando mi svegliai, lui era scomparso, senza nemmeno dirmi il suo nome o da dove venisse...sul comodino trovai 5000 ryo, una delle banconote era macchiata di sangue...»

    «Chi era quell'uomo mamma...?»

    «Li per li non lo sapevo, presi solo i ryo e accettai il fatto che una prostituta non poteva aspirare ad avere una relazione stabile ed andai avanti con la mia vita...fino a quando non mi resi conto di chi fosse quell'uomo, vedendolo una volta alla televisione mentre parlava di politica...mi si gelò il sangue nelle vede quando rividi quel sorriso beffardo e quello sguardo freddo attraverso la televisione...»

    Le parole di mia madre mi fecero cedere al nervosismo di saperne di più, decisi di sedermi all'altro capo della tavola, non dandole la possibilità di fare troppe pause, spingendola sempre più verso la verità che cercava anche adesso di trattenere.

    «Dimmi chi era! Era lui mio padre?»

    «Qualche settimana dopo cominciai a non sentirmi bene, nausee mattutine, spossatezza, e tutto il pacchetto completo...quindi feci un test di gravidanza, già sapendo che sarebbe risultato positivo, e sapevo anche che doveva essere suo, dato che con i...clienti...uh...usavo sempre delle protezioni, ma al solo pensiero di avere in grembo suo figlio mi terrorizzava...le voci che lo riguardavano erano al limite del possibile, e dell'umano»

    «Basta! Mamma...dillo! Dì il suo nome!»

    «DORIAN! Dorian Ashford...lo Yukage...adesso lo sai.»

    Per un attimo, il sangue mi si fermò nelle vene, la faccia divenne freddam il sudore era come ghiaccio, lo stomaco si ribaltò ed il mio sguardo si appannò per qualche secondo.

    «C..cosa? Dorian Ashford? lo Yukage...è mio padre?»


    To be continued...
     
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    Photo of Milford Sound in New Zealand
    Avevo atteso quel momento per anni...il giorno in cui mia madre mi avrebbe finalmente detto la verità sull'identità di mio padre, ma al sentir pronunciare quelle parole mi pentii profondamente di averla spinta a tanto, forse il non sapere la sua identità era una comoda illusione in cui mi ero auto-rifugiato, illusione rotta dalle parole di mia madre, parole che io l'avevo spinta così insistentemente a pronunciare, e che adesso temevo di approfondire.

    «Lo Yukage...ho sentito delle storie su di lui, dicono che sia forte come un intero esercito, e che sia...immortale»

    A quelle parole, Esme...mia madre, spalancò gli occhi di colpo, rendendosi forse conto di avermi davvero detto la verità questa volta, e che non avrebbe più potuto rimangiersela o cambiare nuovamente versione.

    «Ascoltami bene tesoro, è fondamentale che tu capisca che quell'uomo non è tuo padre, forse il suo seme ti avrà generato, ma non hai niente da spartire e condividere con lui, non si è mai interessato a te, anzi...»

    «Anzi...cosa?»

    «Lui...lui sà di te...ha sempre saputo della tua esistenza...e se n'è sempre fottuto, quando venne a sapere che ero incinta, una notte si presentò da me, non lo sentii nemmeno entrare in casa, sentii solo la finestra aprirsi per il vento e sbattere contro il muro...una folata di vento mi svegliò, e quando aprii gli occhi lui era ai piedi del letto, in piedi...»


    CITAZIONE
    «Cosa? Tu...? Cosa vuoi...!? Come sei entrato?!»

    «Ciao Esme, è così che ti chiami vero? Non sono certo di ricordare bene...»

    «Ssss...si...perchè sei qui?»

    «Se hai avuto questa reazione è perchè sai chi sono...devi sapere che ho occhi e orecchie per tutto il paese...ed un uccellino mi ha detto che recentemente hai fatto un test di gravidanza...devo supporre che questo abbia qualcosa a che fare con il nostro fugace incontro, è corretto?»

    «No! Giuro lui non è...»

    «Non mentirmi Esme, non sarebbe saggio.»

    «E' troppo tardi per abortire...se lo avessi saputo prima...»

    «Non mi interessa del bambino, e non mi interessa nemmeno di te...ma in un modo o nell'altro quello che porti dentro di te adesso è sague del mio sangue, e pur essendo un errore, non ucciderò un mio bastardo.
    Detto ciò...non dovrai mai rivelargli chi è suo padre, inventati qualche cazzata o fai come ti pare, ma fai in modo che non si presenti alla mia porta cercando elemosina o una figura paterna perchè l'unica cosa che troverebbe, è una lama alla sua gola e la tua testa in un paniere; sono stato abbastaza chiaro, Esmeria?»


    «Nessuno mi chiama mai Esmeria...e si, tutto chiaro.»

    «Ottimo, a presto allora...»

    «E come era arrivato, fondendosi con il pavimento sotto di lui, scomparve nel nulla»

    «Quindi...lui ha sempre saputo di me e se n'è sempre fottuto?!
    E io che l'ho sempre cercato per 18 anni...mentre lui ha sempre saputo dove fossi?»


    La situazione si scaldò rapidamente, potevo accettare di non sapere chi fosse mio padre, ma sapere che lui aveva sempre saputo di me e se ne fosse fottuto per diciotto anni mi fece bruciare qualcosa nello stomaco...sentivo una rabbia sempre più crescente montarmi dentro, e la temperatura della stanza si era improvvisamente alzata di parecchi gradi.

    Scusa per non avertelo mai detto tesoro! Volevo solo proteggerti!

    «IO..io...DEVO USCIRE!»

    «No aspetta! Àmbrose! Fermo!»

    Urlò mia madre alle mie spalle, ma io avevo già spalancato la porta di casa, rigettandomi nelle strade fradicie di acqua, mentre la pioggia cadeva ancora fortissima sulla mia testa e sui tetti dell'intero villaggio.
    Mi misi a correre, correvo il più veloce che potevo senza una destinazione precisa, ma sapevo che se mi fossi fermato sarei esploso, avevo un energia addosso che dovevo sfogare in qualche modo, sentivo il corpo caldissimo e lo stomaco bruciare, la bocca era acida, e ci vedevo male, tutto era annebbiato.
    Caddi per terra a causa di una pozzanghera, battendo il viso a terra.
    Rimasi a terra qualche secondo, il freddo dell'acqua piovana mi rigenerava le membra incandescenti; mi tirai su e ricominciai a correre, fino ad arrivare nella foresta che circondava il villaggio, corsi attraverso essa e ogni tanto mi voltavo per vedere se qualcuno mi stesse inseguendo, l'adrenalina che avevo addosso stava lentamente scemando.
    Arrivai in una radura circondata da alberi, mi sedetti al centro e, con la pioggia che mi batteva la fronte, guardai verso il cielo tempestoso, rivolgendo la mia domanda a Dio o chi per lui.

    «Perchè?!?!»

    Il mio corpo si raffreddò tutto assieme, e potevo stranamente percepire ogni singolo arto come un componente unico del corpo, quasi come fosse staccato dal tronco.
    Tirai un pugno all'erba sotto le mia ginocchia, poi un altro, e un altro ancora, per liberarmi poi in un urlo liberatorio, sincronizzato quasi alla perfezione con un tuono.

    AHHHHHH PORCO @!#?^

    Poi, fu il buio.

    ...


    Mi risvegliai non saprei quanto tempo dopo, ma la pioggia era cessata e la luna illuminava la radura.
    Aprii gli occhi, ma la prima cosa che percepii era che non sentivo il mio corpo come prima, tutto era più...leggero...più rilassante, potevo percepire più sensazioni contemporaneamente, e quando mi guardai attorno per capire perchè mi sentissi a quel modo, notai tanti pezzetti di carta bianca dalla forma rettangolare e dal colore simile a quello delle ossa, un bianco sporco, galleggiare per l'aria attorno a me...erano troppi da contare, saranno stati un migliaio, riempivano tutta la radura.
    Mi guardai le gambe, ed erano sparite, a dire la verità tutta la parte sotto la cintura era sparita, ma non c'era un taglio netto, ma pezzi di carta attaccati alle estremità inferiori, come quando un foglio di carta viene strappato in due e dei rimasugli rimangono penzoloni.
    La cosa strana è che potevo comunque sentire le mie gambe, solo che erano a 4 metri da me, distese sul bagnato, inermi.
    Fui preso dal panico all'inizio, ma man mano che passavano i minuti, compresi che potevo controllare quella carta per farla muovere a mio desiderio; feci riavvicinare le mie gambe sollevandole nell'aria e posizionandole al posto giusto, utilizzando la carta che mi circondava come collante, fino a fonderle perfettamente con il resto del corpo, senza cicatrici o segni di sorta.


    Fine, visto che non ho un innata volevo sbloccare l'arte degli origami non come qualcosa che si apprende banalmente da un rotolo, ma qualcosa di più personale.
     
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    Allora yu è in guerra praticamente da più di tre anni con il mondo ninja, ossia dalle varie battaglie che puoi trovare in Eventi Speciali (golfo degli squali, delle sirene ecc. ecc.) quindi i turisti non circolano da un bel po’:asd:
    Ps: poi avevi anche partecipato ad uno di quegli eventi :please:, stai attento alle date :rosa:
     
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3 replies since 4/11/2021, 16:23   1385 views
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