[Evento Forzato] When the party's over

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    “Ogni storia si ripete sempre due volte”

    Erano passati svariati giorni dalla cattura e cioè da quando Lif aveva perso il suo libero arbitrio. Ed era la seconda volta in pochi mesi che finiva in queste condizioni. Un risultato non da tutti e forse un obbiettivo che nessuno si sarebbe mai posto eccetto un folle.

    Ella aveva trascorso la maggior parte di quel tempo all’interno di una cabina di una nave, costruita ad hoc per sopprimere il chakra dei suoi ospiti. Infatti erano posti sigilli circolari sulle quattro pareti, oltre che sul soffitto e sul pavimento.
    Due volte al giorno entravano degli anbu che le fornivano il cibo e l’acqua per sopravvivere. Nessuno la degnava di una parola e nessuno incrociava il suo sguardo come se fosse una bestia pericolosa.
    Inoltre delle catene le stringevano a sangue i polsi. Costituivano un altro sistema di sicurezza dato che anch’esse la privano di impastare il chakra e di attivare il suo risveglio. Allo stesso tempo i suoi insetti erano privi del nutrimento e di fatto erano impossibilitati ad aiutarla e salvarla da quella situazione. Non c’era scampo, nessuna via di fuga teatrale e spettacolare in vista. Era sola con solamente se stessa come interlocutrice. Forse avrebbe avuto sufficiente tempo per riflettere su come la strada per la libertà l’avesse portata alla prigionia.
    Sulla superficie liscia del legno della parete opposta alla porta vi era una piccola fessura grande abbastanza per guardarci attraverso con un solo occhio. Essa sembrava essere stata scavata da tempo. Forse un prigioniero che aveva abitato in precedenza quella cabina aveva grattato il legno con le unghie per incavare un buco per vedere e capire dove sarebbe stato portato. Non sapeva però che con la sua azione avrebbe permesso anche ai suoi “successori” di fare lo stesso.
    La fessura le aveva mostrato per tutto il tempo il mare aperto. Nel corso dei giorni l’aria che era filtrata era diventata più fredda, così tanto da sferzare l’occhio buono della piratessa arrossendolo.
    Alla mattina del settimo giorno si mostrò un nuovo panorama. Una costa innevata e frastagliata. Lif avrebbe riconosciuto le terre della città di Torteres nel Mar Artico.
    Dopo qualche minuto gli Anbu l’avrebbero scortata sopra coperta da dove avrebbe potuto ammirare l’intera città. Raggiunto il molo l’avrebbero costretta con la forza a raggiungere una delle ali della fortezza in cima al dirupo innevato.

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    Camminarono a lungo attraverso la città illuminata dai lampioni in ferro battuto finché non raggiunsero le larghe porte in pietra della struttura. Esse si spalancarono al loro passaggio. Dall’altra parte vi era un enorme sala circolare dove si sarebbe tenuto il processo. Colonne a spirale in pietra erano disposte circolarmente delimitando lo spazio centrale. Un mosaico di tessere blu e verdi che rappresentavano una scena di battaglia tra una nave e un serpente marino decoravano il pavimento. Il soffitto era composto da una cupola di cristallo che distava dal pavimento dieci metri.
    Vi erano presenti molte persone e la maggior parte erano ninja e pirati che sembravano essere lì per questioni di sicurezza. In mezzo a queste figure spiccavano funzionari politici provenienti da ogni paese che aveva aderito all’O.S.U. Vedendo arrivare Lif si disposero su delle comode sedie davanti due banchi in attesa del processo. Il più vecchio tra loro si sedette su una poltrona più in alto degli altri.
    Dopo qualche momento di incertezza un pirata e un ninja scortarono Lif ancora incatenata al banco degli imputati per poi posizionarsi ai suoi lati. Un uomo che aveva superato la cinquantina, con le palpebre cadenti e il naso aquilino si posizionò sull’altro banco sulla destra, seguito da due donne e un altro uomo. Egli prese parola con una fastidiosa voce nasale e dunque iniziò il processo che avrebbe potuto scandire gli ultimi momenti della vita della Piratessa:

    Lìf Arnbjørg mukenin classificata di livello A è una disgrazia per la nostra società. È un’assassina senza scrupoli che ha ucciso il ninja Kyoshi Aburame torturandone il corpo e riducendolo ad una poltiglia nera informe. Una giovane vita spezzata senza alcun rimorso. Nulla è rimasto del poveretto. Così facendo, oltre che soddisfare la sua infinita sete di sadismo, ha privato alla famiglia della povera vittima la possibilità di eseguire dei riti funebri.

    Il rappresentante dell’accusa alzò le mani per enfatizzare ciò che aveva causato la mukenin.

    Nel corso della sua vita si è perfino alleata con un’altra assassina, Killia Meitori, che ha compiuto svariati crimini disgustosi in tutta Kiri. Insieme hanno viaggiato per mesi combattendo fianco a fianco chissà per quali oscuri e malvagi scopi. Non abbiamo alcuna idea se non la consapevolezza che stessero tramando qualcosa!
    Lei - puntò il suo dito verso Lif stessa - è vile e codarda. Ha usato la scusa di aver partecipato a una missione di salvataggio per domandare di profanare i corpi di poveri ninja deceduti possedenti dei doujutsu. Per di più ha preteso, solamente per aver rischiato la sua vita come ogni membro osu fa ogni giorno della sua vita, di ricevere la spada del Mizukage in persona!

    Egli allargò le braccia col viso scioccato. Si girò apertamente verso la platea guardando ogni singolo individuo negli occhi.

    Dopo che sono rifiutate le sue “richieste” assurde e le è stata lasciata immeritatamente la possibilità di fuggire senza ripercussioni ha addirittura minacciato la Regina dei Corsari in persona!
    Mette davanti a tutto e tutti la sua libertà. Nasconde le sue malefatte dietro un’ideale. Pochi criminali raggiungono e sfiorano questo grado di insanita mentale. E ancora meno sono dotati del suo potere, ciò genera un mix letale che non possiamo tollerare.


    Chiuse le mani in forma di preghiera e scandì lentamente ogni parola che seguì.

    Vi scongiuro. Una donna del genere non può rimanere libera. Un’omicida non può girovagare per il mondo perché metterebbe a rischio la vita degli innocenti. L’odio e il sadismo che cova potrebbero un giorno mettere in pericolo le fondamenta della nostra alleanza! E voi, mie signore e miei signori, avete la possibilità di scrivere la parola fine su questa fin troppo oscura e buia storia. Ci rimettiamo tutti noi alla vostra saggezza e al vostro giudizio.

    Dopo aver terminato il suo discorso si accomodò con calma e fissò i funzionari davanti a se.
    Il pirata al fianco di Lif le spinse il braccio e le disse nella lingua del continente meridionale:

    Nessuno ti difenderà eccetto te stessa.


    Da come avrai capito dovrai ruolare una “difesa” dalle accuse.
    Se hai dubbi o domande mp o discord :rosa:
     
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    “La solitudine può portare a forme straordinarie di libertà.”



    Tenevo l’occhio incollato a quel foro scavato nel legno di quella piccola e umile prigione, fissa a rimirare ciò che si celava oltre quella minuscola fessura con le catene ai polsi e il silenzio della solitudine. Intorno a me le onde continuavano imperterrite la loro corsa verso la costa, sbattendo solo raramente sull’esterno di quella che a tutti gli effetti era una nave atta probabilmente a trasportare più prigionieri. Non avevo idea di dove stessimo andando, né di quanti fossero a bordo, né di quali fossero le loro condizioni ma ciò a cui badavo era soltanto l’esterno e l’orizzonte ambrato del pomeriggio e dell’alba. Il mio mare era così bello quando il sole era basso. Aveva volute sopra la sabbia e l’odore salmastro impregnava l’aria della cella come una spezia da cucina, era quasi impossibile staccare la vista dall’esterno ma c’erano volte in cui era necessario farlo per tornare a rimirare il buio delle segrete e l’isolamento. I rumori che si potevano sentire erano per lo più “naturali”, era raro sentire le voci di altre persone se non nel momento del passaggio delle guardie a consegnare il cibo. Erano razioni scarse, oltretutto basilari, date per pietà: pane e acqua, non che mi aspettassi altri. I commenti erano pochi, gli sguardi ancora meno ed erano apatici come i colori di una camera di ospedale, più anonimi di un granello di zucchero all’interno di una zuccheriera. Ad ogni modo era diventato inutile contare i giorni dopo il terzo e dal quarto iniziai a sentire sempre più dolore ai polsi troppo stretti dalla morsa dei catenacci, lacerati dal ferro fino alla scarnificazione. Più volte avevo cercato di allentarle in tutte le maniere possibili, anche soltanto per trovare un po’ di sollievo ma ogni tentativo era stato vano e con l’impossibilità di sfruttare l’energia magica nemmeno gli insetti potevano accorrere in mio aiuto. Una gabbia nel quale ero stata ulteriormente legata e questo grazie anche allo scacco matto di Gamabunta, la cui saggezza era evidentemente valevole soltanto sul suo monte. Le parole che ci eravamo scambiati anni e anni fa dinanzi al contratto avevano perso di valore, al punto che rimasi incredula difronte al suo soprassedere sull’eccidio provocato da Atshushi. Non c’erano secondi in cui non ripensassi ad ogni singolo passaggio di quella battaglia e ogni notte il viso di Killia straziato dal dolore veniva a bussare alla porta del sonno, affogando i pensieri in un mare di sangue senz’aria, in un mare di dolore privo di suono. Che il mondo non fosse pronto per cambiare, per evolversi e perdonare? Oppure l’errore in quella realtà ero io? Cosa avrei potuto fare e come avrei potuto affrontare la vaita se neanche il tentativo di comprendere le persone e l’eventualità di perdonarle avevano svettato sopra una giustizia cieca e assoluta contro individui immeritevoli e non? Avrei dovuto convivere con quei dubbi fino al resto dei miei giorni o per il poco tempo che mi restava da vivere, giacché dalla fine di quel viaggio non potevo aspettarmi nulla di buono. In un preciso istante di quel viaggio il piccolo ingresso della cella cominciò a emettere movimenti, scatti di ingranaggi metallici invisibili dall’interno, aprendosi poco dopo per permettere a due individui mascherati di fare il loro ingresso in cella e prelevarmi come il peggiore dei filibustieri, prendendomi dalle braccia per condurmi all’esterno.

    “Pende un uomo dal pennone,
    tutto nero di catrame,
    non è certo un buon boccone
    per i corvi che hanno fame.”


    Bisbigliai nella penombra più pura e in lingua madre i primi sussulti di una canzone, canticchiandola col sorriso sghembo e salendo a poco a poco le scale cigolanti fino ad affacciarmi in superficie e da lì scrutare la gelida città riconosciuta come Torteres, dal lato opposto delle terre del sud. Quella sferzata di gelo trapelata in stanza non era quindi altro che un segno evidente della posizione geografica raggiunta dalla nave, prossima ad attraccare al porto della città.

    “Cinque teschi tutti neri
    stan sul cassero di prua,
    sono dei cinque bucanieri
    che sono morti alla tortura.“


    Continuai a cantare, come se il freddo avesse gelato il buonsenso e lo scenario della terraferma avesse fatto riaffiorare il buonumore, scambiabile tranquillamente per pazzia. Quando la nave finalmente giunse a riva, la gente cominciò a diradarsi e spartirsi in due file create ad hoc per non intralciare la marcia verso le prigioni, in una città di ferro illuminata da lanterne spettrali e occhi incuriositi. Vecchi, donne e bambini avrebbero osservato la scena in sicurezza,ascoltando il tintinnio delle catene come sottofondo di una canzone che continuavo imperterrita a canticchiare guardando differenti prospettive del percorso

    “Venti ombre tutte nere
    vengon su dal boccaporto,
    son dei venti schiavi neri
    che son morti nel trasporto.“


    Ben presto venne l’incontro con l’uscio, massiccio e imponente, adibito più a far il suo lavoro che ad apparire sfarzoso e bello. Mossi il collo per innalzare il capo dal basso verso l’alto seguire la linea centrale tra le due ante che man mano cominciò ad allargarsi, mentre il naso s’arricciava per delineare e riconoscere le tracce odorifere provenienti dall’interno. Era un portone di notevole altezza oltre il quale si stagliava un corridoio breve e percorribile in pochi passi, già gremito di guardie e ornato di pochi colori, una vera gola oscura che portava dritto alle viscere di una sala circolare atta a ospitare persone su piani opportunamente rialzati per permettere loro di far convergere gli sguardi in basso, verso l’imputato e il mosaico dipinto sul pavimento.

    “Coricandovi stanotte
    sentirete un sordo tonfo,
    è il fantasma del vascello
    che reclama il suo trionfo.“


    Sussultai tra la folla, innalzando al cielo la faccia sporca per bearmi della luce naturale proveniente dall’alto, da quella volta di cristallo costruita per dare un tocco di solennità all’aula. Condotta allo scranno di legno da due guardie differenti rispetto a quelle precedenti mi dovetti accontentare dei rumori di sottofondo dei presenti che mano a mano prendevano posto, dando modo all’udienza di iniziare e permettendo ad un bizzarro individuo di prendere parola ed esporre la sua arringa in una performance degna di uno spettacolo teatrale.

    Lìf Arnbjørg mukenin classificata di livello A è una disgrazia per la nostra società. È un’assassina senza scrupoli che ha ucciso il ninja Kyoshi Aburame torturandone il corpo e riducendolo ad una poltiglia nera informe. Una giovane vita spezzata senza alcun rimorso. Nulla è rimasto del poveretto. Così facendo, oltre che soddisfare la sua infinita sete di sadismo, ha privato alla famiglia della povera vittima la possibilità di eseguire dei riti funebri. Nel corso della sua vita si è perfino alleata con un’altra assassina, Killia Meitori, che ha compiuto svariati crimini disgustosi in tutta Kiri. Insieme hanno viaggiato per mesi combattendo fianco a fianco chissà per quali oscuri e malvagi scopi. Non abbiamo alcuna idea se non la consapevolezza che stessero tramando qualcosa!

    Puntò contro il dito dalla posizione in cui si trovava, proprio verso di me, proprio come se detenesse il controllo totale della situazione. Una balista piantata sulla mia fronte, pronta a sganciare la freccia del giudizio.

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    Lei è vile e codarda. Ha usato la scusa di aver partecipato a una missione di salvataggio per domandare di profanare i corpi di poveri ninja deceduti possedenti dei doujutsu. Per di più ha preteso, solamente per aver rischiato la sua vita come ogni membro osu fa ogni giorno della sua vita, di ricevere la spada del Mizukage in persona!

    Scarso era lo spazio entro il quale potermi muovere, forse misurava meno di un metro e sicuramente meno di quello necessario all’uomo per destreggiarsi in quella accusa senza sbattere. In quel momento compresi come sarebbe andato avanti il discorso ma ovviamente continuai ad ascoltarlo con lo sguardo affilato e le labbra sigillate in una linea orizzontale e avvizzita.

    Dopo che sono rifiutate le sue “richieste” assurde e le è stata lasciata immeritatamente la possibilità di fuggire senza ripercussioni ha addirittura minacciato la Regina dei Corsari in persona!
    Mette davanti a tutto e tutti la sua libertà. Nasconde le sue malefatte dietro un’ideale. Pochi criminali raggiungono e sfiorano questo grado di insanita mentale. E ancora meno sono dotati del suo potere, ciò genera un mix letale che non possiamo tollerare.


    Ogni presente avrebbe potuto cascarci in pieno senza indagini approfondite e informazioni aggiuntive sul caso, eppure era intuibile che nessuno di loro fosse lì per fare da avvocato e difendermi da tali accuse, a parte me.

    Vi scongiuro. Una donna del genere non può rimanere libera. Un’omicida non può girovagare per il mondo perché metterebbe a rischio la vita degli innocenti. L’odio e il sadismo che cova potrebbero un giorno mettere in pericolo le fondamenta della nostra alleanza! E voi, mie signore e miei signori, avete la possibilità di scrivere la parola fine su questa fin troppo oscura e buia storia. Ci rimettiamo tutti noi alla vostra saggezza e al vostro giudizio.


    Mi guardai intorno, vigile e stanca, circondata da persone che non conoscevo in quell’aula d’udienza costruita ad hoc per difesa. Mentre le parole e le accuse echeggiavano nella testa avvolgendosi di continuo come un nastro eterno fui spinta in avanti da una delle guardie, che per l’occasione usò la lingua del Sud nel rivolgermi la parola e rimarcare l’ovvio. Ciò che già avevo compreso di dover fare spettava soltanto a me e cascasse il dio Sanbi sarei riuscita ad uscire da quel posto in un modo o nell’altro, snudando le zanne se fosse stato necessario ma mai abbandonando quella che ero.

    Voi avere chiaramente ragione a parlare di me come una criminale, è effettivamente parola con la quale società generalmente chiama quelli che privano vita di qualcuno o commettono peccati. Sono un essere umano che ha commesso errori e sono abbastanza matura da riuscire a comprenderlo da sola ed essere anche vero, ho tolto vita a ragazzo di insetti. Ho collaborato con una criminale di paese di Nebbia, ho chiesto solo quello che sembrava giusto chiedere da quello che in origine doveva essere una trattativa e non un reintegro in Osu. Ad ogni modo…


    Involontariamente il corpo dondolò in avanti, veleggiando e facendo dondolare sistematicamente le braccia bloccate da quei legacci ai polsi che provocavano un dolore lancinante alla carne per quanto erano stretti ed indubbiamente erano fonte di fastidio. Pessimo l’aspetto del crine e altrettanto del viso, sfatto e mal curato, con le guance incavate a causa di quei pasti osceni che ogni tanto le guardie si ricordavano di portar via.

    Ogni cosa che voi avere citato è solo scorza superficiale, faccia di medaglia più conveniente per vostro lato. Voi avete preso soltanto in considerazione le mie colpe, ma non quelle degli altri e nemmeno le mie motivazioni. O mi sbaglio? Non avere soltanto narrato miei peccati per dimostrare fin da subito di essere nel torto e di meritare vostra punizione?

    Inarcai il sopracciglio dell’occhio buono, spoglio del monocolo e visibilmente arrossato dalla osservazione continua e ossessiva del panorama oltre il piccolo foro scavato nella cabina di legno.

    Chi di voi era presente nella mia mente quando ho commesso quell’errore? Chi può dire che non avevo provato il rimorso dopo quell’incidente? Quel guerriero era intenzionato a sterminare crudelmente dei pirati spaventati che volevano solo prendere il mare e tornare a casa, non spettava a lui scegliere e per questo ero intervenuta, perché credo che nessun essere umano possa essere giudice, giuria e boia assieme, mia intenzione era di proteggere quel gruppo che veniva da mare come me, non di torturare o uccidere guerriero per il quale vita di quei pirati non era nulla di importante.


    E quello era il fatto meno importante di tutti perché di carne al fuoco ce n’era e se non mi fossi difesa con le unghie e con i denti la mia fine sarebbe arrivata rapidamente.

    Crimini disgustosi? Crimini peggiori di continui abusi da parte di viscidi uomini e perfide donne? Stesso modo di accusare e argomentare, ma avere scavato a fondo? Killia Meitori era stata obbligata a cantare e suonare contro sua volontà, abusata e maltrattata da uomini e guerrieri, giorno dopo giorno. Usata da ricchi signori, venduta per la sua voce. Odiava uomini non per mero capriccio, ma perché uomini non erano stati capaci di darle rispetto fin da inizio e per questo è esplosa. Controllate pure se ne avete modo: vi sembra che in ultimi due anni e mezzo siano morti uomini o donne per colpa sua? Lìf avere provato pietà, avrei potuto ucciderla per fare favore a voi ma non l’avere fatto perché la cosa di cui aveva bisogno era libertà.

    MI limitai a lanciare ai presenti uno sguardo lungo e interminabile, che ricalcasse un po’ ciò che avevo dentro a causa di ciò che ero costretta a subire.

    Quanto a richiesta, quello che dite essere inesatto. Se mi permettete di dirlo, vostre parole ne trovano presto altre che confutano le precedenti. Assassini non chiedono certo di andare in obitorio per dare seconda vita a organi di morti, ci vanno senza permesso o li prendono ai vivi. I vili e i codardi non rischiano la propria vita per salvare Ishivariani, né ai vili e ai codardi si chiede di farlo. E a chiedere a Lìf e a suoi compagni di salvare il culo dei vostri guerrieri sono state le stesse persone ai vertici di Osu, Regina di Corsari in primis tanto per citare nome. O no? Non vi sono forse membri di Osu o Corsari legati a Regina tra di voi? Non rimangiatevi parole sul mio essere vile e codarda, per favore, o ne andrebbe di vostra credibilità.

    Sollevai i polsi congiunti e non allontanabili per via delle catene, conducendo le palme graffiate in linea con il petto e continuando nell’arringa di difesa con un sorriso flebile e un tono tagliente.

    Ditemi, allora quale essere la differenza tra domandare un occhio dalle caratteristiche particolari e ricevere in cambio l’offerta di uno senza alcuna qualità? Non essere profanazione anche quella? Io essere proprio curiosa di saperlo. Per quanto riguarda Regina dei Corsari, lei NON è e non sarà mai meritevole di stare su quel trono. Corsari essere soltanto un branco di finti navigatori e voltagabbana che hanno scelto di farsi forti su ceneri di un paese spazzato via da incidente in parte causato da coloro che adesso sono loro alleati. Inoltre quella contro Vecchio pazzo non essere mia battaglia ma era necessario salvare Ishivariani perché avevo debito nei confronti di loro popolo, questo è egoismo? Avrei potuto lasciar perdere o lasciar che vostri sottoposti morissero in missione, eppure nessuna delle due cose è avvenuta. Se voi pensare che quella di missione fosse scusa sappiate che non è così: occhio e spada erano oggetti che avevo richiesto offrendo mie servigi per Osu, regalando a vostre unità un corpo di uomini di latta recuperato da laboratorio su cui fare studi e di un’arma appartenuta a pazzo Qayin. Avrei limitato mia libertà mettendomi a vostro servizio e donando a Osu miei tesori e quel potere di cui parlate avrei potuto usarlo per vostra causa, stesso discorso per quell’occhio e quell’arma. E’ ciò che si chiama contrattazione.

    Uno spiffero di vento entrò in aula a carezzar il crine sciolto e ad enfatizzarne le punte, portando gli odori di un oceano vicino e vigile sugli eventi.

    Io avere provato a mettere la libertà degli altri prima della mia, ma l’unica cosa che è arrivata è stato tradimento. Il padre saggio che tra i due figli peccatori sceglie colui che ha compiuto un ecatombe, ritenuto dalle masse come un “buono”. La donna che si erge su di un trono innalzato da pile di cadaveri di chi un tempo aveva reso fiorente il suo territorio. Lìf è una criminale, è vero. Ma su quale base voi decidete chi è un criminale e chi no o chi è più criminale di un altro? Ho perso il mio occhio nel porre termine a battaglia nel quale, molto probabilmente, due sottoposti di Osu sarebbero morti. Ho deciso di aiutare Osu in quella che era missione suicida in territorio nemico, aiutando la stessa persona che ha visto quest’occhio bruciare nel fuoco, la stessa persona che ha ben deciso di esporre suo nome dinanzi a telecamere di Vecchio pazzo, la stessa persona che mi ha catturata in una grotta ove ha commesso uno sterminio seppellendo ogni corpo sotto le macerie. Lui, guerriero Atshushi, non è forse un assassino le cui mani sono più sporche delle mie o forse quantità di morti è un valore inferiore rispetto alla qualità? Mandare ragazzi inesperti a morire in battaglia non è forse un atto criminale? Nessun uomo è divinità. Solo Oceano può giudicare i vivi e i morti, dando loro ristoro o risposo eterno. Io avere soltanto agito e combattuto contro decine di problemi che vostro sistema stava lasciando perdere, come Killia Meitori, Gyndo Kemitori, Kurasawa Guren, Detsu e tanti altri, in nome di libero arbitrio e cosciente di pericoli e rischi, delle pene e dei rimpianti. Questo è ciò che la mia libertà mi ha portato a fare.


    C. Oratorie II
    N.B. Non penso di dover fare lo specchietto intero, non ne vedo l'utilità (?)


    Edited by Yama™ - 30/10/2021, 13:53
     
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    Non avere soltanto narrato miei peccati per dimostrare fin da subito di essere nel torto e di meritare vostra punizione?

    Questa è retorica spicciola da criminale da quattro soldi. Vada al sodo.

    La commissione rimase in silenzio aspettando il successivo intervento di Lìf. Dopodiché il più anziano tra loro spinse con il dito medio gli occhiali verso la sommità del naso e prese parola:

    Volevi proteggere quel gruppo di persone sciogliendo vivo un uomo? La sua vita non aveva comunque importanza? Non ti venne in mente che una dotata delle tue capacità poteva fermarlo in ben altri modi?

    A differenza del funzionario che stava svolgendo il ruolo di accusa il suo tono era molto più calmo e traspariva una certa saggezza.

    CITAZIONE
    Crimini disgustosi? Crimini peggiori di continui abusi da parte di viscidi uomini e perfide donne? Stesso modo di accusare e argomentare, ma avere scavato a fondo? Killia Meitori era stata obbligata a cantare e suonare contro sua volontà, abusata e maltrattata da uomini e guerrieri, giorno dopo giorno. Usata da ricchi signori, venduta per la sua voce. Odiava uomini non per mero capriccio, ma perché uomini non erano stati capaci di darle rispetto fin da inizio e per questo è esplosa. Controllate pure se ne avete modo: vi sembra che in ultimi due anni e mezzo siano morti uomini o donne per colpa sua? Lìf avere provato pietà, avrei potuto ucciderla per fare favore a voi ma non l’avere fatto perché la cosa di cui aveva bisogno era libertà.

    L’accusatore batte veementemente la mano sul tavolo in legno difronte a lui e disse:

    Fin troppo comodo, non trovate?! Killia Meitori, in virtù di un’infanzia disagiata e devastata dalla violenza decise di ergersi a giustiziera. Le vittime erano quindi solo un danno collaterale della sua moralità?

    In molti mormorarono e l’anziano fu costretto ad intervenire:

    Non ha senso giustificare i crimini di un’assassina come lei. Ella, per quanto possa aver sofferto, ha scelto autonomamente di alimentare il circolo vizioso dell’odio.
    Centinaia se non migliaia di persone vivono situazioni simili ogni giorno ma non per questo decidono di uccidere.
    Se non ha commesso omicidi in questo tempo è grazie a lei, perché ne ha mutilato il corpo, privandola parzialmente della possibilità di fare del male e perché l’ha incatenata alle sue ambizioni togliendole il libero arbitrio. Non sappiamo cosa avrebbe fatto se fosse stata realmente libera, dato che con lei di fatto non lo era.


    Egli si tolse gli occhiali per pulirli con una fazzoletto bianco che estrasse dalla tasca.

    Lei dovrebbe sapere che il rapporto che si era instaurato con Killia non era minimamente affine al concetto di libertà. La defunta mukenin aveva possibilità di scelta solo e solamente se lei- indicò con un cenno appena abbozzato della mano mancina Líf - non gliela toglieva. Il legame tra voi era una catena invisibile che creava una situazione di libero arbitrio illusorio, niente di più e niente di meno.

    Quasi l’intera commissione approvò ciò che disse.

    CITAZIONE
    Quanto a richiesta, quello che dite essere inesatto. Se mi permettete di dirlo, vostre parole ne trovano presto altre che confutano le precedenti. Assassini non chiedono certo di andare in obitorio per dare seconda vita a organi di morti, ci vanno senza permesso o li prendono ai vivi.

    Quindi sta dicendo difronte la commissione che voleva un doujutsu, ossia una kekkei genkai rarissima che in pochi detengono in tutto il mondo, puramente per dare una seconda vita ad un organo? Allora, se il suo intento era soltanto quello, perché ha chiesto a priori un doujutsu, senza neanche prendere in considerazione l’idea di un occhio “normale”? Voleva solamente abbellire il suo volto con un occhio colorato?

    L’intera folla si animò con vigore sbraitando, sia in direzione della piratessa che dell’accusatore.

    SILENZIO! Non c’è bisogno di effettuare insinuazioni futili.

    Attese finché tutti non ritrovarono la calma.

    Non ha tenuto conto delle implicazioni politiche nel consegnare il tesoro di un clan ad una disertrice?

    CITAZIONE
    E a chiedere a Lìf e a suoi compagni di salvare il culo dei vostri guerrieri sono state le stesse persone ai vertici di Osu, Regina di Corsari in primis tanto per citare nome. O no? Non vi sono forse membri di Osu o Corsari legati a Regina tra di voi? Non rimangiatevi parole sul mio essere vile e codarda, per favore, o ne andrebbe di vostra credibilità.

    Sapere ciò che è giusto e non farlo è la peggiore delle vigliaccherie. Tutti sappiamo della minaccia che incombe su di noi e lei ha deciso di usufruire di quella minaccia e della paura che serpeggia tra alcuni di noi per tentare di ottenere più di quanto le fosse dovuto.
    I rapporti della missione sono piuttosto chiari.
    - si alzò in piedi allargando le braccia - I rospi sono intervenuti perché richiamati dal Jonin Nasushimo e il valore dell’intervento della piratessa che decanta è distante dalla verità dei fatti. Raccontare la storia che ha salvato tutti lei da sola, quando ognuno di noi ha letto i rapporti, è un insulto alla nostra intelligenza.

    Dalle espressioni che mostravano alcuni membri commissione sembravano in simbiosi con queste affermazioni, mentre altri apparivano in disaccordo.

    CITAZIONE
    Ditemi, allora quale essere la differenza tra domandare un occhio dalle caratteristiche particolari e ricevere in cambio l’offerta di uno senza alcuna qualità? Non essere profanazione anche quella?

    La conversazione con Delaiah e l’O.S.U. è registrata e nessuno hai mai detto che le sarebbe stato fornito l’occhio “normale” di un cadavere. È lei stessa che ha assunto da sola questo. La tecnologia le avrebbe fornito un equivalente per recuperare l’intero campo visivo.

    Una volta che la mukenin terminò il discorso un brusio generale aumentò di intensità. I membri della commissione discutevano animatamente tra loro finché quel baccano non fu sormontato da una voce indistinguibile:

    Siamo in guerra da sempre. In pochi hanno la forza e le virtù per servire e combattere per i nostri paesi e lei, come ha dimostrato anche oggi, odia la Regina, disgusta l’O.S.U. e preferirebbe vedere il nostro mondo bruciare piuttosto che combattere con noi. La scelta che vi spetta è per questi evidenti motivi semplice.

    L’anziano era l’unico nell’intera sala che non faceva trapelare nessuna emozione. Portandosi il dito indice alla bocca zittì nuovamente l’intera sala.

    Lìf Arnbjørg ti sei dimostrata una persona appassionata e con una morale unica a dir poco unica in questo mondo. Per nostra sfortuna sei una persona allo stesso tempo estremamente difficile da inquadrare. Perciò, prima di prenderci il nostro tempo per decidere cosa dobbiamo fare con te, vorrei farti una domanda:
    Saresti capace di mettere da parte il tuo orgoglio e le tue ambizioni per combattere una guerra? Non per noi, non per chi credi che siano immeritevoli, ma per coloro che soffrono ogni giorno, per quelle persone che non hanno la forza per difendersi da sole. Ne saresti in grado?


    Yama non c’è stato nessun timeskip quindi è passato solo un anno e mezzo dalla caccia di Killia :asd:
     
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    Questa è retorica spicciola da criminale da quattro soldi. Vada al sodo.

    L’esclamazione dell’uomo poteva dar luce ad un dibattito nel dibattito e non volli appositamente rispondere per evitare di sbattere la testa contro un vetro infrangibile, sicché il rischio di rompermela non era contemplato. Le ossa scricchiolavano sullo scranno al ritmo dell’ignoranza e della mancata apertura mentale di uno dei membri della commissione, abitudinari delle udienze ed esperti nell’evasione della realtà. Stetti all’ascolto degli uditori concentrandomi su ognuna delle figure di chi più di altri si dimenava attivamente nell’essere partecipe, focalizzando l’iride sui visi e sulle espressioni e ponendo massima attenzione sui loro toni al fine di catturarli nella mente. Poi fu il turno del membro più adulto e del suo quesito, che appena mosso mi convinse subito ad impegnarmi di più nei fatti concreti e meno in quelli dettati dalle emozioni.

    Volevi proteggere quel gruppo di persone sciogliendo vivo un uomo? La sua vita non aveva comunque importanza? Non ti venne in mente che una dotata delle tue capacità poteva fermarlo in ben altri modi?

    E’ quello che mi chiedo spesso, quasi ogni notte. Avrei potuto fare questo e non quest’altro? Cosa sarebbe accaduto se avessi usato quell’arma invece di quell’altra? E se mi fossi allontanata o avvicinata di più? Il problema è che non è una domanda a cui posso rispondere con assoluta certezza, non ero la Lìf che sono oggi e non avevo la stessa dimestichezza ed esperienza.

    Mentre sollevavo le spalle in un crescendo di voci e di strambe impressioni sul passato cercai di essere quanto più chiara possibile nel fornire la risposta all’interlocutore, sbattendo le palpebre nel ricordo dell’assassinio. Il dolore ai polsi rendeva qualche vocale più accentata e dipingeva le frasi di smorfie buffe e ripetitive, alle volte tirate esasperate all’inverosimile ma mai più lunghe di un secondo, sebbene per me periodo di tempo valesse più di una vita intera. Il capo dell’accusa riprese a cianciare percuotendo il suo banco, come se attraverso le mie risposte si sentisse più stimolato ad alzare il tono di voce, ma erano i pensieri dell’uditore più anziano a interessarmi per davvero.

    Non ha senso giustificare i crimini di un’assassina come lei. Ella, per quanto possa aver sofferto, ha scelto autonomamente di alimentare il circolo vizioso dell’odio.
    Centinaia se non migliaia di persone vivono situazioni simili ogni giorno ma non per questo decidono di uccidere.


    L’idea che in qualche modo potessero giustificare le continue violenze su di un essere umano ma non le conseguenze di un suo tentativo di riscatto generarono una scia fredda e pungente lungo la schiena. Istigata da quella glaciale ammissione mi spinsi più in avanti col busto e calai le leve fin sopra il legname liscio, sbattendo i pugni fino a far tintinnare le catene.

    Ohh, essere fin troppo comodo dite? Forse voi avere proprio ragione. Di certo non essere vostra la colpa se quelle centinaia se non migliaia di persone di cui parlate continuano a vivere situazioni simili di giorno in giorno, nella speranza che chi deve proteggerli -ovvero voi – arrivi a farlo. Di certo non essere vostra la colpa se chi spera di potere essere salvato da voi poi ne rimane deluso, spegnendosi come legna o esplodendo come miccia. E’ vero, Killia era un’assassina e aveva le sue colpe di cui tutti voi essere a conoscenza, ma voi volere dire che chi ha lasciato che lo diventasse non aveva colpe a sua volta?

    Dischiusi i pugni sul banco, irrigidendomi ogni volta che la si nominava e ringhiando su chi parlava a vanvera e si dimostrava chiuso, vuoto di un po’ di comprensione.

    Lei dovrebbe sapere che il rapporto che si era instaurato con Killia non era minimamente affine al concetto di libertà. La defunta mukenin aveva possibilità di scelta solo e solamente se lei non gliela toglieva. Il legame tra voi era una catena invisibile che creava una situazione di libero arbitrio illusorio, niente di più e niente di meno.


    Killia avere sempre ragionato con sua testa, ciò che dite forse poteva valere per primi periodi e forse è vero che in quelli avrei fatto in modo che i suoi tentativi di fuga risultassero vani, ma questo non è più valso negli ultimi mesi. Voi non essere minimamente nelle competenze di giudicare legame di qualcuno quando Osu stesso essere un legame artificiale, per non parlare dei guinzagli che avete messo ai vostri guerrieri.

    Quindi sta dicendo difronte la commissione che voleva un doujutsu, ossia una kekkei genkai rarissima che in pochi detengono in tutto il mondo, puramente per dare una seconda vita ad un organo? Allora, se il suo intento era soltanto quello, perché ha chiesto a priori un doujutsu, senza neanche prendere in considerazione l’idea di un occhio “normale”? Voleva solamente abbellire il suo volto con un occhio colorato?


    Non ha tenuto conto delle implicazioni politiche nel consegnare il tesoro di un clan ad una disertrice?

    Ciò che Osu voleva da me era che io rientrassi tra fila della Regina dei Pir… Corsari per mettere mio potere contro Vecchio pazzo e suoi uomini di latta, avrebbe giovato più a vostre fila che a me anche in virtù del fatto che ho ritenuto mie offerte di equo valore. Mia vita, informazioni, mio potere, mia collaborazione e collaborazione di miei compagni, arma di folle Qayin e pezzi di uomo di latta recuperati in laboratorio. LI ho ritenuti pesi sufficienti per mio reintegro tra vostre fila e quindi non ne ho tenuto conto, proprio come Osu non avere tenuto conto di implicazioni politiche nel chiedere collaborazione e aiuto di criminali per andare in aiuto a loro guerrieri.

    Gli animi non erano in grado di placarsi, c’era chi alzava la voce, chi alimentava il brusio o gettava benzina suo fuoco spargendo qualche parola di troppo. La volta celeste oltre il soffitto di specchi restava l’unico spettatore mite di quella giornata, aprendosi a passaggi di nubi e scie biancastre, nonché ad altri fenomeni che come pennellate astratte arricchivano quella tela di spettacoli irraggiungibili. Almeno le colonne in stanza sembravano poterlo toccare, per non parlare del serpentone disegnato sul pavimento: con un balzo avrebbe potuto persino sfondare gli specchi e mordere quelle nubi!

    Sapere ciò che è giusto e non farlo è la peggiore delle vigliaccherie. Tutti sappiamo della minaccia che incombe su di noi e lei ha deciso di usufruire di quella minaccia e della paura che serpeggia tra alcuni di noi per tentare di ottenere più di quanto le fosse dovuto.
    I rapporti della missione sono piuttosto chiari, i rospi sono intervenuti perché richiamati dal Jonin Nasushimo e il valore dell’intervento della piratessa che decanta è distante dalla verità dei fatti. Raccontare la storia che ha salvato tutti lei da sola, quando ognuno di noi ha letto i rapporti, è un insulto alla nostra intelligenza.

    Essere vero, io non sono così stupida da evocare Rospi e rischiare di far quasi ammazzare tutti, Guerrieri e Ishivariani compresi, ordinando loro di distruggere una diga, né sono così stupida da richiamare attenzione di vecchio pazzo elargendo mio indirizzo di casa e volontà di mandare un paese alla gogna per mano sua. Osu avere distrutto un laboratorio di Vecchio pazzo, cosa vieta a lui di fare stessa cosa con paese di Nebbia per vendetta? Ed è vero, probabilmente se non mi fossi presentata sarebbe andato diversamente. Non avrei potuto aiutare Guerriero di Nebbia a colpire cuore di uomini di latta, lui sarebbe rimasto coinvolto in esplosione di fulmini che avrebbe distrutto anche palazzo coinvolgendo anche suoi compagni e diga avrebbe fatto resto, con rospi incapaci di scomparire in tempo perché non aiutati da musica di Killia, la stessa criminale che avrebbe potuto approfittare di tale disastro per scappare via.

    Che nei rapporti non ci fossero scritte quelle cose? E poi, chi di quella missione aveva fatto rapporto? Il pensiero che si trattasse di Atshushi mi strappò una risata amara, non nutrendo più un briciolo di fiducia nell’agire del ragazzo.

    La conversazione con Delaiah e l’O.S.U. è registrata e nessuno hai mai detto che le sarebbe stato fornito l’occhio “normale” di un cadavere. È lei stessa che ha assunto da sola questo. La tecnologia le avrebbe fornito un equivalente per recuperare l’intero campo visivo.

    Scossi il capo a quelle parole e schioccai la lingua sotto il palato, imitando il tenero richiamo ai felini randagi che solitamente usavo nelle passeggiate solitarie nei bassifondi. Fu molto lento il moto del capo, questo perché volevo enfatizzare la chiara coscienza dietro quella negazione e al fatto che la mia memoria ricordasse bene, troppo bene le parole di Delilah.

    Per quanto io non volere offendere pesci rossi devo dire che mia memoria non vacilla come la loro. Io potere francamente dire che Regina di pir… Corsari avere offerto occhio di ricambio e mani adatte alla mia compagna.

    L’assenza della maschera subacquea lasciava trasparire tutte le emozioni con franchezza e sotto sotto era ciò che volevo, non avevo alcun dubbio su ciò. Fu nel ripensare nuovamente a quegli accadimenti che sorse spontaneo un sorriso sghembo, fomentato dall’adrenalina che faceva pizzicare la pelle e generava reazioni ormai imprevedibili anche a causa del dolore dettato dalle catene.

    Siamo in guerra da sempre. In pochi hanno la forza e le virtù per servire e combattere per i nostri paesi e lei, come ha dimostrato anche oggi, odia la Regina, disgusta l’O.S.U. e preferirebbe vedere il nostro mondo bruciare piuttosto che combattere con noi. La scelta che vi spetta è per questi evidenti motivi semplice.

    Era evidente che ci fosse qualcosa di sbagliato che continuava pulsare e a infettare il mio buonsenso conducendomi ad aiutare proprio quelle persone che lì stavano col dito puntato su di me. In più di un anno da “criminale” ero caduta in quella trappola svariate volte, solo che i risvolti e le sensazioni non erano mai differenti e finivo sempre per restarne delusa in qualche modo. Mi ero lanciata in quella missione suicida contro Qayin anche per fare un favore alla comunità, ottenendo solo una ferita in viso. Le svariate cacce ai criminali le avevo sempre viste anche sotto le spoglie di buone azioni compiute per “redimermi” da quel primo omicidio compiuto ai danni dello shinobi Aburame. Gendo, Killia, Detsu e altri erano divenuti vittime e bersagli perché quello stesso omicidio aveva fatto germogliare le radici del senso di colpa nel mio cuore errante e ingenuo: avevo erroneamente pensato di poter dare giustizia ad un morto cercando di evitare che altri patissero la stessa sorte, ma perché ero stata così sadica con me stessa? Se mi fossi fatta veramente da parte ora sarei da tutt’altra parte, magari a sorseggiare un brandy in libertà sbattendomene delle vittime di quei carnefici che avevo tolto di mezzo. Non avrei perso un occhio e neanche il tempo e mi sarei risparmiata la manfrina dell’egoismo da parte di quella gente incapace di vedere la situazione da tutte le angolazioni. Fu in quel maremoto di pensieri e di brusii della folla che il vecchio riprese la parola con la sua calma caratteristica e delle parole che funzionarono su di me come un magnete.

    Lìf Arnbjørg ti sei dimostrata una persona appassionata e con una morale unica a dir poco unica in questo mondo. Per nostra sfortuna sei una persona allo stesso tempo estremamente difficile da inquadrare. Perciò, prima di prenderci il nostro tempo per decidere cosa dobbiamo fare con te, vorrei farti una domanda:
    Saresti capace di mettere da parte il tuo orgoglio e le tue ambizioni per combattere una guerra? Non per noi, non per chi credi che siano immeritevoli, ma per coloro che soffrono ogni giorno, per quelle persone che non hanno la forza per difendersi da sole. Ne saresti in grado?


    Il petto si riempì dell’aria presente nell’aula e si gonfiò leggermente come un palloncino, svuotandosi nell’immacolato silenzio che i presenti non conoscevano e non erano in grado di rispettare. Il crine cinabro e ondulato ricadeva sulla fronte ponendosi sulla visuale, opponendosi in parte a quello spettacolo in atto, sporcando l’orizzonte del cielo che andai lentamente ad osservare prima di raccogliere le parole decisive.

    Io non potere negare il fatto che OSU sia, per me, quanto di più inutile esista al momento se si pensa che in guerra si debba essere già uniti e non debba essere un organo a stabilirlo. Ad ogni modo ogni uomo ed essere vivente ha suo ruolo in guerra, ma le guerre potere essere combattute in maniera diversa, non ne esiste solo una e non esiste un modo giusto in assoluto. E no, nessuno lo ha, nemmeno voi. Vostri Guerrieri continueranno a sporcarsi mani e a diventare carnefici di criminali, perdendo umanità e dimenticando cosa significhino unicità e importanza di ogni singola vita, alimentando giostra di sangue che per voi non può essere spenta ma può e deve andare più veloce. Ragazzini e ragazzine vedranno loro mani diventare sempre più sporche di sangue in nome di guerra da cui non potranno tornare indietro e sceglieranno sempre loro vita prima di quella di persone il cui unico errore è stato stare dalla parte opposta. C’è chi fuggirà per paura, chi lo farà per codardia o per egoismo, chi si ritroverà ad uccidere una persona cara o un amico per la scelta di una strada diversa. E chi si prenderà responsabilità di tutto questo allora? E chi si assumerà fardello di dare una seconda possibilità a chi ai vostri occhi non ne è meritevole? Chi si preoccuperà di sanare le conseguenze della guerra? Da quando ho ucciso quel guerriero di insetti ho cercato di porre rimedio a mio errore in una guerra contro gli altri “errori” del mondo e se io la abbandonassi, se io mettessi da parte mie ambizioni e mio orgoglio, sono certa che non ci sarebbe più nulla di salvabile. Questa è mia risposta a vostra domanda.


    Edited by Yama™ - 9/11/2021, 11:04
     
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    La problematica nella proclamazione di un giudizio sulla Piratessa Lif era semplice. Ella, fin dal principio, ossia il momento in cui aveva commesso l’omicidio del ninja Kyoshi, aveva scelto una strada che aveva un’etichetta che non le apparteneva affatto. Un Mukenin, ovvero una ninja traditrice in questo caso, ruba, uccide e compie malefatte in tutto il mondo ninja! O quantomeno tenta di farlo di solito. Oppure si unisce alla causa di qualche altro guerriero malvagio più potente che può offrire protezione. Nella peggiore delle ipotesi finisce ammazzato in qualche taverna malfamata a causa di debiti di gioco.
    Ma ella aveva scelto una strada diversa: fare del bene senza essere confinata nel sistema e codice di leggi di Ame e dell’O.S.U. Era la scelta migliore? Aveva senso rinunciare a qualsiasi relazione col resto dei paesi del mondo solo per potere totalmente liberi di essere chi si vuole?
    Malauguratamente la commissione non aveva interesse e il tempo di raggiungere una soluzione ad un dilemma morale, poiché doveva trovare solamente l’opzione migliore per il caso di cui si trovavano a discutere, nient’altro.

    Bene. Portatela nell’altra stanza.

    Le due guardie ai lati la spinsero fino a raggiungere una porta posta sulla sinistra. Essa dava su un corridoio che percorsero per una ventina di metri finché non raggiunsero una stanza sulla destra. Essa era arredata da una scrivania antica di legno massello, un tappeto di varie tinte di rosso e una finestra composta da un mosaico di vetro. La fecero accomodare su una poltrona imbottita di pelle dove avrebbe atteso per un’ora.

    ***


    Il silenzio fu finalmente rotto dal rumore di passi provenienti dalla stessa direzione da dove era arrivata la mukenin. Un uomo alto quasi due metri e dalle spalle massicce si fece avanti. Due lunghi baffi corvini si arricciavano ai lati delle sue narici. La mascella era definita e le sopracciglia prominenti. Lo sguardo era selvaggio. Parlò nella lingua del continente meridionale.

    Ciao ragazzina. Sono il Grandammiraglio di questa splendida città e sarò io stesso a dirti che fine farai.

    Sorrise mostrando tutti i suoi trentadue denti.

    Per centrare il punto sei stata esiliata dal continente orientale. I grandi Villaggi ninja e i samurai non vogliono avere nulla a che spartirsi con te e quindi non sarai la benvenuta in nessuno dei loro porti. Se mai metterai piede nuovamente su quelle terre finirai in una delle loro prigioni, sigillata e privata dei tuoi poteri come lo sei adesso. Quindi per loro non hai più alcun valore.

    Si avvicinò di qualche passo con una grossa chiave di ferro nelle mani. La faceva passare tra le dita come se fosse una monetina.

    Ti chiederai cosa ne pensa il continente meridionale e quale sia il nostro giudizio, o sbaglio?

    Avvicinò le sue mani alle manette che stringevano i polsi della donna e inserì la chiave facendo scattare i meccanismi che la liberarono.

    Ora che sei libera di fare ciò che vuoi ti dico cosa ne penso io.
    Lascia perdere i tuoi crimini e lascia stare quei discorsi sull’omicidio di un Ninja durante una guerra tra noi e loro. È il potere che possiedi ciò che spaventa il sistema. Sei estremamente capace e quindi sei percepita come un rischio.
    Sei una piratessa dentro al tuo cuore e lo sei più di tutti noi che abbiamo deciso di diventare corsari rinunciando alla nostra piena autonomia. Ma la vita premia chi si adatta. Quindi puoi scegliere di accettare la mia offerta di diventare una corsara, una di noi, o non puoi farlo e finirai nel carcere di questo stesso palazzo.


    Avvicinò la mano destra attendendo quella di Life per una stretta di mano.


    Mi dispiace per l’attesa :sob:

    Comunque veniamo a noi. Come c’è scritto hai l’opportunità di diventare un corsaro e diciamo che le opportunità sono finite.

    Ps: Dato che potresti decidere anche di fare altro ti avverto che non puoi usare gli insetti in questo turno visto che devono ricaricarsi dopo che non hanno mangiato per settimane :please:
     
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    Passarono dei minuti interminabili prima di ricevere nuove informazioni da parte della giuria, che non seppe riprendersi in tempo da quel discorso stordente e finì per scalciare i propri doveri e pulirsi le mani. Ero rimasta in ascolto senza muovere un muscolo, con le leve superiori in bilico verso la terra come un corso d’acqua sospeso magicamente nel tempo, fermo ma vivo e desideroso di irrompere e tornare alla normalità, rimirando lo spettacolo più desolante e umiliante della mia vita. E no, non ero io ad essermi umiliata ma quella congrega di uomini e donne che avevano fallito la prova più semplice: riflettere e assumersi le responsabilità di un ruolo.

    Voi girare attorno a problema, quando soluzione a tutto questo essere proprio sotto vostro naso? Questa vostra mancata risposta delinea pura inettitudine, siete solo capre nascoste in pelliccia di lupo. Poveri uomini e povere donne passata da quel lato prima di me.


    Puntai i piedi a terra quando le guardie tornarono a spingermi, mantenendo l’espressione sardonica e scagliando parole condite di vetriolo ai presenti, tutti colpevoli -almeno dal mio punto di vista – di aver sbagliato vocazione. Camminai lungo il tragitto indicato senza far affidamento sulle guardie, riservando occhiate fugaci al pavimento del corridoio che portava su una stanzetta più minuta e strutturata per dare vita ad una tipologia di incontro più intima, con quelle sedie imbottite e un arredamento scarno. Rispettava i canoni tipici dell’ufficio di qualche impiegato statale, reso colorato solo dal riflesso della città esterna sulla vetrata o dai colori del tappeto. Indirizzata ad accomodarmi su una delle poltrone mi ci mossi anche con una certa fretta, fermandomi ad aspettare il proseguimento di quel gioco che m’aspettavo finisse prima dell’ora di cena.

    ***



    Ciao ragazzina. Sono il Grandammiraglio di questa splendida città e sarò io stesso a dirti che fine farai.

    Fu la prima cosa che l’uomo mi disse non appena entrò nella stanza. Non era un essere raro, trattandosi di un elemento di spicco tra i Corsari mi era già capitato di sentire dicerie su di lui, anche se quello era il primo incontro. Lo vidi avvicinarsi con un’aria anche piuttosto tranquilla e sicura, con quei baffi arricciati ed iriti come setole, neri come la chiave che teneva in mano. Annuì al suo arrivo, quasi a palesare l’oncia di rispetto verso le buone maniere che m’era rimasta come uno dei pochi valori in grado di mantenermi lucida. In quel contesto altri avrebbero inveito, o provato già a farsi pestare ma non era quello il mio piano.

    Per centrare il punto sei stata esiliata dal continente orientale. I grandi Villaggi ninja e i samurai non vogliono avere nulla a che spartirsi con te e quindi non sarai la benvenuta in nessuno dei loro porti. Se mai metterai piede nuovamente su quelle terre finirai in una delle loro prigioni, sigillata e privata dei tuoi poteri come lo sei adesso. Quindi per loro non hai più alcun valore.

    Affossai le spalle nello schienale di quella sedia imbottita e usata in passato da qualcun altro, visti i segni di usura. Quelle parole non sapevano di nulla e al tempo stesso traboccavano di amara ironia. Le mie parole avevano fatto così tanto breccia da annichilire la capacità di giudizio di un’intera aula o avevano prepotentemente riportato a galla il valore dell’equità nella giustizia come un fulmine a ciel sereno? Ero riuscita a metterli dinanzi ad un problema irrisolvibile o avevo accresciuto l’apatia verso il sacro ruolo elargito ad un giudice? Tali dubbi crescevano assieme all’ombra di quella stanza distante dall’aula nel quale ero stata portata, lì dove una sentenza era stata emessa evidentemente nel periodo di attesa. All’unanimità ero quindi stata giudicata colpevole di aver infastidito un sistema, di aver portato avanti i miei ideali, di aver voluto mantenere un profilo umano. I fatti e le parole non erano bastati ad attenuare la pena, perché tra la morte fisica e il disprezzo di un intero continente non c’era poi molta differenza.

    Non mi sembra fosse una novità quella di non volere avere nulla a che fare con me, certo sarebbe stato meglio sentire giudizio da bocca di quelle persone lì dentro.


    Storsi il capo con un movimento fugace, uno scatto rivolto ad indicare la posizione della giuria, poi l’occhio cadde curioso sulla chiave in possesso del Grandammiraglio e l’udito si concentrò meglio su quella domanda.

    Ti chiederai cosa ne pensa il continente meridionale e quale sia il nostro giudizio, o sbaglio?

    Avvicinando la chiave alle manette sentii il sollievo dei polsi liberi ancor prima di vederli effettivamente fuori dalla morsa del ferro. Ogni ticchettio, ogni scatto prodotto dagli ingranaggi sarebbe rimasto impresso a fuoco nel cervello per l’eternità più di altri suoni, scolpendosi assieme al ricordo di quella giornata da dimenticare. Scossi le spalle, così leggere ma indolenzite, poi ritirai i polsi spellati cercando di arginare il dolore alla pelle come meglio potevo.

    Ora che sei libera di fare ciò che vuoi ti dico cosa ne penso io.
    Lascia perdere i tuoi crimini e lascia stare quei discorsi sull’omicidio di un Ninja durante una guerra tra noi e loro. È il potere che possiedi ciò che spaventa il sistema. Sei estremamente capace e quindi sei percepita come un rischio.
    Sei una piratessa dentro al tuo cuore e lo sei più di tutti noi che abbiamo deciso di diventare corsari rinunciando alla nostra piena autonomia. Ma la vita premia chi si adatta. Quindi puoi scegliere di accettare la mia offerta di diventare una corsara, una di noi, o non puoi farlo e finirai nel carcere di questo stesso palazzo.


    Rividi alle spalle dell’uomo la figura di un ragazzo incontrato qualche mese fa tra gli scorci di Nanakusa e che mi era parso di notare anche tra le macerie di quella grotta, lì dove giacevo stanca in attesa del mio destino. La scena dell’incontro con Seto portò le labbra a dispiegarsi in un sorriso melanconico e dinanzi all’uomo dai lunghi baffi non fui in grado di limitare una breve risata fatta di spifferi. Un lungo flusso di pensieri favoriti in parte anche da quel ricordo premeva per rotolare fuori dalle labbra avvizzite e morsicate, due linee rosate dai “tratteggi” evidenti.

    Ora avere capito, deve essere scherzo di Regina di Pir… Corsari, mi lusinga essere nei suoi pensieri anche oggi. Però vedere, io non essere fedele solo al mio essere una piratessa ma anche a mie parole. Vorreste davvero dirmi che accettereste me tra vostre fila anche dopo aver ribadito pensiero su di voi? Suvvia, io non essere tipica persona disposta a cambiare sistema dall’interno dopo aver avuto illuminazione divina e ripropormi la stessa scelta nella stessa maniera non essere mossa giusta. Ero sincera mesi fa quando parlavo di voi come voltagabbana, ero sincera poche ore fa e la paura di una prigione non cambierà certo quello che penso. Forse è vero, la vita premia chi si adatta, ma non si può mettere squalo su terra sperando che possa tirar fuori zampe per sopravvivere. Il vostro adattamento derivare dalla perdita di quel retaggio culturale che ci ha sempre visti come errori liberi e da timore di essere schiacciati come vermi invece di essere rispettati come pescecani. Ma questa guerra e questa vita a cui voi esservi adattati non guarda comunque in faccia a vostro cambiamento, quindi perché pagare così tanto per non aver ottenuto… niente?


    Schioccai la lingua sotto il palato in uno sprazzo di silenzio, stendendo le gambe in avanti e mantenendole unite per far combaciare le punte dei piedi indolenziti. A causa dei giorni trascorsi in quella cella sentivo la pelle delle piante percorse da formicolii, per non parlare del tanfo di umidità, salsedine e incuria emanato dai vestiti.

    Metà mondo avere ben pensato di disprezzarmi al punto da essersi convinto di poter ostacolare le mie azioni, ma un Corsaro è a sua volta parte di quel mondo vista alleanza con Osu quindi io non riuscire a comprendere utilità di questa offerta. Vostre parole non lasciano intendere una strada diversa, quindi suppongo che mio potere servirebbe ancora a meno persone dato che quell’esilio non sparirebbe, quindi ciò che voi stare chiedendo è di abbracciare un sistema che mi denigra ma che non avrebbe nulla da ridire se mi facessi saltare in aria contro uomini di latta, non avendo io alcun valore come essere umano. Un sistema nel quale anche voi essere coinvolti e che mi chiede di ignorare dei metodi molto più criminali dei miei, pur di avere salva la pelle? O che mi chiede di dimenticare ciò che ho visto e di smettere di difendere persone di cui io avere parlato prima? E’ anche curioso il fatto che parliate di mio potere come qualcosa che spaventa sistema, ma che abbiate tranquillamente scelto di levarmi manette, anche se sono donna non significa che tutte le lodi mi piacciano indistintamente.

    MI limitai a sbuffare e a protendere le braccia all’esterno, cercando di godere dei braccioli e di far riposare i muscoli. Fortunatamente l’occhio sano aveva smesso di bruciare nel tempo di attesa, permettendomi di vedere la situazione circostante di quella saletta, con i volti dei presenti e la vetrata più stretta ma non per questo tale da impedirmi di osservare l’orizzonte. Che si, a paragone con l’interno aveva ben più note di colore!

    Io avere un dubbio: perché continente meridionale sta facendo di tutto per guadagnare ulteriore trofeo, pur sapendo di poter andare incontro a diatribe politiche? Che cosa interessare a voi veramente di tutta questa storia?
     
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    Il Grandammiraglio abbozzò una mezza risata alla metafora di Lìf.

    È quasi divertente sentire che ti consideri un pescecane che dovrebbe imparare a camminare. Normalmente un pescecane non si fa catturare dagli animali di terra o sbaglio? - si grattò il mento - Forse non è la similitudine più azzeccata.

    Aspettò un istante e poi si avvicinò alla scrivania a passo lento. Si affacciò verso la finestra da dove avrebbe osservato la città.

    Probabilmente non ci siamo capiti ma non ci interessa che tu faccia parte delle nostre fila nelle future battaglie.
    Ossia, per essere quanto più chiari possibili l’offerta non tratta di questo. Vogliamo che tu segua le nostre leggi, le nostre usanze e i nostri costumi, dato che sarai un’ospite. Ma non ci interessa in alcun modo la tua collaborazione.
    Potrai navigare liberamente nei nostri mari con la tua nave e sarai registrata come capitano di quella ciurma che comandi da anni. Nessuno chiederà il tuo intervento e non avrai nessun obbligo professionale nei nostri confronti. Ti basterà seguire le regole imposte ad ogni Corsaro del Continente Meridionale e potrai vivere la tua vita libera e spensierata.


    Si voltò verso la giovane per guardarla nell’occhio.

    Se uscirai di qui e continuerai a perseguire una vita da Pirata, all’insegna della criminalità, finirai impiccata come tutti gli altri pirati prima di te. Intesi?

    Girò una chiave già inserita nel cassetto ed estrasse una bottiglia di rum color rame. Stappò la bottiglia con un movimento secco del polso. Si versò un goccio in un bicchiere di vetro e lo sorseggiò un paio di volte prima di scolarselo in un colpo solo.

    Credi di essere un trofeo? Ammiriamo la tua caparbietà e la tua forza ma non ci serve a noi Corsari.
    L’offerta di un porto sicuro deriva da un debito che abbiamo contratto durante la guerra. Hai salvato un gruppo di uomini di questo Continente e per questo oggi ti diamo questa possibilità.


    Mentre versava nuovamente l’acquavite aggiunse:

    Ti ricordo che non è mezzo mondo quello che ti è rimasto. È solamente un terzo se ovviamente togli il Continente occidentale.
    Saprai rispettare le leggi di questi sudici, fetidi e rognosi voltagabbana che comandano un terzo del mondo? O hai il cervello di una sardina?

     
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    Vedete? Non mancarvi presunzione di pensare che io possa anche solo paragonarmi a creature così splendide, ma non ho mai parlato di me.

    Accennai, col profilo allungato di chi a breve avrebbe potuto assopirsi su quella poltrona per recuperare il sonno perso, scacciare le occhiaie e accogliere il silenzio come unico fattore importante. L’uomo cominciò ad armeggiare con qualcosa, ma fui ben più impegnata a processare le sue parole mentre lo sguardo ricadeva su una tabella dei venti appesa in una cornice di legno di semplice fattura e posizionata sotto un quadro più grande raffigurante il panorama che io stessa avevo intravisto dalla nave.

    Probabilmente non ci siamo capiti ma non ci interessa che tu faccia parte delle nostre fila nelle future battaglie.
    Ossia, per essere quanto più chiari possibili l’offerta non tratta di questo. Vogliamo che tu segua le nostre leggi, le nostre usanze e i nostri costumi, dato che sarai un’ospite. Ma non ci interessa in alcun modo la tua collaborazione.
    Potrai navigare liberamente nei nostri mari con la tua nave e sarai registrata come capitano di quella ciurma che comandi da anni. Nessuno chiederà il tuo intervento e non avrai nessun obbligo professionale nei nostri confronti. Ti basterà seguire le regole imposte ad ogni Corsaro del Continente Meridionale e potrai vivere la tua vita libera e spensierata.


    Trattenni a stento la risata, conscia di non aver perso il senno ma di aver raggiunto un punto della mia vita nel quale ancora mi stupivo del contrario. L’alito era diventato pesante a causa della mancanza di igiene e costantemente s’affacciava come una nube fetida di miasmi, un nembo trattenuto dalla mancanza di vento e dalla presenza delle mura tutt’attorno. Il piede destro retrocedette più di quello sinistro, il corpo si lasciò andare verso sinistra e il gomito si piantò sul bracciolo per sorreggere metà guancia e metà mascella, con l’apporto del palmo. L’uomo inforcò con le mani una bottiglia ramata dal cassetto, adoperandosi con convinzione nel versarne un po’ nell’unico bicchiere di vetro posto sul tavolo di legno a poca distanza dalla sua sedia e il suono del tappo di sughero rimase a far eco nelle mie orecchie, a riverberare nell’aria consumata della stanza. Mostrava una volontà indomabile nel cercare di farmi cambiare idea con le minacce, non curandosi di analizzare più intelligentemente la mia situazione: se l’avesse fatto, se si fosse soffermato più su quella e meno sulla forma dei propri baffi, si sarebbe risparmiato di sfornare scenari ipotetici che da anni tenevo in considerazione per usare il fiato in altre circostanze. Le visioni della realtà erano diverse, i nostri vissuti e i nostri obiettivi erano diversi. Ma era come fare una gara di corsa con uno storpio, nel quale a tratti credetti di essere io quella che stava correndo troppo con la gamba malmessa e lui il corridore più rapido e ostinato a raggiungermi.

    Se uscirai di qui e continuerai a perseguire una vita da Pirata, all’insegna della criminalità, finirai impiccata come tutti gli altri pirati prima di te. Intesi?


    L’irritazione non mancò di attraversare il viso e schiaffeggiarlo con garbo, traducendosi sonoramente in uno sbuffo annoiato ed eterno.

    Credi di essere un trofeo? Ammiriamo la tua caparbietà e la tua forza ma non ci serve a noi Corsari.
    L’offerta di un porto sicuro deriva da un debito che abbiamo contratto durante la guerra. Hai salvato un gruppo di uomini di questo Continente e per questo oggi ti diamo questa possibilità.


    Bere da soli in presenza di ospite non essere certo una cosa gentile da fare. Dove essere mia parte di acquavite per aver salvato uomini di questo Continente?

    Sbeffeggiai un po’ quel suo atto di mancata eleganza, girando di scatto il viso verso di lui per fissarlo prepotentemente. La sua risposta fu eloquente e bastò a fornirmi tutto ciò che cercavo, tutto quello di cui avevo bisogno per uscire dalla sede di quel bastione fortificato con le mie gambe e una vittoria in tasca. Cercai di sfilargli il bicchiere con l’acquavite per portarlo sulle labbra, allungando tutto il corpo in una proiezione lineare e veloce; quell’atto sarebbe stato il primo della lista e ne avrei compiuti altri decisamente ben peggiori, in nome di una posizione che loro stessi avevano deciso di darmi. Capii che sarebbe stato molto più vantaggioso per me accettare l’offerta, sia per comprendere in che situazione versasse il paese, sia per continuare l’epurazione del male secondo i miei modi di fare. Esiliarmi da una parte del mondo sarebbe stata soltanto una rovina per la stessa e io avrei giocato tutte le carte a mia disposizione per provare la superiorità e la sensatezza delle mie ragioni sulle loro. Inoltre ero stanca d’essere al centro di una manfrina tediosa e di essere giudicata con un’udienza alla settimana, c’erano assassini ben peggiori in giro, tra i “buoni”.

    Ti ricordo che non è mezzo mondo quello che ti è rimasto. È solamente un terzo se ovviamente togli il Continente occidentale.
    Saprai rispettare le leggi di questi sudici, fetidi e rognosi voltagabbana che comandano un terzo del mondo? O hai il cervello di una sardina?


    Mh-mh. Voi Corsari potrete stare tranquilli, sarò ospite migliore che abbiate mai avuto e non sentirete nemmeno mia presenza. Spero sia tutto e se volete scusarmi adesso vorrei un bagno caldo e dei vestiti nuovi… sapete, come vostra ospite ovviamente..


    Era pur sempre pratica comune degnare gli ospiti delle attenzioni migliori. Avrei lasciato vibrare il bicchiere nella presa delicata, mollandolo da lì a poco per potermi stendere nuovamente i muscoli appesantiti prima di alzarmi e attendere possibili conferme. In nome di Killia avrei succhiato ogni vantaggio da quella situazione come fossi una vespa e gli insetti sembravano concordare pienamente.
     
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    Ovviamente da ora in avanti se ti muoverai nei paesi ninja del continente orientale (basta anche solo metterci piede) ti aspetterà la prigione a vita. Viceversa nel continente meridionale potrai muoverti con tranquillità (nella legalità :please:)
     
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