Sang-Real

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    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

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    ◊ Capitolo I - Il Risveglio

    Scheda - Parlato - Pensato
    Amegakure - Pomeriggio - Steppa esterna

    Photo of Milford Sound in New Zealand
    L'odore della pioggia mista al fango stagnante dominavano la zona circostante, ed il continuo scrosciare di pioggia battente copriva il rumore dell'acciaio che sbatte contro altro acciaio.
    Ricordo bene dove ci avevano mandati e perchè...una missione di livello C nella steppa appena fuori Amegakure; avevamo seguito le tracce di un gruppo di mukenin fin da Suna, trafficanti di bambini; rapivano orfani di guerra e bambini che non sarebbero mai stato cercati, e poi li rivendevano al miglior offerente al mercato nero per gli scopi più perversi e indicibili, dal lavoro in nero a ben altro.
    Sapevamo che il gruppo era composto da 5 uomini, ed il chunin che ci accompagnava in questa missione ci aveva ordinato di fare la guardia al perimetro della zona, per evitare intromissioni o l'arrivo di qualche scagnozzo extra del gruppo, ed è proprio quello che facemmo.
    Io e Yamashita ci posizionammo sulle vette di alcuni alberi palustri, osservando con attenzione la zona circostante e pronti a tendere un trappola al gruppo di trafficanti, essendo certi che sarebbero passati di li per attraversare il confine e tornare verso Suna, dove parevano avere affari in sospeso.
    Il nostro caposquadra, Kato, si mimetizzò con il terreno tramite una tecnica doton che gli permise di fondersi con la fanghiglia, diventando un tutt'uno con essa...e poi attendemmo.
    Per più di due ore, nessuno si fece vedere, e proprio quando Kato stava per dare l'ordine di smontare la guardia, all'orizzonte comparvero un gruppo di 5 individui, che di gran corsa si muovevano verso la nostra posizione.
    Erano vestiti con abiti civili, uno aveva una grossa spada sulla schiena, mentre gli altri non avevano equipaggiamento offensivo in bella vista, ma sapevamo che erano individui molto pericolosi, e tra di loro c'erano per lo meno 3 ninja.

    « Yamashita! Mitràndir! Tenetevi pronti, stanno arrivando...»

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    Esclamò una pozza di fango, che poi mi ricordai essere Kato, tanto si era fuso bene con l'ambiente circostante che persino noi, che sapevamo dov'era, lo avevamo perso di vista una volta distolto lo sguardo.
    Quando il gruppo di trafficanti fu praticamente sotto di noi, all'unisono scagliammo la nostra offensiva, cercando di prenderli di sorpresa e di lasciarne almeno uno vivo per interrogarlo, il capo ancora meglio, sebbene non sapessimo chi di loro fosse.
    Io e Yamashita piombammo giù dall'albero su cui ci eravamo nascosti, ed il cui fetido odore di legno bagnato e marcio misto a fango palustre aveva coperto dignitosamente il nostro odore, mentre Kato riprese la sua forma umana, e imbracciata una katana si rivolse al gruppo di criminali, che vistici piombare così dal niente si era messo a cerchio spalla a spalla, mentre noi li circondavamo.

    «Per ordine della Kazekage, vi ordino di arrendervi e deporre le armi, ci seguirete a Suna e risponderete dei vostri crimini»

    «Stupido shinobi! Non abbiamo tempo da perdere con voi! Tao, attacca!»

    La ragionevolezza non era un arma di cui quella feccia era dotata, ma sorprendentemente era invece dotati di diversi kunai, shuriken e pugnali, nascosti abilmente sotto le maniche, nelle cinture e negli stivali; eravamo in inferiirità numerica, ma dalla nostra avevamo Kato, un ninja di eccellente caratura, militare e morale, che senza perdere un solo secondo si scagliò contro il capo della banda, ingaggiando un duello all'arma bianca, spada contro kunai.
    Il combattimento andò avanti per più di 5 minuti, tutti eravamo impegnati a combattere contro un nemico, fino a quando Kato, abilmente, ne uccise due con un calcio alla testa, rompendogli il collo e facendoli sprofondare nel fango fetido.
    La rabbia dei compagni aumentò, e aumentò anche la loro foga in battaglia; io mi trovavo alle strette, combattevo contro un energumeno nero e pelato, che colpiva come un fabbro ma che, in compenso era piuttosto lento nei movimenti.
    D'un tratto, un rumore di "splash" attirò la mia attenzione, e vidi Yamashita a terra riverso nel fango, con un kunai conficcato nella gamba, cacciare un urlo di dolore raggelante.

    «Sarakube! Finiamo questo pezzente! e andiamocene»

    Urlò l'omaccione nero al suo compagno, che estratto un secondo pugnale dalla cintura, si scagliò su di me abbandonando Yamashita a terra, ormai non più combattivo.
    Mi difesi come potei, ma la gamba mi faceva male, non riuscivo a stare in piedi correttamente, e più chakra vi facevo affluire per tneerla in forze, meno me ne rimaneva per combattere.
    Presi un pugno non visto arrivare in pieno volto, sperai che fosse del tipo mingerlino e dai capelli biondi, ma si trattava dell'energumeno nero, e tanto bastò per scagliarmi di 3 metri all'indietro, contro un albero, mandandomi quasi KO.

    «E adesso morite!»

    L'energumeno nero cambiò l'impugnatura del suo kunai, ed in un gesto rapido ma grezzo e poco elegante me lo scagliò contro a tutta velocità, mentre il suo compare aveva estratto il kunai dalla gamba di Yamashita e lo aveva alzato al cielo, pronto a pugnalarlo.
    In quell'istante, credetti che la mia vita fosse giunta al capolinea, sarei morto in una lurida palude melmosa, piena di zanzare, rospi e alghe putrescenti, senza onore e senza aver ancora concluso niente nella vita.
    Mi feci prendere dalla paura, e nel vedere il kunai avvicinarsi, e il braccio del biondo dirigersi verso il cuore di Yamashita con il kunai stratto nel suo pugno, qualcosa dentro di me cambiò per sempre.

    «NOOOOOOOOO!»



    Un forte spostamento d'aria partì dalla mia posizione e a 360° si diramò in ogni direzione, spostando acqua, foglie e creando una corrente d'aria tale da spaventare tutti i rospi della zona, che cominciarono a saltellare via impauriti.
    Davanti a me c'era il kunai scagliato dal mukenin, a 1 metro dal mio viso, fermo immobile in aria, come se fosse legato ad un filo invisibile che lo trattiene dal cadere.
    Il braccio del mukenin che stava per finire Yamashita si era bloccato di colpo, vedevo che egli ci imprimeva quanta più forza possibile, ma da li non si muoveva, solo dopo capii che non si trattava del braccio, ma della sua arma, che da li non aveva intenzione di muoversi.


    Gli eventi qui narrati sono avvenuti durante la missione C " Il Trafficante di Bambini"


    Edited by Revan - 27/8/2021, 15:20
     
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    ◊ Capitolo II - Levitas

    Scheda - Parlato - Pensato
    Amegakure - Pomeriggio - Steppa esterna

    Photo of Milford Sound in New Zealand
    I due mukenin si guardarono con sguardo confuso ed interrogativo, mentre il biondo mingerlino spingeva quanto poteva su quel kunai, riversando il suo peso su di esso, senza riuscire a muoverlo di un solo centimetro.


    «Che diavoleria è mai questa!? Finiscilo!»

    Urlò il mio avversario al suo compagno, vedendolo in palese difficoltà, mentre Yamashita strisciava nella pozzanghera fetida in cui si trovava; Kato stava ancora combattento contro il capo del gruppo e non si era reso conto di niente, potevamo sentire il rumore di acciaio che stride contro altro acciaio anche con il battente rumore della pioggia che colpisce l'acqua tutt'attorno a noi.
    Capii che quel kunai lo avevo bloccato io in qualche modo, poichè quando stesi il braccio per toccarne la punta affilatissima, sentii di aver stabilito con lui un contatto quasi fisico, sebbene non lo stessi toccando od impugnando direttamente.
    Mediante il mio chakra, disperso nell'area circostante, sentivo di poter controllare quel metallo forgiato come desideravo, potevo percepire addirittura la presenza dei due mukenin e yamashita stesso, in qualche modo percepivo la loro presenza, ma non era chakra, era qualcosa di diverso, di comune.
    Girai il kunai su se stesso, facendogli fare un giro di 180° da destra verso sinistra, e spostando la punta dell'arma dal mio viso verso la gola del mukenin, che osservando la scena impietrito si lanciò all'attacco per cercare di recuperare la sua arma.
    Impaurito dall'energumeno in arrivo, diedi un impulso al kunai, che venne proiettato in avanti ad altissima velocità, come una freccia scoccata da un arco lungo, andandosi a conficcare nel fianco destro del mukenin, che inciampò a terra e cadde nella pozzanghera sotto di noi, finendo a faccia in giù nell'acqua putrida e cacciando un forte urlo di dolore.
    Il sangue macchiò l'acqua, ed il suo amico mi guardò con lo sguardo terrorizzato, mentre, mollando la presa sull'arma che non riusciva a muovere, si allontanò mantenendo lo sguardo su di me, terrorizzato dal destino del suo "amico".
    Poi, d'un tratto, dopo aver fatto 2-3 metri camminando all'indietro per non perdermi di vista, si girò di scatto per correre verso il sottobosco della palude, ma il kunai che aveva incautamente abbandonato lo raggiunse veloce come quello di prima, recidendogli un tallone e facendolo cadere anch'esso a terra nella melma, impedendogli di correre con un piede in quelle condizioni.

    «Mitràndir...sei stato tu..?»

    Chiese Yamashita tra le urla di dolore dei due mukenin.

    «Si, anche se non sono certo di cosa..ocome...io l'abbia fatto, ma mi sento diverso...o meglio, sento le cose attorno a me diversamente...non si tratta di chakra, ma di qualcosa di diverso.»

    Il mio compagno di squadra mi osservo senza capire bene quello che stessi dicendo, ma proprio quando stavo per meditare un altro pensiero ad alta voce, Kato si presentò di tutta corsa, forse temebdo che fossimo già morti.

    «Ragazzi! state bene? Ho sentito urlare...l'altro l'ho eliminato...»

    Kato si guardò attorno, e vide i due mukenin feriti cacciare ancora dei lamenti, mentre il colorito di quello ferito al fianco si faceva sempre più pallido, fino a smettere del tutto di respirare e accasciarsi sulla schiena con la mano sinistra a tamponare la ferita del fianco destro, spirando.
    Ci dirigemmo tutti e tre verso l'ultimo mukenin rimasto, che arrancava come poteva nel fango, incapace di rimanere in piedi a causa della ferita al tallone, al quale il kunai aveva reciso i tendini.

    «Ottimo...tu verrai con noi a Suna, risponderai per te e per i tuoi deceduti amici dei crimini che avete commesso, ragazzi, bel lavoro»

    Esclamò Kato prima di colpire il mukenin con un pugno alla tempia, facendogli perdere conoscenza.
    Durante il viaggio di ritorno, I miei compagni di squadra si erano posizionati uno davanti ed uno dietro di me, a qualche metro di distanza, mentre io mi trovavo sul cavallo, con sul dorso il corpo del mukenin imbavagliato e legato; procedevamo spediti per la via battuta, pronti per un imboscata che non arrivò mai.
    Durante il viaggio di ritorno, giocai con questa nuova capacità su alcuni shuriken che avevo in tasca, li facevo levitare, roteare, scattare attorno al cavallo...tutto sotto los guardo di Kaito, che aveva compreso quello che io ancora ignoravo.

    «Magnetismo, Mitràndir....una abilità conosciuta da pochi membri del nostro villaggio, tramandata di generazione in generazione e adesso a quanto pare anche a te.
    Si è risvegliata durante il combattimento giusto?»


    Risposi affermativamente, facendo convergere gli shuriken nella mia mano e rimettendoli in tasta.

    «A quanto ne sò si desta in maniera diversa su ogni portatore, ad alcuni tramite addestramento fisico, ad altri in combattimento, per te è stata la paura della morte a quanto mi hai detto, un emozione molto forte mista ad un meccanismo di autodifesa, il tuo corpo ha percepito il pericolo e la tua capacità innata si è attivata; adesso devi affinarla però, essendo il tuo caposquadra rientra nei miei compiti aiutarti a migliorare questa abilità...tornati a casa ci organizzeremo per degli addestramenti mirati, che ne dici?»

    «Si, voglio saperne di più su questo...magnetismo.»

    La cavalcata durò giorni, ma alla fine riuscimmo a tornare a casa quasi illesi; Yamashita si fece medicare la ferita riportata in battaglia e fu fuori dall'ospedale in meno di un giorno, mentre io, che non avevo riportate ferite significative, mi misi subito al lavoro, recandomi nel deserto per non rischiare di ferire qualcuno mentre mettevo appunto qualche nuovo trucchetto.
     
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    ◊ Capitolo III - Mitràndir delle Sabbie Nere

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    Suna - Mattina - Dune di Balin

    Photo of Milford Sound in New Zealand
    Nei giorni che seguirono il ritorno a casa dalla missione, il caposquadra fece rapporto su gli eventi che si erano susseguiti ad Amegakure, e consegnò il prigioniero nelle mani della Polizia di Suna, la quale avrebbe provveduto ad interrogarlo per estorcergli informazioni extra sugli acquirenti e sui fornitori dei bambini che trattavano.
    Mi riposai per qualche giorno, poi ricevetti la chiamata da parte di Kato, che mi invitava ad unirmi a lui in una sessione di allenamento privata fuori dal villaggio, nei pressi delle Dune di Balin, una zona disabitata dove gli shinobi si esercitavano con i jutsu che richiedono grandi quantità di sabbia per essere compiuti.
    Sapevo quali erano le intenzioni del chunin, e sebbene in quei giorni mi fossi esercitato nel manipolare oggetti metallici, anche di discreto peso, ancora mi sfuggivano le basi di quello che sapevo fare; sapevo che il chakra era parte integrante del processo di manipolazione, ma sentivo che c'era dell'altro.
    L'appuntamento era per quella mattina verso le 11, quindi verso le 9.30 mi misi in marcia, raggiungendo il cancello ovest del villaggio e mostrando la lettera inviatami da Kato come garanzia per poter uscire dal villaggio non accompagnato, cosa che per un genin, soprattutto in periodi come questi, è altamente vietata.
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    Amavo molto il deserto, per me era un luogo magico, suggestivo e romantico, e non una mera landa di sabbia e morte come molti dal villaggio solevano definirla, così come la maggir parte dei visitatori provenienti dall'estero.
    Trovavo che esso fosse un luogo suggestivo, con un anima propria, un ecosistema nascosto sotto le mentite spoglie di sabbia rovente e il vento caldo; i tramonti osservabili dalla vetta delle dune nel Bacino di Esterlin sono tra i più belli di tutto il Paese del Vento, e se sai dove scavare...se conosci i punti giusti, non sai mai quali tesori puoi trovare sotto quelle dune, oggetti dimenticati dal tempo ma non dal deserto, che mantiene tutto sotto la sua coperta di sabbia, immutato.
    Mi ci vollero circa 45 minuti per raggiungere le Dune di Balin, esse si trovavano ad ovest del villaggio, quindi varcare l'uscita ovest era stata la mossa migliore per arrivare in orario all'appuntamento.
    Affondando i piedi nella sabbia calda e dirigendomi verso l'appuntamento a passo spedito, non potei fare a meno di pensare ai miei genitori, se questo potere me lo hanno tramandato loro, perchè non me ne hanno mai parlato? ormai era tardi per porsi certe domande, domande che comunque non avrebbero mai trovato una risposta concreta.
    Giunsi al luogo dell'appuntamento in perfetto orario, ma Kato era già li che mi aspettava; era assorto nella lettura di un libricino dalla copertina rossa con sù la raffigurazione di una ragazza mezza nuda che tiene in mano una banana, ma non feci a tempo ad osservare l'immagine con più attenzione che il chunin, accortosi della mia presenza, chiuse frettolosamente il libricino e lo ripose nel suo zaino.

    «Ah, Mitràndir, sei qui...come va?»

    «Tutto bene grazie, e tu?»

    «Piuttosto bene direi...dimmi, sei pronto per l'allenamento di oggi?»

    «Assolutamente, a cosa pensavi?»

    «Il tuo magnetismo è una abilità innata peculiare del nostro amato villaggio, sebbene alcuni utilizzatori abitino anche a Kumogakure a quanto pare, e già di per se sarebbe una capacità notevole, ma dopo aver fatto rapporto ai miei superiori, mi è stato chiesto di testare le tue capacità anche se un altra tipologia di tecniche, dei sunajutsu un pò particolari...»

    Kato estrasse dalla tasca un piccolo sacchettino verde di seta, chiuso da un nastro rosso, e lo poggiò per terra, lasciandolo chiuso.

    «Questo ci servirà dopo, forse, per il momento concentriamoci sulla capacità di manipolare il metallo»


    - Alcune ore dopo -



    Far vorticare uno shuriken su se stesso senza tenerlo in mano scoprii essere una delle cose più divertenti che potevo fare con questa capacità di manipolare i campi magnetici, ma tutt'altra storia era cercare di colpire i cloni che Kato aveva generato per aiutarmi nella precisione dei colpi; manipolare la polarità di un oggetto metallico richiedeva minuziose modifiche nella quantità di chakra da applicare su ogni lato dell'oggetto, e più esso era piccolo, più era complicato da manovrare; al contrario invece, più l'oggetto era grosso, più era facile da direzionare e spostare, ma anche più dispendioso a livello di chakra impiegato.
    Dopo aver acquisito una cerca solidità nella modifica della polarità dei campi magnetici e nel direzionamento degli oggetti metallici, Kato tornò a prendere in mano quel sacchetto verde poggiato a terra poco tempo prima, sfilando il nastro di seta rosso che lo racchiudeva, rivelando una polvere nera perlesciente al suo interno.

    «Questa è limatura di ferro Mitràndir, comunemente chiamata "Sabbia Ferrifera", si tratta di un oggetto che davvero in pochi sono in grado di manipolare, alcuni dicono addirittura che solo i discendenti degli antichi dei siano in grado di sfruttarla a pieno, ma sono solo leggende; in concreto la nostra Kazekage ne è l'utilizzatrice più famosa, e pare che solo colore che sono in grado di manipolare i campi magnetici possano imparare anche a manipolare questa sabbia, perchè non provi? E' solo una formalità»

    Osservando quella sabbia nelle mani di Kato, potevo percepirne il campo magnetico emesso, sentivo il suo peso, la sua traccia di chakra era flebile ma costante, percepivo ogni singolo granello nel mucchietto, come avesse un suo proprio campo magnetico dissimile da quello dei suoi compagni.
    Lo sguardo di Kato si fece di ghiaccio quando vide quell'ammasso informe di sabbia nera prendere il volo, levitando sopra la sua mano e prendendo la forma di un piccolo cubo, poi una sfera, in infine un piccolo rettangolo di 6 centimetri per 3.
    Sentivo la limatura di ferro mutare al mutare della quantità di chakra che vi imprimevo, e tutte le forme geometriche che richiamavo alla mente venivano copiate sulla polvere di ferro, che si scomponeva e ricomponeva sotto il mio volere.

    «Sang-Real! Sangue reale...non si sbagliavano, puoi davvero farlo...»

    Esclamò kato, ritirando la mano ed osservando il solido di ferro mutare forma.

    «Non sò cosa dirti, mi sembra così naturale...»

    «E' tutto fuorchè naturale Mitràndir, questo potere è più unico che raro...devo fare rapporto ai miei superiori, ma nei prossimi giorni ci rivedremo per appurare meglio la situazione.»
     
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