[PQ] Esplosioni a Kiri

Atshushi Nasushimo - Attacco di Fury all'accademia di Kiri

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    I


    < Che vuol dire che non posso?! >

    < Vuol dire che TU > uno schizzo di saliva decollò dalle labbra avvizzite del vecchio < non puoi accederea quel fascicolo. >

    Atshushi battè irruentemente la mano aperto sul legno plastificato della scrivania. < Maledizione! Non ha senso! >

    < Allora, apri bene le orecchie! > Il vecchietto si stava scaldando e si tirò in piedi per mettersi allo stesso piano di Atshushi. Ma lo special jounin non era un più un ragazzino e lo superava comunque di un palmo. < Quel fascicolo è stato segretato dagli anbu e io non ce l’ho nemmeno più. Lo hanno portato nelloro, di schedario. E lì puo’ restare a marcire per quanto mi riguarda. >

    < Ma io sono un cacciatore di taglie! > Protestò nuovamente Atshushi. < Nomosi
    Nasushimo è un mukenin e io chiedo soltanto di avere qualche informazione per cercare di rintracciarlo. >


    < Ragazzino! > Tuonò lo schedarista. < Forse non ti è chiaro che se inizi a cercare un mukenin di interesse degli Anbu finirai tu stesso nel loro Bingo Book. Ti sei forse bevuto il cervello? >

    < Quindi ora cercare di trovare e arrestare un criminale è diventato illegale. Diventerei un mukenin per aver dato una ripulita ai bassifondi? >

    < No, ma devi capire una cosa. > I toni sembravano essersi distesi e l’anziano si lasciò cadere sulla sedia stremato. Aveva la testa per lo più calva, se non per un sottile strato di capelli grigi che da destra tentavano invano di coprire l’epidermide in un pietoso riporto. Atshushi fu preso da una sensazione di sconforto per la rudezza con la quale aveva trattato quel povero uomo.

    < Se gli anbu hanno preso il fascicolo di questo mukenin è perché stanno conducendo loro le indagini sul suo conto. > Si tolse gli occhiali per massaggiarsi le tempie con gli occhi chiusi, poi riprese:< Loro operano direttamente per conto del Mizukage, sebbene ora non ci sia una tale figura nel villaggio, c’è chi fa le sue veci. Di rimando l’autorità di un anbu è paragonabile a quella di un kage. Tu non puoi e non devi mettergli i bastoni tra le ruote. A meno che tu non voglia ritrovarti con una katana tra le costole. >

    Il suo tono, quasi paterno, fece distendere i nervi dell’Uzumaki. A cosa serviva scaldarsi così tanto con un semplice impiegato? La colpa non era di certo sua.
    < Ha ragione e le chiedo scusa per l'irriverenza mostrata oggi. Se ho insistito tanto, è perché per me è davvero importante. >

    Senza ulteriori cerimonie, lasciò la stanza. Era nel Palazzo del Mizukage, recentemente restaurato dopo che Yalta e i suoi avevano rapito proprio la Mizukage, lasciando di fatto Kiri senza un leader politico. L’aria era tesa e, proprio quel giorno, a Konoha si stava tenendo un importante meeting tra tutti i kage. Ovviamente Atshushi non rientrava in quell’elitè di shinobi che meritava di accompagnare i rappresentanti del villaggio. Onore lasciato a ninja che portavano nomi di ben più rilievo come Jin Senju.

    L’aria di Kiri era frizzantina quel giorno. Il freddo umido pizzicava sul volto del ninja e una cupola di nebbia lambiva i tetti degli edifici più alti. Il palazzo del Mizukage era al centro del villaggio, nel suo cuore pulsante di burocrazia e amministrazione. Era una giornata senza sole e la nebbia non sarebbe mai riuscita a diradarsi. Non lontano si sentiva lo scrosciare placido di uno dei fiumi che attraversava il villaggio come crepe in un vaso danneggiato.
    “Un lampo?”
    Un fascio di luce attraversò il cielo, illuminando la coltre di nebbia, non era qualcosa che potesse passare indesiderato. Per un fugace attimo, quella giornata grigia era diventata luminosa e carica di colori. Atshushi tirò su la testa per analizzare quell’insolito fenomeno. “Non c’è nebbia quando piove.”

    Poi, una voce. Non un tuono seguì il fulmine, ma una voce. La voce irruppe comunque sul villaggio con la stessa violenza di un tuono, facendo fermare tutti i cittadini, interrompendo le mondane attività, per tirare su il naso in cerca dell’origine di quel suono.

    La voce era profonda e forte. Spavalda e arrogante. Disse di appartenere a Fury.


     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    II



    La voce maschile parlò a lungo, facendo affermazioni pesanti e proposte indecenti. La gente per strada ascoltava mormorando e commentando. Le imposte venivano spalancate per accogliere il freddo umido e le parole di quell’autoproclamatosi Dio. Nessuno si muoveva più, tutti erano fermi ad ascoltare Fury, scrutando il cielo in cerca della sua persona.

    Atshushi sapeva chi era e non gli piaceva. Era stato responsabile del genocidio di un popolo, dell’annientamento di un’intera nazione. Era quel tipo di criminale spregiudicato convinto di seguire la retta via e ciò lo rendeva uno psicotico pericolosissimo.

    Il monologo terminò con una minaccia pesante, ma che non ebbe seguito perché ci fu una nuova lama di luce nel cielo e sparì così com’era venuta. Per un attimo, ci fu un silenzio quasi irreale a Kiri.

    Tic...Tac…



    Atshushi riusciva a sentire il ticchettio meccanico dell’orologio di un mercante che si era fermato vicino a lui. Indossava un pesante cappotto di lana scuro.

    Tic… Tac… Tic… BOOM!

    WHROAAAAAAAAAAAM



    Sentì la testa esplodergli in mille pezzi. Il villaggio tremare e deflagrare come una bomba ad orologeria. L’intero mondo capovolgersi mentre meteoriti fiammanti ne ferivano la superficie.

    [X]


    Atshushi si ritrovò con la schiena a terra. Il mantello pieno di polvere. Si rimise a piedi a fatica, con le ossa che gli dolevano. Attorno a lui era tutto confuso: il mercante era a terra con la testa sanguinante; una donna era caduta dalla finestra e giaceva in una posa contorta, con la schiena spezzata.

    La strada era invasa da una patina marroncina che bruciava negli occhi e offuscava la vista. Urla e sirene formavano una cacofonia apocalittica. Il cielo sopra i tetti era nero come il metallo, oscurato dalle polveri delle esplosioni.

    Esplosioni. Qualcosa era appena esploso in città. L’ultima volta che era successo qualcosa del genere, la Mizukage era stata rapito e il suo palazzo, simbolo di potere e stabilità, fatto a pezzi. Qualcuno stava attaccando Kirigakure, di nuovo.

    Atshushi cominciò a correre a perdifiato, verso l’origine di quel fatidico evento. Fiumi di persone correvano nella direzione opposto e, pertanto, il ninja fu costretto a scalare un palazzo e procedere sui tetti per essere più rapido. Subito vide una colonna di fumo nero e lingue di fuoco alzarsi al cielo a poco meno di un chilometro dalla sua posizione.

    Accelerò il passo, spiccando salti enormi da un tetto all’altro e coprendo l’intera distanza in una manciata di secondi. E poi la vide. L’accademia del Villaggio della Nebbia.

    O ciò che ne rimaneva. La struttura a più livelli dalla forma circolare era ridotta a una crisalide vuota. Il tetto era sparito e le fiamme stavano consumando ciò che restava del perimetro esterno. La somiglia dell’edificio a un vulcano in eruzione faceva venire i brividi. L’ipotesi più plausibile era che ci fosse stata una violenta, tremenda esplosione dal suo interno. Tutto era stato spazzato e detriti in fiamme aveva rotto le finestre, disseminandosi in strada. Ma non c’erano solo macerie e tizzoni in fiamme per le strade del villaggio, quella masse annerite, lambite da lingue di fuoco, erano cadaveri.

    I piccoli corpi senza vita dei giovani allievi occupati nelle esercitazioni mattutine, nelle lezioni noiose e nelle lavate di capo per le bravate tipiche di quell’età.

    L’aria era resa irrespirabile dal fumo e dalla polvere in sospensione. Atshushi dovette recidere un lembo del mantello che indossava e bagnarlo con il suo chakra suiton prima di utilizzarlo come una mascherina filtrante. Fece un nodo intorno alla nuca per tenerlo stretto e scese in strada.

    Qualcuno stava piangendo poco lontano da lui, ne udiva i singhiozzi irregolari e i lamenti esasperati. Altri, molti altri, urlavano di dolore. Qualcuno rotolava a terra per tentare di spegnere le fiamme, altri reggevano un arto spezzato, le ossa rosse a vista.

    I soccorsi stavano faticando ad arrivare. I civili si erano lanciati in una fuga scomposta, come formiche impazzite. Avevano giustamente paura di ritrovarsi nel mezzo di uno scontro apocalittico. Ma le parole dell’uomo che aveva parlato in mondovisione erano state chiaro. Quel gesto doveva essere soltanto un avvertimento, un assaggio del suo potere, una prova dell’incapacità delle forze ninja di proteggere gli indifesi.

    Quello era stato un atto terroristico, non c’erano altri modi per definirlo. Atshushi camminava attonito tra detriti, cadaveri e ninja morenti immerso in un mare di fumo e polvere. Quale persona sana di mente avrebbe mai attaccato le scuole in orario di lezione, massacrando ragazzi e bambini? Un nuovo nemico si era rivelato a ovest e non si trattava del solito mukenin senza scrupoli o di qualche organizzazione criminale più ambiziosa. Stavolta c’era un autoproclamatosi Dio a dettare la propria legge divina e l’aspetto più terrificante era che la semplicità con la quale aveva messo sotto scacco tutti i kage lo parificava in potenza proprio a una divinità.

    Un bambino catturò l’attenzione del ninja. Aveva il piede bloccato sotto una lastra di pietra e cercava di sollevarla, tra un singhiozzo e l’altro, ricavando scarsi risultati. Atshushi fece per avvicinarsi e aiutare quell povera anime, quando un’ombra alle sue spalle lo urtò violentemente, mandandolo a rovinare a terra per la seconda volta quel giorno. L’ombra era una persona incappucciata che raggiunse il bambino in lacrime, lo liberò dall’impedimento e lo prese in braccio. Repentino, sfrecciò via, con l’infante incapace di resistergli sotto braccio, come un sacco di patate...

    “Ma che cazzo sta succedendo oggi?”


    Edited by tisy16 - 26/8/2021, 00:37
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    III


    L’istinto, forse il desiderio di allontanarsi da quel disastro o forse ancora lo strano accadimento spinsero Atshushi a seguire l’uomo incapucciato. Se avesse avuto a che fare con l’esplosione dell’accademia del villaggio sarebbe stato cruciale scoprirlo. Così iniziò un breve inseguimento fra le strade del villaggio. Breve perché dopo un paio di svolte tra la ragnatela stradale che caratterizzava l’urbanistica del centro, Atshushi vide la figura sconosciuta tuffarsi in un tombino che si richiuse subito dopo, svanendo tra la polvere senza lasciare traccia.

    “Un jutsu di sigillo?”

    Il giovane Uzumaki poggiò il palmo della mano a terra, lì dove un attimo prima era scomparso l’uomo incappucciato con il bambino ancora gemente sotto braccio. Lasciò fluire il chakra nel terreno, individuando un sigillo magico nascosto al di sotto. Bastò una lieve pressione di energia per attivarlo e sprofondare nel sottosuolo, per riprendere l’inseguimento.

    Se Kiri era un villaggio umido, le sue fogne lo erano ancora di più, oltre ad essere impestate da un odore nauseabondo. L’eco dei passi pesanti che si infrangevano sull’acqua gli permise di riprendere velocemente il rapitore, ma, in un ambiente chiuso e silenzioso, anche questi si accorse di essere seguito e cominciò a cercare di depistare il suo inseguitore.

    Atshushi si vide arrivare contro degli shuriken, ma fu rapido a far scivolare il kunai dalla manica del mantello e a maneggiarlo per deviare le armi lanciate, in un sonoro ed echeggiante tintinnio metallico. Le fogne si allargavano sotto tutto il villaggio in stretti corridoio con il tetto a volta, ramificandosi in brevi tratti lineari spezzati da incroci o curve a gomito. Smarrirsi era facile e perdere un bersaglio che si dava a una fuga disperata lo era ancora di più.

    Dopo una svolta a destra, Atshushi vide a un palmo del suo viso, incollato sulla parete di pietra, un rettangolo di pergamena con un kanji disegnato al centro. “Esplosivo”.

    Il chakra del giovane schizzò fuori dal suo corpo come una tigre che si avventa su una gazzella, spegnendo l’innesco magico che avrebbe fatto detonare l'esplosione.

    < Bastardo! > Urlò in predo alla rabbia, dopo averlo visto svanire dopo l’ennesima curva. < Fermati e combatti da uomo! >
    Ma quando voltò l’angolo si ritrovò davanti un muro di cemento: un vicolo cieco. Il rapitore e il bambino erano probabilmente spariti utilizzando lo stesso artificio di prima, pertanto Atshushi cercò subito il sigillo nascosto nel muro e lo individuò con relativa facilità, sollecitandolo con il chakra. La parete scricchiolò e le pietre davanti a lui sparirono come fantasmi, lasciando uno spazio sufficiente al passaggio di un uomo adulto. Attraverso di esso era possibile vedere un ambiente in penombra, ma comunque chiaramente identificabile in un laboratorio. Quando Atshushi oltrepassò il passaggio, una luce accecante riempì il suo campo visivo, trascinandolo in un mondo amorfo di pareti bianche. Brillante come un stella, intesa come il sole, dal fondo di questa irreale dimensione un globo di luce irradiava raggi bianchi come la neve di Tetsu.

    Atshushi fu costretto a pararsi gli occhi con un avambraccio per non restare accecato.

    < Atshushi- kun > Una voce di donna lo chiamò, melodiosa come una nota musicale pizzicata su un’arpa d’oro.

    Sentì un tocco delicato come una nuvola scostargli il braccio. Davanti a lui c’era una donna con dei lunghi capelli rossi.

    < Sei diventato un uomo, figlio mio >
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    IV


    Sua madre…

    Atshushi non aveva mai conosciuto sua madre né suo padre. Quest’ultimo sparito durante una missione in qualità di jounin di Kiri, aveva lasciato sola la moglie incinta della sua prole. Atshushi era nato al tramonto e la madre, guardando il rosso porpora del cielo non potè non temere che a colorare così quel quotidiano appuntamento con il sole, fosse il sangue dell’uomo che amava.

    Ma Atshushi non aveva nemmeno mai avuto l’opportunità di guardare in volto la donna che lo aveva dato al mondo. Così ora si ritrovava con una candida mano sul volto e un viso a forma di cuora, con due grandi occhi scuri che lo scrutavano nel profondo dell’anima. Lunghi capelli rossi incorniciavano il viso angelico della donna, il fisico asciutto e tonico era coperto da una morbida veste del colore degli aghi di pino.

    < Non mi riconosci? > La sua voce era miele sciolto nel latte quando fuori piove e soffia il vento. < Atshushi… amore… sono io… tua madre. >

    Ma come poteva riconoscere sua madre se non l'aveva mai vista nemmeno in foto?

    Una lacrima sfuggì al suo controllo e colò giù dall’occhio, bagnando la mano che ancora gli reggeva la guancia.
    < Mi chiamo Tamia. >

    “Tamia.” Quindi questo era il nome di sua madre. Non aveva hai avuto il coraggio di scoprirlo da solo. Forse un po’ odiava i suoi genitori. Li aveva iniziati ad odiare inconsciamente nel momento stesso in cui aveva scoperto di essere stato abbandonato da loro nelle braccia di un’altra famiglia. Aveva colpe un padre che perdeva la vita in missione? No, di certo. E una madre che fugge via da tutto per evitare al figlio lo stesso destino tormentato che spetta ai discendenti Uzumaki? Anch’ella è giustificata e, forse, da encomiare.

    Eppure Atshushi non riusciva a non provare un senso di avversione verso quelle persone che lo avevano privato del naturale amore genitoriale e lo avevano fatto crescere con persone estranee. Così era cresciuto freddo, schivo, diffidente e apatico. Tuttavia sentiva il cuore martellargli il petto, un nodo stringergli la gola e gli occhi farsi pesanti. Stava piangendo. Senza più freni, senza più contegno.

    < Atshushi-kun, non fare così. >

    Tamia portò anche l’altra mano sul viso del ragazzo, carezzandogli le guance e tirandogli su la testa. Ora i loro occhi si incrociavano.

    < È che sono così… così felice di poterti vedere… Mamma! > Tra i suoi occhi e la diga di Ishivar che aveva fatto crollare non c’erano praticamente più differenze.

    < Tesoro… >


    Edited by tisy16 - 26/8/2021, 00:40
     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    V


    Tamia, sua madre, lo abbracciò, lasciando che Atshushi affondasse il volto nella sua spalla. Madre e figlio avvinghiati l’uno all’altro, formando un unico corpo, un’unica anima, un unico cuore. Cielo e terra capovolti, pioggia di stelle nella notte, un incendio nel bosco, un'onda che sommerge un'isola.

    Restarono minuti che parvero durare un’eternità, come se tentassero entrambi di recuperare un’intera vita di abbracci mancati.

    [X]


    Ma qualcosa li disturbò. Un tremore scosse il pavimento e Atshushi riuscì ad aprire gli occhi. Dov’erano? Quel luogo era fatto soltanto di luce e privo di forme. Dal soffitto promanava un’aura lucente, ma strani bagliori la percorrevano, come crepe in un vaso. Si staccò dall’abbraccio ed ebbe la forza di posare entrambe le mani sulle spalle della donna che doveva essere sua madre, scuotendola.

    < Che sta succedendo? Dove siamo? Io stavo… stavo inseguendo un uomo incappucciato che… >

    Già, che fine aveva fatto la persona che aveva rapito quel bambino. Kiri era stata attaccata? Perché ricordava il cielo nero, il fischio di un fragoroso boato nelle orecchie e l’odore pungente del fumo nelle narici?

    Il terremoto continuò e dal soffitto si staccarono scaglie immateriali oltre cui non c’era altro che oscurità. In un attimo il soffitto divenne una scacchiera e lì dove prima c’era luce, ore c’era solo buio.

    < Mi dispiace… >

    La voce della madre arrivava a tratti, come una trasmissione radio malfunzionante. Il suo corpo stava diventando evanescente e non poteva più sentire il morbido tocco delle sue mani sul volto.

    < Era tutta... un’illusione>

    Anche il pavimento iniziò a frantumarsi sprofondando in un baratro nero. Era solo questione di tempo e presto quel microcosmo sarebbe imploso. Atshushi piangeva mentre guardava quella che sarebbe dovuta sua madre sparire nel nulla. Piangeva e si disperava: “Chiunque sia stat
    o, la pagherà cara per questo scherzo meschino”.


    Edited by tisy16 - 2/9/2021, 22:21
     
    .
  6.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    VI


    Cof Cof Cof...


    Qualcuno stava tossendo. Ad Atshushi bruciavano così tanto gli occhi da non riuscire a mettere a fuoco nemmeno il proprio naso.

    Cof Cof Cof...


    Ancora colpi di tosse. Una tosse “bagnata”. Atshushi sapeva bene cosa voleva dire tossire sangue. Per molto tempo, le ferite della battaglia del Mare degli Squali gli avevano provocato accessi di tosse con perdite ematose. Si stropicciò gli occhi con forza. Vide una sagoma davanti a sé, piegata in due e scossa da violente scariche.

    Cof Cof Cof...


    Teneva per un braccio un’altra sagoma, più piccola e rannicchiata sulle ginocchia. Stava tremando o era la sua vista che tremava. “Maledizione. Quel genjutsu era davvero potente.”

    < Bastardo! > Riuscì a urlare contro il malfattore. Una fitta alla base della nuca gli fece stringere i denti

    Gli si avvicinò barcollando e provò a colpirlo con un pugno. Non sapeva nemmeno dove aveva mirato, ma riuscì a beccarlo sull’orecchio coperto dal cappuccio e lo spedì a terra, rovinando insieme a lui al suolo. La ragazza, la quale sembrava aver ripreso i sensi, urlò e si nascose in un angolo buio.

    “Mi brucia tutto come se fosse stati travolto da un carro.”

    < Maledetto stronzo! >

    La voce dell’uomo incappucciato gli arrivò dall’alto. “È già in piedi!” Atshushi rotolò su stesso per assumere una posizione quadrupetica per aiutarsi a rialzarsi, ma lo raggiunse prima un calcio all’addome. Ruzzolò di schiena, tossendo e gemendo.

    Cof Cof Cof...



    Quel calcio doveva essere costato tanto anche al suo aguzzino. Atshushi gemette e rimase sul pavimento, supino a osservare la stanza nella quale si era cacciato. Era un semplice nascondiglio. Un letto sfatto, una scrivania, una sedia e un paio di cassettiere. Sembrava chiaramente la base di un latitante.

    < Stavolta non permetterò che ti portino via da me. > La voce dell’uomo giunse paurosamente familiare alle orecchie dell’Uzumaki.

    Sgranò gli occhi, sorpreso. Ma limitò i movimenti, restando immobile. Lentamente, portò le mani a congiungersi sull’ombelico.

    < Che c’è? Sei paralizzato dalla paura ora? > Lo schernì Nomosi.

    Già, si trattava proprio di Nomosi, il suo perfido fratello che inseguiva da anni le sue ricerche folli e illegali.

    < Ancora vai a caccia di cavie? > Gli chiese con forzata spavalderia Atshushi.

    < Non mi sono mai fermato. > Nomosi raggiunse la ragazzina e le avvicinò una mano alla nuca. La piccola genin si ritrasse, ma era con le spalle al muro. < Dormi. > Come una scimmia ammaestrata, udendo l’ordine del suo rapitore, la ragazzina crollò con la faccia rivolta sul pavimento.

    Nomosi si avvicinò al muro lasciato aperto da Atshushi e lo richiuse ristabilendo il sigillo. Una parete di finti mattoni si materializzò nascondendo l’artificio magico.

    Così era stato Nomosi a fargli vivere quella fugace e mendace visione della madre. Non mancavano di certo motivi per odiarlo, ma stavolta aveva oltrepassato il limite. L’Uzumaki gliel’avrebbe fatta pagare e aveva già un piano in mente. Doveva soltanto restare fermo e cercare di farlo parlare.

    < Così nessuno ci potrà disturbare. > L’ultima volta Atshushi era stato salvato da una squadra Anbu del villaggio. < Con il villaggio in un tale subbuglio, nessuno noterà la mia assenza o quella di quella ragazzina. >

    < Sei diventato un chiacchierone, eh? > Nomosi raggiunse l’unica sedia della stanza e la girò verso il fratellastro, poi vi crollò sopra.

    Cof Cof Cof...



    Dalla sua mano gocciolò del sangue rosso scuro.

    < Non te la passi granchè bene. > Osservò Atshushi.

    < Sta zitto! Mi hai fatto soltanto stancare. > Nonostante penombra, Ad Atshushi non potè sfuggire il bagliore di malvagità che attraversarono gli occhi del suo fratellastro< Ma grazie a te, potrò tornare in salute. >
     
    .
  7.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    VII



    Nomosi era nato e cresciuto con un ninja di basso livello. Capace di utilizzare il chakra, ma senza alcuna abilità particolare. Figlio di persone che non aveva avuto il dono del Frutto Primordiale di Kaguya, non aveva ereditato nessuna specialità elitaria, nessuna kekkei genkai rendeva unici i suoi geni. Ciò faceva di lui un ninja mediocre. Ma la sua maledizione era un’altra. Egli era, infatti, ossessionato dalla sua folle ambizione di primeggiare sugli altri. Essere un chuunin come tanti altri, una goccia nell’oceano? Non ne voleva sapere. Grazie alla sua testardaggine e un costante allenamento, unito a una non indifferente mente subdola e spregiudicata, riuscì a scalare la gerarchia fino al rango di jounin. Tuttavia, le sue reali capacità non erano affatto paragonabili a quelle dei suoi parigrado.
    Per ovviare a questo deficit, Nomosi aveva iniziato a studiare la genetica, aveva approfondito le sue conoscenze nel campo della medicina. Leggeva libri di biologia, si interessava alle ultime scoperte nel campo scientifico. Così, iniziò a elaborare la sua folle idea: trapiantare un’innata nel suo corpo e sfruttarla per diventare un ninja migliore, impareggiabile.

    < Sai, Atshushi, ho studiato così tanto nella mia vita. > Riprese dopo un altro accesso di tosse. < Sono anni che faccio esperimenti su qualsiasi cavia mi capiti per le mani. E alla fine sono stato scoperto ed etichettato come muknien. Per fortuna c’è quel pazzo di Fury là fuori e tiene così impegnato il Villaggio da aver fatto dimenticare a tutti la mia presenza. >

    Un riflesso oscuro gli adombrò il viso. < Pare che nemmeno da mukenin meriti più attenzioni di quando ero un ninja per bene. >

    < Tu sei solo un pazzo. > Gli rispose Atshushi, restando sdraiato sul pavimento freddo del sotterraneo. < Hai sacrificato vittime innocenti per i tuoi folli scopi e cosa ne hai ottenuto? Niente! Sei ancora qui, a rapire persone, uccidendole in nome di una tua fissazione. Pensi che sarai migliore dopo che avrai un’innata rubata? No, è il percorso che seguiamo da quando lasciamo l’Accademia a renderci più forti. Quella stessa Accademia che sta bruciando sopra di noi. Ne ho passate tante, sono stato in punto di morte almeno quattro volte da quando indosso un coprifronte, eppure…>

    < Stai zitto! > Nomosi lo interruppe urlando, agitando una mano tra di loro. < Ti riempi la bocca di belle parole, ma sei soltanto nato baciato dalla fortuna. >

    Parole che ferirono particolarmente il ragazzo, nato già orfano di padre.

    < Se sei vivo, qui e ora, > continuò Nomosi < è solo perché il tuo corpo è più forte per il sangue che ti scorre dentro. Tu sei un Uzumaki! La tua stirpe risale fino ad Hagoromo e alla Genesi del mondo. Uzumaki Naruto > cominciò a contare aiutandosi con le dita di una mano. < Uzumaki Nagato, Uzumaki Kushina, Uzumaki Mito. E potrei andare avanti fino a non finire le dita per contare. Voi vantate Uzumaki vantate legami di sangue con i Senju e siete diretti discendenti di Ashura. >

    Fece un gesto spazientito con la mano.

    < Oh, lo so che cosa stai pensando. Tu non hai nessuno elemento particolare: non manipoli il legno, non hai un doujutsu. Ma la vera forza del tuo clan, della tua stirpe, sta nel vostro corpo. La mia carne e le mie ossa sono fragili, malate. Il tuo è sopravvissuto là dove chiunque altro sarebbe morto. Ti chiedi perché non sono ancora riuscito a completare un trapianto? Morirei se lo facessi. Ma finalmente ho capito come fare. >

    Nomosi alzò a mezz'aria l'indice della mano destra, puntandoglielo contro come se avesse voluto trafiggerlo.

    < Mi servi tu, Atshushi. Ho bisogno del tuo corpo, della tua forza, della tua resistenza. Mi hai fatto un grosso favore a seguirmi. Mi hai evitato il disturbo di venirti a cercare. >

    Fece una pausa e guardò altrove, poi parlò, ma sembrava più un pensiero detto ad alta voce. < Quella troia dai capelli rossi è stato un flop. >

    Un lampo balenò nella mente di Atshushi, facendo vacillare la sua concentrazione per la prima volta da quando aveva iniziato ad ascoltare lo sproloquio di Nomosi: Mizu!
     
    .
  8.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    VIII


    Non poteva crederci! Mizu, l’amante dell’altro suo fratellastro, la sua insegnante di arti magiche, l’unico legame che aveva stretto dopo essere scappato di casa, era stata catturata da quel folle malato che aveva di fronte.

    < Che ne hai fatto di lei?! > Gli urlò contro, sputando schizzi di saliva verso il soffitto. Le sue mani rimasero saldamente giunte tra loro, immobili sopra l’ombelico.

    < Ha semplicemente avuto la fine che meritava. Capelli rossi… > La tosse interruppe Nomosi, che per poco non cadde dalla sedia per quant’era forte e violenta. < Doveva essere una Uzumaki come te. > Riprese dopo essersi tamponato le labbra umide con il dorso della manica. < Invece quei capelli rossi erano soltanto uno scherzo del destino. Era un comunissimo ninja come tanti. Inutile ai miei scopi. >

    < Tu… tu l’hai uccisa! > Atshushi stentava a crederci. Immaginò il corpo nudo e freddo di Mizu. I capelli rossi, sempre perfettamente curati e lisci, increspati e sporchi. Un conato di vomito gli trafisse lo stomaco. “Resta concentrato, maledizione!”

    < Certo che l’ho uccisa! Mi ha soltanto fatto perdere tempo. > Un altro accesso di tosse lo fece piegare in due. Quando si tirò su, Atshushi vide che era pallido e madido di sudore. < Adesso basta, il mio tempo sta per scadere. >

    Si alzò in piedi a fatica, ma Atshushi non era ancora pronto. < Aspetta! > Gli chiese disperato. < Cosa hai intenzione di farne di me? Non vorrai mica uccidermi? >

    Si sforzò di essere quanto più patetico e terrorizzato possibile. Una debole risata rimbalzò sulle umide pareti di pietra dello stanzino. Nomosi si fermò.

    < Sei peggio di quanto pensassi. Un misero genjutsu ti ha ridotto così? > Si fece beffe di lui. < Quell’illusione… quella donna era davvero tua madre. Io l’ho conosciuta, Atshu-kun. Lo sai? Dovresti ringraziarmi. Grazie a me hai visto il volto della donna che ti ha donato a questo mondo maledetto. >

    Atshushi strinse forte i denti. “Ti sbatterò nella cella più buia a marcire. E riderò della tua sorte. Oh, se riderò.”

    < Finalmente sono in grado di utilizzare il jutsu dell’immortalità di Orochimaru. Abbandonerò queste deboli carni e mi trasferirò nel tuo corpo. Finalmente potrò godere della forza che mi è sempre mancata. Tu non hai lo spirito giusto. Sei un debole. Un piccolo, fragile bambino che gioca a fare il soldatino. La vita ti ha fatto un dono che non meriti. >

    Atshushi sorrise. I suoi occhi formicolarono e godette nell’espressione di stupore sul volto del fratellastro. Due losanghe arancioni gli colorano le palpebre. Le mani del kiriano si separarono e la sinistra scattò come un serpente verso la caviglia di Nomosi, prima ancora che lui potesse dire una sola parola. Una scarica di inchiostro nero gli risalì tutta la gamba, lungo la pelle, fino a condensarsi in kanji che gli arrivano fino all’attaccatura dei capelli.

    < È finita. > Atshushi si issò in piedi. < Il tuo genjutsu mi ha ferito, ma sono più forte di quanto tu non creda. > Con una mano gli schiaffeggiò una guancia. < Sei paralizzato da capo a piede. Meriteresti di morire. Vivisezionato come una delle tante cavie che hai massacrato in questi anni. Ma io credo che la morte sia una forma di assoluzione che non meritate voi schifosi criminali. >

    Nomosi lo guardava con gli occhi sgranati, la parte bianca intorno alle pupille irrorate da venature rosse. “Ora hai paura, eh?” Atshushi annuì con la testa, compiaciuto dei propri pensieri.

    < Tu meriti di morire in una cella buia, circondato dal tuo stesso piscio e da topi che ti rosicchiano i piedi. E spero che quel momento arrivi il più tardi possibile. >
     
    .
  9.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    2,466

    Status
    Offline

    IX


    Una settimana dopo, Atshushi bussò alla porta dell’ufficio del mizukage. Era stata una convocazione inaspettata. “Forse vorrà parlarmi della cattura di Nomosi” aveva ipotizzato. Nomosi era stato assicurato alla giustizia e la bambina rapita riconsegnata ai genitori. Atshushi era davvero sollevato di aver liberato il mondo dalla follia del fratellastro. “Magari ho contribuito a rendere più sicuro Kiri.”

    Pensiero che risultò quanto mai stupido, considerando che proprio sette giorni prima, mentre Nomosi veniva catturato, Fury aveva reso un cumulo di macere e di cadaveri l’accademia del villaggio. Una guerra era scaturita da questo atto. Tutti i villaggi avevano subito lo stesso attentato e ora erano tutti uniti, sotto la bandiera dell’OSU, per affrontare il pericolosissimo criminale ritenuto scomparso da tempo.

    < Vieni avanti! > Una voce autorevole supero il legno della porta e Atshushi varcò la soglia.

    Janbo Nuruoki, tredicesimo mizukage, sedeva dietro la sua scrivania. Aveva larghe spalle e una folta capigliatura sale e pepe, raccolta in una lunga coda crespa sopra la nuca.

    < Mizukaga-sama. > Atshushi lo salutò con le formalità di rito, con lo sguardo basso, le braccia adiacenti ai fianchi e il busto inclinato in avanti.

    < Rilassati Atshushi-kun. > Janbo gli sorrise, mostrando una chiostra di denti affilati come rasoi. < Hai reso un grosso servizio al villaggio. Grazie a te, abbiamo potuto spiegare molte sparizioni avvenute negli ultimi anni. >

    < Ho fatto soltanto ciò che chiunque altro avrebbe fatto. >

    Si alzò dalla sedia, spostandosi verso le ampie vetrate alle sue spalle. Chiuse il polso tra l’indice e il pollice dell’altra mano dietro la schiena e contemplò il panorama. Pioveva. Una pioggia sottile e fredda. L’accademia del villaggio era una crisalide annerita, perfettamente visibile a qualche isolato di distanza.

    < Come avrai saputo, siamo in guerra > esordì, dopo un interminabile silenzio. < Fury, quel folle omicida, è venuto a uccidere i nostri figli dove più si sentivano sicuri. Ora dobbiamo reagire e ci stiamo già muovendo per farlo. Saranno indetti degli esami chuunin a breve. >

    “Io diventai chuunin uccidendo pirati.” Come potevano degli esami essere una contromisura per una minaccia globale?

    < Come avvenne trecento anni fa, è stato deciso di riunire tutte le forze ninja sotto un’unica bandiera, un unico coprifronte. > Si voltò di scatto e scrutò Atshushi con due piccoli occhi neri. < Tutti i ninja del villaggio, da oggi e fino al termine della guerra, diventeranno a tutti gli effetti membri dell’OSU. >

    Atshushi non potè fare altro che annuire.

    < Sei atteso nel quartier generale, da Jin Senju. Lui è diventato il nuovo leader dell’OSU So che vi conoscete e lui ha manifestato l’intenzione di parlare con te personalmente prima di assegnarti a una sezione dell’organizzazione. >

    < Sarà un onore essere accolto direttamente da Jin. Lui… lui è un ninja di grande valore. >

    Le laconiche risposte dell’Uzumaki, accelerarono i tempi e presto si ritrovò ad attraversare un varco che permetteva di teletrasportarsi direttamente sulla navicella voltante, sede principale dell’OSU. Un ninja con il coprifronte dell’OSU lo condusse fino all’anticamera dell’ufficio di Jin.

    A giudicare dal numero di persone in attesa, Jin Senju aveva deciso di parlare personalmente a molte persone. Atshushi cercò una sedia e vi si sedette. Sfruttò il tempo per riflettere sulla piega che stava prendendo la sua vita. Si sentiva particolarmente vuoto da quando aveva posto fine alla latitanza di suo fratello. Aveva giurato di catturarlo e ora che l’aveva fatto, la sua vita aveva perso di significato. Non era l’unico criminale del mondo, certo, e Atshushi li avrebbe voluti catturare tutti, assicurando pace e giustizia a tutte quelle persone che non potevano far valere autonomamente i propri diritti. Ma Nomosi aveva per lui un significato particolare. Per di più, Atshushi conosceva bene le regole dell’OSU. Da ora in poi, non avrebbe più avuto la libertà di cacciare i mukenin perché doveva restare sempre a disposizione dell’OSU. L’unica sezione che si occupava del rintracciamento dei criminali era la Sezione Oscura e forse era quella che più si addiceva al suo umore di quel giorno.

    Amava Kiri. Non avrebbe mai voluto abbandonare il coprifronte del villaggio per il quale aveva dato tutto in questi anni. Guerre, missioni e incarichi vari. Aveva fatto di tutto con il simbolo del suo villaggio sulla fronte e ora lo avrebbe dovuto riporre in un cassetto. La parte peggiore è che nessuno gli aveva chiesto nulla e, soprattutto, non c’era modo di sottrarsi a quella situazione. Quella sera sarebbe andato a dormire conscio di essere parte integrante di un’organizzazione che aveva soltanto collezionato fallimento dalla sua istituzione. Atshushi aveva visto con i suoi occhi i bagni di sangue delle ultime guerre, della devastazione che ne era seguito, del vagabondaggio e del brigantaggio che attanagliavano le terre rimaste senza controllo. Dov’era l’OSU allora?

    Sospirò e tentò di cacciare quei pensieri. Avrebbe avuto tempo per ragionarci. Estrasse un piccolo quaderno rilegato in pelle nere dal mantello. La copertina era segnata dal tempo. Lo aprì e sfogliò distrattamente alcune pagine. Era il diario di Nomosi. Glielo aveva portato via prima di buttarlo in cella. Non aveva ancora avuto il coraggio di aprirlo. “Se Nomosi conosceva mia madre, forse sa anche dov’è andata quando è scappata.”

    Scelse una pagina a caso e cominciò a leggere.


    FINE

     
    .
  10.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    3,530

    Status
    Offline
    max x3
     
    .
9 replies since 23/8/2021, 19:17   189 views
  Share  
.