Accademia Kenji Miyazawa

X ~Bedivere

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    Ame, villaggio travagliato da una lunga storia intrighi e guerre, solo nell'ultimo periodo stava iniziando a vedere la luce, dopo la fitta oscurità in cui era piombato a causa di una organizzazione criminale che ne aveva il controllo. Un selezionato gruppo di shinobi, riuscì però a libera l'intero Paese da quei meschini usurpatori, concedendo a tutti una nuova possibilità di essere liberi. Il contesto storico non era però dei migliori e, nonostante questo grande risultato, un'altra guerra stava affliggendo tutto il mondo ed il villaggio della Pioggia non fu esente. Fury ed il suo esercito di cyborg giunsero anche lì assestando un duro colpo a della gente già stremata dalla vita. Gli ameani erano però gente forte, abituati a vivere sotto una pioggia scrosciante senza mai abbassare davvero il capo. Così anche questa volta si rimboccarono le maniche e diedero il via alla ricostruzione, dopo il tremendo attentato che portò alla distruzione non solo dell'accademia ma anche di diversi quartieri. Ormai, a poco più di un anno da quel triste giorno, una nuova accademia sorge sulle spoglie della precedente e le nuove leve crescono assorbendo le volontà della Pioggia, pronti ad impedire che un nuovo male abbia la meglio sulla libertà.

    [...]

    Era un giorno importante quello, tanti studenti giungevano in aula quel giorno con uno stato d'animo ben diverso dal solito. Agitazione, ansia, paura, pochi riuscivano a far trasparire solo fiera determinazione. Non mancava molto al grande momento, quando le nuove leve avrebbero dovuto tenere l'esame accademico ed essere finalmente annessi nei ranghi ninja. Uno in particolare avrebbe certamente sentito una pressione ancora maggiore degli altri, a causa di una sua particolare situazione. Il sensei che avrebbe dovuto giudicare l'adeguatezza degli studenti sapeva fi ciò e la cosa lo incuriosiva molto. Non capiva come qualcuno di totalmente incapace nell'utilizzo del chakra, volesse diventare un ninja... Cosa lo spingeva a farlo? Era forse un folle?

    L'uomo fece capolino al centro del campo d'addestramento con sicurezza ed autorità, il bisbigliare degli esaminandi cessò all'istante ed il sensei prese posizione davanti al variegato gruppo.

    Molto bene! Io sono Henzo Miyuki... Il mio compito è valutare chi di voi sia adatto ad entrare nei nostri ranghi...

    Iniziò quindi a percorrere con lo sguardo i volti dei ragazzi in piedi davanti a lui

    Purtroppo per voi, non siamo in periodo di pace, anzi, probabilmente questa è la peggiore guerra che ci siamo trovati ad affrontare... Indi pe cui, non sarà facile superare questo esame... Non promuoverò mammolette che si farebbero ammazzare prima ancora di estrarre un kunai o codardi che fuggirebbero alla prima occasione...

    Iniziò quindi a muovere dei passi avvicinandosi al gruppo ed osservandoli con fare intimidatorio, in particolare si soffermò su quello che più di tutti lo preoccupava, tale Kenji Miyazawa.

    Tu! Dimmi... Cosa ci fai qui e perchè mai dovrei consentire ad uno come te di andare a morire in battaglia?!



    ~Bedivere ecco la tua accademia, per qualsiasi dubbio sono a disposizione. Ho optato per fare un escursus sulla situazione generale di Ame, se vuoi chiarimenti a riguardo fammi sapere. Nel post, fammi capire chi è il tuo pg e cosa lo spinge avanti, non ho dato molte descrizioni della zona e dei tuoi compagni per lasciarlo fare a te :rosa:
     
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    静けさがしみ込むようで息を止めた午前5時
    非常階段で爪を噛む 明日はどっちだ?


    Hai preso tutto? La donna stava accanto all’entrata della porta, appoggiata come ad attendere qualcosa. Sul volto continuava ad esibire la stessa espressione gentile che la caratterizzava, che l’aveva sempre caratterizzata. Era uno dei motivi per cui il padre se n’era innamorato, una delle tante cose che Kenji aveva ereditato. Il ragazzino aveva appena finito di stringere attorno al busto la cintura della sua casacca bianca. Era un po’ sgualcita, segno che aveva dovuto già aprirla e ripiegarla più volte, cercando la giusta combinazione con altri tipi di vestiti. Ciò che aveva deciso di indossare sarebbe stato il kimono, per dimostrare la sua appartenenza alla scuola delle Storie Girovaghe, assieme ai soliti sandali e ai guanti che proteggevano le dita. Si concesse un attimo per osservare le piccole cicatrici dovute alle scheggiature del legno, fatte durante gli allenamenti. Quelle erano la prova di tutta la sua determinazione, erano la prova della riuscita – del cammino intrapreso verso la strada per diventare uno shinobi. Ma cosa poteva fare di lui uno shinobi? Cos’era che definiva tale un ninja? La capacità di utilizzare le proprie tecniche, il proprio chakra? Perché di tutto ciò – Kenji – era completamente privo. Non una singola espressione, non un accenno – una goccia. Forse in altri luoghi, in altri villaggi, sarebbe stato additato e preso in giro, ma ad Ame, il villaggio della pioggia, non c’era tempo per simili sciocchezze. La storia che aveva afflitto quel luogo era stata lunga e travagliata, era stata un riflesso di quello che, di fatto, poteva essere considerato un torrente in piena sullo specchio di un lago tranquillo. Ma gli abitanti del villaggio erano forti, erano determinati, e l’intervento per liberarli da quella piaga aveva dato loro un nuovo motivo per rialzarsi, per ricominciare. Si guardò allo specchio e da esso scorse il riflesso della donna, le sorrise con sicurezza. Era ciò che i due avevano insegnato al ragazzino; non lasciare occasione agli altri per prendersi gioco di te, per ogni cosa in cui non eccelli, ce ne sono altre in cui sei ancora più bravo. Sii sicuro di chi sei, il resto - poi - verrà da sé.


    Sì, sono pronto.

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    Capitolo I ~ Motivazione



    L’uomo lo attendeva alla porta, anche lui aveva un sorriso stampato sul volto – seppur meno intenso, più pacato e, a tratti, inquieto. Aveva tra le mani quella che assomigliava ad una lunga fascia. Era simile alla cintura che Kenji aveva stretto sul busto, per tenere chiuso il kimono, ma la sua lunghezza era decisamente ridotta. Gliela porse. Questa è per te, oggi è un giorno importante e voglio che tu abbia tutta la forza del nostro dojo a sostenerti. Il ragazzo non aveva mai visto così da vicino quella fascia, era sempre stata riposta su un piccolo altare nella stanza dove il padre era solito allenarsi da solo, oltre che a meditare. Il giovane quasi stentò a toccarla e averla tra le mani fu una sensazione ancora più strana – era possibile sentire così vicino al suo spirito un oggetto che non aveva quasi mai nemmeno visto? La mano dell’altro a scompigliare i capelli ne fu la conferma. In quel momento, la sicurezza venne minata da un attimo di dubbio. Accettarla e indossarla voleva dire farsi carico di una consapevolezza speciale, qualsiasi cosa fosse successa – non avrebbe dovuto arretrare, mai tirarsi indietro e mai cedere a chi aveva di fronte un centimetro in più. Avrebbe voluto voltarsi, avrebbe voluto chiedere a entrambi di accompagnarlo, ma sapeva che quel percorso, che lo avrebbe separato dall’accademia, avrebbe dovuto compierlo da solo – anche quella, a modo suo, era una prova. Un ultimo saluto. Vi voglio bene. Un piccolo e veloce abbraccio, e il legno si chiuse dietro le sue spalle. Non c’era più null’altro se non il cammino verso il luogo dove tutto sarebbe iniziato.

    Il quartiere in cui la sua casa era situata non era troppo vicino ai luoghi in cui la devastazione – con l’avvento di Fury e dei cyborg – era stata perpetrata. Tuttavia, anche a un anno di distanza, era possibile notare come la costruzione di alcune zone fosse proceduta con ritmo sistematico. Alcuni momenti di lentezza non erano attribuibili alla pioggia; ormai per loro era diventata un’abitudine e avevano anche imparato a sfruttarla nei modi più impensabili, il vero problema era la quantità di faccende di cui occuparsi. Orgogliosi, non avrebbero chiesto aiuto ad altri e se la sarebbero cavata soltanto con le loro forze – anche rendendo la ripresa più lenta e graduale. L’onore era qualcosa di importante e viveva dentro tutti loro come una fiamma, o meglio, come una pioggia incessante. Voltò la testa a destra e a sinistra, osservando con inquietudine ciò che aveva attorno. I palazzi, il cui metallo e le cui pietre erano imbrunite dal tempo e dalla pressione che l’acqua aveva gravato su di loro, restituivano con le luci accese un percorso che nessuno avrebbe potuto ignorare. Alcuni erano piuttosto alti, altri – invece – di taglia media. Nonostante ciò, nonostante il tempo, le strade erano piene di quella che poteva essere intesa come ‘vita’. Persone che parlavano, che compravano e discutevano, altri shinobi in cammino verso punti non precisati – altri che, come lui, si dirigevano all’accademia. Dopo qualche minuto, svoltò verso casa di Natsumi. La ragazza, l’amica che più e più volte non aveva mancato di competere con lui, durante l’infanzia, doveva essersi già recata in accademia. Tipico; avrebbe amato guardarlo all’entrata e dirgli ‘visto? Sono arrivata per prima’. Un accenno di sorriso comparve sul suo volto al pensiero. Era stata, dopo i suoi genitori, la prima a conoscere della sua impossibilità di usare il chakra – e cosa aveva fatto? Lo aveva preso in giro. Ma non lo aveva fatto con cattiveria, era stato più un motivo di scherzo per gettare le basi di quella che sarebbe stata una solida amicizia tra i due. Tra i giochi, tra le piccole imitazioni di allenamenti, erano diventati amici – anche se di natura atipica. Interessata a diventare forte nelle arti magiche, aveva sempre dimostrato una propensione particolare per l’utilizzo del chakra. Kenji ripensò a tutte le piccole disavventure vissute insieme mentre sorpassava un piccolo carretto che gli aveva rallentato il cammino. Quella volta in cui erano scivolati nelle pozzanghere e avevano perso il loro pranzo nell’acqua. Quella volta in cui avevano giocato ad acchiappare le rane ed erano fuggiti via da un rospo particolarmente grande. Tanti piccoli momenti che avevano insegnato al ragazzino che non importava avere o non avere chakra, perché c’era molto di più che avrebbe potuto renderlo un ninja degno di quel nome.

    Il cancello si chiuse, ancora, esattamente alle sue spalle e lo spazio dell’accademia tornò silente. La ragazzina aveva già preso posto nel punto in cui era necessario posizionarsi e lo aveva guardato con uno sguardo trionfante. Kenji abbozzò un’espressione sconfitta, roteando gli occhi verso l’alto. Sei in ritardo aveva detto, con la sua voce piena di una certa soddisfazione canzonatoria. Non sono in ritardo, sei tu a voler fare sempre bella figura. Aveva risposto, accigliato, prendendo posto accanto a lei. Non si sarebbe mai aspettato un campo d’addestramento così grande, era quasi sconcertante. Le voci degli altri rimbombavano nell’ambiente attorno, piene di espressioni colorite, di emozioni, ma anche di ansie e paure. Chi si sarebbe presentato davanti a loro? Cosa avrebbe fatto? Una serie di incognite a cui nessuno dei ragazzini riusciva a dare risposta. Non passò poi molto tempo fino all’arrivo di quello che si rivelò, con durezza, essere il loro maestro. Era un uomo dai capelli biondi e dallo sguardo pratico, serio, proprio di una persona che non avrebbe perso tempo a fare inutili discorsi e incoraggiamenti. Le sue parole lo confermarono, non avrebbe mai mandato in battaglia persone che non avessero avuto fegato di mostrare il meglio di loro. La consapevolezza di ciò che lo avrebbe atteso, colpì Kenji come uno schiaffo in pieno volto. Sapeva, anche se nessuno lo aveva attestato ,di partire svantaggiato rispetto anche al più sempliciotto dei ragazzini che aveva attorno. Erano questi i suoi pensieri, nati durante il discorso del maestro, che all’improvviso si rivolse direttamente a lui, dopo aver concluso la serie di nomi. Kenji quasi faticò a rendersene conto, odiava dover parlare in modo così aperto di fronte ad altre persone in silenzio. Gli occhi puntati sulla figura di chi non aveva chakra, di chi doveva anche solo giustificarsi per essere lì. Io- Prese un profondo respiro. Natsumi, ovviamente, aveva preso a fissarlo con preoccupazione. Calmati, si disse. Non lasciare agli altri un centimetro, nemmeno un centimetro. Perché mi sono allenato tanto da sopperire alle mie mancanze, maestro.

    Perché quando gli altri saranno stanchi per aver consumato troppo chakra, io sarò lì, e il mio corpo sarà più duro di una roccia. Quando gli altri saranno sfiniti per aver usato troppe tecniche, io continuerò ad avanzare, a prenderli sulle spalle, per portarli al sicuro.




    Perché io diventerò lo scudo che impedirà agli altri di morire in battaglia.


    Smise di parlare, e il suo dubbio lasciò il posto ad un'espressione determinata.

     
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    L'esaminatore osservò ed ascoltò attentamente quel ragazzino che si dimostrò carico di determinazione, almeno a parola. Ma sarebbe stato in grado di trasformare in azione i suoi intenti? C'era un solo modo per scoprirlo ed il biondo non si sarebbe certo fatto scrupoli a scoprirlo, infondo era lì proprio per quello, per sondare le volontà ed il cuore di tutti i presenti.

    Molto interessante... Allora... Tu... Tu... e Tu...

    Riprendendo a scorrere i vari candidati ne indicò due poco più in là, nonchè la ragazza al fianco di Kenji che sembrava guardarlo con occhi preoccupati.

    Voi quattro venite avanti, posizionatevi al centro del campo... Miyazawa... Tu dovrai affrontarli tutti e tre... Da quello che vedrò in questo scontro deciderò chi di voi sarà promosso!

    L'esaminatore lasciò quindi che i ragazzi prendessero posto ed a quel punto, senza ulteriori indugi, diede il via con un un peculiare movimento del braccio che dall'alto si abbassava rapido a mano tesa.



    Bene, ottimo primo post. Descrivi come meglio credi i 3 che hai di fronte e procedi alla prima offensiva. Come al solito, se hai domande a riguardo sono a portata di MP :chuppro:
     
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    もう一度 遠くへ行け 遠くへ行けと
    僕の中で誰かが歌う

    Capitolo II ~ Determinazione




    Si guardarono.

    Natsumi esibì un’occhiata preoccupata. Ciò lo impensierì; era una delle poche volte in cui non aveva sul volto la sicurezza di chi aveva confidenza con le proprie capacità. Il maestro li aveva chiamati a disporsi al centro del campo d’addestramento. Senza specifiche sulla posizione, i giovani si misero a pochi metri di distanza gli uni dagli altri. Avevano formato una posizione quadrangolare, con Kenji a rivolgersi verso la ragazza – che aveva direttamente di fronte – e altri due ragazzini in diagonale, sempre davanti a lui. Non avevano un’aria poi tanto differente da quella degli altri studenti. Il primo, che non conosceva, aveva un vestiario particolare, una giacca più grande di quella che avrebbe potuto essere la sua taglia, di colore verde scuro, con un pantalone altrettanto largo che andava a diventare più grande verso le caviglie. Doveva essere un vestiario tradizionale, o qualcosa di legato – come il suo kimono – ad una sorta di tradizione. Aveva i capelli castani, lasciati liberamente crescere sul volto fin quasi a coprire gli occhi. Il ragazzino non poté fare a meno di chiedersi come avrebbe combattuto con un tale impedimento. Era uno dei motivi per il quale aveva sempre portato i capelli corti; in quel modo, non sarebbero stati fonte di distrazione per gli allenamenti o i combattimenti più intensi. Anche se di combattimenti veri e propri non ne aveva mai affrontati. L’altro ragazzo, invece, lo aveva visto un paio di volte in qualche negozio vicino al centro del villaggio – forse era da lì che proveniva – o forse i suoi genitori dovevano possedere un’attività legata a quella zona. Vestito semplicemente di nero, con un piccolo zaino sulle spalle e quella che sembrava essere una bandana a proteggergli la parte superiore del volto, partendo dalla fronte, esibiva anche lui uno sguardo preoccupato – differentemente dall’altro compagno di classe che sembrava piuttosto tranquillo. Natsumi, invece, aveva deciso di liberarsi della preoccupazione nel momento in cui lo aveva superato – dirigendosi verso il centro – accennando con lui un breve scambio di battute. Non credere che ti lascerò vincere solo perché siamo tre contro unoRicordami chi detiene tra noi il record di vittorie. Il giovane studente aveva cercato in tutti i modi di imitare la ragazzina, facendo sparire qualsiasi altra aria di preoccupazione, ma la verità è che dubitava di riuscire a fronteggiarne tre senza prendere qualche colpo. Strinse con un po’ più di forza la fascia alla fronte, facendo un nuovo respiro e mettendosi in posizione.




    Martial Art: The Wandering Tales


    In quel momento, il corpo del giovane Kenji si mosse per esibire la posa da combattimento, la prima che aveva appreso durante le lezioni a casa. La gamba sinistra si mosse in avanti, dritta verso il punto in cui si trovava la ragazzina; la destra, invece, si posizionò in modo trasversale, permettendo alle due gambe – pur piegate leggermente per trovare il baricentro – di disegnare un angolo retto rispetto al busto. Ma non era finita, doveva preparare anche le braccia. La sinistra si mosse lentamente, disegnando un semicerchio nell’aria, fino a raggiungere il punto più alto. La mano appartenente allo stesso braccio chiuse completamente il mignolo e l’anulare, mentre le altre tre dita risultavano semplicemente piegate verso l’interno. Il braccio destro, invece, rimase attaccato al fianco – con il gomito piegato – mentre il pugno risultava completamente chiuso. Non era una forma di combattimento che si focalizzava solo su un lato o un determinato arto per attaccare o portare combinazioni offensive, si basava sul movimento e sulla versatilità del proprio utilizzatore – in modo da rendere ogni attacco, con la dovuta fantasia, efficace e imprevedibile nella sua codifica di precise posture. Anche gli altri tre contendenti avevano esibito una posa da combattimento, chi più - chi meno efficace, e si erano scambiati uno sguardo d’intesa. Kenji fece un profondo respiro, percependo la terra sotto i suoi piedi, l’aria davanti alla sua mano. Uno, due, tre, quattro. La mano del maestro calò rapidamente, e con altrettanta velocità respirò lo studente, facendo forza sulle sue gambe per scattare in avanti.

    Le gambe in questo modo, altrimenti la tua presa sul terreno non andrà mai bene. Gli disse l’uomo, porgendogli la mano per aiutarlo a rialzarsi. Il ragazzino continuava a massaggiarsi il retro della schiena, che aveva preso a inviare note di dolore al suo cervello. Certo, il pavimento della camera d’allenamento non era duro come la roccia, era pur sempre legno, ma delle cadute prese dopo una rincorsa sapevano imporre sul fisico il loro dolore. Aveva appena finito di mostrargli il modo corretto per correre verso un avversario, prima di portare avanti qualsiasi tipo di attacco. Era qualcosa di naturale, per qualcuno che non si era mai accostato a pratiche simili. Prima bisognava imparare a camminare, poi a correre, a saltare – infine, a combattere davvero. Processi affrettati da smania sapevano gravare sulle abilità di qualcuno in modo estremamente negativo, e quello di Kenji non doveva essere il caso. Ricorda che improvvisare va bene, ma non devi affidarti completamente a quello – o finirai per cadere nell’indecisione. Devi assimilare i metodi, la struttura di ciò che vuoi fare, prima di usarla come base per attaccare. Questo si rifletteva anche nella corsa. Muovere i passi senza sapere cosa fare o dove andare poteva essere la prima fonte di errore e condanna. Anche con uno scarto di secondi, doveva essere capace di elaborare una strategia e muoversi secondo quella – all’interno della quale avrebbe poi potuto spaziare con i colpi, secondo la sua volontà. E tutto quello sarebbe dovuto avvenire con sicurezza – era la qualità più importante di tutte, in combattimento.

    Decise di cominciare con il ragazzo che esibiva meno sicurezza. La prima tattica da portare avanti, nei confronti di nemici così numerosi, era approfittare della crepa più debole per continuare a colpire e rompere la barricata. Ovviamente, quello era uno scontro tra studenti – ma anche uno scontro tra studenti avrebbe deciso il destino accademico di tutti loro, e Kenji non ci sarebbe andato piano; l’unica motivazione era il dimostrare la sua determinazione nel diventare un ninja, dimostrare a tutti coloro che avrebbero potuto facilmente compiere i sigilli con le proprie mani, che anche le dita chiuse nei propri pugni dovevano essere considerati tanto pericolosi quanto il fuoco, l’acqua, l’aria, il fulmine o la terra. Per quel motivo avrebbe mirato a saltare per dirigere il suo calcio destro in direzione del petto avversario con l’obiettivo di danneggiarlo, prima di tornare di nuovo a terra. Certo, gli avversari avrebbero tentato sicuramente di difendersi dai suoi attacchi, ma ciò non era una buona motivazione per non provare a tentare quella strategia. Non conosceva le capacità combattive di due dei tre contendenti, e ciò poteva essere una fonte di preoccupazione. Ma le preoccupazioni, d'altronde, esistevano anche per essere smentite. Qualora fosse riuscito nel suo intento, infatti, sarebbe scattato per portare avanti il secondo attacco. Correndo di nuovo verso il nemico, avrebbe compiuto un altro salto e posizionato il piede in direzione del petto avversario, verso sinistra, in modo da colpire quello che sarebbe stato il ragazzo dai vestiti più larghi, con la stessa modalità di prima, ma con l'altra gamba. Sarebbero stati due attacchi portati con uno slancio e in un breve stacco di secondi. Se anche la seconda offensiva fosse riuscita, con il secondo calcio al petto sul secondo ragazzo, Kenji si sarebbe rivolto in avanti un'ultima volta, per saltare ancora e tentare di rivolgere verso Natsumi il terzo ed ultimo attacco. Saltando in avanti, quindi, avrebbe alzato la gamba destra verso l’alto e avrebbe tentato di impattarla verso il basso – specialmente con il tallone – sulla parte frontale e superiore della ragazza. Cercando di colpirla con quel terzo calcio discendente, avrebbe mostrato un sorriso di sfida verso di lei, l’aria di chi aveva provato quei movimenti troppe volte.





    Azioni
    Prendo una bella rincorsa e salto verso il nemico a destra, tentando di colpirlo con un calcio sul petto. Same goes per il nemico di sinistra, cercando di colpire anche lui con le stesse modalità. Subito dopo, mi lancio in avanti per fare un guillotine drop sulla testa del terzo.

    Parametri
    Resistenza: 20/250
    Stamina: 5/250

    Forza Fisica: 25/250
    Agilità: 25/250
    Taijutsu: 25/250


    Maestrie e Abilità
    --
    Equip
    --
    Consumabili
    --
    Conoscenze
    --

    Note
    Visto che si tratta di un mini scontro da accademia, la mia tattica è abbastanza semplice. Ho considerato tre azioni per tre nemici, spero di aver fatto bene!



    Edited by ~Bedivere - 18/7/2021, 18:37
     
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    I quattro si posizionarono lesti dove indicato e, chi più chi meno carico di determinazione, reagirono subito al via imposto dall'esaminatore. Kenji non esitò nemmeno per un istante e prese subito l'iniziativa concentrando il primo assalto su colui che sembrava l'anello debole dei tre avversari e probabilmente era così, visto che incassò il calcio senza nemmeno avere il tempo di provare a muoversi. Il secondo riuscì quantomeno ad assumere una postura di difesa e prepararsi all'impatto con le braccia, ciò gli permise di minimizzare la potenza del colpo venendo però comunque spinto indietro di qualche metro.
    Durante quei primi due attacchi però, l'unica ragazza del gruppetto ne approfittò per fare mente locale e prepararsi una contro mossa adeguata, sapeva bene quanto fosse veloce il suo amico e che non avrebbe avuto possibilità in un uno contro uno, ma in quel frangente le cose erano ben diverse. Seppur durante il il primo assalto non potè far nulla, durante il secondo riuscì a comporre dei sigilli che le avrebbero permesso di compiere uno dei jutsu accademici principali: la Tecnica della Moltiplicazione del Corpo.
    FU per questo motivo che quando il Miyazawa si rivolse verso la sua ultima avversaria, dovette scegliere tra ben sei bersagli totalmente identici tra loro. Spiccò un salto invidiabile e calò prepotentemente il suo calcio verso una dei possibili bersagli, ma il colpo attraversò inesorabilmente il clone facendolo svanire nella classica nuvoletta di fumo.
    Quell'attimo di respiro dall'incalzante offensiva dell'Artista Marziale, diede tempo ai tre di riorganizzarsi e tentare quindi di reagire, purtroppo non in modo pienamente coordinato. Il giovane che aveva saputo incassare il colpo di Kenji decisa infatti di partire alla carica a testa bassa, tentando di sferrare una poderosa spallata in pieno petto al rivale, probabilmente risentito nell'orgoglio più che nel fisico, del colpo precedente. Il compagno appena rialzatosi invece, ancora un pò scombussolato e con poca veemenza, cercò di seguire l'azione come poteva tentando di aggredirlo dalla direzione esattamente opposta imitando in modo grezzo la precedente prodezza che lo aveva costretto a terra e cercando di colpire Kenji con un calcio in salto.
    Fu nuovamente la ragazza, che sembrava la più sveglia in campo, ad usare la strategia e mandare, subito dopo i primi due assalti, i suoi cloni ad impegnare i sensi dell'amico. Sfruttando quella copertura, avrebbe cercato di aggirarlo e, dalle spalle, tentare una spazzata sulla gamba destra, con l'intento di farlo finire a terra.



    Per quanto riguarda il post tutto bene, ti do giusto un paio di delucidazioni sullo specchietto finale. Le azioni mettile riassunte, ad esempio in questo modo:
    Azioni
    - Calcio - 1 (Costo dell'azione)
    - Calcio - 1 (Costo dell'azione)
    - Pugno - 1 (Costo dell'azione)

    Nei parametri, resistenza e stamina riportali moltiplicati x10 e detrai i costi del turno:
    Resistenza: 200 - 1 - 1 - 1 = 197
    Stamina: 50

    Per il resto tutto perfetto, ora dovrai difenderti dagli attacchi. Primo e secondo sono simultanei ed avranno un leggero bonus per il lavoro di squadra, dovrai difenderti quindi come se fosse un solo attacco. Subito dopo arriverà il terzo. Come al solito, per qualsiasi dubbio sono a disposizione.
     
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