Farò di te un uomo!

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    Narrato | « Parlato Haruki » | - Pensato - |


    Ero alla deriva. Perso ed avvolto dall'oscurità più totale. In quelle castane iridi erano ancora presenti le pagine bianche di un libro ricco di conoscenze e sapere. Nomi, denominazioni, composizioni. Vi era di tutto al suo interno. Le occhiaie poste sotto agli occhi ormai iniziavano a diventare sempre più possenti ed il volto, quasi sembrava emulare il pallido colorito di quelle pagine. Cercavo, fra tutte quelle piante, qualche nome che potesse aiutarmi ad alleviare il dolore di Kazuhiko, permettendomi di sostenere quel peso che ormai a fatica riusciva a portare sulle sue spalle. Furono quei momenti che mi fecero capire quanto effettivamente mi stesse a cuore. Lui che mai avevo chiamato con l'appellativo di "padre" giacché mi era completamente estraneo una tale figura. Ma egli sapeva che nel mio essere non vi era un briciolo d'oscurità e quel modo buffo con cui ero solito chiamarlo, in parte, lo rendeva felice. Girai l'ennesima pagina tenendola ben salda fra l'indice ed il pollice della man dritta ma, quelle parole, iniziarono a sbiadirsi e il capo, qualche volta, sembrò cadere sotto effetto della gravità. La stanchezza mi pervase il corpo ed il sonno strisciò attraverso le mie vesti come una musa, intonando canzoni cosi maledettamente dolci e romantiche da spingermi verso le braccia di Morfeo..

    - Come vorrei fosse tutto un sogno -

    ..Ma il mondo non andava cosi. Stetti ad esprimere quel desiderio quando ormai non avevo più il controllo di me stesso, accasciandomi a quel piccolo banchetto in legno ove per anni ero solito leggere libri, isolandomi dal mondo e meditando su varie, troppe, cose. Quel desiderio partì troppo precoce, giacché non era ancora il Diciassette di Agosto, data in cui si era soliti festeggiare la nominata "Festa delle Stelle". Non ero il tipo da festeggiare o partecipare a qualche tipo d'evento in particolare ma in quel periodo cosi buio, sembrava la cosa più ovvia da fare. Avevo cosi tante speranze - per quanto riguarda la prosperità del mondo - in corpo che potevo sollevare e redimere anche i più malvagi cuori esistiti fino a quel momento. Erano tutte idiozie e fandonie create da un bambino troppo "ispirato da Dio e dalla Pace". Più continuavo a sostenere un cosi profondo concetto e più mi trovavo ad affrontare situazioni dannatamente ostili nei miei confronti. Ma ciò che succedeva all'interno della famiglia Sato, era d'impareggiabile difficoltà.

    [...]


    Solamente il carismatico Morfeo riuscì a liberarmi da tutto ciò che mi stava torturando, sostituendo quella voce soave che ero solito udire continuamente. In un certo senso sentivo la sua mancanza. Ella mi parlava, si confidava con me, anche se mai rispondeva alle mie domande. Che diavolo mi stava succedendo? Stavo forse impazzendo? No. Certo che no. Tuttavia, quella situazione, non mi spaventava affatto. Il timore più grande era considerare un Destino privo dei cardini della mia esistenza. Mi sentivo come un castello di ghiaccio posto nel bel mezzo di una giornata estiva, proprio in quel manto infinito di sabbia che circonda il Villaggio di Suna. Dormire fu' come scappare da quella prigione infernale, come se il mondo stesso fosse privo di rumori e suoni. Un mondo piatto, bianco come la neve di Testu. Un mondo dominato dalla Luce più accecante mai vista, calda come il calore di Suna. Non so dire precisamente quante ore abbia trascorso sotto lo sguardo di Morfeo ma quando le nocciola iridi iniziarono ad aprirsi, intravidi la solita piccola finestra di casa Sato. Avvenne per qualche piccolo istante, come un fulmine a ciel sereno e dopo un altro battito di ciglia, tornai nuovamente a dormire. Quello che non mi fu' chiaro capire in quel preciso momento, è che qualcuno mi spostò letteralmente dalla scomoda sedia al solito e buon vecchio letto di casa.

    « Te.. tsu.. »

    Al mio risveglio erano precisamente le quattordici in punto e non appena le lancette scoccarono a quell'orario, un ticchettio rumoroso venne a generarsi dal piccolo orologio e fu' il primo ad essere udito in tutta la giornata. Il dì precedente aveva consumato tutte le mie forze e mi aveva trascinato verso limiti fisici quasi al limite. Dovetti prendermi qualche minuti per capire cosa effettivamente stava succedendo e realizzare come mai mi trovassi nel mio letto e non più seduto dinanzi al banco. La cosa ancor più strana era che quel nome andava a ripetersi sporadicamente nella testa, come un eco fastidioso che difficilmente va via. Sembrava più simile ad un promemoria che altro ma proprio non riuscivo a ricordare cosa fosse. Intanto sollevai il corpo dal letto e non appena poggiai il piè manco sul pavimento, partì un formicolio che seguì tutta l'articolazione, giungendo più prossimo ad alcune zone del corpo superiore. Mi avvicinai lentamente al libro lasciato ancora aperto e fu' in quel momento che, finalmente, riuscì a capire.

    « Tetsu.. ma certo! »

    Ebbi come una improvvisa rivelazione, come se il Dio in cui credevo si fosse materializzato dinanzi a me stesso. Con lo sguardo dritto su quella pagina, tornai a rileggere cosa effettivamente stavo ricercando - Amamelide - Essa non era altro che una piante che cresceva nei freddi più gelati, sopravvivendo a tal temperature come se fosse una guerriera indomita. Ciò che più catturò la mia attenzione, fu' la sua proprietà e la sua composizione. Difatti, essa aveva particolari proprietà benefiche sulla circolazione del sangue e speravo proprio che facesse al caso giusto.


     
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    I lavori erano ormai più che completati e quell'imponente struttura si ergeva davanti a me in attesa di essere sfruttata per ciò a cui era stata destinata. Sapevo che non sarebbe stato facile e che ci sarebbe voluto tempo, ma ero sicuro della via che avevo deciso di intraprendere e niente mi avrebbe potuto fermare. Ero fermamente convinto che la vera forza di un guerriero non risiede solo nelle sue capacità ma nel suo cuore e nel modo in cui decide di sfruttare ciò che ha, sulla base di questo avevo deciso di impegnarmi a fare il possibile per aiutare gli altri a crescere in tal senso, non solo per renderli più forti, ma anche più consapevoli.

    Fu così che trascorsi i primi giorni a valutare ed organizzare quello che sarebbe stato il programma base del mio dojo, mentre chi per me si sarebbe occupato di iniziare a far girare voci sull'esistenza di questo posto che avrebbe accolto, non solo discepoli in cerca crescita o nuovi spunti di miglioramento, ma anche di altri maestri. Tutti al Ryozanpaku avrebbero avuto un posto ed un obbiettivo, all'insegna sempre della crescita e del miglioramento.

    Finalmente ci siamo... Da qui nascerà qualcosa di grande... Me lo sento...

    Fu proprio pensando ciò che quella mattina uscii dai mastodontici cancelli e mi apprestai ad iniziare la scalata del pendio roccioso che troneggiava alle spalle del Dojo. Per quanto fossi eccitato all'idea del mio nuovo impegno, non potevo certo dimenticare quello vecchio, ovvero di fabbro ed armaiolo, ero infatti in procinto di una spedizione di ricerca di alcuni particolari minerali, necessari a completare un ordine ormai vicino alla scadenza.

    Sarà divertente!

    Mi dissi iniziando a muovere i primi passi, sguardo fisso sulla vetta e mente concentrata sull'obiettivo. D'altronde le catene montuose di Tetsu erano famose per i loro giacimenti minerari e per le particolarità che flora e fauna avevano da offrire agli intenditori. Ci fu qualcosa che però insinuò in me non poca apprensione, notai infatti delle impronte sulla neve, rada ma ancora presente, impronte presumibilmente di cerco ma affiancate da copiosi rivoli di sangue e tracce inseguimento.

    Ma... In questa zona non dovrebbe essere possibile cacciare... Che sta succedendo... Che siano bracconienre? Meglio controllare...

    Mi apprestai quindi a seguire le tracce che ben presto mi condussero ad un ampio spiazzo al cui centro si notava la carcassa apparentemente intatta ma ferita gravemente sul lato sinistro, con sangue ormai rappreso. Non vi era però traccia di nessuno nei dintorni. Un animale morto non era qualcosa di anomalo al punto da giustificare la richiesta di rinforzi al villaggio o all'OSU, ma qualcosa in quella situazione non mi quadrava, avrei quindi continuato ad indagare su quello strano evento, in attesa di trovare qualcosa che valga pena ascoltare. Mi avvicinai quindi ai resti dell'animale osservandolo con più attenzione.

     
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    Narrato | « Parlato Haruki » | - Pensato - | « Parlato Shizuka » | « Parlato Hiro »



    - Amamelide.. Amamelide.. -

    Mi ritrovai a correre per le strade sabbiose di Suna, senza protezione alcuna da quel impetuoso e solare cavaliere, trascinando con me la bella e dolce Shizuka (Mettere Foto), che ancora non riusciva a capire cosa effettivamente stesse succedendo. Stringevo il suo polso manco con la mia man dritta e quasi potevo sentire la pulsazione dei suoi vasi sanguigni in quel punto, cosi come la sua ostilità e il suo incredibile dubbio fare scontro con quel caldo afoso. Sembravamo come due ladri che scappavano da un furto andato a male, oppure come due assassini che fuggivano dalla scena di un delitto. Le leve inferiori non smettevano di muoversi frenetiche, impattando con fierezza e violenza su quella candida sabbia adagiata sulle strade, trascinate da un vento fin troppo debole e fiacco - a causa di quel Sol cocente - per riuscire a farle nuovamente muovere. Percorremmo la strada più corta che potesse portarci all'Ospedale del Villaggio, in un tempo che si rivelò estremamente più breve di quanto pensassi, giacché non portai con me la Giara di Sabbia. Sarebbe stata solamente un peso. Ci fermammo dinanzi all'entrata principale e quella corsa frenetica, mi mostrò quanto non fossi preparato fisicamente, poiché dovetti riprendere un attimo fiato e forze. Le gambe si piegarono leggermente e cosi anche il busto, mentre le leve superiori s'appoggiarono a ciò che sosteneva tutto il corpo. Il capo puntava proprio nella direzione di quel manto sabbioso, proprio quella che ad ogni respiro pareva penetrare nelle narici e giungere fin dentro i polmoni.

    « Cos'è tutta questa fretta? E perché siamo all'Ospedale? »

    Anch'ella sembrò stanca ma il suo viso, trasmetteva solamente le emozioni che riuscivano a dominare sulle altre. Era visibilmente preoccupata, forse perché sapeva che dormivo poco e che quindi, il mio stato psicologico, poteva essere in qualche modo destabilizzato. Ma non lo ero affatto o almeno cosi credevo.

    « Devo andare a Tetsu »

    Quello, più o meno, era il succo della scoperta fatta. Ciò, tuttavia, non sembrò eliminare le perplessità della giovane Shizuka, anzi, le rafforzarono soltanto. Riuscì a ritornare eretto con il corpo mentre in volto mi si dipinse uno spiccato sorriso, che, se lo avessi visto in qualche altra figura, probabilmente, avrei avuto lo stesso pensiero della fanciulla. Sembravo veramente un pazzo in quel momento ma dietro tanto mistero, vi era un fondo di spiegazione logica.

    « Tetsu? Ma di cosa stai parlando Haru? Cosi mi spaventi.. »

    « C'è una pianta, il suo nome è Amamelide. Ha delle particolari proprietà benefiche sulla circolazione del sangue »

    « Quindi? »

    « Quindi potrebbe aiutare Kazuhiko!! »

    Rimase per qualche secondo immobile, come pietrificata. Il sorriso che mostrai qualche attimo prima, continuò ad essere presente per tutto il discorso e fu' in quel momento che tutta quella apparente pazzia, scomparì come sabbia nel caldo vento. Shizuka persistette a tenere lo sguardo fisso nei mie occhi, incredula e dubbiosa in un primo momento, felice e sorridente in quello dopo. I suoi occhi iniziarono ad inumidirsi e le sue mani tremarono quando riuscì a metabolizzare quello che le dissi. Era lei che più di tutti teneva maggiormente all'uomo ed era sempre lei che più gli dava attenzioni. Io invece, cercavo e studiavo ogni libro possibile sulla medicina, sperando di trovare qualcosa che potesse aiutarmi.

    « DOBBIAMO ANDARE A TETSU!! » Emise un urlo potente, forse quasi capace di squarciare in due quel ciel sereno, finendo poi con il saltare dalla gioia e avvinghiandosi su di me, stringendomi con quanta più forza possedeva in corpo. Fu' la prima volta che la vidi felice da quando quel tragico avvenimento giunse d'improvviso nelle nostre vite « Eh? Devo, non dobbiamo. Potrebbe essere peri.. » Non fui nemmeno capace di finire la frase, che venni trascinato a forza nell'Ospedale. Fermarla sembrava essere davvero impossibile. Non potei far altro che restare sotto la sua mercé, potendo solamente osservare quei bianchi muri di quella struttura e farmi penetrare i polmoni da quel solito e familiare profumo. Non so più quante volte i miei occhi avessero ammirato ciò che vi era al suo interno ma, ogni volta lasciava emozioni che venivano marchiate a fuoco nei tanti ricordi impressi nella mia mente. Era come se vi entrassi per la prima volta ed ero sempre sorridente quando avanzavo in quei corridoi. Ammiravo quelle figure, che indossavano dei bianchi grembiuli e dei guanti in lattice, emanare cosi tanta fiducia ed orgoglio per il proprio operato che quasi potevo dire di sentirmi parte di loro. Li ammiravo con tutto il cuore, specie il gruppo di medici che aveva a carico la salute di Kazuhiko. Con loro si era instaurato un rapporto che andava oltre quello classico del paziente, qualcosa che ancora mi era difficile descrivere ma che mi faceva sentire a mio agio come mai prima d'ora. Sembravo quasi una persona diversa.

    « HIRO-SAMA, HIRO-SAMA »

    Ci fermammo dinanzi ad una piccola stanza a forma rettangolare, larga probabilmente tre metri e lunga sette. In essa era possibile trovare quasi ogni sorta di strumento utile per svolgere la determinata professione, poggiati su dei piccoli carrelli d'acciaio ed in più, vi erano tre armadietti dov'erano collocate diverse boccette mediche. Potei anche scorgere qualche piccola pianta che, grazie alle conoscenze in mio possesso, seppi riconoscere al primo sguardo. Hiro era posto al centro della stanza con ancora indosso il suo camice bianco ed era un uomo di circa quarant'anni, primogenito di casa Toru. Un uomo tutto d'un pezzo, cresciuto secondo valori ferrei e con un istruzione di primordine. Sembrava amare in modo maniacale il suo aspetto, tant'è che mai apparve disordinato o con qualche capello fuori riga. Cosi era nell'aspetto, cosi era nel vestiario.

    « Buonasera. Datemi un minuto e sarò da voi »

    Si aggiustò con la mano dritta, priva del guanto in lattice, la folta barba nera come la pece, voltandosi poi verso la finestra che stanziava alla fine della stanza, togliendosi l'altro guanto proprio mentre camminava, gettandoli entrambi nel cestino dei rifiuti. Si liberò del camicie, adagiandolo delicatamente sull'attaccapanni e raccogliendo una piccola cartella clinica. Infine, giunse da noi.

    « Accomodatevi prego. E' successo qualcosa al Signor Sato? »

    « No fortunatamente non si tratta di questo.. »

    « Per farla breve ho trovato una pianta che potrebbe aiutare il suo stato. Si chiama Amamelide ed ha ottime proprietà benefiche sulla circolazione del sangue »

    « Mmh.. capisco.. »

    Con un leggero movimento, accavallò la gamba destra su quella manca, guardandoci fisso negli occhi. Era tremendamente serio. Iniziò ad aprire la cartella clinica, quella proprio di Kazuhiko, leggendola poi per l'ennesima volta.

    « Circolazione del sangue hai detto.. » Esalò un caldo respiro che parve quasi infinito « Può essere d'aiuto? » Il sorriso di Shizuka era incredibilmente meraviglioso ed i suoi occhi, poi, sembravano due perfetti cristalli che rendevano il suo viso angelico ancor più affascinante. Sarebbe stata davvero utile la mia supposizione? Avremmo potuto davvero aiutare il vecchio Kazuhiko? Ancora non lo sapevo ma capì che aver portato Shizuka dal medico, era stata una pessima mossa. Solamente un cuore freddo come il ghiaccio avrebbe potuto distruggere i sogni e le aspettative di quella fanciulla e, ciò, mi fu chiaro quando intravidi lo sguardo di Hiro « .. Potrebbe essere d'aiuto, certo. Ma devo essere sincero » Come volevasi dimostrare. Quell'unica parola capace di alzare le probabilità che ci giocavano contro, diede conferma dei miei sospetti « La situazione del signor Sato va oltre la circolazione del sangue. E' qualcosa che è stato diagnosticato solamente in una sola altra persona, sua moglie » Quella sentenza poteva veramente essere un colpo al cuore ma lo sguardo di ella spianò ogni mia aspettativa. Fu la sua espressione a darmi forza. Fu quel suo sorriso a non farmi perdere le speranze « La donna morì troppo in fretta per riuscire a capire cosa effettivamente la spinse a soffrire in quel modo e post morte, gli organi interni, furono troppo deteriorati per analizzarli al meglio » Nemmeno a queste parole l'animo della giovane venne a scalfirsi « Ma.. da allora la medicina è progredita di molto, quindi.. non perdete la speranza e facciamo un tentativo »

    [...]


    Ed ecco che mi ritrovo a vagare per le sabbie del Deserto, attraversando quel caldo infernale con solo il sostegno di un piccolo mantello posto al di sopra del capo. Ad ogni passo ripensavo alle parole di quel medico e ad ogni respiro dell'anima, nasceva una metamorfosi. Sentire ed osservare tutti quei medici all'opera mi rendeva come un camaleonte quando cerca di mimetizzarsi. Più visitavo gli Ospedali e più assorbivo la loro volontà e la loro passione. Fu anche per questo che decisi di lasciarmi Suna alle spalle, dirigendomi verso le fredde e gelide terre di un nuovo continente mai esplorato prima d'ora, Tetsu. La mappa fornitami dal Seras era quanto più precisa possibile, anche se non ero circondato da chissà quali ricchezze, poiché a farmi compagnia, vi era soltanto un mare infinito di sabbia, la stessa che trasportavo sulle spalle in quel grande contenitore. Mi ritrovai a viaggiare da solo per le dune, giacché sapevo sarebbe stato un viaggio pericoloso e proprio non potevo permettermi di mettere a rischio la vita di colei che amavo. Ahimè, feci il secondo errore della giornata. Ormai avevo divorato e saggiato, con le leve inferiori, chilometri di sabbia ma sembrava interminabile.

    « Cavolo, si sta avvicinando una tempesta di sabbia »

    Fu alquanto facile capire l'arrivo di un tale evento, poiché, dritto verso le terre di Tetsu, iniziò ad alzarsi un gigantesco banco di sabbia. Distava da me circa una cinquantina di metri e ciò, fortunatamente, mi diede il tempo di reagire. Guardai per un attimo verso sinistra, poi feci la medesima cosa verso destra. Imprecai.

    « E adesso cosa faccio? Calma, non farti prendere dal panico » Feci respiri più lunghi e maggiormente controllati, giusto per riuscire a riportare lucidità di pensiero « Proviamo cosi » Congiunsi le mani al centro del petto, eseguendo i sigilli del Topo, del Cane e della Tigre, con una velocità ed una concentrazione quasi impressionante. Analizzai al meglio delle mie possibilità la situazione e se volevo sopravvivere in quella tempesta di sabbia, avrei dovuto avere sangue freddo. Sfruttai, per l'ennesima volta, quell'incredibile abilità innata fornitami dai miei geni, creando dinanzi a me una spessa protezione lignea a cupola e mi avvicinai alla parete più distante dalla mia figura. Successivamente, con la man dritta, estrassi uno dei rotoli presenti nel giubbotto Chunin, precisamente quello che conteneva la maschera respiratoria « Kuchiyose no Jutsu » Pronunciai dopo aver compiuto i preparativi necessari, battendo infine il palmo della man dritta sul rotolo e richiamando la maschera « Con questa non dovrei avere problemi » Non mi restò altro da fare se non indossarla e rannicchiarmi su me stesso, disteso su quel manto cocente di sabbia che in pochi secondi mi era diventato nemico. Respirare in quella maschera era alquanto fastidioso ma fortunatamente, sapeva il fatto suo.

    [...]


    Sesto giorno di viaggio, o almeno credevo. L'ultima goccia d'acqua l'avevo bevuta qualche duna prima e continuavo a vagare per quelle terre senza il sostentamento principale del corpo, anche se, sostanzialmente, non vi era problema alcuno per colui che deteneva elementi come il Suiton. La sospensione del Deserto mi aveva fornito il mezzo di trasporto perfetto, accorciando di un bel po' la durata del viaggio. Ero vicino all'obiettivo, n'ero sicuro. Riuscì a sentire le temperature abbassarsi man mano che mi avvicinavo, permettendomi finalmente un più facile respiro. Non avevo nemmeno più bisogno del fine copricapo posto a mia difesa dai raggi solari, giacché parevano colpirmi con la stessa potenza di un infante. Infine, dopo giorni, riuscì ad intravedere i confini di quelle nuove terre e, secondo la mappa fornitami dal Seras, doveva essere proprio Tetsu. Avevo ragione.

    « Ci siamo »

    Fu una rivelazione giungere in quel nuovo luogo e tante erano le differenze che mi parvero di ammirare. Le temperature ormai non erano più torride ed infernali ma, avevano lasciato il posto a qualcosa di ancor più distruttivo, il freddo. Esso si accostò alla mia pelle come un ragazzino che cerca di approcciare con il gentil sesso, in un modo impacciato e senza esperienze, buffo e poco virile. Un attimo prima mi trovavo a saggiare un infinito manto di sabbia e l'attimo dopo, mi ritrovo ad avanzare fra centimetri di neve. Ciò mi fece riflettere a quanto poteva essere vario il mondo e quanta caratterizzazione poteva tenere un singolo paese. Il Paese del Ferro. Forse mai nome era stato più giusto, poiché un tal freddo, doveva crescere individui pronti a tutto, duri come il ferro e feroci come un degno predatore.

    « Magnifica »

    Esclamai con un ampio sorriso in volto, mentre continuavo ad avanzare verso uno dei luoghi dove avrei potuto trovare ciò che cercavo, indicatomi proprio dall'uomo che acconsentì a tal viaggio. Non fu particolarmente difficile destreggiarsi in quella neve, visto che ero cresciuto sotto infernali temperature, portando la pelle a temprarsi con il fuoco stesso. Quasi potevo dire di non risentire nessun effetto particolare dal clima, anche se avrei dovuto considerare meglio il vestiario. La neve mi toccava quasi i polpacci ed i sandali, non erano stati proprio la scelta più saggia. Improvvisamente, mentre varcavo le insidie di un alta montagna, il Seras iniziò a mostrarmi un piccolo puntino rosso. Non sapevo minimamente chi fosse né cosa aspettarmi ma, volevo solamente giungere a destinazione e la strada che dovevo intraprendere, coincideva proprio in quella direzione. Più mi avvicinavo e più diveniva grande quel rosso segnale. Ammutolì ogni pensiero, riducendo il respiro allo stretto necessario. Diedi un rapido sguardo a tutto ciò che mi circondava ma non sembravano esserci pericoli, per cui, avanzai ancora.
     
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    Osservai quella carcassa per qualche istante prima di notare ciò che mi avrebbe fatto capire cosa effettivamente era accaduto. Non si trattava di bracconieri ma nemmeno di brave persone, chiunque fosse il colpevole aveva letteralmente strappato il cuore a quel cervo e lo aveva portato con se. Ne erano chiara traccia le macchie di sangue che lentamente si allontanavano dalla carcassa, fiancheggiate da lievi impronte di passi.

    Ma chi mai farebbe una cosa del genere...

    Mi chiesi continuando quella sorta di caccia, pronto ad aspettarmi il peggio. Non ci volle molto che, lungo il tragitto, il seras mi rivelò una presenza in rapido avvicinamento da ore 11.

    Che sia lui?

    La mia allerta salì alle stelle ma un semplice dettaglio mi tranquillizzò, la impronte infatti proseguivano a ore 3 ed il tizio ormai a portata di vista sembrava essere un Chunin di Suna, a giudicare da Suna e dal coprifronte e giubbotto.

    Ragazzo di Suna! Cosa ti porta in questi boschi? Io sono Ren Natsume, comandante di Tetsu!

    Domandai avvicinandolo e squadrando le sue reazioni in attesa di risposta

    Sai qualcosa sul cervo a cui è stato strappato il cuore qui vicino?

     
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    Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura..


    L'inizio di un poema si trasformò casualmente in realtà. La bianca neve cadeva soffiando da ogni direzione, aumentando di grandezza quel manto che quasi mi rendeva difficoltoso ogni singolo passo. Dinanzi a me, mostratomi dal Seras, vi era qualche misteriosa figura in possesso di una grande quantità di Chakra. Fortunatamente la vista non ricevette problema alcuno mentre l'udito continuava a captare il suono del silenzio provenire da ogni dove. Esso era quasi mistico, profondo ed armonioso al tempo stesso. Avanzavo dritto sulla mia strada, con un sol obiettivo in mente ma stando comunque pronto ad un possibile incontro con quella figura, che intanto iniziò ad avvicinarsi anch'essa. Si sarebbe rivelato un nemico oppure un alleato? Non né avevo la più pallida idea, potevo solamente attendere e vivere il momento. Sospirai, lanciando verso l'etere quella calda aria che in pochi secondi venne catturata dal freddo gelido che, divertito, guardava uno straniero avanzare nelle sue terre. Ricontrollai la posizione fornitami dal medico di fiducia ed entusiasta, feci come un ampio sorriso. Tutti questi sentimenti positivi, tuttavia, erano facilmente contrastabili con quel mistero e quelle preoccupazioni che s'insediavano proprio in quel grande puntino rosso. Ero in terra straniera, senza nemmeno aver avvisato qualcuno della mia partenza. Insomma, se poteva capitarmi qualcosa, quella sarebbe stata la giusta occasione. Inoltre non conoscevo le pericolosità che si celavano dietro un tale freddo glaciale ed oltre quei banchi di neve. Con il senno di poi, partire, non fu un ottima idea ma se c'era qualcosa che potesse aiutare Kazuhiko, l'avrei raggiunta.

    - Si avvicina sempre di più -

    Era riuscito ad individuarmi? Ma come? Diedi un rapido sguardo alla mia destra e poi alla sinistra. Niente, non vi era proprio nulla che potesse allarmare ulteriormente i miei sospetti. Agitai le mani fra loro, iniziando a scaldarle in modo da tenerle pronte ad un possibile scontro, ormai mancava davvero poco, questione di passi. Fu cosi che anch'io riuscì ad individuarlo e vederlo sbucare da dietro un alto albero nero come la pece. Intravidi i suoi lineamenti, piuttosto marcati e formati dal tempo, cosi come il suo fisico che quasi faceva credere di essere il risultato di anni d'allenamento. Quasi invidiavo il suo stato fisico.

    « Ragazzo di Suna! Cosa ti porta in questi boschi? Io sono Ren Natsume, comandante di Tetsu! »

    Stetti un attimo in silenzio, permettendogli di avvicinarsi ad una distanza ancor più corta ed effimera. Lo guardai negli occhi come un falco osserva dall'alto. Mi fermai sul posto non appena mi chiamò, squadrandolo con ancor più attenzione, sperando - inoltre - che nelle sue parole non vi fosse nessuna menzogna. Che fosse una trappola studiata prematuramente?

    - Ren Natsume.. - Ripetei il suo nome, che quasi pareva essere stato udito in qualche altra occasione ma proprio non riuscivo a ricordare né il modo né il quando « Il mio nome è Haruki Sato, Chunin ed Agente dell'OSU. Sono qui.. diciamo per una missione personale »

    Si rivelò essere un Comandate di Tetsu, ma quelle terre mi erano talmente sconosciute che nemmeno sapevo cosa volesse significare quel grado. Intanto i dubbi non parvero essere spazzati via dalle sue parole anche se mi era difficile carpire del male nei suoi occhi. Potevo solamente assecondarlo. Fu solamente quando vidi il Seras che i dubbi iniziarono a tacere e placarsi.

    « Sai qualcosa sul cervo a cui è stato strappato il cuore qui vicino? »
    « Un cervo dici? No mi dispiace.. »

    Quale immonda bestia strapperebbe il cuore dal petto di un animale? Quasi mi venne il voltastomaco nel pensare a tale scena. Strinsi i pungi, tornando a focalizzarmi sulla misteriosa discussione che stava nascendo.

    « Si può dire che sono arrivato da poco in queste terre. Ho viaggiato per sei giorni, accompagnato dalla speranza di trovare ciò che sto cercando. Hai detto di essere un Comandante di Tetsu, quindi conoscerai bene le tue terre. Sto cercando un fiore piuttosto raro, il suo nome è Amamelide e si dice che possa crescere solamente in questo freddo. Facciamo cosi, io aiuto te a capire cosa è successo al cervo e tu in cambio mi mostri dove si trova questo luogo.. »

    Mossi la man manca verso il mio Seras, facendo apparire la mappa del luogo ove potrebbe crescere il fiore tanto desiderato e inviai il tutto al suo di Seras. Tutto ciò avvenne qualche piccolo secondo, giusto il tempo di capire come effettuare quel collegamento, giacché era la prima volta che lo usavo in tal modo. Attesti poi che la osservasse.

    « Dovresti aver ricevuto la mappa che mi hanno dato, ma mi hanno riferito che è datata, quindi potrebbe esserci qualcosa di diverso. E' molto importante per me, quindi ogni suggerimento è prezioso »
     
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    Il ragazzo si presentò come Haruki Sato e dichiarò di essere giunto a Tetsu per una missione personale, era infatti alla ricerca di un fiore chiamato Amamelide. Proprio a proposito di quella ricerca, mi propose uno scambio di collaborazioni, se io gli avessi fornito aiuto nella sua ricerca, lui mi avrebbe assistito nell'indagine in corso.

    Molto bene Haruki Sato...

    Dissi sorridendo ed osservando i dati appena giunti al mio Seras.

    Si da il caso che io non solo conosca alla perfezione ogni angolo del paese, ma conosca bene anche fiori e piante... Tra cui la tua Amamelide...

    Mi apprestai quindi a porgergli la mano continuando a parlare

    Molto bene Haruki, aiutami ed una volta conclusa questa indagine ti condurrò alla tua destinazione...

    Dopo la stretta di mano avrei quindi indicato al ragazzo le impronte nonchè le tracce di sangue che si dirigevano verso il fitto del bosco ed avrei ripreso a seguirle. Durante il tragitto non furono tante le parole pronunciate, ma la curiosità di conoscere meglio quel giovane c'era, tentai quindi di rompere il ghiaccio.

    Beh... L'amamelide è un fiore utilizzato anche in medicina... Posso chiederti se è quello lo scopo che ti porta a venire a cercarlo? Ovviamente non sei obbligato a rispondermi se non ti va...

    Indipendentemente da come sarebbe stata la reazione del chunin, non ci volle molto prima che ci trovammo ad rilevare un nuovo segnale sul seras, proveniente da quella che potemmo identificare come una piccola baita. Era proprio lì che le tracce conducevano.

    A quanto pare ci siamo... Presto capiremo cosa è accaduto...

    Senza indugio ci apprestammo quindi a raggiungere il perimetro in legno dell'abitazione, facendo ben attenzione a non esporci ad eventuale visione dalla finestra. Feci quindi cenno ad Haruki di seguirmi in silenzio e, passo dopo passo, raggiungemmo il margine della finestra. Da lì potei sporgermi per sbirciare all'interno e ciò che vidi arrivò quasi a farmi salire un conato di vomito che trattenni a stento. La stanza era costellata di mensole e scaffali, tutti colmi di contenitori pieni di liquido ed organi di vario genere. Apparentemente, o per mia probabilmente vana speranza, tutti appartenenti unicamente ad animali. L'uomo sulla quarantina a cui apparteneva la fonte di chakra rilevata dal seras, era intento a conservare nel medesimo modo il cuore ancora caldo del cervo e, dopo pochi istanti, lo posizionò in uno scaffale, tra degli occhi che potevano sembrare felini a giudicare dalle iridi allungate ed un ammasso scurissimo che non avrei saputo catalogare, forse un fegato? Non ne avevo idea...

    O mio dio... Haruki, questo folle va fermato... intervieni subito, io ti copro ed avviso la centrale... Non sembra essere un ninja quindi dovrebbe essere semplice, ma se le cose non fossero così non preoccuparti, ci sono io...



    Edited by Roy90 - 12/7/2021, 09:40
     
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    Le parole che pronunciava quell'uomo sembravano dettate e trasportate da un immonda esperienza, come se avesse visto troppe cose al mondo. Eppure eccolo ancora lì in piedi, proprio dinanzi ai miei occhi. Quel tono di voce era cosi pacato e cosi ferreo che quasi mi ricordava il mio sensei, Renji. I due in effetti, possedevano alcune cose in comune ma l'appena citato sensei, era leggermente più freddo e distaccato, proprio come le temperature di quelle terre. Cercai di assimilare parte della sua energia e della foga emanata, che tanto mi pareva riusciva a riscaldare l'etere circostante. I polmoni andavano a impregnarsi di quel freddo pungente ma a schermare un tal attacco, vi era quel rigido caldo di Suna che riuscì a temprare la mia pelle, rendendomi quasi facile sopportare tutto ciò. Solamente camminare donava qualche fastidio, giacché non mi ero preparato minimamente per tali circostanze, forse per la troppa fretta. Tralasciando tutto ciò, per quell'uomo, tale Ren Natsume, tale questione sembrava possedere grande importanza e per tal ragione, cercai di assecondarlo ed aiutarlo.

    « Si da il caso che io non solo conosca alla perfezione ogni angolo del paese, ma conosca bene anche fiori e piante... Tra cui la tua Amamelide... »

    Tali parole diventarono proprio come un faro nelle notti oscure di Kiri, ove le navi seguivano per riuscire a raggiungere il porto del Villaggio, al sicuro dalle insidie del mare libero. Gli occhi mi si spalancarono e la felicità mi esplose in viso, spingendo i muscoli della bocca a compiere un sorriso piuttosto ampio, mostrando quei denti bianchi come la neve stessa. Dovetti quasi contenermi, mi sentivo proprio come un bambino quando riceve il suo primo giocattolo. Quel fiore mi poteva essere di vitale importanza e fu in quel momento che quasi potevo immaginare di raccoglierlo. Allungai, infine, la man dritta verso la sua, stringendola con quanta più forza potevo. La sua mano era dura come l'acciaio, decisamente diversa dalla mia. La dura neve di Tetsu e la soffice sabbia di Suna.

    « Fantastico! »
    « Molto bene Haruki, aiutami ed una volta conclusa questa indagine ti condurrò alla tua destinazione... »
    « Fai pure strada »

    Tutti i miei pensieri, in quel preciso momento, erano destinati a coloro che mi attendevano a casa. Avrebbero dovuto aspettare solamente un altro po' di tempo e riporre le loro speranze in questa ricerca. Dovevo assolutamente riuscirci, non potevo né volevo deluderli. Sollevai le spalle verso l'alto, aggiustando la postura della Giara, anch'essa pronta a tornare a casa. Iniziammo ad avanzare seguendo le tracce di sangue lasciate su quella neve e dal colorito, si poteva facilmente intuire quanto esso fosse fresco e vivo. Ciò che era successo era decisamente recente e ciò poteva ridurre le possibili situazioni che sarebbero giunte sul nostro cammino. Cercai di stare quanto più vicino al comandante, ammirando ed invidiando la sicurezza che investiva nelle sue leve inferiori, mentre le mie quasi temevano di affondare nella neve.

    « Beh... L'amamelide è un fiore utilizzato anche in medicina... Posso chiederti se è quello lo scopo che ti porta a venire a cercarlo? Ovviamente non sei obbligato a rispondermi se non ti va.. »
    « Hai centrato in pieno il punto. Purtroppo in famiglia c'è qualcuno che soffre di una grave malattia. Purtroppo i verdetti dei medici non gli lasciano molto scampo anche perché non è mai stata diagnosticata in nessuno.. » Sospirai, mischiando il mio respiro a quell'etere « Bello schifo vero? Ecco perché sono qui. Stavo leggendo alcuni libri di botanica e mi sono ritrovato sull'Amamelide. Ho letto delle sue proprietà e spero che possa aiutarmi in qualche modo.. »

    Più ci addentravamo in quel bosco, più il silenzio diveniva loquace. Era come se il mondo intorno si fosse spento per qualche ragione, lasciandomi solo in compagnia di quel singolo uomo. Le parole appena pronunciate erano intrise di speranza e di coraggio ma allo stesso tempo, possedeva sfumature amare e tristi. La mia vita sarebbe stata sicuramente diversa se avessi perso la colonna portante della famiglia e cercavo in tutti i modi di non provar ad immaginare come sarebbe se succedesse un tal avvenimento. Perdere Kazuhiko, per me, voleva significare non aver più una famiglia e proprio non volevo lasciar andare via quelle sensazioni che si generavano quando al mattino vedevo i loro volti.

    « A quanto pare ci siamo... Presto capiremo cosa è accaduto... »

    Feci un piccolo cenno con il capo, mentre scorgevo una piccola baita in lontananza. La scia di sangue ci portava proprio lì dentro, ma cosa ci attendeva esattamente? Era nostra intenzione scoprirlo e portare chiarezza su questo mistero. Vidi il cenno inviatomi dal comandante e in risposta, piegai leggermente le ginocchia ed abbassai il busto di qualche grado, cercando di tenere nascosta la Giara da sguardi indiscreti. Lo seguì verso quella piccola baita, cercando di tenere una posizione ravvicinata e continuando a controllare il Seras. Esso mi segnalava la presenza di un sol pallino luminoso cremisi ma lo sguardo cercava d'individuare altri presente nei dintorni. Sembrava tutto essere nella norma.

    « O mio dio... Haruki, questo folle va fermato... intervieni subito, io ti copro ed avviso la centrale... Non sembra essere un ninja quindi dovrebbe essere semplice, ma se le cose non fossero così non preoccuparti, ci sono io »

    Ancora non riuscivo a credere fino a che punto riuscisse a spingersi un uomo. Continuavo ancora a credere che il mondo stesso fosse degenerato e caduto nel caos più totale. Quant'odiavo quella visione ed ero stufo di tutti questi pazzoidi e di questi esseri immondi. Strinsi i pungi, cercando di limitare tutta la foga. Improvvisamente riuscì a sentire i lamenti di tutti quegli animali uccisi da quel folle, secondo solamente a Fury in persona. Dovevamo fermarlo ed arrestare la sua follia. Non pronunciai parola alcuna in risposta al comandante ma, in volto mio, mi si dipinse un aria ancor più glaciale di quelle temperature. Ero tremendamente serio e l'adrenalina che mi scorreva e si agitava in corpo, quasi non poteva essere descritta a parole. Per la sfortuna di quel mostro, quell'abitazione era fatta dell'elemento a me troppo familiare, quindi coglierlo di sorpresa sarebbe stato tremendamente facile. Posi lo sguardo interamente sulla sua figura, andando poi ad incrociare le leve superiori al centro del plesso solare, congiungendo poi le mani in un intreccio che avrebbe dovuto dare vita alla natura stessa. Spinsi tutto il Chakra a circolare vorticosamente, separando l'elemento Suiton e quello Doton, uno nella man manca e l'altro in quella dritta. Essi vennero racchiusi in due sfere, una blu come il mare e l'altra marrone come la terra. Le feci ruotare in sensi opposti e poi le spinsi ad avvicinarsi, proprio come fanno due calamite. Esse avrebbero dovuto sovrapporsi, andando poi a fondersi in una nuova forza, ovvero il Mokuton. Posi le mani compiendo il sigillo del Serpente..

    « Mokuton, Rūtsu Chika no Jutsu »

    ... comandando poi ad innumerevoli radici di avanzare sottoterra, attraversare le basi di quell'abitazione e giungere poi in prossimità dei piedi del nemico, proprio sotto la sua figura. Egli udì la mia voce e fece ruotare il viso nella nostra direzione ma ormai era troppo tardi. Rimase immobile per qualche secondo, forse perché non aveva ben compreso cosa stava per succedere o perché aveva capito esattamente cosa lo avrebbe atteso. Vide il mio sguardo e si pietrificò, come se fossi un angelo sceso in terra per punirlo. Non appena socchiusi le palpebre, le radici scattarono feline, aprendosi la strada verso il nemico, divorando il pavimento che teneva sotto i piedi. Esse si agitavano più di quanto volessi, accerchiandolo e non concedendogli nessuna via di fuga. Alcune di loro si mossero attorno al suo corpo, attaccandosi ai lineamenti del suo corpo e stringendolo come un serpente fa con la sua preda. Muovere il corpo gli era impossibile, giacché ogni suo arto era avvolto da quelle radici lignee che desideravano vendetta per le povere creature uccise da quelle sudice mani. Ogni suo arto venne fatto distendere verso una direzione, come se fosse un uomo posto su un crocifisso. Successivamente entrai in casa sua con l'intento d'interrogarlo.

    « Perché tutto questo? Sei l'essere più ignobile che possa esistere. Comandante, queste sono le tue terre, decidi tu cosa farne di questo mostro »
     
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    Facendo attenzione a qualsiasi possibile imprevisto, non potei evitare di lasciare che fosse Haruki ad avanzare e risolvere quella situazione. Motivo? La curiosità di vedere di cosa fosse capace quel ragazzo tanto determinato da partire all'avventura per il bene della sua famiglia. La situazione d'altronde non sembrava tanto pericolosa da mettere un difficoltà un chunin nonchè membro OSU.

    Ohh... Abbiamo un utilizzatore del famoso Mokuton qui... Interessante...

    Pensai mentre lo vedevo muovere quelle radici, pronte a catturare ed immobilizzare il soggetto. Dimostrò una maestria non da poco ed in pochi attimi era dentro casa, davanti all'uomo ormai in preda a paura e sconforto. Doveva aver capito che per lui non c'era via di scampo e solo risate isteriche miste a frasi sconclusionate uscirono dalla sua bocca.

    Ottimo lavoro ragazzo... Presto arriveranno i miei sottoposti e noi potremo andare...

    Difatti così fu, poco dopo aver divulgato la comunicazione tramite il seras, una truppa di Soldati mi raggiunse e si occupò di trasportare il prigioniero al villaggio e di recuperare e catalogare tutti i reperti presenti in quella casa.

    Bene... Ora come promesso ti farò da guida... Seguimi...

    Senza indugio mi incamminai verso il posto che ben conoscevo, una delle vette non molto distante dalla nostra posizione. Durante il viaggio ne approfittai per approfondire ulteriormente il dialogo con il chunin.

    Mokuton eh? Capacità niente male, sembra che tu sappia utilizzarla discretamente, devi avere un bravo maestro ad istruirti...

    Parlando così del più e del meno, le poche ore di marcia intensa che ci separavano dalla valle innevata che era la nostra meta, sembrarono volare.

    Bene... Siamo arrivati!

    Gli indicai quindi i piccoli alberi che si mostravano sovrastando il sottile strato di neve e lasciando in bella vista i fiori giallognoli che il giovane tanto agognava.

    Questa è l'Amamelide, spero posso esserti utile come speri...

     
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    A nulla servirono le mie parole, anzi, aggravarono solamente la mente e la psiche di quel folle uomo. Le sue risate isteriche e le false parole mi scivolavano addosso come olio sull'acqua. Ero tremendamente serio, freddo come la stessa neve che baciava parte del pavimento, trasportata dal vento quando entrai in quella piccola baita. Il legno continuava a stringere la preda con ferocia, quasi come a voler fargli provare la stessa sensazione vissuta da tutte quelle creature uccise. L'etere era pregno del loro dolore e della fragranza del loro sangue. Lo sguardo poggiava interamente sulla figura del comandante, aspettando un suo ordine o una sentenza da consegnare sul capo del mostro. Dovetti controllare la mia foga e rinunciare ad attaccarlo con una violenza mai mostrata prima d'ora. Non accettavo che un tal male potesse esistere al mondo ed ero fermamente convinto che dovesse essere estirpato. Ren sembrò gustarsi tutta la scena, quasi come se volesse osservare le mie capacità. Difatti restò dietro a distanza di passi, controllando ogni singola mia movenza.

    « Ottimo lavoro ragazzo... Presto arriveranno i miei sottoposti e noi potremo andare... »

    Parte della sentenza, quindi, prevedeva la cattura e la custodia di quel essere ripugnante ma io desideravo ben altro. Volevo giustizia. Volevo che pagasse, quindi, in volto, mi si dipinse un aria dubbiosa e titubante. Ciò nonostante dovetti arrendermi al suo volere, giacché mi serviva il suo prezioso aiuto per trovare quel raro tesoro. Inoltre quelle erano le sue terre e non volevo certo creare problemi ma Dio solo sa quanto volevo abbattere la mia furia sulla di lui figura.

    « ... » Restai in silenzio per qualche attimo « Ottimo » Lasciando che tutto il dubbio rinchiuso dentro di me evaporasse via e andasse a mischiarsi nell'etere.

    Attendemmo quindi l'arrivo dei rinforzi e nuovamente, mi rintanai nella grotta del silenzio. Catene di ferro accerchiavano i miei pensieri, limitandoli e forzandoli a restarsene lì dentro, non permettendolo loro di uscire e prendere vita propria. Percepì l'ardore e l'ira del legno scorrere dentro di me e quasi sentivo la mancanza di quella soave voce, la stessa che a volte mi suggeriva cosa effettivamente utilizzare nelle azioni più disparate. Più passava il tempo e più credevo che quella voce appartenesse proprio al Mokuton stesso.

    « Bene... Ora come promesso ti farò da guida... Seguimi... »

    Infine giunsero alcuni guerrieri vestiti di strane armature e muniti di Katane riposte in dei foderi neri come la pece stessa. Era la prima volta che osservavo una tale corporazione e se non fosse stato per i tanti pensieri che si agitavano nella mia mente, avrei sicuramente apprezzato quelle scintillanti corazze e probabilmente avrei donato loro qualche parola filosofica riguardante l'onore di essere un samurai. Mi limitai solamente ad annuire con il capo, seguendo il comandante Natsume per l'ennesima volta.

    « Cosa ne sarà di quell'uomo? »

    Gli feci una semplice domanda. Probabilmente insignificante per tutti le altre persone del mondo ma per me, essa, aveva un inestimabile valore. Da essa pendeva il mio giudizio e da essa avrei preso opinione su quel nuovo paese. Attesi una sua risposta, mentre continuavamo ad avanzare in quel bosco nascosto dalla neve battente. Ero talmente curioso di conoscere la risposta che quasi non mi accorsi che arrivammo al luogo indicatomi dalla mappa.

    « Mokuton eh? Capacità niente male, sembra che tu sappia utilizzarla discretamente, devi avere un bravo maestro ad istruirti... »
    « Penso di essere ben lontano dal saperla usare perfettamente. Non prendermi per pazzo ma a volte mi sembra di sentire una voce dentro la mia testa. E a volte penso sia il Mokuton che mi parla e mi suggerisce cosa effettivamente devo fare. Non so spiegartelo bene ma sostanzialmente è quello che mi succede » Presi un attimo fiato « Si, il suo nome è Renji Yomo ma da un bel po' di tempo è occupato con le faccende dell'OSU »

    Dinanzi al mio sguardo si aprì una grande vallata bianca, coperta da strati di neve infinita. Il mio sguardo andò a cercare la mappa consegnatami dal medico curante di Kazuhiko e fu in quel momento che mi accorsi che le sue parole erano decisamente corrette. Il luogo era completamente diverso. Erano cresciuti alberi dove vi era solamente terra. Vi erano piccole montagne ove prima vi era desolazione. Le parole di Ren davano conferma ai miei pensieri, spingendo il cuore a battere con più velocità.

    « Questa è l'Amamelide, spero posso esserti utile come speri... »

    Quasi non credevo a ciò che era fisso nel mio sguardo. Ammiravo quei petali come un uomo anziano guarda la sua amata donna, la stessa con cui magari ha passato una vita intera. Fu in quel momento che le mie gambe cedettero al peso delle emozioni, sprofondando in quella neve cosi fredda che avrebbe potuto far gelare anche gli animi più ardenti ma poco m'importava. Ero disposto a perdere un braccio o una gamba ma, avrei riportato quella pianta a Suna a qualsiasi costo. Mossi la man manca verso il borsello attaccato al fondoschiena, raccogliendo un piccolo boccale di vetro, giusto la grandezza di quella pianta. Con una forbice portata dall'inizio del viaggio, mi apprestai a tagliare teneramente la pianta, proprio nel punto più ideale, quello che mi avrebbe permesso di tenerla al sicuro e che mi avrebbe concesso una maggiore integrità.

    « Ti ringrazio molto comandante. Spero anch'io che questa possa essermi utile, lo desidero con tutto il mio cuore »

    Era il momento degli addii?
     
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    La foga che il ragazzo aveva messo in quella cattura, lo sguardo determinato che aveva mostrato, la rabbia mentre entrava e si ergeva davanti quel vecchio ormai in suo potere. Avevo potuto notare tutti quei velati sentimenti esattamente come vedevo la delusione nei suoi occhi quando capì che sarebbero stati altri a prendere in custodia il prigioniero e portarlo via. Solo poco più tardi si sarebbe fatto coraggio e mi avrebbe chiesto delucidazioni su cosa ne sarebbe stato di lui.

    Tranquillo... La pagherà cara per ciò che ha fatto, verranno svolte delle indagini per capire quanto la sua colpa si è spinta oltre ed avrà ciò che merita...

    Lasciai trascorrere qualche secondo, poi ripresi la parola cercando di dare al giovane Haruki una lezione che avevo imparato sulla mia pelle durante i miei anni trascorsi come mercenario di Tetsu Ovest.

    Ascolta... Conosco quel tuo sguardo... Molto bene... E' certamente vero che un samurai deve portare avanti la giustizia ad ogni costo, ma non va dimenticato che il filo che la separa dalla vendetta... o peggio da atti di violenza e di sfogo, mascherati da buoni propositi, è molto labile... A cosa avrebbe giovato infierire su quel vecchio indifeso? Era solo un folle, colpevole certo, ma incapace di sottrarsi a ciò che lo aspetta e tantomeno capace di resistere a delle percosse, per lo più da un ninja esperto... A quel punto cosa ti avrebbe differenziato da lui? Se non siamo noi i primi a dare il giusto esempio e mostrare al mondo la retta via, come possiamo pretendere che gli altri la seguano? Saremmo degli ipocriti... Non credi?

    Haruki ebbe così modo di pensare a qualcosa durante il tragitto, al termine del quale fu ben felice di recuperare ciò che tanto agognava. Ed anche quell'avventura era infine giunta al termine, nulla tratteneva ancora il Chunin di Suna nelle fredde terre di Tetsu. C'era però qualcosa un dubbio che mi attanagliava la mente, sarebbero bastate le poche parole pronunciate poco prima a spingere quel ninja, si abile, ma decisamente giovane, a percorrere la retta via durante le avventure che lo attendevano? Avevo visto tanti compagni samurai con lo stesso sguardo, gli stessi istinti, e per la mia esperienza a riguardo, quelle cose portavano solo a dolore e sofferenza, sia per gli altri che per se stessi.

    Ascolta... Haruki Sato... Prima che tu vada avrei una proposta da farti...

    Diressi quindi il mio sguardo proprio nei suoi occhi sorridendogli

    Ho aperto un Dojo qui a Tetsu... Il mio obbiettivo è quello di aiutare tutti coloro che desiderano diventare più forti a farlo nel modo giusto... Non voglio assolutamente sostituire il tuo maestro, ma se ne avessi voglia e fossi interessato ad allenarti qui, insieme ad altri compagni... Saresti il benvenuto in qualsiasi momento...

    Continuai quindi ad osservarlo attendendo una risposta e sperando che quella fosse positiva. Dare un aiuto a chi ritenevo ne avesse bisogno e trasmettere ciò che sapevo a coloro che avevano sete di sapere, erano infondo due delle cose che non riuscivo proprio ad evitare di compiere.

     
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    Permisi alle parole del comandante d'invadere il castello della mia mente, sperando in qualche modo di confrontare le nostre visioni o per lo meno, di valutare la visione che aveva sulla giustizia. Inutile ripetere quanto io fossi ferreo su un tale argomento, appoggiato e protratto in ogni mia singola parola. Io che speravo di distruggere ogni fonte di male da questo pazzo e folle mondo, facendomi carico di un grande compito che sicuramente mi avrebbe portato a scontrarmi con altri. Difatti mi accorsi che quasi nessuno riusciva a capire quale realmente fosse il mio pensiero, trovando delle sfumature su cui aggrapparsi e farmi passare dalla parte del torto. Ma ero davvero io ad essere nel torto? O semplicemente erano corrotti anche gli altri? Cercai di seguire i ragionamenti del più esperto, magari, cosi, sarei riuscito a ricavarne un profitto e divenire più maturo.

    « Tranquillo... La pagherà cara per ciò che ha fatto, verranno svolte delle indagini per capire quanto la sua colpa si è spinta oltre ed avrà ciò che merita... »

    Tenni le labbra serrate come un cancello di un Villaggio posto sotto attacco, cercando di rinchiudere dentro le mura tutte le possibili persone che venivano rappresentate come fossero miei pensieri. Rimasi ancora serio, quasi tetro, in volto, lasciando all'udito l'arduo compito di catturare quelle parole. Intanto, nel castello della mia mente, le persone che vi erano rinchiuse lavoravano arduamente. Che senso aveva svolgere delle indagini quando i nostri occhi avevano scrutato la verità? Ed inoltre, quale potrebbe mai essere la giusta pena per colui che ha strappato vite innocenti senza un motivo di fondo? No, non ero io ad essere nell'errore. Non potevo esserlo.

    « Ascolta... Conosco quel tuo sguardo... Molto bene... E' certamente vero che un samurai deve portare avanti la giustizia ad ogni costo, ma non va dimenticato che il filo che la separa dalla vendetta... o peggio da atti di violenza e di sfogo, mascherati da buoni propositi, è molto labile... A cosa avrebbe giovato infierire su quel vecchio indifeso? Era solo un folle, colpevole certo, ma incapace di sottrarsi a ciò che lo aspetta e tantomeno capace di resistere a delle percosse, per lo più da un ninja esperto... A quel punto cosa ti avrebbe differenziato da lui? Se non siamo noi i primi a dare il giusto esempio e mostrare al mondo la retta via, come possiamo pretendere che gli altri la seguano? Saremmo degli ipocriti... Non credi? »

    Le sue parole erano ricche di bellezza e di lucenti sfumature ma, il quadro che vi era dietro, era di tutt'altra realizzazione. Ipocrisia, violenza, maschere. Erano argomenti che ben cozzavano fra loro ma che in questo diabolico mondo non avrebbero resistito alla mia compassione né incontrato la mia pietà.

    « E se tu, comandante, un giorno trovassi tua moglie morta sul pavimento con una Katana conficcata nel petto e ad ucciderla fosse proprio Fury in persona, dolorante ed incapace di difendersi. Dimmi, permetteresti a quel folle di scamparla e lasciare il compito al giudizio di terzi individui? Riusciresti a mantenere sangue freddo e non riversare la tua violenza contro di lui? »

    Attesi con grande fremito la sua risposta, guardandolo fisso negli occhi.

    « La questione è diversa comandante. E' facile essere buoni, difficile è invece essere giusti. Questo mondo è un tal disastro, non tanto per le azioni di folli come quell'uomo, ma per l'inerzia dei "giusti" che se ne accorgono e stanno a guardare. Una severa punizione non farà si che le vite tolte dalle mani di quell'uomo faranno trovare pace alle vittime. Nemmeno ucciderlo li farebbe tornare in vita ma darebbe un senso alla giustizia e farebbe capire che effettivamente non verranno più tollerati tali comportamenti. Un solo esempio di vera giustizia renderebbe le cose migliori. Non importa chi sia a compiere tali violenze, questo mondo va cambiato e se per riuscirci bisogna sporcarsi le mani e l'anima, sarei ben disposto a tale sacrificio »

    Non esisteva punizione per chi commetteva omicidio. Non esistenza punizione per chi portava il mondo a retrocedere. La mia visione contrastava con la maggior parte delle persone che avevo incontrato fino a quel momento e, probabilmente, non avrebbe avuto nemmeno più senso continuare a parlarne. Nessuno avrebbe cambiato un tal pensiero e nessuno mai lo avrebbe capito. Continuammo, tuttavia, a parlare del più e del meno, giungendo ad un discorso che al comandante pareva stare molto a cuore.

    « Ho aperto un Dojo qui a Tetsu... Il mio obbiettivo è quello di aiutare tutti coloro che desiderano diventare più forti a farlo nel modo giusto... Non voglio assolutamente sostituire il tuo maestro, ma se ne avessi voglia e fossi interessato ad allenarti qui, insieme ad altri compagni... Saresti il benvenuto in qualsiasi momento... »

    « Un Dojo? Suona interessante ma prima devo risolvere alcune questioni personali. Dammi del tempo e ti prometto che valuterò la questione. Riceverai mie notizie tramite Seras. E' stato un piacere conoscerti comandante »

    Feci un piccolo inchino, rimisi il boccale di vetro contenente l'Amamalide nel borsello cinto al fondoschiena ed iniziai ad incamminarmi verso le terre di Suna. Il viaggio poteva dichiararsi concluso ma adesso giungeva la questione più importante. Dovevo ritornare al Villaggio con quanta più rapidità possibile, stando comunque accorto alla sicurezza del tesoro sottratto a queste terre. Avrei dovuto camminare per altri sei giorni ma grazie alle mie conoscenze e ad un particolare Jutsu, potei sfruttare un mezzo di viaggio alternativo. La sospensione del Deserto. Addio Tetsu. Arrivederci comandante, spero d'incontrarti in circostanze più favorevoli e in un tempo maggiormente felice.
     
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    Come immaginavo, le idee del ragazzo erano abbastanza incentrate su ideali di giustizia distorta, dove il dominio sulla vita e la morte la faceva da padrone. Quell'Haruki era certo di poter giudicare, essere giudice giuria e, per finire, boia di chi seguiva la via del male.

    CITAZIONE
    « E se tu, comandante, un giorno trovassi tua moglie morta sul pavimento con una Katana conficcata nel petto e ad ucciderla fosse proprio Fury in persona, dolorante ed incapace di difendersi. Dimmi, permetteresti a quel folle di scamparla e lasciare il compito al giudizio di terzi individui? Riusciresti a mantenere sangue freddo e non riversare la tua violenza contro di lui? »

    A quella domanda una risata stava per assalirmi, ma lo evitai rispondendo seriamente.

    Se uno scenario del genere si dipingesse davanti ai miei occhi, probabilmente, fermo delle mie convinzioni, trapasserei il suo cuore da parte a parte donandogli una rapida morte... Non sarebbe la prima vita che prendo... Ma non fraintendere... Certo soffrirei enormemente in caso perdessi mia moglie, ma per un Samurai dovere ed onore sono il fondamento della vita stessa... Uccidere per mera vendetta personale, in preda all'ira, sarebbe un disonore...
    L'uomo di cui hai parlato è un caso molto specifico... E metterlo a paragona con un vecchio pazzo, di cui non conosciamo nemmeno motivazioni o se effettivamente ci fossero vittime umane... Mi sembra fuori schema... Non credi?


    CITAZIONE
    « La questione è diversa comandante. E' facile essere buoni, difficile è invece essere giusti. Questo mondo è un tal disastro, non tanto per le azioni di folli come quell'uomo, ma per l'inerzia dei "giusti" che se ne accorgono e stanno a guardare. Una severa punizione non farà si che le vite tolte dalle mani di quell'uomo faranno trovare pace alle vittime. Nemmeno ucciderlo li farebbe tornare in vita ma darebbe un senso alla giustizia e farebbe capire che effettivamente non verranno più tollerati tali comportamenti. Un solo esempio di vera giustizia renderebbe le cose migliori. Non importa chi sia a compiere tali violenze, questo mondo va cambiato e se per riuscirci bisogna sporcarsi le mani e l'anima, sarei ben disposto a tale sacrificio »

    Per fa si che il male vinca, basta che i buoni si limitino a guardare... Certamente vero... Ma quando questi buoni, carichi delle migliori intenzioni, si caricano di un grosso fardello e compiono il gesto definitivo, entrano in una spirale di pena e dolore che non si arresterà più...

    Lo osservai qualche istante e ripresi

    Pensa a cosa sarebbe potuto succedere oggi... Tu ti saresti caricato del fardello di prendere la vita di quel vecchio? Se domani noi scoprissimo che dietro tutto quello che abbiamo visto c'è qualcosa di diverso da ciò che sembra? Se alla fine non dovesse meritare di morire? E se avesse un figlio? O una moglie? A quel punto loro potrebbero fare il tuo stesso ragionamento verso di te... Avresti anche la coerenza di dare a loro la tua vita?

    Continuammo così con quei discorsi per un pò fino a che non giunse infine il momento dei saluti, il giovane Haruki sembrò perlomeno interessato alla mia offerta di raggiungermi al Dojo e quello mi bastava come speranza di aiutarlo ad aprire gli occhi e non finire preda di un dolore senza ritorno e sopratutto senza fine.

    Certo capisco bene la situazione, infondo sei venuto qui per questo no?

    Dissi osservando i fiori raccolti

    Lascia che ti dia un ultimo aiutino per tornare a casa...

    Conclusi quindi componendo rapidamente dei sigilli e richiamando un amico rospo dalle grandi abilità spazio-temporali.

    Permettimi di presentarti questo mio caro amico rospo, lui ti porterà rapidamente fino alle porte di Suna... Questo certamente ti risparmierà un complicato e lento ritorno... A presto

    Senza indugio il rospo si apprestò a svanire portando Haruki con se. A me non restava quindi che tornare tranquillamente a casa, pensieroso sulla sorte del Suniano e sui suoi pensieri oscuri.

    FINE
     
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    47 exp per Jet, 55 per Roy
    + 48 exp per Jet e 56 per Roy per la seconda parte
     
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