[B] Tell me no lies.

Missione Osu (Sez. Lucente) [max 3 chuunin]

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    VIII



    Il mostro delle Sabbie Nere non si fece trovare impreparato di fronte agli assalti dei due ninja. Con abili balzi, si tirò fuori dalla portata dei loro attacchi, uscendo indenne dalla duplice offensiva.

    La clessidra, d'altro canto, fu abbondonata a sè stessa e nessuna protezione fu eretta per salvarla dai colpi di Juza Wolf. Il vetro andrò in frantumi e la sabbia al suo interno si sparse un po' ovunque.

    Dalla sua nuova posizione, il guardiano del labirinto battè le mani. Applausi sarcastici che rimbombarono nelle orecchie dei ninja, latori di pessime di notizie. I lupi smisero di ringhiare ai loro ex compagni e si ritirarono verso il loro nuovo padrone, dopo i loro fallimentari assalti.

    < Molto bene! > Esordì il mostro nero continuando ad applaudire. < Anche stavolta siete riusciti a risolvere l'enigma in seconda battuta. > Puntò contro di loro un dito nero come la pece. < Ma ora cosa farete con i vostri corpi? La carne è cresciuta, ma le vostri menti sono ancora puerili. >

    < Nessuno era mai arrivato fino a qui. > Ammise. < Ma questo risultato vi è costato caro. L'Uomo Lupo ha perso le sue bestie da compagnia e voi tutti avete perso quindici anni di vita. >

    Mentre l'uomo di sabbia nera parlava, i giovani ninja avrebbero notato le loro ombre allungarsi sotto i loro piedi. Che forse...

    < Oh, ve ne siete accorti. > Disse il mostro non appena vide i ninja fissare il feroce disco di fuoco nel cielo. E cosa assurda, aveva iniziato finalmente a muoversi, abbandonato lo Zenit nel quale era rimasto da quando l'avventura nel labirinto era cominciata.

    < Fermare il tempo e procedere. Avete rotto quella clessidra e avete sparso le sua sabbie a terra. Ora anche qui il tempo scorre come nel mondo normale. E i vostri corpi > L'indice nero puntò Sukazu. < I vostri corpi stanno tornando normali, ma ci vorrà del tempo. Molto tempo. Quindici anni, circa. >

    Il mostro concesso loro un ghigno divertito, mostrando una chiostra di denti gialli. Sembrava essere diventato improvvisamente più loquace. Forse prima aveva preferito non sprecare parole con delle persone destinate a morire rapidamente tra i meandri del labirinto e ora li riteneva più validi, più meritevoli.

    < Ma potete porre rimedio al paradosso temporale che caratterizza questo labirinto e uscirne vivi. Sareste i primi che potranno raccontare di questo luogo. Se pensate che io sia il vostro nemico, vi state sbagliando. Il labirinto è ciò che dovete temere. Inseguite il sole nella sua lenta discesa verso il lontano orizzonte ad Ovest. Ma dovrete farlo seguendo ognuno il proprio percorso. >

    Tre porte si aprirono alle spalle del piedistallo, analogamente a com'era successo nell'altra stanza.

    I lupi di Juza cominciarono a dissolversi come sabbia trasportata dal vento. E anche il mostro cominciò a svanire.

    < Il labirinto è pieno di insidie. Una grande sala circolare, senza angoli, sarà la vostra meta. Correte. Se non l'avrete raggiunta prima del tramonto, sarete per sempre parte di quest'isola. >

    Le sue ultime parole arrivarono dal vento che portò via gli ultimi granelli di sabbia che una volta erano stati la sua bocca.

    I tre ninja non avevano molta scelta se non procedere oltre quelle tre porte, separati.

    Tutti e tre si sarebbero rituffati in quel dedalo di corridoi, per la prima volta, da soli con i propri pensieri. Il tempo era tiranno, per davvero. Aveva le ore e i minuti contati prima di finire inghiottiti nelle viscere di quel luogo malefico.

    Juza fu il primo ad imbattersi in un curioso evento. Sul lato destro del corridoio, si apriva un varco ad arco. Non c'erano sbarramenti e il giovane lupo avrebbe potuto sbirciare al suo interno. L'odore intenso del muschio e delle bacche selvatiche fu una boccata di libertà per l'uomo lupo. Un verde sottobosco si snodava tra alberi alti e rigogliosi. E lupi. Quattro giovani lupi giocavano a rincorrersi, rotolando tra i cespugli e ciuffi di erba. Lars, Kiba, Ralph e Mistgun. Ora sì che Juza riconosceva i suoi compagni.

    Jiren Sakata arrivò per secondo davanti alla porta ad arco. Al suo interno vide un piccolo villaggio tra le montagne, con un recinto per il bestiame. Lo vedeva dall'altro, come se fosse sulla cima di una montagna o un uccello che vola in circolo. A tratti pareva familiari, altre volte gli sembrava un luogo nuovo. Rimase ad osservarlo per un po' nel tentativo di ricollegare quella sua visione a qualche ricordo insito nella sua mente, quando una colonna umana entrò nel suo campo visivo. I volti chini, le schiene ingobbite e piedi trascinati faticosamente sul terreno. Una lunga fila di persone id ogni età e sesso che si ritirava stancamente da una giornata di lavoro. Fuori dalla fila, come mosche che ronzano intorno alla sterco, grassi omaccioni agitavano fruste e bastoni, berciando ordini e insulti. Ora sì che quel luogo era familiare per il non più così giovane Jiren. Un vecchio crollò a terra e un uomo dal grosso ventre a botte cominciò a punzecchiarlo col bastone, minacciandolo di morte se non si fosse rialzato. Jiren avrebbe tentato di mettere a fuoco quella scena che vedeva così distante, fino a quando non avrebbe riconosciuto l'anziano uomo: Baki, suo nonno.

    Sukazu fu l'ultimo ad imbattersi nel varco sul corridoio sul labirinto. Tetti in fiamme e colonne di fumo salivano su un cielo nero carbone. Cadaveri a terra giacevano su laghi di sangue, donne fuggivano vie terrorizzate tirandosi dietro bambini in lacrime. L'artefice di quel massacro sembrava essere un ragazzo, che torreggiava al centro di quell'orrido scenario. Teneva per la gola una ragazza dai lunghi capelli biondi. I suoi piedi scalzi calciavano l'aria e le mani erano serrate sul braccio del suo aggressore nel tentativo di liberarsi. Sukazu conosceva quella ragazza: Yuno. Ma il suo sguardo scivolò sul braccio che le teneva sospesa a mezz'aria. Marrone e deforme. Il ragazzo sembrava alto quanto lui, quel Sukazu prima dell'improvvisa crescita avuta nel labirinto. Capelli neri e corti gli coprivano il capo, ma non riusciva a guardargli il volto. Poi, improvvisamente, la testa del ragazzo si girò verso Sukazu. Gli occhi azzurri del ninja si persero in quelli altrettanti chiari dell'aggressore. Occhi così familiari, occhi che ogni mattina si riflettevano nello specchio prima di uscire di casa. Anche la pelle del viso era marrone e il suo corpo era reso deforme da un sinistro potere. Eppure c'era qualcosa di così familiare in quel mostruoso essere.

    Eccoci qui. Per giungere alla sala centrale dovrete "sopravvivere" a questo lungo percorso. La prima porta ve l'ho descritta io (davanti alla quale dovete comunque reagire), voi dovete almeno descriverne un altro paio e sulla base della qualità e dell'impegno che vedrò deciderò chi arriverà per tempo alla sala rotonda. Siete liberi di entrare in quale porta desideriate o di tirare dritti fino a raggiungere, forse, la sala rotonda (ovviamente non siate autoconclusivi su ciò. Io da lunedì sarò alle Eolie e, tampone permettendo, da domani a recuperare 18 giorni senza alcool, quindi non vi potrò rispondere prima del 24. In altre parole avete tutto il tempo di che volete per preparare questo post.
     
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    La mia furia non riuscì a darmi la forza necessaria per colpire quel nemico tanto sfuggente, riuscii però in un altro intento, quello di distruggere la clessidra e si da il caso che quella fosse proprio la soluzione che dovevamo trovare. Se solo lo avessimo fatto subito... Restai infatti come imbambolato difronte alla reazione di quell'essere che cessò le ostilità e richiamò a se le creature che furono i miei lupi.

    CITAZIONE
    < Molto bene! Anche stavolta siete riusciti a risolvere l'enigma in seconda battuta... Ma ora cosa farete con i vostri corpi? La carne è cresciuta, ma le vostri menti sono ancora puerili... Nessuno era mai arrivato fino a qui... Ma questo risultato vi è costato caro. L'Uomo Lupo ha perso le sue bestie da compagnia e voi tutti avete perso quindici anni di vita. >

    Quelle parole furono la conferma di ciò che Juza dentro di se stava già sospettando... Quelle bestie non erano altro che un vago ricordo dei suoi cari amici che non sarebbero più potuti tornare. La trasformazione cessò lentamente e man mano che le mie fattezze tornavano umane, mi rendevo conto che non stavo tornando ad essere il solito me stesso, solo ora mi rendevo conto che anche gli altri avevano delle sembianze decisamente più grandi, anche se di quello non me ne preoccupai più di tanto, non mi interessava minimamente aver perso quindici anni di vita, mi pesava molto di più non essere stato in grado di proteggere il mio branco, i miei amici.

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    Con lo sguardo perso nel vuoto continuai però ad ascoltare le parole di quel vile individuo che non sembrava voler smettere di parlare.

    CITAZIONE
    < Oh, ve ne siete accorti... Fermare il tempo e procedere. Avete rotto quella clessidra e avete sparso le sua sabbie a terra. Ora anche qui il tempo scorre come nel mondo normale. E i vostri corpi... I vostri corpi stanno tornando normali, ma ci vorrà del tempo. Molto tempo. Quindici anni, circa... Ma potete porre rimedio al paradosso temporale che caratterizza questo labirinto e uscirne vivi. Sareste i primi che potranno raccontare di questo luogo. Se pensate che io sia il vostro nemico, vi state sbagliando. Il labirinto è ciò che dovete temere. Inseguite il sole nella sua lenta discesa verso il lontano orizzonte ad Ovest. Ma dovrete farlo seguendo ognuno il proprio percorso. >

    Quelle parole servirono solo a far ribollire ancora di più la mia rabbia e frustrazione, con una presa in giro ci fece capire che sostanzialmente non potevamo più tornare al nostro aspetto originale e di conseguenza io non avrei mai più potuto rabbracciare i miei quattro fidati compagni, altro però ci venne rivelato. Lui era infatti solo un burattino di quello che definiva "il labirinto". Ora che il tempo aveva ripreso a scorrere, ed il sole stava lentamente calando verso ovest, si aprirono tre percorsi davanti a noi e da quel mero burattino uscì un'ultima frase prima che tornasse polvere insieme a ciò in cui Lars, Kiba, Mistgun e Ralph erano stati trasformati.

    CITAZIONE
    < Il labirinto è pieno di insidie. Una grande sala circolare, senza angoli, sarà la vostra meta. Correte. Se non l'avrete raggiunta prima del tramonto, sarete per sempre parte di quest'isola. >

    E così nel vento si sparsero le polveri delle creature mentre io metabolizzavo ciò che avevamo appreso

    E così è finita... Questa missione ci è costata letteralmente quindici anni di vita e la perdita dei miei compagni!!!

    Sbottai tirando un pugno al suolo, scaricando tutta la furia che potevo ed arrivando ad incrinare quel terreno anch'esso diabolico come del resto ogni cosa in quel posto. Con quel colpo riuscii però a scaricare la mia rabbia e ciò che rimase fu solo tristezza, mi accasciai in ginocchio ed un fiume di lacrime iniziò a scorrere. Non potevo però permettermi di restare fermo a piangere, quel viaggio non era ancora finito ed io non potevo abbandonare i due rimasti vivi insieme a me nè tanto meno arrendermi nel raggiungere i miei lupi nell'aldilà, non mi avrebbero voluto nemmeno guardare in faccia se li avessi raggiunti così presto. Mi diedi quindi scrollata asciugandomi le lacrime con il braccio e mi rivolsi ai due membri della squadra.

    Scusate la mia reazione... Ci sono... A quanto pare dovremo dividerci e seguire l'Ovest... Facciamolo ed mettiamo fine a questa maledetta farsa... Speriamo che almeno ne servirà a qualcosa!

    Dissi determinato e, stringendo il pugno mi diressi verso una delle tre porte, cercando di non incrociale lo sguardo dei due ragazzi, anzi, ormai adulti. Varcata la soglia mi ritrovai in un lungo corridoio di cui non si vedeva la fine, ma la direzione era senza dubbio Ovest quindi iniziai la mia corsa senza indugio alcuno. Dopo non molto tempo però qualcosa attirò la mia attenzione, un varco mi si palesò al lato destro del corridoio e la curiosità mi portò a controllare e ciò che potei scorgere mi sorprese non poco. Un forte odore mi pervase le narici riportandomi a quando vivevo tranquillo e spensierato nei boschi con il mio branco, ma qualcosa di ancor più sorprendente invase il mio campo visivo.

    Ma quelli...

    Rimasi pochi istanti ad osservare quella scena, i miei amati lupi che giocavano tra loro, ma come era possibile? che fossero tornati da me? No, la spiegazione doveva essere un'altra... Che quello fosse il paradiso? Era forse giunto il mio momento e potevo lasciare andare lamia vita per vivere il resto dell'eternità con loro? Certo era che nel caso, loro non sarebbero mai stati daccordo. Fu csì che con un grande sorriso, grato di averli potuti rivedere ancora una volta così felici, arretrai quanto bastava per tornare nel lungo corridoio e riprendere la corsa con una lacrima a solcarmi il viso.

    Non mi fermerò... Non lascerò che il vostro ultimo respiro sia stato vano!

    Forte quindi del desiderio di ben quattro anime oltre la mia, quella gara contro il tempo proseguiva portandomi al cospetto di un secondo scenario. Il varco era praticamente identico ma ciò che vidi all'interno non lo era per nulla. Rividi la vita che facevo col resto del mio branco, i miei genitori mi accudivano e la pace sembrava regnare sovrana in tutto il bosco. Era magnifico rivedere quella vita, e pensare che il nostro Alfa era riuscito a tenerci al sicuro e lontano dal male che imperversava sul resto del mondo.

    Sarò in grado anche io di fare altrettanto?

    Mi chiesi cercando dentro di me una via per raggiungere quella meta, non mi persi però troppo in quella visione del passato, inquanto se non fossi giunto a destinazione entro il tempo limite, non solo non avrei potuto combattere la guerra in atto, ma non avrei nemmeno potuto permettere alla mia vera famiglia di continuare a vivere in pace, sapendo che loro figlio era rimasto prigioniero di un mistico labirinto. Ispirato quindi a migliorare me stesso per divenire un vero Alpha in grado di proteggere i suoi cari, e non un illuso che condanna a morte il suo branco, mi feci forza e nuovamente tornai sul percorso che mi avrebbe portato a destinazione.

    Non resterò qui dentro... Non avrai questa soddisfazione!

    Imprecai riprendendo a correre con vigore, spinto da una forte decisione di correre verso il futuro. Futuro che ben presto mi si palesò davanti in modo quantomai brutale, difatti mi trovai a poter gettare un occhio su un nuovo scenario, accompagnato da un odore pungente, questa volta di sangue rappreso. Qualcosa di macabro era lì davanti a me, il mio bosco in fiamme, una luna cremisi splendeva nel cielo quasi come se lasciasse trasparire il riflesso di quel gigantesco incendio e, cosa peggiore, tutti i miei compagni, genitori ed amici, giacevano suolo mutilati, privi di vita, abbandonati in un lago di sangue.

    Ma che...

    Quella visione mi turbò profondamente, già in passato non ero stato in grado di proteggere nessuno dallo scoppiare della guerra, ora non potevo proteggerli dalla devastazione che la guerra avrebbe portato sul mondo? Ero destinato a fallire? Lasciarli per intraprendere quel viaggio di crescita era stato un errore? Forse era così, forse era per questo che i miei compagni erano morti...

    NO!

    Mi scossi da quel torpore che attagliava la mia anima e, rendendomi conto di aver varcato completamente quella soglia ed essermi accasciato in ginocchio ad osservare le fiamme ardere, mi asciugai le lacrime e scattai inpiedi.

    Non posso permettere che questo diventi il mio futuro!

    Mi voltai senza indugiare e, fermamente deciso a non lasciare che quell'ennesima visione si potesse avverare, tornai indietro spingendo al limite la mia forza di volontà in uno sprint senza precedenti. Il tempo passava inesorabile e la destinazione era ancora lontana, il sole era ormai vicino a tramonto e l'ansia iniziava a farsi sentire, ma più quella sensazione di oppressione al cuore si faceva sentire, più le mie gambe spingevano con forza... Il tempo passava e non sembrava esserci traccia di altre sale misteriose, almeno fino a che un'ennesimo arco non mi si palesò, questa volta in lontananza, esattamente difronte a me.

    Che sia la fine?

    La stanchezza era ingente, i muscoli delle gambe afflitti da crampi e tensioni immani, ma nonostante tutto continuai imperterrito. Era evidente che il tempo stava per finire, ce l'avrei fatta? Non potevo saperlo con certezza ma avrei tentato fino all'ultimo... Oppure avrei fallito provandoci al massimo, senza rimpianto alcuno!
     
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    Mi guardai attorno incredulo. I lupi mostruosi spariti ed il demone del labirinto se ne sta li a sghignazzare fissandoci. Anche i miei compagni di squadra sono diversi, più alti, con i capelli più lunghi, uno perfino con la barba . . .
    I tratti del viso differenti e più maturi, ma i nostri occhi sono rimasti gli stessi. Beh, a parte quelli di Juza. I suoi occhi bramano sangue e vendetta, una brutta strada quella su cui vuole mettersi il "non-più-tanto-giovane-lupo".
    Dovrei dirgli qualcosa, fargli capire qualcosa, ma che diritto ho io di dare consigli? Io che non ho mai avuto la forza di proteggere nessuno, nemmeno in questa occasione!
    Il demone del labirinto comincia a parlare senza sosta, con la sua voce roca e metallica, quasi spettrale, ma io non lo ascolto, ancora preoccupato per Juza. Riesco ad ascoltare solo l'ultimo pezzo del suo discorso che, come quasi in tutti i discorsi, è il pezzo fondamentale da ascoltare:

    Il labirinto è pieno di insidie. Una grande sala circolare, senza angoli, sarà la vostra meta. Correte. Se non l'avrete raggiunta prima del tramonto, sarete per sempre parte di quest'isola.

    Mentre pronuncia queste parole comincia a svanire e a dissolversi come sabbia al vento, così come gli abomini che sono divenuti i lupi, un tempo fratelli di Juza.
    Il ragazzo-lupo tira un violento pugno a terra per sfogare la sua frustrazione.

    Scusate la mia reazione... Ci sono... A quanto pare dovremo dividerci e seguire l'Ovest... Facciamolo ed mettiamo fine a questa maledetta farsa... Speriamo che almeno ne servirà a qualcosa!

    Tre percorsi si aprono dinnanzi a noi, uno per ciascuno. Juza è il primo a scattare in avanti imboccando uno dei tre sentieri apertisi in questo malefico antro.
    Cerco con lo sguardo Suzaku prima di procedere ed avventurarmi anche io lungo il corridoio apertosi dinnanzi a me.
    Quasi immediatamente non riesco più a sentire i passi dei miei compagni, ma rimbombano solo i miei nel silenzio spettrale che avvolge quel mistico luogo. Inutilmente provo a dare uno sguardo attorno col byakugan, che disattivo quasi subito per non sprecare ulteriori energie.
    Tutto è avvolto dal misterioso chakra sinistro che impedisce alla mia formidabile vista di vedere oltre le pareti o sotto al pavimento. Mi chiedo cosa succederebbe se provassi a scavalcare le pareti del labirinto . . . .
    Prendo una svolta a destra, cercando, per quanto possibile col mio non proprio brillante senso dell'orientamento, di seguire la direzione del sole . . . quella indicataci dal demone del labirinto.

    Ma son proprio sicuro di voler seguire i suggerimenti di chi voleva ucciderci fino a poco fa?

    Con questo dubbio in testa proseguo, rallentando un pochino il ritmo della mia corsa, e prendo svolte in modo da seguire la direzione prefissata o no. Trappola o meno, sono pronto ad affrontare qualsiasi cosa, e scegliere a metà strada di cambiare direzione è sicuramente peggio.
    Destra, sinistra, sinistra, desta, sinistra. . . . imbocco una sfilza di curve e corridoi prima di ritrovarmi davanti a qualcosa di insolito. Un'apertura ad arco se ne sta su un lato del labirinto. Smetto immediatamente di correre e mi avvicino, pensando di essere arrivato ad un qualche traguardo.
    Appena mi affaccio, la mia mente scatta subito ad un ricordo per me molto doloroso, ma anche molto importante.
    Una strada di montagna stretta e tortuosa che collega una miniera ad un piccolo villaggio. Sulla strada una lunga fila di persone, costrette a dei lavori forzati da dei banditi. I volti sono per lo più offuscati e indistinti in questo momento, vedo la scena dall'alto, come fossi un'aquila o un altro volatile . . .
    Eppure li in mezzo c'è una sagoma che riconosco immediatamente. Un uomo dal corpo possente e dalla criniera canuta, piegato dalla frusta e dalle molte ore di lavoro. Si trascina stanco assieme al resto dei prigionieri alla fine di una dura giornata passata a spaccare pietre.

    No . . . . questo è falso!

    Un tuffo al cuore. L'istinto mi dice di gettarmi li in mezzo e di fare una carneficina, ma la mente ed il cuore mi impediscono di andare.
    Mio nonno è il più forte che io conosca, con un solo dito avrebbe ridotto in briciole quel Jashinista folle: Juleen ed i suoi sgherri.
    Piuttosto che farsi catturare sarebbe morto. E non esiste al mondo che cammini con la schiena piegata e lo sguardo basso. La sua volontà è di ferro, la sua schiena sempre dritta. Non è stata spezzata nemmeno dalla morte dei miei genitori, figuriamoci se questa prigionia può ridurlo così quando anche io sono riuscito a resistere.
    E poi ora si trova a Konoha, non può essere qui!.
    Con lo sguardo contratto e molti dubbi ad angosciarmi, corro via proseguendo lungo il corridoio senza farmi domande o senza cercare risposte. Non può assolutamente essere nonno Baki, E poi tutte quelle persone sono già quasi tutte morte . . . . per colpa mia e della mia debolezza!
    Continuo a correre senza voltarmi indietro con una lacrima che inizia a rigarmi il volto, quando ecco che scorgo un'altra apertura.

    MEMORIES

    Mi affaccio totalmente turbato ed inquieto e mi ritrovo davanti ad un bel prato, con un lago sullo sfondo, tutto avvolto da alti pini come a formare una verde corona attorno a quel paesaggio.
    Un piccolo fuocherello sta riscaldando dei pesci e due ragazzi stanno giocando con un pallone mentre ridono, avvolti da una luce calda e tenera.
    Il mio volto si ricopre di lacrime guardando i due ragazzi che giocano allegramente: uno dai capelli lunghi lisci e ben curati, manco fosse una ragazza, l'altro dall'espressione sempre incazzata ma dal cuore grande. I miei amici perduti sono li di fronte a me, a giocare in un prato.
    Allungo una mano verso i due che oltrepassa l'arco. Non è più la manona da trentenne che mi ritrovo ora, ma una manina piccola e liscia, come quando avevo dieci anni o forse anche meno. Avanzo entrando nel prato e mi ritrovo di nuovo bambino, le lacrime sparite sostituite da risa e gioia. Raggiungo di corsa i miei due amici ma inciampo per la fretta.
    Ridono di gusto nel vedermi ruzzolare a terra e rido anche io mettendomi una mano dietro la nuca a scompigliarmi i capelli mentre mi rialzo. Poi mi giro e vedo in lontananza un uomo alto, dai lunghi capelli biondi ed un'espressione perennemente sorridente, immutabile ed irreale. Si tratta del nostro maestro.
    La mia espressione cambia di colpo ed il terrore si impadronisce di me. Riprendo subito a correre verso l'apertura a forma di arco mentre delle immagini cruente si immettono nel mio campo visivo crudelmente e brutalmente.
    Katsura, con un rivolo di sangue che gli esce da un lato del labbro, una lama che gli sbuca dal petto e, alle sue spalle, il volto sorridente ed inespressivo del maestro Shoyo.
    Il volto terrorizzato di Shinsuke, che tende una mano verso di me come a chiedermi di salvarlo. Corro più forte che posso e chiudo gli occhi. raggiungo l'apertura, la oltrepasso e continuo a correre preso dal panico andando a sbattere contro il corridoio del labirinto.
    Sento la testa girare e le forze abbandonarmi leggermente.
    Senza voltarmi proseguo col fiatone e mi lascio andare in un urlo liberatorio.

    BAAAASTAAAAAAAAA!

    Singhiozzo col volto rigato dalle lacrime che non riesco più a contenere. Continuo a correre mentre mugugno qualcosa di quasi incomprensibile, ma ecco cosa ho detto.

    Perchè tutto questo, perchè è dovuto succedere a me . . . a loro . . . . Perchè non si può tornare indietro. Darei qualsiasi cosa per tornare a quel momento ed avere la forza di fermare quel mostro. Ancora non ci credo che sia successo.

    Questa è una traduzione piuttosto accurata di ciò che ho borbottato e mugugnato fra i singhiozzi in quella corsa disperata.
    Continuo ad avazare senza sosta ormai fregandomene di dove punti il sole o die che ore siano. Voglio solo che quelle immagini se ne vadano dalla mia testa. E se proprio non vogliono andarsene, che almeno la smettano di tormentarmi e distruggermi. Voglio che comincino a darmi forza, come nelle storie degli erori antichi od i migliori film. L'eroe perde le persone amate e trova la forza dentro di se per diventare chi è destinato ad essere: l'eroe per l'appunto.
    Ma questa non è una storia e nemmeno un film ed i ricordi che mi tormentano, ogni volta riaffiorano sempre più dolorosi e mi distruggono pezzo dopo pezzo.
    Ma ecco un'altra apertura nel corridoio. Gia da lontano vedo uno strano bagliore rosso così mi affaccio con cautela. Quello che vedo di fronte a me è uno scenario terribile. Una città in fiamme, i palazzi stanno crollando e le persone fuggono urlando nella più totale disperazione

    SINNERS


    Riconosco a stento i palazzi distrutti e le vie in fiamme di una Konoha in rovina. Figure avvolte in neri mantelli stanno distruggendo tutto e trucidano i cittadini che provano a scappare. I ninja di Konoha provano inutilmente a fermarli venendo uccisi come moscerini.
    In lontananza su un tetto avvolto dalle fiamme, una figura avanza lentamente verso di me con un sorriso sinistro ed inespressivo.

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    Migliaia di immagini iniziano a ballarmi nel cervello e non capisco più niente.
    Mi getto tra le fiamme, attivo il Byakugan e sguaino la mia katana correndo velocemente verso quel mostro dal macabro sorriso.
    Non riesco più a controllare il mio corpo, il demone bianco ha preso il sopravvento. Alcuni individui avvolti nei loro neri mantelli provano a fermarmi e ad affrontarmi ma li vedo arrivare. La mia spada vibra l'aria e fende i loro corpi come fossero burro, irradiata del mio chakra tagliente. Non fermo la mia corsa nemmeno mentre il tetto sotto ai miei piedi frana, anzi, con un colpo di spada taglio i detriti e con un colpo di palmo distruggo quello che rimane della casa.
    Balzo in cima all'edificio successivo e mi fermo a guardarlo, con le vene che mi scoppiano per la rabbia, il timore della visione precedente sostituito da una collera senza fine.

    SHOOOYOOOOOOOO

    Quello mi sorride ancora mentre scatta verso di me mettendo mano alla sua spada.

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    Ci scambiamo una serie di colpi ma mi accorgo subito che con la spada è superiore a me, forse anche a causa dle mio stato emotivo. I miei colpi sono carichi di rabbia e di furia e lui, per difendersi, non fa altro che qualche piccolo spostamento o deviazione, sempre con quella sua stramaledetta espressione sorniona in volto.
    Continuo ad incalzarlo mettendoci quanta più foga ed energia possibile. Non sono più in grado di ragionare, non sono più Jiren Sakata, ma solo il demone bianco e, se continuo così, temo che rimarrò per sempre imprigionato in questa visione terribile, a lottare con i MIEI demoni.

    Sei prevedibile Jiren, le tue mosse sono goffe, imprecise e prevedibili come quando eri un bambino hehehe.

    TACI!

    Katsura e Shinsuke sarebbero molto delusi da te!

    Shin . . .

    La ragione, a sentire quel nome, pare tornare in me. Almeno in parte, quel tanto che basta per guardare il chakra di Shoyo e notare che è lo stesso chakra sinistro del labirinto. Subito mi placo, in parte, o meglio in superficie. Abbasso la mia lama, Shoyo mi sorride e mi infilza il petto vicino alla spalla sinistra. Il dolore fisico è niente rispetto a ciò che provo dentro e sopprimo tutti i giorni.
    La morte di Katsura mi tormenta perennemente straziandomi il cuore ed il rapimento di Shinsuke è ciò che mi tiene a galla e mi fa andare avanti. La speranza di poterlo ritrovare e salvare.
    Faccio una smorfia mentre faccio un passo avanti, lasciando che la lama penetri più in profondità, ma avvicinandomi così al mio demone.

    Non sei tu ciò che conta, ma trovare Shinsuke, non ho più tempo da perdere con te!

    Con queste parole gli poggio una mano sulla fronte. Con un grido emetto un'enorme quantitativo di chakra per dissipare la visione esibendomi nel più violento Palmo Spacca Montagne che abbia mai realizzato.
    Il suo volto ed il suo corpo vanno in frantumi, sfilo la lama con una smorfia di dolore ed oltrepasso quel che rimane del mio mostro. Su un edificio in fiamme poco distante appare un'apertura ad arco come quella da cui sono entrato, la imbocco senza pensarci avendo ritrovato il motivo per cui combatto e con il cuore più leggero e libero dai mostri e dai dubbi.

    Mi chiedo cosa farai quando ci troveremo veramente faccia a faccia!

    Chiederò un'aiuto! Non sono solo come vuoi farmi credere!

    Ed è ciò che dirò a Juza non appena lo raggiungerò alla fine di questo labirinto!

    Attraverso l'arco e mi ritrovo di nuovo nel corridoio. Non si trattava proprio di un'illusione dato che i la mia spalla è ferita veramente ed ora che adrenalina ed euforia sono passate, sento molto forte il dolore. Guardo in alto il sole e comincio a seguirne la posizione proseguendo per il corridoio, con le idee molto più chiare in testa!

    Ne ho approfittato per approfondire alcuni aspetti chiave della psiche di Jiren e risolvere qualche cosa di irrisolto.
     
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    L’uomo-mostro, che sembrava essere la manifestazione stessa del labirinto, schivò con facilità i nostri attacchi uscendone totalmente indenne. Viceversa la clessidra non ebbe la stessa fortunata e franò al suolo in mille schegge di vetro. La sabbia nera si sparse sul terreno arrestando il suo moto perpetuo. Dopo aver fissato con lo sguardo la distruzione di quell’oggetto mi girai guardingo verso il nostro avversario pronto nuovamente ad attaccarlo, anche a costo di attingere ad ogni riserva del mio potere illegale. Però il tizio mascherato mi sorprese alquanto dato che ci spiegò la nostra situazione e per di più ci indicò una via di fuga. Poteva essere tutto un’altra menzogna? Un’altra maledetta trappola di questo dannato labirinto? Non avevo tante certezze e le speranze di uscirne vivi erano poco più. Inoltre Juza era addolorato dalla perdita mentre Jiren non sembrava pienamente convinto di proseguire sulla strada che ci era stata indicata.

    Probabilmente è un’altro inganno ma non credo che abbiamo altra scelta. Bisogna proseguire e ognuno di noi dovrà fidarsi delle proprie capacità. Ci vediamo alla fine della corsa. Buona fortuna a tutti.

    Guardai forse per l’ultima volta negli occhi dei miei compagni. Dopodiché essi avrebbero corso attraverso le porte ed esse si sarebbero chiuse dietro di loro impedendomi di vedere il loro cammino. Ero solo.
    Intanto che la sfera di fuoco nel cielo sfrecciava veloce presi un lungo respiro. Ossigeno che mi avrebbe ricaricato. Nuova energia che mi avrebbe permesso di attivare i muscoli delle mie gambe. Così sarei scattato verso la porta al centro, l’ultima rimasta aperta.

    I corridoi che mi inghiottirono erano angusti e stretti rispetto gli altri che avevo percorso. Il sudiciume e la sporcizia aumentava ad ogni mio passo. Era tutto aggrumato sulle pareti e agli angoli del passaggio. Scuro e denso come se nessuno percorresse quella via da anni o da secoli. Quel che sembrava puzza di zolfo mi entrava nelle narici e mi dava alla testa rallentando i miei pensieri.
    Il cielo arancio illuminava il mio percorso. Ad ogni passo avevo paura, come già mi era capitato durante la mia vita. Avevo paura di non farcela, la cosiddetta paura di morire, di finire lì il mio viaggio. Sperduto e senza poter dire addio ai miei cari. Però ciò che attanagliava le mie viscere era l’incertezza di ciò che avrei trovato alla fine della corsa, la paura dell’ignoto che aleggiava su tutta l’Isola del Tempo. Questo malefico posto aveva mostrato il suo potere e le sue terribili capacità di plasmare lo spazio e il tempo. Poteva avere in serbo altre brutte sorprese? Sperai di no.

    Dopo dei minuti interminabili di corsa a perdifiato raggiunsi una svolta che mi portò difronte una porta in legno scricchiolante. Era poco più alta di me e larga abbastanza da far passare due uomini adulti simultaneamente. Il legno era marcio e non sembrava appartenere a quel posto. Una runa antica e a me familiare era incisa su di essa. Come un 8 sbiadito. Il simbolo era parzialmente cancellato dall’andare del tempo e perciò non lo riconobbi subito ma sapevo in cuor mio di averlo già visto. Aprii la porta tirando il pomello in bronzo inscurito con i polpastrelli finali della mano mancina. Dall’altra parte vi erano incisi a sangue decine e decine di graffi. Mi accovacciai un po’ per valutarli e sembravano effettuati con le unghie delle mani e verosimilmente per disperazione. Tutto ciò ovviamente non prometteva nulla di buono.
    Attraversai la soglia e la porta si chiuse di scatto con un tonfo. Il cielo stesso cambiò e si inscurì. Divenne notte o forse erano le nuvole ebano che coprivano la luce solare. Ci impiegai un po’ ad abituarmi alla poca luce e perciò sfruttai l’udito per capire se ci fosse qualcuno o qualcosa oltre me in quella stanza. Ma c’era solamente un angoscioso silenzio che non mi rassicurava affatto.
    Camminai per un po’ e la polvere si intensificò offuscandomi ancora di più la vista. Mi annebbiò gli occhi e mi entrò in gola sfregandola e costringendomi a tossire a ripetizione. Quando riaprì gli occhi mi girai lateralmente e vidi dei corpi privi di vita circondarmi sparsi sul terreno e ammucchiati in pile. Erano uomini, erano anche donne e perfino bambini. Erano stati colpiti apparentemente da lame e simili. Nessuno era stato risparmiato. Doveva essere opera di quell’esercito di cyborg senza pietà.

    Ma alle spalle di quella coltre di fumo intravidi l’artefice. Concentrai il mio chakra per manipolare le nubi e per disperderle definitivamente. Una volta che il mio campo visivo si liberò capii che mi trovavo in un distretto di Kirigakure, nello stesso in cui avevo abitato per tutta la vita. Egli teneva una ragazza per il collo e l’ostaggio era Yuno. Inoltre l’assassino non era un cyborg ma un essere diverso. Incrociai furioso i miei occhi con i suoi e fu come una doccia gelata moltiplicata per mille. Avevo già visto quegli occhi. Erano azzurri come il ghiaccio del Nord e intensi come quelli di mia madre. Essi erano i miei occhi.
    Accanto i piedi del me stesso assassino vi era mio padre, nostro padre. Gli occhi vitrei fissavano in direzione del ragazzo e impugnava ancora una spada ossea con la punta spezzata. Aveva evidentemente tentato di affrontarmi e io, senza alcun rimorso, gli avevo tagliato la gola.

    Avevo veramente causato io tutto questo? Ero stato io ad uccidere tutti? Ero sempre io in procinto di strangolare Yuno? Io ero diventato un patricida?! Non poteva essere possibile. No, non potevo accettarlo.
    Perché il labirinto mi mostrava questo incubo? Mi voleva torturare? O era una finestra sul futuro, per l’esattezza sul mio futuro. D’altro canto la pelle dell’altro me era inscurita e i segni neri sul corpo erano gli stessi del Sigillo. Che fossero infine le conseguenze della maledizione che mi era stata inferta?
    In ultima istanza sarò troppo vile e soccomberò al mio stesso potere? Diventerò una creatura plasmata a modello del creatore, figlia di atrocità e portatrice di sofferenze. Sarò il male stesso da cui avevo giurato di proteggere la mia famiglia e il mio villaggio. Diventerò il mio stesso tormento.
    Forse avevo tratto le conclusioni sbagliate ma qualcosa dentro di me, cioè le paure che mi portavo dietro da anni, mi dicevano che questo futuro era plausibile e forse veritiero. Quindi mi chiesi: potevo evitare tutto ciò?

    Il suono delle grida soffocate di Yuno mi riportò in quel mondo tragico. Volevo intervenire e volevo salvarla da me stesso. Mi morsi il labbro inferiore a sangue che mi colò lungo il mento.
    Ora non era il momento adatto e probabilmente il combattimento non era neanche il modo giusto per intervenire. Se questo era veramente il futuro potevo ancora agire impegnandomi ogni giorno della mia vita per impedirlo.
    Questo era ciò che diceva la mia mente e la mia parte razionale, ma il corpo e l’istinto erano tutt’altro che d’accordo.
    Perciò, seppur fossi conscio che rimanere lì mi avrebbe privato di preziosi secondi e che combattere non fosse utile per ostacolare quell’avvenire, mi concessi di salvare Yuno dalla morsa del futuro-me.
    Concentrai il mio chakra per tentare di offuscargli la vista con la nebbia e, silenziando la mia prossima tecnica per impedirgli di udirla, lo avrei colpito con la danza delle felci che sarebbe apparse solamente sotto di lui per infilzargli la schiena e le gambe. Forse avrei ammazzato quel bastardo o forse le mie tecniche avrebbero colpito solamente l’aria e sarei rimasto con un pugno di mosche. Poteva anche essere tutto un’illusione inarrestabile volta puramente a torturarmi. Ma l’uomo dorato ci aveva ammonito di non attardarci altrimenti saremmo tutti morti.
    Pertanto avrei finalmente tentato di lasciare quel luogo dimenticato da tutti gli Dei. A testa bassa e pensierosa avrei indirizzato i miei passi verso casa maledicendo mentalmente me stesso, quel posto e il sigillo.

    Costeggiai per qualche centinaio di metri il mare blu notte, il quale era calmo in maniera del tutto innaturale. Infine, poco oltre una salita, raggiunsi la mia abitazione. Essa era parzialmente distrutta e il tetto era totalmente sfondato. Vedere tutto ciò non faceva altro che far piangere il mio cuore ma dovevo rimanere freddo poiché non era nulla rispetto a ciò che avevo visto.
    Dunque allungai la mano destra per tirare verso sinistra la porta a soffietto. Una volta fatto sarei entrato senza pensarci e con un’unica consapevolezza alimentata dalla visione dell’avvenire: la forza di un ninja risiedeva nella sua mente.

    Attraversando una porta famigliare mi formicolarono i piedi e percepii distintamente l’odore di casa. Però la realtà delle cose non era esattamente delle migliori ed era anche stupido supporre diversamente. Però sperare non guastava mai.
    All’interno della mia stessa casa era presente una squadra di anbu in tenuta da battaglia pronta ad eseguire degli ordini. Discutevano animatamente con mio padre, il quale fu addirittura colpito al collo con il taglio della mano del capo e fu mandato in un solo attacco k.o. Svenne a terra mimando la stessa posa che avevo visto nella visione precedente.
    Nei secondi successivi i tre guerrieri si separarono e mi catturarono. Anzi arrestarono un altro me, un altro che questa volta non sembrava aver commesso niente di grave, eccetto un peccato, di cui io ne ero a conoscenza poiché era anche il mio.
    Così la sua fine sarebbe stata un processo e plausibilmente sarebbe stato escluso dalle forze armate nella migliore delle ipotesi. Un altro tragico destino.
    Lo sguardo del ragazzo dai capelli corvini era spento e stanco. Ma il sorriso, appena accennato, che solamente io avrei riconosciuto, mi permetteva di comprendere che era in parte sollevato. Che in fondo io, anzi noi ci eravamo liberati di un peso, di quel dannato segreto che ci aggravava l’anima. Eravamo liberi dalle catene e non avrei più dovuto mentire a nessuno. Perciò non lo aiutai a fuggire.
    Quindi se non fossi impazzito a causa della maledizione sarebbe finita in quest’altro modo? In un caso o in un altro la mia vita sarebbe terminata o da mostro o in prigione? Non era possibile un lieto fine?
    Camminai al fianco dello squadrone fino alle porte del Villaggio.
    L’odore di salsedine mi inebriò e mi avvolse.

    Le ossa fuoriuscivano senza sosta dal corpo di un altro me. Egli combatteva contro molteplici nemici, così tanti che non riuscivo neanche a tenerne il conto! Era al centro di un lago e si muoveva agile correndo sulla punta dell’acqua senza fermarsi mai. I miei occhi vedevano un turbine di tecniche e tajutsu che sembrava una vera e propria danza. Non potevo intervenire perché ero troppo lontano.
    Quel Suzaku li sconfisse tutti e quando assestò l’ultimo fendente cadde anch’esso, morto. Ero lontano dal centro della battaglia ma sapevo. Avevo visto abbastanza cadaveri per capirlo.
    Pian piano il corpo arrivò a riva trascinato dall’acqua salmastra. Lo guardai in viso. Era un vero guerriero, era un nobile eroe, era freddo come il ghiaccio. Così mi sembrò anche se non era fisicamente possibile.
    Un gruppo di civili arrivò a compiangere quel Ninja. Erano per me degli sconosciuti. Visi qualsiasi di persone qualunque, non mi significavano niente.
    Ero morto per salvarli da quel battaglione? Mi ero sacrificato per salvare ognuna delle loro vite? Era una morte giusta, una fine che forse chiunque con una morale avrebbe desiderato. E perché ero comunque così triste?
    Mi vergognavo di ciò che provavo in quel momento ma non volevo passare a miglior vita in quel modo. Anzi non volevo trapassare affatto così giovane.

    Mostro, prigione o morte. Tre possibili strade e tre finali. Ognuno più o meno tragico. Aver visto il mio futuro, anzi ogni futuro che mi aspettava cosa significava? Che fossi intrappolato e privato della libertà di scegliere al di là di queste tre vie?
    Mi allontanai dal corpo defunto dell’altro me. Provando a mettere distanza tra lui e la Morte.
    Non avrei lasciato che il labirinto insinuasse questi dubbi nella mia mente. Io ero libero. Io ero il responsabile del mio destino. Tutto è ancora in mutamento e niente è prestabilito. Altrimenti vivere non avrebbe senso e non me lo sarei potuto permettere.

    Io sceglierò chi sono.

    Scattai in avanti. Dunque corsi verso il sole, corsi verso l’Ovest.


    Edited by Steg - 1/9/2021, 22:53
     
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    Il sudore gli imperlava la fronte. I capelli gli si incollavano al viso in pesanti ciocche. Alle sue spalle un suo clone stava raccogliendo energia eremitica. Era perfettamente immobile seduto sulle gambe incrociate, con le mani raccolte in grembo. Lui non sudava e aveva un'espressione rilassata. Invece, l'originale aveva il viso contratto in una smorfia di esasperante fatica. A terra c'erano il mantello e l'armatura. Il sole scottava e non riusciva a sopportare più nemmeno un solo indumento di troppo.

    Atshushi Uzumaki era giunto sull'Isola del Tempo in ritardo. Se fosse arrivato prima che i tre ragazzi mettessero piedi in quella trappola enigmatica, ora non sarebbero in pericolo di vita. Le sue mani erano erano poggiate con le palme aperte sulla parente esterne del labirinto. Sentiva il muro bere ogni goccia del suo chakra con voracità. Se non avesse usato i cloni per rifornirsi di energia naturale, ora starebbe stramazzando al suolo in fin di vita.

    Sukazu Kaguya fu il primo ad arrivare al centro del labirinto. Poco dopo, lo raggiunse il ragazzo lupo. Juza Wolf era già entrato in lutto per la perdita dei suoi quattro lupi. Non poteva sapere che cosa era successo loro in realtà. Perlomeno, non ancora. Soltanto Jiren Sakata mancava all'appello. Atshushi riusciva a vederli ed aveva anche parlato con loro. Ma loro non sapevano nemmeno questo.

    I cerchi ramati intorno ai suoi occhi sparirono e con loro svanì anche l'energia eremitica dei rospi del monte Myoboku. Il clone alle sue spalle si dissolse, permettendo al vero Atshushi di rifocillarsi di energia. "Soltanto altri cinque minuti e poi non potrò più tirarli fuori. Sbrigati, maledetto occhi bianchi!"

    Atshushi chiuse gli occhi e vide Juza e Sukazu guardarsi attorno, in cerca del loro compagni. Avevano raggiunto la sala circolare ed erano pronti ad uscire. Lo avrebbero fatto anche senza Jiren? Gocce di sudore gli scivolano sul naso prima di tuffarsi verso la sabbia. Allo stesso modo il suo chakra si tuffava in quello del labirinto, alimentandolo ed alterandolo. Sentì gli occhi formicolare, segno che anche quell'ultima sennin mode stava per finire. I cerchi arancioni intorni alle palpebre ondeggiavano nell'ultima calura della giornata, mentre il sole ad ovest incendiava il cielo con colori dal rosso fino al porpora.

    "Ora o mai più" Atshushi fece un'ultima pressione di chakra e al centro della sala circolare si sarebbe aperto un buco sul pavimento. Jiren ormai era perduto. Sarebbe morto di vecchiaia e di stenti in quel luogo malefico.

    E invece, il ragazzo Hyuga sbucò correndo quando il varco aperto dal jounin Uzumaki si stava già rimpicciolendo. I tre ragazzi sarebbero potuti saltarvi dentro.

    Sarebbero tutti atterrati alle spalle di Atshushi, rovinando a terra. Una volta in piedi, avrebbero notato il loro superiore supino a terra, con il petto che si alzava e abbassava come il mantice di un fabbro. La maglia era scura di sudore e gli aderiva come colla liquida al busto.

    Ripreso fiato, si sarebbe messo a sedere con le gambe tese davanti a lui, puntellandosi sulle braccia per non cadere. I suoi occhi scuri fissarono quelli bianchi di Jiren.

    < Quando ho detto di non entrare in quelle fottute porte, cosa non hai capito? Non entrate in quelle fottute porte. Più o meno ho usato queste parole. >

    Poi avrebbe scambiato un cenno con Sukazu. Dei tre, erano l'unico che conosceva direttamente. Degli altri due aveva soltanto letto i fascicolo OSU. Juza non lo stava nemmeno guardando, circondato dai suoi lupi che lo leccavano ovunque. I lupi erano stati, per chissà quale motivo, più facili da tirare fuori. Si spostò i lunghi capelli neri verso la nuca e cominciò a spiegare:

    < Questo posto non continente alcun Kirakami. Un nostro jounin ha sconfitto un cyborg e quei topi di laboratorio sulla nostra nave sono riusciti a cavare fuori delle informazioni da quel suo cervello robotico. Proprio quell'ammasso di latte era stato incaricato di diffondere voci false su questo luogo. I vostri Seras non ricevevano segnale quaggiù, non so perchè. Io ho cercato di raggiungervi, ma quando sono arrivato, voi eravate già dentro. A differenza vostra, ho avuto il buon senso di non entrare. >

    < A quanto pare, questo luogo è antico, molto antico. Così antico che anche io dubitavo della sua esistenza. Pensavo fosse soltanto una leggenda, un mito da uomini di mare, ma devo ricredermi. Non so chi o cosa l'abbia creato, ma è stato creato con un unico scopo: mantenere al suo interno qualunque cosa vi entri. Non sono riuscito a capire se sia un sigillo o un'illusione. Forse sono un po' l'una e un po' l'altra. L'unica cosa che so è che sembra maledettamente vivo. Appena l'ho toccato, ha iniziato a rubarmi il chakra e, quando ho provato a rompere i sigilli che vi tenevano rinchiusi lì dentro, ci sono state strane conseguenze. >

    < Quella specie di mostro era frutto del mio chakra che interagiva con il labirinto. A tratti, riuscivo a prevalere e quindi a darvi indicazioni, che non tutti hanno ascoltato. Altre il labirinto aveva la meglio e vi feriva. Posso descriverlo come un lungo braccio di ferro. Mi sono reso conto che voi eravate le sue prede ambite e dei lupi si interessava poco o niente, così sono riuscito a tirarli fuori prima di voi. >

    < Vi ho chiesto di raggiungere il centro del labirinto perchè era quello il luogo in cui riuscivo a forzare con più successo i suoi meccanismi di difesa. >


    Si alzò in piedi e indicò i due chuunin sanguinanti. < Ora basta chiacchiere. Spero che riusciate a camminare sull'acqua per almeno un po'. C'è una nave che ci attende e voi avete bisogno di cure. Andiamo. >

    Post finali e poi ricompense. Spero abbiate gradito.
    Qualcuno mi dia exp
     
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    All'uscita dalla stanza mi ritrovo nuovamente su un corridoio grigio e sterile come i precedenti. La permanenza nella stanza mi ha svuotato di molte energie e mi ritrovo a boccheggiare in ginocchio, fissando il pavimento.
    Era chiaramente una trappola del labirinto, come pure le precedenti visioni: un'illusione scaturita dai miei timori e desideri più profondi al solo scopo di tenermi li rinchiuso per sempre a combattere con quel fantasma immortale. In fondo al cuore sapevo di non dover entrare in quella stanza e di dover seguire il percorso del sole, ma quella visione, sommata alle precedenti, hanno smosso qualcosa dentro al mio animo. Qualcosa che avrei dovuto affrontare ora, anche a costo della vita, o mi avrebbero perseguitato per sempre. Fortunatamente sono riuscito a capire quale sia la mia strada e a darmi una conferma. Non è la vendetta ciò che cerco, non è l'odio ciò che inseguo. Ciò che più bramo, il mio desiderio più profondo, è salvare il mio amico: quello stronzo bisbetico di Shinsuke.

    Odio questo posto infernale!

    Non c'è tempo per riprendere fiato, mi alzo e comincio a correre con tutte le mie energie, tengo gli occhi semi-chiusi per non lasciarmi distrarre da altri tranelli del labirinto. Mi oriento in maniera semplice, devo sentire il calore del sule sul mio volto, se lo sentissi alle mie spalle, dovrei tornare indietro.
    Il labirinto continua ad articolarsi in svincoli e bivi senza darmi un minimo di tregue, ma il sole mi indica la via e procedo rapido e sicuro.
    Alla fine dell'ultima svolta, sbuco in una sala circolare dove ritrovo Suzaku e Juza a guardarsi intorno ansiosi.
    Sono sicuro che Juza avrebbe sorriso nel vedermi arrivare, in altre circostanze. Ma il dolore per la perdita dei suoi fratelli deve logorarlo molto e, probabilmente, il labirinto, se ha agito come con me, deve aver toccato nel profondo questo tasto dolente.
    I due saltano dentro un varco e mi ci fiondo anche io tuffandomi con le braccia tese, come se fosse il mare.
    Appena attraverso il varco una sensazione strana mi avvolte lo stomaco e, un istante dopo, mi ritrovo schiantato con il muso a terra.
    C'è un'altra persona a terra, col fiatone ed evidentemente molto stanca, ma non si tratta ne di Suzaku ne di Juza.
    Mi rialzo con un po' di fatica e lo guardo col mio Byakugan, cercando di capire se si tratti di un'altro scherzo del labirinto o meno.
    Eppure il suo chakra ha un chè di familiare . . . .

    Quando ho detto di non entrare in quelle fottute porte, cosa non hai capito? Non entrate in quelle fottute porte. Più o meno ho usato queste parole.

    Non ho potuto farne a meno . . . Hey Juza, sono salvi, Li hai liberati tu?

    Mi riferisco ovviamente ai lupi di Juza, che ora gli saltano addosso riempiendolo di slinguazzate ed ululando di gioia.
    Poi il ninja si rivolge a Suzaku

    Questo posto non continente alcun Kirakami. Un nostro jounin ha sconfitto un cyborg e quei topi di laboratorio sulla nostra nave sono riusciti a cavare fuori delle informazioni da quel suo cervello robotico. Proprio quell'ammasso di latte era stato incaricato di diffondere voci false su questo luogo. I vostri Seras non ricevevano segnale quaggiù, non so perchè. Io ho cercato di raggiungervi, ma quando sono arrivato, voi eravate già dentro. A differenza vostra, ho avuto il buon senso di non entrare.
    A quanto pare, questo luogo è antico, molto antico. Così antico che anche io dubitavo della sua esistenza. Pensavo fosse soltanto una leggenda, un mito da uomini di mare, ma devo ricredermi. Non so chi o cosa l'abbia creato, ma è stato creato con un unico scopo: mantenere al suo interno qualunque cosa vi entri. Non sono riuscito a capire se sia un sigillo o un'illusione. Forse sono un po' l'una e un po' l'altra. L'unica cosa che so è che sembra maledettamente vivo. Appena l'ho toccato, ha iniziato a rubarmi il chakra e, quando ho provato a rompere i sigilli che vi tenevano rinchiusi lì dentro, ci sono state strane conseguenze.
    Quella specie di mostro era frutto del mio chakra che interagiva con il labirinto. A tratti, riuscivo a prevalere e quindi a darvi indicazioni, che non tutti hanno ascoltato. Altre il labirinto aveva la meglio e vi feriva. Posso descriverlo come un lungo braccio di ferro. Mi sono reso conto che voi eravate le sue prede ambite e dei lupi si interessava poco o niente, così sono riuscito a tirarli fuori prima di voi. >
    Vi ho chiesto di raggiungere il centro del labirinto perchè era quello il luogo in cui riuscivo a forzare con più successo i suoi meccanismi di difesa.


    Allora eri tu quel demone . . . o meglio, era il tuo chakra!

    Poi mi avvicino a Suzaku, che sembra conoscere questo tizio venuto a salvarci dalle grinfie del labirinto.
    Gli sussurro appena udibile

    Ma lui chi è?

    Mi sembra un ninja molto forte a giudicare dall'impresa che ha compiuto di tirarci fuori dai guai. In qualche modo, è riuscito a comunicare con noi attraverso quel labirinto, nonostante i miei occhi, ritenuti quelli con la miglior vista al mondo, non riuscissero a vedere oltre le pareti di questo posto maledetto. Lui però è riuscito, in qualche modo, a "passare oltre" le difese del labirinto. Un'impresa che ritenevo impossibile dato il fallimento dei miei occhi bianchi.
    Disciolgo il Byakugan solo ora, le vene attorno agli occhi si sgonfiano ed i bulbi completamente bianchi, cominciano a ritingersi del loro solito color nocciola, partendo dalla ricomparsa delle pupille.

    Ora basta chiacchiere. Spero che riusciate a camminare sull'acqua per almeno un po'. C'è una nave che ci attende e voi avete bisogno di cure. Andiamo.

    Io non sono stato ferito, se non dalla mia illusione, istintivamente mi tocco la spalla dove il falso Shoyo mi ha colpito con la spada, ma non c'è niente. Però le ferite di Suzaku e Juza, seppur superficiali, c'erano veramente, quelle inferte dal mostro proiettato dal Chakra del nostro salvatore.
    Inizio a capire il meccanismo basilare di funzionamento del labirinto, grazie alle mie conoscenze sul funzionamento del chakra e delle tecniche. Il chakra assorbito al ninja, è servito per materializzare quel demone con la sabbia nera del labirinto, un po' come fosse una specie di sunajutsu del labirinto stesso. Mentre le proiezioni nelle stanze, che hanno sfruttato il nostro chakra, erano dei potenti Genjutsu. Col mio Byakugan avrei dovuto riconoscere l'illusione, probabilmente non vi sono riuscito perchè ha sfruttato il mio stesso chakra ed ecco perchè ero così sfibrato all'uscita della stanza.
    Ma torniamo al presente . . .
    Io annuisco e comincio ad indirizzarmi verso la superficie del mare assieme agli altri seguendo il nostro salvatore verso la nave che ci avrebbe riportato a casa.
     
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    La corsa procedeva rapida e affannosa, infine però la meta giunse calda ed illuminante. Varcai quell'ultima soglia e mi ritrovai in una grande stanza al cui interno era già presente Suzaku. Con ancora il fiatone, mi avvicinai al capitano e, poggiando la mani sui talloni, iniziai a recuperare il respiro ancora affannato.

    Ce l'abbiamo fatta?

    Chiesi guardandomi intorno e notando qualcosa di per niente positivo

    Ma... Dov'è Jiren?

    Quasi in contemporanea a quella domanda, una specie di portale si aprì al centro della stanza, portale che con tutta probabilità era la nostra via di uscita, guardai quindi Suzaku in attesa di un cenno. Fu svariati istanti dopo, quando la tensione e la paura per la perdita di un altro compagno erano quasi al culmine, che vidi il ragazzo sbucare fuori e catapultarsi nella stanza.

    Jiren! Stai bene!

    Esclamai con un grande sorriso mentre tutti e tre saltavamo nel passaggio ormai in procinto di chiudersi. Ci ritrovammo così come teletrasportati nuovamente all'esterno del labirinto, vicino un altro ninja, apparentemente colui che ci aveva salvato! Ma cosa ancor più importante, mi ritrovai avvolto dai miei fidati compagni tutti sani e salvi, intenti a fare feste a più non posso. Nel vederli il mio cuore perse qualche battito e, senza indugio li abbracciai mentre qualche lacrima iniziava a rigarmi il viso dalla gioia. Lo shinobi intanto, tale Atshushi, iniziò a spiegarci le dinamiche reali della vicenda, dinamiche di cui non ci eravamo minimamente resi conto. Se non fosse stato per l'intervento di quel ragazzo, molto probabilmente saremmo tutti morti!

    Ragazzi sono così felice che stiate bene... Vi prometto che non permetterò più che finiate in pericolo!

    Esclamai deciso stringendo in branco tutti i miei compagni. Ricomponendomi poi mi rialza, seppur con un pò di fatica e mi avvicinai al salvatore facendogli un leggero inchino in segno di ringraziamento.

    Ti ringrazio... Sia per aver salvato i miei amici che per le nostre vite... Se non fosse stato per te, oggi saremmo tutti morti... Grazie!

    Dietro di me anche i lupi si misero in fila ed accennarono un gesto del capo simile ad un inchino. Concluse quindi le formalità, tutti ci saremmo apprestati a seguire il ninja fino alla nave ancorata a largo. Incamminandoci quindi, feci salire i lupi sulla zattera usata per attraccare e li trainai durante il tragitto.

    Sembra ancora irreale che sia tutto finito e che stiamo tutti bene... Tuttosommato...

    Mi ritrovai a pensare mentre ragionavo sul fatto che quell'Atshushi doveva essere un ninja formidabile per essere riuscito a contrastare il labirinto con il suo potere... Non potei quindi che sperare di raggiungerlo un giorno o addirittura superarlo, certo era che in seguito a quell'ennesima avventura, avrei certamente dovuto valutare a fondo il mio modo di combattere e riadattarlo per tenere al sicuro il mio branco... Non potevo rischiare di metterli nuovamente a rischio di morire, non dopo quello che avevo passato...

     
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    Dopo aver corso verso l’ovest, dopo che sembravano passati giorni da quando eravamo entrati all’interno del Labirinto finalmente raggiunsi il centro! Non che fosse realmente merito mio o almeno era più una questione di fortuna che altro a dirsi la verità. Infatti eravamo stati tutti in balia dei tranelli dell’Isola senza avere realmente le competenze e capacità per comprendere la potenza di cosa ci circondasse e molto probabilmente avevamo anche sottovalutato il tutto, specie all’inizio. Non guardai nemmeno cosa mi circondava. Tutta la mia attenzione era focalizzata sui miei compagni.
    Dopo un po’ mi raggiunse Juza, con il viso ancora contratto dal dolore della perdita.

    Forse Juza! Speriamo che sia questa la stanza giusta.

    Ma Jiren dove diavolo era?! Passavano interminabili secondi quando una spirale di sabbia bucò il terreno sotto di noi creando un portale di chakra azzurro. Feci un cenno con la mano per indicare che dovevamo aspettare Jiren ma non c’era il bisogno di dirlo a Juza. Passava il tempo. Ticchettava l’orologio nella mia mente e il portale iniziava a sfarfallare, come se da un momento potesse sparire e condannarci tutti a rimanere lì in quel labirinto che sarebbe divenuta la nostra tomba. Attesi sperando in un miracolo che si concretizzò dopo qualche momento. Un ragazzo dai capelli bianchi, anzi oramai un vecchio decrepito e prossimo alla morte ci raggiunse. Non era più Jiren, così come Juza non era più quel giovane ragazzo selvaggio che avevo conosciuto anni fa e così neanche io ero più me stesso. Con un balzo saltammo in ciò che rimaneva di quella via di fuga.

    Fummo masticati dal chakra e infine fummo sputati fuori da quel dedalo. Atterrai fradicio del mio stesso sudore sulle rocce dure e vidi, riaprendo gli occhi, un Ninja a me familiare: Atshushi Nasushimo? Un’altra illusione…? Vidi la mia mano liscia, come quella a cui ero sempre stato abituato. Siamo salvi?

    Mi alzai a fatica a causa dell’impatto e mi accinsi ad ascoltare attentamente le parole del Jonin.
    In sostanza nessun Kirikami era presente su quell’isola e le informazioni dell’O.S.U. erano errate. Non potei far a meno che sentirmi sollevato. Se ci fosse veramente stato un Kirikami la pericolosità della missione e del nostro intervento sarebbe aumentata vertiginosamente. Chissà se Fury avrebbe mandato una sua squadra.. probabilmente non saremmo stati qui a raccontarlo.
    Comunque la natura del luogo mi costringeva a riflettere sulla sua origine. Attrarre visitatori per divorarne il chakra. Un funzionamento simile, o almeno il più vicino che avevo mai visto, era stato il castello di Qayin, il quale, una volta raggiunta la quantità di chakra necessaria, era divenuta una tecnica avrebbe potuto porre fine al mondo. Perciò che ci fosse qualcosa nel mondo in grado di accumulare chakra da anni, da decenni o forse da centinaia di anni mi preoccupava. Qual era lo scopo ultimo? Avrei dovuto fare maggiori ricerche e sicuramente informarmi meglio.

    Quali conseguenze?

    Il jonin della Nebbia aggiunse al suo discorso che era stato lui stesso ad inviare aiuto ma che il labirinto aveva plasmato a sua immagine e somiglianza quel tizio mascherato corrompendone di fatto lo scopo. Un turbine di emozioni mi esplose nella mente e si sedò nello stesso tempo.
    Il tizio dorato era originato dal suo chakra e quel chakra che ci avrebbe dovuto salvare ci stava addirittura per uccidere! Schioccai silenziosamente la lingua contro i denti dell’arcata superiore. Chiunque fosse il creatore del labirinto era veramente un sadico.

    Ma perché poi il tizio, anzi… perché ci hai detto di andare al centro?

    Infine narrò come ci aveva salvato dalle grinfie di quel maledetto costrutto di pietra e perché quella stanza fosse fondamentale. Poi risposi alla domanda del Konohano.

    Lui è Atshushi Nasushimo, jonin ed eremita della Nebbia. - guardai negli occhi di Atshushi- Grazie per averci salvati. Difficilmente dimenticherò quanto fosse pericoloso questo postaccio.

    Mi volsi verso i lupi sani e salvi e tirai un respiro di sollievo. Non che fossi legato direttamente a loro, ma oltre la fine terribile che sembravano aver fatto che mi aveva intristito, mi dispiaceva soprattutto per Juza, che ora invece sembrava sprizzare gioia da ogni poro.
    Mi unii al gruppo per dirigerci verso la nave che ci avrebbe riportato a casa. Camminavo pensieroso, contento di tornare a casa però con un irrefrenabile desiderio di scoprire di più su questa storia dell’Isola del Tempo. Dopotutto mia madre era un archeologa, studiosa del passato. Magari aveva qualche appunto da cui iniziare.
     
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    La missione si è conclusa con successo. Non era mia intenzione farvi trovare un Kirakami, ma mi piaceva l'idea dell'informazione errata. Spero di avervi intrattenuto piacevolmente. Alla prossima
    180 exp, + 6000 ryo e + 6000 taglia a tutti.
    King, siccome hai fatto adirareAtshushi...

    ...ma ti sei comunque applicato molto bene nel post delle 3 stanze, puoi prendere un +20 exp in più
     
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    prenditi il max tisy eremita di Palermo :rosa:
     
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