[Evento Forzato] Attesa di giudizio in alto mare

Evento prigionia di Eanor Uchiha

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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    Continua da qui...


    L'uscio quasi crollò a pezzi quando colpii il legno della porta, causando scompiglio nella stanza del Kage: subito un Chuunin si voltò minaccioso verso me e l'Uchiha, mentre Tao Nakazame rimase impassibile, uno sguardo vitreo contornato da una pelle candida e la sua lunga chioma liscia che lo avvolgeva dalle spalle in giù. Lanciai Eanor a terra, scaraventandolo ai piedi del Chuunin ed ordinandogli di tenerlo d'occhio; notai che lo sguardo dell'Amekage non cambiava, anzi, si concentrava sul ragazzo privo di coprifronte. Mossi la spalla destra – quel che rimase dopo il vuoto formatosi proprio in questa città – per smuovere le giunture ancora doloranti, mentre ansimavo pregno di rabbia. Non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che una cosa del genere possa succedere nuovamente. Per l'ennesima volta venni sopraffatto dal potere dello Sharingan, così intensamente mostruoso e allo stesso tempo impossibile da gestire. Per quel che ne sapevo gli Uchiha non portarono mai niente di buono: Yamashita, scomparso da questa terra ma vivido nei miei ricordi più reconditi, Mokou allo stesso tempo mai conosciuta personalmente ma conosciuta per fama e notorietà. I miei pensieri tormentavano la mia sanità mentale, la domanda pulsante di cosa sarebbe successo se qualcuno fosse intervenuto, ma sopratutto perché io sono qua, vivo, mentre Sumairu no!?

    Yuichi Yuki, finalmente ho il privilegio di incontrarti.

    Signor Amekage, scusi la brusca interruzione.

    Non preoccuparti, piuttosto, perché questo ragazzo non ha il coprifronte e perché l'hai scaraventato con così tanta irruenza?

    Senza troppi giri di parole, ha ucciso un Chuunin di Kumo, Sumairu Akame. Sono arrivato mentre il ragazzo spirava, non ho potuto fare niente per salvarlo, purtroppo. Mi meraviglio di come sia possibile che NESSUNO fosse nelle vicinanze per intervenire. Un Uchiha in giro a combattere dopo quello che è successo all'esame, e lo abbiamo visto tutti, senza supervisione mi pare un tantino esagerato, non trova?


    Fissai Eanor con lo sguardo rabbioso mentre le mie parole fumavano nell'aria gelida: il temporale prese a tuonare maestosamente sull'intera città e rapidamente la stanza, prima illuminata, sfumò nel buio più totale, illuminandosi solo grazie ai lampi in lontananza.

    Hai ragione, questa è responsabilità mia, purtroppo. Eanor, non avrei mai pensato di poterti vedere così. L'unica cosa che posso dire è che mi dispiace. Non vedo alternative se non quella di portarlo in prigione in attesa di una decisione definitiva... sei tu il capo della sezione OSU che protegge gli Uchiha, giusto? Ti chiedo il favore di aiutarmi con questo ragazzo, promettimi di proteggerlo.

    Proteggerlo? Io? Ma questo faceva veramente sul serio? Non mi scomposi ulteriormente, avevo già dato fin troppo spettacolo. Mi spostai i capelli dalla fronte, aiutando la mia già rovinata vista. Di fatto l'occhio sinistro non aveva sicuramente accennato a segni di miglioramento, anzi, dovetti operarne le nervature qualche giorno dopo il mio ritorno a Kiri; mentre quello destro trovava impedimento soltanto dalle mie ciocche mosse.

    Lo farò. Me ne assumo la responsabilità ma a una condizione: se le cose dovessero mettersi male dovrò ucciderlo, anche a costo della mia stessa vita. Sappiamo benissimo entrambi cosa sta succedendo, anzi, cosa succederà. Vorrei evitare altre forze decisamente promettenti nelle mani di Fury. - e per un momento le mie parole sembrava che stessero accompagnando il cambiamento d'espressione del Kage e al contempo l'aumentare dell'intensità della pioggia: i tuoni presero a saettare vicinissimi al palazzo, sorvolavano le nuvole e ne cavalcavano i loro respiri, urlavano vendetta sul corpo di Sumairu che salutò per l'ultima volta la terra portato via da chi di dovere.

    Ne parleremo più avanti di questo. Non c'è fretta. Non ho altro da dire, portatelo sulla Dai Shinagami ed occupatene te. Io ho una lettera da inviare ai genitori del ragazzo, non ho altre cose per la testa.

    Tsk. Ok. Tu vieni con me dissi, recuperando Eanor per il cappuccio e sollevandolo da terra, mentre il Chuunin, visibilmente provato, veniva illuminato da quei flash irruenti e mostrava il suo pallore vividissimo sulla sua pelle. Mi congedai dall'Amekage, lasciando impresso nella mia mente quello sguardo congelante. Entrai così assieme all'Uchiha nel teletrasporto per ritornare a bordo della nave. Ero curioso di vedere la reazione degli altri.


    Edited by F u r y - 17/6/2021, 12:46
     
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    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

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    ◊ Capitolo I - Dai Shinagami

    Scheda - Parlato - Pensato
    Amegakure - 2.00PM - Ufficio dell'Amekage

    I miei passi, svelti e ritmici, seguivano quelli di Yuichi, mentre insieme ci dirigevamo verso l'ufficio dell'Amekage dopo aver raggiunto il grande palazzo che ospita gli uffici di stato, il palazzo più alto di tutta la città, posto nel quartiere nord.
    Sapevo che l'Amekage era un uomo misurato, di carattere; ebbi occasione di conoscerlo durante un discorso che tenne alle nuove leve dell'accademia il giorno della promozione a genin, ormai diversi anni fa, e da quel giorno non ebbi più occasione di rivederlo personalmente.
    Quando arrivammo davanti alla porta del suo ufficio, a pochi metri dall'entrata, cominciai davvero a sudare freddo, perchè si, Tao Nakazame era un uomo misurato e di carattere, ma le voci sulla sua forza e sulla sua rigidità circolavano fluenti nei sobborghi della città, e tra le forze armate di tutti i ranghi, dipingendolo come un uomo forte e di carattere, sebbene talvolta apatico.
    Yuichi non perse tempo, e con un calcio aprì la porta dell'ufficio, facendola sbattere violentemente sul muro opposto e quasi scardinandola dalle sue guide, era davvero furioso.
    Venni scaraventato a terra ancor prima di rendermi conto di chi ci fosse nella stanza, e quando fui in ginocchio, alzai lo sguardo, notando il volto del chunin ai cui piedi adesso mi trovavo, posto a sinistra dell'Amekage, Tao Nazakame.
    Potevo percepire la rabbia di Yuichi nell'aria, un aria pesante e piena di risentimento, non comprendevo perchè un Jonin di un altro paese si stesse dando così tanta pena per un incidente simile; avrei capito se fosse stato un Jonin di Ame, ma lui portava il coprifronte di Kiri, cosa ci faceva prima di tutto ad Ame?

    «Yuichi Yuki, finalmente ho il privilegio di incontrarti.»

    «Signor Amekage, scusi la brusca interruzione.»

    «Non preoccuparti, piuttosto, perché questo ragazzo non ha il coprifronte e perché l'hai scaraventato con così tanta irruenza?»

    «Senza troppi giri di parole, ha ucciso un Chuunin di Kumo, Sumairu Akame. Sono arrivato mentre il ragazzo spirava, non ho potuto fare niente per salvarlo, purtroppo. Mi meraviglio di come sia possibile che NESSUNO fosse nelle vicinanze per intervenire. Un Uchiha in giro a combattere dopo quello che è successo all'esame, e lo abbiamo visto tutti, senza supervisione mi pare un tantino esagerato, non trova?»

    «Se posso parlare in mia difesa, visto che pare non interessare a nessuno la mia versione, è stato un INCIDENTE, un duello amichevole degenerato senza volerlo, non era ovviamente mia intenzione ucciderlo, non mi aveva fatto niente di male; era un chunin, quindi ho spinto al massimo le mie capacità per vincere, ma per lui è stato troppo.»

    Il tempo, fuori dalle finestre alle spalle dell'Amekage era profondamente cambiato, da una leggera pioggia primaverile, il cielo si era scurito nel giro di qualche secondo, lasciando spazio a grossi nuvoloni carichi di tuoni e pioggia, quasi come se il tenore della conversazione in quella stanza si stesse riflettendo sul clima attorno a noi.
    Sprofondammo nel buio, anche il chunin davanti a me aveva percepito che qualcosa era cambiato...e in quel buio semi totale, solo i miei occhi, ancora rossi e ora macchiati dal sangue di Suimaru, brillavano, fissando intensamente l'Amekage mentre la luce tornava a poco a poco sempre più intensa, riportando la stanza ad una parvenza di serenità.
    Yuichi mi osservava con sguardo rabbioso...e ancora non riuscivo a capire perchè fosse così infuriato, soprattutto davanti ad un Amekage perfettamente moderato.

    «Hai ragione, questa è responsabilità mia, purtroppo. Eanor, non avrei mai pensato di poterti vedere così. L'unica cosa che posso dire è che mi dispiace. Non vedo alternative se non quella di portarlo in prigione in attesa di una decisione definitiva... sei tu il capo della sezione OSU che protegge gli Uchiha, giusto? Ti chiedo il favore di aiutarmi con questo ragazzo, promettimi di proteggerlo.»

    Ecco spiegato l'arcano, Yuichi Yuki capo di una sezione che protegge gli Uchiha.
    La sua presenza cominciò ad assumere un senso, mi stava tenendo d'occhio? e Okami? Doveva essere stato lui a comunicarlo all'OSU, ficcanaso.
    Fissai Yuichi dritto negli occhi, cercando di penetrare la sua mente con il mio Sharingan, ma la sua rabbia era talmente forte da tenermi fuori, che sostenesse di aver fallito il suo compito lasciando che un Uchiha arrivasse a "tanto"?

    «Dispiace anche a me...Kage-Sama, come ho detto, è stato un incidente involontario.»

    «Lo farò. Me ne assumo la responsabilità ma a una condizione: se le cose dovessero mettersi male dovrò ucciderlo, anche a costo della mia stessa vita. Sappiamo benissimo entrambi cosa sta succedendo, anzi, cosa succederà. Vorrei evitare altre forze decisamente promettenti nelle mani di Fury.»

    Senza rendersene conto, Yuichi mi aveva dato un informazione cruciale per quello che poi si sarebbe rivelato il mio futuro, probabilmente non era sua intenzione farlo, ma io captai facilmente la tensione che si era creata nella stanza, quando il capo della sezione aveva nominato Fury, il terrorista.
    Due schieramenti, OSU e Fury, che si contendono gli Uchiha? Cosa siamo, un premio? Un arma?
    Le parole di Yuichi erano forti, ma l'Amekage diede nuovamente sfoggio della sua moderazione, tenendo al guinzaglio l'irruenza di Yuichi.

    «Ne parleremo più avanti di questo. Non c'è fretta. Non ho altro da dire, portatelo sulla Dai Shinagami ed occupatene te. Io ho una lettera da inviare ai genitori del ragazzo, non ho altre cose per la testa»

    Nonostante mi fosse sembrata un eternità, la conversazione durò meno di 3 minuti, e nel silenzio più totale, sentii deglutire il chunin davanti a me...che fosse provato dal fatto che ai suoi piedi aveva un ammazza-chunin?
    Rivolsi il mio sguardo anche a lui, e quando lo sharingan incontrò i suoi occhi marroni, egli distolse immediatamente lo sguardo, spaventato da quegli occhi che tanto parevano importanti ai due superiori di grado nella stanza.
    Yuichi mi tirò su per il cappuccio, ed io, visibilmente infastidito, reagii di conseguenza.

    «Ehi! Sò alzarmi da solo, giù le mani.»

    Alla nostra sinistra, a pochi metri dalla scrivania del Kage, c'era un dispositivo a me totalmente sconosciuto, composto da una piastra del raggio di 2 metri, con una tubazione di cavi che andava fino alla piastra superiore, dello stesso raggio della gemella.
    Tutt'attorno, pulsanti e cavi facevano da contorno ad un macchinario nel quale venni posizionato, e nel quale entrò poi anche Yuichi.
    In un attimo, tutto si fece bianco, ed un dolore allo stomaco mi colpì in un lampo, facendomi sentire come se stessi cadendo a testa in giù molto, molto velocemente.
    Quando riaprii gli occhi, non eravamo più nell'ufficio dell'Amekage, ma in una stanza diversa, molto più ampia, che diavolo era successo? Un teletrasporto?
    Scesi dalla pedana e mi portai alla finestra più vicina, posta a pochi metri da me, e guardando fuori l'unica cosa che vidi erano nuvole, nuvole a perdita d'occhio.

    «Fammi indovinare, questa deve essere la famosa "Dai Shinagami", notevole..»
     
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    Non risposi minimamente alle provocazioni di Eanor: nonostante un minimo di ammirazione nei confronti delle sue capacità tecniche, non potevo far altro che considerarlo un reietto, un male da dover estirpare nel peggiore dei casi. Non mi piacque per niente la risposta in primis nell'ufficio dell'Amekage, dal rumore delle mani che scivolano sui vetri degli specchi misto ad un tremolio che quasi mi fece provar pena. La sfacciataggine nel provare a difendersi sputando parole al vento mi fecero ribollire il sangue.

    Fammi indovinare, questa deve essere la famosa "Dai Shinagami", notevole..

    Stai zitto porca puttana, non sei nelle condizioni di poter parlare. Apri ancora bocca e giuro che ti congelo le labbra.

    Mi avvicinai da dietro, mentre il ragazzo era intento ad osservare l'immensità attorno a noi: io, a differenza sua, ci feci l'abitudine, fin troppo. In quel momento erano passati due anni dalla prima volta che misi piede sulla nave. Lo voltai prendendolo per i capelli, avvicinandomi ad un palmo dai suoi occhi. Il mio occhio vuoto e quello integro lo scrutavano con rabbia. Il puzzo di sudore e sangue cristallizzato sui suoi vestiti e sulla sua pelle mi disgustava e stimolava quel senso recondito di vomito che tanto detesto. Il rumore, seppur veramente basso d'intensità, del motore che ronzava per tutta la stanza - e nave - faceva da sfondo all'alternarsi dei nostri respiri e io avevo il corpo in fiamme da quanto il sangue si stava agitando. Avrei anche potuto ammazzarlo lì, in quel momento, per concludere definitivamente qualsiasi scenario brutto: l'idea mi balenò in testa già ad Ame. Quel macabro pensiero che mi tormenta da quando ho iniziato questa carriera maledetta, l'idea del nulla assoluto che terrorizza e al contempo affascina praticamente l'intera popolazione. Un ragazzo della mia età che uccide per errore. Puttanate. Nessuno uccide per errore, nella nostra mente prevarrà sempre l'istinto primordiale della sopravvivenza e del dimostrarsi al di sopra degli altri.

    Tu...chi cazzo sei? hai idea di quello che hai fatto? Siamo in una situazione di merda, coi villaggi che cercano la pace, una miriade di minacce da ogni parte del mondo... e ti prendi il lusso di lasciarti trascinare dal momento? Capisco perché non sei diventato un Chuunin. Hai la mia età e sei un Genin reietto, odiato da tutta Ame e da tutta Kumo. Fosse per me ti manderei in pasto alla famiglia di Sumairu, figlio di puttana.

    I passi dietro di me interruppero il mio discorso fatto a viso aperto, digrignando i denti e sputandogli il mio odio addosso. Lasciai i capelli dell'Uchiha mentre sopraggiunse il funzionario con cui stavo parlando nient'altro che una mezz'ora abbondante prima.

    Non dirmi che...

    Purtroppo sì, Haruo.

    I suoi grandi occhi marroni lasciarono le pupille ritirarsi e le palpebre abbassarsi, come un cane quando viene rimproverato. I capelli del Chuunin di Konoha scesero sul suo volto, dando l'impressione di trovarsi di fronte a tutt'altra persona.

    Calmo. Non c'è motivo di scatenarti ora.

    Il suo tono di voce cambiò, sembrava stridula, spezzata dal groppo in gola che lo soffocava.

    H-hai ragione... Vado ad avvisare Jin che- - Fermo. Lo porto nel Paese dell'Acqua, nella prigione nuova. Penso che passerà in cella un po' prima che decidiamo cosa farne. Avvisa pure Jin, digli di contattare anche Atshushi. Grazie.

    Mi girai, nuovamente, verso Eanor. Lo schifo che provavo in quel momento era veramente snervante, ma cercai di limitarmi e darmi un minimo di contegno. Anche solamente minacciarlo in quel modo, in un certo senso, mi aveva sì appagato ma al contempo mi fece male il cuore: non capivo perché cazzo il mondo doveva andare avanti alimentato dall'odio costante, senza trovare una qualsiasi armonia tra gli abitanti e la natura.

    Seguimi.

    Mi limitai ad ordinarlo, senza afferrarlo o quant'altro: se avesse provato a scappare sarebbe stato ucciso all'istante. Uscii dalla stanza del teletrasporto, seguendo i cartelli che indicavano il punto di ritrovo per le prigioni. Camminavo a passo lento, tenendo sempre le orecchie all'erta per sentire qualsiasi movimento losco del Genin. Il rumore dei miei stivali era l'unico accompagnamento a tale percorso, durato neanche un minuto. Poggiai la mano sullo schermo a muro posto all'entrata della stanza dedicata al trasporto dei carcerati: un *bip* precedette l'apertura della porta scorrevole. Un corridoio buio, lungo un paio di metri, ci separava da un'altra porta.

    Entra. Muoviti.

    Aspettai che entrasse per poi seguirlo: i sensori installati in quel corridoio fecero sì che nel momento in cui varcai la soglia che ci divideva dalla stanza, la porta dietro di noi si chiuse, lasciandoci completamente al buio. Dopo una decina di secondi, lunghissimi per quanto non lo fossero effettivamente, l'altra porta si aprì e una guardia dalla stazza imponente ci "accolse" con fare decisamente rude.

    EHHHH? UN UCHIHA? AHAHAHA FINALMENTE CARNE FRESCA.

    ...Sei sempre così, Nerone. Fatti da parte, devo portarlo nel Paese dell'Acqua.

    Sempre così? Io? Da che pulpito, Yuichi. disse, prima di guardare nuovamente Eanor e rivolgergli la parola: Vedi di comportarti bene o paparino verrà a trovarti!

    Trattenni una risata prima di aprire la porta del teletrasporto. Afferrai anche il dispositivo "limitatore", uno dei tanti appesi ad un appendiabiti all'interno della stanza gestita da Nerone. L'odore di maschio in quella stanza era incredibile, disgustoso. Mi avvicinai ad Eanor, mentre il custode ancora sbavava immaginando chissà che cosa.

    Togliti la veste o quel cazzo che hai addosso ed indossa questa cintura, poi entra nel teletrasporto.
     
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    ◊ Capitolo II - Brutte Maniere

    Scheda - Parlato - Pensato
    ??? - Dai Shinagami - ???

    La tensione nell'aria era palpabile, quasi tangibile; vedevo Yuichi fremere ad ogni mio gesto, come se non vedesse l'ora che io provassi a scappare o compiere qualche mossa avventata, per attaccarmi con tutta la rabbia e la furia che stava a poco a poco accumulando in sè a causa della mia presenza e della situazione in cui ci trovavamo.
    La mia esclamazione, del tutto sincera e priva di qualsivoglia mancanza di rispetto, non fece altro che detonare la rabbia del Jonin, che sbottò su di me come ancora non aveva avuto la soddisfazione di fare.

    «Stai zitto porca puttana, non sei nelle condizioni di poter parlare. Apri ancora bocca e giuro che ti congelo le labbra»
    Tu...chi cazzo sei? hai idea di quello che hai fatto? Siamo in una situazione di merda, coi villaggi che cercano la pace, una miriade di minacce da ogni parte del mondo... e ti prendi il lusso di lasciarti trascinare dal momento? Capisco perché non sei diventato un Chuunin. Hai la mia età e sei un Genin reietto, odiato da tutta Ame e da tutta Kumo. Fosse per me ti manderei in pasto alla famiglia di Sumairu, figlio di puttana»

    «Io sono Eanor Uchiha, discendente del Clan Uchiha, e dell'odio di cui parli tu a me non importa niente.»

    Esclamai con la voce più fredda che avevo.

    «Mi parli di odio, ma io non vivo secondo il giudizio altrui, e se il mio Kage mi odia come sostieni tu, sarà lui a dirmelo, di certo non vorrai parlare per bocca sua vero...?
    Dovreste fare più attenzione a chi promuovete; io non porto rancore ad Okami per non avermi promosso, è solo una stellina in più sul distintivo, non è quello che misura la forza di un ninja, ma come fa un chunin a farsi battere da un genin? Forse Okami lo ha sopravvalutato»


    La sua presenza, così spocchiosa e superiore, stava cominciando ad infastidirmi; non avrei lesinato sulle parole, giacchè lui non si era disturbato a farlo con me.

    «Quello che è successo con Suimaru è stato un incidente, di cui sono molto addolorato, ma il tuo atteggiamento mi stupisce, tutti i Jonin dell'OSU sono come te?»

    D'un tratto, dei passi dietro a noi ci fecero voltare rapidamente, e fece la sua comparsa un giovane il cui nome pareva essere Haruo, almeno a detta di Yuichi; un giovane mio coetaneo, dai lunghi capelli castani e gli occhi marroni, vestito in abiti militari, e con lo sguardo calmo.

    «Non dirmi che...»

    «Purtroppo sì.
    Calmo. Non c'è motivo di scatenarti ora»


    «H-hai ragione... Vado ad avvisare Jin che»

    «Fermo, lo porto nel Paese dell'Acqua, nella prigione nuova. Penso che passerà in cella un po' prima che decidiamo cosa farne. Avvisa pure Jin, digli di contattare anche Atshushi. Grazie»

    Dunque eravamo diretti a Kiri, non ero mai stato nel Paese dell'Acqua prima di quel momento, ed era un vero peccato finirci da prigioniero, pare che fosse un luogo meravoglioso quando la nebbia non lo attanaglia per interi giorni.
    Yuichi mollò la presa che aveva su di me, anche se potevo percepire la sua rabbia senza troppi problemi.
    Haruo ci passò oltre, superandoci e passando in un altra stanza, eravamo di nuovo io, Yuichi, e la sua rabbia repressa.

    «Seguimi»

    Esclamò in tono perentorio, limitandosi a superarmi di pochi passi e indicandomi la via da seguire.
    Avevo recuperato ormai le mie forze, sentivo il chakra scorrere nel mio sistema circolatorio fluentemente; avrei potuto attivare lo Sharingan e provare a sopraffarlo, ma il ricordo di quel ghiaccio comparso in meno di un battito di ciglia mi fece desistere quasi subito dal mio maldestro piano di evasione, senza contare poi che mi trovavo su una nave volante, in viaggio per chissà dove e a chissà quale altitudine, gettarsi dalle finestre era una pessima idea, non avevo altra scelta che seguirlo.
    Giunti davanti ad una porta, aperta da uno scanner delle impronte digitali posto alla sua destra, Yuichi questa volta mi fece varcare la soglia per primo, aveva forse paura che scappassi?

    «Entra. Muoviti»

    La porta dietro di noi si chiuse di scatto, lasciandoci completamente al buio per un paio di secondi, che in compagnia di yuichi parsero un eternità.
    Quando la porta davanti a noi si aprì, un uomo dalla stazza decisamente imponente ci "accolse" a gran voce, non sesinando nemmeno lui sulle parole scelte.

    «EHHHH? UN UCHIHA? AHAHAHA FINALMENTE CARNE FRESCA»

    La sua voce era tanto imponente come lo era la sua figura, tanto che, per un attimo, Yuichi non fù più il peggior partito nella stanza.

    «...Sei sempre così, Nerone. Fatti da parte, devo portarlo nel Paese dell'Acqua»

    «Sempre così? Io? Da che pulpito, Yuichi....
    Vedi di comportarti bene o paparino verrà a trovarti!»


    Esclamò rivolgendosi a me, con uno sguardo da folle e la bava alla bocca; credevo che simili esseri grotteschi non facessero parte di un organizzazione "nobile" come l'OSU, ma man mano che procedevamo nella nave, più mi ricredevo sul genere di individui presenti in questa organizzazione.
    Yuichi afferrò una specie di cintura da un attaccapanni, e superato il carceriere tornò da me.

    «Togliti la veste o quel cazzo che hai addosso ed indossa questa cintura, poi entra nel teletrasporto»

    Non gli risposi, mi limitai a guardarlo negli occhi con freddo distacco, mentre mi denudavo di tutti i miei vestiti, ancora intrisi di sangue e pezzetti di pelle secca che Suimaru mi aveva lasciato addosso quando mi si avvicinò, nei suoi ultimi istanti di vita.
    Indossai la cintura metallica e lasciai addosso solo i pantaloni, togliendomi anche le scarpe e salendo sul quel teletrasporto, diretti apparentemente a Kirigakure.
     
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    Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa e trovo innopportuna la paura per una cultura diversa

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    Eanor Uchiha.
    La profilazione che abbiamo effettuato sembra promettente.
    I video che abbiamo raccolto dalla sorveglianza mostrano livelli discutibili, ma ha buoni parametri e i suoi geni sono sorprendentemente puri per essere un mezzosangue Uchiha.
    Sicuramente è da tenere in considerazione.
    Sta per uscire dalla sua cella del Purgatorio, ufficialmente dovrebbe andare a giudizio di fronte alla commissione dell'O.S.U.
    Ma i piani sono cambiati, potremmo non poter contare su altri soggetti interessanti di questo passo.
    Suggerisco di intervenire.

    _Attendo risposta_

    _PREMI INVIO per continuare_

    X: _ENTER_

    Capisco. Tentare un intervento ora potrebbe essere rischioso e rivelerebbe al nemico che utilizziamo le sue risorse.
    La percentuale di successo di una missione simile è pari al 15%.
    Normalmente non è una probabilità che ci impensierisce. Tuttavia sarebbe meglio "riassegnarlo" in un certo senso.

    _PREMI INVIO per l'APPROVAZIONE PIANO "NUOVO EANOR"_

    X: _ENTER_

    Eccellente.
    Countdown all'ingaggio iniziato.

    10

    9

    8

    7...



    Trascorsero quaranta giorni e trentanove notti da quando Eanor Atreides era stato condotto nel carcere di massima sicurezza dell'O.S.U, sua maestà "Il Purgatorio". La sua struttura arrivava nei fondali marini del Golfo degli Squali, in realtà proprio al centro di quell'enorme mare.
    Uscire da lì era impossibile. Oltre ai vari shinobi a guardia della struttura, vi erano varie navi da guerra di Barbakos e di Kirigakure che sorvegliavano la piattaforma del primo livello. Più si era nel fondo di quella prigione, più risultava impossibile fare breccia nelle spesse mura che rivestivano il titanio rinforzato della torre subacquea.
    Qualcuno quel giorno avrebbe sperimentato quale fosse l'unico modo per venirne fuori: con l'autorizzazione dei ninja.
    Quel qualcuno venne svegliata dalla voce soave di Nerone che lo informava con news fresche fresche.

    Nerone: EHIIIIII!!! Occhioni belli! In piedi, oggi vai a fare una gita per incontrare i pezzi grossi, perciò mettiti la divisa da detenuto elegante! AHAHAHAH!

    Eanor era stato confinato al primo livello del Purgatorio. Lì le celle sono sempre molto sorvegliate, ma perlomeno ci sono delle finestrelle con vetro rinforzato, inoltre l'aria non è marcia e non sa di muffa e umidità come nel baratro della prigione.
    La divisa, maglia e pantalone, di color nero pece era per tutti i detenuti, anche nei livelli inferiori. Alcuni criminali di alto rango erano addirittura legati come salami a rotoli di stoffa pieni di Fuuinjutsu. Ovviamente non poteva mancare nel vestiario la famosa "Cintura limitante", un dispositivo che non permetteva ai detenuti di poter accedere al proprio chakra e ne limitava le doti fisiche tramite delle micro scariche continue, a causa di questo era comune che gli arti dei prigionieri restassero intorpiditi o "addormentati".
    Nerone aprì la porta della cella di Eanor e attese che uscisse dal quella topaia per poi afferrargli il braccio sinistro e trascinarlo con una certa veemenza prima verso lo spogliatoio, dove si sarebbe dato una ripulita e avrebbe indossato una divisa pulita sotto l'occhio viscido di Nerone. Il carceriere condusse l'Uchiha attraverso il corridoio centrale e finalmente verso l'uscita da quel luogo dantesco.
    La luce del sole investì il viso dell'Uchiha per la prima volta dopo un mese. L'aria era fresca e si sentiva la salsedine nel vento che spirava da ovest.

    Nerone: Lo so, lo so. Difficile abituarsi eh? Però io non mi affezionerai troppo a questa situazione romantica, se fossi in te! I big boss dell'OSU decideranno se farti ritornare qui con paparino Nerone e i suoi amichetti dello zoo, oppure no. Ovviamente sai per quale scelta faccio il tifo, vero? AHAHAHAH!

    Avanzarono dall'entrata fino al cerchio esterno di cemento, che era in pratica un molo circolare attorno alla prigione dove attraccavano le navi da guerra. Una delle navi portava la bandiera di Sunagakure ed era proprio quella che era venuta a prendere il ninja di Ame.

    Nerone: Ok. Ci siamo, principessa. Gli uomini di Suna ti porteranno sulla terra ferma e da lì ti porteranno nel luogo scelto per la tua sentenza definitiva! Non fare tardi, tesoro, ti aspetto per la cena... AHAHAHAHAH!

    Due shinobi della Sabbia presero le braccia di Eanor e lo accompagnarono sul ponte della nave. Lì avrebbe incontrato il capitano e un altro shinobi accanto a lui.
    Il capitano era Rebecca Andrasson. Essendo una forte guerriera d'Ishivar, operava anche per Suna, dato che il villaggio stava ospitando lei, la sua famiglia e la sua gente dopo che le è stato troppo, forse tutto.
    Smise di parlare con il suo sottoposto per concentrarsi su Eanor e squadrarlo dalla testa ai piedi.

    Rebecca Andrasson: Chiariamo subito la situazione. Tu non mi piaci e io non devo piacerti. Voi con gli occhi rossi siete degli stronzi e non cambierò mai idea a riguardo. Parla poco durante il viaggio e stattene buono. Se provi a scappare, muori. Se mi fai incazzare, muori. Tutto chiaro?

    ...

    Bene! Ci siamo intesi perfettamente.


    Eanor pensavo che il suo viaggio sarebbe stato interamente percorso solcando i mari, ma ovviamente, trasportare un prigioniero, un Uchiha in particolare, era qualcosa di estremamente pericoloso.
    Appena tolsero gli ormeggi partirono per il mare aperto, accompagnati dal vento che li avrebbe portati rapidamente verso il Paese del Vento.
    Ci fu silenzio per tutto quel tragitto, Rebecca era estremamente concentrata sulla rotta, come se si aspettasse da un momento all'altro qualcosa di inaspettato. Poi, dopo ore, chiamò a sé un Eanor ammanettato e indebolito dalla cintura limitante.

    Rebecca: Bene, prigioniero. Ci siamo, tra poco useremo una scorciatoia per il luogo d'incontro. Ti accompagnerò personalmente, quindi seguimi sotto coperta e niente battute o ti castro.

    Le guardie di Suna inaspettatamente seguirono i due verso le scale, ma ciò che si aspettava Rebecca si avverò. Strinse il braccio ad Eanor per bloccarlo e poi senza voltarsi iniziò ad impastare il suo chakra.
    C'era un motivo per cui la nave si era fermata in quel punto e il motivo era un checkpoint che utilizzavano gli uomini dell'OSU per teletrasportarsi segretamente da un punto della superficie acquatica. Il modo migliore era scendere sotto coperta, conoscere il punto esatto e utilizzare la Tecnica del Richiamo per aprire il varco di Dislocazione.
    Solo alcuni agenti speciali o i Capi dell'OSU conoscevano l'ubicazione del checkpoint e solo loro potevano attivare il teletrasporto.

    Rebecca: Così... Sapevate del checkpoint e volevate seguirmi per scoprire dove portasse e fregarci. Giusto? Per chi lavorate? Fury? I reietti di Zero?

    Nessuna risposta. Ci fu solamente un'esplosione fumogena che investì tutto il ponte della nave. D'istinto, Rebecca spinse Eanor giù in coperta che ruzzolò dalle scale fino a finire di faccia contro un barile che conteneva provviste. Poi però fu colpita da qualcosa di molto resistente, perché sicuramente il colpo le ruppe una costola o due. Si sentì quasi svenire per la forza del colpo, ma lei non era una qualunque. Si allontanò da loro e cercò di chiudere e sigillare la porta per evitare di far coinvolgere Eanor nello scontro, ma fallì.
    Uno dei due era riuscito a sostituirsi proprio con il barile su cui era appoggiato Eanor e l'Uchiha se lo trovò di fronte.

    cOK9uzO



    Silva, Cyborg: E quindi tu saresti un altro stronzo con gli occhi che giocano a fare dio? Argh... YUSU! QUESTO QUI SEMBRA UN RAMMOLLITO!

    wY2qnxo
    Rebecca, sentendo il nome pronunciato dal primo cyborg, intuì cosa stesse succedendo e chi era il tipo di fronte a lei che con un colpo le aveva rotto una o due costole.

    Rebecca: Yusu... Tu eri un ninja di Suna... Yusutasu Jiki, detto anche Yusu "Morte Nera".

    Yusu, Cyborg: Non mi piace quel nome del cazzo legato alla Sabbia. Quindi... E' ovvio che hai fatto bingo e ci hai scoperti, ma non sai nulla del perché siamo qua. Fatti da parte e lasciaci col ragazzone troppo violento.

    La cintura limitante di Eanor andò in pezzi frantumandosi su sè stessa, come se una forza invisibile la stesse comprimendo.
    La prigionia del chakra dell'Uchiha era finita.
    Silva, il grosso androide che era piombato su Eanor, prese il ninja di Ame per il collo con l'enorme braccio meccanico e lo spinse fuori. Il giovane si schiantò su Rebecca e i due si ritrovarono sul ponte di comando uno sopra l'altra.

    Rebecca: Spostati. Sei pesante...

    Il povero Uchiha si ritrovò nuovamente sballottato per terra, si sarebbe sentito piuttosto confuso, ma a poco a poco avrebbe sentito pulsare il suo chakra e i suoi muscoli si stavano riprendendo.
    Silva venne fuori in modo sinistro dalla cambusa spaccando la porta e le sue cornici. Così si trovano faccia a faccia, come in 2vs2.

    Yusu: Conoscevo ancora i codici d'accesso di Suna ed è stato facile infiltrarmi tra le guardie. Lasciatemi dire che siete carenti per la sicurezza. So che c'è il checkpoint di teletrasporto, ma non siamo qui nè per quello nè per te, ragazza d'Ishivar, togliti dal cazzo. Vogliamo vedere se questo insetto non è rimasto inutile dopo la prigionia.

    Rebecca: Questo ragazzo è sotto la mia responsabilità. Lui non è un detenuto qualunque, ad oggi è ancora un ninja di Ame e dell'OSU e non permetterò a voi schifosi pezzi di ferro di fare quello che volete! Eanor, riesci a combattere?

    La giovane figlia di Andras non fece in tempo ad avere una risposta che un blocco di Sabbia Ferrifera le finì addosso scaraventandola contro l'albero della nave che si spezzò cadendo rovinosamente verso sinistra e spaccando parte del cornicione. Rebecca volò fino alla prua e non ebbe il tempo di reagire che Yusu era già scattato davanti a lei.

    Yusu: Forse ti ho dato l'impressione sbagliata. Non era una proposta la mia. Dovevi startene buona. Ora mi hai fatto incazzare e penserò a seppellire prima te. SILVA! PENSA TU ALL'IDIOTA!

    Il paffuto cyborg non se lo fece ripetere due volte e con estrema eccitazione fece scrocchiare il collo mente il suo braccio meccanico diventava un specie di tenaglia grande.

    Silva: Hai sentito, feccia di Ame? Vediamo che sapore ha la tua carne... AHAHAHAH!


    La situazione è quella descritta. Ho deciso di considerare il tuo periodo di prigionia per via delle attese OFF. Anzi per questo ti chiedo scusa. Quindi narra che è trascorso un mese o poco più.

    Combatti e sopravvivi
    - Hai ripreso la tua forza e l'uso del chakra, ma al momento hai un -5 in tutte le statistiche (tranne Resistenza e Stamina) perché ovviamente il tuo corpo è stato indebolito dalla prigionia. Il malus terminerà tra due turni.
    - Hai appreso che c'è un passaggio dentro la cambusa della nave che però può essere attivata solo da Rebecca.
    - Questi due Cyborg sembrano interessati a te
    - Sei comunque libero di agire, ma tutto ha una conseguenza, perciò rifletti bene
    - Sei in mezzo al mare aperto, unica via di fuga: il passaggio di teletrasporto nella cambusa della nave
     
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    ◊ Capitolo III - E quindi uscimmo a riveder le stelle

    Scheda - Parlato - Pensato
    ??? - ??? - ???

    Da quando avevo messo piede in quella fetida e gelida cella, con la mente avevo fatto il possibile per contare i giorni che passavano, aiutandomi con la luce del sole e della luna che filtravano flebili dalla piccola finestra sbarrata, posta a 3 metri d'altezza al muro ovest della cella, quello che dava sulla baia della fortezza, ma dopo 10 giorni di conteggio, lo sconforto mi aveva pervaso, e convinto che sarei rimasto li dentro molto più di quello che inizialmente credevo, avevo abbandonato il sacro compito, lasciandomi cadere in una sconfortante solitudine, rotta solo per poche ore al giorno, quando il mio carceriere mi faceva visita, passando davanti alla cella e battendo il suo manganello sulle ferree grate che compongono la porta, e durante le poche ore di aggregazione.
    Avevo imparato che quelle erano le 3 del pomeriggio, ma senza un orologio o poter vedere la posizione del sole non potevo esserne sicuro.
    La prigione distorce fortemente la mente umana, ti dà molto tempo per pensare al tuo passato, al tuo presente ed anche ad un ipotetico futuro fuori di li, se mai dovesse essere previsto.
    Per la maggior parte del tempo, me ne stavo seduto per terra, sulla fredda pietra, spesso bagnata dalle infiltrazioni di acqua marina nelle fessure dei muri perimetrali...il "Purgatorio"...così lo chiamavano, una struttura davvero impressionante.
    Era come un pozzo infernale, che si estendeva per diversi livelli sott'acqua, fino a raggiungere il fondale marino, nel livello più basso possibile, dove nemmeno la luce del sole filtra, casa dei peggiori criminali che il mondo civilizzato conosca; se solo uno di coloro là rinchiusi fosse riuscito ad evadere, avrebbe potuto, da solo, destabilizzare l'intero equilibrio del continente ninja.
    Io ero stato imprigionato al primo livello della prigione, la guardia montava alle 5 del mattino, con diversi cambi di guardie durante la giornata, uno prima di pranzo ed uno subito dopo l'ora d'aria, un privilegio concesso solo per coloro che abitano il primo livello, e che il più delle volte consisteva in una passeggiata circolare all'interno del primo perimetro esterno della prigione, saldamente sorvegliato da guardie armate e alte mura di cemento e filo spinato.
    Anche senza guardie, nessuno avrebbe potuto fare poi molto, soprattutto a causa di quel dannato dispositivo inibitore, cintura metallica posta attorno alla vita di ogni prigioniero, che tramite degli elettrodi metallici e alcuni fuuinjutsu, bloccavano l'afflusso e la possibilità di manipolare il chakra, oltre ad inibire fortemente la muscolatura tramite delle scosse elettriche a basso voltaggio, inviate dal dispositivo al corpo ogni 25 secondi circa.
    Proprio a causa di quelle scosse elettriche, la mia muscolatura si era pesantemente atrofizzata, tanto che alcune volte mi rifiutavo di sfruttare l'ora d'aria per rimanere a sedere, tanta era la fatica di alzarmi e camminare.
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    Il mio chakra ormai era un ricordo lontano, per quanto ogni tanto provassi a manipolarlo ed impastarlo, il risultato era sempre una scossa elettrica che mi riportava alla realtà, impedendomi anche di attivare lo sharingan ovviamente.
    Riguardo a quello, per un certo periodo nei primi giorni, mi fu anche applicata una benda particolare, ricoperta di fuuinjutsu per evitare un accidentale attivarsi dei miei occhi cremisi, poi rimossa una volta resisi conto che la cintura faceva già perfettamente il suo lavoro.
    Mi sentivo un sorvegliato speciale, Nerone, il fetido carceriere incontrato la prima volta sulla nave dell'OSU, passava spesso davanti alla mia cella, sbattendo il suo manganello sulle travi metalliche e rivolgendomi qualche lezioso insulto o frecciatina a sua detta "simpatica", prima di passare oltre e proseguire il check dei prigionieri.
    Sentivo che la mia vita stava lentamente scivolando fuori dal mio controllo, i giorni si accumulavano uno dopo l'altro, e il rimorso per l'uccisione di Suimaru si stava trasformando in puro odio, verso di lui e verso l'Amekage, che mi aveva sbattuto lì dentro per un incidente...io...che avevo servito il mio paese diligentemente per 5 anni, venivo ripagato così? Nemmeno un cazzo di processo?
    Il tempo in prigione scorre diversamente, i giorni sembrano settimane, e quei quaranta giorni che passai nella cella 5B dell'Ala Ovest del primo livello del Purgatorio mi sembrarono come una vita intera.
    La mia routine venne interrotta una tiepida mattina presto, quando, svegliato di soprassalto da un forte suono metallico, mi resi conto che Nerone era giunto molto prima di quanto non facesse solitamente.

    «EHIIIIII!!! Occhioni belli! In piedi, oggi vai a fare una gita per incontrare i pezzi grossi, perciò mettiti la divisa da detenuto elegante! AHAHAHAH!»

    La mia mente lavorava lentamente a causa della malnutrizione e del sigillo inibitore, quindi faticai non poco a mettermi in piedi, e realizzare cosa significassero le parole di Nerone...finalmente una svolta, forse un giusto processo in cui avrei potuto spiegare l'accaduto!
    Mi misi in piedi al meglio che potevo, e varcai la soglia della cella scortato dal mio carceriere, che mi afferrò malamente e mi strattonò fino alle docce, per darmi una ripulita e indossare una veste migliore di quelle di ora, logora e piena di tagli e buchi.
    Mentre mi facevo una breve doccia, la prima dopo una settimana, mi resi conto di aver perso almeno 5kg da quando ero arrivato qui, il mio viso era più scarno, i miei muscoli meno tonici, ed il grasso addominale era inesistente.
    Mi vestii in fretta, pressato da Nerone, con una divisa identica a quella di prima, ma molto più pulita e forse anche stirata, per poi essere afferrato nuovamente e condotto in un lungo corridoio, lo stesso che avevo percorso al mio arrivo li, giungendo fino ad un grosso portone di metallo, che si aprì davanti a noi seguito dal suono di una sirena.
    Quando il portone si spalancò in due, una luce devastante mi colpì in pieno viso, e per la prima volta dopo settimane, potei percepire il calore del sole sul mio volto, come la carezza di una madre, ed il sapore dell'aria era quello del pesce misto a salsedine, con il vento che sferzava i miei capelli secchi e disidratati, mentre a poco a poco procedevamo sul lungo pontile di cemento

    «Lo so, lo so. Difficile abituarsi eh? Però io non mi affezionerai troppo a questa situazione romantica, se fossi in te! I big boss dell'OSU decideranno se farti ritornare qui con paparino Nerone e i suoi amichetti dello zoo, oppure no. Ovviamente sai per quale scelta faccio il tifo, vero? AHAHAHAH!»

    Non lo degnai di una risposta, parlare era diventato faticoso visto il poco cibo e acqua che ci davano li dentro, mi limitai a guardarlo con occhi spenti, come se le sue parole mi attraversassero vacuamente, come fossi uno spettro.
    Procedendo lungo il pontile, giungemmo fino ad uno spiazzo circolare, anch'esso in duro cemento navale, che si estendeva per circa 200 metri in ogni direzione, e che fungeva da porto per le navi che, come squali, stazionavano attorno alle acque della prigione, fungendo da ulteriore linea di difesa perimetrale.
    Il sole aveva su di me un effetto rinvigorente, sentivo la forza crescere nuovamente, seppur mitigata dalla mia costrizione metallica e dai sigilli inibitori.
    Nerone mi condusse fin davanti ad una nave dalle grandi dimensioni, recante il vessillo di Sunagakure, dalla cui passerella scesero due shinobi in abbigliamento ufficiale, che mi afferrarono e mi condussero a bordo.

    «Ok. Ci siamo, principessa. Gli uomini di Suna ti porteranno sulla terra ferma e da lì ti porteranno nel luogo scelto per la tua sentenza definitiva! Non fare tardi, tesoro, ti aspetto per la cena... AHAHAHAHAH!»

    Raccolsi tutte le forze che mi rimanevano nei miei atrofizzati e stanchi muscoli, per congedarmi da Nerone come meglio potevo, nella preghiera di non dover rimettere piede in quel luogo nuovamente.

    «Sai Nerone, io sono orfano...quindi dimmi...cosa si prova ad avere la madre puttana?»

    Esclamai con voce tremolante, e con tutte le forze che avevo, alzai entrambe le braccia, dedicando un doppio dito medio tremolante al carceriere, con un mezzo sorriso stampato in volto...erano le prime parole che pronunciavo ad alta voce dopo più di 10 giorni.
    Venni scortato dai due shinobi fin sul ponte principale della nave, dove ad accogliermi c'era una ragazza poco più che maggiorenne, sicuramente più giovane di me e decisamente più bassa di me, dotata di lunghi e splendidi capelli rossi, occhi marroni e indossante una divisa diversa da quella degli altri shinobi a bordo, compreso quello accanto a lei...sembrava più una piratessa che una shinobi vera e propria.
    La sua bellezza mi colpì non appena la vidi, e non solo perchè era l'unica donna che vedeva da più di un mese; una vista decisamente più avvenente del lurido culo grasso di Nerone.

    «Chiariamo subito la situazione. Tu non mi piaci e io non devo piacerti. Voi con gli occhi rossi siete degli stronzi e non cambierò mai idea a riguardo. Parla poco durante il viaggio e stattene buono. Se provi a scappare, muori. Se mi fai incazzare, muori. Tutto chiaro?»

    Non proferii parola, ma guardandola negli occhi chinai la testa in segno di assenso; gli altri shinobi sembravano portarle molto rispetto, doveva essere il capitano della nave, nonostante la sua giovane età.
    Pareva avere un avversione specifica verso gli Uchiha, segno che a parte me, doveva averne conosciuti altri, e per quanto Okami potesse essere noioso, non mi sembrava uno che definiresti "stronzo"...quindi quale altro Uchiha aveva conosciuto per averne un ricordo così doloroso e colmo di odio?

    «...Bene! Ci siamo intesi perfettamente.»

    Dopo aver urlato un paio di ordini ai suoi sottoposti, la vela maestra della nave venne spiegata, e quando la nave fu in direzione corretta, a seguito di un brandeggio di qualche minuto, venne issato anche il fiocco, dando potenza alla nave e facendola muovere dalla baia del Purgatorio verso il mare aperto.
    La sensazione che provavo, appoggiato all'albero maestro della nave, mentre la nave infrangeva le onde dell'oceano era meravigliosa...il vento tra i capelli, il sapore del mare, tutto mi faceva sentire come se la libertà fosse di nuovo nelle mie mani, una sensazione gloriosa e fragile, dato che sapevo in cuor mio che quel viaggio non sarebbe durato poi molto a lungo, e pregavo che la nostra destinazione fosse abbastanza distante da richiedere un paio di giorni di viaggio, così da poter ricaricare il mio spirito, e di conseguenza anche il mio corpo, con quella delicata brezza marina mista al sole raggiante.
    Il mio sogno di libertà, per quanto splendido, durò solo poche ore, giacchè il capitano della nave, la giovane ragazza di cui ignoravo ancora il nome, mi chiamò a sè, destandomi dal mio dormiveglia appoggiato all'albero maestro, vicino ad un barile per le cime.

    «Bene, prigioniero. Ci siamo, tra poco useremo una scorciatoia per il luogo d'incontro. Ti accompagnerò personalmente, quindi seguimi sotto coperta e niente battute o ti castro.»

    Anche questa volta non proferii parola, la prigione mi aveva insegnato il profondo valore del silenzio, e di come parole inutili possano solo peggiorare una situazione già delicata di suo. La nave si arrestò di getto, qualcuno aveva ammainato sia il fiocco che il boma, fermando la barca nel bel mezzo dell'oceano...di che scorciatoia parlava la ragazza? Forse un teletrasporto come quello utilizzato sulla Dai Shinagami?
    Ella mi prese per il braccio, e ponendosi alla mia sinistra mi accompagnò verso la porta che dava sottocoperta, posta vicino al timone della nave.
    Una volta giunti nelle prossimità della porta, la giovane mi fermò, assumendo un espressione più cupa, che notai quando la guardai per capire le sue intenzioni ed il motivo della sua incertezza nel procedere oltre la porta davanti a noi, ancora chiusa.
    Ero fiacco e debole a causa della cintura inibitrice, e non mi ero reso conto che eravamo stati seguiti dagli stessi due shinobi che mi avevano scortato a bordo, ma dopo tutto perchè avrei dovuto farci caso, erano perfettamente motivati a trovarsi li, sebbene la giovane "piratessa" non fosse della stessa idea.

    «Così... Sapevate del checkpoint e volevate seguirmi per scoprire dove portasse e fregarci. Giusto? Per chi lavorate? Fury? I reietti di Zero?»

    A quelle parole, non feci in tempo a voltarmi per rendermi conto della situazione, che una forte esplosione mi assordò brevemente, prima che la mia vista venisse totalmente oscurata da una nube di gas grigio scuro, denso e vaporoso.

    «...un fumogeno...!»

    Cercai con lo sguardo la ragazza, ma l'unica cosa che vedevo era grigio, poi, un colpo netto mi scaraventò giù per le scale della coperta, facendomi battere la schiena più volte sui gradini, finchè non terminai la mia corsa, sbattendo contro qualcosa di duro.
    Quando alzai lo sguardo, davanti a me torreggiava un individuo corpulento, per non dire enorme, con dei pantaloni rossi, maglietta bianca e un giaccone marrone scuro, sotto al quale svettava un lungo braccio metallico con cavi e fili a vista, ed uno sguardo talmente freddo che avrebbe fatto gelare l'inferno.

    «E quindi tu saresti un altro stronzo con gli occhi che giocano a fare dio? Argh... YUSU! QUESTO QUI SEMBRA UN RAMMOLLITO!»

    Sapeva chi ero, si era travestito da shinobi di Suna per intrufolarsi a bordo assieme al suo collega, non è roba da tutti.
    Cercai di rimettermi in piedi come potevo, ma quel dannato aggeggio metallico mi bloccava, stavo cominciando ad odiarlo profondamente.
    Quasi come se fossi stato ascoltato da qualche dio benevolo, la cintura che avevo attorno alla vita andò in frantumi, e per la prima volta dopo più di un mese, potei sentire nuovamente il chakra navigare il mio sistema circolatorio come una corrente in piena, con le forze che mi stavano tornando a poco a poco.
    Sentii il chakra penetrare i miei occhi, ma prima che potessi agire, il corpulento individuo mi afferrò per il collo con il suo braccio meccanico, sollevando i miei 85kg da terra come fossi una piuma, sintomo di una forza fisica devastante.
    Portai le mani al suo braccio per evitare che mi soffocasse, tentando di colpirlo in vano con molti pugni...il braccio di metallo pareva essere durissimo, o forse erano le mie forze a non essere ancora tornate del tutto.
    Con uno slancio poco elegante, mi scaraventò sul punte principale, facendomi finire addosso alla ragazza, che non gradì per nulla il mio atterraggio di fortuna.

    «Spostati. Sei pesante...»

    Mi alzai rapidamente, il fumo si era ormai dipanato, e davanti a me c'era un altro individuo, all'apparenza molto più pericoloso e minaccioso del suo compare; un uomo di circa 190cm, con i capelli rossi ed una muscolatura da bodybuilder, oltre ad un altro braccio meccanico, sebbene dall'aspetto più sofisticato e avanzato di quello di Silva, il suo compagno...questo pareva chiamarsi Yusu, e dalle parole che avevo sentito pronunciare dalla ragazza mentre l'energumeno mi soffocava, pareva non solo essere un ex ninja di Suna, ma anche uno particolarmente famoso, anzi, famigerato.

    «Conoscevo ancora i codici d'accesso di Suna ed è stato facile infiltrarmi tra le guardie. Lasciatemi dire che siete carenti per la sicurezza. So che c'è il checkpoint di teletrasporto, ma non siamo qui nè per quello nè per te, ragazza d'Ishivar, togliti dal cazzo. Vogliamo vedere se questo insetto non è rimasto inutile dopo la prigionia.»

    Le parole di Yusu mi confermarono quello che già sospettavo; erano qui per me, ma perchè mandare due cyborg a recuperarmi? così tanto disturbo solo per il mio Sharingan?
    Avevano atteso il mio trasferimento per assaltare il mio trasporto, era un colpo organizzato, e chiunque fosse il mandante, aveva mandato due pezzi grossi a fare il lavoro, persino la ragazza pareva turbata dalla situazione.

    «Questo ragazzo è sotto la mia responsabilità. Lui non è un detenuto qualunque, ad oggi è ancora un ninja di Ame e dell'OSU e non permetterò a voi schifosi pezzi di ferro di fare quello che volete! Eanor, riesci a combattere?»

    Era una situazione surreale, per la prima volta dopo 40 giorni di prigionia, mi sentivo finalmente libero, in tutti i sensi: mio chakra scorreva fluido e inarrestabile dentro il mio sistema nervoso, e la forza fisica stava a poco a poco tornando; mi sentivo di nuovo me stesso, di nuovo Eanor, non più una pallida e tremolante imitazione chiusa in una gabbia di metallo e cemento.
    Su quella barca non avevo alcun alleato, da un lato c'era la ragazza, il cui compito era quello di scortare un prigioniero al suo probabile patibolo, dall'altra, due cyborg le cui intenzioni erano ignote, ma di certo non prevedevano una bella fine per me, o almeno per una parte di me.
    Non capivo se fossero unicamente intenzionati ad i miei occhi o alla mia persona in generale, ma faceva poca differenza in effetti, poichè in nessun caso sarei stato di nuovo libero, sarebbe solo cambiato il mio carceriere...e tra i due, la ragazza sembrava il partito meno doloroso.
    Fuggire, ora che non ero più costretto dalla cintura inibente, sarebbe stata la scelta migliore, ma ero bloccato nel mezzo dell'oceano, con solo un teletrasporto, a detta di Yusu, come via di fuga, visto che rimettere in movimento la nave era fuori discussione vista la situazione.

    ...!



    In un attimo, un blocco di sabbia scura e lucida costrinse la ragazza in una morsa, per poi scagliarla contro l'albero maestro della nave, distruggendolo alla base e facendolo cadere sulla sinistra, abbattendo una parte delle sartie laterali della nave...ed ecco che se ne va la possibilità, già rarefatta, di rimettere in movimento la nave.
    La forza era stata tale da distruggere un robusto albero navale, ma la ragazza sembrava non aver perso conoscenza; era stata scagliata verso la prua della nave, e Yusu l'aveva seguita prontamente.

    «Forse ti ho dato l'impressione sbagliata. Non era una proposta la mia. Dovevi startene buona. Ora mi hai fatto incazzare e penserò a seppellire prima te. SILVA! PENSA TU ALL'IDIOTA!»

    «Hai sentito, feccia di Ame? Vediamo che sapore ha la tua carne... AHAHAHAH!»

    Finalmente, dopo 40 giorni di immobilità, potevo tornare a fare quello che sapevo fare meglio, combattere.

    «Devo ringraziarti..."Silva"...quella cintura del cazzo mi stava facendo impazzire..»

    Esclamai levandomi gli ultimi rimasugli della stessa di dosso, e fissandolo dritto negli occhi vitrei, mentre tre tomoe nere come la notte si stagliavano su un iride cremisi, vorticanti e non più sopite.

    «Ma purtroppo per voi, i miei occhi non sono sul mercato...e adesso levati di MEZZO!.»

    Dalla mia bocca, una colossale palla di fuoco, incandescente come il sole, fuoriuscì accompagnata dai suoi sigilli peculiari, indirizzata direttamente verso Silva, il Cyborg più corpulento, che distava circa 10 metri da me.
    Sapevo benissimo che la mia forza non era equiparabile alla sua, tantomeno a quella del suo compagno, apparentemente più forte e aggressivo, e non solo perchè stavo lentamente recuperando la mia forma migliore...quindi dovevo solo sperare che la ragazza sapesse il fatto suo, e che qualche rinforzo, non vedendoci arrivare, potesse aver fiutato l'imboscata e inviato tramite il fantomatico teletrasporto una squadra di supporto.
    La sfera di fuoco gli avrebbe fatto molto male se lo avesse colpito, ma il suo obbiettivo principale era quello di distrarlo, mentre io, girandomi su me stesso, sarei scattato verso Yusu, spiccando un salto abbastanza alto da averlo in traiettoria dritto davanti a me, e una volta composti i medesimi sigilli, avrei cercato di scagliare un ulteriore Palla di Fuoco Suprema verso il Cyborg che mi dava le spalle, occupato con la piratessa.
    Colpirlo sarebbe stato l'ideale, ma speravo che la ragazza cogliesse l'occasione per liberarsi dal gioco di Yusu e reagire, magari sfruttando la distrazione creata per aprirle uno spiraglio d'attacco.


    Ho scelto il carceriere più sexy :sisi:




    ◊ Resistenza 200
    ◊ Stamina 250-61 = 189
    ◊ Equipaggiamento
    - 1x Kunai
    - 5x Uchiha Shuriken
    - 20m Filo d'Acciaio
    - Polsino Evoca-Armi dx [Shuriken del Vento Demoniaco a Fram.]
    ◊ Conoscenze e Maestrie
    - Tecniche e del Chakra [I° Livello]
    - Oratorie e Popolari [I° Livello]
    - Apprendista del Fuoco
    --------------------------------------------------- »
    Azioni
    ◊ Attivazione Sharingan
    Palla di Fuoco Suprema su Silva.
    Palla di Fuoco Suprema su Yusu come supporto a Rebecca.


    Edited by Revan - 19/6/2021, 15:41
     
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    Il combattimento in mezzo al mare iniziò in maniera abbastanza irruenta. I due cyborg avevano allungato decisamente l'attesa del giudizio su Eanor, ma il ragazzo aveva ben poco da festeggiare. Uno dei suoi avversari era un ex ninja che era riuscito ad eludere la sicurezza dei villaggi per attaccare. In più sembrava un tipo molto tosto, a tal punto da aver già messo in difficoltà una Capo Branco d'Ishivar. Il piano di Silva e Yusu prevedeva di lasciar combattere Eanor contro di loro. Per evitare interruzioni, Yusu si sarebbe occupato momentaneamente di Rebecca, mentre Silva avrebbe visto di che colore avesse il fegato un Uchiha... o almeno... questo era l'intento.
    Vedendo quanto la situazione non fosse affatto gradevole, Rebecca tentò di ribellarsi dalla presenza opprimente di Yusu a pochi centimetri da lei.
    Così utilizzò il suo chakra per colpire il suo avversario e utilizzò il Palmo dell'Onda della Bestia per colpire Yusu, il quale tentò di proteggersi avvolgendosi nella sabbia ferrifera, si scostò di qualche metro e poi si ritrovò una veloce Rebecca alla sua destra che componeva degli strani sigilli. Almeno Yusu nella sua memoria non trovava alcun riscontro.
    Improvvisamente, si ritrovò dentro un pozzo profondo, la cui luce sembrava ben lontana. Era palesemente un Genjutsu di Rebecca. In questo pozzo vi erano delle mattonelle con su scritti dei nomi. Sembravano essere i nomi di coloro a cui Yusu aveva portato via la cosa più cara: la vita. Nonostante il dolore psicologico evidente, Yusu sembrò non risentire troppo di quello scenario.

    Yusu: Un buon tentativo. Scenografia impeccabile. Mi hai quasi fatto paura, davvero, c'è mancato poco... KAI!

    L'illusione fu spezzata, ma a quel punto Rebecca aveva già ottenuto ciò che voleva ed era pronta ad utilizzare il suo jutsu migliore, anche perché sapeva di non doversi trattenere.
    Proprio dopo aver composto i dovuti sigilli, qualcosa interruppe il processo. [...]

    [...] poco prima, mentre Rebecca si ribellava al suo aggressore, Eanor era deciso più che mai a combattere dopo un mese di inattività. Il suo avversario aveva l'aria di essere piuttosto minaccioso e anche potenzialmente insidioso.
    Eanor avrebbe fatto meglio a tenere gli occhi aperti, anche con i suoi Sharingan.

    Eanor: Devo ringraziarti..."Silva"...quella cintura del cazzo mi stava facendo impazzire..

    Se avesse acuito i sensi e avesse prestato più attenzione avrebbe capito che quello non era il momento delle frasi da spaccone e...

    Eanor: Ma purtroppo per voi, i miei occhi non sono sul mercato...e adesso levati di MEZZO!

    ...lanciare due Palle di Fuoco Supreme subito dopo quelle stesse frasi...

    Silva: Che delusione... Sei solo un ratto di sentina come tutti gli altri quindi... Non preoccuparti. Nessuno di noi due vuole i tuoi occhi fetenti.

    Subito dopo aver replicato al suo avversario, Silva trasformò istantaneamente il suo braccio da tenaglia a cannone!
    Mentre il jutsu Katon di Eanor viaggiava verso il cyborg sovrappeso, quest'ultimo aveva terminato di caricare la sua arma sembrava pronto a fare fuoco con un lampo di luce molto acceso.

    Silva: Questo... è FUOCO!!!

    Il cannone lanciò una sfera di energia bluastra, come se fosse una grande stella lucente ravvicinata. Quello era il chakra condensato dalle nanomacchine, in pratica ciò che scorreva dentro Silva e la sua stessa essenza erano concentrati in un colpo decisamente potente non influenzato dal chakra elementale.
    La sfera dissolse in piccoli puntini arancioni e brillanti l'intero attacco di Eanor. Poi avanzò nella stessa direzione, proprio quando Eanor voleva effettuare lo stesso jutsu di prima contro Yusu. Prima di agire, fu investito dalla sfera di energia e di conseguenza lui stesso impattò contro Yusu e Rebecca a seguire. In un trenino umano in cui potevano solo essere trascinati dalla forza della sfera che sarebbe esplosa al primo impatto con la prua.
    Verosimilmente fu Yusu a risolvere la situazione, almeno diminuendo i danni, perché utilizzò la sabbia ferrifera per cercare di spostarsi e in questo modo aveva permesso a Rebecca di aggrapparsi al suo manto di Satetsu, tenendo con l'altro braccio Eanor.
    La sfera esplose e quella tattica servì solo a non venirne investiti in pieno, ma l'onda d'urto scaraventò in acqua tutti e tre, lasciando Silva solo a galleggiare sulla porta della cantina, uno dei pochi pezzi rimasti dopo l'esplosione del suo colpo di cannone. La nave si era quasi disintegrata del tutto.
    Yusu uscì per primo dalla superficie acquatica e a seguire uscì anche Rebecca, insieme ad Eanor, ma in modo inaspettato, non uscirono dall'acqua fisicamente, ma da un varco dimensionale di colore violaceo che li condusse dalle profondità in cui stavano precipitando, fino alla superficie.
    Eanor e Rebecca avevano delle ustioni di secondo grado sulla parte sinistra del loro corpo, in più a causa di questo i loro occhi a sinistra non funzionavano bene per via delle bruciature. Purtroppo, oltre questo, Rebecca aveva una scheggia di legno considerevole conficcata nella spalla destra. In qualche modo doveva essere rimossa, ma il sangue che perdeva era veramente tanto.
    Non facilitava, soprattutto in quelle condizioni, trovarsi in equilibrio sul chakra per stare in piedi sull'acqua oceanica. La pressione era decisamente diversa da quella di camminare sulla superficie di un fiume o di un lago.
    Intanto, però, Yusu aveva anche qualcosa da ridire in proposito.
    Così, dopo essersi comodamente posizionato su una nuvola di Sabbia ferrifera, si spostò per colpire col suo pugno metallico la testa di Silva.

    Sei proprio un brutto coglione. Non solo hai colpito anche me con quel colpo del cazzo e il mantello posso buttarlo... MA HAI DISTRUTTO LA NAVE! CHE CAZZO FAI? QUESTO TI SEMBRA IN LINEA CON LE ISTRUZIONI? Ma perché cazzo ho portato te con me...

    Ehi, amico... Mi hai fatto male... Ma poi datti una calmata. Cosa c'importa della nave... Possiamo sfruttare la situazione a nostro vantaggio, no?

    COSA CAZZO STAI... Un momento... Sì. Certo. Incredibilmente hai ragione.


    Mentre quei due puntarono gli occhi sui loro avversari, decisamente più provati di loro, capirono che ora i giochi erano davvero iniziati.

    Puah... Fanculo... Vedi? Mi hai fatto prendere una trave in una spalla per salvarti il culo... Senti... Devi toglierlo tu...

    Subito dopo, Rebecca sputò del sangue e tentò con le sue mani di aiutare Eanor nell'impresa di rimuovere il suo ostacolo di legno.
    Intanto Yusu decise di scagliare contro i due una serie di proiettili di sabbia ferrifera, ognuno della grandezza di una biglia.
    Il dolore del tentativo di rimozione del legno conficcato, portò Rebecca a svenire proprio tra le braccia di Eanor, che oltre a difendersi, doveva anche mantenere la concentrazione e pensare alla guerriera d'Ishivar.
    Dopo la pioggia ferrifera, il prossimo attacco fu di Silva che trasformò il suo braccio in quello che sembrava una balestra e da essa scoccò due frecce contro l'Uchiha e compagna svenuta.



    La situazione è questa:
    - Eanor subisce 48 danni e ha ustioni sulla parte sinistra del corpo (-10 danni a turno per 4 turni), inoltre per questa ragione, il suo occhio sinistro è indebolito dalle bruciature attorno (-10 punti riuscita per 2 turni)
    - Rebecca è svenuta e perde sangue dalla ferita alla spalle, puoi seguire il suggerimento suo di rimuovere il pezzo di legno e tamponare la ferita, ma la considero un'azione extra che comunque calcolerò:
    1) Se ti riesce, Rebecca rimane svenuta solo per questo turno, ma potrà riprendersi al prossimo, nel frattempo perderà comunque 35 punti danno a turno per il sanguinamento e le ustioni, inoltre non può usare il braccio destro
    2) Se non riesci, Rebecca rimane svenuta e inoltre senza cure morirà tra 4 turni per la ferita.
    - Yusu subisce 89 danni
    - Devi anche difenderti e pensare a Rebecca
    - Sei sulla superficie oceanica (spendi -5 punti chakra a turno per mantenerti sopra di essa con la Concentrazione del Chakra)
    - Attorno a te ci sono i detriti della nave
     
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    ◊ Capitolo IV - RIMANI SVEGLIA!

    Scheda - Parlato - Pensato
    ??? - ??? - ???

    Silva, il cyborg più grasso e macilento, sembrava quasi infastidito dalla mia reazione, come se si aspettasse qualcosa di diverso da me, qualcosa di "più", ma in una situazione come quella il tenermi a distanza e mantenerla erano le mie priorità, non eccellevo nei combattimenti fisici, e per la facilità con cui mi aveva sollevato prima, 85kg senza battere ciglio, egli doveva essere molto forte nel corpo a corpo.

    «Che delusione... Sei solo un ratto di sentina come tutti gli altri quindi... Non preoccuparti. Nessuno di noi due vuole i tuoi occhi fetenti.»

    La sfera di fuoco, partorita dalla mia bocca, raggiunse Silva in pochi secondi, sovrastandolo in dimensione e suggerendo che la sua vista fosse ostruita dalla tecnica, dandomi la possibilità di voltarmi e scattare verso Yusu, piombandogli alle spalle a circa 10 metri, e proiettando un altro attacco a base di katon verso quest'ultimo.
    Questo era il piano in effetti, ma le cose non andarono affatto come previsto, dato che Silva, apparentemente scocciato dalla situazione, quasi deluso, trasformò quel suo braccio metallico in un vero e proprio cannone, attraverso un sistema di ingranaggi e modifica di alcune parti metalliche, che però non potei constatare con precisione visto che, dal mio punto di vista, la sfera di fuoco era ben più grande di lui, coprendolo totalmente.

    «Questo... è FUOCO!!!»


    BOOOOOOOM!


    D'un tratto, una luce abbagliante mi accecò completamente, costringendomi a chiudere gli occhi e a interrompere l'attacco contro l'altro Cyborg, facendomi voltare verso destra, esponendo il mio fianco sinistro al suo attacco.
    Un calore crescente avanzava dalla posizione di Silva verso di me, inconsciamente stesi le mani in avanti, per difendermi da qualsiasi cosa mi stesse arrivando addosso, visto che non potevo vederla...ma fu tutto vano.
    Una possente onda di energia caldissima mi colpì in volto, scaraventandomi in aria e facendomi perdere il contatto con il terreno sottostante; il rumore fù assordante, uno stridio metallico iniziale e poi un esplosione secca, come quella di un cannone navale.
    Impattai violentemente contro qualcosa di duro e metallico, sbattendo prima la spalla sinistra e poi la testa, cominciando a percepire il dolore che solo adesso subentrava, dopo lo shock luminoso.
    Mi sentii afferrare il braccio sinistro, mentre un rapido spostamento d'aria mi suggerì che ci stavamo muovendo molto rapidamente, anche se non potevo dire da dove o verso dove, visto che la mia vista stava a poco a poco tornando normale a causa del flash.
    In un attimo mi ritrovai in acqua, con un dolore forte all'occhio e al braccio, entrambi sinistri, mentre la piratessa, tenendomi ancora per il braccio, faceva il possibile per rimanere a galla.
    I suoi sforzi misti ad i miei però non furono sufficienti, e feriti com'eravamo, venimmo entrambi trascinati verso il fondo del mare, e mentre osservavo la luce del sole filtrare attraverso l'acqua cristallina, con il braccio della giovane adesso ben saldo al mio, pensai sinceramente che quella fosse la nostra fine.
    Per la mente mi passarono ricordi di ogni tipo, dalla mia gioventù in orfanotrofio, alla vita in accademia, per terminare poi con l'avvenimento che mi aveva condotto fino li...l'omicidio, seppur accidentale, del chunin di Kumo.

    «Se le cose fossero andate diversamente...forse adesso non sarei qui...dopo tutto...l'oceano non è un brutto posto per morire...»

    I pensieri si facevano più leggeri mentre l'aria nei miei polmoni cominciava a scarseggiare; strinsi il braccio della ragazza, mia involontaria compagna di battaglia, ormai quasi del tutto convinto che la fine fosse giunta...ma il destino aveva altri progetti per noi.
    A onor del vero non ricordo cosa accadde in quel preciso istante, forse a causa della demenza da azoto...ma come svegliandosi da un brutto sogno, mi ritrovai per incanto sul velo dell'acqua, in superficie, proprio accanto alla ragazza, alla nave mezza distrutta e a 15 metri dai due Cyborg.
    Sentii l'odore del legno che brucia, misto al sapore dell'acqua di mare in bocca e le vesti nere completamente fradice; la nave era per metà ormai distrutta, con alcune parti in fiamme e altre che si tenevano a galla per miracolo.
    Silva era rimasto in piedi su una porta che galleggiava per miracolo, mezza in fiamme e mezza fradicia. con ancora il braccio in modalità cannone, che adesso potei osservare con attenzione.
    Yusu riemerse pochi istanti dopo dal pelo dell'acqua, su di una nuvola fatta dello stesso materiale con cui aveva attaccato la ragazza poco prima, una polvere nera e lucida, quasi come fosse sabbia.

    «Sei proprio un brutto coglione. Non solo hai colpito anche me con quel colpo del cazzo e il mantello posso buttarlo... MA HAI DISTRUTTO LA NAVE! CHE CAZZO FAI? QUESTO TI SEMBRA IN LINEA CON LE ISTRUZIONI? Ma perché cazzo ho portato te con me...»

    Esordì l'esule di Suna sul suo compagno, che a quanto pare non sembrava nuovo a questo genere di improvvisazioni.
    Mi voltai per assicurarmi che la ragazza stesse bene quanto me, ma con mio disappunto, appena voltatomi, ricevetti uno sputo di sangue direttamente sul viso, segno che le cose stavano precipitando rapidamente per lei.
    Ella era tra le mie braccia, con la testa appoggiata alla mia spalla sinistra, ed il viso a poca distanza dal mio, con una scheggia di legno spezzato ad entrambe le estremità conficcato nella spalla destra, di almeno 25cm di lunghezza e 8 di spessore; la situazione era grave.

    «Cazzo...la spalla...»

    «Puah... Fanculo... Vedi? Mi hai fatto prendere una trave in una spalla per salvarti il culo... Senti... Devi toglierlo tu...»

    Era la sua la mano che mi aveva afferrato subito dopo l'esplosione, ella mi aveva davvero trascinato via da quell'inferno di luce e calore per salvarmi la vita?
    Che io ricordassi, nessuno, dal giorno della mia nascita fino a quel momento, si era prodigato tanto per me, mettendo addirittura a rischio la propria vita per salvare la mia, quella di un criminale.

    CITAZIONE
    «...Questo ragazzo è sotto la mia responsabilità. Lui non è un detenuto qualunque, ad oggi è ancora un ninja di Ame e dell'OSU e non permetterò...»

    Le parole dette poco prima dalla appena maggiorenne ragazzina dai capelli rossi mi rimbombarono nella mente come un martello su un incudine; ella aveva anteposto la mia vita alla sua, in una battaglia scaturita non per causa sua, solo per proteggere un suo commilitone, seppur un ninja non esemplare.
    La guardia con occhi diversi, gli occhi di qualcuno che sente di avere un debito di sangue verso qualcuno altro, un debito che deve essere ripagato.

    «...Grazie...ti devo la vita a quanto pare...»

    Esclamai sorridendo...non sorridevo da prima della mia incarcerazione.
    Afferrai saldamente la scheggia con la mano destra, ignorando completamente il dolore delle ustioni che mi coprivano la parte sinistra del viso e del petto; lei afferrò con la sua sinistra sopra la mia mano, ma quando feci per tirare, due fiotti di sangue fuoriuscirono dai bordi smussati della ferita, ed un altro sputo di sangue venne espulso dalla sua bocca, prima che essa chiudesse gli occhi e rilassasse i muscoli del collo, facendolo cadere verso sinistra, verso il pelo dell'acqua.
    Mi prese il panico, avevo tra le braccia quella ragazza, probabilmente morente, e nel vederla sanguinare per colpa mia, una straordinaria demenza eroica si impossessò di me.

    «HEY! RIMANI SVEGLIA! NON ADDORMENTARTI! NON LASCIARMI, RESISTI CAZZO!»

    Mi ritrovai a tirare saldamente ma con cautela quella legno infame, stando attento a non fare movimenti troppo bruschi per non lacerare ulteriormente l'interno della spalla...se la scheggia avesse disgraziatamente reciso la vena succlavia la ragazza sarebbe morta dissanguata in pochi minuti...non ero un medico...ma dovetti improvvisarmi tale.
    Qualora avessi avuto successo nell'estrazione, avrei tamponato immediatamente la ferita con un pezzo della mia veste, già penzolante e danneggiato dall'esplosione...mezza di acqua di mare...non la benda più sterile del mondo certo, ma dovevamo lavorare con quello che avevamo.
    Tamponando forte la spalla con la mano sinistra, mi voltai di scatto, sentendo un rumore simile ad un sibilo provenire dai due Cyborg, di cui mi ero dimenticato dell'esistenza per buoni 10 secondi, preso com'ero dal cercare in tutti i modi di salvare la vita della giovane shinobi.
    I miei occhi erano iniettati di sangue, un po per il sangue della ragazza sul viso, un po per l'odio che provavo in quel momento per quei due figli di puttana, che con una leggerezza invidiabile ci avevano costretti a leccarci le ferite come cani; i tomoe vorticavano rapidi su entrambi gli occhi, mentre quello sinistro faceva fatica a mantenere il fuoco sulla situazione, indebolito com'era dalle ustioni tutt'attorno ad esso, così come sul petto e sulla gamba sinistra.
    Photo of Milford Sound in New Zealand
    Yusu fù il primo a muoversi; dalla sua nuvola di polvere nera sollevò alcuni grumi della medesima, dandogli la forma di piccole sfere del diametro di circa 2cm, per poi spararle verso di noi rapidissime, alla stregua di un proiettile.
    Quasi in contemporanea, Silva aveva nuovamente modificato la sua arma principe, il braccio meccanico, per dargli la forma di una balestra meccanica, caricata con dardi incoccati automaticamente da una faretra interna al braccio, sparando poi due frecce verso di noi, inermi.
    Dentro di me, la paura di morire fu sovrastata dal desiderio di non lasciare morire lei, che in un momento di difficoltà aveva compiuto un gesto che, nei miei pensieri, solo una madre potrebbe compiere, e solo per il proprio figlio.
    Strinsi la benda sulla sua spalla il più possibile e digrignai i denti...gli occhi bruciavano, e non solo per le ustioni....la mia mano destra si mosse rapida alla mia spalla destra, dalla quale una ferita aperta faceva sgorgare una linea di sangue quasi perfettamente dritta, sulla pelle secca dalla salsedine di mare.
    Sporcai il mio palmo con quanto più sangue potessi, e staccai la sinistra dalla benda che tamponava la ferita; mi servivano entrambe le mani per quel procedimento.
    I sigilli corsero veloci, e mentre i proiettili si avvicinavano imperituri verso di noi, in linea retta...

    «RAAAAAASHOMOOOOON!»



    In un urlo sgraziato e carico di rabbia, rimpianto e forse anche commozione, sbattei il palmo sul velo d'acqua increspata dalle onde, con tutta la forza e la determinazione che avevo ancora in corpo, cercando di erigere la difesa per antonomasia.
    Qualora avessi avuto successo, sul pelo dell'acqua sotto al mio palmo sarebbe comparso un sigillo circolare, dal quale, irradiandosi verso l'esterno varie linee composte da simboli arcaici, avrei richiamato la più grande difesa di cui fossi a conoscenza, il mitologico Rashomon, uno dei cancelli dell'inferno.
    Un portone di acciaio raffigurante la bocca di uno dei tre giudici dell'inferno, dalle dimensioni titaniche per un portone, 40 metri di altezza e 20 di larghezza, per uno spessore di circa 8 metri, si sarebbe dovuto frapporre tra noi e loro, incassando tutti i colpi e rimanendo solido, immobile, come una falange di opliti che non si scompone davanti a nessun nemico.
    Riposi in quella tecnica tutto il mio desiderio di salvare la ragazza, forse addirittura a costo della mia stessa vita.
    tornai poi a stringere con forza la ferita della ragazza di cui ancora non conoscevo il nome, nella speranza che si risvegliasse, estratto il corpo esterno da dentro di lei.

    «Hey! Ragazzina...devi svegliarti...non possiamo rimanere qui...non posso farcela senza di te!....se quel teletrasporto esiste ancora è la nostra unica speranza di uscirne vivi, ma da solo non me ne vado...svegliati!»

    Non ero certo che le mie parole penetrassero il suo stato di incoscienza, ma la mia difesa, per quanto solida, non avrebbe retto in eterno, dovevamo andarcene.


    ◊ Resistenza 200-58 = 142
    ◊ Stamina 207-110= 97
    ◊ Equipaggiamento
    //
    ◊ Conoscenze e Maestrie
    - Tecniche e del Chakra [I° Livello]
    - Oratorie e Popolari [I° Livello]
    - Apprendista del Fuoco
    --------------------------------------------------- »
    Azioni
    ◊ Mantenimento Sharingan
    ◊ Rimozione scheggia e tamponamento.
    ◊ Tecnica del Richiamo: Rashoumon! [+25 chakra di sforzo extra]

     
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    Una situazione disperata. Per quel che potevano saperne, Rebecca ed Eanor erano stati attaccati disgraziatamente da due uomini di Fury pronti a fargli il culo. Il motivo? Sicuramente legato al prigioniero Uchiha, ma non era ben chiaro.
    L'accanimento nei loro confronti sembrava spaventoso, ma più controllato dell'attacco infuriato di Silva.
    Grazie all'intervento di Eanor, la scheggia che trapassava la spalla di Rebecca fu rimossa. Il sangue sgorgava copioso, ma parte della maglia di Eanor servì a tamponare un po' la ferita. Rallentando la perdita di sangue, la ragazza poté riprendersi, ma lo fece quando oramai il prigioniero era riuscito a difenderla da solo, ma non senza perdite.

    Eanor: RAAAAAASHOMOOOOON!

    Le porte dell'inferno sbucarono dalla superficie oceanica come un mostro marino, tuttavia Eanor era decisamente troppo lento per Yusu e una raffica di sfere di ferro colpì il braccio con cui l'Uchiha aveva deciso di dare il via all'evocazione della sua difesa. Fu come essere colpito da una mitragliatrice con un calibro elevato di proiettili.
    Ciò che apparve negli occhi di Rebecca, fu un Eanor che stringeva i denti, ma che aveva perso il suo braccio destro. Al suo posto il vuoto e sangue che gocciolava dalla spaccatura all'altezza del gomito. Il Rashoumon comunque riuscì a difendere totalmente Rebecca da ogni attacco e inoltre, riuscì a resistere al resto degli attacchi.
    La porta infernale avrebbe poi iniziato a sprofondare, piena di tagli e spaccature dovute alle schegge di ferro e alle due portentose frecce di Silva.
    I due cyborg, dinnanzi alle azioni di Eanor, restarono leggermente interdetti.

    Mi sbagliavo su di lui. E' palese che sia rincoglionito e irascibile, ma quando bisogna stringere i denti... Ci sa fare...

    Ha protetto e assistito quella ragazza, nonostante lei le stesse portando al patibolo e nel farlo ha perso molto di sé stesso.


    Abbiamo forse... esagerato?

    No. Doveva andare così, lui non sarà più lo stesso.

    Il mukenin cyborg di nome Yusu, detto Morte Nera, creò un'altra nuvola di sabbia ferrifera per tenerci sospeso il suo compagno e poi ne creò un'altra più grande per sollevare Rebecca ed Eanor dalla superficie acquatica. Non si erano accorti infatti, che con tutto quel sangue, in quel punto si erano concentrati una decina di squali feroci.
    Rebecca, tuttavia, di nuovo lucida, si mise seduta tenendosi il braccio ferito e strappò una parte del suo abito arancione per avvolgerlo attorno al braccio staccato di Eanor. In quel momento, riuscì a vedere sotto il ciuffo di capelli dell'Uchiha e vide che l'occhio destro era del prigioniero era stato vittima di quella tempesta di colpi insieme al braccio. Il risultato era che l'occhio e lo Sharingan destro del ninja di Ame furono perduti, al suo posto avrebbe avuto un taglio profondo dalla palpebra alla guancia.
    Rebecca rimase malissimo per l'esito di quelle azioni, ma era grata al ninja per ciò che aveva fatto. Poi si rivolse incazzata verso Yusu.

    CREDI CHE CON QUESTO GESTO SIAMO A POSTO? GUARDA COME L'HAI RIDOTTO???

    In un secondo, riuscì a completare la tecnica che stava per utilizzare prima che Silva distruggesse la nave.

    Il mio Genjutsu di prima è sola la prima fase della mia tecnica...

    Attorno a Yusu iniziò a formarsi un chakra oscuro, come se venisse fuori una nuova ombra umanoide.

    Che cazzo succede!?

    Arte Sciamanica: Incubus... Prima entro nella parte più profonda della tua mente, dove giace il peggiore dei tuoi incubi... Scatenato dalla tua paura e dal tuo senso di colpa... Grazie a quell'illusione posso replicare quell'incubo e renderlo reale per te... Avrà la forza del tuo terrore e la forza del tuo senso di colpa... LUI E' IL TUO INCUBUS!


    Dal corpo di Yusu venne fuori un'ombra umanoide raccapricciante, proprio schierata in modo palesemente opprimente davanti a lui.

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    Incubus era un delle tecniche sciamaniche legate all'arte illusoria. L'arte sciamanica di Andras era stata tramandata ai suoi figli, ognuno con la loro specializzazione. La specialità di Rebecca era usare le stesse paure dei suoi avversari contro loro stessi. L'Incubus avrebbe avuto solo un obiettivo, abbattere il suo creatore, divorarlo.
    L'umanoide era comunque gestito dal chakra di Rebecca e poteva attaccare fisicamente, tuttavia i suoi colpi non facevano solo male sul corpo, ma anche al chakra dell'obiettivo.
    Yusu, per la prima volta, dopo tanto tempo, era spaventato da qualcosa.
    Quel mostro cercò subito di colpirlo con un pugno in faccia che riuscì in pieno scaraventando il cyborg contro l'acqua. Non lasciandolo in pace, l'Incubus seguì nelle profondità la sua preda e nell'impatto distrusse in mille pezzi il banco di squali che si era avvicinato attirato dallo scontro. Il sangue impregnò l'acqua e Yusu ebbe un'idea reale di cosa fosse capace il suo aguzzino.
    Si riprese dal colpo e stabilizzandosi, cercò di colpire l'Incubus con un Upper cut eseguito col suo gigantesco braccio sinistro. Così facendo se ne liberò e poté uscire dall'acqua senza intoppi.
    L'Incubus riapparve alle sue spalle e tentò di mordergli la giugulare. Yusu però richiamò a sé tutto il suo chakra magnetico e attirò a sé Silva in velocità, che capì al volo la tattica. Approfittando dello slancio magico, il grosso cyborg pirata arrivò con il suo braccio metallico carico del cannone di chakra e sparò il raggio in faccia all'Incubus dissolvendolo in mille pezzettini di polvere.
    Tuttavia, prima di andarsene, aveva sfondato il torace di Yusu da parte a parte, lasciandolo inerme sulla sua nuvola di sabbia ferrifera. Essendo un cyborg poteva resistere ad un buco nel petto, ma comunque i danni erano ingenti e la sua forza non poteva essere al massimo.

    Tu-tutto ok, Yusu?

    Va tutto bene, anzi benissimo... Non c'è nulla di cui preoccuparsi. La ragazza ha fatto il suo dovere e per poco non ci lasciavo le penne definitivamente. C'è un problema adesso. Il Rashoumon che questo tizio ha evocato, è stato avvistato. Il radar mi segnala navi veloci in avvicinamento.

    Abbiamo fatto troppo casino forse...

    Yusu svanì alla vista di Rebecca e fu addosso ad Eanor e lei in un secondo. Con una delle suo enormi dita meccanica, diede un colpetto alla bocca dello stomaco alla ragazza, la quale, già provata dalle ferite precedenti e dall'uso della sua tecnica, svenne nuovamente, ma stavolta non sarebbe stato rapido riprendersi.
    Poi afferrò Eanor per la maglia sudicia di sudore e sangue e lo alzò fino alla sua enorme altezza di 2 metri e mezzo, lo portò faccia a faccia.

    <b>Tu comprenderai perché questo era necessario. Ora ti sentirai perso, sconfitto, deluso e soprattutto senza un pugno di mosche in mano. Il tuo potere era ancora così giovane, eppure ora si ritrova dimezzato.
    Ma... Eanor... Tu sei stato un bastardo e anche un arrogante egoista nella tua vita...


    WSOnwcM



    ...che ti aspettavi potesse capitarti se non cose come questa! Ed è proprio per questo che ti dico una cosa: noi non lavoriamo per Fury. Siamo Cyborg indipendenti, fedeli a noi stessi e a questo mondo molto più dell'OSU. Ti offro di prendere il tuo dolore in mano e seguirci se vorrai. Ti spiegheremo che intenzioni abbiamo nella strada verso "casa", altrimenti ti lascio qui. Sono sicuro che gli shinobi non ti tratteranno male ulteriormente. Pensa solo che hai l'opportunità di riscattare la tua vita.

    Yusu lo lasciò andare e lo poggiò sulla superficie acquatica su cui, ancora a fatica, si teneva in piedi il prigioniero Uchiha.

    Esiste punizione peggiore per te, di quello che hai subito? Non credo. Era necessaria? Probabilmente. Cazzo vuoi fare adesso?


    So...

    La situazione è questa:
    - Eanor ha perso occhio e braccio destro (-10 punti Forza Fisica, -10 punti Agilità permanenti)
    - Ti sono rimasti 24 punti Resistenza, perdi 15 danni a turno, perciò sverrai comunque tra un turno
    - Le navi OSU stanno arrivando, decidi cosa fare nel tuo prossimo post e risponderò di conseguenza


    Edited by F u r y - 23/6/2021, 21:58
     
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    ◊ Capitolo V - Ricordo che fù un attimo

    Scheda - Parlato - Pensato
    ??? - ??? - ???

    Ci sono alcuni momenti, nel corso della vita, in cui è opportuno fermarsi a riflettere sulle scelte fatte, su dove esse ci abbiano portato, e su dove, continuando sul medesimo binario in cui si viaggia, arriveremo alla fine del percorso.
    Le scelte fatte che mi condussero su quella nave erano state un mix di desiderio di rivalsa, misto ad una volontà di auto affermarmi come shinobi della pioggia, non come mero individuo, ma come primus inter pares.
    Tutto il dolore provato fino a quel giorno...tutte le sofferenze patite in orfanotrofio, il dolore per lo scherno di essere il più vecchio della classe in accademia, la mancanza di due figure familiari che mi indicassero la retta via da seguire quando essa diventava poco visibile...tutto si condensò in quei pochi istanti di estrema sopravvivenza e sofferenza, nei quali la mia vita cambiò radicalmente il suo percorso, finendo su un binario che francamente non avevo nemmeno mai considerato.
    Riguardando ad oggi, col senno di poi, quel giorno è stato indubbiamente il giorno in cui la mia vita cambiò radicalmente, fù il giorno della mia morte, ma anche il giorno della mia resurrezione, fù il giorno in cui rinacqui come un essere diverso, nella carne e nello spirito.


    ...



    Ricordo che fù un attimo, o forse anche meno...in un istante, il mio tesoro più prezioso, lo Sharingan ereditato da un membro della mia famiglia, mi fù strappato via dal viso con una violenza tale da tranciarmi via l'occhio di netto, tagliandolo in due e lasciando un solco verticale sul mio viso, che andava dalla palpebra destra fino alla guancia sottostante.
    Ricordo che fù un attimo, o forse anche meno...il braccio destro mi fù completamente strappato via assieme all'occhio, prima perforato in vari punti, per poi essere dilaniato e staccato dal corpo, lasciando un solco vuoto dove prima c'era un arto.
    Il dolore in quell'istante fù atroce, talmente tanto atroce che scoppiai a piangere come un forsennato, dall'unico occhio che ormai mi era rimasto.
    Portai la mia mano sinistra al mio occhio, non volevo credere a quello che già temevo, ma alla realtà non si scampava.
    La mano toccò una cavità nera e vuota, solo l'occhio sinistro mi permetteva ancora di vedere abbastanza bene; oltre al dolore lancinante che già provavo, toccare quella grotta vuota e gelatinosa, odorante di sangue e acqua di mare mi causò un urto allo stomaco, che si tramutò in un vero e proprio vomito pochi secondi dopo.
    Vomitai in acqua quel poco cibo, acqua e sangue che avevo nello stomaco dalla colazione al Purgatorio prima di partire, finendo per scoppiare poi in un urlo fragoroso, mentre con la mano sinistra mi spostavo dall'occhio al braccio.
    Per miracolo riuscii a mantenere il controllo del chakra necessario per mantenermi a galla, mentre la vista nell'occhio sinistro cominciava anch'essa ad abbandonarmi.

    «Sento...freddo...»

    Esclamai alla ragazza, senza nemmeno ascoltare la risposta.
    Ero in un limbo di dolore e assuefazione, il sangue che avevo perso mi aveva tolto la sensibilità a gli arti inferiori, le gambe sembravano di cemento...ed il freddo che provavo si faceva sempre più intenso.
    Il desiderio di vomitare tornò, ma dopo il conato non uscì nulla; il mio stomaco era del tutto vuoto.

    «CREDI....GESTO SIAMO A POSTO?...DOTTO???»

    Il mio udito andava e veniva, mentre lottavo con me stesso per non perdere i sensi.
    Lo sharingan residuo si disattivò quasi immediatamente, non avevo più chakra, non avevo più forza, non avevo più niente.

    «Il mio tesoro più prezioso...perso...»

    Percepii la ragazza che combatteva, forse una specie di nube oscura che si muoveva, combattendo contro Yusu, ma niente era chiaro, i suoni erano ovattati, la vista sfuocata...alternavo istanti di coscienza ad istanti di quasi dormiveglia, non distinguevo più i suoni chiaramente...avevo perso troppo sangue, e continuava a sgorgare dal braccio più che dall'occhio, inondando il mare di rosso cremisi.
    Il freddo diventava sempre più intenso, e le forze che man mano mi stavano abbandonando mi fecero perdere la cognizione del tempo per buoni 20 secondi, nei quali lottai per cercare di rimettermi in piedi, ma quando ci fui riuscito, vidi Yusu addosso a noi, con un grosso foro nel petto...chi glielo aveva causato? Forse lei?
    Vidi la ragazza sfiancata, mentre Yusu la colpiva dritta alla bocca dello stomaco, mandandola definitivamente al tappeto, forse morta.
    Egli passò poi a me, afferrandomi per le fradice vesti intrise di sangue, vomito, bile e acqua di mare, sollevandomi da terra w portandomi al di sopra del suo volto, fissandomi con occhi che tradivano un certo dolore.


    «Finiscimi...cough»

    «Tu comprenderai perché questo era necessario. Ora ti sentirai perso, sconfitto, deluso e soprattutto senza un pugno di mosche in mano. Il tuo potere era ancora così giovane, eppure ora si ritrova dimezzato.
    Ma... Eanor... Tu sei stato un bastardo e anche un arrogante egoista nella tua vita...che ti aspettavi potesse capitarti se non cose come questa! Ed è proprio per questo che ti dico una cosa: noi non lavoriamo per Fury.»


    Le parole di Yusu penetrarono la mia mente come uno dei suoi proiettili aveva fatto con il mio occhio, perchè non finirmi?
    Il mio corpo era distrutto, eppure mi attaccavo alla vita che mi restava, con le unghie e con i denti, nella speranza di qualcosa che nemmeno io sapevo.

    «Come posso comprenderlo...cough...chi sei tu...cough cough...e cosa vuoi da me? Non ti ho mai fatto niente!»

    «Siamo Cyborg indipendenti, fedeli a noi stessi e a questo mondo molto più dell'OSU. Ti offro di prendere il tuo dolore in mano e seguirci se vorrai. Ti spiegheremo che intenzioni abbiamo nella strada verso "casa", altrimenti ti lascio qui. Sono sicuro che gli shinobi non ti tratteranno male ulteriormente. Pensa solo che hai l'opportunità di riscattare la tua vita.
    Esiste punizione peggiore per te, di quello che hai subito? Non credo. Era necessaria? Probabilmente. Cazzo vuoi fare adesso?»


    Se fossi tornato a casa, li mi avrebbe aspettato solo una vita da infermo, non da shinobi, non da guerriero...ma da infermo, da handicappato che passa le giornate alla finestra ad osservare il mondo che va avanti senza di lui...la vita da civile non riuscivo a immaginarmela.
    Chi manderebbe mai in missione un ceco e uno storpio? Non c'erano protesi che potessero ripagare il mio braccio originale, o occhi di vetro che potessero competere con il dono che avevo perduto per sempre.

    «Laggiù non mi rimane più nulla...e se esiste una punizione più grande, è quella di rimanere infermo a vita...andiamo..»

    Sfruttai tutte le forze rimanenti per concludere quella frase senza sputare altro sangue, per poi sentire i sensi abbandonarmi, ed il freddo subentrare a tutto il resto, chiudendo i miei occhi e lasciandomi in balia del mio carnefice.


    L'evento mi è piaciuto molto, se posso darti io l'exp, prendi pure il massimo del tuo grado.



    ◊ Resistenza 24
    ◊ Stamina 127
    ◊ Equipaggiamento
    //
    ◊ Conoscenze e Maestrie
    - Tecniche e del Chakra [I° Livello]
    - Oratorie e Popolari [I° Livello]
    - Apprendista del Fuoco
    --------------------------------------------------- »
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    Eanor: Laggiù non mi rimane più nulla...e se esiste una punizione più grande, è quella di rimanere infermo a vita...andiamo..

    Yusu: E' stata un'ottima decisione, ora puoi riposare... Il tragit.. sar... lun...go....

    Eanor poco alla volta scivolava nell'oscurità del sonno. Le sue forze venivano meno. Probabilmente non ne era conscio, ma stava barcollando tra la vita e la morte. La voce dei due cyborg non la sentiva più e ogni tanto poteva udire il rumore del mare.
    In quello stato sospeso nel nulla, Eanor avrebbe visto qualcosa nei suoi sogni, ricordi della sua carriera da ninja, non propri i più felici probabilmente.
    L'esame Chunin...
    CITAZIONE

    Esaminatore di Konoha: Eanor, hai mai pensato a cosa alludesse una bandiera da difendere o da rubare? Io "ero" quella bandiera, ma sarei benissimo potuto essere un tuo compagno rapito e privo di sensi. Dimmi, ti piace dare fuoco ai tuoi compagni? E se invece fossi stata la bella figlia di un daimyo? Pensi che a un nobile piaccia affidare una missione di recupero a dei ninja ed essere ripagato con un cadavere abbrustolito? Ma se anche fossi stato un nemico, se fossi stato in possesso dei codici di decriptazione dell'intelligence nemica? Sapresti interrogare un morto?


    Il suo incontro con Okami...
    CITAZIONE

    Okami: Ognuno di voi ha fatto qualcosa che agli esaminatori non è di certo piaciuta. Non vi nascondo che leggendo il rapporto delle prove, anch'io avrei deciso allo stesso modo, magari con qualche leggera modifica.
    Tuttavia, io credo che abbiate avuto le vostre ragioni per agire in quella maniera e sono qui per farvi capire che essere Chunin o Sergente, nel caso di Sabito, non significa solo avere un titolo diverso.


    Eanor: A quanto pare non siamo così diversi...prima sistemiamo questa faccenda, e poi dovrai rispondere a qualche domanda per me

    Okami: Eanor. Ti dirò la verità. I tuoi compagni oggi hanno dimostrato tutti che sono pronti ad essere Chunin. Certo dovranno maturare, come tutti, ma hanno le carte in regola. Tu, invece, hai cooperato ben poco e posso assicurarti che se ci avessi messo lo stesso loro impegno, questa sfida sarebbe finita prima.
    Non so quale sia la tua storia, cosa hai passato e che vita conduci, ma posso risponderti solo che tu appartieni, come me, ad una stirpe di uomini che hanno avuto lo stesso tuo atteggiamento in determinate situazioni. Tu sei un Uchiha e da Uchiha io stesso voglio metterti davanti a una di quelle situazioni di cui parlavo prima...


    Eanor: ...sono cresciuto in un orfanotrofio Okami, ad Ame...quello non è un bel posto se sei un bambino con un aspettativa di vita di 20, forse 23 anni, dipende quanto rapidamente sprofondi nel turbine delle droga e del crimine organizzato. Ho fatto di tutto per scoprire le origini del mio passato, ma tutto portava ad un vicolo cieco.....ea quando questo potere si è svegliato nei miei occhi, ho compreso che doveva essere qualcosa di davvero speciale.....quindi pare davvero che io sia un Uchiha...lo siamo entrambi....dovrei quindi considerarti un parente forse?

    Okami: Combatti con me. Da solo. Non userò alcun jutsu e nemmeno questa singolare coda.
    Sembri essere molto sicuro delle tue abilità, perciò mi dimostrerai che non hai bisogno del supporto di terzi per superare questo ostacolo, ma hai la possibilità di scegliere se combattere oppure no.


    Eanor: Per tutta la vita ho combattuto da solo, in orfanotrofio e anche una volta uscito...l'accademia non è stata una passeggiata sociale per me, avevo pochi amici, e quei pochi che avevo non li frequentavo mai al di fuori delle mura scolastiche, ma niente di tutto ciò mi ha mai intristito....ho tratto la forza necessaria dal mio passato per affrontare il mio futuro al meglio, nella disperata ricerca di trovare le mie radici, ovunque esse fossero, e da chiunque mi conducessero...e pare che alla fine mi abbiano condotto qui.


    Già, l'aveva condotto fino a quel punto, ma poi dove si spinse?

    CITAZIONE

    Suimaru: Questa non è più una faccenda tra villaggi, ormai è diventata personale a questo punto e io non intendo tirarmi indietro. Ma lo farò senza ucciderti, come si addice ad uno scontro onorevole, e non come farebbe un bastardo. ORA TOGLITI QUEL CAZZO DI COPRIFRONTE E COMBATTI! TIRAMI TUTTO QUELLO CHE VUOI.

    Eanor: Parole forti Suimaru Akame, ma per me non è affatto personale invece, se fosse capitato qualcun altro al posto tuo non mi sarebbe cambiato niente, ma mi sorprende che tu la prenda così sul personale, fossi stato un mukenin saresti già morto probabilmente..

    Suimaru: Uno shinobi nasce per proteggere il suo villaggio ma anche per proteggere chi gli sta attorno, non siamo solo macchine di morte. E tu dovresti saperlo dopo la prova che abbiamo intrapreso con i nostri compagni. Forse è proprio per questo che Okami ti ha escluso... ma lui non ha perso le speranze in te. Riesci a capirlo? Tu puoi ancora diventare un chunin ma così chiuso in te stesso potrai solo diventare un criminale.

    Eanor: Oh Wow, che parole risolute per un neo-chunin...se vogliamo dirla tutta, tu sei diventato un chunin perchè IO ho voluto così, rifiutandomi di combattere con Okami, ma tu e gli altri non potevate saperlo..

    Suimaru: Vedi di finirmi in fretta, perché se mi riprendo son guai, non voglio morire contro un avversario che se ne sta lì come uno stoccafisso mentre guarda morire il suo avversario, AVANTI!

    Sei o no un ninja? Finiscimi come quel giorno in cui ci siamo incontrati. Hai paura di farlo? Che c'è, hai capito che i miei occhi erano meglio dei tuoi?


    Yuichi: Tu ora, testa di cazzo, vieni con me. Ti porto immediatamente dall'Amekage e se non c'è me ne sbatto il cazzo e ti porto direttamente in cella io.

    Tu...chi cazzo sei? hai idea di quello che hai fatto? Siamo in una situazione di merda, coi villaggi che cercano la pace, una miriade di minacce da ogni parte del mondo... e ti prendi il lusso di lasciarti trascinare dal momento? Capisco perché non sei diventato un Chuunin. Hai la mia età e sei un Genin reietto, odiato da tutta Ame e da tutta Kumo. Fosse per me ti manderei in pasto alla famiglia di Sumairu, figlio di puttana.


    E poi gli vennero in mente le ultime parole brusche, dirette ed estremamente sincere, che gli rivolse Yusu prima di perdere i sensi.

    CITAZIONE

    Yusu: Ma... Eanor... Tu sei stato un bastardo e anche un arrogante egoista nella tua vita...
    ...che ti aspettavi potesse capitarti se non cose come questa!


    L'incubò finì con un'immagine dominante su uno sfondo nero, un flash inquietante, ma anche misterioso.
    CITAZIONE

    MRJsDCR


    Di difficile interpretazione per l'Uchiha. Quell'essere mastodontico con migliaia di occhi sembrava qualcosa che andava aldilà di un mostro. La sensazione che avrebbe provato sarebbe stata di impotenza, una sensazione di perdizione ancora peggiore del terrore: la consapevolezza di essere insignificanti.
    Quando si svegliò era completamente sudato e aveva il torace e la spalla, quella dove mancava il braccio, completamente fasciati con delle garze pulite. Se si fosse alzato e guardato nello specchio di fronte al letto su cui giaceva, avrebbe visto le bende, ma anche un'altra all'altezza dell'occhio perso nello scontro.
    Inoltre il braccio mancante, sembrava non essere più così tanto mancante. Al suo posto ve ne era uno meccanico, sembrava su misura e se Eanor avesse provato a dare l'impulso di muoverlo, avrebbe avuto successo. Certo, non era all'avanguardia come le protesi dell'OSU e non scorreva chakra in esso, ma colmava egregiamente il vuoto fisico del braccio. Si sarebbe dovuto abituare, ma poteva fare ogni cosa come se non avesse avuto nessun incidente.
    Fu nel momento in cui si rese conto di essere ancora vivo e di non sentire più il dolore e la fatica che aveva provato durante lo scontro, che apparve proprio colui che lo aveva privato delle sue parti fisiche.
    Immediatamente ad Eanor saltò all'occhio che Yusu aveva qualcosa di diverso: non c'era più il suo mastodontico braccio meccanico.

    Yusu: Ben svegliato. Ti sei fatto un bel sonnellino leggero, eh? Hai dormito... ehm... Oggi sarebbe una settimana. Ce ne hai messo di tempo per resuscitare.

    L'uomo dal potere del magnetismo, si appoggiò al muro opposto a quello del letto.

    Yusu: Prima di iniziare con le domande, avrei qualcosa da dire.

    Yusu scostò il suo mantello e mostrò ad Eanor che non aveva visto male, il suo braccio gigante non c'era più.

    Yusu: Quello che ti ho fatto non ha scuse, anche se ho ritenuto fosse necessario. Ero e sono considerato un Mukenin da Suna perché ho fatto molti errori e molte cose brutte tempo fa. Da anni sono cambiato e anche se i miei metodi e il mio carattere sono una merda, sono un uomo che riconosce quando sbaglia. Proprio per questo, per quello che ti ho fatto, mi sembrava il minimo farti un piccolo regalo.

    Indicò la protesi in metallo di Eanor con l'unica mano che gli era rimasta.

    Yusu: Non posso cancellare ciò che è successo e nemmeno voglio farlo in realtà. So che se ritornassi indietro farei le stesse scelte, forse meno a cazzo, ma posso rimediare in un certo senso. Il braccio meccanico è stato ricreato su misura per te partendo dal mio. Ho rinunciato. Tu mi hai seguito fin qui, nonostante il dolore che ti ho causato. Il minimo che io possa fare è tenere fede ad un voto mio personale: usa il mio braccio e vivi ad ogni costo, Eanor.

    Yusu abbassò poi lo sguardo e si voltò dando le spalle al ragazzo.

    Yusu: Se te la senti, vorrei mostrarti il luogo in cui ti ho portato. Seguimi.

    Così iniziò la gita di Eanor nel fantastico luogo in cui lo avevano condotto Silva e Yusu. Non appena fu fuori dalla porta, quello che gli si parò davanti aveva dell'incredibile.

    XHoMiTh



    Era un piccolo villaggio sotterraneo. Non più grande di un quartiere di Konoha o di Ame, secondo la prospettiva di Eanor. Vi erano due-tre ponti che collegavano più livelli. Poche abitazioni distribuite nei cunicoli delle grotte, ma vi erano della luci colorate che erano collegate con dei fili che andavano da una parete all'altra di quella cupola sotto terra.
    In più la luce della luna o del sole, passavano anche attraverso dei buchi sul tetto di quelle grotta. Verso est vi era un lungo corridoio da cui si intravedeva la luce solare: segno evidente che vi era un'uscita agevole da lì.

    Assurdo, no? Pensare che tanti anni fa non c'era nulla di tutto questo. A te sembrerà un centro insignificante, ma per arrivare ad avere questi ponti sospesi, queste costruzioni nella roccia e anche questi abitanti, abbiamo dovuto sacrificare molto. E pensa che io e Silva nemmeno c'eravamo dall'inizio. Come te, siamo stranieri che poi sono stati accolti come membri della comunità.
    Ti presento ufficialmente Kamigakure no Sato. Il Villaggio nascosto degli Dèi.


    I due fecero un giro per il centro abitato. Eanor avrebbe visto bambini giocare tra di loro rincorrendosi per le strette vie. Alcuni di loro avevano capelli rossi, altri neri, altri bianchi. Alcuni avevano gli occhi degli Hyuga, altri no e questo sicuramente era un fattore interessante. Uno di loro si fermò davanti ad Eanor e sorridendo gli diede una piccola focaccia. Attendendo che Eanor accettasse il suo dono, guardò nel suo occhio e come in una risonanza, si attivò lo Sharingan dell'Uchiha...
    E contemporaneamente anche il bambino mostrò di possedere il suo in entrambi gli occhi. Erano ancora a livello di una tomoe, ma era indubbiamente il Doujutsu che era entrato a gamba tesa nella vita di Eanor improvvisamente.
    Yusu guardò la scena e sorrise beffardo, poi passarono avanti nel loro tour dopo che gli Sharingan dei due si disattivarono contemporaneamente e il bambino continuava a fissare meravigliato Eanor.
    Le case bastavano per una famiglia intera.
    L'altra cosa che saltava subito all'occhio camminando per le vie di quel luogo fuori dal tempo, era che non c'erano molti uomini, anzi a dire il vero Eanor ne avrebbe intravisti giusto una decina, il resto degli abitanti erano donne e bambini e anziane. Vecchi maschi non erano assolutamente presenti.

    Kamigakure è stata creata nel sottosuolo del Paese della Luna. Prima vi era anche un villaggio di ninja indipendenti qui. Ma una trentina di anni fa vi fu uno scontro mortale. Un vecchio criminale ed ex-Raikage, di nome Juan, combatté all'ultimo sangue contro Viraru Hoozuki e Mukuro Hajime, i due, oramai defunti, Sannin della Nebbia e Mizukage.
    Lo scontro fu assurdo e alla fine Juan giocò la carta di una devastante bomba che all'esplosione distrusse lui e tutto ciò che era ancora vivo sulla superficie di quest'isola.
    Quello che nessuno dei tre combattenti sapeva è che sotto terra, nelle grotte, vivevano degli uomini, in realtà i primi che avessero messo piede nell'isola particolare.
    C'è una ragione se questo Paese sembra a forma di mezza luna e ha questo nome: i primi abitanti erano Ootsutsuki, progenitori della razza shinobi e in particolare diretti antenati del Clan Uchiha, Senju e Hyuga più di tutti gli altri.
    Ecco la tua risposta sul perché quel bambino di prima aveva i tuoi stessi occhi Sharingan. Qui ce ne sono alcuni che posseggono abilità così. Risvegli del loro geni da Ootsutsuki


    Fu in quel momento che mentre camminavano, Yusu si soffermò davanti ad un edificio che aveva delle torce conficcate sulla parete, queste bruciavano un fioco violaceo particolare. Sopra il cornicione della porta d'ingresso vi era un insegna, un simbolo...

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    Da qui in poi si entra nella casa del Padre della Luna. Sarebbe un po' come il vostro titolo di Kage. Il Padre della Luna ha sempre guidato questi esuli, sopravvissuti a molte atrocità nella loro storia. Per questo nessuno dei ninja e non conosce questo luogo, tu sei il primo, dopo me, Silva e altri due tizi che ti farò conoscere, che varca questa soglia provenendo dal Continente Occidentale. Se entrerai, non potrai più ritornare alla vita prima. Dopo che parlerai con il Padre della Luna dovrai scegliere: vuoi essere uno di noi, oppure no?


    Edited by F u r y - 26/6/2021, 12:22
     
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    ◊ Capitolo VI - Phantom Pain

    Scheda - Parlato - Pensato
    Kamigakure - ??? - ???

    Photo of Milford Sound in New Zealand
    In quelle ultime parole avevo riposto tutte le forze residue che avevo in corpo, finito di pronunciarle, potei solo percepire una vaga risposta di Yusu, che si perse nei meandri della mia mente nel momento in cui persi i sensi, rilassando tutti i muscoli e abbandonandomi al silenzio.


    «E' stata un'ottima decisione, ora puoi riposare... Il tragit.. sar... lun...go....»

    Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare?
    Nella mia mente, scene di eventi passati cominciarono a susseguirsi senza sosta nè soluzione di continuità, passando da un evento cardine all'altro, facendomi rivivere in prima persona tutti i momenti critici del mio passato, ma con un realismo tale che non potrei essere certo trattarsi di sogni, ma quasi di visioni.
    La mia vita all'orfanotrofio, scandita da piccoli e grandi eventi che, in un modo o nell'altro, avevano segnato la mia infanzia in modo irrimediabile, passando poi all'esame di selezione dei chunin, dove le parole del chunin al termine dell'esame mi avevano colpito tanto profondamente, da farmi provare un odio ed una vergogna tale da risvegliare il mio sharingan sopito.
    Che io ricordi, quello è stato il primo, vero momento, in cui ho percepito che qualcosa nella mia vita stava cambiando; il risveglio dello sharingan mi donò la forza necessaria per credere che oltre quelle mura di cemento e pioggia ci fosse qualcos'altro, qualcosa per la quale valesse la pena combattere.
    Sognai di Okami, l'unico altro essere umano a questo mondo che potesse comprendere il mio dolore e la mia voglia di rivalsa, dotato anch'egli dei miei stessi occhi, ma il cui sguardo era profondamente diverso dal mio...uno sguardo calmo, pacifico, per niente assetato di gloria.
    Lo scontro con lui riconfermò le parole dell'esaminatore durante le prove chunin, ma mi diede anche la possibilità di comprendere come io non fossi solo al mondo, l'ultimo di una stirpe di guerrieri discesi direttamente dagli dei; avevo trovato la forza di spingermi fino a quel punto, combattere con un mio "fratello", e seppur uscendone sconfitto, avevo reso i miei occhi uguali ai suoi, rendendoci simili, ma affatto uguali.
    Per ultimo, sognai Suimaru Akame, il chunin di Kumo mio ex compagno di squadra, bruciare e strillare in mezzo alle fiamme, fiamme che io stesso avevo scatenato, furioso per un desiderio di rivalsa nei suoi confronti, che era stato promosso a Chunin, pur essendo nettamente più debole di me.
    Il suo omicidio è stato il motore che ha messo in moto gli ingranaggi che mi hanno condotto fino a qui, ma qui dove?
    L'immagine del viso scarnificato di Suimaru mutò rapidamente in un immagine a me ignota, ma carica di un energia stratosferica, un immagine che non disdegnerei di chiamare "divina".
    Un essere dai mille occhi, fatto di qualcosa di simile alla materia organica che conosciamo, mi fissava con insistenza...nei suoi occhi non vi era alcuna emozione, non traspariva nulla, se non la sua mastodontica alienazione e essenza di superiorità...quell'essere non tradiva alcuna emozione umana, ed io mi sentivo piccolo, piccolo ed insignificante, è forse questo che si prova a stare dinanzi ad un dio?


    ...



    Mi risvegliai di getto, cacciato fuori a calci da quell'incubo come non fossi più il benvenuto, ritrovandomi sudato fradicio e con addosso indumenti che non erano i miei, sdraiato su un letto in una stanza che non riconoscevo, con una benda sull'occhio mancante e delle bende al braccio destro.
    Per un attimo, non percepii il braccio mancante, il dolore fantasma che si prova all'amputazione di un arto è cosa comune nei primi mesi di suddetta condizione, ma quando alzai lo sguardo per capire dove mi trovassi, da dietro una colonna comparve Yusu, senza più il suo enorme braccio metallico, prima ed ultima cosa che una persona noterebbe di lui.

    «Ben svegliato. Ti sei fatto un bel sonnellino leggero, eh? Hai dormito... ehm... Oggi sarebbe una settimana. Ce ne hai messo di tempo per resuscitare.»

    «Una settimana...? Dio..»

    Feci del mio meglio per alzarmi da quel letto, portandomi sul lato destro di esso ed aiutandomi con le braccia per darmi lo slancio.
    Si, le braccia, perchè per qualche strano motivo, mi parve di poter afferrare il bordo del letto anche con il braccio destro, che a mia memoria avevo perduto giusto poco tempo fa...ma non appena feci cadere il mio sguardo sul suddetto braccio, Yusu mi bloccò, percependo che avrei cominciato a fare molte domande, e di domande in effetti ce n'erano da fare..

    «Prima di iniziare con le domande, avrei qualcosa da dire»

    Esclamò il cyborg scostando il suo mantello, e mostrando una grossa e metallica mancanza.

    «Quello che ti ho fatto non ha scuse, anche se ho ritenuto fosse necessario. Ero e sono considerato un Mukenin da Suna perché ho fatto molti errori e molte cose brutte tempo fa. Da anni sono cambiato e anche se i miei metodi e il mio carattere sono una merda, sono un uomo che riconosce quando sbaglia. Proprio per questo, per quello che ti ho fatto, mi sembrava il minimo farti un piccolo regalo»

    Posi il mio sguardo al braccio destro, e notai che il foro creato da Yusu giusto una settimana fa, era stato riempito con un braccio metallico di ottima fattura; quando provai a muoverlo infatti, esso rispose ai miei comandi perfettamente, tanto che riuscivo a muovere le dita quasi come quelle del braccio "buono", cosa fondamentale per poter compiere i sigilli per impastare il chakra.

    «Io...grazie...ma perchè?»

    «Non posso cancellare ciò che è successo e nemmeno voglio farlo in realtà. So che se ritornassi indietro farei le stesse scelte, forse meno a cazzo, ma posso rimediare in un certo senso. Il braccio meccanico è stato ricreato su misura per te partendo dal mio. Ho rinunciato. Tu mi hai seguito fin qui, nonostante il dolore che ti ho causato. Il minimo che io possa fare è tenere fede ad un voto mio personale: usa il mio braccio e vivi ad ogni costo, Eanor.»

    «Tu hai distrutto il mio sharingan ed il mio braccio Yusu..»

    Esclamai freddo, mentre mi mettevo in piedi e compii qualche passo verso di lui.

    «Ma non provo odio verso di te...per quanto ci provi, per quanto sò che dovrebbe essere così, non riesco ad odiarti....e questa cosa mi turba»

    «Ma ti ringrazio...non deve essere stato facile separarti dal tuo braccio...sembra così vero...per caso ha un cannone come quello di Silva?»

    Esclamai sorridendo, la temperatura della conversazione era bassa, non provavo odio verso di lui, in un certo senso, lui e Silva mi avevano salvato da una vita che non sentivo mia.

    «Se te la senti, vorrei mostrarti il luogo in cui ti ho portato. Seguimi.»

    Non risposi, e mi limitai a seguirlo, continuando a tenere lo sguardo fisso sul nuovo braccio, facendo dei movimenti test per vedere la risposta del braccio ai miei ordini...sembrava quasi un braccio vero, ma molto più pesante, e non sentivo chakra in esso.
    Varcata la porta della stanza, ci ritrovammo in un corridoio circolare all'interno di una grossa stanza scavata in verticale, con mura di pietra nelle quali erano incastonate delle porte di legno...come se fosse stato tutto costruito nel cuore di una montagna.
    Cominciammo a camminare sul lungo corridoio anellare che portava a vari ponti disseminati per i vari livelli della struttura cilindrica.
    C'erano circa 3-4 livelli più o meno, tutti uguali più o meno, con alcune finestre illuminate da luce artificiale scavate nella pietra, affianco a porte di legno e grosse rientranze simili a tunnel, che conducevano chissà dove.

    «Dove siamo?»

    L'aria era difficile da respirare, era pesante, come se il ricircolo della stessa fosse limitato, e la poca luce naturale che percepivo, proveniva dal soffitto, con alcuni fori grossi come palloni da basket, i quali permettevano sia alla luce che all'aria pulita di passare.

    «Siamo sotto terra vero?»

    «Assurdo, no? Pensare che tanti anni fa non c'era nulla di tutto questo. A te sembrerà un centro insignificante, ma per arrivare ad avere questi ponti sospesi, queste costruzioni nella roccia e anche questi abitanti, abbiamo dovuto sacrificare molto. E pensa che io e Silva nemmeno c'eravamo dall'inizio. Come te, siamo stranieri che poi sono stati accolti come membri della comunità.
    Ti presento ufficialmente Kamigakure no Sato. Il Villaggio nascosto degli Dèi.»


    «Il villaggio...degli Dei?...»

    Mai nella vita avevo sentito parlare di questo posto, ricordo di aver studiato affondo la geografia del continente ninja, ma nè sulle carte più recenti, nè su quelle più antiche custodite nella biblioteca di Ame c'erano riferimenti o tracce di questo luogo.
    Mentre Yusu mi scortava per il villaggio, potei notare molti bambini giocare sui lunghi ponti di collegamento tra un piano anellare ed un altro, bambini tutti molto diversi tra di loro, alcuni di carnagione bianca, altri di carnagione scura...alcuni con capelli rossi, altri con occhi bianchi come il marmo; un eterogeneità così marcata era insolita per un villaggio comune, ma presto avrei imparato che quello non era un villaggio comune.
    Procedendo per il cammino, d'un tratto ci corse incontro un bambino di massimo 4 anni, dai folti capelli castani ed uno sguardo vispo, vivo, allegro.
    Fissando quel bambino, rividi me stesso da piccolo, con lo stesso sguardo negli occhi e la stessa voglia di mordere la vita.

    «Ciao piccolo...è per me? Grazie!»

    Esclamai inginocchiandomi, e afferrando il pezzetto di focaccia che il bambino mi aveva offerto, un gesto così candido e pure che mi commosse l'anima, e mi spinse a toccare la mano del bambino, per ringraziarlo del bel gesto.
    Quando lo feci, il mio sharingan residuo si attivò di getto, senza che io potessi far nulla per impedirlo...e negli occhi del piccolo ometto accadde la medesima cosa.
    Un giovane piccolo tomoe si formò su entrambi i suoi occhi, grandi occhi prima marroni, e che adesso mi fissavano rossi e curiosi.
    Rimasi incantato da quella repentina trasformazione, io ci avevo messi 23 anni per risvegliare lo sharingan, e lui a solo 4 anni aveva già ottenuto quello per cui io avevo sofferto e lottato per decenni.
    Il piccolo mi osservava con occhi enormi e curiosi, lui nè sapeva probabilmente tanto quanto me, forse era il primo sharingan che vedeva oltre al suo, forse nemmeno sapeva di cosa si trattasse.
    Gli accarezzai i capelli e gli sorrisi, rialzandomi e dando un morto alla focaccia che il piccolo mi aveva dato, incontrando il suo sorriso, prima che riprendesse a correre via.
    Mi voltai verso Yusu con sguardo interrogatorio, mentre lo sharingan svaniva nelle mie pupille.

    «Kamigakure è stata creata nel sottosuolo del Paese della Luna. Prima vi era anche un villaggio di ninja indipendenti qui. Ma una trentina di anni fa vi fu uno scontro mortale. Un vecchio criminale ed ex-Raikage, di nome Juan, combatté all'ultimo sangue contro Viraru Hoozuki e Mukuro Hajime, i due, oramai defunti, Sannin della Nebbia e Mizukage.
    Lo scontro fu assurdo e alla fine Juan giocò la carta di una devastante bomba che all'esplosione distrusse lui e tutto ciò che era ancora vivo sulla superficie di quest'isola.
    Quello che nessuno dei tre combattenti sapeva è che sotto terra, nelle grotte, vivevano degli uomini, in realtà i primi che avessero messo piede nell'isola particolare.
    C'è una ragione se questo Paese sembra a forma di mezza luna e ha questo nome: i primi abitanti erano Ootsutsuki, progenitori della razza shinobi e in particolare diretti antenati del Clan Uchiha, Senju e Hyuga più di tutti gli altri.
    Ecco la tua risposta sul perché quel bambino di prima aveva i tuoi stessi occhi Sharingan. Qui ce ne sono alcuni che posseggono abilità così. Risvegli del loro geni da Ootsutsuki»


    «Aspetta...mi stai dicendo gli Ootsutsuki esistono davvero? Io credevo che fossero solo una leggenda...una specie di "prima civiltà" di cui nessuno sapeva niente...sui libri di storia non ho mia letto nulla...ma quel bambino...

    Significa che anche io discendo da un Ootsutsuki? Per questo non ho mai conosciuto i miei genitori naturali? E possiedo questo Sharingan?»


    Procedendo oltre piccole insenature adibite a case, mi resi conto che bambino e donne erano il 90% della popolazione, e che uomini di mezza età ed anziani erano praticamente assenti.
    Camminammo ancora per qualche minuto, fino a giungere davanti ad un grosso palazzo incastonato nella roccia, con alcune torce appese alle pareti ed un grosso simbolo posto sopra la porta principale, una mezzaluna che circonda la metà sinistra di un cerchio...come una luna che abbraccia il sole prima di prenderne il posto.

    «Da qui in poi si entra nella casa del Padre della Luna. Sarebbe un po' come il vostro titolo di Kage. Il Padre della Luna ha sempre guidato questi esuli, sopravvissuti a molte atrocità nella loro storia. Per questo nessuno dei ninja e non conosce questo luogo, tu sei il primo, dopo me, Silva e altri due tizi che ti farò conoscere, che varca questa soglia provenendo dal Continente Occidentale. Se entrerai, non potrai più ritornare alla vita prima. Dopo che parlerai con il Padre della Luna dovrai scegliere: vuoi essere uno di noi, oppure no?»

    Non ebbi neppure un attimo di esitazione a quelle parole, volevo conoscere la storia di quel luogo, di quel bambino, di quegli..."esuli", e forse il "Padre della Luna" poteva rispondere a qualche mia domanda riguardo al mio passato e al mio sharingan.

    «Dopo di te, Yusu.»


    ◊ Resistenza 200
    ◊ Stamina 300
    ◊ Equipaggiamento
    //
    ◊ Conoscenze e Maestrie
    - Tecniche e del Chakra [I° Livello]
    - Oratorie e Popolari [I° Livello]
    - Adepto del Fuoco
    --------------------------------------------------- »
    Azioni






    Edited by Revan - 26/6/2021, 15:16
     
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    Allora qui chiudiamo.

    Eanor Uchiha ha scelto di diventare un "Genin" di Kamigakure:
    - Intanto prendi 160 punti exp per l'evento
    - Al momento, permanentemente a causa dell'occhio perso hai un malus di -10 punti per ogni azione, questo malus svanisce mentre hai lo Sharingan attivo
    - Ottieni questo:
    Eanor's Claw (Artiglio di Eanor)
    MMS5bvD
    Braccio meccanico installato sul corpo di Eanor come protesi al posto del suo braccio destro mancante.
    L'Eanor's Claw (il nome l'ha scelto Yusu...) è stato ricavato proprio dal braccio meccanico di Yusu, colui che è stato autore della sua mutilazione. Il braccio è stato reso compatibile al corpo dell'Uchiha in modo che potesse essere un quasi gemello del braccio umano sano.
    Il braccio non possiede sistema circolatorio del chakra, quindi Eanor può compiere sigilli e impastare il chakra con quello rimasto buono. L'Eanor's claw ha comunque un'ottima fattura e resistenza, in più conferisce all'ex-ninja di Ame più forza rispetto a prima.
    Resistenza: 250 punti
    Danno da pugno: 30 punti
    Dimensione: Medio
    Costo: 3000 Ryo
    Effetti:
    - Conferisce un +20 alla statistica Forza Fisica quando viene utilizzato, sia in difesa che attacco
    - Respinge senza alcun danno le armi minuscole e Piccole
    - E' resistente al Fuoco, ciò significa che non si surriscalda facilmente e diminuisce del 25% il danno di attacchi Katon

    - Kamigakure ha un sistema molto simile a quello degli shinobi, ma non esiste un mercato interno, sono i "ninja" del posto che si occupano di andare negli altri continenti a comprare ciò che serve per loro e per il villaggio. Quindi puoi continuare a comprare all'armeria ninja, ma sarà un po' come se andassi nel posto più vicino a farlo, solitamente geograficamente sarebbe il paese del Mare verso Nord.
    - Ora che sei parte di Kamigakure, ti serve comunque un minimo di equipaggiamento. Nel prossimo evento che ti riguarda, ti verranno dati degli oggetti e anche dei Ryo.
    - Kamigakure non ha coprifronte, ma il marchio del villaggio viene impresso in coloro che vogliono difenderla diventandone ninja (i dettagli li vedrai nel prossimo evento)
    - Chiedi pure gli aggiornamenti ed eventuali achievements
     
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    se posso datri io l'exp, prendi pure il max del tuo grado, per la missione, aprila appena vuoi per me va bene, dopo di quella farò un paio di PQ per acclimatarmi
     
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