[PQ] Squadra Anti-Crisi Yume

Seto Akame x Suzaku Kaguya

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    Seto Akame







    narrato - parlato suzaku - parlato seto - pensato - parlato altrui




    Quella mattina Seto si svegliò, come di consueto, nelle primissime ore della giornata. Il suo sonno era stato disturbato dai ricordi ancora freschi della sua avventura in quella grotta sperduta lungo le cose di Kiri. L’insoddisfazione di non esser riuscito ad impedire la fuga al misterioso Hoozuki aleggiava sul suo animo, turbandolo. Così, deciso a migliorarsi ancora in vista delle nuove sfide che lo attendevano, prese a consultare alcuni manuali che aveva preso in prestito dalla ben fornita biblioteca del villaggio, i quali analizzavano il funzionamento di svariati jutsu.

    La sua attenzione fu presto catturata dal rumore di alcuni passi che si avvicendavano sul terreno umido delle adiacenze del lago, proprio in direzione della sua abitazione. Qualcuno stava per fargli visita. Buttando l’occhio oltre la finestra di quella stanza che aveva adibito a studio riconobbe un funzionario del villaggio che di solito si occupava di portare le comunicazioni ai loro destinatari. Si alzò dunque dalla scrivania e dirigendosi verso l’ingresso aprì la porta, facendosi trovare sull’uscio, per intercettare quel ragazzo che stava procedendo a passo svelto. La pioggia cadeva ritmata e con intensità dal cielo grigio e nuvoloso. L’aria era piuttosto fredda. Il funzionario, visibilmente provato dalle condizioni atmosferiche, era zuppo d’acqua e l’impermeabile che indossava non sembrava ripararlo a dovere dalla gelida temperatura. Una volta arrivato al cospetto dell’Akame portò il suo zaino davanti al busto, aprendolo e maneggiando gli interni alla ricerca di qualcosa.


    Puoi entrare se vuoi.


    Alzò lo sguardo e rispose infreddolito.


    Seto giusto? No, ti ringrazio. Ti consegno questa lettera e scappo via. Ho ancora alcuni giri da fare.


    Così dicendo estrasse una missiva e la porse al giovane Chunin che la raccolse. Dopodichè si congedò in tutta fretta, richiudendo il suo zaino e ripercorrendo il tragitto a ritroso.
    Seto rientrò in casa e tornò alla scrivania. Prese il tagliacarte e recise la parte superiore della busta, prelevandone il contenuto ben ripiegato. Una volta aperto il foglio, lo poggiò sui libri ancora aperti e iniziò a leggere.


    CITAZIONE
    Spett.le Seto Akame,

    Con la seguente la informiamo che è stata nostra premura organizzarle un incontro con un altro agente della sezione Yume dell’O.S.U, il sig. Suzaku Kaguya, anch’egli Chunin di Kirigakure no Sato. Riteniamo profittevole un vostro incontro in vista dei vostri prossimi impegni comuni.
    La invitiamo dunque caldamente a presentarsi domani alle ore 15 davanti all’ingresso del Palazzo del Mizukage.

    Sicuri della sua cortese comprensione,

    Auguriamo una buona giornata.


    Segreteria degli Shinobi di Kirigakure no Sato.

    Suzaku Kaguya..dev’essere un esponente dell’omonimo clan. Non era tra i partecipanti dell’ultimo torneo Chunin; avrà ottenuto la promozione già da tempo. Sarà interesante..


    Ripose dunque il documento, tenendolo a portata di mano e continuò le sue letture.


    […]


    Il giorno seguente la pioggia si era calmata, perdendo di intensità ed alcuni tenui banchi di nebbia avevano ripreso ad aleggiare a bassa quota. Dopo un veloce ma sostanzioso pranzo Seto indossò il suo giubbotto ninja, posizionò il suo coprifronte sul suo braccio destro poco sotto la spalla e si coprì con un impermeabile nero, tirandosi su il cappuccio, coprendo la sua lunga chioma di capelli. Prese con sé la lettera che aveva ricevuto, riponendola in una tasca interna e una volta chiusa la porta di casa alle sue spalle si incamminò verso il centro del villaggio.

    Non aveva ancora ricevuto molte informazioni a riguardo dei piani dell’O.S.U e nello specifico della sezione alla quale apparteneva. Durante il tragitto si lasciò andare ai suoi soliti pensieri. Molti erano gli interrogativi che si poneva e nutriva la speranza che il ragazzo con il quale si sarebbe dovuto incontrare poco dopo potesse risolvergliene qualcuno. La sua profonda curiosità alimentava costantemente la sua mente, spingendolo a trovare sempre nuove risposte, quasi in modo morboso. Non era tuttavia un ragazzo particolarmente loquace e dalla sua ultima uscita si era ancor più chiuso in sé stesso, accrescendo il suo grado di diffidenza.


    È solo lavoro. Porterò subito il discorso su un piano professionale, evitando inutili chiacchiere da bar.


    Dalla convocazione ricevuta dedusse inoltre che essendo citato solamente il Kaguya non vi fossero ulteriori agenti di Kiri appartenenti a quella sezione. Giunse alla conclusione che l’altro suo concittadino promosso al torneo fosse stato selezionato per un altro reparto. Da quello che aveva sentito sul suo conto si trattava di un abilissimo ninja, con il quale si sarebbe confrontato ben più volentieri in combattimento che a parole. Ma poco importava, ci sarebbe stata sicuramente occasione.

    Arrivato in prossimità delle zone nevralgiche del villaggio le vie si popolavano via via, man mano che si avvicinava a destinazione. Si era avviato con largo anticipo in modo da arrivare sul posto prima del suo compagno. Nell’attesa si sarebbe guardato intorno per capire che aria tirava da quelle parti.

    Il Palazzo del Mizukage era una struttura a forma circolare gigantesca al cui interno trovavano domicilio una lunga lista di uffici i quali si occupavano delle mansioni più disparate. I funzionari che vi lavoravano all’interno erano numerosissimi. Si trattava indubbiamente del fulcro delle attività di Kiri. Sulla sommità del palazzo si trovavano le stanze più importanti, tra cui ovviamente l’ufficio del Mizukage: Janbo Nuruoki. Il giovane Akame notò che proprio a queste stanze, grazie all’architettura dell’edificio, era offerta una vista panoramica su tutto il villaggio. Certo la fitta nebbia che aleggiava pressoché quotidianamente sul paese non doveva garantire una visuale poi così limpida.


    Chissà quali segreti sono custoditi qua dentro..


    A quel punto mancava una scarsa mezz’ora all’orario dell’incontro e Seto si posizionò con le spalle appoggiate al palazzo, ad un paio di metri dall’ingresso. Con curiosità osservava i passanti ma senza muoversi dalla sua posizione con le braccia conserte, nell’attesa di individuare Suzaku.

    Il ragazzo non tardò ad arrivare, si diresse praticamente a botta sicura verso l’Akame che doveva aver riconosciuto in qualche modo. A quel punto non ci sarebbero stati dubbi che si trattasse proprio del suo collega. Così con la spinta di una gamba ed un colpo di reni si spostò dalla sua comoda postura, avvicinandosi a sua volta per la presentazione di rito. Non sembrava esserci grande differenza di età tra i due che anche in termini di altezza risultavano praticamente uguali. Suzaku portava una capigliatura particolarmente scura fin davanti agli occhi, caratterizzati di un azzurro vivo che rendeva imperscrutabile il suo sguardo.

    Una volta a pochi passi, Seto si tolse il suo cappuccio in segno di rispetto al suo interlocutore.


    Sono Seto Akame. Tu devi essere Suzaku. Piacere di conoscerti. Ti va se ci spostiamo più in là a fare due chiacchiere?







    Edited by ¬Seto - 13/3/2021, 23:10
     
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    Mi trovavo davanti allo specchio senza maglietta intento a lavarmi il viso con l’acqua gelida. Passai le mani sfiorandomi la fronte verso l’alto fino a intrecciare le dita con i capelli. Ripensai a ciò che dovevo fare in quella giornata, o più che altro ciò che mi era stato ordinato dal villaggio, ovvero un incontro con un parigrado.
    Successivamente presi con calma un asciugamano di colore cremisi, posizionato alla mia destra e mi tamponai il volto senza sfregarmi. Quando mi sentii abbastanza asciutto abbassai lo sguardo per verificare lo stato delle mie cicatrici, precisamente quelle sui fianchi, ai lati dei miei fasci muscolari. Parevano essersi cicatrizzate bene. Infatti potevo vedere due segni bianchi senza l’ombra di rigonfiamenti. Analizzarle mi risvegliò dal mio torpore. Mi ricordarono le conseguenze di ciò che era accaduto e mi ammonirono soprattutto di cosa sarebbe avvenuto a breve. Guerra, totale e senza quartiere. Mi opprimeva questa sensazione di questa minaccia così vicina e mi portava inevitabilmente a pensare che il conflitto fosse parte intrinseca dell’uomo e indissolubilmente legata alla sua storia. Ma non potevo fare altro che chiedermi perché eravamo così tanto violenti gli uni con gli altri?

    Le trombe della battaglia avevano già risuonato attraverso tutto il mondo e avevano chiamato a raccolta l’intera umanità per affrontare in un guerra epocale il burattinaio di ogni sventura e calamità accadute finora. Sarebbe stato abbastanza tutto ciò per fermarlo?
    Non potevo avere una vera risposta a questo quesito. Ero cieco delle capacità dell’avversario e delle potenzialità del mondo libero. Non avevo mai udito di una tale mobilitazione di forze e perfino vecchi nemici, come i pirati, adesso avrebbero combattuto al fianco di Kiri e dei paesi ninja. Se me lo avessero detto un paio di anni fa non ci avrei mai creduto.

    Ogni chunin, da poco, era stato forzatamente coinvolto all’interno dell’organizzazione O.S.U. e ognuno aveva dovuto scegliere una sezione specifica con obbiettivi differenti. Tutto ciò aveva ovviamente riguardato anche me. Ora ero parte integrante dell’organizzazione ninja ed ero stato costretto a sostenere durissimi allenamenti che mi avevano reso più forte. Anch’io avevo dovuto scegliere una sezione e avevo selezionato quella che si sarebbe occupata della raccolta di informazioni, precisamente indirizzate a scoprire la storia di Fury, colui che si proclamava un dio, un vero essere onnipotente in mezzo agli uomini e non lo faceva apparentemente per finta, anzi credeva fermamente in ciò. Già una volta avevo potuto vedere un essere umano elevarsi al di là di tutti gli altri e mostrare un potere sconfinato, quando Qayin aveva posseduto il potere del sole nella sua mano. Ma anche il potere più grande e apparentemente insormontabile nascondeva sempre un uomo dietro di sé.
    Comunque la mia decisione di entrare nella sezione Sogno non era stata casuale ma frutto di un lungo ragionamento.
    Per anni l’umanità era stata decine di passi indietro alle macchinazione di questo dio autoproclamato. Eravamo troppo indietro e dovevamo assolutamente colmare questa distanza che ci separava. Ma prima di questo importantissimo obbiettivo bisognava fare gruppo tra noi della sezione! E a questo serviva l’incontro.

    Mi finii di vestire e lessi per l’ultima volta la lettera. Portava un nome, Seto Akame. Il cognome mi ricordava qualcosa che avevo letto su un libro in biblioteca. Un clan forse dotato di un potere particolare...ma non riuscivo a ricordare altro.
    Dopodiché uscii di casa per volgere verso il luogo dell’appuntamento. Le vie non erano affollate e anzi mi sembravano svuotate o forse era solamente una mia impressione. I suoni tipici della città erano ridotti all’osso. Non potevo far altro che ipotizzare che l’ombra della guerra avesse iniziato a paralizzare tutti gli abitanti. Gli artigli di Fury avevano già iniziato a penetrare.

    Era quasi l’ora dell’appuntamento, accelerai il passo ed evitai di soffermarmi troppo su ciò che mi circondava. Raggiunsi il posto in orario e conobbi questo ragazzo che si presentò a me come Seto Akame, il chunin della nebbia della mia stessa sezione. I nostri occhi erano all’incirca alla stessa altezza e mi appariva fisicamente molto longilineo. Forse poteva essere specializzato nelle arti magiche, o forse nascondeva un velocità fuori dal comune. Il riflesso violaceo del suo sguardo catturò la mia attenzione poiché occhi così era raro vederli perfino nel Villaggio della Nebbia.

    Piacere di conoscerti. Si, sono Suzaku Kaguya.

    Mi invitò a fare quattro passi.

    Dopo di te...

    Cercai di notare se aveva qualcosa di familiare ma non mi sembrava affatto. Forse era della stessa generazione di Juza Wolf, quindi si era diplomato dall’accademia dopo di me. Perciò, forse, aveva partecipato all’esame chunin, anche se poteva aver ottenuto il grado in altro modo. Ma giusto per rompere il ghiaccio e fare conversazione glielo chiesi:

    Hai partecipato per caso al torneo chunin di konoha? O hai ottenuto il grado in missione?
     
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    Seto Akame






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    Suzaku, con un portamento tranquillo e professionale, si presentò e accolse di buon grado il mio invito a spostarci. Cortesemente mi concesse il passo ed io mi avviai lungo una delle vie che si diramava dal palazzo del Kage. Procedemmo con tranquillità e sembravamo entrambi intenzionati a render prolifico quell’incontro organizzatoci dal nostro villaggio. La situazione per quanto potesse sembrare tranquilla, in realtà non lo era affatto. La tensione era palpabile nell’aria. Il messaggio del nemico era stato allo stesso tempo chiaro e brutale. D’altra parte la mobilitazione del mondo degli shinobi fu immediata ed i vertici, di comune accordo, avevano rinunciato a parte della loro sovranità per affidarsi all’O.S.U, creando di fatto un nuovo ordine di shinobi uniti, per affrontare l’assurda minaccia. Dal giorno del terribile attentato tutto accadde molto velocemente: l’esame Chunin, la mia promozione ed il mio ingresso nella sezione Yume. Con la stessa celerità mi ero dovuto adattare al susseguirsi degli eventi. Proprio sul mio passaggio di grado, il mio collega, mi interrogò.


    Hai partecipato per caso al torneo chunin di konoha? O hai ottenuto il grado in missione?


    Dubitavo ci fosse un reale interesse dietro a quella domanda che mi parve più un espediente per avviare la conversazione. La mia morbosa curiosità mi spingeva a tagliar corto per entrare il prima possibile in argomenti più interessanti ma frenai i miei istinti. Non volevo risultare antipatico e fare due chiacchiere leggere poteva permetterci di conoscerci meglio. Dopotutto avremmo dovuto costruire un rapporto solido per poi assolvere ai compiti che ci sarebbero stati assegnati nell’immediato futuro. E molto probabilmente era proprio quello il motivo che aveva spinto il villaggio a farci incontrare quel giorno.


    Sì. Sono stato a Konoha per il torneo ed ho ottenuto la promozione alla prima prova. Ero già stato nel Paese del Fuoco in missione ed anche loro sembrano aver avuto un bel da fare in seguito agli attentati. I Kage sembravano piuttosto preoccupati per la situazione ma credo nutrano una gran fiducia nelle forze ninja a loro disposizione.


    Ero pressoché certo che il ragazzo davanti a me fosse uno shinobi di ben più alto livello rispetto al mio. Il suo sguardo non lasciava trasparire molto ma appariva sicuro e profondo.

    Se c’era un aspetto della mia vita che poteva dir molto sul mio conto era quello che mi aveva portato a scegliere la sezione Yume: l’irrefrenabile voglia di scoprire, di acquisire nuove conoscenze e di esplorare l’animo umano. Forse si trattava di una naturale conseguenza all’ingente mole di riflessioni che scaturivano dalla mia mente. Avevo fame di risposte alle mie continue domande.

    Ci saremmo trovati di fronte ad un nemico che con le sue forze era riuscito a costruire un impero, a compiere gesta tutto sommato grandi, tanto da costringere le grandi nazioni a dover metter da parte i propri interessi, talvolta conflittuali tra loro, per contrastarlo. Si poteva discutere sulla moralità del personaggio e delle sue azioni ma bisognava ammettere che si trattava di uno shinobi incredibilmente potente. Indagare sulla vita di quell’uomo sarebbe stata un’opportunità unica per ripercorrere un percorso tortuoso e misterioso ma indubbiamente ricco di segreti ed informazioni. Proprio in virtù di questa considerazione, la mia adesione a quella particolare sezione anti-crisi rappresentava per me un enorme stimolo.

    Anche Suzaku doveva avere le sue motivazioni per aver aderito alla causa e scoprirle mi avrebbe permesso di conoscerlo più a fondo. La varietà delle sezioni dell’O.S.U. garantiva agli shinobi una vasta scelta e se entrambi avevamo optato per la stessa, qualcosa in comune dovevamo pur averlo. Decisi dunque di porre l’accento sulla questione, interrogandolo su questo aspetto.


    Cosa ti ha portato a scegliere la Yume?


    Attendendo una sua risposta, con sincera curiosità, mi sarei preoccupato di ascoltarlo con attenzione.

    Il mio profondo attaccamento allo studio ed i miei costanti allenamenti avevano posto la base per i risultati fin lì conseguiti. Tuttavia, soprattutto dopo la mia ultima avventura, che nonostante mi avesse portato a stringere un patto di sangue con l’incantante stirpe dei serpenti, aveva messo a nudo alcuni miei evidenti limiti, pertanto sapevo di dover migliorare ancora molto. L’esperienza ancor minima in missioni rappresentava un elemento da non trascurare. Inserirmi in un team di shinobi selezionati rappresentava per me l’occasione per guadagnarmi tale esperienza sul campo, potendo contare sul supporto dei miei compagni.

    A quel punto non mi rimaneva che verificare se le mie sensazioni su quel ragazzo fossero fondate.


    Avrai ottenuto il grado prima tu..mi dai l’impressione di averne passate tante. Cosa mi dici sul mondo là fuori? Hai mai incontrato qualcuno dell’esercito di Fury? Immagino di doverci preparare a tutto.







    Ho cambiato la narrazione perché alla fine abbiamo optato per una pq normale, quindi non essendoci più il vincolo della terza persona ho pensato fosse più consono al contesto passare in prima.
     
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    Il ragazzo difronte a me mi confermò candidamente che aveva partecipato all’esame chunin tenutosi a Konoha qualche tempo fa e perdi più che aveva aveva ottenuto l’obbiettivo, ossia la promozione, alla prima prova che si era svolta. Poche parole ma essenziali e confermavano il mio presentimento. Gli esaminatori probabilmente avevano visto in lui del talento e doveva aver dimostrato fin da subito le sue capacità combattive. Ne fui parzialmente sollevato. Dopotutto un ninja abile sarebbe stato un valido aiuto in missione. Un chunin promosso per il rotto della cuffia sarebbe potuto essere inadeguato e perfino deleterio perché avrebbe potuto mettere a rischio non solo se stesso ma anche gli altri compagni, compreso me.

    Annuii con un cenno della testa quando mi parlò della fiducia smisurata che i Kage nutrivano nell’esercito ninja. Cercai di rimanere impassibile e perciò i muscoli del mio viso si contrassero duramente dallo sforzo. I pensieri vagavano nella mia mente turbinando, mentre la mia bocca rimaneva serrata.
    I Kage erano costretti ad indossare una maschera difronte il pubblico. Essa era volta ad ispirare l’ottimismo, per suscitare coraggio e vigore in tutti noi. Era il loro scopo, anzi il loro dovere. Erano le colonne portanti su cui la società si poggiava. Il popolo si aggrappava a questi simboli al fine di non cadere nella disperazione della guerra incombente. Similmente a dei figli che si stringevano al fianco dei loro genitori difronte al pericolo.
    Ma l’incertezza si annidava nel mio cervello. Nessuno di noi, popolo o kage che sia, si era minimamente accorto di questa minaccia, anche se vagava come un’ombra intangibile attorno a noi da secoli, ed ora, chissà per quale motivo, dovevamo essere ottimisti per il futuro? Come potevamo esserlo?
    Un’altra serie di domande per la mia mente che era già stracolma di dubbi e di fin troppi quesiti.

    Con un mezzo sorriso, anche se forse sarebbe parso amaro al mio ascoltare, avrei risposto:

    Ci hanno addestrato per questo o sbaglio?

    Dopodiché Seto mi chiese della mia scelta sulla sezione O.S.U. e quindi il motivo per cui ora avremmo combattuto fianco a fianco. Affrontai la discussione nella maniera che mi riusciva meglio, ossia dal punto di vista razionale o era solamente il modo con cui mi piaceva auto definirlo.

    Il nostro nemico ha raccolto informazioni e conoscenze per centinaia di anni con l’apparente obbiettivo di distruggerci tutti. Il suo piano è stato tessuto pazientemente nell’oscurità impenetrabile e ha colpito sul continente come un fulmine a ciel sereno.

    Mi fermai un momento riempiendomi i polmoni d’aria e posando lo sguardo sul villaggio.

    Sono fermamente convinto che, se c’è una possibilità per sconfiggerlo e per vincere questa dannatissima guerra, è nel conoscerlo. Comprendere la sua strategia, i motivi che lo spingono nel muovere battaglia... Se invece decidessimo di affrontarlo senza capirlo allora lasceremmo tutto al caos...

    Mi girai e guardai Seto Akame dritto negli occhi color ametista per scorgere le sue emozioni e per conoscerlo più a fondo. Comprendere la mente dei propri alleati era utile, quasi quanto conoscere quella dei nemici.
    Successivamente continuammo il discorso, tornando sulla promozione a chunin, ma questa volta mi toccava raccontare della mia, che non era stata esattamente il classico torneo.

    Hai avuto l’intuizione giusta. Sono stato promosso circa un anno prima dell’ultimo torneo. Fu il Mizukage in persona a deciderlo, anche se all’epoca era ancora uno dei Sette. Tuttavia, ricordando nel complesso ciò che accadde, non riesco ad associare quel giorno ad una esperienza particolarmente piacevole.

    Mi scappò una breve risata. Il mio primo giorno da promosso era stato anche l’ultimo di Qayin. Lo stesso in cui l’intero mondo aveva rischiato di perire senza che nessuno, eccetto i pochi presenti, potesse far qualcosa per evitarlo. Per fortuna di tutto il mondo era ivi presente Jin Senju.

    Provvidenzialmente non ho ancora incontrato nessuno dell’esercito di Fury. Anche se ho sentito parlare che uomini mezzi macchine ne solcano e rimpolpano le file.

    A sentire fuoriuscire dalle mie labbra le parole - uomini mezzi macchine - ne rimasi in parte turbato. Avevo potuto vedere l’esito di esperimenti abominevoli come quelli perpetuati dai dottori degli jashinisti oppure ciò che poteva partorire la mente malata di un genio di Suna, ma i cyborg sembravano creazioni molto più... fini.

    E che mi dici te? Per quale motivo hai scelto questa sezione?

    Aspettai qualche momento per ascoltarlo e poi gli chiesi:

    Dato che combatteremo assieme, in cosa sei specializzato?
     
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    Se c’era un aspetto di me che con il passare del tempo andava peggiorando era sicuramente quello delle relazioni pubbliche. Potevo ormai considerarmi un eremita, visto lo stile di vita che stavo conducendo da mesi a quella parte. Da dove scaturisse questa mia forma di introversione ancora non mi era chiaro e se devo esser completamente sincero, credo neanche mi importasse. Tuttavia il mio interlocutore meritava rispetto e non avevo la benchè minima intenzione di risultargli antipatico o di annoiarlo in qualche modo. Avevo senz’altro calcato la mano con la mia serie di domande ma le risposte che ne scaturirono mi permisero di cogliere alcune piacevoli sfumature del suo carattere e della sua storia.

    La cosa che mi colpì maggiormente fu l’esposizione fredda e profonda delle sue riflessioni. La maggior parte degli shinobi che avevo incontrato fino a quel momento sul mio cammino, mi pareva non prestassero particolare attenzione nel pesare le proprie parole. Alcuni mi risultarono addirittura fastidiosi nei loro sproloqui. Constatai come lo stesso grado di serietà appartenesse anche ad un compagno della mia prima missione, Yuichi Yuki, allora Jonin di Kiri; non a caso portò sulle spalle le grane più insidiose di quella spedizione, risolvendole per portarci al successo. Il fatto che condividessimo questa virtù comunicativa e che fossimo tutti e tre natii del Paese dell’Acqua, mi parve più che una coincidenza.

    Sulla sua scelta di arruolarsi tra le file della Yume si espresse chiaramente. Riteneva fondamentale la conoscenza del nemico, delle sue strategie e delle sue motivazioni, per affrontarlo coscienziosi della minaccia che ci saremmo trovati di fronte. Un ragionamento di tutto rispetto e che in parte collimava con il mio pensiero.


    Finalmente qualcuno che non mi parla di nindo, di pace e di tutte quelle stronzate..


    Suzaku mi fissò, probabilmente per studiarmi più a fondo. Dopodichè iniziò a parlarmi della sua promozione a Chunin. Il suo passaggio di grado non avvenne mediante il canonico torneo di selezione, bensì gli fu concesso dall’attuale Mizukage, allora membro dei Sette, probabilmente per qualche tipo di merito. Asserì di non avere un piacevole ricordo di quell’evento e nel farlo ridacchiò nervosamente. Non mi sembrava disposto ad approfondire l’argomento che inaspettatamente mi destava curiosità, così decisi di lasciarlo ai suoi pensieri.
    Infine rispose al mio ultimo quesito.


    Provvidenzialmente non ho ancora incontrato nessuno dell’esercito di Fury. Anche se ho sentito parlare che uomini mezzi macchine ne solcano e rimpolpano le file.


    Cos..? Uomini mezzi macchine?!


    Rimasi piuttosto spiazzato dalla sua affermazione, tanto che il mio stupore non doveva esser passato inosservato al mio interlocutore. Cercai di ricompormi repentinamente. Oltre all’esperienza che sembrava aver maturato, Suzaku aveva un livello di conoscenze sul mondo ninja indubbiamente superiore al mio. Da una parte mi sentivo sollevato di poter contare su uno shinobi attento e preparato come appariva quel giovane ragazzo, dall’altra sentivo il bisogno di portarmi quantomeno al suo pari.


    Approfondirò l’argomento nei prossimi giorni..molto interessante..


    Dopo aver risposto alla mia serie di domande, mi interrogò a sua volta, partendo dal motivo che mi aveva portato a scegliere la sua stessa sezione.


    Sarò franco con te, Suzaku. L’ipocrisia regna sovrana ormai sul mondo ninja e questa “Unione di Shinobi” è quanto di più falso ci possa essere. Ma se il nemico del mio nemico è mio amico, allora non posso neanche biasimarci. Sta di fatto che non conosco le nostre possibilità di vittoria o di sconfitta e sono peraltro d’accordo con quanto dicevi poco fa. Io ho deciso di arruolarmi nella Yume perché ripercorrere la strada di uno shinobi che ha raccolto così tanto potere, mi permetterà di arricchire le mie conoscenze, sia sul mondo che ci circonda che sull’animo delle persone.


    Non avevo mai dubitato della mia scelta e anche se le mie motivazioni potevano sembrare egoistiche, e forse lo erano, ero comunque pronto a dare il mio più alto contributo alla causa.
    Dopo avermi lasciato parola ascoltandomi, il ragazzo dai capelli corvini, proseguì.


    Dato che combatteremo assieme, in cosa sei specializzato?


    Era effettivamente arrivato il momento di passare ad un discorso più pratico.


    Prediligo i Ninjutsu, sono particolarmente abile con quelli acquatici e padroneggio anche il chakra Fuuton. Non me la cavo male con i Genjutsu, con i quali diversifico e amplio il mio stile di combattimento. Sostanzialmente controllo le medio-lunghe distanze, mentre per gli scontri fisici mi affido alla collaborazione dei Serpenti, con i quali ho stretto un patto di sangue. Per quanto riguarda la mia filosofia, sono pronto a mettermi a disposizione della squadra e a collaborare..fin quando c’è trasparenza e rispetto reciproco. Tu, invece?


    Aspettai una risposta da parte di Suzaku.


    […]


    L’incontro con il mio prossimo compagno di avventure risultò particolarmente piacevole e prolifico. Mi ero trovato davanti uno shinobi serio e preparato, con idee rispettabili. In tutta onestà, si rivelò un dialogo che andò ben oltre le mie aspettative. Forse lì fuori non era poi tutto grigio come mi sembrava. Potevo tornare a casa con la sensazione che dalla nostra collaborazione sarebbe scaturito qualcosa di interessante e che avrei imparato molto. Così congedai il ragazzo con un sorriso, che questa volta sarebbe apparso meno forzato del solito e più spontaneo.


    È stato un piacere conoscerti, Suzaku. Sono certo che miglioreremo insieme e raggiungeremo i nostri obbiettivi con la Yume. A presto!






     
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    “L’ipocrisia regna sovrana ormai sul mondo ninja e questa “Unione di Shinobi” è quanto di più falso ci possa essere.”

    Ascoltai le sue parole ponderandole con cautela. Subito dopo Seto aggiunse anche un famoso detto cioè il nemico del mio nemico è mio amico. Ne rimasi leggermente sorpreso e cercai di non darlo a vedere. In mia opinione queste parole potevano essere considerate addirittura filo ultra-nazionaliste. Anche io avevo un forte senso di patriottismo che mi guidava e mi dava spesso forza durante le missioni più difficili, ma non avevo mai pensato o immaginato di considerare gli altri paesi ninja come potenziali nemici. Non che nel corso della storia non fosse accaduto, anzi le grandi guerre erano state combattute principalmente tra noi. Ma mi sembravano pensieri lontani di un epoca che fu e perciò non mi appartenevano. Oggi eravamo alleati e tanto mi bastava. Ma evitai di commentare poiché probabilmente voleva esprimere solamente un parere sulla condizione pericolante del mondo libero i cui vertici erano stati ciechi per anni.

    Altresì mi spiegò i motivi personali che lo avevano spinto a scegliere la sezione Yume, cioè la ricerca di conoscenza sul mondo e sulle persone che lo albergavano. Annuii con il capo concordando. Era un scopo nobile a cui dedicare la vita, poiché il sapere poteva essere considerato a ben vedere come il fondamento della nostra società. Se dall’oggi al domani avessimo bruciato ogni libro e ogni traccia scritta dell’esistenza umana in quanto tempo sarebbe effettivamente scomparso il concetto di collettività che avevamo? Io avrei personalmente scommesso su una quantità di tempo abbastanza bassa. Ma allo stesso tempo non potei fare a meno di pensare all’altro lato della medaglia. Quel fine nobile celava una via più pericolosa, la stessa perseguita dal mukenin Buza, un essere che aveva dimenticato le qualità che ci rendevano umani. Porre la conoscenza come unico scopo di vita avrebbe potuto guidare l’individuo verso una vita tragica costituita dall’assenza di contatto e calore umano.

    Il ragazzo si mostrò altrettanto loquace parlandomi del suo stile di combattimento. Ovviamente le parole avevano un peso specifico non indifferente però, ahimè, non potevano sostituire l’esperienza diretta. Avrei potuto carpire qualche informazione che si sarebbe potuta rivelare utilissima in una potenziale missione futura ma avremmo comunque dovuto improvvisare, ovviamente e specie le prime volte. Mi colpii notevolmente che aveva stretto un patto di sangue con dei serpenti e dunque mi domandai quante probabilità c’erano che esistessero due razze di serpenti diversi abbastanza intelligenti da firmare un contratto di evocazione. Non mi sembrava possibile quindi dovevano essere gli stessi serpenti con cui avevo stretto io stesso un legame.

    Interessante! Anche io ho firmato contratto di evocazione con dei serpenti.

    Tirai su la manica del braccio sinistro per mostrare il tatuaggio, che probabilmente il ragazzo avrebbe riconosciuto se la mia deduzione era corretta. Successivamente toccò a me spiegare le capacità di cui disponevo.

    Io sono specializzato sui combattimenti a breve distanza, infatti fondo il mio stile principalmente sui taijutsu. Anche se non disdegno l’utilizzo di alcuni ninjutsu che mi possono semplificare la vita. Il gioco di squadra, da quella che è la mia esperienza personale, permette di superare ostacoli altrimenti invalicabili.

    Mi venne alla mente immediatamente lo scontro all’interno di una delle sale del palazzo infernale di Qayin, dove combattendo spalla a spalla con un ishivariano fummo in grado di abbattere un nemico ben al di là delle nostre capacità.

    Concordo pienamente che l’assenza di fiducia potrebbe spegnere qualsiasi legame all’interno della squadra... ma sono convinto che non accadrà così tra noi.

    Questo incontro preliminare organizzato dal villaggio stesso mi aveva dato l’opportunità di conoscere una persona abbastanza singolare. Seto non sembrava il tipo di ragazzo da dare facilmente fiducia al prossimo, ma questo forse era l’impressione che io avevo ricevuto. Tuttavia era un ninja sveglio e si sarebbe probabilmente rivelato un ottimo compagno in combattimento.

    Lo salutai con leggero inchino della testa.

    Anche per me è stato un piacere Seto. Spero di rivederti presto!
     
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    Bella e filosofoca, max per entrambi :rosa:
     
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