Una fievole ripresa

Haruki x Ayumu

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    Narrato | Parlato | Pensato | Parlato Kazuhiko | Parlato Renji Yomo



    Diversi mesi dopo l'attacco di Fury

    Urla e dolore, lacrime e sangue. Ormai tutto quegli avvenimenti erano diventati un ricordo lontano, seppur pareva un illusione creata al momento soltanto alcuni mesi fa. Il mondo ninja era caduto in disgrazia, spezzato da un sol uomo, da un pazzo che si elevava al creatore, un Dio fasullo sceso in terra e che per disgrazia aveva portato il mondo in rovina. Forse per un capriccio, forse perché era il male in persona. Tutti i Villaggi ninja erano stati colpiti e Suna, circondato da una valle infinita di Deserto ed abbracciato da un caldo rovente, si era macchiato di un rosso cremisi che sporcava gran parte della gialla polvere sabbiosa. Arduo era contare il numero delle vittime dato che tanti erano i corpi ammassati, privati della loro linfa vitale. Povere anime che nulla sapevano del mondo all'esterno del loro tanto amato Villaggio. Povere anime pie che ancora dovevano superare l'adolescenza. Una triste e cupa falce si era prodigata a scindere i legami della loro anima con la vita stessa, accompagnandoli verso il cupo cammino verso l'oblio. Né le parche, né nessuna creatura Divina poteva fermare il corso del tempo, ormai le loro vite erano state stroncate. Presero a compiersi diversi cerimonie funerarie, in segno del grande lutto e un grande silenzio dominò su Suna quel preciso giorno. Il nero regnava sovrano su tutti gli abiti dei presenti, me compreso. A nulla erano serviti i miei sforzi, a nulla era servito il voler aiutare i medici del Villaggio, seppur nulla sapevo di tale mansione ma ero spinto dalla dolce Shizuka, il faro del mio cammino, verso quelle stesse arti. Ricordo ancora tutto quel sangue tinto sui pavimenti dell'Accademia, cosi come quello cosparso sulle mie mani che tentavano di fermare il rosso liquido che fuoriusciva dal collo di uno dei tanti bambini rimasto ferito ed ucciso quel dannato giorno. Ricordo ancora le lacrime delle vittime e le parole strozzate che faticavano ad uscire dalle loro bocche. Quel giorno, quel dannatissimo giorno, speravo non giungesse mai. Passarono tanti giorni e altrettanti mesi ma di Fury, nulla si sapeva più. Il mondo ninja stava risorgendo dalle ceneri, proprio come una fenice, pronto a controbattere alle avversità e al nemico. Impiegai il tempo ad avvicinarmi alle arti mediche, grazie anche a Shizuka, "sorella" e Chuunin di Suna che più si era specializzata in quelle arti e che si era messa in mostra il dì funesto. In una caotica oscurità avevo trovato una nuova luce, un aspirazione a cui puntare con tutto me stesso ed ero tremendamente deciso a raggiungerla. Sviluppai inoltre il controllo che avevo sul mio Chakra Innato, quella incredibile propensione a spingermi verso la creazione della vita, mischiando difatti due degli elementi in mio possesso e crearne uno nuovo. Nel mio sangue scorrevano geni Senju, Clan fondatore di Konoha e dotato di una capacità inimmaginabile. Ciò mi rendeva fiero del mio essere anche se tuttavia rendeva ancor più oscuro il mio passato. Come ci era finito un Senju a Suna? Non lo sapevo proprio.

    Haruki hai una visita

    Alzai i glutei dalla lignea sedia, distaccando i gomiti dal tavolo e poggiando la penna sul quaderno cui avevo appuntato alcune cose personali. Mi mossi in direzione della stanza principale e volsi lo sguardo verso l'uomo che mi aveva chiamato: Kazuhiko, padrone di casa e uomo che mi aveva adottato.

    Buongiorno Sensei

    Buongiorno Haruki. Ho una missione da affidarti. E' di livello D ma non trascurarne l'importanza, tieni

    La voce di Renji - Sensei era chiara, diretta e rapida come una lama di una Katana. Non v'era momento ove il Jonin abbandonava quel suo ferrato modo d'essere, non sorrideva quasi mai e non era certo il tipo da complimentarsi per il lavoro svolto. Tuttavia, teneva molto al futuro dei propri allievi ed ero grato di essere sotto il suo comando. Allungai la man manca verso il piccolo rotolo contenente le informazioni necessarie per la missione. Lo aprii e poggiai lo sguardo su di esso.

    CITAZIONE
    E' richiesta la partecipazione di un gruppo di Ninja che facciano da scorta ad un piccolo carro di rifornimenti. L'obiettivo sarà quello di scortare il vecchio Komura verso le terre di Ame, il contenuto del carro è di vitale importanza dato che comprende medicinali ed erbe curative.

    Luogo di partenza Sunagakure no Sato, Cancello Ovest, ore 12:00

    Mancavano ancora diverse ore ed avevo il tempo per prepararmi al meglio, raccogliere le mie cose, salutare i "familiari" e partire in questa nuova missione. Quel nome, Komura, aveva un non so che di familiare e vi pensai più e più volte, cercando di trovare il ricordo esatto in cui avevo conosciuto quell'essere. Poi, come un fulmine a ciel sereno, ecco che apparve l'illuminazione. Komura era un uomo che superava i sessant'anni e che più era legato all'Orto Botanico del Villaggio, nonché grande medico. Lo avevo visto qualche volta nell'unica landa verdeggiante presente nel Villaggio, in quello spazio che era come una seconda casa, ove potevo sfoggiare il mio potere nella sua più intera potenza. Sorrisi quando quel ricordo riaffiorò, potendo stupirmi della volontà dell'uomo di opporsi ad un tale male che ci aveva afflitto mesi prima. Il monto si stava riprendendo e forse, Komura, ne era la prova. Chiusi il rotolo e andai a prepararmi, indossando quella Giara di Sabbia ed un lungo mantello scuro. Ero pronto per uscire di casa e dirigermi poi verso il luogo d'incontro.

    Salve. Io sono Haruki Sato, Genin di Suna e sono qui per la missione di scorta

    Feci un piccolo inchino alle figure già presenti al Cancello Ovest. Non vi era solo Komura anzi, una figura femminile era già lì presente, con indosso il distintivo giubbotto Chuunin ma che tuttavia non avevo mai visto prima d'ora. Fatte le presentazioni, mi precipitai a controllare il carro, controllando il contenuto e che fosse in perfetto stato. Dovetti sollevare un lungo e scuro lenzuolo, che riusciva perfettamente a nascondere e tenere al fresco tutto quel tesoro. Mai avevo visto un tale ammasso di medicinali rinchiuso in un singolo spazio e perdermi in quei nomi era dannatamente facile. Sembrava che tutto fosse apposto, ragion per cui, mi avvicinai verso la Chuunin di Kumo, aspettando così un suo ordine.


    Dwarfy Doc
     
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    ayumu himura
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    Ayumu Himura
    Era una giornata come tante, a Kumo. O meglio, era una giornata come tante per gli altri, ma non per Ayumu, che era tornata alla vita normale e che tutto quello, tutto quello che per gli altri era lo standard, per lei era un qualcosa di nuovo, sensazione da rivivere quasi da zero, con tutte le memorie di una vita passata ormai andate perdute. Vagava per Kumo senza una vera meta, più intenta a riabituarsi a quella vita e a tutto quelle persone che ad altro. Lanciava occhiate fugaci un po’ ovunque, soffermandosi di tanto in tanto su un particolare o un dettaglio fuori posto. Due persone che litigavano per chi sapeva eseguire meglio la tecnica della sostituzione, un anziano solitario su una panchina intento a guardare – o ricordare – chissà cosa, una madre che fa vedere al figlio le grandi prodezze dei ninja. In particolare, a quell’ultima scena, alla Chunin scappò un mezzo sorriso, più abbozzato che altro. Scosse la testa continuando a camminare, finché non inciampò su qualcosa. Era una banalissima roccia che la bionda non aveva visto, troppo distratta com’era da guardare il mondo attorno a lei da dimenticarsi quello che succedeva a lei. Non era proprio il prototipo di kunoichi perfetta, tutt’altro. La sua fortuna era il saper utilizzare la testa prima ancora che le mani, e quello l’aveva aiutata più di una volta. Eppure, la fortuna sorrise alla ragazza. Costretta a fermarsi per colpa del sasso, il suo occhio cadde sulla bacheca del villaggio dove erano affisse le missioni. Lì, per puro caso, un Jonin stava già dando un’occhiata a quali missioni poter accettare, probabilmente da affidare a qualche suo allievo. Vedendo la figura, impacciata, di Ayumu, il ragazzo prese un bigliettino e lo porse alla donna. «Ayumu, giusto?» Domandò il ragazzo, quasi come conoscendo la ragazza. Ed in effetti non era del tutto sconosciuta, dopo quello che era successo al villaggio della foglia. «Sì, ma già lo sai. Che succede?» Domandò tranquillamente, allungando la mano per prendere il foglietto che il Jonin le stava porgendo. Era relativo a una missione di livello D da svolgere a Suna. La Chunin aggrottò un sopracciglio. «Io? E perché dovrei andarci?» Domandò leggermente infastidita ora, non capendo perché una Kunoichi preparata come lei fosse stata “scelta” per una missione del genere. Il Jonin sorrise, dando una lieve pacca sulla spalla alla ragazza. «Da quanto non vai in missione? Non mi sembra che tu ne abbia svolte poi tante, in generale. Sarà comodo, per ritornare in azione.» Ammiccò un secondo. «Oppure morirai di noia e sarà una totale perdita di tempo.» Il ragazzo fece spallucce, girandosi poi dall’altra parte e staccando un altro fogliettino, per poi sparire. E Ayumu si ritrovò sola, con un fogliettino in mano che sentenziava di alcuni medicinali da portare ad Ame. Avrebbe dovuto viaggiare da Kumo a Suna e poi ad Ame. «Insomma, pensavo a qualcosa di più movimentato per ritornare in prima linea…» Commentò tra sé e sé, prima di girare i tacchi e iniziare a muoversi verso le porte del villaggio.
    Non doveva fare soste intermedie né tappe particolari prima di partire. I genitori sapevano benissimo della sua vita e sicuramente non si sarebbero preoccupati a vederla sparire per un po’. Inoltre, viaggiava sempre con i suoi pochi attrezzi addosso, proprio per poter essere sempre pronta a qualsiasi evenienza. Uscita dal villaggio, avrebbe dovuto viaggiare per otto giorni. Forse sette e mezzo, se avesse aumentato il passo e fosse andata quasi al massimo delle sue capacità. Non era di certo una velocista, la sua strategia di combattimento era completamente basata sui Ninjutsu e il Taijutsu era sempre stato un suo punto debole. Aveva portato con sé diverse provviste, ma sicuramente durante il viaggio si sarebbe fermata in qualche villaggio, anche non Ninja, intermedio, per riposare un po’.
    Non corse rischi, si assicurò di non lasciare tracce e di non essere seguita. Il viaggio in realtà durò un pochino più del previsto perché, vista la sua paranoia, di tanto in tanto tornava sui suoi passi e cambiava percorso in modo da depistare eventuali inseguitori ed evitare qualsiasi spiacevole imprevisto. Era ben consapevole che tutto quello non era necessario, che nessuno avrebbe perso tempo a stare dietro a una Kunoichi qualsiasi di Kumo, ma quello che era successo a Konoha l’aveva indiscutibilmente cambiata e non poteva farci niente se non accettarlo e andare avanti.
    All’alba del nono giorno, in perfetto orario, si trovava alle porte di Suna. Il villaggio, esattamente come gli altri, presentava difese ben più corpose rispetto a quanto visto in passata, proprio a causa della guerra incombente sulla testa di tutti gli abitanti del mondo, Ninja e non. Inevitabilmente la guerra di Fury avrebbe portato a sconvolgimenti nella trama globale. In guerra non ci sono vinti e sconfitti, ci sono solo vittime. Erano giunte ormai le 12 e un ragazzo castano si presentò alle porte del villaggio, inchinandosi di fronte alla ragazza e presentandosi. Era un Genin di Suna ed era lui la persona scelta per quella missione. O che aveva scelto quella missione, è una questione di punti di vista. «Ayumu Himura, Chunin di Kumo.» Si presentò anche lei, con un breve gesto del capo. Guardò il ragazzo muoversi verso il carro per controllarne lo stato e tornare poi indietro verso la ragazza, attendendo che fosse lei a prendere il comando. Lei mosse il capo verso il carro, come a voler indicare qualcosa. Gesto seguito poi dall’indice della mano destra, che si alzò a indicare un punto leggermente più avanzato rispetto al carro. «E chi dovrebbe trasportarlo? Noi?» Effettivamente non c’era nessuno alla guida del carro. Non c’erano animali né persone incaricate a trainarlo. La ragazza chiuse per un istante gli occhi, scuotendo il capo, per poi riaprirli e avvicinarsi lentamente ai medicinali. «Sicuri che sia questo il carro?» Parlò al plurale, forse cercando di coinvolgere anche le guardie presenti davanti alle mura, che dal canto loro non risposero, limitandosi a ignorare la donna.
    Pardon per il ritardo, inventa pure sul motivo per cui non c'è e se vuoi fallo arrivare, hai carta bianca! :sisi:

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    La missione stava per prendere piede, o almeno così doveva essere. Diversi elementi si riunirono fuori dal cancello Ovest di Suna, ivi un ligneo carro - vecchio tra l'altro - distava qualche passo dalla mia di figura. Lo sguardo vigile si scostò da esso e seguì la soave voce di ella, la Chuunin di Kumo: Ayumu Himura. Questo era il suo nome, a me sconosciuto. La squadrai per bene, iniziando proprio dal suo copri fronte, tratto chiaro della sua provenienza. La stessa che aveva cresciuto un altro Shinobi da me affrontato: Sumairu Akame. Era un piacere conoscere un altro Chuunin, un altro Shinobi che si stava creando una posizione in questo caotico mondo. Era buffo vedere come il mondo fosse così piccolo da farmi incappare in un altro Chuunin alla mia seconda missione. Non ero dispiaciuto anzi, ero felice di ciò e forse sicuro della riuscita di tale obiettivo, anche se non era minimamente da sottovalutare l'importanza di tale evento. Dovevo continuare ad utilizzare quella mia stessa concentrazione, quella che più mi aveva aiutato negli scontri organizzati fra i vari continenti Ninja. Non potevo perdermi nelle sfumature più dolci e tenere ma dovevo stare accorto ad ogni minimo particolare. La missione era di grande importanza per il Villaggio in cui ero cresciuto e avrei contribuito meglio che potevo, sperando in futuro - assai prossimo - di poter ricevere qualche attenzione da parte dei più abili medici di Suna. Iniziava da un po' di tempo, precisamente dopo l'attacco di Fury, a piacermi tale mansione, sentivo come fossi spinto da qualcosa d'interiore verso tale arte. Ero solito ascoltare i racconti di Shizuka, Chuunin e Medico di Suna. Ella, angelo e faro della mia vita, era solita raccontarmi delle cure che donava ai pazienti, mi parlava delle loro malattie, di quelli che soffrivano di leggeri problemi psicologici causati proprio dalle perdite avute quel dì, e di tanti altri che erano stati marchiati a fuoco nei miei ricordi. Così come Ayumu Himura, il suo nome era stato scritto con il fuoco e mai verrà dimenticato.

    Non credo, o almeno lo spero..

    Probabilmente non avremmo mai raggiunto Ame se fosse dipeso dalle nostre forze. Il mio corpo certo non era un tempio dedito all'adorazione dei muscoli e al combattimento corpo a corpo. Come era stato chiaro nei precedenti scontri avuti, la mia arte più spiccata erano i Ninjutsu, argomento piuttosto distante dalla lotta ravvicinata. Feci spallucce dopo quelle esatte parole, volgendo poi l'attenzione a quelle della fanciulla e ruotando il corpo proprio in direzione delle guardie del cancello. Nessuno proferì parola, nessuna risposta o accenno d'informazione.

    Aspettiamo, forse ha dimenticato qualcosa. Comunque fa strano trovarsi un Chuunin in una missione di livello D

    Provai a tenere calme le acque, guadagnando tempo e sfruttandolo per conoscere meglio la superiore in grado. In quei frangenti di tempo libero, riuscivo a scrutarla ancor più nel dettaglio mentre alcune domande si facevano avanti prepotente, vogliose di trovar risposta. Difatti era tremendamente curioso vedere la partecipazione di un Chuunin ad un tale evento, quasi sospettoso. C'era qualcosa di losco sotto questa storia e ancora non riuscivo a venire a capo. Era forse stanca della noia? Una delle tante domande, forse la più banale, che capitava a tormentarmi la mente. Potevo solamente aspettare una sua risposta definitiva, quella che mettesse fine a tutte le continue voci che riecheggiavano nella testa.

    Spero il viaggio sia stato di tuo gradimento

    Il vecchio Komura non s'era ancora fatto vedere e lasciare che il discorso piombasse in un freddo gelido era tremendamente imbarazzante e angoscioso. Ascoltavo curioso le sue risposte, portando il corpo ad affiancarsi al lato manco del carro, poggiando la schiena sulla parete lignea di esso. Quelle sue parole riuscivano ad alimentare quel fuoco di curiosità che ardeva nel mio ventre e che era alimentato dalla voglia di conoscenza. Speravo inoltre di trarre il massimo da tale conoscenza, sfruttarla a mio vantaggio per crescere in maniera quanto più corretta possibile. Infondo s'impara molto più sul campo che sui banchi di scuola.

    [...]



    Scusate il ritardo

    Infine, dopo un interminabile pausa, Komura entrò in scena. L'uomo appoggiava il proprio peso corporeo su un vecchio bastone di famiglia, decorato con qualche decorazione ornamentare sulla parte del manico superiore, ivi alcuni filamenti d'oro s'incastonavano perfettamente andando a raffigurare qualche simbolo a me sconosciuto. Forse era qualcosa che rappresentava proprio la sua famiglia, la stessa che per decenni ricopriva il ruolo di Capo Medico del Villaggio. Loro avevano il controllo del reparto, loro avevano le più grandi conoscenze che esistevano nelle arti mediche e l'uomo, sembrava assai orgoglioso di trasportarsi su quel vecchio bastone. Lo guardavo silente, lasciandolo avvicinare nel suo passo calmo e pacato, proprio come le cristalline acque di un freddo Lago. Fu' solamente quando egli arrivò ad una esigua distanza, pari e non oltre ai due metri, che andai a emulare un piccolo inchino in sua direzione. Lui mi guardò con occhi strani, come se mi conoscesse da tempo, seppur lo avevo incontrato di rado. Non mi preoccupai oltre di quella strana sensazione, che difatti tale restava: una sensazione.

    Io sono Komura e se siete qui, vuol dire che voi siete coloro che mi accompagneranno verso il Villaggio della Pioggia

    Haruki Sato, piacere di fare la sua conoscenza

    Stette per qualche attimo ad osservarmi e nuovamente ritornò quella strana sensazione. Era strano, difficile da descrivere ma sapevo che le cose si stavano misteriosamente oscurando e diventavano sempre più tenebrose, ricche di mistero. Un lungo brivido mi percorse la schiena. Restai in silenzio. Furono solamente le parole di Ayumu a spezzare l'incresciosa situazione che s'era creata.


    Devo ammettere che ciò è stato ottima fonte per un mio spunto di trama personale futuro e che forse verrà a galla alla fine della pq xD grazie comunque xD a te inventare chi dovrà trainare il carro
     
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    Ayumu Himura
    La Chunin se ne stava lì, in assoluta tranquillità. Non sembrava esserci traccia di agitazione né tantomeno di preoccupazione. Le era sembrato strano fin da subito il suo coinvolgimento in quella missione e a quanto pare anche al giovane Genin. Difficile dargli torto, dal momento che una Chunin in una missione di livello D era particolarmente strana. Ma tant’è, ormai era lì, inutile starci troppo a pensare. L’attesa del vecchietto che doveva guidare il carro sembrava interminabile, soltanto le parole del ragazzo interruppero quel silenzio. Ayumu lo lasciò parlare, senza interromperlo, limitandosi ad appoggiarsi a un albero qualsiasi nelle immediate prossimità del ragazzo, per non allontanarsi troppo. Sospirò, prima di riprendere parola, scuotendo leggermente il capo. «Beh non sbagli…» Esordì, spostandosi dall’albero con un colpo di reni e avvicinandosi lentamente al ragazzo, squadrandolo dalla testa ai piedi, con aria curiosa più che minacciosa. «E’ strano ma c’è un motivo.» Annuì poi, guardando il ragazzo con molta più tranquillità e allontanandosi di qualche passo. «Hai sentito parlare dell’attacco a Konoha, diversi anni fa?» Domandò poi, incrociando le braccia al petto. Impossibile non sentire un lieve tremore nelle parole della ragazza, chiaro segno di un turbamento interiore. Ricordare quegli eventi, per quanto fossero passati, per quanto lo avesse già fatto recentemente, non era mai una cosa piacevole. «Beh, io ero lì, quando è successo. Abbiamo fermato l’attacco dei figli di Zero e, in qualche modo, ho salvato l’hokage.» Ci pensò per un attimo su. Effettivamente non aveva mai ricevuto un encomio o un premio, per quello che aveva fatto. Scosse le spalle, non sapeva più neanche chi fosse l’Hokage. «Da allora, mi sono allontanata. Non riuscivo a reggere il peso di quello che era successo. Di quello che non ero stata in grado di fare.» Un pochino più sconsolata nel tono, a questo punto, scosse il capo, girandosi e guardando verso il carretto, come se non volesse farsi vedere. «Poi è successo il finimondo, l’esercito di Fury, la grande quella, l’OSU.» Mosse la mano destra in cerchio, come a indicare tutti gli altri eventi di cui il ragazzo era sicuramente a conoscenza. Lei un po’ meno, ma sapeva che c’era molto altro. «Insomma, alla fine ho deciso di fare ritorno. E per riprender mano a questa vita… Mi hanno assegnata a questa missione.» Annuì leggermente, indicando poi il carretto. «E tu invece? Non dovresti affrontare missioni un po’ più impegnative?» Domandò verso il ragazzo, curiosa. All’ultima domanda, poi, scrollò le spalle. «Ho affrontato di peggio.» Annuì, lasciando morire lì la domanda. Non c’era stato assolutamente nulla di significativo durante il viaggio, aveva ben poco senso parlarne, semplicemente.
    Quando, alla fine, il vecchio giunse nei pressi del carro, gli occhi della Kunoichi si spalancarono. Non c’era nessun modo per portare quel carro a destinazione. Il signore arrivato sul posto era un vecchio con ben poche possibilità di portare tutto quel peso. Così come il giovane Genin non sarebbe mai riuscito a trasportarlo. Men che meno la ragazza, tutt’altro che dedita al culto del corpo. Un lieve sospiro venne poi interrotto dal sopraggiungere di una delle guardie del villaggio, che si avvicinò di gran lena verso il simpatico trio. Si avvicino alla Chunin, bisbigliando qualcosa nell’orecchio della ragazza. La reazione fu particolare: dapprima annuì semplicemente, poi spalancò per un attimo gli occhi, poi si lasciò andare a una mezza risatina, rilassata ma al tempo stesso infastidita. Scosse il capo, cercando poi di avvicinarsi per poggiare una mano sulla spalla del ragazzo. «Haruki caro, sei un ragazzo fortunato.» Esordì, senza aggiungere altro, limitandosi a guardare verso le porte del villaggio. Un Ninja incredibilmente possente e ben piazzato si stava dirigendo verso di loro. «Lo vedi? Lui si occuperà della missione al posto nostro.» Si allontanò dal ragazzo e dal carretto, appoggiandosi di nuovo contro l’albero. «C’è stato un problema di comunicazione tra i villaggi e la missione era già stata accettata e con determinati dettagli. E’ un Chunin diventato tale solo grazie alla forza bruta, non ha…» Abbassò la voce, cercando di non farsi sentire dagli altri. «E’ stupido, troppo stupido per guidare un gruppo di ninja. E quindi prende missioni facili per mantenere la propria famiglia e per cercare di tirare su qualcosa.» Si allontanò di nuovo dall’albero, dopo qualche secondo, guardando mentre il nuovo arrivato si caricava, più o meno letteralmente, il carro sulle spalle. «Beh, che dire, credo che a questo punto la nostra avventura finisca qui… No?» Domandò verso il ragazzo, senza allontanarsi però. Aveva bisogno di scambiare due chiacchiere con qualcuno e quel ragazzo… beh, chissà, magari avrebbe saputo spiegargli qualcosa di quello che stava succedendo nel mondo. «Andiamo a mangiare una cosa.» Esordì poi. Non era un invito a pranzo galante, era solo un modo per passare del tempo con qualcuno che non conosceva. Niente di più.

    Niente missione livello D per noi, così è più divertente! :sisi: Domani arriva la formattazione!

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    Un Sol cocente colpiva le nostre figure con prepotenza, scagliandoci contro continui raggi infuocati e pregni della sua mastodontica energia. Una potenza tale che a parole era difficile descrivere ma che restava una delle cose più affascinanti che potessero ancora esistere. La natura sapeva donare meraviglie e far affascinare con le sue sfumature ed io, dopo un lungo tempo, capì come quella stessa natura giacesse dentro di me, scorreva nel mio sangue, era presente in ogni mio passo ed in ogni respiro. Era certamente difficile poter dimostrare un tal potere in quel manto infinito di sabbia ma dovevo attendere solamente il momento più opportuno per dar sfoggio di tale abilità innata: il Mokuton. Quando potevo cercavo di allevare tale abilità nell'Orto Botanico del Villaggio che m'aveva cresciuto, proprio in quella piccola distesa di verde creata dal vecchio Komura. Speravo che questa missione mi desse l'opportunità di manifestarlo, di testare sul campo un tale potere così dannatamente leggendario ed estraneo al Villaggio nascosto dalla Sabbia. Quella missione tuttavia, sembrava esser partita con un passo verso il vuoto, lasciandoci sprofondare in dubbi e domande. Fortuna volle che Ayumu, la Chuunin di Kumo, sembrava ben disposta al dialogo seppur il suo viso non mi era noto anzi, sconosciuto. Nemmeno il suo nome mi era familiare ma ciò risultava qualcosa di poco conto, superato dai dubbi del momento che s'insidiavano come una sanguisuga. Ascoltavo le di lei parole, alternando il tutto ad attimi di silenzio dove analizzavo ogni singola frase e la registravo nella mente.

    I Figli di Zero..

    L'Imperatore del Fuoco. Altro mostro, altra piaga che aveva afflitto il mondo intero. Altro dannato male che per anni aveva costretto il mondo a piegarsi in due, inginocchiarsi dinanzi al suo straripante potere e renderlo schiavo della sua insanita mentale. Come se non bastasse, come se il mondo non avesse già sofferto abbastanza, ecco che arrivarono dei nuovi pazzi a rendere le cose ancor più complicate. Seguaci che amavano alla follia il fu' morto Imperatore, esseri ancor più spregevoli e immeritevoli di vivere.

    Avevo letto qualcosa in merito ma non era molto approfondito a dire il vero..

    Stavo lì ad udire le sue parole con molta attenzione, quasi come se la concentrazione si fosse posizionata interamente sulla di lei figura, estraniandomi da tutto ciò che succedeva attorno. Quel racconto rendeva la missione decisamente d'importanza secondaria anche se tuttavia restava un compito importante seppur di basso grado. Seguivo con lo sguardo i suoi movimenti, quelli della Chuunin dal crine argenteo, intrecciando le braccia e stringendole al plesso solare. La sua figura divenne ancor più interessante ad ogni secondo che passava e non potevo fare altro che chiederle maggiori dettagli, anzi, morivo dalla voglia di farlo ma la lascai continuare il suo discorso e i suoi racconti. Nel suo tono di voce riuscivo a captare un senso di tristezza, segno che quei ricordi avevano lasciato una profonda cicatrice dentro la giovane Ayumu. Mi chiedevo se era il caso di porre qualche domanda, se era opportuno cercare di farla continuare a parlare ma ancora una volta, restai in silenzio e tenni serrate le labbra. Non potevo fare altro, non volevo che quelle ferite venissero a riaprirsi nuovamente sulla sua pelle, giacché non sapevo quale reazione dovermi aspettare. Giunse poi il momento del male peggiore, di un essere che si elevava a qualche sorta di Divinità ma che tuttavia era un pazzo.

    Fury.. ancora ricordo quel dannato giorno..

    Dovevo ricordarlo, così che le tante vittime di quel dì funesto non venissero mai dimenticate ed un giorno vendicate secondo il volere della giustizia divina, quella reale e non la fasulla che quel mostro voleva incarnare. Tutti avevamo delle profonde cicatrici, chi più profonde chi più meno ma sembravamo condividere lo stesso Destino. Il mondo si stava riprendendo, risorgendo come una fenice dalle sue ceneri, pronta a riemergere portandosi il peso di quelle tante perdite. Feci con il capo ad annuire alle parole del ritorno della Chuunin, estremamente felice di sapere e conoscere la sua volontà di essere partecipe ed opporsi al male odierno. Il mondo degli Shinobi, in quel momento, aveva bisogno di quanto più aiuto possibile ed anch'io dovevo, anzi volevo, rendermi utile in qualche modo.

    Ben tornata fra noi allora. In realtà mi sto allenando per il Torneo Chuunin per cui il mio tempo viene occupato maggiormente da allenamenti con il mio Sensei o con il mio compagno di squadra

    Ma in quel particolare giorno, era stato proprio Renji a volermi partecipe di quella missione, ritenendola d'importanza rilevante ancor più rispetto ad un allenamento. Il Jonin era severo ma avevo capito appieno il suo essere o almeno così speravo che fosse. La discussione poi continuò fin quando non giunse Komura, stroncando ogni nostra possibilità di partecipazione ad una tale evento. Rimasi quasi di stucco da ciò che era successo ma se alla Chuunin sembrava star bene, forse anche per me poteva esserlo. Inerme stavo a guardare l'evolversi della situazione, fino a che, quando Ayumu pronunciò il mio nome, in Komura una scossa si mosse.

    Haruki? Sei per caso il figlio di Kazuhiko?

    Non ero certo il figlio naturale ma l'uomo mi aveva salvato quand'ero ancora in fasce, giacché i miei veri genitori m'avevano abbandonato in quella di Suna.

    Mmh.. si, sono io perché?
    Dovevo dare questo a tuo padre ma non ho fatto in tempo a preparare tutto per il viaggio. Potresti consegnarglielo tu da parte mia?
    Certo, dia pure a me

    Mi diede un piccolo contenitore di pillole, certamente medicinale di qualche tipo ma che tuttavia ignoravo l'uso e ciò che doveva curare.

    Mi scusi, potreste darmi maggiori dettagli al riguardo?
    Lui.. lui saprà dirti di più. Arrivederci

    Infine sparì dalla nostra vista. Altri dubbi venivano ad insidiarsi nella mia mente e creare ancor più dubbi. Abbassai lo sguardo verso quel medicinale, cercando di leggere il nome posto sull'etichetta presente sul contenitore ma proprio non capivo cosa fosse. Stetti per qualche secondo lì immobile, per poi intascarla dentro la tasca dei pantaloni e riportando il capo verso la figura della Chuunin.

    [...]



    Ritornai quindi a varcare le porte del Villaggio di Suna, questa volta accompagnato dalla fanciulla. Sapevo di un posto dove poter mangiare in tranquillità e passare un po' di tempo in pace, probabilmente cercando anche di trarre altre nuove informazioni dal passato della Chuunin. L'andatura era lenta, proprio come quelle tartarughe di cui avevo letto in svariati libri, mentre con le mani le indicavo tutto ciò che c'era da vedere nel Villaggio. Era mio compito accompagnarla e farle conoscere ciò che più d'interessante poteva offrire Suna. Tante erano le persone presenti quel giorno all'interno del Villaggio, chi a sbrigare le proprie faccende personali, chi a cercare di vendere utensili e mandare così avanti la propria famiglia. La direzione intrapresa tuttavia, era quella che portava ad un piccolo ristorante dove servivano del buon Yakisoba cotti su piastra. Il cibo a Suna non era chissà cosa, dato che la carne scarseggiava anzi, non era per nulla presente e la maggior parte dell'alimentazione, ricadeva su verdure ed ortaggi fatti crescere nell'orto botanico. Il locale si presentava nell'esatto stesso modo che ricordavo, giacché posto lontano dal luogo dove era avvenuto l'attacco di Fury. Dunque non aveva subito chissà quali danni, anzi quasi nulli.

    Entriamo?

    All'interno, stranamente, non c'era quasi nessuno. Le uniche persone lì presenti si potevano contare sulle dita di una mano. Osservai l'interno del ristorante, portandomi poi a sedermi verso uno dei tavoli liberi e posto piuttosto distante dall'entrata del locale. Questo era mandato avanti da una sola famiglia, i Torudaki. Erano marito, moglie e figlia. I primi due potevano aver superato da poco la mezza età mentre la figlia superava forse l'età della Chuunin posta al mio fianco. Era accogliente e tutto sommato posto sotto una bella cura, segno della tocco femminile che certamente aveva contribuito a rendere ancor più efficiente quel locale.

    Buongiorno. Ci porti due porzioni di Yakisoba

    Le ordinazioni vennero segnate su un piccolo taccuino dalla giovane figlia, che poi ritorno dalle figure ben più mature.

    Ayumu-san. Non vorrei riaprire vecchie ferite.. ma di cosa parlava esattamente prima? Quando ha detto che non riusciva a reggere il peso di quello che era successo.. ho solamente letto qualcosa di superficiale al riguardo ma non sono molto informato..
     
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    Intanto il max per Jet
     
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