[Story Mode] La ricompensa di un sacrificio.

Per Yuichi Yuki

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    Prima che il dominio di Fury colpisse Ishivar, prima ancora della morte dei suoi più grandi eroi. È in questo frangente che questi eventi si incastrano, in un periodo preciso nel quale la pace è attanagliata da un buio infido e minaccioso. L’oscurità della notte regna sovrana sulle terre ninja, come un manto lungo che avvolge il tempo in quelle ore che scorrono lente. Le note degli orologi posizionati all’unisono sulla mezzanotte danno l’idea che il silenzio sia soltanto una scusa bella e buona intavolata dagli dei per permettere a tutti di respirare e riprendersi dalle ore del giorno, quelle più complesse e faticose. I pensieri affollano la mente di Janbo Nuruoki, che dopo i recenti avvenimenti e l’esito della missione di alcuni suoi shinobi ha visto da sé le condizioni di Yuichi e del suo braccio, conseguenza dell’ennesima prova di fiducia tra uno shinobi e il suo paese. I problemi a Kiri son aumentati vertiginosamente da quando Hoshi è stata rapita, tanto che gli occhi dello spadaccino hanno contorni neri e spessi, oltre ad una patina di rossore che testimonia la scarsità di sonno durante la notte. Il peso del comando è anche sulle sue spalle, mai avrebbe potuto immaginare di giungere ad una situazione simile e a sostare in bilico su di un burrone senza poter usare il chakra per uscirne con facilità. Sbatacchia le palpebre affacciato alla finestra del palazzo del kage, tanto vicino da sporcare e appannare il vetro con il suo fiato caldo e secco. Il suo aspetto poco ordinato è l’ultimo dei problemi, ne ha di molto più importanti ed anche decidere quali risolvere per primi è un fardello che porta via tante energie cognitive. La scarsa illuminazione della sala è un metodo per pensare. È calda l’atmosfera che si può percepire tra le pareti brulicanti di storia, piene di arazzi e di ricordi, di scene che rimarranno nella storia. Le figure che hanno guidato Kiri sono tutte raffigurate lì in ordine preciso, partendo dal fondatore fino ad Hoshi, senza dimenticare coloro che hanno partecipato a rendere il paese nuovamente grande dopo le vecchie guerre. Alcuni di loro vengono acclamati ancora tutt’oggi, per le imprese e le conquiste, di altri si tende a parlare con più scetticismo per via delle scelte azzardate nel corso del loro periodo di comando. Di tanto in tanto la testa si sposta verso quei disegni appesi alle pareti, tracciando una linea che non è mai completamente dritta e perfetta ma vacilla come il coraggio dello spadaccino. Il corpo imita lentamente quella scelta, seguendo la testa in una rotazione identica e scattante, spostando altrove le sue prospettive e le sue attenzioni e creando movimento nei lembi dell’abito indossato. Mentre la giacca in cotone presenta uno stile tipico del jinbee ed è rossa con bordature nere, la parte inferiore è un hakama bluastro che si si trascina fin verso le caviglie e i piedi nudi. Il petto è ben in vista, scoperto e liberato dalla morsa del tessuto di tinte sanguigne, con lineamenti scolpiti e un collage di cicatrici cucite dalle armi più disparate e le battaglie più sanguinose. È sotto il petto che le braccia possenti si collocano, mentre i rintocchi dei talloni sul parquet si disperdono dalla posizione dell’uomo per raggiungere l’interezza dell’area.

    Mhh entra, è aperto.

    Quelle le prime parole quando la presenza oltre la porta scura vien captata e il cigolio della stessa prende a sconquassare il silenzio e insidiarsi di nascosto. Come un vento fragile e tiepido ecco far il suo ingresso la figura di un giovane ragazzo di circa vent’anni, i cui abiti articolati portano stampe di draghi color giada. La sua maschera da anbu copre soltanto l’ovale del viso, ma da essa il crine ispido par straripare e risalire battendo la fora di gravità come spire di un fuoco purificatore.

    Mi avevate fatto chiamare?

    Alterata da quella corazza ritraente il viso di un oni, la sua voce trasmette quella pacatezza e risolutezza tipiche dei guerrieri migliori che armati delle loro volontà si fan strada tra gli eserciti nemici sciabordando nell’aria il proprio potere.

    Vorrei che inviassi questa presso l’abitazione di Yuichi Yuki. Digli di presentarsi qui preparato per partire, ho bisogno di parlare con lui.

    Spostando un lembo della mantella e facendo penetrare la mancina all’interno ne tira fuori quella lettera imbustata alla bel è meglio, lanciandola tra le mani dell’anbu con un movimento fulmineo. Nessuna resistenza a quel comando, solo una risposta frettolosa prima di scomparire portando con sé quella missiva di particolare importanza che Yuichi avrebbe trovato sotto la porta al mattino dopo, o anche la notte stessa se ancora sveglio per qualsivoglia ragione.
    CITAZIONE
    Caro Yuichi Yuki,
    ho ragione di credere che un uomo non meriti di rimanere storpio per il proprio paese, indipendentemente dalle ragioni del paese stesso. Vieni presso la residenza del Kage quanto ti sarà possibile, ho una discussione importante e una nuova possibilità per te.

    Firmato: Nuruoki.


    Dati gli impegni del corpo staff e la personale richiesta da parte di Roxas (oltre alla concessione della stessa da parte degli altri master), sarò io a guidare questa story mode. Ci tengo a precisare come il tutto si svolga prima della conquista di Fury su ishivar e del meeting dei Kage, ma circa un mese dopo questa missione.

    røxasv² Hai carta bianca per la intro, l'importante è ricevere la lettera e recarti da JinboJanbo!
     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    Penso che passarono ben più di un paio d'ore prima di riuscire a prender sonno. Il dimenarsi continuo nelle coperte unito ad un mal di testa allucinante mi causò un sacco di problemi. Il fiato pesante ed accaldato, come se stessi male, gonfiava lo stesso telo uniforme che mi copriva, mentre i miei occhi, nonostante le palpebre chiuse, cercavano l'ignoto all'interno di un buio tetro, al limite del mozzafiato. L'ansia che gonfiava il mio petto nudo, con le cicatrici ancora ben vivide sulla cute, oltre al vuoto lasciato dal mio braccio perso in missione, faceva da sottofondo ad un continuo susseguirsi di immagini nitide ed un fischio, immediatamente ricollegato al dolore per l'arto completamente inesistente. Non v'ero ancora abituato e per trovare una soluzione a questo problema son ricorso al mercato nero e mi son dovuto comprare del fumo. Probabilmente questo non era altro che una delle cause del mal di testa e la difficoltà nel dormire, ma per un paio d'ore avrebbe inibito il dolore, o quantomeno ne avrebbe sopito gli effetti che toccarono picchi strazianti. Decisi di alzarmi, non con poca fatica in quanto la testa girava ancora in preda all'ebrezza dei fumi consumati nonostante l'effetto fosse nella sua fase calante, per bollire un po' d'acqua con cui fare una camomilla. Sbandando nel corridoio, con il braccio meccanico che strideva mentre l'avvitavo nel vuoto lasciato dall'arto, rischiai un paio di volte di cadere nel buio più totale di quella notte particolarmente schiva, ma mi ripresi una volta giunto in cucina. Diedi uno sguardo alla finestra mentre mi lasciavo cullare dai miei pensieri, distaccato completamente grazie al silenzio che mi circondava spezzato di tanto in tanto dallo scoppiettio del fuoco, dedito al riscaldare l'acqua. Seduto sulla sedia più scricchiolante tra quelle nel mio appartamento contemplavo il vuoto: i miei occhi, seppur puntati su uno scaffale posto appena sopra il lavabo, vedevano le immagini di Ame distorcersi, il sangue, gli occhi vitrei di Moshi, i nervi ancora pulsanti di ciò che rimase del corpo di Shaka Kurama, le lacrime che sfocavano la mia vista nel ritornare a Kiri col cuore gonfio di sangue e risentimento. Il bollire dell'acqua s'intensificò al punto di farmi riprendere consapevolezza del fatto di essermi alzato per una camomilla e non per farmi mangiare vivo dai ricordi. Spensi il fornello, lasciando l'acqua all'interno del pentolino. Riguardai la finestra per qualche strana ragione, per prendere immediatamente un coltello dal portacoltelli in legno sul bancone della cucina e volatilizzarmi in parte all'ingresso di casa mia. Vidi un'ombra nel riflesso della finestra e mi mossi d'istinto. Chiunque in una situazione del genere avrebbe reagito così. Penso. La mia mente paranoica l'ha affrontata così. Mi stupii quando riconobbi il rumore tipico di chi sta cercando di riprender fiato dopo una corsa, un susseguirsi di respiri profondi per sopperire alla mancanza d'aria. Pff, questi giovani di oggi. Abbandonai ogni pensiero negativo nel momento in cui vidi una busta scivolare lentamente sotto la mia porta, accarezzandomi i piedi scalzi. Raccogliendola sentii i passi di chi consegnò tale lettera allontanarsi da casa mia.

    CITAZIONE
    Caro Yuichi Yuki,
    ho ragione di credere che un uomo non meriti di rimanere storpio per il proprio paese, indipendentemente dalle ragioni del paese stesso.
    Vieni presso la residenza del Kage quanto ti sarà possibile, ho una discussione importante e una nuova possibilità per te.

    Firmato: Nuruoki.

    Hmpf. Sbuffai, mentre al mio interno veniva combattuta una lotta tra lo stupore, l'eccitazione e la felicità di esser stato convocato da Janbo Nuruoki in persona, e la rabbia, la tristezza ancora impressa sulla mia pelle, la paura di non essere abbastanza. Non ci volle molto prima di giungere ad una conclusione, giusto il tempo di immergere una bustina di thè nell'acqua invece che la camomilla. Mi avrebbe aiutato a risvegliarmi meglio e, giustamente, rendermi quanto meno presentabile al cospetto di Janbo. Mi potrò riposare con la camomilla più tardi. Con la tazza ancora bollente e l'aroma di frutta che avvolgeva la timida luce delle mie lampade nella mia stanza riuscii a preparare uno zaino al volo con l'occorrente per partire, il mio intero armamentario nel caso la situazione s'infiammasse e un pacchetto di sigarette. Almeno quelle, cazzo. Mi vestii e, guardatomi allo specchio, tralasciando le profonde e buie occhiaie, tutto sommato mi trovai cresciuto rispetto a qualche anno prima, perso nei farmaci e nel candido bianco di quella stanza d'ospedale. Una vita in bilico coi pugni stretti contro tutto e tutti.

    Lasciai il mio appartamento con il peso dei miei pensieri che appesantiva il mio passo e ne cadenzava un'andatura alquanto sbilenca: il mio sguardo era perso nel vuoto, nella desolazione di Kiri, nel silenzio macabro che contornava lo stato d'animo dei miei compaesani. L'ansia, le paure, concetti troppo complicati e radicati nelle nostre sinapsi quasi ci lasciavano in una sensazione totale di sconforto e quel malessere interiore che spesso viene confuso dalla depressione. La combustione della cartina lasciava il proprio fumo spargersi nell'aria come cenere mossa dal vento, l'odore forte e pungente del tabacco del paese del Fuoco s'attaccava ai miei vestiti in modo morboso, quasi stesse cercando di lasciare una traccia del proprio passaggio. La sigaretta che brucia per sopperire alla mia dipendenza fu un po' come vedere fisicamente la mia filosofia di vita. Tutti noi abbiamo uno scopo: per quanto possa essere ignoto ai nostri occhi dobbiamo cercare di bruciare con tutta la forza possibile. Per lasciare, appunto, un segno, una traccia. Bah. Che banalità.

    Arrivai in poco tempo nel quartiere del palazzo, immediatamente un groppo in gola prese a strozzare la mia laringe ed impedirmi di respirare quanto meno in modo regolare. Il mio corpo quasi si bloccò sull'uscio del palazzo, tentato dal pensiero di scappare e lasciare tutto alle spalle, cancellare le proprie tracce lasciate e riscriverne di nuove. Considerati tutti i fattori probabilmente sarebbe stata la scelta giusta... ma il gioco non avrebbe valso la candela. Colui che registrò la mia entrata all'interno del palazzo probabilmente per un attimo si spaventò nel vedermi entrare, considerata la camminata da ubriacone, il puzzo di drum che mi seguiva come fosse una scia indelebile e lo sguardo totalmente assente, quasi assopito. Dopotutto era notte inoltrata.

    Immagino lei sia Yuichi. Il signor Janbo la sta aspettando nell'ufficio della Mizukage, penso che lei sappia dove si trova. mi disse, con un tono tutto fuorché amichevole. Non diedi peso alla questione, soprattutto perché avevo ben altre cose di cui occuparmi in quel momento. Salii le scale collocate di fronte al banco di ricevimento, alzando la mano destra per salutare l'addetto di turno. I passi riecheggiavano per tutto il palazzo, probabilmente al suo interno vi erano veramente poche persone, oltre alle guardie che mi fissarono dai tetti per tutto il tragitto, come se spaventati dal mio esistere. Bussai alla porta dell'ufficio, girando la maniglia e spingendo verso l'interno della stanza.

    Con permesso.
     
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    Al cigolio dei cardini della grande porta di legno il volto del “leader” della Nebbia, o per meglio dire di colui che momentaneamente pareva aver assunto tale carica, si riempì di sottili linee che in un mosaico distorto segnalavano un cambiamento del suo stato d’animo. L’uomo aveva atteso poco, in verità sembrava quasi non essersene reso conto non avendo lanciato alcuna occhiata agli orologi ma soltanto ai cambiamenti di luce fuori dalle grandi vetrate fissate nei muri come cornici. Quando la figura di Yuichi fece il suo ingrasso in stanza oltrepassando l’uscio con molta facilità, all’uomo non venne in mente di esordire prima dello shinobi ma sbuffò dalla sua pipa in osso una nuvola di fumo grigiastro dall’odore tipico del comune tabacco. Ciò sottolineava la semplicità dei modi con il quale l’uomo passava i momenti di attesa in solitaria, oltre al tipo di rimedio per lo stress.

    Vieni Yuichi, accomodati.

    Nella sala del palazzo del mizukage erano disposti pochi mobili, ma come in tutte le controparti degli altri villaggi c’era una grande scrivania con tre poltrone, due delle quali disposte dal lato degli ospiti che per via della fitta nebbia puzzavano di umidità. L’uomo attese in piedi sbatacchiando le palpebre e rimuginando sulle parole da dire: era un uomo deciso nelle scelte da prendere, buono e rispettoso, ma come tutti gli uomini a lui affini certe volte sentiva il peso di quelle scelte annodargli la lingua rendendogli più complicato il mestiere. E fidatevi, essere dei leader non è affatto semplice!

    *Fuuu* A ciò che sto per dirti ci ho pensato parecchio. Per me non è semplice svolgere il ruolo di leader, per quanto questo mi onori e non abbia abbastanza parole per esprimere quanto.


    Sentenziò con la sua voce calda, spingendo dalla bocca un anello di fumo mentre tra le dita della mancina continuava a stringere il fornello, allungando la distanza tra labbra e bocchino. Era un oggetto tenuto maniacalmente, per quanto poco esibito in pubblico e datogli da chissà chi in chissà quale momento della sua vita.

    Ogni giorno guardo le immagini dei vecchi leader e mi chiedo: “anche loro avranno sentito tale peso sulle spalle? Anche loro han dovuto prendere decisioni complesse? Quali erano le emozioni che sentivano più spesso?”e così via, con altri quesiti dietro di questi.


    Continuò imperterrito a parlare, portando la sua figura certamente rilevante fino alla scrivania, lì dove la mandritta percorse pochi centimetri in uno slancio fulmineo raggiungendo lo schienale cotonato della poltrona girevole. Non c’erano protocolli sul banco che potessero interessare il ninja, ma anche lì due pile di fogli erano accatastate come torri disposte lateralmente, mentre una penna stilografica giaceva in un astuccio di legno inciso da un artigiano locale.

    Ci sono domande a cui non so dare una risposta, forse perché è complicato o è impossibile. Alcune domande nascono persino per non avere una risposta, anche se dovrebbero dato che una domanda non può esistere senza risposta. Ma una di quelle risolvibili riguarda te: “perché un ninja, un uomo, un ragazzo dovrebbe perdere pezzi del proprio corpo per salvare il paese che altri hanno messo nei guai?” E’ una bella domanda, non trovi?

    Un sorriso bonario si dischiuse sul faccione come il riflesso di una mezza luna su un mare sterminato. Era proprio in tale espressione che risiedevano i suoi valori e quelli che lo avevano reso un kage, apprezzato da molti e mal visto da altri come i suoi predecessori prima di lui. Non si sedette, il tocco delle dita fu soltanto un’illusione di un gesto che mai si sarebbe avverato in quell’istante così tanto importante, ove nessun altro oltre loro due avrebbe potuto disturbare la conversazione. Dopo che l’ultima parte del discorso fu scandita da una crescita del tono i suoi passi ripresero a crescere fin verso uno scaffale nel quale erano infilati diversi tubi protettivi per le pergamene; lì ne afferrò uno ugualissimo agli altri, muovendosi con disinvoltura nello spazio conosciuto e portandolo fino al banco, lì dove avrebbe stappato il contenitore dopo aver disposto la pipa accesa e fumante sul un treppiedi in osso, aprendo finalmente quel foglio di carta spessa.

    Sto per affidarti un incarico. Non devi cacciare nessuno, acciuffare nessuno, liberare nessun posto. È un incarico dove l’unica cosa che dovrai fare è prendere ciò che meriti parlando a Paninya di Ishivar, ho già inviato un messaggio sulla tua partenza. So che sei già stato ad Ishivar almeno in un’occasione, dovresti conoscerne gli usi e costumi, così come dovresti conoscere cos’è una protesi autochakra. Ti sarà utile e perché no, potresti diventare ancora più forte!


    L’ultimo punto non parve interessargli molto solo perché sapeva già quanto Yuichi lo fosse e non stava organizzando tutto per un tornaconto personale, ma solo perché sapeva che quella sarebbe stata la scelta più giusta per il ragazzo. Rimase in attesa di saperne altro e di rispondere ad ogni possibile domanda nell’eventualità che ce ne fossero, incanalando nel petto un po’ di aria che per poco non lo portò a tossire. Cosa avrebbe fatto lo shinobi? In tutti i casi il viaggio non avrebbe avuto intoppi, ogni altra parte del corpo sarebbe giunta integra ad Ishivar.


    Mi scuso immensamente per il ritardo ma con i problemi off non sono riuscito a partorire prima il post ;_;
    Veniamo a noi, puoi giocarti liberamente di fare altre domande e/o partire, descrivendo in maniera autonoma il viaggio fino alle porte di Ishivar, puoi anche dire di prendere la mappa non è un problema! :soso:
    Avviso inoltre che per comodità e abitudine ho deciso di cambiare l'impostazione del post :3
     
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2 replies since 28/2/2021, 15:29   134 views
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