[PQ] Spiccare il volo

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    Spiccare il volo
    Seto Akame




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    Percorrevo il lungo viale in ciottolato il quale precedeva il piccolo sentiero sterrato che conduceva alla porta di casa, con lo sguardo rivolto verso il basso e la mente annebbiata da mille pensieri.

    Conoscevo il motivo del mio turbamento ma probabilmente non avevo ancora realizzato il tutto.

    Procedevo lento e con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
    Quasi dondolavo nel mio andamento.

    Arrivato dinanzi al cancello alzai gli occhi e mi guardai intorno.

    Avevo percorso così tante volte quel viottolo che avrei potuto raffigurarlo pietra per pietra in un dipinto, ad occhi chiusi.

    Un pallido sole era pronto a tuffarsi alle spalle delle misteriose colline Kiriane, irradiando quelle linee dell’orizzonte di un colore giallo ocra.

    Appoggiai una mano sul piccolo cancello in ferro nero e con una leggera pressione lo aprii, ritrovandomi nel piccolo giardinetto, ben curato, che circondava la nostra piccola villetta.


    Casa-akame-prima


    Girai la chiave nella porta di ingresso ed entrando mi sfilai svogliatamente lo zaino, appoggiandolo sul divano del piccolo salotto d’entrata.

    Sbuffai.

    Mi diressi in cucina dove mia madre stava affettando una serie di verdure con la solita attenzione spensierata che la contraddistingueva; un aspetto del mio carattere che sicuramente condividevo con lei.
    Mi avvicinai e le diedi un bacio sulla guancia.


    Mi preparo un caffè..ne vuoi uno?


    Dissi accendendo il fornello.


    No, grazie Seto! Allora..cosa mi racconti?


    Poggiai la caffettiera sul fuoco e cercai una tazzina nel ripiano che si trovava poco sopra la mia testa.


    Niente di particolare..


    Non ero mai stato molto loquace; non lo ero con i miei compagni, figuriamoci in famiglia, dove mi trovavo sempre piuttosto in imbarazzo nel parlare delle mie cose.
    Da un certo punto di vista ero anche piuttosto dispiaciuto di questo, visti gli ottimi rapporti che mi legavano ai miei genitori.
    Non riuscivo a dimostrare affetto.
    Credo però che mi capissero e accettassero questo mio lato distaccato.

    La caffettiera iniziò a borbottare, liberando il vapore e diffondendo nella stanza l’inconfondibile odore del caffè.

    Mi sedetti al tavolo che si trovava al centro della cucina e iniziai a sorseggiare timidamente.


    Ok. Penso sia arrivato il momento..


    Poggiai la tazzina e guardai mia madre che in quel momento mi dava le spalle.


    Mamma, ho deciso che andrò via di casa.


    Il regolare movimento del coltello che batteva sul tagliere si interruppe, frenato da quella mia sortita improvvisa.
    Si girò verso di me ruotando leggermente il busto e sfregò le mani sul suo grembiule per liberarsi dei residui di quelle verdure.

    Ci guardammo negli occhi per qualche attimo.


    Immaginavo che prima o poi lo avresti detto.
    Ti conosco molto bene Seto..d’altra parte ti ho messo al mondo.
    So che il tuo posto non è questo.



    Le madri sono sempre un passo avanti.



     
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    Seto Akame



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    Mi aspettavo quel tipo di reazione ed era per quel motivo che decisi di parlarne prima con lei.
    Non ho mai esitato nell’ascoltare le mie esigenze, ponderando comunque nel modo più razionale possibile le mie azioni.


    Metterò a posto la vecchia cascina del nonno.


    Quel rudere mi ha sempre affascinato.
    Si trovava nei pressi del lago Ibuse, quindi fuori dal centro abitato ed immerso nella lugubre foresta di Kiri.
    Non sapevo molto di quel cascinale se non che il nonno, ormai defunto, la utilizzasse per i suoi studi.
    Era ormai abbandonata da molti anni; necessitava dunque di importanti lavori per riportarla in uno stato abitabile.

    Mia madre fu visibilmente stupita dalla mia esternazione.


    La cascina del nonno? Ma è abbandonata da troppi anni ormai..e poi è lontana da tutto!


    In realtà proprio la sua posizione la rendeva perfetta per i miei scopi.
    Intendevo infatti distaccarmi dalla vita del villaggio per poter sviluppare i miei progetti.

    Lontano da occhi indiscreti ed immerso nella natura.


    Mi conosci, sono un tipo solitario..Allontanarmi dal villaggio mi farà solo bene.


    Capivo le perplessità che potevano sorgere nella mente di una madre che stava per distaccarsi dal suo unico figlio, ma ero profondamente convinto della mia scelta.


    Va bene Seto.
    Sarò sempre dalla tua parte.
    Questa rimarrà comunque casa tua, qualora cambiassi idea..anche se..so che non lo farai.
    Ti consiglio di parlare con tuo padre di quel posto.
    Devi sapere alcune cose.



    Ero poco più che un bambino quando mio nonno, Sanzo, venne a mancare.
    Sapevo fosse uno shinobi molto particolare.
    I suoi rapporti con i vertici del villaggio si erano incrinati in seguito ad alcuni avvenimenti a me sconosciuti.
    Si era dunque ritirato in quel vecchio rudere per condurre i suoi studi.
    I miei genitori hanno sempre ricollegato la mia vena ricercatrice alla sua.

    Decisi dunque di attendere il ritorno di mio padre, per poter affrontare il discorso anche con lui.

    Salì nella mia camera e mi fermai sull’uscio.
    Stavo per intraprendere un nuovo capitolo della mia vita, lasciandomi alle spalle la mia infanzia e tanto altro.
    Quella scrivania sempre ordinata e pulita, la libreria che custodiva le mie letture preferite, la finestra sul viale ed il mio comodo lettino.
    Una stanza decisamente piccola, il mio porto sicuro, dove ho molto fantasticato sul mondo e sullo shinobi che sarei voluto diventare.

    Era arrivato il momento di muovere dei passi concreti verso la realizzazione dei miei sogni.

    Aprii l’armadio e iniziai ad ordinare le mie cose, per poi riporle in un capiente borsone che avrei portato con me.



     
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    Era ormai sera inoltrata quando sentì il lamento del cancelletto di ingresso che veniva aperto; necessitava di un po’ d’olio.

    Sdraiato sul mio letto, immerso nei miei pensieri e decisamente tediato dall’attesa, capì che il mio vecchio era rientrato.
    Con un colpo di reni mi misi in piedi, allargai le braccia alzandole dietro la nuca e gonfiai il petto per stiracchiarmi.

    Mi precipitai al piano di sotto ed entrai nella sala adibita a studio, dove Noburo Akame (mio padre) stava raccogliendo alcuni fogli all’interno di un dossier.


    Buonasera papà! Devo parlarti di una cosa molto importante..


    Mi accomodai quindi sull’antico divano in pelle nera che si trovava al centro della stanza, invitandolo a sedersi.

    L’esperto Jonin di Kiri si voltò verso di me incuriosito.


    Seto! È stata una giornata molto impegnativa..Di cosa si tratta?


    Decisi di adottare il mio caratteristico pragmatismo.


    Ho già avvertito la mamma.
    Mi trasferirò nel vecchio rudere del nonno, ovviamente dopo averlo sistemato.



    Il suo volto cambiò.
    Si incupì immediatamente e notai in lui un’espressione mai vista prima.
    Delusione.
    Se avessi dovuto associare un’emozione a quel volto, sicuramente avrei scelto quella..

    Ma perché?!

    Ero piuttosto sicuro che il mio vecchio avrebbe accettato di buon grado la mia decisione.

    Noburo si strofinò la fronte, strizzando gli occhi e sospirando nervosamente.


    È una grande notizia Seto..
    Beh..non che sia felice di non averti più tra i piedi ma sei cresciuto molto nell’ultimo periodo; penso te la caverai.



    Si sedette accanto a me sul divano e con un colpo di bacino si avvicinò, appoggiando la sua mano sulla mia gamba sinistra.
    Guardandomi negli occhi, mi fissò per qualche istante con sguardo sincero e apprensivo.


    Ma vedi..devi sapere delle cose riguardanti quel posto.
    È arrivato il momento che tu sappia la verità.



    Non mi sbagliavo.
    Nonostante fossimo sempre stati una famiglia unita e trasparente, i miei sospetti sugli atteggiamenti schivi quando l’argomento di discussione era Sanzo Akame si stavano finalmente rivelando fondati.
    In qualche modo speravo di sbagliarmi, ma sapevo non fosse così.

    Incuriosito più che mai, mi focalizzai attentamente sul discorso.


    Come ben sai, quel rudere appartiene alla nostra famiglia da diverse generazioni.
    I nostri antenati vissero lì, prima di trasferirsi nel cuore del villaggio.
    Quando io ero bambino ci andai più volte con tuo nonno per allenarmi; ci passavamo diversi giorni, a volte anche settimane.
    Ovviamente non era dismesso come lo è ora.
    Crescendo conservai un ricordo molto positivo di quel posto..fino a quel giorno..



    Si interruppe per pochi secondi.
    Non avevo mai visto mio padre così serio.
    Sembrava quasi patire il pronunciarsi di quelle parole.
    Non intendevo interromperlo, quindi aspettai con apprensione il suo proseguo.




     
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    Ero appena stato promosso a Jonin e stavo rientrando a casa.
    A metà del vialetto mi accorsi che sia il cancello che la porta d’ingresso erano aperti; affrettai dunque il passo, allarmato da quell’insolita coincidenza..
    Una volta varcata la soglia trovai la nonna in lacrime, appoggiata al tavolo del salotto con le braccia che avvolgevano il capo ed un funzionario del villaggio con un documento in mano.
    Pensai subito al peggio..
    Ma non immaginavo neanche lontanamente quello che in realtà stava accadendo.
    Chiesi immediatamente ed in modo piuttosto nervoso, quale fosse il motivo di tanto trambusto, al tipo che ci era piombato in casa.



    Ancora una volta si fermò e prima di riprendere il racconto, sembrò prender fiato.


    Il funzionario, visibilmente imbarazzato dalla situazione, mi allungò quel foglio che teneva tra le mani, senza proferir alcuna parola.
    Rimasi allibito da quello che lessi.
    La nostra famiglia, in linea con la tradizione del nostro Clan, è sempre stata in buoni rapporti con i vertici del villaggio e con i nostri concittadini.
    Sapevo che da qualche anno gli studi di Sanzo stavano prendendo una piega sempre più drastica e discussi più volte con lui sull’argomento.. ma sembrava sordo da quel punto di vista.
    Ebbene..
    Quel documento conteneva un mandato di cattura nei suoi confronti.



    Strabuzzai gli occhi.


    C..Co-co..cosa?! Un mandato di cattura?!


    Non potevo credere alle mie orecchie.
    Perché mai uno shinobi tanto rispettato nel villaggio, nonostante alcune incomprensioni con gli alti ranghi, sarebbe dovuto risultare una minaccia così importante da essere oggetto di un provvedimento tanto estremo.


    Credimi Seto, sebbene conoscessi molto bene il carattere di mio padre e ho sempre saputo che non farebbe del male al suo villaggio, d’altra parte ti confido che mi aspettavo che prima o poi sarebbe successo.
    Come ti dicevo prima i suoi studi avevano preso una direzione molto pericolosa.
    Il comitato medico si oppose più volte alle sue pratiche e chiese ai vertici di Kiri di fermare quei suoi deliri.
    Vedi..negli ultimi tempi..si era spinto ad effettuare esperimenti su uomini..vivi.


    Rimasi impietrito.
    Come in un sogno ad occhi aperti, mi passarono davanti alcune immagini del nonno che mi sorrideva sotto i suoi baffetti grigi.
    Non riuscivo ad immaginare che un uomo tanto buono fosse capace di simili, macabre, diavolerie.


    Noburo, visibilmente scosso, conscio in cuor suo che prima o poi mi avrebbe dovuto mettere al corrente di tutto, si passò la mano sul volto e appoggiandosi sulle ginocchia, continuò il suo monologo.


    So che non è semplice capire..ma capisci, figlio mio, che ho visto mio padre cambiare; la sua sete di sapere l’ha portato alla grandezza, ad essere uno shinobi rispettato e conosciuto..ma è stata anche la sua rovina.
    Quello che inizialmente era passione verso il suo studio, dopo qualche tempo divenne ossessione.
    Non ha solo sacrificato il suo buon nome per le sue idee, ma anche i suoi affetti e la sua stessa anima.
    Si è rinchiuso sempre più in se stesso e le sue manie lo hanno corrotto, trascinandolo nell’oscurità.



    Frastornato da quella situazione, non riuscivo a seguire lucidamente il discorso.
    Mi parve tutto assurdo e poco chiaro; in effetti quale ragazzo della mia età sarebbe stato capace di elaborare quelle parole a caldo?





     
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    Cercai di sopprimere la mia confusione chiudendo gli occhi e inspirando in modo da prender fiato.
    Mio padre interruppe il suo discorso, probabilmente aspettando da me una sorta di cenno o qualche commento su quanto stavo bruscamente apprendendo.

    Adesso che mi trovavo finalmente di fronte alla verità mi trovavo spaesato.
    Ma dovevo sapere tutto.
    Capì che la mia visione del mondo ninja e della mia famiglia sarebbe cambiata da quel momento in avanti.
    Tuttavia non era il momento di soffermarmi su quell’aspetto.
    Alzai gli occhi, quasi snaturati della loro viva curiosità per l’angoscia di quell’incredibile storia e incrociando lo sguardo altrettanto spento del Jonin kiriano, lo invitai a proseguire.


    …Cosa è successo dopo?..


    Lui si tirò su inarcando il petto.
    Sembrava aspettarsi quella domanda e si preparò a rispondere.


    Come ti ho detto all’inizio, ero stato appena promosso a Jonin e come ben sai ho sempre avuto ottimi rapporti con i miei colleghi ed i miei superiori.
    Il funzionario oltre a quel documento mi portò un messaggio da parte dell’allora Kage..



    Sospirò amaramente, visibilmente scosso dal ricordo che probabilmente ritornava vivo nella sua mente con il proseguo del suo discorso.


    Mi venne chiesto di eseguire il mandato in prima persona..
    Credevano che in quanto suo figlio io potessi farlo ragionare per una pacifica evoluzione dello stato delle cose.
    Accettai ovviamente ma sapevo già a cosa sarei andato incontro.
    Tuo nonno era testardo Seto e come ti ho spiegato poco fa, era profondamente cambiato.
    Così quel giorno sono andato a fargli visita proprio in quella cascina..



    La sua voce si fece tremolante..


    Quando sono arrivato lì ho provato a spiegargli le mie ragioni, a fargli capire che quello che stava portando avanti era sbagliato e che aveva già fatto abbastanza per il mondo della scienza..ma furono tutte parole al vento.
    Iniziammo a litigare e mi disse che non potevo capire, che io e quelli del villaggio avremmo dovuto lasciarlo in pace.
    La situazione è precipitata quando gli ho mostrato il mandato di cattura..
    Deluso e adirato da chi l’aveva emesso perse la testa e mi accusò di averlo tradito e che fossi in qualche modo d’accordo con loro.



    Mi appoggiò una mano sulle gambe e strinse intorno al mio ginocchio come per scaricare la tensione e guardò verso il soffitto in segno di strazio.
    Non riuscivo a proferir parola ed è impossibile spiegare i sentimenti che dentro di me si alimentavano contrastanti in quegli attimi..era tutto così difficile..


    Partì uno scontro..lì, proprio nei pressi del lago e una serie di Anbu che mi stavano supportando in quel compito intervennero per aiutarmi a neutralizzare Sanzo, ormai considerato una minaccia per il villaggio stesso.
    Proprio così..quel giorno sono stato costretto ad affrontare il mio stesso padre per difendere i valori di Kiri e impedire che i suoi deliri intaccassero in qualche modo i nostri concittadini.
    La portata di quel combattimento fu incredibile; tuo nonno era uno shinobi straordinario e da solo stava riuscendo ad avere la meglio su una buona parte dei membri della famosissima squadra degli Anbu inseguitori di Kiri.
    Mentre noi ci trovavamo seriamente in difficoltà, lui sembrava divertirsi e ci scherniva con la sua superiorità combattiva, mettendo in campo tutte le sue conoscenze, quasi come per mostrarci cosa era riuscito ad imparare.
    Però qualcosa durante quella battaglia cambiò improvvisamente.
    Non so spiegarti perché, ma ebbi come l’impressione che, ad un certo punto, lui si lasciò andare.
    Così un’azione combinata di alcuni nostri compagni lo ferì mortalmente.






     
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    Non riuscì a trattenere le lacrime nell’udire quelle parole.
    Fino a quel momento non ero mai stato a conoscenza del fardello che mio padre si portava dietro da tutti quegli anni e di come il suo nindo, strettamente collegato al benessere del nostro villaggio, l’abbia portato a scontrarsi con la persona che l’aveva cresciuto e che, proprio come lui aveva fatto con me, l’aveva iniziato al mondo degli shinobi.


    Adesso conosci la storia della nostra famiglia Seto..
    Ti abbiamo tenuto all’oscuro da tutto questo per proteggerti, avevamo paura che non saresti riuscito a capirlo..
    Ora sei grande e credo sia giusto che tu sappia.
    Tu ricordi in molte cose Sanzo..
    Non giudicare quello che ha fatto e ricordalo per come l’hai conosciuto.
    Sono sicuro che in qualche modo veglierà sul tuo cammino.



    Con i bulbi oculari ormai colmi di lacrime, non distinguevo più neanche la sua figura.
    Mi strofinai quindi gli occhi con un passaggio di avambraccio e mi asciugai il naso.


    È una storia terribile papà..
    Adesso capisco il motivo di tanti misteri sulla figura del nonno.
    È stato già giudicato probabilmente, quindi non spetta più a me farlo e non lo farò.
    Ne conserverò gelosamente il ricordo.



    Mi passò una mano tra la folta chioma di capelli che portavo disordinati e mi sorrise.


    Adesso se vuoi trasferirti in quel vecchio cascinale sarai libero di farlo.
    Abbi cura di rimetterlo in sesto..





    […]




    Decisi di trascorrere ancora la notte in quella che a breve sarebbe diventata la mia vecchia casa.
    Non riuscì a chiudere occhio e riposai solamente nelle ultime ore del mattino, quando la luce già si faceva spazio tra l’oscurità.
    Immaginai quei momenti, che mi erano stati descritti, come se avessi vissuti in prima persona e non ero ancora riuscito ad elaborarli con raziocinio; sapevo che sarebbe servito del tempo.

    Dopo pranzo presi le mie cose e salutai i miei genitori che mi riempirono di raccomandazioni; soprattutto mia madre.
    Mi lasciai il cancello alle spalle e percorrendo il vialetto con un grosso peso sullo stomaco, mi avviai verso il vecchio rudere degli Akame.




     
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    Percorrevo il sentiero sterrato che portava nei pressi del lago Ibuse, reso fangoso dalle frequenti piogge di quel periodo, con il mio borsone sulle spalle che iniziava a darmi fastidio.
    L’aria era fredda e umida ed una bassa nebbia aleggiava tra gli alberi senza foglie di quell’autunno kiriano.

    Nella mia testa i pensieri erano ancora troppi e confusi; mi facevo tante domande e trovavo poche risposte.
    Mi ripetevo che l’importante lavoro di ristrutturazione, per riportare quel rudere abbandonato ai fasti di cui godeva anni prima, mi avrebbe tenuto occupata la mente.

    Arrivato a destinazione mi soffermai a qualche metro dall’ingresso per analizzare la situazione.



    Casa-Seto-akame




    Il piano superiore era quasi completamente privo di tetto ed essendo la struttura composta in larga parte da legno, la sua esposizione agli eventi atmosferici, in combinazione con il clima di quella zona lacustre, aveva fatto si che questo marcisse.
    L’acqua si era insidiata ovunque ed era la maggiore responsabile del decadimento di quell’immobile.
    Il piano terra sembrava in buone condizioni, almeno esternamente.

    Non indugiai oltre e feci scricchiolare e cigolare la porta d’accesso aprendola, la quale mi introdusse in un largo salone con due rampe di scale curve parallele che portavano al piano di sopra.

    L’odore di muffa e di legno bagnato pervadevano l’ambiente e la situazione che mi si palesò davanti era ben più grave di come la immaginassi.
    Tralasciando i vari mobili, ormai irrimediabilmente compromessi dal prolungato abbandono, la sporcizia e i segni del passaggio di alcuni animali del posto che nel tempo avevano trovato rifugio in quel casolare, se l’esterno mi sembrava in condizioni ancora accettabili, l’interno era un vero disastro.

    Le scale, a causa della caduta di alcune porzioni di soffitto, non erano più percorribili.
    Il pavimento presentava anch’esso dei solchi in vari punti che impedivano un passaggio sicuro tra le varie stanze.
    Alcuni pezzi delle pareti si erano sgretolati e le finestre, per quel poco che ne era rimasto, creavano vere e proprie correnti di spifferi che alzavano polvere e detriti tutt’intorno.

    Mi grattai la nuca passando la mano tra i miei folti capelli neri.


    Sembra che mi toccherà un compito ben più arduo di quello che credevo..
    È meglio che cominci subito a darmi da fare.



    Non c’era molto da salvare in realtà, a parte la struttura esterna e qualche dettaglio caratteristico come le scale, che con un lavoro mirato e preciso sarebbero tornate a troneggiare nell’ampio salone d’ingresso.
    Ero quasi sicuro che, se non fosse stato per il valore affettivo, mi sarebbe convenuto abbattere quello che rimaneva, per poi costruire da capo.




     
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    In seguito alla mia analisi visiva del posto decisi di delineare un piano per la ristrutturazione; visto lo stato delle cose era fondamentale, per evitare spiacevoli inconvenienti che avrebbero reso vani i miei sforzi.

    Sarei partito dalla manutenzione dei muri perimetrali, quindi mi sarei occupato di infissi e serramenti, per isolare al meglio l’interno dalle interperie che già avevano causato troppi danni.
    Dopodichè mi sarei concentrato sulle pareti che dividevano i vani e dei collegamenti con il piano superiore.
    Per ultimi sarebbe toccato ai pavimenti.
    Una volta finiti i lavori più importanti avrei rifinito il tutto.

    Presi dunque gli attrezzi che avevo già in precedenza portato sul posto e mi tirai su le maniche.


    Molto bene..Iniziamo!




    […]




    Le ore ed i giorni passavano e il sudore e la fatica venivano ricompensati dai risultati che ogni sera mi fermavo a contemplare, per poi decidere da dove avrei cominciato l’indomani.
    Mi davo giusto il tempo di rifocillarmi e dormire per ristabilire le mie forze sia fisiche che mentali.

    Con il passare del tempo quel posto iniziava a prendere le forme che mi ero immaginato; le mie braccia agivano istruite dal mio intento, un po’ come pennelli di un pittore che sogna il risultato della sua tela e si concede l’estro dell’ispirazione, per aggiungere quei dettagli che solo l’intuizione genuina di un istante possono dare.

    Nonostante però fossi alle prese con un’ingente mole di lavoro, quando mi fermavo non riuscivo a non ripensare alle parole di mio padre.




    “..ma capisci, figlio mio, che ho visto mio padre cambiare; la sua sete di sapere l’ha portato alla grandezza, ad essere uno shinobi rispettato e conosciuto..ma è stata anche la sua rovina.
    Quello che inizialmente era passione verso il suo studio, dopo qualche tempo divenne ossessione.
    Non ha solo sacrificato il suo buon nome per le sue idee, ma anche i suoi affetti e la sua stessa anima.
    Si è rinchiuso sempre più in se stesso e le sue manie lo hanno corrotto, trascinandolo nell’oscurità.”





    Quanto trambusto interiore doveva poter provare un uomo che, nonostante l’affetto della propria famiglia ed una carriera da shinobi di tutto rispetto, finisce con lo smarrire la retta via e sacrificare tutto per degli studi?
    Era così importante portare avanti una missione fuori da ogni limite morale e legale?
    Forse era semplicemente uscito di senno..
    O forse aveva scoperto qualcosa che non poteva rivelare a nessuno..
    Magari temeva di non essere compreso..
    Cavie umane..
    No..era decisamente fuori di se..





     
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    Mi fermavo di tanto in tanto a pensare ai pochi momenti che ricordavo, passati con lui.
    Il villaggio era sempre al centro dei suoi racconti ed era così fiero delle missioni che aveva portato a termine in nome di Kiri.

    Proprio in quelle stanze aveva vissuto l’ultima parte della sua vita.
    Eppure non avevo trovato alcuna traccia dei suoi segreti e macabri esperimenti.


    Probabilmente gli Anbu del villaggio hanno portato via tutto, dopo la sua morte..


    Era ormai sera e decisi di uscire per prendere una boccata d’aria.
    Da quelle parti la notte sembrava essere più buia.

    Dal centro del lago, avvolte in una fitta e bassa nebbia, un paio di luminosissime iridi rosse sembravano fissarmi e attirarmi verso di loro.
    Incuriosito mi avvicinai alle sponde dell’acqua per vedere meglio.
    Pensai di aver lavorato troppo, quando constatai che quelli che mi stavano chiamando erano gli occhi di un pipistrello che aderiva con le sue zampe alla superficie interna dell’acqua, immerso nella classica posizione a testa in giù della sua specie.
    Passò forse qualche secondo e improvvisamente le mie gambe cedettero, facendomi pronare in avanti e spinto dal mio peso mi ritrovai in acqua.
    Quel liquido gelido mi pungeva la pelle come se fossi stato trafitto da un migliaio di lunghi aghi; ricordo che provai a sbracciare per tornare in superficie ma più mi dimenavo e più mi inabissavo, come se una calamita mi stesse tirando a sé.
    Guardai verso la superficie, illuminata solo dalla luce di una vivida luna piena che si faceva via via più lontana.
    Chiusi gli occhi.


    Cosa sta succedendo?!?! È la fine per me..



    […]



    Mi risvegliai di soprassalto e tossii un paio di volte; mi toccai immediatamente sul busto e con stupore notai che i miei vestiti erano completamente asciutti.
    Guardai intorno e mi accorsi che ero seduto a pochi metri dal lago.


    Forse mi ero addormentato qui e ho fatto solo un brutto sogno..


    Così mi alzai, ancora frastornato da quell’avvenimento e passeggiai verso casa.
    Spinsi la porta che non fece alcun rumore strano nell’aprirsi e quando alzai lo sguardo verso l’interno rimasi sbalordito.
    Le scale, i quadri, il pavimento e i mobili..era tutto al proprio posto; proprio come la ricordavo.


    Co..Cos..Cosa sta s-s-succedendo? S-s-sono da-da-vvero morto allora?


    Dalla cima delle scale inizia ad udire dei passi che si muovevano verso di me.
    Non ero solo.

    Sbiancai improvvisamente quando riuscì a riconoscere la figura di quell’uomo.


    N-n..no-no..nonno!!


    Proprio così; alla fine della rampa di scale, si appoggiò al poggiamano, guardando nella mia direzione, Sanzo Akame..in carne ed ossa.




     
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    Spiccare il volo
    Seto Akame




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    Non capivo cosa stesse succedendo.

    Stavo sognando? Eppure era tutto così reale..

    Dalla sua posizione il nonno mi sorrise arricciando i suo baffi e alzando la mano mi salutò.


    Ciao Seto!!!! Vedo che sei cresciuto molto eh!


    Quasi tremando, non fui in grado di replicare.


    Non ti preoccupare va tutto bene.
    Se ci troviamo qui è perché sei venuto a conoscenza della mia storia e il mio fido pipistrello ti è venuto a cercare.
    Sì, lo so..avrai tante domande e tanti dubbi ma purtroppo non ho molto tempo.
    Sono qui per darti un regalo e chiederti perdono per il tempo che ti ho sacrificato.
    Mi sono sempre rivisto in te ed il mio più grande rammarico è quello di non aver potuto vederti crescere.
    Tu sei diverso dagli altri, Seto.
    Forse tu potresti capirmi..
    C’è una motivazione dietro tutto quello che ho fatto, non ero pazzo.
    La scienza è la risposta e lo capirai solo se sarai in grado di farti le giuste domande; se vuoi saperne di più, segui i pipistrelli.



    Iniziò a scendere i gradini, quindi a venirmi incontro.
    Ero ancora impietrito ed incapace di muovermi.
    Mi si fermò davanti e mi appoggiò una mano sulle spalle.
    Era reale.
    Potevo sentire il contatto con lui.


    Questo è genjutsu post-mortem Seto.
    Ci sei caduto incrociando le iridi di Kiro.



    I suoi occhi iniziarono ad illuminarsi di una luce sempre più vispa e da un verde chiaro passarono ad un rosso acceso.
    Sapevo che il potere degli Akame risiedeva nei nostri occhi ma non avevo mai avuto l’occasione di vederli all’opera.


    Il Magan è il dono della nostra famiglia.
    Solo con esso potrai guardare il mondo sotto una nuova prospettiva.


    Alzò lentamente il suo braccio, posizionando la sua mano davanti al mio sguardo; inconsciamente chiusi gli occhi, ignaro delle sue intenzioni e di quello che stava accadendo.
    Iniziai a sentire un passaggio di energia intorno al mio capo che stava avvolgendo i miei bulbi oculari, pervadendoli e risvegliandone l’assopito segreto.


    La connessione che hai stabilito con la nostra storia, prendendoti cura di questo posto, ti aiuterà a trovare la vera forza.
    Il mio compito qui è finito; abbi cura di te, Seto!
    E ricorda: segui i pipistrelli.



    In un battito di ciglia le luci si spensero, i quadri sparirono, la polvere tornò ad abitare quel posto e ripiombai nel silenzio tetro della notte.





     
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    Non potevo credere all’esperienza che avevo appena vissuto.
    Mi sentivo pieno di energia.

    Corsi immediatamente all'esterno, fino alle sponde del lago, scalciando e lanciandomi in un urlo liberatorio.


    Uuuuuhùùùùù!!


    La pesantezza del groviglio di pensieri di quei giorni continuava ad assillarmi, tanto da iniziare a pensare che non me ne sarei più liberato.
    Invece, proprio nel momento in cui i miei dubbi si erano fatti così insistenti, l'incontro con in nonno aveva spezzato le catene delle mie paranoie, liberando il mio animo e fortificando le mie certezze.
    Percepì in lui la sincerità e la bontà delle sue intenzioni.


    Lo sapevo che il nonno non era pazzo..proverò a ripercorrere le sue orme e scoprirò il suo segreto, così mi sarà tutto finalmente chiaro.
    Il dono degli Akame mi aiuterà nel mio percorso!



    Mi sarei tuffato in quelle torbide acque se non fosse stato per la loro temperatura proibitiva.
    Avevo ancora il mio lavoro da terminare e non potevo permettermi di ammalarmi.

    Tuttavia decisi di sciacquarmi il viso per prendere piena coscienza di quanto era successo; così mi chinai sulle ginocchia e con entrambe le mani sollevai un discreto quantitativo di quella gelida acqua e me ne cosparsi il volto, passando anche una mano tra i capelli per sistemarli.
    Guardai la superficie, che rifletteva con difficoltà i miei lineamenti a causa delle impurità che la abitavano.

    Un paio di accese iridi rossastre mi restituivano lo sguardo.

    Quei giorni non mi diedero solo l'opportunità di rincontrare Sanzo, bensì feci in modo di entrare in connessione con il mio io interiore, relazionandomi alla storia della mia famiglia e ponendomi i giusti interrogativi.
    Mi stavo prendendo cura del cascinale come lo stavo facendo dei miei sentimenti, ascoltandoli.
    Il risveglio del potere degli Akame come conclusione di un capitolo della mia vita, vissuto nella cecità dell'ingenuità.
    Ora che tutto mi era più chiaro potevo finalmente spiccare il volo.


    Così è questo il vero potere della mia famiglia..


    Il mio cammino era appena cominciato e sapevo che avrei trovato mille difficoltà, ma la luce dei miei occhi, in perfetta sintonia con la mia ambizione, avrebbe illuminato la via davanti a me come un faro nella notte che segna la meta a chi viaggia per l'ondeggiante mare.

    Mi alzai in piedi e rivolto verso al cielo, con un briciolo di malinconia, resi omaggio a chi aveva guidato la mia mente in tempesta verso un porto sicuro.


    Sanzo Akame..grazie di tutto..


    Determinato più che mai e ormai ristabilite le mie forze da quel passaggio di energia, continuai a lavorare per tutta la notte e così feci per il resto della settimana; ridussi allo stretto necessario le mie pause e nel giro di un mese riportai il cascinale ad uno splendore mai visto.
    Avevo trovato la mia via del ninja? Non potevo ancora dirlo, ma sentivo fosse così.







    Edited by ¬Seto - 11/12/2020, 11:49
     
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    Nei mesi a seguire fui per lo più concentrato nel trovare una perfetta forma fisica ed a padroneggiare la mia nuova arte oculare.
    L’utilizzo dell’abilità innata richiedeva un discreto quantitativo di chakra, da immagazzinare costantemente, per poter trarne i benefici.
    Se quindi in un primo momento mi dovetti focalizzare sul mio flusso di energia, in modo da trovare il giusto equilibrio, che mi permettesse di attingere al potere del Magan con naturalezza, in un secondo momento mi ritrovai a doverne scoprire le potenzialità e di conseguenza elaborare delle strategie che ne enfatizzassero i pregi, minimizzandone i difetti.

    Decisi dunque di affrontare il primo step per conto mio.
    L’empatia che provavo con la mia nuova casa e la natura che la circondavano mi dava buone sensazioni e mi permise di trovarmi a mio agio nelle varie e regolari sessioni di allenamento che mi programmavo di volta in volta.
    Come al solito, nella mia vita, cercavo di seguire uno schema ordinato ed efficiente.
    Così mi svegliavo alle prime luci dell’alba e dopo una sana colazione sfruttavo la porzione di prato, ricco di rugiada, che si estendeva selvaggio a pochi passi dalla mia dimora, per immergermi nel mio io interiore e calibrare la circolazione del mio chakra.
    Non mi ero dato una scadenza, il che rendeva più facile accettare le “sconfitte” procedendo per tentativi.
    C’erano giorno più prolifici di altri; a volte mi capitava di scoraggiarmi e pensare che non fossi pronto..delle altre ero sicuro che la riuscita di quel passaggio fosse una questione di attimi.
    Effettivamente fu proprio così.
    Non ricordo quanti tentativi ci vollero per arrivare ad una stabilità accettabile ma ricordo esattamente i momenti in cui avvenne.
    Mi sentivo leggero e sollevato ma allo stesso tempo determinato più che mai a scoprire tutto su quell’arte.

    Per farlo decisi di invitare mio padre per un allenamento.

    Una volta venne a farmi visita con la mamma e si fermarono per una cena.
    Erano rimasti piuttosto soddisfatti del mio lavoro alla vecchia machiya di famiglia e avevamo avuto modo di passare una bella serata insieme.
    Tuttavia avevo deciso di non rivelare nulla dell’incontro con il nonno, ci sarebbero state troppe cose da spiegare e non volevo che si creassero incomprensioni tra di noi.
    Dopotutto ognuno di noi ha il suo piccolo segreto.
    Raccontai che sbloccai i miei occhi naturalmente durante una delle mie esercitazioni.

    Il giorno che ci eravamo prefissati si presentò in perfetto orario e con la sua solita tenuta da Jonin in servizio.
    Gli feci una battuta ironizzando sul fatto che non dovevamo partire per una missione e lui, rinunciando allo spirito divertente di quell’affermazione, rispose che non c’era niente di cui scherzare.
    Capì che sentiva in modo sincero il ruolo di maestro che dovette ricoprire e decise di mettere in chiaro sin da subito il rapporto che ci legò in quella particolare occasione.


    Innanzitutto vorrei farti le mie congratulazioni per i risultati che hai raggiunto in questi mesi.
    Adesso ascolta bene quel che ho da dirti, ne va della buona riuscita di questo allenamento.
    Il nostro potere oculare, in linea con gli altri esistenti nel mondo che conosciamo, ci permettono di vedere oltre.
    Siamo quindi in grado di percepire il chakra in modo unico ed è nostro dovere sfruttare questa peculiarità a nostro vantaggio.
    Potrei stare qui ore a spiegarti i vari possibili impieghi della nostra arte, ma c’è solo un modo per impararli in prima persona: sperimentarli sul campo.
    Quindi fatti sotto e affrontami!!



    Si mise in posizione di guardia e con la mano destra, in cenno di sfida, rafforzò quell’invito ad attaccarlo.
    Senza pensarci due volte, feci confluire il mio chakra all’interno dei miei bulbi oculari e con determinazione partii all’attacco.


    Preparati!



    Red-eyes-primo-piano




    Siamo arrivati alla conclusione, per la gioia di chi dovrà valutarla ahah.
    Vorrei specificare alcune cose di cui ho già parlato con Steg:
    All'interno degli ultimi post ho fatto un utilizzo particolare del png del nonno; quest'ultimo mi ha aiutato a risvegliare l'innata attraverso un trasferimento di energia.
    Ho deciso di farlo in tal senso sfruttando una peculiarità del Magan che permette proprio il passaggio di energie tra shinobi.
    Inoltre ho costruito il collegamento tra passato e presente della mia famiglia figurandolo nella ristrutturazione del cascinale per far si di creare un parallelismo con il genjutsu.
    Insomma ho preferito spingermi in una storia diversa dal solito allenamento per lo sblocco dell'innata.
    Detto questo mi attengo alla valutazione dei moderatori e mi rendo disponibile per eventuali rettifiche, non è mia intenzione infrangere il regolamento, anche se credo di non averlo fatto.
    Tengo molto a questa PQ e spero vi piaccia.

    Chiedo infine quindi, avendo raggiunto entrambi i requisiti, lo sblocco degli stadi dell'innata.

    Ps: per i più curiosi: sì, sto lavorando ad una richiesta di evocazione riguardante i pipistrelli

    Vi ringrazio per l'attenzione

     
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    L’ultima parte non te la posso valutare poiché il decimo e l’undicesimo post sono sostanzialmente identici, tranne che nel decimo mancano le ultime righe dell’undicesimo. Quando hai moddato scrivimi che valuto l’ultima parte

    Per il resto cerca di evitare di dare una dimensione così importante al nonno del tuo pg. Perché un pg di livello A/S sarebbe nominato all’interno della trama


    Edited by Steg - 11/12/2020, 10:14
     
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    Chiedo scusa per il post, adesso è tutto in ordine.

    Ps: per quanto riguarda il nonno, qualora in futuro dovessi nominarlo, lo farò solo in relazione al nostro rapporto ma non più al suo livello di shinobi o ai suoi rapporti con il villaggio.

    Grazie per gli accorgimenti :rosa:
     
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