[LPQ] Strane Radici nella Sabbia

Haruki Sato x Jyoshi Jiki

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    Narrato Haruki | Narrato Kyoshi | Parlato Haruki | Parlato Kyoshi



    Konoha, Ore 18:37

    La missione poteva considerarsi conclusa ormai, anche se con non poche difficoltà. Il futuro della Sabbia era ancora insieme, legato da quel amicizia formatasi nel tempo e sfociata poi nel formare un duro duo, in quel team capitanato da Renji Yomo, Jonin di Suna. Quel vasto mondo iniziava sempre più a farsi avanti e a mostrarsi agli occhi del innocente Haruki, misterioso essere dall'origine a lui sconosciuta e con della genetica assai misteriosa.
    Per Kyoshi, invece, quella era un'altra vittoria da inanellare nella sua carriera ninja. O meglio questo era quello che gli ripetevano tutti una volta tornato a casa. Tutti, meno i suoi genitori, ovviamente. Essi erano ben consci di come per lui cose come le politiche dei paesi e il successo di una misera missione di livello C fossero allo stesso livello di importanza: molto basso.
    Ma non era a quello che stava pensando. Anzi, non stava pensando a niente. Dopo la missione, il rapido calo di adrenalina nel suo corpo lo stava facendo sentire stanco morto, fisicamente e mentalmente. Per questo aveva deciso di prendersi una pausa da tutto e tutti insieme ad Haru, rimandare un attimo la partenza da Konoha. Quei due erano sdraiati su due rami di una delle querce secolari appena al di fuori di Konoha, ad immergersi nella rigogliosa natura, quando Haru ruppe il silenzio.

    Kyoshi.. vorrei parlarti

    Kyoshi venne preso di soprassalto dalle parole di Haruki, poiché si era lasciato cadere in uno stato di dormiveglia. Rischiò quasi di cadere rovinosamente, ma grazie al controllo del Chakra riuscì a scongiurare il pericolo.

    Fiuu, c'è mancato poco... Hey Haru, volevi chiedermi qualcosa?

    Disse sporgendosi dal suo ramo verso quello del suo compagno, sorridendogli. Aveva fatto tanta strada dalla prima volta che lo aveva incontrato, e non poteva che esserne più che felice.

    Le missioni sono tutte così?

    Gli domandò con fare innocente, scoppiando poi in una grande e grassa risata. Quella stessa missione che pareva potersi risolvere in breve tempo, rivelatasi poi essere quel che era. Allo stremo quasi delle forze i due ora cercavano di riprendersi, mentre in Haruki albergava ancora quella sensazione di nostalgia continua.

    Di solito sono meno criptiche!

    Rispose Kyoshi, unendosi alla risata.

    Esseri ignobili, scavare a fondo, la mappa… Chi ha pensato che fosse una buona idea mandare lì tre Genin ed un Chuunin?

    Con un colpo di reni, si mise a sedere sul ramo, e poi continuò.

    Riposati ci siamo riposati, ed il nostro accompagnatore non ha ancora finito il suo incarico… facciamo un giro e vediamo se c'è qualcosa di interessante? Non capita tutti i giorni di visitare un posto come Konoha!

    Hai ragione

    Sentenziò il giovane moro, cercando di alzarsi in piedi chiedendo un ulteriore sforzo alle sue leve inferiori. Quegli stessi muscoli che durante il giorno erano stati sfruttati a pieno, non lasciando loro nemmeno il tempo di riposare.

    C'è qualcosa...

    Lo sguardo curioso e attento scrutava l'ambiente che circondava i due Genin, quella fitta foresta che nascondeva l'intero villaggio di Konoha. Tornava a rivivere quella dannata sensazione, una sorta di fievole malinconia dominava nel suo corpo, che lentamente lo stritolava in un forte abbraccio.

    ...In questa foresta che mi è familiare

    Lo sguardo di Haruki andava a perdersi nel vuoto, in quel verde infinito che era il centro della sua attenzione. I sensi restanti sembrano quasi spenti, lasciando la carcassa a vagare nel vuoto e nel pieno dei suoi pensieri.


    Ah...

    Kyoshi fu sorpreso dalle parole di Haruki. Probabilmente perché, in quanto persona nata e cresciuta a Suna come lui, gli aveva inconsciamente assegnato un suo comportamento: quello di vedere la rigogliosa foresta che circondava konoha come un qualcosa a lui alieno, antitetico.

    Familiare dici… un posto così lontano da Suna? A proposito, sei poi andato in biblioteca per quel simbolo?

    Per quanto Haruki gli avesse assicurato che non era niente di importante, Kyoshi lo aveva comunque spinto a fare indagini sull’ornamento del pendente.

    E' strano lo so

    Haruki abbassò lo sguardo nel mentre alcuni pensieri sinistri giacevano nella sua mente, mentre il cuore si stringeva in petto, attanagliato da quella sensazione che lo aveva accompagnato per tutto l'arco della missione e fino a quel preciso momento.

    Non so cosa sia, non riesco a spiegarlo.

    Ammette, decisamente spaesato, non sa proprio che pesci prendere.

    Il ciondolo dici? No.. purtroppo non ne ho avuto il tempo.


    Haruki si disse d'accordo con Kyoshi, e per un secondo, egli poté vedere la sua tempesta interiore, che lo faceva sentire così tanto a disagio e fuori dal mondo.
    Ma disse anche che non aveva ancora fatto ricerche sul pendente, quindi Kyoshi, un po' perché era curioso anche lui, un po' per distrarre Haruki, gli fece una proposta che non avrebbe potuto rifiutare:

    Sono abbastanza sicuro che a Konoha ci sia una biblioteca… Vuoi andare a fare una ricerca? Ne approfittiamo anche per fare un giro dentro la città!

    Konoha dici?

    In effetti Haruki non aveva mai visitato quel Villaggio. Konohagakure No Sato, letteralmente Villaggio nascosto dalle foglie. Una civiltà posta al centro di un infinito verde, che la nasconde e la difende da minacce esterne. Sapeva ben poco del suddetto Villaggio, se non quella grande Foreste e quella sensazione che quasi gli faceva mancare il fiato.

    Potrebbe essere interessante

    Ammette poi, mentre in volto assumeva un aria strana, estremamente curiosa e dubbiosa al tempo stesso.

    Fai strada


    E io che ne so do dove è la biblioteca!

    Kyoshi scoppiò a ridere, si avvicinò al tronco e grazie al controllo del chakra camminò fino a terra. Haruki, di canto suo, lo guardava fisso, abbozzando una piccola smorfia in volto. La scena era piuttosto simpatica e i due giovani scoppiarono in una vivace risata, giusto per spezzare l'aria malinconica che albergava nel moro.

    Dai andiamo, chiederemo informazioni una volta nella città!

    Ci dirigemmo verso il cancello a noi più vicino, quello est. Lì fummo fermati dalle guardie presenti che ci sottoposero ai controlli di rito: nome, provenienza, motivo della nostra presenza a Konoha, cose del genere. Dopo aver risposto, ci lasciarono entrare. Con un rapido sguardo Haruki, volgeva la sua attenzione al suo compagno.

    I controlli qui sono impeccabili

    Sussurrò verso il corvino. Non che quelli di Suna fossero da meno, ma rimase sbalordito dalla sicurezza che vi erano alle porte di quel grande Villaggio. Dunque ripresero a muoversi e appena furono abbastanza lontani, Kyoshi emise un sospiro.

    Fiuu, finalmente siamo dentro.... Dai mettiamoci a cercare la...

    Il suo discorso venne brutalmente interrotto dal brontolio della sua pancia, che protestava per la mancanza di cibo.

    Forse prima è meglio fare una pausa pranzo... Sto morendo di fame!

    Scoppiò a ridere. La missione lo aveva stancato più del previsto.

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    Concordo decisamente con te

    Haruki andò ad annuire all'altro Genin di Suna, facendogli ben capire che le sue intenzioni fossero diventate un obiettivo comune. La fame e la stanchezza iniziavano a far pesare quell'enorme Giara di Sabbia, elemento che caratterizzava alcuni Ninja della Sabbia, coloro che sapevano controllare la Sabbia appunto. Il Sole era ancora alto nel cielo, anche se iniziava a indebolirsi, assopendo le sue forze.

    Così questa è Konoha

    Tirò un lungo sospiro mentre le sue iridi castane andavano a scrutare tutto ciò che veniva presentato. La vita era decisamente attiva. Un continuo via vai di persone - adulti e bambini - che camminavano lungo le strade del Villaggio. Un fievole sorriso appariva sul volto del giovane Haruki, ammaliato da quella dolce visione.

    E' completamente diversa da Suna..


    Hai ragione. Konoha è... piena di colori!

    Questa era la cosa che Kyoshi aveva notato di più durante le sue brevi presenze in quella città.
    C'era il verde della vegetazione, che cresceva rigogliosa in ogni punto del villaggio della foglia; c'era il bianco delle nuvole, cose quasi sconosciute per un qualcuno che aveva passato tutta la sua vita in un deserto, c'erano la moltitudine di accesi colori che si trovavano sui vestiti e sulle abitazioni. ogni palazzo aveva la sua tonalità, che potevano toccare ogni punto dell'arcobaleno. La stessa cosa valeva per i vestiti che gli abitanti indossavano: erano tutti diversi, pieni di brio e di vita. A Suna, il colore prevalente che soffocava tutti gli altri era il giallo quasi dorato che caratterizzava il deserto (e che era anche il colore di quasi tutte le abitazioni lì presenti).
    Ma c'erano altri dettagli che lo lasciarono spiazzato nelle loro strutture edili. I loro tetti erano inclinati verso il basso, mai visti usare a Suna. Inoltre, attorno ad essi erano presenti dei piccoli canali fatti in metallo, che poi scendevano fino al livello della strada. Il perché di questa differenza gli arrivò dopo: Dovevano servire per assicurarsi che la pioggia non stagnasse sui tetti, appesantendoli e rendendoli meno sicuri.
    Nonostante il sole avesse appena incominciato a calare, la gente era ancora nelle strade a completare gli ultimi compiti della giornata. Kyoshi sorrise mentre la sua mente si affrettò a paragonare la folla che attorno a lui, con quella che incontrava ogni volta che andava al mercato. Era inutile. Potevano cambiare le condizioni climatiche, la condizione sociale, la condizione economica: niente cambiava la voglia dell'uomo di fare gruppo coi suoi simili.
    Ma non era per osservare similarità e differenze tra due popoli che lui e Haruki erano lì, ma per mangiare e cercare risposte!

    Che ne dici di provare quel posto? sembra un locale che venda ramen

    Avevano trovato un piccolo punto di ristoro che sembrava essere proprio quello che cercavano; anche se più che un locale, sembrava una bancarella coperta: non c’erano tavoli, ma solo un balcone che si affacciava alla cucina, da cui provenivano diversi odori.

    Perché no ?!?!

    Haruki e Kyoshi si mossero verso il cibo, per poi sedersi su due sgabelli adiacenti. Immediatamente un giovane ragazzo dall’altra parte del balcone si avvicinò a noi, e con voce squillante ci salutò, porgendo ai due ragazzi altrettanti menù.

    Salve e benvenuti, ecco cosa propone la casa!

    Guarda quanti piatti di carne...

    Ma..

    Notò Kyoshi, incredulo. A Suna, la carne era estremamente difficile da conservare, quindi se ne trovava molta poca, quasi sempre secca. Ergo, tutti gli abitanti della sabbia facevano una dieta quasi vegetariana, più per necessità che per convinzione. Gli occhi di Haruki poggiavano su tutto ciò che era presente dopo il bancone. Mai aveva visto qualcosa del genere, d'altronde era difficile trovare creature viventi da cacciare nel deserto, anzi decisamente impossibile. Già il Deserto, una immensa distesa che nasconde e protegge il Villaggio ma che al tempo stesso impedisce ai suoi abitanti di poter poggiare lo sguardo su tali prelibatezze o addirittura poterne gustare quelle succulente carni.

    ... Ne voglio provare uno! Prendo un ramen con contorno di maiale, per favore!

    Kyoshi fù decisamente più lesto nel prendere una decisione, mentre il giovane Haruki, d'innanzi a tale prosperità, cadde in una specie d'oblio. Non sapeva cosa scegliere, mai era stato posto d'avanti a tale scelta.

    Io prendo.. lo stesso

    Alla fine scelse lo stessa porzione del compagno. Lentamente una leggera acquolina fece capolino sulle sue rosea labbra, lasciando che qualche goccia di saliva trapelasse da essa. Gli occhi ormai erano fissi sul ramen, lo stesso sguardo che aveva un cacciatore nei confronti della sua preda. I successivi secondi sembravano infiniti. Le bacchette erano tenute ben salde nella mano destra, tremanti come quelle di un bambino. Soffiava dolcemente su quel fumante ramen, mentre il vapore che saliva iniziava a strisciare tra le sue narici e andando a riempirgli i polmoni di quella aria che secondo dopo secondo veniva sempre più dannata dal ragazzo. Infine, aprì la bocca e mandando giù un boccone di quel ramen, misto a della carne di maiale. Difficile fù spiegare il retrogusto di quel pasto, specialmente per Haruki che mai aveva assaporato tale pietanza. Ed ecco che in volto apparve un loquace sorriso, decisamente troppo vivo per gli standard del giovane moro, che non era abituato nemmeno a compiere tali gesti.

    E'.. buonissimo

    Ruotò poi lo sguardo verso Kyoshi, guardandolo con un viso che mai era stato mostrato al pubblico. Una smorfia delle più sincere e vere che esistano al mondo, ma indossata dal moro risultavano decisamente troppo buffe, difficile per Kyoshi trattenere una risata.
    Per qualche secondo, Kyoshi rimase in adorazione della pietanza fumante posta davanti a lui. L’aspetto era incredibilmente invitante, e l’odore poi… Con trepidazione, diede il primo assaggio alla pietanza, e…

    Wow, che sapore… Quasi sono invidioso

    Disse, guardando Haruki, in quel momento impegnato nella stessa attività di Kyoshi, con un sorriso sul viso che diceva lunga sul suo stato d’animo. Questo rincuorò un po’ Kyoshi, che sapeva quanto fosse rara questa espressione di gioia e spensieratezza, specialmente immediatamente dopo la missione che avevano appena affrontato. Nella sua memoria, l’assalto a quella casa immersa nelle foreste di Hekisuki era ancora fresco nella memoria di entrambi.
    Fu un sollievo per lui vedere che essa non aveva avuto effetti negativi sulla psiche di Haruki, nonostante quello che lo aveva visto fare.
    Rincuorato, Kyoshi si limitò a guardare Haruki con la coda dell’occhio, sorridendo a sua volta, e gustandosi il piatto.

    Buon appetito

    Il moro poggiava le castane iridi proprio sulla porzione di ramen e quei piccoli e tenerissimi pezzi di carne, altro non facevano che richiamarlo, invocare la sua fame e smuovere il ragazzo a compiere quella innocua azione, di tutt'altro conto rispetto a quelle compiute in missione. La mano destra andò a reggere con cura e precisione quelle semplici bacchette, proprio come un perfetto medico in vista di una operazione chirurgica. Con calma e serenità, andò a portarle verso quella fumante pietanza, stringendo in essa dei lunghi filamenti di ramen e avvicinandoli poi alla bocca. I polmoni andavano a riempirsi di quel fragrante profumo, assimilando nel suo essere quel aroma che impregnava l'etere attorno ai due Genin di Suna. Difficile descrivere la sensazione che provò il giovane Haruki proprio nel momento esatto in cui riuscì a poggiare i denti su quei piccoli pezzetti di carne. Come se una tempesta si fosse abbattuta sul villaggio dov'era cresciuto, impossibile anche da immaginare. Mai aveva avuto un incontro tanto piacevole e capace di sradicare il suo essere, evolverlo interiormente e regalargli addirittura episodi del genere. Il giovane era di animo semplice, oltremodo buono ma con un passato quasi allo stremo dell'oscurità.

    Dovrei portare qualcosa a casa, sicuramente ne saranno felici


    Sicuramente apprezzeranno un souvenir, specialmente se non sono mai stati a Konoha!

    Kyoshi portò la mente alla sua famiglia, che più volte si è assentata da casa per viaggiare per il continente ninja, e spesso raccontavano, una volta tornati, delle loro avventure e dei paesi visitati, però non avevano mai preso un souvenir. Non diede troppo peso però. Per quanto a volte non riuscisse ad esprimerlo, gli bastava sapere che erano tornati sani e salvi. La visita a Konoha poteva continuare mentre quel caldo pasto insabbiava l'accaduto della mattinata. Il giovane moro negli occhi aveva un qualcosa di diverso, ben nascosto nei meandri del suo spirito. Incredibile fu' l'effetto che quella missione ebbe sulla sua povera figura, mentre si faceva sempre più chiara la consapevolezza di essere una minuscola presenza in un mondo ben più grande di lui.

    Pensi che la donna potrà mai superare ciò che ha vissuto?

    Lo sguardo del giovane Haruki divenne serio e il suo tono di voce era sottile, debole di forza e oltremodo ricco di una sorta di malinconia per l'anima della povera donna. La semplice domanda tuttavia, nascondeva un secondo fine. Non era soltanto la donna a dover affrontare un nuovo Destino ma indubbiamente, anche la vita del giovane moro era cambiata, ora immersa in quel crudele mondo.


    Eh… Buona domanda. Sicuramente per un po' di tempo avrà brutti ricordi legati a sconosciuti, foreste, e fuoco. Però spero che sapere che i suoi rapitori sono stati giustiziati dovrebbe almeno farle capire inconsciamente che questa brutta esperienza è finita, e che può continuare con la sua vita.

    Kyoshi guardò la sua ciotola di ramen e con le bacchette la mescolò distrattamente, mentre con l'altra mano, libera, sorreggeva la testa. Prese un boccone, e lo incominciò a masticare. Il discorso era arrivato alla morte, e lo aveva fatto anche prima del previsto. La memoria lo riportò indietro a quei concitati momenti, momenti in cui, davanti ai suoi primi omicidi, non aveva esitato, né provato pietà verso coloro che aveva bloccato nella sua sabbia.

    Giustiziati… non prendiamoci in giro.

    Sbottò Kyoshi.

    Li ho seppelliti vivi. Almeno la loro morte è stata veloce, no?

    Sorrise forzatamente, e prese un altro boccone, ma il cibo in bocca divenne amaro, e fece fatica a deglutirlo. Appoggiò le bacchette di fianco alla ciotola e si rivolse verso il giovane cameriere dall'altra parte del bancone.

    Scusi, possiamo avere un’altra bottiglia d'acqua? Grazie!

    Stette in silenzio il moro. Fermo a quelle parole che come un eco, rimbombavano nella sua piccola mente. Cupa e solitaria, priva di qualsiasi luce interiore, come una piccola scatola senza fessure e riempita solamente di quelle terrificanti parole. Quasi si spengono i suoi occhi a tale verdetto. Quello era il mondo in cui aveva deciso di mettere piede. Quello era il mondo tanto odiato dal giovane Haruki. Quello era il mondo nel quale qualsiasi sforzo atto a cambiare le sorti del Destino, era vano.

    Mmph..

    Si limitò solamente ad emettere un piccolo verso, puntando lo sguardo verso quel poco ramen rimasto, ormai tiepido e non più fumante. Non sapeva minimamente cosa dire, né tantomeno cosa fare. Ancora non riesce a credere come abbia fatto il suo compagno a compiere tali azioni anche se sapeva che doveva essere fatto. Forse in lui ardeva paura, la stessa che lo faceva sprofondare nella sua visione pessimistica e crudele del mondo.

    Ecco quello che intendevo...

    Sottile. Un sibilo tanto debole da essere percepito solamente a chi è più vicino al moro, sempre se fosse stato attento.

    Alla pace si giunge solo attraverso la guerra. Questo mondo non cambierà mai

    Torna silente, acquietando quel piccolo spazio e tornando nuovamente sui suoi pensieri, cupi e tenebrosi.


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    Haruki, parliamoci chiaramente, non credo che aver sgominato un gruppo di banditi, per quanto criminali e pericolosi, abbia spostato l'equilibrio geopolitico del nostro continente. E non era neanche quello a cui mi riferivo prima,ad essere sincero. Mi stavo solo ricordando della freddezza con cui li avevo uccisi… Sai, mi avevano detto che la prima uccisione sarebbe stata… traumatica. Invece, li ho uccisi quasi come se stessi eseguendo qualcosa di meccanico. Come se lo avessi già fatto migliaia do altre volte… non lo so, questa missione mi ha confuso… ma, siamo a konoha per un obbiettivo.

    La tua freddezza..

    Parole le sue che si arrestano proprio a causa di uno scosso Kyoshi, che si alzò in piedi, pagò per entrambi e poi uscì dal piccolo stand, permettendo alla sua pelle di assaporare nuovamente aria fresca, non contaminata dai gustosi, ma scottanti fumi della cucina del ristorante da cui erano usciti. Fece un respiro profondo, e forse per la prima volta nella sua vita, una pungente fitta al cuore gli comunicò che aveva nostalgia di casa, in cui si sentiva sicuro, dei suoi genitori, che nel bene e nel male lo comprendevano e gli volevano bene (cosa che Kyoshi sapeva bene non fosse sempre facile) e anche del deserto. In questo momento, non avrebbe voluto altro che poter perdersi dentro se stesso mentre volava sopra una distesa infinita di sabbia, per provare a scappare dalla confusione che lo attanagliava.

    Volevamo andare nella biblioteca… sai dov'è? O anche solo cosa vuoi cercare di preciso?

    Di solito si trova nell'accademia, quindi andiamo lì per prima cosa

    Sopprime dentro di se quell'aria pessimistica e depressa che poco fa gli era dipinta in volto, dipingendo ora uno sguardo serio, come se nulla fosse successo. La sua figura segue le orme del corvino, dando le sue spalle a quel gustoso ramen, con l'intenzione ora di approfondire su quel misterioso ciondolo. Teneva ben nascosto sotto la sua T-Shirt quel prezioso regalo, unico ricordo del suo passato, ancora oscuro e cupo.

    In realtà non so nemmeno se ne vale la pena.. comunque inizierei a cercare qualcosa che abbia a che fare con questa collana

    Pronunciò mentre saggiava con le leve inferiori il duro terreno di Konoha. Il Villaggio si era mostrato ai due come un ambiente assai vivo e ricco di dettagli. La vita continuava anche se il Sole iniziava a perdere potenza e divenire sempre più debole ma comunque presente. Sollevò le spalle, posizionando meglio la sua amata Giara di Sabbia e avviandosi dunque verso l'accademia.

    Konoha è davvero affascinante

    Tutto ciò che i suoi occhi osservavano ed ogni particolare che loro registravano, apparivano come familiari al giovane Haruki. Lo stesso peso e le stesse sensazioni erano addossate sulle sue spalle, andando ad appesantire l'enorme contenitore di quella gialla polvere. Fu' davvero incantato, quasi a sentire quel Villaggio parte di se, come se fosse da sempre un abitante di Konoha eppure i suoi ricordi lo relegavano nel Deserto, in quel caldo atroce e nel bel mezzo di quelle temperature così dannatamente alte. La sua figura mai aveva saggiato un tale ambiente ma tutto ciò lo scombussolava, smuoveva quel profondo oceano - calmo e piatto - presente nel suo io interiore, trasformando quelle pacate acque, in un logorante incendio. Si distaccò dal mondo reale e il suo spirito, pareva essersi liberato di quella prigionia e si mise a sorvolare l'intera area, cercando di visitare ogni minima zona. Kyoshi seguì Haruki in silenzio, entrambi assorti nei loro pensieri. La passeggiata fino alla biblioteca non fu particolarmente lunga, e diede a Kyoshi il tempo di fare chiarezza nella sua testa, costringendosi a ragionare con più chiarezza. Nonostante tutto, niente gli sembrava avere senso. Forse non ce l'avrebbe avuto mai. Arrivati alla biblioteca, Kyoshi aveva deciso che non potendoci fare niente, non avrebbe dato peso alla sua apparente mancanza di empatia verso la morte altrui. Alla fine, era un soldato, alla morte ci avrebbe dovuto fare il callo prima o poi.

    Entriamo..

    Era deciso, ciò si poteva chiaramente capire attraverso i suoi occhi che brillavano di una strana luce. L'incendio presente dentro di esso, andò sempre più ad ingrandirsi, voglioso anch'esso di conoscere ciò che si celava dietro quella curiosa collana.

    Voi chi siete?

    Quello che sembrava il guardiano della struttura, si pose d'innanzi alle loro due figure, arrestando dunque la loro avanzata. Un uomo alto, abbastanza avanzato nell'età e con una grande esperienza sulle spalle, chiedeva loro di identificarsi e il motivo della loro visita.

    Mi chiamo Haruki e lui è Kyoshi. Se possiamo, vorremmo visitare la Biblioteca

    Buongiorno…

    Le parole del moro Haruki, possedevano un tono gentile e rispettoso verso l'uomo, provando in qualche modo ad amicarsi tale individuo. Chiare e dirette giunsero al nuovo entrato in scena, sperando che fosse ragionevole e piuttosto disponibile.

    Forse è una perdita di tempo ma..

    Lentamente mosse la mano destra verso la collana, tirandola fuori dalla T-Shirt e mostrandola poi all'uomo.

    Abbiamo da poco terminato una missione e ho voluto cogliere l'occasione per capire se trovavo qualcosa riguardo questo simbolo nei libri

    Davvero non sapete cosa rappresenta? Quel simbolo rappresenta il Clan Senju, fondatore del Villaggio della Foglia. Venite con me

    Tutto ciò non aveva senso e tante, troppe, domande ronzavano nella mente del giovane Haruki. Ascoltò silente quelle parole, senza sapere nemmeno cosa rispondere o cosa replicare verso l'uomo. Cosa c'entrava lui con il Clan Senju? Tutte quelle domande non trovavano risposta, affondando in uno spazio ben più cupo del suo passato. Quella collana gli era stata lasciata da quelli che dovevano essere i suoi genitori e in quel preciso momento, una fievole luce accendeva una debole traccia. Seguì l'uomo senza proferire parola, tenendo represse le emozioni e le tante domande. Mentre Haruki interagiva con il bibliotecario, Kyoshi rimase alle sue spalle, un po' in disparte. Sarà perché le biblioteche non lo avevano mai ispirato a passarci troppo tempo dentro, sarà perché alla fine, si sentiva un po' di troppo in quella situazione, ma si limitò a guardare in giro durante la conversazione di quei due. Sembrava una biblioteca normale, con una moltitudine di scaffali in legno disposti parallelamente, che sostenevano al loro interno centinaia di libri, raggruppati secondo data, titolo, e argomento. La stanza era illuminata da grandi finestre che si affacciavano su konoha, su quella enorme città pulsante di vita umana, animale, e vegetale.

    Ci siamo. Leggete questo, riguarda proprio la storia del Clan Senju

    La.. la ringrazio

    Afferrò saldamente quel pesante libro, tenendolo ben stretto nella mano dominante. Annuì con il capo per poi volgere lo sguardo verso uno dei primi banchi vuoti, avvicinandosi ad esso e poggiando il libro su di esso. Resta immobile nel momento decisivo, rimuginando nella sua mente sulle parole dell'uomo. Kyoshi era stato molto disattento in classe, ma non così tanto disattento. Sapeva molto bene che il clan senju era uno dei clan più antichi e potenti di konoha, e della loro faida con il clan uchiha. Sapeva che avevano una abilità innata, proprio come il suo clan, e che proprio come il suo clan, ci tenevano a tenerla segreta. Per questo tutto quello di cui si ricordava di essa era che era molto in sintonia con la natura. O forse avevano detto di più, e non semplicemente non lo aveva ascoltato. Guardò Haruki, e in un solo attimo potè vedere tutte le domande che gli stavano passando per la testa. Cosa c'entrava lui con quel clan? Chi gli aveva dato quel regalo? Seguì silenziosamente il bibliotecario fino a quando egli non lasciò Kyoshi e Haruki soli, con un libro. Un libro sulla storia del clan che aveva come simbolo lo stesso di quello inciso sul ciondolo del suo compaesano. Haruki prese in mano il libro, ma prima di aprirlo, si fece esitante. Kyoshi volle dargli supporto morale. Quindi gli mise una mano sulla spalla, si avvicinò a lui, e con un tono leggermente sottovoce gli disse.

    Haruki, io non so chi ti abbia dato quel ciondolo, o cosa tu abbia a che fare con il clan Senju. Però ti vedo, confuso, indeciso. E voglio che tu sappia che se avrai bisogno di me, per parlarmi o per qualsiasi altra cosa, io ci sarò. Intesi? E se in quel libro ci sono le risposte che cerchi, allora fatti forza e trova le risposte!

    Lo sguardo del giovane Haruki, profondamente caduto nel buio, puntava proprio su quel libro, contenitore di una grande storia, di fatti così antichi da essere motivo d'orgoglio per quello stesso Villaggio. Le parole del corvino lo aiutarono a tornare coi piedi per terra, ritornare a quel mondo travagliato da costanti problemi e proprio in quel momento, il moro Haruki, ne affrontava uno ben più grande della sua portata. Aizzò lo sguardo proprio verso il compagno, intrecciando i loro sguardi come a parlarsi telepaticamente, d'altronde la loro amicizia si era rafforzata oltre ogni modo, diventando uno dei punti cardinali per il giovane.

    Mmph

    Annuì con il capo restando silente mentre lo sguardo s'accendeva attraverso un miscuglio d'emozioni e domande, alle quali avrebbe voluto certamente trovare una risposta quanto prima. Torna poi a concentrarsi su quella storia, ora forte della posizione del suo compaesano. Armato di coraggio, misto ad una forte determinazione, aprì quel grande contenitore d'informazioni e iniziò a leggere quegli antichi scritti. Le iridi seguivano perfettamente ogni parola trascritta su quelle pagine, accompagnando ogni riga con l'aiuto del polpastrello dell'indice destro, quasi a consumare quelle parole. La mente saggiava tale tesoro, archiviando ogni informazione ottenuta e custodendola con grande cura e amore. Nonostante ciò, nulla placava il suo desiderio di conoscere le sue origini. Niente che fosse in quel libro lo legava a quel Clan, tranne per quella collana che iniziava quasi ad odiare ed amare allo stesso tempo. Un conflitto d'emozioni che ribolliva nelle sue interiora, mentre lo sguardo si crucciava sempre più, mostrando tutto il suo disappunto su cosa poggiavano i suoi occhi.

    Non capisco.. dannazione..

    Ancora domande. Un grande incendio divampa dentro di lui, voglioso di uscire e riversare tutta la sua ira, contenuta a fatica in quella calda carcassa vivente. Tutto ciò non gli forniva una traccia da seguire, rivelandosi come un sentiero a senso unico, dunque doveva trovare un altra via da percorrere. Il mistero s'infittiva, diventando sempre più cupo e oscuro mentre in volto suo gli si dipingeva un aria piuttosto sofferenze ma non a causa del dolore fisico, piuttosto per quello emotivo. Probabilmente chi aveva lasciato quella collana al piccolo Haruki era in qualche modo legato al Clan Senju e dunque, le origini del giovane erano ben diverse da quelle a lui conosciute ma doveva ricercarle in qualche altro posto, forse proprio in quel Villaggio.

    In questo libro non ci sono le risposte che cercavo.. ma una cosa è certa: non sono nato e cresciuto a Suna..

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    Kyoshi rimase quasi sempre in silenzio durante tutte le elucubrazioni di Haruki.

    Molto probabile...

    Quello che diceva aveva senso, ma dava spazio ad altre, ancor più spigolose domande. Perché lo avevano lasciato a Suna, di tutti i posti. Spesso i clan ninja, essendo abituati alle perdite umane, avevano un complesso sistema di adozioni interne, per far sì che il bambino rimanesse in famiglia. Non aveva la conoscenza necessaria per aiutarlo, almeno non dal punto di vista emotivo. Come avrebbe mai potuto qualcuno calmare una tempesta del genere? Chiunque si sarebbe trovato impotente davanti alla potenza della confusione, della tristezza, della voglia di trovare le proprie radici e la propria identità che quel ragazzo davanti a lui provava. Forse c'era anche una punta di frustrazione, vista l'inutilità del tomo che il bibliotecario ci aveva prestato. Alla fine, esso parlava solo della storiografia del clan senju, concentrandosi molto sui suoi esponenti più famosi e potenti. Di questi molto spesso venivano tessute le lodi sul loro controllo sul legno, un'abilità innata particolarmente potente, che si implicava essere unione di due elementi basilari. A Kyoshi venne istintivo mettere a paragone la sua abilità innata, il jiton, con il mokuton. Lì poteva dare una mano ad Haruki, vista la sua appartenenza al clan Jiki. E proprio durante queste sue elucubrazioni, gli venne in mente qualcosa che sua madre gli aveva detto riguardo alla sua abilità, e che aveva sentito ripetere come un mantra da altri membri del clan senju.

    Mentre le altre abilità si fanno crescere, il jiton si sblocca

    Senza rendersene conto, lo aveva detto ad alta voce.

    Scusa, ho pensato ad alta voce… Anzi, adesso che ci penso, potrebbe aiutare anche te!

    Di che stai parlando?

    Kyoshi si avvicinò ad Haruki e continuò a parlare, abbassando la voce.

    Sai, mi sono ricordato di una cosa. Spesso, quando mi alleno per il jiton, mi sento ripetere che al contrario di altre abilità innate, la mia si attiva tutta d'un colpo. Questa non è la norma, quindi di solito si inizia con poche, semplici tecniche, poi si passa a cose più complesse. Il mokuton, credo non faccia eccezzione. Hai mai, anche solo involontariamente, fatto cose strane con le piante?

    Quelle parole scorrevano limpide nella mente del giovane Haruki, portando luce dove vi era oscurità. Stette in silenzio, altro non poteva fare, investendo ora le sue energie e ponendo la mente sotto costante sforzo, cercando di trovare qualche ricordo collegato a tale circostanza. Lo sguardo tornò cupo e le iridi si fecero nuovamente spente. La calda carcassa sembrava essersi distaccata dal mondo, anche se la vita intorno a lui continuava a fluire attraverso lo scorrere del tempo. In un primo momento, Haruki non sembrò riuscire a trovare un ricordo che corrispondesse alla descrizione fatta da Kyoshi. Sarebbe stato un problema se non lo avesse trovato, poiché avrebbe potuto mettere il dubbio della sua discendenza nella sua testa. Aveva bisogno di qualcosa che urlasse al mondo che fosse un Senju, che lui apparteneva ad una famiglia. Ecco di cosa aveva bisogno Haruki in quel momento: di sentirsi parte di qualcosa, di sapere che da qualche parte nel mondo c’erano le sue radici, di trovare qualcuno che lo amasse e lo accettasse non in quanto amico, o amante, ma come familiare.

    Forse..

    All’improvviso, però, qualcosa cambiò. Kyoshi potè vederlo chiaramente, Haruki aveva trovato qualcosa di importante.

    Forse…?

    Lo incalzò leggermente. Un po’ per curiosità, un po’ perché voleva arrivare al fondo della questione. Infine, una fioca luce apparve nei suoi ricordi mentre un giorno speciale veniva trasmesso d'innanzi alle sue iridi. Due chiare figure potevano essere distinte, la sua e quella del suo amato angelo: Shizuka. La giovane donna faceva compagnia al moro, in quel verde orto botanico, unica fonte di varietà in quel infinito Villaggio. Tanti erano i sentimenti che venivano trasmessi da quel unico ricordo, così speciale da essere marchiato a fuoco nella mente di Haruki. Ci fu' un momento, soltanto uno, nel quale dell'incredibile accadde.

    C'è stata una volta.. ero nell'orto botanico insieme a Shizuka. Pregammo d'avanti a dei piccoli bonsai e all'improvviso un piccolo ramoscello crebbe in altezza..

    Tutto un tratto il suo volto si dipinse di tante, troppe smorfie. Era chiaro come il Sole che il mistero s'infittiva sempre più. I dubbi lo dilaniavano, divoravano le sue interiora proprio come un perfetto parassita. Tacque infine, permettendo a quella voce fioca riecheggiare nella sua testa, evidenziare come lui fosse capace di tali abilità. Che le parole di Kyoshi avevano quindi un senso?

    Kyoshi ascoltò attentamente l’episodio che Haruki raccontò. In effetti, quello sembrava un grezzo utilizzo dell’arte del legno. Di sicuro nè il chakra normale, ne i vari tipi di chakra base avrebbero potuto fare una cosa simile.

    Beh, Haru

    Incominciò Kyoshi, abbassando leggermente la voce ed avvicinandosi impercettibilmente al suo interlocutore

    Non credo ci siano altri dubbi… almeno uno dei tuoi genitori era un senju, e sono abbastanza sicuro che questo ti renda un senju, almeno ufficiosamente. Non so come ti voglia comportare riguardo a questa situazione, ma se vuoi, posso provare a darti consigli… chiedi, e cercherò di rispondere.

    Un..Senju?

    Il suo sguardo era un misto di perplessità e devastazione, come se avesse visto un fantasma. In parte era quello che era successo. Tutta la sua vita era stata un incognita e forse aveva trovato qualcosa che apparteneva a lui ma ciò lo turbava, lo spaventava fino ai meandri del suo spirito. Non riuscì a rispondere, bloccato da quelle informazioni, custodite poi nella sua mente. Quel piccolo spazio ora si contorceva nuovamente, afflitto da quel suo passato che iniziava a prendere finalmente forma.

    Non.. non saprei..

    Il suo mondo era stato stravolto, messo in discussione da una semplice collana e destinato a cambiare per sempre. Con amore e volontà aveva creato delle solide radici in quel caldo Villaggio, con persone da poter chiamare "famiglia", distrutte forse da tutto ciò. Nonostante tutto, una parte del suo io era felice, finalmente poteva avere un passato e quindi dei veri genitori. Dentro Haruki si stava svolgendo una feroce guerra di trincea, che forse mai avrebbe trovato una fine.

    Ora voglio solo tornare a Suna..

    Il tono di voce era debole, fioco come la neve mentre in volto ancora gli era dipinto uno sguardo perso nel vuoto. La grande ricchezza di Konoha venne poi riposta nella sua locazione, per poi lasciare quella Biblioteca e portare il corpo fuori da quel grande Villaggio. La sua mente e il suo spirito sembravano essere usciti dal corpo e trasportati in un altro mondo, lasciando quella carcassa libera di muoversi indisturbata mentre il rumore delle strade di Konoha lo attraversavano in qualche modo. Il tragitto dalla Biblioteca alle porte del Villaggio sembrava non terminare mai, finché..

    Siete pronti per partire?!

    Haruki rimase, giustamente, scosso dalle informazioni che ricevette quel pomeriggio. Non sarebbe stato possibile avere altre reazioni, la sua visione di sé stesso era stata capovolta, forse per il meglio, forse per il peggio. Kyoshi Non avrebbe neanche saputo cosa dirgli, quindi si limitò ad annuire, ed a svolgere le varie operazioni con il loro Jonin di scorta e con le guardie di confine che richiedevano il parlato. Quella voce riportò Haruki ad essere nuovamente presente, conscio di ciò che stava accadendo attorno a lui. Lo sguardo si soffermò sulla figura posta dinanzi a lui, riuscendo a capire di chi era quella voce. Dunque, erano arrivati al Jonin che aveva accompagnato i due al Villaggio, lo stesso che doveva trasportarli nuovamente a casa, se così poteva chiamarla. Stette in silenzio, tenendo le labbra serrate ma lasciando che lo sguardo parlasse per lui. Era chiaramente ancora turbato ma con quel semplice cenno del capo, fece capire la volontà dei due di tornare dalle loro famiglie. Marciarono per diversi metri mentre il giovane Haruki, stringeva nella mano destra quella collana.

    Rapidamente, furono in viaggio verso Suna. Fece un po’ di conversazione con il jonin, almeno all’inizio. Poi si rinchiuse in uno stato di dormiveglia.
    Era stanco, sia fisicamente, che mentalmente. Aveva provato ad essere forte e di supporto per Haruki, ma anche lui aveva un po’ di problemi da risolvere.
    Durante quel periodo, la mente gli fece rivivere alcuni momenti particolari che aveva vissuto di recente, come la fine con lo scontro di Haruki, alla sua prima uccisione, all’essere rinchiuso dentro a del fuoco, mentre l’aria diventava velocemente irrespirabile, fino alla scoperta che Haruki era un Senju, e che sapeva manipolare il legno.
    Si sentiva debole, incompreso. I suoi gridi di aiuto erano stati inutili, non era ancora riuscito ad usare la sua abilità innata. A dirla tutta, non era riuscito neanche ad usare il doton. Si sentiva lasciato indietro, bloccato. E sapeva che non avrebbe mai chiesto aiuto agli altri, poiché era troppo orgoglioso. Era ironico, aveva speso tante energie per essere libero mentalmente, eticamente, emotivamente, eppure, l’unica prigione che non riusciva ad evadere era la sua. Fosse stato da solo, avrebbe probabilmente pianto tutte le lacrime che aveva. Invece, la sua faccia rimase impassibile.
    Il suo volto ed il suo corpo ripresero un po’ di vita quando atterrarono, e poterono finalmente toccare di nuovo le sabbie di Suna. Voleva rivedere i suoi genitori, voleva rivedere Atsuko.

    Kyoshi.. non so come gestire questa cosa, quindi per il momento vorrei che restasse fra noi

    Ti capisco, Haruki. Il tuo segreto è al sicuro… Per te mantenere la discretezza è anche più importante del normale… Te puoi dimostrare di avere il mokuton, ma non puoi ancora dimostrare se sei senju o meno. Questo ti mette in una situazione difficile, poiché non hai un clan che ti può insegnare, o che ti può proteggere. Fare parte di un clan è anche quello: sapere che, nel caso ti sia fatto un danno ingiusto, la tua famiglia allargata verrà in tuo aiuto. Te non hai ancora questi privilegi, quindi tieni il segreto per più tempo possibile.

    Grazie..

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    Difficile da descrivere era il ritorno verso quella che fino a quel momento chiamava "Casa". Un mare in tempesta si agitava dentro il suo esile corpo e quella logorante guerra, che avveniva nel suo animo, non portava alcun risultato se non quello di peggiorare la situazione. Haruki non era più se stesso. Non era più il ragazzo tremendamente calmo che Kyoshi conosceva. Il suo profilo psicologico era ben distante dalla solita quietudine - comunque travagliata da un passato sconosciuto - afflitto da tutte quelle informazioni, che andavano a prendere la forma di una sottile lama, pronte ad affondare dentro le sue carni. Il Sole batteva con i suoi raggi mentre un infinito Deserto ancora cullava il grande Villaggio della Sabbia, tenendolo al sicuro nel suo caldo abbraccio. Nella sua mente ancora riecheggiavano le parole del compagno, prendendo ad occupare uno spazio importante in quella piccola stanza buia. Quel luogo nel quale crebbe, non aveva più nessun effetto nel suo cuore se non per quelle poche radici che lo legavano ad esso. Tra tutti c'erano i membri della sua famiglia adottiva alla quale era molto legato. Questo particolare fattore, accresceva il suo dolore mentre la consapevolezza delle sue origini, lo portavano a divenire un elemento non più originario di tale posto. Nulla era cambiato dalla loro partenza e in parte, ciò alleviava tutto quel grande dolore, che lentamente si fece possesso del suo cuore.

    Avete svolto un ottimo lavoro

    Una voce profonda e calda, proprio come quelle alte temperature, accolse i due Genin da ritorno da quella intensa missione. Fiero e carico d'onore, teneva dritte le spalle e ben caricate le leve inferiori del peso del suo intero corpo. Un espressione che non trasmetteva alcun sentimento anche se in quelle sue iridi, quasi si riusciva a distinguere una luce fioca. Dinanzi alle loro due figure, vi era proprio il Capitano della loro ristretta squadra.

    Maestro Renji..

    Renji Yomo, Jonin di Suna. Un uomo di circa quarant'anni, dotato di un fisico ben allenato e decisamente asciutto, privo di grasso in eccesso e quasi perfetto nei lineamenti. Una brillante e lunga carriera era addossata completamente sulle sue spalle e tanti, forse troppi, erano i suoi successi. Essere sotto la sua guida era motivo di orgoglio per il giovane Haruki, anche se quell'uomo a volte, sembrava non incarnare la perfetta figura di Maestro amorevole e premuroso. Ciò nonostante, il giovane moro sapeva che l'uomo indossava una doppia maschera e vestiva la figura di quella persona creata nel tempo. Appariva come qualcuno quasi distaccavo, a volte freddo nei modi ma nel profondo del suo cuore, amava profondamente i suoi giovani allievi e cercava sempre di tenerli sott'occhio, curando la loro crescita nei minimi particolari.

    Mi è giunta voce che siete riusciti a fermare un gruppo di Shinobi e che avete portato in salvo una donna tenuta prigioniera. Ben fatto

    Apparentemente, questa giornata non sembrava ancora volersi concludere. Questo fu il primissimo pensiero che Kyoshi ebbe quando sentì la voce del suo maestro, Renjii, congratularsi con lui e con Haruki per il successo riscosso in terra straniera nella maniera meno emotiva possibile. Niente da fare, il loro sensei non riusciva proprio a lasciarsi andare, aveva ancora la sua facciata di uomo freddo addosso.

    Non è stato facile...

    Lo sguardo di Haruki non sembrava cambiato da quelle parole, che certamente avrebbero trovato una grande felicità nei cuori più semplici e comuni. Lui era diverso, troppo sensibile per questo mondo. Non proferì parola alcuna ma si limitò semplicemente ad annuire alla volta del loro maestro che con un curioso sguardo, ora poggiava l'attenzione proprio su di lui.

    Dovete dirmi qualcosa?

    Non eravamo soli...

    Aggiunse Kyoshi, stancamente. Ad essere precisi, loro avevano fatto la parte più piccola , di tutta quella missione. Avevano ucciso un paio di scagnozzi, e poi si erano fatti scoprire, tanto per dare avvio alla catena di eventi che aveva poi portato alla chuunin ad abbattere il capo dell’organizzazione. Mentre noi ci destreggiavamo con la sabbia per salvare la ragazzina, loro risolvevano il problema alla radice. Se solo avessi avuto il jiton, avrei potuto individuarli prima. Se solo avessi avuto il doton, avrei potuto difendermi dal fuoco.

    Beh, è stato un viaggio lungo, ed una giornata ancora più lunga… io andrei a casa se, non ha altro da dirci...

    Haruki sentiva lo sguardo vigile del Jonin sul suo viso, come se avesse capito che in lui albergavano tanti dubbi e troppe domande. Sospirò infine, come a volersi liberare di tutte quelle informazioni trovate anche se il suo tentativo era completamente vano.

    ..con noi c'erano altri due Shinobi: un Genin ed una Chuunin.

    Aggiunse alle parole del corvino compagno, adornando il racconto di nuove informazioni che probabilmente il Jonin già sapeva. La riserva d'energia si andava sempre più ad esaurirsi, al contrario di quel rovente Sole che continuava a farsi sempre più forte.

    Si mi hanno informato ed avete svolto un ottimo lavoro. Prima di farvi tornare a casa voglio mostrarvi una cosa. Recatevi all'arena numero dodici, vi attendo lì.

    Si dileguò poi, dando le spalle ai due semplici Genin e allontanandosi con una rapida corsa, proprio in direzione del punto indicato che non distava molto, forse solamente circa cinque minuti.

    Strano.. tu che ne pensi?

    Il tutto era decisamente strano e non solo per la mole di allenamenti che Renji stessi aveva organizzato per Haruki durante la fase prima della missione ma anche per il momento creatosi in quel frangente. Nuove domande e nuovi dubbi ora albergavano nella mente del giovane moro e non restava altro che congiungersi con il proprio maestro.


    Non ne ho la minima idea, ma sbrighiamoci. Voglio dormire nel mio letto

    Kyoshi si limitò a sbottare qualche parola, per poi iniziare a camminare ciondolando verso il campo indicato dal loro sensei.
    Non era troppo lontano, quindi il viaggio durò molto poco. Kyoshi rimase in silenzio per tutto il tragitto. Non aveva neanche l’energia mentale per guardare dove stava andando, quindi un paio di volte rischiò di scontrarsi con un passante, per poi evitarli all’ultimo momento. Finalmente, arrivarono al campo di addestramento numero 12. Era vicino al campo 13, dove lui e Haruki avevano avuto il loro primo scontro “fisico”, e dove quest’ultimo fu il vincitore. A Kyoshi stava ancora un po’ di traverso, ma sapeva bene che era più a causa sua che altro.
    Come quello numerato 13, il campo 12 era un campo composto da tanti anelli di diversi: un anello di sabbia, al cui perimetro scorreva un piccolo torrente, circondato da una zona pianeggiante ed erbosa che più andava verso l’esterno, più si infittiva di alberi.
    Due figure erano in piedi, e sembravano stare aspettando qualcuno: uno era un uomo di mezza età che kyoshi non fece fatica a riconoscere come renji, l’altra era una ragazza sconosciuta, che sembrava avere più o meno la loro età.
    Per quanto Kyoshi sentisse di sapere la risposta alla domanda, si piegò leggermente verso Haruki e chiese

    Te sai chi è quella ragazza?

    No, non credo di conoscerla

    La stanchezza si notava anche da tono della sua voce, che era estremamente fioca e debole. Nonostante ciò, continuava ad avanzare verso le due figure. Il Maestro Renji era ben distinguibile, posizionato proprio al fianco destro di una giovane ragazza. Lo sguardo del moro si poggiò sul Copri Fronte della donna, che chiaramente indicava la comune appartenenza a Suna.

    Lei è Izumi Tanaka

    Che voleva significare tutto ciò? Haruki era troppo stanco per chiederselo e sorvolò su quel piccolo particolare, lasciando correre il nuovo scenario che prese vita proprio dall'iniziativa del loro maestro. Uno sguardo dubbioso parlava per lui. Come aveva giustamente previsto, neanche Haruki conosceva quella ragazza. Era una incognita per chiunque, meno che per renji, apparentemente. La sua mente, per quanto stanca, incominciò a lavorare, e a unire i puntini. Una ragazza, una kunoichi, che solo il maestro conosceva. Haruki, suo compagno di allenamenti. Renji, un uomo che aveva tanta esperienza quanto il suo viso segnato dall'età suggeriva. Non era forse che…

    Piacere di fare la vostra conoscenza. Da oggi sarò un membro del vostro team!

    Izumi era una ragazza di bell'aspetto e dal fisico decisamente perfetto nelle forme. Sembrava che seguisse un alimentazione sana visto che non vi era la presenza di grasso in eccesso e le curve erano al punto giusto. Una lunga chioma rossa come il fuoco era la cosa che più la rappresentava e quei suoi occhi, mostravano una grande luce. Era stata scelta da Renji in persona e quindi, le sue abilità non erano certamente da sopravvalutare.

    Io sono Haruki. Piacere

    Kyoshi rimase in silenzio durante tutta la presentazione, squadrando la ragazza. Era attraente, e dallo sguardo sembrava molto decisa.

    Kyoshi Jiki, molto piacere

    Disse, con più vitalità di quanta in quel momento aveva mai pensato di riuscire a tirare fuori in uno stato fisico come quello. Fortunatamente, durante il viaggio si era ripreso un po'. Ci congedarono subito dopo, permettendoci di tornare, finalmente, a casa.

    Dunque Renji aveva lavorato duramente per riuscire a trovare qualcuno da aggiungere al duo, formando così una squadra ormai completa. Il futuro di Suna si era allargato anche se le capacità della donna erano ancora sconosciute.

    Sarà lei a completare la squadra, sono sicuro che andrete d'accordo

    Sarete sicuramente stanchi per la missione. Andate pure, avremo modo di conoscerci

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    Era passato diverso tempo ormai dal ritorno da Konoha, da quella missione che tanto aveva cambiato i due ragazzi. Per Haruki era stata la sua prima missione ed era stata ricca di avvenimenti, dai più felici ai più atroci. Inoltr, aveva ottenuto un nuovo potere, che dava ulteriore conferma alle sue domande. Era davvero un Senju. Le sue radici quindi affondavano nelle terre di Konoha, ben lontane da quelle di Suna. Tuttavia, non voleva assolutamente abbandonare quel inifinito Deserto e tutte quelle persone a lui care. Stava creando un castello tutto suo e non avrebbe permesso a nessuno di ostacolare tale crazione. Passò il tempo ad allenare quel potere e scoprire ciò che nascondeva la sua genetica, capace di donare grandi capacità al giovane Haruki, sempre più considerato futuro della Sabbia. Il Villaggio era consapevole di essere dotata di ottimi Genin e proprio a quella squadra, formata da Haruki Sato, Kyoshi Jiki e Izumi Tanaka, era stata affidata proprio a Renji Yomo. Il Jonin sapeva certamente il fatto suo e durante il percorso aveva in tutti i modi fatto in modo di crescere al meglio le loro abilità. Un nuovo giorno nasceva in quel caldo Deserto mentre una ritrovata pace ritornava ad essere di dominio pubblico. Tanti furono gli avvenimenti successi in quel periodo e duro fu' il colpo subito da Sunagakure no Sato. L'accademia del Villaggio era stata colpita duramente e tante giovani leve furono uccise da quell'attacco kamikaze. Il ricordo della tristezza era stato superato ma restava pur sempre vivo nei cuori delle tante persone che vivevano nel Villaggio. Haruki iniziava a maturare, forse proprio a causa di quegli avvenimenti che avevano consolidato la sua visione del mondo e che ne creava una nuova. Voleva a tutti i costi fermare queste atrocità e tutto quel male presente al mondo ma per farlo, doveva accrescere le sue abilità.

    Finalmente, aveva sbloccato il jiton… aveva finalmente capito come usare il magnetismo! Kyoshi era al settimo cielo, non era mai stato più fiero di sé stesso, il che era tutto dire, visti i precedenti. Sfortunatamente, il tutto era stato irrimediabilmente macchiato dall'attacco all'accademia di Suna, che aveva quasi completamente cancellato un'intera generazione di combattenti. Aveva perso dei cuginetti nella tragedia, quindi la cosa lo toccava personalmente. Ma con tempo e con pazienza, quella ferita nell'animo si era richiusa, ed era sicuro si sarebbe sanata anche negli altri suniani.
    Renji li aveva convocati in un campo di allenamento quel giorno, quindi sapeva che ci sarebbero stati anche gli altri due membri del team. Sarebbe stato bello rivedere Haruki, ed era curioso di conoscere meglio la ragazza. Izumi, giusto? Si Izumi, si rassicurò Kyoshi.
    E guarda caso, proprio lei era stata la prima a raggiungere il campo di allenamento designato, e stava aspettando da sola gli altri tre.
    Kyoshi fece un cenno della mano per catturare la sua attenzione, e poi si avvicinò a lei.

    Ciao, Izumi… Giusto? Scusa se io e il mio compagno non ci siamo presentati adeguatamente, eravamo appena ritornati da una missione piuttosto stancante. Quindi, permettimi di presentarmi come si deve: molto piacere, sono Kyoshi Jiki!

    Il piacere è tutto mio! Sono Izumi, Izumi Tanaka! E sono molto felice di fare parte di questo team!

    Anche noi lo siamo, te lo posso assicurare!

    Beh, a quanto pare dovremmo aspettare ancora un po' prima di essere al completo…Anche te ti sei svegliato presto?

    ...si, possiamo dire di sì!

    Era una bugia: Kyoshi aveva a malapena chiuso occhio quella notte, come del resto era capitato ogni notte da quando aveva imparato a manipolare il jiton… Niente da fare, il suo cervello era ancora sopraffatto dalla mole di informazioni in più che ora stava ricevendo, e questo aveva causato problemi al suo ritmo circadiano.

    Quindi… Clan Jiki… sei una bussola umana!

    Possiamo dire così, sì! Invece te non fai parte di nessun…

    Io faccio parte del clan Tanaka!

    Rispose lei molto velocemente.

    Siamo un clan minore, ma tra le nostre linee abbiamo guerrieri valorosi!

    Non lo metto in dubbio…

    Disse,un po' spaventato dall'energia della ragazza.

    ... Avete avuto perdite nell'attacco?

    ... Sì, due bambini, colpevoli solo di voler rendere i loro genitori fieri

    Disse Kyoshi pensieroso.

    Voi?

    Noi no, ma conosciamo amici che hanno perso i loro figli… È ingiusto…

    Per un, attimo, ci fu il silenzio. Rotto d Kyoshi poiché lui nel silenzio non si trova bene.

    Hai detto che fa parte di un clan, avete anche una abilità innata?

    Assolutamente! Abbiamo l'abilità innata più forte che c'è!

    "Quello è da vedere!"

    Salve ragazzi!

    Eccolo apparire in scena con un sorriso dipinto in volto, di quelli a trentadue denti e molto appariscenti. Strano vederlo in quel modo, forse veramente stava iniziando a cambiare. Probabilmente quel nuovo potere aveva accelerato il processo, aiutandolo ad evadere dall'involucro e divenire una bellissima farfalla. Lentamente si avvicinava a quelli che erano i suoi compagni: il corvino Kyoshi e la rossa Izumi.

    Ciao Haruki

    Il Maestro Renji non è ancora arrivato?

    Non ancora. Tu hai subito perdite dall'attacco?

    No..

    Non aggiunse altro ma si limitò solamente a stringere i pugni quanto più forte poteva e probabilmente, se avesse avuto il colpevole del attacco dinanzi lo avrebbe fermato senza indugi. Il suo sguardo cupo faceva ben capire il suo stato d'animo, perciò perferì non aggiungere altro al discorso e di continuare a conversare. Il male cresceva sempre più e quei tempi iniziavano a farsi sempre più oscuri e cupi. Gli Shinobi rimasti in vita, avevano il compito di portare anche quelle vite sulle loro spalle. Le loro emozioni, così come i loro pensieri. Le loro speranze, così come le loro paure. Haruki aveva compiuto passi da gigante dal ritorno da quella missione anche se tuttavia nulla era cambiato nel resto del mondo, che restava pur sempre pericoloso. Il nervosismo fu' placato solamente da una strana visione. Gli occhi si spalancarono e puntavano proprio al viso di Kyioshi.

    Che hai fatto alla faccia?

    Ah, questa… Ho visto un ragazzo avere questa pittura facciale particolare, mi piaceva e quindi la ho ricopia…

    L'attenzione di Kyoshi fu spostata su qualcuno che aveva appena varcato il suo campo di percezione. Una presenza si stava facendo strada verso la posizione dei tre ragazzi, più o meno dietro di lui, a duecento metri di distanza. Non aveva notato nessuno intorno a loro, e le presenze che sentiva erano lì da prima di loro. Poteva essere il loro sensei, ma non ne era sicuro. Ma Kyoshi si conosceva troppo bene: sapeva che avrebbe cercato di fare il figo. E così fece

    Credo che il nostro sensei sia arrivato

    Disse, indicando col pollice la direzione dove aveva sentito la suddetta presenza.

    Mmhp?

    Con fare curioso e dubbioso per le parole del corvino, Haruki volse il capo proprio nella direzione indicata dal compagno. In effetti, in lontananza riuscì a intravedere una figur, che tuttavia non era chiaramente distinguibile

    Come fai a dire che sia il sen.. ma certo!

    Ruota nuovamente il capo verso il corvino, porgendo lo sguardo dritto verso i suoi occhi. In volto gli è dipinto uno spiccato sorriso, come se avesse capito cosa sia successo

    Sei riuscito a sbloccare il Jiton vero?

    Gli domanda infine mentre la figura indentificata da Kyoshi si avvicina sempre più, distante giusto una decina di metri. Era veramente Renji e ciò, confermò la supposizione di Haruki e nuovamente, quello stesso sorriso riapparve sul suo volto, come a volersi complimentare con il proprio compagno.

    La fortuna arrise a Kyoshi: era proprio il loro sensei la persona che si stava avvicinando.

    Heheh

    Niente da fare, lui adora l'attenzione, e i complimenti. Gli piacciono proprio.
    Sorrise fiero di se mentre Haruki si congratulava con lui per aver sbloccato la sia abilità innata. Alla fine, tutto quello che ci era voluto era una sfida con un parente non proprio gentilissimo nei suoi confronti, per permettergli di sbloccare il suo potenziale. Aveva senso in generale? No.
    Aveva senso se prendeva in considerazione il fatto che si stava parlando di Kyoshi? Un po' di più.

    Vedo che siete tutti qui. Saltiamo i saluti e andiamo dritti al punto. Come ben sapete il Villaggio ha subito un duro colpo e tante sono le vittime. Il numero delle leve e degli Shinobi si è abbassato di molto ma possiamo ancora contare su abili ninja. Inoltre, è stato proclamato un nuovo esame Chuunin...

    Finalmente!!!

    Renji non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che la ragazza partì in quarta, mostrando il suo animo ardente ai presenti. Amava la competizione, così come mettersi in mostra e quale migliore prova se non l'esame Chuunin?

    Dicevo.. ho già dato i vostri nominativi quindi tenetevi pronti per il giorno dell'esame. Avete domande?

    Nessuna

    Con uno sguardo ben determinato e sicuro di se, Haruki rispose con delle semplici parole, lasciando agli altri di aggiungere qualcosa o terminare lì l'incontro.


    Kyoshi rimase sorpreso della notizia dell'esame chuunin. Primo perché non sapeva che si sarebbero svolti di lì a breve. Ma soprattutto perché non sapeva che senso aveva creare questo team di genin, per poi mandarli al torneo chuunin alla prima occasione.

    Si, io avrei una domanda

    Alzò la mano Kyoshi

    Perché è stato creato questo team di genin, se ci reputavate già abbastanza abili da diventare chuunin? Di solito i team di genin non vengono smantellati dopo la loro promozione?

    Non l'hai ancora capito? Sotto la mia guida voi tre sarete allenati per diventare un team d'elite per il Villaggio e ciò continuerà anche dopo l'esame Chuunin

    Team.. Elite?!

    Tutti apparivano increduli a quelle parole anche se, Kyoshi e Haruki, potevano chiaramente intuire tutto ciò dai vari allenamenti organizzati da Renji stesso. Tutti erano felici e a maggior ragione, il peso delle morti dell'attacco subito, pesava maggiormente sulle loro spalle. La loro vita stava cambiando radicalmente e puntava decisamente verso l'alto.

    Ora devo andare. Allenatevi ancora in vista dell'esame e siate pronti in qualsiasi momento

    Ragazzi vado anch'io!

    Dunque erano rimasti soli, loro che si conoscevano da più tempo. Erano alle battute finali e con la testa, dovevano assolutamente pensare al esame. L'attenzione di Haruki volse interamente verso Kyoshi.

    Esame Chuunin. Voglio proprio vedere dove sei arrivato con le tue abilità

    Eh, a proposito di abilità...

    Disse Kyoshi, mentre il suo viso si fece un po’ più pensieroso.

    Sai, ci stavo pensando proprio qualche giorno fa; Con la guerra che avanza, dobbiamo stare attenti a mettere in mostra i nostri poteri innati… C’è gente che pagherebbe oro per il jiton, e ancora di più per il mokuton… Dobbiamo stare attenti.

    Prese una pausa

    Tra poco andremo a combattere contro altri genin in mondovisione, e loro vorranno vincere tanto quanto noi. Ci scontreremo con avversari formidabili, e forse saremo costretti a usare la nostra abilità innata, rendendola nota ad ogni persona nel continente. Quindi...

    Si interruppe un secondo per tirare fuori dal suo borsellino un’arma molto particolare, che sembrava l’unione di un kunai ed uno spiedo.

    Questo è uno skewer. Non se ne vedono molti in giro, quindi possiamo usarli come riconoscimento: ogni volta che ci incontriamo dopo che è passato un po’ di tempo, tiriamo fuori queste armi, e sappiamo che siamo noi. Intesi?

    Ottima idea Kyoshi

    Uno sguardo sereno rafforzava le sue parole e quel idea, pareva essere originale e molto inteliggente.

    Già che ci siamo..

    La mano dominante andò a portarsi nella tasca destra del lungo pantalone, chiudendosi in pugno e tenendo bens tretto quel piccolo e semplice oggetto comprato qualche sera prima. Lentamente tirò fuori l'arto, andando poi a mostrarlo al compagno.

    Tu invece prendi questo

    Grazie Haru

    Si erano dunque scambiati i propri oggetti. Kyoshi donava uno skewer ad Haruki, mentre quest'ultimo gli barattava un semplice campanello di kin. L'intenzione dei due giovani Genin era dunque quello di potersi identificare senza troppi problemi in caso di evenienza mentre accresceva la speranza che mai avrebbero dovuto utilizzare tale ingegno.

    Possiamo quindi salutarci anche noi, devo continuaread allenarmi. Ci vediamo quanto prima!

    - 6 -


    richiediamo conferma dell'achi per il baratto!
     
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    Allora max exp per entrambi e confermo il baratto
     
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6 replies since 4/12/2020, 15:47   119 views
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