Tale padre, tale figlio

PQ + Sblocco doton e Jiton

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    Quel pomeriggio non avevo impegni, e per una volta nella mia vita, al posto di rimanere a letto contemplando la vita, ero in giro per le strade di Suna. Forse perché, da quando ero diventato soldato, avevo avuto ben poco tempo da dedicare a cose come una semplice passeggiata senza meta. Era… pacifico. Non l’esterno, ovviamente, la strada su cui stavo transitando era una delle strade in cui i venditori posizionavano le loro bancarelle. La via in cui mi trovavo era piena di corpi che provavano, come me, a farsi strada per arrivare da un punto all’altro del paese di Suna. Avrei potuto usare la gabbia di sabbia, e volare sopra quella massa di persone quasi accatastate l’una sopra l’altra. Ma non lo feci. Notai che ogni volta che mi dirigevo senza meta per le strade di Suna, quasi sempre finivo in queste affolate, e molto particolari, strade commerciali. Ero stato in molti paesi, eppure non avevo mai visto cose simili. Decine e decine di bancarelle poste su entrambi i lati di una strada neanche troppo larga, che vendevano oggetti e servizi di ogni tipo. Qualcuno aveva bisogno dell’arrotino per le proprie lame? Ecco che l’inconfondibile rumore di una lama posta a contatto con una mola mentre ruotava prendeva per un secondo il posto di “suono più rumoroso” per poi terminare tanto velocemente quanto era iniziato… solamente per ricominciare qualche secondo dopo! La carne che avevi comprato non era fresca quanto ti avevano fatto credere, e i avevi invitato ospiti a cena? L’odore irritante, ma piacevole delle spezie era quasi onnipresente (sinonimo di quanto fossero richieste ed usate).
    Dentro quella moltitudine di stimoli sensoriali, spintonato da gente che non conoscevo, io mi trovavo bene. In mezzo ad altre persone, sentivo di avere senso… sentivo di avere scopo. Inoltre, le voci degli altri umani soffocavano i rumori dei problemi a cui la mia testa stava dando un po’ troppo peso, ultimamente. Sfortunatamente, tutte le cose belle devono arrivare alla fine, e quindi, percorsa tutta la strada commerciale, mi ritrovai in una piccolo viale, molto più tranquillo. Essa era una stradina residenziale, che portava fino al cancello ovest. Decisi di proseguire verso ovest, ma prima che potessi fare anche solo un passo, un mucchietto di sabbia, cullata dal vento, si fermò in sospensione davanti a me. Già questo era strano di suo, ma la cosa ancora più strana era che la sabbia formava idiomi. Ovviamente, per una persona normale sarebbe stato strano. Ma io conoscevo bene i Sunajutsu, e sapevo che quella era una tecnica molto semplice, ma anche molto utile, per mandare dei messaggi a gente distante da sé. Lessi ad alta voce il messaggio.
    "Kyoshi torna immediatamente a casa… potremmo avere un problema CC… Mamma.
    Oh no!
    "
    Immediatamente feci scorrere il chakra nella sabbia attorno a me, e creai una piccola nuvola, su cui poi salii e alla quale comandai di volare fino a casa. Problema CC era una parola in codice per quando c’era un contatto sociale non voluto con un membro del clan non molto simpatico. Mi precipitai a casa, conscio del fatto che sarei probabilmente arrivato nel mezzo o di un silenzio tombale, o di una conversazione così forzata da volermi farmi seppellire dall’imbarazzo.
    Raggiunsi velocemente casa mia, alla fine non mi ero allontanato troppo da casa mia, e bussai alla porta non sentii urla, quindi un pochino mi tranquillizzai. Dopo qualche secondo, mia madre aprì la porta. Era un po’ di tempo che non la vedevo così provata, e potevo capire anche solo da uno sguardo quanto vicina fosse dallo scoppiare.
    "Ciao Mamma… "
    "Ciao Kyoshi… entra "
    Disse mentre attraversavo la porta. Nel tragitto tra l’entrata e il salotto (che percorremmo molto lentamente) chiesi informazioni riguardo al problema.
    "Com’ è la situazione?"
    "Sotto controllo, per adesso. Ti ricordi zio Taku? Per qualche motivo si è autoinvitato, e si è messo a parlare di suo figlio, un neo genin. Portiamo pazienza… Sei pronto?"
    "Sono pronto… incominciamo"
    Senza neanche metterci d’accordo prima, sia io che mia madre prendemmo un profondo respiro, mettemmo sulla nostra faccia il sorriso più convincente che riuscivamo a creare, ed entrammo nella stanza.
    Zio Taku era proprio come me lo ricordavo: Un uomo di mezza età abbronzato e con i capelli scuri, e varie cicatrici sul viso e sul corpo che lo yukata lasciava intravedere. Appena entrammo, il signore si avvicinò verso di me, mentre mia madre si spostò quasi immediatamente dal suo campo visivo, andando poi ad attirare l’attenzione di papà, probabilmente per tranquillizzarlo. Strinsi la mano callosa e stranamente forte di Taku, e ci squadrammo. Fu lui il primo a rompere il silenzio
    "Ciao piccolo! Ma quanto tempo che non ci vediamo! Ti ricordi di me?"
    usò lo stesso tono e la stessa cadenza di quando si parla ad un cucciolo, e questo ridimensionò le mie già non esistenti speranze di poter passare tranquillamente questa giornata.
    "Salve zio, ha ragione, è da un po’ che non ci vediamo..."
    "Ma torniamo a cosa stavo dicendo! Mio nipote...."
    Parlò. Ininterrottamente. Di suo nipote. Per due ore.
    L’unica cosa che mi stava tenendo sveglio era l’odio che stavo provando per lui e per suo nipote.
    "Beh, speriamo che mio nipote non ci metta tanto quanto tuo figlio a padroneggiare la nostra abilità innata."
    Appena disse quelle parole, potei quasi sentire l’odio assassino che proveniva, oltre che da me, dai miei genitori.
    "Beh… mi dispiace contraddirla, ma Kyoshi è nella media perfetta..."
    "Ma non è passato un anno dalla sua promozione a genin?"
    "Manca ancora una settimana, ed in una settimana lo avrà padroneggiato perfettamente. Ora, se non le dispiace"
    E mio padre aprì la porta di casa nostra dal salotto
    "Domani ci aspetta un giorno di allenamento"
    Zio Taku, un po’ indispettito, ed un po’ sorpreso, non disse più nulla, e se ne andò.
    Appena sentii chiudere la porta, mi girai di scatto verso mio padre
    "Papà… non sò neanche manipolare il doton"
    In quel momento, vidi nei suoi occhi il fuoco dell’orgoglio, e la volontà di uscire vincente da quella situazione. Due sensazioni che conoscevo bene, e che avevo provato più volte. Non dissi più niente. Mangiai una cena veloce, ed andai a letto.
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    Il giorno dopo, mio padre mi svegliò alle otto di mattina. In maniera abbastanza brusca, ovvero togliendomi il cuscino da sotto la testa, e usandolo ripetutamente per colpirmi.
    "Papà… "
    "Niente papà e papà! Vuoi dimostrare a Taku e a tutti gli altri di che cosa sei fatto, sì o no? Vuoi dimostrare che sei qualcuno, vuoi urlarglielo nelle orecchie? Allora alzati e preparati ad un allenamento stancante!"
    "Sissignore!"
    Non credo di essermi mai preparato così velocemente in vita mia. Saltai giù dal letto, mi misi dei pantaloncini da allenamento e scesi in cucina, dove mangiai una mela in piedi. Per poi andare nel giardino di casa nostra. Giardino era dire tanto poiché in realtà era un pezzo di terra pianeggiante, con della sabbia sopra. Mio padre mi raggiunse subito dopo, ed incominciammo l'allenamento.
    "Inizia a meditare, siediti e senti il tuo chakra. "
    E così feci. Mi sedetti a gambe incrociate sulla sabbia, e piano piano iniziai a focalizzarmi su quello che succedeva all'interno di me. Dopo poco incominciai a sentire il mio chakra, la mia energia vitale. Era una massa informe e burrascosa, una fiamma che risiedeva nel mio stomaco, dalla quale tanti sottilissimi fili di chakra si diramavano, raggiungendo ogni parte del corpo.
    "Senti il tuo chakra"
    Chiese dopo un po’ mio padre. Mi limitai ad annuire, mantenendo la posizione che avevo ottenuto.
    "Molto bene. Ora fai scorrere del chakra fuuton in questo kunai, sempre rimanendo concentrato su tuo chakra."
    Sentii un qualcosa di freddo e metallico toccare la mia mano, e continuando a stare in silenzio, lo presi in mano. Iniziai poi ad alterare la forma del chakra, e a far scorrere il mio chakra sulla lama del kunai, rendendolo ancora più affilato del normale
    "Molto bene… continua a concentrarti su quello che sta succedendo dentro di te... Cosa percepisci?"
    Gran parte del mio chakra ora si stava muovendo in un moto vorticoso, che ricordava quello di un tornado… C’era qualcosa che non sembrava giusto, però… Non tutto il chakra si stava muovendo… Una parte era ferma! Come avevo fatto a non notarlo mai prima d’ora?!?
    Probabilmente feci una smorfia di sorpresa, o di confusione, perché mio padre soffocò una risata, e continuò la sua lezione
    "Ora lo vedi anche te, eh… quella parte di chakra che non si muove è la parte di esso più affine al doton, che al fuuton. Ora devi solo lavorare, e alterare le proprietà del chakra in maniera che esso abbia le caratteristiche di quel pezzettino… Divertiti!"
    Si diresse quindi verso l’interno della casa, probabilmente per ripararsi dal sole. Mi sarei arrabbiato con lui, se non sapessi che al posto suo avrei fatto la stessa identica cosa. Tale padre, tale figlio…
    Spesi due giorni a cercare di alterare la natura del mio chakra. Le basi teoriche e pratiche ce le avevo già, mi mancava qualcos’altro. Qualcosa di più sottile.
    "Ti capisco sai..."
    "Davvero?"
    Risposi io, senza neanche aprire gli occhi. Altrimenti, avrei probabilmente visto mio padre sdraiato su un lettino all’ombra di un ombrellone che non sapevo neanche avessimo, mentre sorseggiava un tè freddo. Probabilmente era un contrasto comico con me, seduto a gambe incrociate sulla sabbia del nostro giardino, sotto un sole cocente sudato da capo a piedi, un po’ per il caldo, un po’ per la fatica.
    "Si, davvero. Anche io, quando dovetti sbloccare il doton, feci fatica. Sai perché?"
    "Perché?"
    Chiesi, incuriosito
    "Perché capivo bene il fuuton, ma non il doton. Il fuuton è cangiante, veloce, affilato, effimero. Può sbattere fuori dal cielo il più feroce dei rapaci, o può infiltrarsi in una serratura. Può sollevare uomini e cose, scagliandoli via, o può essere affilato come una lama. Il doton è l’esatto contrario. Il doton è solido, immutabile, perenne. Non Puoi modificarlo a piacere: devi lavorare attorno alle sue forze. E non ci sono scorciatoie: per usare il doton, ci devi mettere tutto te stesso, devi affidarti alla terra, devi plasmarlo nella maniera più fisica che riesci. Dai, riprova."
    Nuovamente, mi concentrai sul mio chakra, mi focalizzandomi sul comprimerlo e solidificarlo. Questa volta però… la sensazione era diversa. Il chakra non sfuggiva più dal mio controllo, ma era plasmabile. Dopo poco, riuscii nel mio intento. Aprii gli occhi e dissi semplicemente.
    "Dammi il foglio"
    Mi riferivo, ovviamente, ai fogli di carta sensibili al tipo di chakra, che mi padre si era procurato in anticipo. Egli me ne passò uno velocemente, e io lo presi tra la dita. Mi concentrai sul fare scorrere il chakra doton, e solo il chakra doton, nel foglio, e, dopo qualche secondo, esso si sbriciolò.
    "Ecco il doton! "
    Esclamò mio padre, con un ruggito sia di fierezza, sia di premonizione. Poteva già vedere la faccia di mio zio quando gli avrei mostrato la mia arte del jiton, ne ero certo.
    "Ora, un piccolo esercizio su come applicare il doton… Normalmente si dovrebbe impiegare un po' di tempo sugli esercizi, ma noi ci faremo bastare questo strumento qui! "
    Disse, e tirò fuori un kunai.
    "Prendi questo kunai, lo ricopri di doton, e resterai qua fino a quando non avrai spaccato un altro kunai con esso… intesi?"
    "Mi sembra giusto."
    Dissi prendendo in mano un kunai, ed apprestandomi a colpirne un altro.
    "Ricordati, il fuuton va solo sul filo della lama. Il doton deve passare per tutta la larghezza della lama. Il metallo reagisce in maniera ottima col doton, mentre gli altri elementi vengono semplicemente "spalmati" su di esso"
    Mi aspettai di impiegare un paio di tentativi per raggiungere l'effetto desiderato, poiché mi reputavo abbastanza bravo da riuscire velocemente in una prova di controllo del chakra.
    Invece, già al primo tentativo, sentii il chakra doton scorrere nella lama, permeando il metallo ed indurendolo. Sbattei la lama indurita contro quella normale che nel frattempo mio padre mi aveva allungato, e con mia grande sorpresa, una marea di scintille si crearono al contatto tra loro due, lasciando una visibile indentatura nella, seconda lama, mentre la prima era rimasta intatta.
    "E andiamo! Ce l’ho fatta!"
    Saltai in piedi, e abbracciai papà. Avevo fatto un passo importante verso l’arte del magnetismo, e ora mancava solo quella da padroneggiare.
    "Per oggi riposati… domani ricominceremo con gli allenamenti, ma stavolta dovrai impastare i due elementi, intesi?"
    "Va bene… grazie!"
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    Il giorno dopo, mi svegliai più carico che mai, pronto per fare il passo finale, e dimostrare a me stesso e agli altri che ero in grado di maneggiare il jiton. Mi padre mi aspettava già di sotto, e aveva con sé un sacco di iuta, vuoto e afflosciato sul terreno.
    "Buongiorno kyoshi, spero che ti sia riposato… oggi, se tutto va bene, imparerai le basi del jiton. Prima di iniziare, però, voglio essere sicuro che tu capisca una cosa."
    "Cosa?"
    "Il jiton consente accesso, tra le altre cose, ad una maniera sicura e precisa per sapere in ogni momento posizione e numero di umani e oggetti metallici in una vasta area intorno all'utilizzatore… ti devo avvisare che questa abilità non può essere “spenta”, avrai in testa questo radar in ogni momento della tua vita. Non è una cosa piacevole, e grandi ninja sono riusciti a raggiungere alte vette senza abilità innate. Vuoi farlo comunque?"
    "Con ogni fibra del mio corpo… la nostra abilità percettiva non mi fa paura"
    Risposi, seriamente. Mi avevano già raccontato di questa nostra “sfortuna”, io non mi sarei tirato indietro.
    "Numi, parli proprio come tuo padre alla sua età. "
    Si intromise mia madre, ridendo.
    "Tuo padre però ha ragione, questa decisione è importante e definitiva, non una cosa da prendere alla leggera. Noi ti sosterremo in ogni caso!"
    "Io dico che possiamo iniziare a farmi sbloccare queste abilità!"
    "Bene, allora cominciamo subito! Prima, una breve lezione teorica! Inizieremo facendoti imparare a percepire i campi magnetici, poi, ti insegneremo a usarli a tuo favore. Intesi?"
    "Intesi!"
    "Molto bene! Iniziamo subito! Allora, come ben sai, il jiton si basa sui campi magnetici, ed ovviamente la prima abilità da imparare è la percezione di essi! Ora, noi diciamo spesso che la nostra abilità è un radar, ma è una definizione fuorviante. I radar, alla fine, si servono del suono, e della sua capacità di rimbalzare. Questo vuol dire che è bloccato da muri. La nostra percezione è bloccata dai muri? Certo che no! Questo perché il nostro chakra non si comporta come un radar, ma, molto più semplicemente, come una bussola! Non ha anche più senso? L'unica differenza è che il chakra ha un numero di aghi praticamente infinito, estremamente sensibili, ed immuni ai problemi di disallineamento che gli aghi possono avere. Sono sensibili, ma anche a corto raggio rispetto alle bussole normali, quindi non ti mettere a cercare il nord, va bene? "
    Fece una piccola pausa, per assicurarsi che stessi seguendo. Erano tante informazioni, ma avevo ancora tutto sotto controllo.
    "Ora, per avere questa abilità, devi unire due alterazioni elementali diverse,il fuuton e il doton. Questo significa prendere una caratteristica di uno, e una di un altro. Devi prendere la duttilità e la modificabilità del fuuton, ed unirla alla particolare risonanza che il doton ha con il metallo. E questo è il vero segreto: noi non spieghiamo chakra all'infuori per percepire i campi magnetici, lasciano che essi diano forma al nostro chakra. Tranquillo, saprai già naturalmente come interpretare quelle informazioni. Scoprirai che lo stesso concetto vale anche per i campi magnetici umani. Dai prova!"
    Erano tante informazioni da assorbire tutte in un solo colpo, ma feci del mio meglio per farmi restare tutto in testa.
    Mi sedetti, e nuovamente iniziai a meditare. Sentii nuovamente il mio chakra, massa di energia che si propagava in tutto il mio corpo. Cercai di alterare le proprietà del chakra in modo che esso avesse le caratteristiche in parte del doton, in parte del fuuton.
    Sfortunatamente, non era una cosa facile. Vuoi per abitudine, vuoi per la difficoltà intrinseca dell'obiettivo che mi ero prefissato, ogni volta che mi sembrava di aver fatto dei passi avanti, uno dei due elementi prendeva il sopravvento, alterando il chakra nelle proprietà di esso.
    Era un equilibrio difficile quello che stavo cercando di raggiungere, e fallii per molti tentativi. Però notai che, piano piano, i miei tentativi duravano di più, erano più stabili, e il chakra in generale sembrava abituarsi alla nuova forma.
    "Questa è tutta memoria muscolare. Devi disimparare a tenere le due alterazioni separate, e imparare a tenerle unite. Appena ci riuscirai, il chakra non vorrà più stare separato"
    Continuai a provare, ma il chakra non sembrava voler capire. Quel giorno, feci molti progressi, ma ancora ero abbastanza lontano dal mio obbiettivo.
    Mi svegliai, il giorno dopo, e non persi neanche tempo a fare la colazione, o a svegliarmi come si deve; scesi subito in giardino, ed ripresi i tentativi. Anche quel giorno, il jiton sembrava volermi sfuggire, specialmente perché continuavo a sentire in sottofondo come un flebile ronzio. Non ci feci caso, ma più tentativi facevo, più riuscivo ad avvicinarmi al mio obiettivo, più quel ronzio diventava forte, ed insistente.
    Avevo quasi perso le speranze, quando, a metà del pomeriggio, quando il sole stava per iniziare quello che dalla nostra prospettiva è il tramonto, il chakra, per la prima volta, si mescolò come volevo io, con le alterazioni che volevo io, e quel ronzio che avevo provato fino a qualche secondo prima scomparve, lasciando spazio ad una mappa mentale estremamente precisa, che si estendeva per centinaia di metri.
    Potevo sentire ogni persona, ogni oggetto metallico, ogni spostamento che facevano. Percepivo tutto… Erano molte informazioni da assorbire in un solo secondo, ed un po’ per la sorpresa, un po’ perché ero sopraffatto, ma per cinque minuti buoni non feci altro che stare in silenzio, ad osservare da quella nuova finestra sul mondo che mi era stata concessa. Notai qualcosa di strano immediatamente sotto di me, però: c’era un qualcosa di metallico, sepolto nel mio giardino. Incuriosito, andai da mio padre.
    "Papà, cos’è quel pezzo di metallo seplto nel giardino?"
    "... E tu come lo sai che c’è? Hai per caso..."
    "Sì, ce l’ho fatta!"
    "Ce l’hai fatta? CE L’HAI FATTA!"
    Papà mi prese in braccio, e strinse forte, mentre io invece stavo lì, un po’ confuso, un po’ concentrato su altro, felice, ma distratto.
    Da dentro la casa, sentendo tutto quel trambusto, uscì mia madre, che ebbe più o meno la stessa reazione. Anche lei mi venne incontro, mi abbracciò, e mi stampò un bacio sulla guancia.
    Dopo che l’euforia generale scemò, i miei genitori mi lasciarono andare.
    "Quindi? Come ti senti?"
    "Mi sento… bene. Questa roba è molto strana, sono un po’ confuso… voi sentite sempre così?"
    "Sì, da quando lo abbiamo imparato a fare. Essere confusi e sopraffatti è normale, ti ci abituerai a questi nuovi stimoli!"
    "Ah, e a proposito del kunai sepolto sotto terra… quello è il tuo test finale: attiralo a te, usando lo stesso chakra di prima, ma usato attivamente, non passivamente. Forza, ce la puoi fare!"
    Mi ricomposi, e velocemente tornai ad esercitarmi. Volevo finire queste prove, volevo dimostrare di essere un Jiki.
    Attirare quel kunai fu complesso, ma non tanto quanto sbloccare il magnetismo. Alla fine, già far scorrere il chakra bastava per far mettere in vibrazione il kunai, quindi dovevo solo agganciarlo ad esso per riuscire nell'obiettivo. Ci misi un paio di tentativi, ma alla fine, quando ormai era sera, sentii che il mio chakra si era collegato al kunai. Esso incominciò a risalire tra la sabbia, per poi finire la sua corsa saldamente nelle mie mani.
    Quando ci riuscii, avrei voluto esultare, o festeggiare, o qualcosa di simile. Invece, mi sdraiai a terra, e mi addormentai sul posto.
    Il giorno dopo, mi svegliai nel mio letto, senza sapere come ci ero arrivato. Temetti che tutto l’allenamento fosse stato un sogno, ma poi la mia bussola interna mi avvisò che qualcuno si stava muovendo sulle scale senza fare rumore, e poi si era fermato davanti alla mia porta. Sorrisi
    "Avanti!"
    Era un nuovo inizio per me. Mi sentivo rinato. Prima ero Kyoshi, ora ero diventato Kyoshi Jiki.
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