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Il risveglio era uno stato fisico e mentale che ancora difficilmente riuscivo a controllare, ma non per colpa della scarsa preparazione. Erano le emozioni a giocare brutti scherzi, assieme alla durezza e alla spinta che sentivo nell’agire e portare a termine -anche in maniera non pulita – un lavoro. Sentii la dolcezza della saliva pastosa tornare indietro in gola una volta deglutito il grumo, guardando la sagoma della donna con un misto di empatia e riluttanza, senza però provare più pietà di quanta lei volesse suscitarne. Dinanzi al rantolo della donna al dolore lancinante della carne sciolta, il mio sguardo seppe starsene al suo posto dietro le ciglia parzialmente rovinate e gli oggetti di stoffa e di metallo che avevo acquistato per comodità e per coprire l’inestetismo in viso. Come se non bastasse scelsi di mantenere le copie in campo per una questione di comodità, tornando a inglobare i residui di energia dei cloni distrutti direttamente nella mia essenza. Ora che avevo visto la scena da più vicino e da un riparo pressocché sicuro nella circostanza specifica, non avrei dovuto temere di starle abbastanza vicina per spiare la scena e accogliere i suoi lamenti, le sue lacrime e la sua paura di morire. No, quella non mi faceva per nulla piacere.
Dici di non volermi uccidere...mi chiedi di consegnarmi a te...e infine mi costringi a rinunciare a ciò che mi rende viva.
Tutti gli step erano stati rispettati no? Killia era ancora lì, pronta a cedere il proprio corpo e la propria libertà a me, anche senza le dita che pensava di non poter recuperare in alcun modo. Non le avevo tolto tutto, avevo soltanto agito secondo coerenza e seguendo passo passo ognuno dei compiti snocciolati dalle labbra secche.
Non c’è bisogno di dirlo ma mi arrendo. Potrai intascarti la tua taglia. Ma rispondi a questa domanda: perché volevi proprio me?
Era uno dei quesiti più pertinenti della serata, oltre che di tutta quell’avventura. Perché scelsi proprio lei? Avrebbe potuto assumere qualsiasi cosa, dalla grande ricompensa che la sua taglia avrebbe fruttato alla necessità di levarla di mezzo per i crimini di cui sembrava essersi macchiata in un passato a me ignaro. Quella reputazione se l’era costruita lei, ero lì per il traguardo raggiunto dalla musicista: proprio l’apice della sua carriera s’era tramutato in un marchio chiaro al mondo, in quella stigmate eterna che non le avrebbe concesso altre scelte dinanzi a pericoli ben peggiori dei miei insetti acidi.
Per renderti libera come lo sono io. Tuo nome è su bocca di tutti da tanto tempo e con tempi che corrono difficilmente avresti avuto scelta che sto per darti. Come detto non ho intenzione di uccidere Killia Meitori, solo che tua nomea può essere utile per arrivare a “lei”. Mondo sta cambiando e io posso darti via, posso darti scelta di cantare a mio fianco. Hai sempre voce e mani possono essere sempre trovate.
Le tante voci degli antichi perdurarono ancora nel discorso, accompagnandolo e sovrapponendosi per trasformarlo in un “pastrocchio” venato di finta artificialità. Ascoltai ciò che la donna ebbe da dire prima ancora di un ipotetico collasso, in lacrime e sofferente per le mani distrutte dalla punizione e dalla rabbia delle sue vittime. Provai la pietà che ella cercò di suscitare solo alla fine, sentendo l’ultimo suo canto gettato sulla terra come una punizione futura. Incrociai gli sguardi delle copie nel momento in cui decisi di uscire dietro di lei, annuendo al semplice gesto di sfruttare il monocolo per fotografare il corpo della mukenin ridotto ad uno stato pietoso, ritraendola da tutte le angolazioni possibili.
Ti auguro che il giorno in cui tuoi insetti falliranno ti verrà tolto ciò che più ami al mondo.
So che questo accadrà un giorno, ma Lìf saprà assumersi controllo di sua vita ancora una volta.
Brancolando un po’ nel buio per giorni, mesi o persino anni, alla ricerca di un nuovo pezzo d’anima da usare per sostituire quella persa. Il giorno in cui avrei perso per sempre gli insetti sarebbe stata la fine di una parte di me, ma in quel momento non c’era il bisogno di pensarci o di fasciarsi la testa prima d’essermela rotta. Emersi dal suolo per usare la stretta sul suo corpo e caricare Killia sulla schiena, magra e leggiadra com’era difficilmente avrei potuto perderla di dosso, ma se si fosse presentato il problema avrei sfruttato la forza dei rospi per avvantaggiarmi. Le foto scattate dai cloni le avrei sfruttate per “abbattere” la nomea della donna e salvarla dai manifesti di altri cacciatori, affossando la sua vita dietro una finta morte costruita nella nebbia di una notte a Kiri. Una foto specifica della donna in lacrime l’avrei conservata e spedita sul tavolo della Regina dei Pirati con una firma a mio nome, firmandola e allegando un invito per un incontro. Non avrei permesso a Killia di morire quella notte, ma avrei saputo sempre dove cercarla nel caso in cui avesse scelto di rifiutare il mio invito.
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(eccola)
(fai tutto nell’aggiornamento)
