[P.Q] Le Origini

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    Le Origini


    Narrato | « Parlato Padre Haruki» | «Parlato altrui»



    Questa storia inizia molto prima dell'anno 0. Ben prima di quelle terribili vicende che portarono il mondo ad un cambiamento cosi drastico. Una storia fatta di lotte continue, problemi interni nei Villaggi, missioni ninja che portano alla morte e di un amore impossibile. Questo capitolo precede le vicende del nostro eroe: Haruki Sato. Un ragazzo comune, uguale ad altri ma con una storia ben diversa. Abbandonato da tutti, da quelli che dovevano rappresentare la sua famiglia, da quella che doveva chiamare Madre o da colui che avrebbe chiamato Padre. Un ragazzo che non ha avuto un passato ma che stava scrivendo quello che poteva essere il suo futuro. In questo capitolo parleremo delle sue origini, o meglio di quell'amore cosi profondo da poter dare alla luce una creatura cosi esile e cosi meravigliosa. *Nome Padre* mentre la Madre si chiamava *Nome Madre* . Entrambi provenivano da differenti Villaggi. Entrambi erano abili e potenti Shinobi che si erano messi in luce in questo oscuro Mondo. Per ovvie ragioni oscurerò alcuni particolari importanti ma se riuscirò a farvi innamorare di questa stravagante e sfortunata storia, ben presto conoscerete tutti i dettagli censurati ma per ora vi lascio con una certa Suspense.

    [...]


    *Nome Padre*


    Ricorreva l'anno *Censurato* in quel grande Villaggio, *Censura Nome Villaggio* letteralmente "Villaggio Nascosto Tre le *Censura*". Lui, *Nome Padre* era uno Shinobi appartenente ad uno dei Clan più importanti della Storia del suo Villaggio natio. Clan a cui si doveva attribuire addirittura la sua fondazione. Grandi erano le doti di quei membri ma pochi sapevano usare quella Abilità Innata o meglio Kekkei Genkai. Un Abilità che portava grande onore e che caricava sulle spalle di chi ne era capace di usarla tante responsabilità. La sua era una famiglia piuttosto benestante anche se non erano molto abili nelle arti ninja. Suo Padre infatti era solamente un Chuunin, un gran lavoratore e un grande artigiano. La Madre invece, anch'essa Chuunin, era un ninja medico che di tanto in tanto aiutava il suo sposo nelle opere di creazione per poi cercare di rivenderle. Era il terzo ed ultimo figlio, il più abile fra tutti i suoi fratelli. Lui solo riuscì ad ottenere quella grande capacità, quella famosa Abilità Innata di cui tanti libri ne parlavano. Cosi come i suoi fratelli entrò in Accademia in giovane età, spiccando per le sue doti intellettive e per le sue capacità fisiche di gran lunga superiore ai suoi compagni. Un tipo sveglio, solare e gentile nell'animo e con un sorriso stampato sempre sul volto. Un ragazzo con cui poter legare facilmente e a cui potersi fidare ciecamente in missione. Proprio da quelle missioni svolte, una volta compiuta l'Accademia, che si iniziava a delineare bene chi fosse davvero. Era un leader nato. Le sue grandi doti da leadership lo portarono a concludere numerose missioni per conto del Villaggio. Crescendo nell'età e nel fisico, divenne un Chuunin molto prima di suo Padre, superando nettamente i suoi fratelli più grandi rimasti ancora dei semplici Genin. Aveva solamente circa quindici anni e aveva già svolto diverse missioni, alcune più pericolose di altre. Un Prodigio, cosi veniva definito nel suo Clan. Molti erano gli Shinobi provenienti da quella dinastia eppure nessuno di loro era riuscito a giungere a tali abilità, nessuno era riuscito a controllare il *Censurato*. Fu addirittura organizzata una festa in suo onore quando riuscì ad ottenere la promozione a Special Jonin. Tutti ne erano orgogliosi, specialmente la sua famiglia. Eppure qualcosa di strano vi era in quel grande Clan. Qualcosa di diverso stava nascendo e cresceva sempre più negli anni. Quasi come un odio nei suoi confronti. Gelosia forse? Un sentimento represso negli animi di alcuni Shinobi, che lentamente iniziavano ad odiarlo. In tanto l'ammontare delle sue missioni completate aumentava e fu proprio in una di quelle che conobbe quella che sarebbe diventata la madre di suo figlio. Un amore che pareva impossibile. I due si ritrovarono a svolgere la stessa missione: proteggere un membro di una casata molto importante. Finirono per ritrovarsi accerchiati da vari Mukenin in una lunga e fredda notte. La battaglia fu lunga e impiegò l'intero giorno per terminare vedendo vincitori i due ragazzi. Si dice che i veri legami vengano stretti solamente in momenti di difficoltà e quella ardua missione aveva in qualche modo unito quei due ragazzi. Lo Special Jonin però, aveva riportato qualche ferita ma per sua fortuna la ragazza eccelleva nella arti mediche. Quella fu una lunga notte, fredda e passionale. I loro cuori si unirono, i loro corpi si ritrovarono a scaldarsi l'uno contro l'altro mostrando tutto ciò che provavano l'uno verso l'altra. La sua vita stava procedendo al meglio. Aveva ottenuto ciò che più si poteva desiderare. Fama, potere e perfino l'Amore. Eppure non vi è Luce senza Ombra. Non vi è Gioia senza Dolore. Quei momenti tanto felici non potevano durare in eterno. Due tragedie cadono sulla sua famiglia: la morte dei fratelli. Quelle due vite si spensero in modo misterioso quasi anomalo. Dovevano trovarsi in missione, distanti dal villaggio e alla scorta di un piccolo mercante quando vennero attaccati da un gruppo di vari Shinobi. La battaglia fu lunga ed estenuante ma alla fine persero la vita entrambi portando con loro però alcuni dei suoi nemici. Era rimasto solo, ultimo e unico figlio rimasto in vita. Quella grande perdita fu un duro colpo, quasi come se gli fosse caduto il mondo addosso. Il giorno del funerale, il cielo piangeva per lui. Una pioggia incessante quasi violenta, che durò l'intero giorno. Restò solo d'innanzi a quelle lapidi nere come la pece, mentre le pioggia batteva sul suo capo. Al suo fianco vi era la sua amata, rimasta lì a consolare il suo futuro sposo. Che quell'odio profondo provato da alcuni Shinobi avesse raggiunto l'apice? Possibile che i suoi successi avevano portato alla morte dei suoi fratelli? Provava odio, rancore, voglia di scoprire cos'era accaduto e magari cercare vendetta. La situazione per lui andava a complicarsi sempre più anche a causa della sua amata. Lei che proveniva da un altro Villaggio, ella che era vista come una spia, un nemico da uccidere. L'Odio veniva sempre più a corrompere gli animi dei membri del Clan, che iniziavano ad allontanare il giovane prodigio. Quasi ad escluderlo dalle iniziative del Clan. La sua ricerca sulla morte dei fratelli impiegò alcuni anni ma alla fine capì chi fossero i responsabili di quella tragedia. I loro nomi erano familiari per il ragazzo. Era cresciuto con loro, da bambino giocava con loro: come hanno potuto arrecargli questo dolore? La rabbia e il rancore cresceva in lui anche se la sua amata cercava di dissuaderlo, ma ormai era intenzionato a cercare vendetta. Lui che era sempre stato un animo puro.

    «Ho voluto convocare oggi questa riunione per portare alla luce alcuni fatti» era riuscito a convocare una riunione straordinaria composta da tutto il Clan intero. Al suo fianco vi era la sua amata e questo non aiutava certo la sua posizione «Vi ho convocato perché finalmente ho trovato i nomi degli assassini dei miei fratelli» l'aria iniziava ad appesantirsi mentre nel numeroso gruppo di persone iniziavano ad udirsi diverse parole offensive nei suoi confronti «Chi ha ucciso i miei cari fratelli.. sono qui presenti. Loro che consideravo amici, compagni. Loro che hanno portato sciagura e dolore alla mia famiglia. Ecco i volti di quei luridi bastardi» disse indicando gli assassini.

    Purtroppo per lui, alcuni di essi facevano parte di famiglie importanti nel Clan e le sue parole ormai non avevano più un peso. Lui che fino ad ora era considerato un Prodigio, ormai era considerato quasi un nemico del Clan. Attribuivano tale colpa alla sua amata. Che fosse veramente una spia e che quell'amore fosse falso? No.. i loro sono veri sentimenti, di quelli che capitano una volta sola nella vita.

    «TU SEI UN FOLLE.» quelle parole venivano da uno delle maggiori famiglie del Clan, uno dei padri di quel ragazzo. «Come osi offendere con tali accuse mio figlio? Quella puttana ti ha fatto il lavaggio del cervello. Non sei degno di stare in questo Clan. Che tu sia maledetto. Vattene da qui o subirai la stessa sorte dei tuoi fratelli» le sue parole spezzavano l'aria in due. Parole dure che colpirono nell'animo il povero ragazzo. Ormai ricolmo d'odio verso quelle persone. Da solo contro l'intero Clan che voleva la sua morte.

    «SIETE VOI I PAZZI. VOI CHE STATE INFANGANDO IL NOME DEL CLAN. VOI CHE PERMETTETE L'OMICIDIO DI DUE PERSONE INNOCENTI E NON FATE NIENTE A RIGURARDO. VOI MERITATE LA MORTE..NON I MEI FRATELLI» ormai non poteva più tornare indietro. La rabbia aveva consumato la sua mente, cosi come quella del Clan intero. Ormai era diventato un nemico e il suo posto non era più quello. Doveva cercare un posto migliore in cui vivere, cambiare aria e cercare un futuro migliore.

    «Qualcosa è cambiato.. voi siete cambiati.. questo non è il Clan che conoscevo» il suo animo iniziava a placarsi, mentre quelle parole avevano un tono di sofferenza. Amava quel Clan, amava quel Villaggio eppure le loro strade si dividevano in quel preciso momento. Doveva andarsene per cercare un futuro migliore. Si mosse verso il gruppo di persone convocate d'innanzi a lui, passando attraverso loro mano nella mano alla sua sposa. Gli sguardi sempre più cattivi andavano a posarsi su quei due ragazzi mentre avanzavano verso l'uscita. Ci fu solamente una piccola esitazione quando passarono d'avanti agli assassini. Lo sguardo minaccioso cercava il loro volto, osservandoli fissi nelle loro iridi. Pietrificati d'innanzi alla sua figura, timorosi di qualche sua azione nei loro confronti. Non era il momento giusto. Non lì, non d'avanti a tutti ma un giorno avrebbe ottenuto la sua vendetta.


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    Edited by JeTClouD - 10/7/2020, 18:31
     
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    Narrato | «Parlato Madre Haruki»



    *Nome Madre*



    Nasce nell'Anno *Censurato*. Nel mese delle Divinità, precisamente agli inizi di Ottobre. Nata da una famiglia piuttosto umile, senza nessuna abilità innata di spicco. Era la penultima di quattro figli ed ella era l'unica nata con il gentil sesso. Cresce in quell'caldo infernale, in quel villaggio accerchiato da quel *Censurato* infinito. Una bambina dal fisico esile, troppo povero per poter reggere il confronto dei fratelli ma proprio questo la inculca un desiderio di superarli in abilità. Duri allenamenti presero parte alla sua vita, ai quali vi dedicava molto tempo lasciando ai suoi genitori quella piccola bottega con cui tiravano avanti l'intera famiglia. Amava quelle ore dedite al duro allenamento, ad evolvere quel suo esile corpicino per farlo diventare una macchina da guerra. Nel tempo libero invece, leggeva di tanto in tanto. I suoi libri preferiti erano quelli sui ninja medici e fu proprio da quelle letture che in lei cresceva il desiderio di diventare uno di loro. Gli anni passavano sereni, mentre la sua mente e il suo corpo crescevano. Ormai i fratelli avevano già ricoperto importante cariche da Shinobi nel suo villaggio mentre lei si apprestava al primo giorno d'Accademia. Un Evento molto speciale per tutti quei giovani che vogliono diventare dei veri Shinobi. Un primo passo in quel grande mondo. Quel giorno tutti i suoi parenti erano presenti, riuscendo a trovare un po di tempo libero per la loro piccola e tanto adorata figlia e sorella. Una famiglia la sua dove vi era tanto amore reciproco, nella quale ognuno supportava l'altro. Insomma una di quelle che non invidiava quelle più famose e maggiormente più ricche. Quell'affetto caloroso superava ogni cosa.

    «Buona fortuna sorella..»

    Stampò nella mente quel sorriso angelico, quel viso che tanto amava e quella voce che da sempre le scaldava il cuore. Era il fratello maggiore, il più grande. Da sempre aveva mostrato un grande amore fraterno per la sorella, seguendola negli allenamenti e consigliandola sulle esperienze di vita future. Quelle sue parole erano motivo d'orgoglio per la giovane ragazza. Le davano una marcia in più. Entrò in quella grande struttura con un sorriso lucente presente sul volto, mentre attorno agli occhi si andavano a formare delle rughe che ne dimostravano l'autenticità del sentimento. Quegli anni furono fra i più belli della sua vita. Fatti da varie conoscenze e qualche infatuazione adolescenziale. Fatte dalle prime esperienze con il sesso opposto. Dalle prime vittorie e le prime sconfitte. La sua vita accademica passò in fretta e si ritrovò ad essere diventata finalmente un vero Ninja. Era cosi felice di quella promozione che in quella modesta abitazione fu organizzata una grande festa in suo onore che li tenne occupati tutta la notte. Una celebrazione degna di un Kage eppure era diventata solamente un semplice Genin. Quel grande passo l'aveva portata in un grande e misterioso mondo. I giorni successivi iniziò la ricerca di varie missioni, tenendo ben stretto in fronte quello che simboleggiava il suo essere una Shinobi. Fiera di quel copri-fronte e orgogliosa di portarlo con se. Completò diverse missioni acquistando grandi abilità e rafforzando quel suo ormai ex-corpicino esile. Arrivò fino al grado di Chuunin dove decise di entrare a far parte del reparto Medico del Villaggio. Convinta che quello fosse il campo dove poteva essere più utile, dove più contava la sua presenza. Ebbe con se un grande insegnante, che la guidò ad ogni passo compiuto in quel grande percorso. Una specializzazione quella che poteva rendere capaci di poter salvare vite umane.

    [...]



    Passarono diversi anni, fin quando non giunse alla tenera età di circa ventidue anni. Fu un quel preciso giorno che il suo mondo cambiò, in quell'istante la sua vita si trasformò in un inferno. Una dura battaglia successe giorni prima, dove vi erano coinvolti un gran numero di Shinobi tra i quali vi era il suo amato fratello maggiore. Scontro dopo scontro era riuscito a superare ogni difficoltà posta sul suo fronte ma quasi verso la fine, una lama appuntita trovò la sua cassa toracica andando a fondo nella sua carne. Una dura ferita alla quale era impossibile sopravvivere. Venne portato d'urgenza in un campo medico organizzato diversi kilometri lontano dalla foce di quella battaglia. La ragazza rimase lì, immobile con le gambe che iniziavano a tremarle. Sul suo viso iniziava ad apparire un colorito biancastro, mentre le iridi quasi si spegnevano da tale visione. La sua voce chiamava per nome il fratello, troppo debole per emettere un qualsiasi rumore.

    «Fra.. fratello..»

    Il suo cuore era stretto in una morsa dolorosa, mentre iniziava a mancare l'aria nei suoi polmoni. Quel piccolo grande meccanismo pulsante iniziò ad accelerare il battito cardiaco, cosi come il suo respiro. All'altezza del petto sentiva come un fuoco ardente nel bel mezzo di una foresta. La mano destrorsa che andava a posizionarsi sul proprio petto cercando in qualche modo di calmare tutto ciò che stava provando. Nulla. Tutto ciò che aveva visto era reale, non era un sogno. Il suo amato fratello era lì, necessitante di cure per quel colpo mortale. Il suo corpo sembrava molto più pesante del solito, come se stava portando un ulteriore carico su di se, mentre quei passi pesanti lo portavano verso il suo amato fratello. Doveva restare lucida eppure non ci riusciva. Infine giunse al suo obiettivo. Gli occhi del fratello erano quasi completamente spente, mentre il suo corpo lentamente iniziava ad abbassarsi di temperatura.

    «No... no.. non può essere vero»

    La sua voce era ancora troppo debole, quasi un sussurro pareva. Eppure era vero, l'anima stava abbandonando il corpo del fratello. Una ferita troppo profonda e il tanto sangue perso mostravano che poco restava da fare. Combatteva, lottava, non si arrendeva a quell'idea di perdere quella persona tanto cara. Tutti i presenti attorno sapevano che poco c'era da fare, se non prendere nota del orario del decesso mentre lei si dimenava in qualche azione che potesse mantenerlo in vita.

    «Ti prego.. resta con me»

    Le iridi del ragazzo andavano a muoversi in risposta a tali parole, quasi come se le avesse riconosciute. Cercava la sua adorata sorella, quel piccolo essere che voleva proteggere a tutti i costi. Una lacrima scendeva dal suo occhio sinistro, dritta verso il mento. Ormai si stava per lasciare andare. Prima di ciò voleva incontrare la sorella un ultima volta, toccarla e abbracciarla, sentire il suo profumo. La mano destra andava ad oscillare in cerca della sua presenza. La trovò infine e venne portata al volto della giovane ragazza.

    «Fratello sono io, sono qui.. »

    Un ultimo sorriso apparve sul volto del ragazzo. Tra quel dolore causato dalla ferita, riuscì a trovare un barlume di felicità ritrovando infine la sua cara sorella. La mano iniziava a farsi pesante, mentre le iridi abbracciavano l'Oscurità lasciando per sempre la Luce.

    «Buo.. buona fortuna.. sorella»

    Le sue ultime parole. Il suo corpo ormai era spento. Morto infine in una straziante felicità, con al fianco la persona che più amava. Quelle parole donano un brivido lungo la schiena della povera ragazza. Pianse, troppo fino quasi a consumare i propri occhi. Fu un questo momento che la sua vita cambiò. Capì finalmente cosa significava vivere in questo mondo. Un mondo a due facce: una splendente mentre l'altra intrisa di un oscurità abissale.


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    Edited by JeTClouD - 11/7/2020, 20:04
     
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    Anno 0



    L'Anno più duro conosciuto dal mondo degli Shinobi. Anno di tanti cambiamenti, tante battaglie e tanti morti. Difficile definire i Vinti e i Vincitori. Una parte ha perso mentre l'altra ha vinto, ma in cambio di cosa? Tanti hanno perso i propri cari, persone a loro legate che lasciano un vuoto incolmabile. Uno fra i più colpiti e cambiati è proprio il clan *Censurato*. La storia vede nuovamente protagonista questo famoso Clan, che con l'avvento del nuovo Impero del Fuoco vede alcuni dei suoi membri lasciare la propria terra natia e a cercare fortuna altrove. Questa stessa strada tocca anche ai genitori del piccolo Haruki, che posti quasi alla posizione di Mukenin sono costretti a lasciare il Villaggio e partire per l'avventura verso il Deserto. Abbandonare la propria casa non è mai facile eppure sembravano cosi felici di lasciare tutto quello alle loro spalle. Da quella malvagità e quelle atrocità. Ormai la posizione dell'uomo nel Clan era chiaramente non voluta e a conseguenza di ciò diversi attacchi vennero portati alla sua futura sposa, proprio dagli assassini dei suoi cari fratelli. Un agguato il loro lungo la via per il Deserto. Fallì miseramente con la morte degli aggressori e la raggiunta di quella vendetta cosi ricercata negli anni. Fu quella la causa della loro comparsa nei libri dei Mukenin. Ormai erano ricercati e il nome dell'Uomo di certo non aiutava.

    «Stai bene..?»

    «Si.. ma ora dobbiamo andare via subito»

    La loro fu una fuga verso la vittoria, nascondendosi in quel grande Villaggio circondati da quel infinito Deserto. La ragazza aveva vissuto lì da sempre e quindi conosceva bene il luogo come il palmo della sua mano. Potevano trovare facilmente un posto dove nascondersi, lontani dagli occhi di tutti. Dovevano vivere come dei ratti aspettando che le acqua si calmassero. Dopo anni di dolori, finalmente in quel periodo cosi oscuro i due riuscirono a trovare un barlume di speranza, elevando ulteriormente il rapporto che già avevano. Passarono diversi anni nella felicità e godendosi la presenza reciproca, proprio come due novelli sposi. Eppure sapevano che il pericolo era sempre dietro l'angolo e ormai il loro cognome era un danno enorme. Poneva sempre e comunque un bersaglio sulle loro teste.



    Anno 6



    Quel rapporto fra i due aveva raggiunto l'apice. Lei era rimasta gravida, un barlume di speranza in quel crudele mondo. Ecco la loro gioia stampata sul loro volto, un qualcosa di indescrivibile. Finalmente dopo anni era giunto il momento di qualcosa di positivo. Intanto nel corso degli anni le acqua sembravano essersi calmate. Le cure per il parto necessitavano di una persona esperta e quindi i due sposi iniziavano a muoversi più liberamente, mostrando la propria faccia nel Villaggio. Non sembravano esserci problemi, come se il mondo si fosse scordato di quei due, di quello che rappresentavano i geni dell'Uomo. Il giorno del parto si avvicinava verso quel mese più freddo dell'anno. Una nuova speranza nasce in quel dannato mondo agli inizi di Dicembre. Quello purtroppo fu l'ultimo momento felice della loro vita.

    «Lo chiameremo Haruki..»

    Haruki, nome che è composto da due Kanji. Il primo è Haru che significa letteralmente "Luce del Sole" oppure "Primavera". Il secondo Kanji invece è Ki, che significa "Vita". Un nuome giusto per il loro passato. Quel bambino doveva rappresentare le loro speranze, un futuro migliore che loro non avevano mai avuto. Il piccolo aveva ereditato i tratti del Padre, cosi come i suoi geni. Tutto ciò significava che anch'egli era in pericolo. Passarono pochi giorni, tanti bastarono per potersi godere una nuova creatura nella loro piccola famiglia. Giunse infine una nuova minaccia alla loro porta. Diversi Shinobi avevano ottenuto la loro posizione e pronti a raccogliere le taglie sulle loro teste. Nuovamente erano ricaduti in un inferno ma questa volta era diverso, avevano con loro la loro piccola speranza e non potevano mettere in pericolo quella esile creatura. Riuscirono a scappare in quella fredda notte d'Inverno. Il piccolo Haruki scoppiava in lacrime mentre le sue urla si facevano sempre più insistenti. Come se in qualche modo aveva capito l'imminente pericolo.

    «Aspetta..»

    «Dai forza.. non possiamo fermarci ora»

    Erano troppo stanchi per poter compiere ulteriori sforzi. Cosa mai potevano fare? I due sposi si guardavano negli occhi come a spronarsi a vicenda ma le loro menti andavano a preoccuparsi per il piccolo figlio.

    «Ascolta *Censurato*, se vogliamo che viva.. dobbiamo lasciarlo qui. Non possiamo portarlo con noi»

    «Lo so.. »

    A diversi metri vi era una bizzarra struttura, quasi sembrava una specie di chiesa. Nessuno sapeva dell'esistenza del piccolo e lasciarlo lì poteva essere una buona idea. Che vita avrebbe potuto avere con due fuggitivi? Con il cuore pieno di dolore e di tristezza si avvicinarono alla porta di quella simil Chiesa, mentre le loro preoccupazioni andavano al proprio figlio. Fu posto proprio di fronte la grande porta, con un bigliettino e una collana. Nulla di più. Bussarono violentemente su quella porta cercando di attirare l'attenzione di chi era in "casa", per poi salutare per l'ultima volta quel bambino in fasce.

    «Addio figlio mio..»

    «Dai andiamo ora..»

    Quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero visto il proprio figlio. Non potevano permettere che tutta quella situazione ricadesse sopra le sue spalle. Gli addii erano fatti con il cuore straziato dal dolore, ricolmi di speranza per quella povera creatura ma sapevano che solamente in quel modo potevano salvarlo, allontanarlo da parecchie sofferenze. I due sparirono nel nulla, senza lasciare nessuna traccia mentre la grande porta si apriva lentamente permettendo ad un uomo in età avanzata di osservare ciò che avevano lasciato. Iniziò in quel momento la sua vita, da un abbandono.


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