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Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.
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Mentre ti scrivo le ultime gocce primaverili lasciano spazio ad un timido sole che prova ad irradiare l'intero villaggio. Oramai è già mattina inoltrata e l'ora di pranzo si avvicina, riesco a sentire svariati profumi che inondano con prepotenza l'atmosfera, sovrastando l'odore che l'asfalto rilascia quando, prima bollente, viene bagnato dalla pioggerella scaturita da un luogo remoto, inarrivabile data l'assenza di nubi vistose in cielo. Mi è difficile scriverti, perché non ti conosco e non ho idea di come ti sentirai una volta lette le mie righe. In questi giorni di riabilitazione mi sono tartassato di domande, le più svariate: alcune hanno ricevuto risposte, grazie anche all'ausilio di tomi impolverati portatimi direttamente dal bibliotecario in persona, mio grandissimo amico. Altre, invece, sono ancora lì a bazzicare nel purgatorio, ben lontane da un benché minimo responso. I libri di saggistica sull'etica umana hanno sì dato risposte, ma hanno creato più confusione di quanta ce ne fosse già nei miei pensieri. Sfoglio ancora, mentre il calamaio sfiora la cellulosa, un vecchissimo libro sulle gesta di quasi duecento anni fa. I grandi del passato hanno insegnato tanto, ma a quanto pare non è servito a sradicare la malvagità intrinseca nel cuore delle persone. Mi basta solamente far riferimento alle nostre gesta messe in atto per debellare l'organizzazione chiamata Neo Akatsuki. Una nuova alba. Più che alba si potrebbe dire crepuscolo, considerando le azioni scellerate compiute dai membri. Traffico e commercio di qualsiasi materiale portarono fiumi di sangue a scorrere nella zona tra il Paese della Pioggia (Piccola nota, ma quanto cazzo piove in questo mondo?) e i piccolissimi paesi della Pietra e dei Fiumi. Talmente tanto sangue da far diventare, in un certo senso, Amegakure in una rappresentazione fittizia dell'Ame-onna. Un demone che porta sfortuna ovunque vada. Dillo ai poveri abitanti di quel paese, ridotti in condizioni di simil schiavitù da quegli obbrobri di persone. Dopotutto chiunque si sarebbe potuto aspettare una ricaduta di quel paese dopo il trittico Pain, Konan e Nagato. La sigaretta che sto fumando in questo momento sembra quasi rilasciare la stessa nebbia che vidi avvicinandomi ai meandri di Ame, accompagnato dal compianto Shaka. L'alone che in questo momento si sta formando riaffiora alcuni ricordi dai sentimenti mischiati, non ti posso negare che il groppo in gola in questo momento stringe più che mai al pensiero di aver perso due valorosi compagni. L'idea della morte, in generale, non mi spaventa più di tanto. L'ho vista più e più volte nel corso della mia breve vita, ho visto gli occhi vitrei di chi non ha più battiti cardiaci né conseguentemente volontà, anzi, possibilità d'essere. Perché, ti chiederai, un'affascinante altresì spaventosa pratica come quella dell'eterno riposo non mi fa paura? Esiste un sentimento che sovrasta ogni cosa, l'ho imparato a mie spese. L'ultimo respiro della mia amata, sul letto di morte, sapeva di pesche e speranza. Ancora mi inebria la candela, consumata da mesi, posta sul comodino che scaccia la nube di tabacco che si forma in camera quando sono costretto a confrontarmi con me stesso. Così come successe ad Ame tra Kaname e Kiro Ugunto, la morte non potrà mai sopraffare un radicato sentimento come è l'amore. E per amore non mi riferisco soltanto al mero atto di sopportare una persona e farsi piacere ogni minima sfaccettatura del suo essere, no. Mi riferisco in special modo alla potenza del ricordo, l'emozione scaturita da un pensiero. Quando il suo sorriso mi sfiora la mente, non posso far altro che sorridere anche io. Caro amico, non sottostimare mai la potenza dell'amore. Non vale la pena provare a mettersi contro di lui: ne usciresti come un contenitore privo di anima. SPOILER (clicca per visualizzare)Fine prima parte.
[PQ] Lettera ad ignoto |