[B] La banda del ponte

La banda del ponte

Seto Akame





narrato - parlato - pensato - parlato altrui






La buona riuscita della missione dipendeva dalla nostra capacità di controllo in quella situazione che sembrava volgersi a nostro favore.
Il ponte era sgombero ed avevamo in pugno il farabutto che stava tenendo sotto scacco i poveri cittadini di quel villaggio, privandoli di uno snodo cruciale per le loro attività.
Cercai di prendere in mano la situazione e ci sarei anche riuscito, se non fosse che la collaborazione di Sabito mi venne improvvisamente meno in quanto, forse per la tensione del momento, svenne sul posto, adagiandosi su un pronto appoggio di Kamatari.


Dev’essere uno scherzo..è il secondo Genin che mi lascia in questa situazione..questi coprifronti li consegnano proprio a tutti..


La grande donnola a quel punto decise di ignorare le mie indicazioni precedenti, anche in virtù delle condizioni del nostro compagno e dopo esserselo caricato in groppa, partì in direzione del villaggio per concedere al ragazzo le attenzioni mediche che meritava.

A quel punto decisi di passare alle maniere forti con il mio nemico.
Gli imprevisti del caso non dovevano in alcun modo interferire con il proseguo dei nostri affari e non volevo dare segnali di debolezza.
Puntai con forza il mio kunai sulla sua gola e con l’altra mano spinsi ancor più in fondo gli spiedi che poco prima avevo conficcato nelle sue carni.


Mi fa piacere che tu voglia collaborare ma se anche solo una delle tue parole si rivelerà una frottola sappi che questi spiedi saranno un bel ricordo, in confronto a quello che ti farò patire.


Nonostante l’atteggiamento piuttosto rassicurante di Kamatari, non mi sentivo sicuro.
La scarsa conoscenza di quelle terre e il mio ridotto bagaglio di esperienze avrebbero potuto giocarmi brutti scherzi.
Così con i sigilli del Cane e della Tigre, utilizzai il mio chakra per evocare una dozzina di copie di me stesso con le quali avrei celato la mia identità al bandito e mi sarei garantito una posizione anonima nei confronti di eventuali suoi rinforzi.

Nel frattempo il mio interlocutore stava blaterando la sua versione di quella storia e di come era riuscito a soggiogare gli abitanti di quel povero villaggio con i suoi trucchi meschini.
Continuava a ripetere che i soldi così racimolati gli sarebbero serviti per cambiare vita e condurre un’esistenza più agiata.
Aveva addirittura ingaggiato uno shinobi mercenario per far fronte a situazioni come questa.


Credo stia parlando del piromane che ha nominato poco fa Kamatari, sta affrontando lo Yuki.. ma dalle sue parole mi è sembrato di capire che è ormai spacciato.


Per sua sfortuna il fato fece si che una missiva di poche righe, pubblicata sulla bacheca degli annunci di Kiri, ci portò sulle sue tracce, mettendo fine a quel suo disgustoso tranello.



Ero stanco di sentire quella lagna.
Quell’inetto stava vomitando scuse su scuse sulle motivazioni che lo avevano portato in quella situazione ma nessuna di queste aveva dietro una vera e nobile giustificazione.

Portai l’indice della mia mano sulla bocca, mimando il gesto del silenzio e così fecero anche i miei cloni.


Shhh..smettila di sgolarti..il tuo destino ormai è segnato.


Dissi con un filo di voce.

Concentrai una discreta quantità di chakra e la canalizzai all’interno del mio cavo orale; al suo passaggio lo combinai con una ridottissima quantità di liquido velenoso che sempre secernevo, proprio per occasioni come quella.
Dopodichè mentre le mie copie mi attorniavano, sputai quel composto diretto negli occhi del mio nemico che lanciò un urlo lancinante che echeggiò probabilmente in tutto il villaggio.


Questo è un regalo da Kiri, per non dimenticarti di fare il bravo in futuro.


Ormai accecato ed avvelenato dai miei aghi perforanti, non avrebbe potuto nemmeno riconoscere il palmo delle sue mani.
Estrassi dalla sua sudicia pelle i miei spiedi e con una infusione del mio chakra elementale li risciacquai dal suo sangue per riporli nuovamente nel mio borsello.
Decisi dunque di lasciarlo in balia del suo dolore; le autorità del villaggio sarebbero presto arrivate a catturarlo.

Colpì i miei indumenti ripetutamente per ripulirmi.
A pochi metri da me la sua grande e affilata spada giaceva sul terreno.
Avvicinandomi la raccolsi, deciso a portarla con me come trofeo di quello scontro.

Mi incamminai infine lungo il sentiero che portava al casolare di cui mi parlava, nel quale diceva di nascondere i profitti di quello sporco mestiere, convinto che da quelle parti avrei ritrovato anche Yuichi.

La mia prima missione giungeva dunque al termine.
Il lungo viaggio e la disperazione del sindaco del villaggio, il piano d’azione e i mille imprevisti, la battaglia.
E adesso?!
Non mi restava che fare un bilancio di quello che era stato e consegnare il mio personale rapporto.

Quelle terre potevano finalmente prosperare con la genuinità del loro nobile lavoro.

A loro la libertà, a noi la giusta ricompensa.