Accademia Kaoru Teshigahara

per Kurosawa

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    Suna. Suna in primavera voleva dire che c'erano già quaranta gradi all'ombra. Soltanto la sera il lontano vento scivolava tra le duna e portava un po' di freschezza fra i mattoni di arenaria del villaggio. Purtroppo le lezioni accademiche si svolgevano mentre il sole saliva verso il suo zenit e la campanella suonava quando, il cocchio di Eolo era ancora alto e cocente.

    L'accademia era un momento cruciale della vita di ogni ninja. Vi si accedeva in tenera età, quando le preoccupazioni e le ansia sono ancora sconosciute all'animo umano e vi si esce agli arbori dell'adolescenza, il momento più delicato della vita ogni ragazzo.

    Suna aveva subito diversi disastri negli ultimi anni. Il rapimento della Kazekage aveva sconvolto tutto. Si stentava a credere che il leader di un villaggio potesse essere rapito con tale semplicità. Anzi, faceva paura crederlo. Ma la storia aveva insegnato ad abituarsi a quel genere di avvenimenti, poichè la stessa sorte era toccata alla Mizukage di quell'isola lontana immersa nella nebbia. Ed ora Suna viveva un'altra epoca storica. Invasa, letteralmente, da un'orda di ishivariani esuli dalla terra natìa. Pareva che Ishivar, la terra della Speranza fosse caduta, conquistata da un essere il cui nome era impronunciabile tant'era il terrore in grado di provocare nel cuore degli uomini. E se ciò era vero, in qualità di diretta confinante della Terra della Speranza, Suna era a rischio, tremendamente a rischio.
    Matsui arrivò in accademia con quei pensieri per la testa. Era un tipo serafico e sorridente, ma ultimamente faceva fatica a trovare la forza di mostrarsi allegro e spensierato. Si sentiva perso in una bufera emotiva dalla quale non scorgeva più la luce del sole. Temeva per la propria terra e temeva per quei ragazzi che aveva visto crescere e ai quali, prima del tramonto, avrebbe concesso l'onore più grande: il coprifronte del Villaggio della Sabbia.

    "Come non vorrei condannarli a combattere una guerra più grande di loro. Eppure hanno studiato e si sono allenati duramente per conquistare il titolo di genin. Chi sono io per negarglielo?" Ma la consapevolezza del rischio a cui si sarebbero esposti era più invadente di qualsivoglia pensiero.

    Matsu era arrivato in aula con largo anticipo. Quel giorno avrebbe detto addio ai suoi piccoli "pargoletti". Amava fare il sensei in accademia perchè adorava spendere il suo tempo con i ragazzini. Vederli crescere, mutare negli atteggiamenti, abbandonare i capricci infantili...

    A poco a poco l'aula cominciò a riempirsi. Matsu attendeva con ansia gli aspiranti genin e li salutava uno per uno con un ampio sorriso, sforzandosi di non sembrare negativo. Ma il cuore del sensei era avvolto da nubi oscure.

    Kurosawa Alla fine sarò io a gestire la tua accademia. Hai carta bianca sull'inizio, gestiscilo come vuoi cercando di farmi conoscere il più possibile il tuo personaggio. L'importante è che alla fine tu arrivi in aula. Purtroppo ho problemi nel linkare l'immagine, ma puoi descrivere il sensei rifacendoti al personaggio di Matsuda di Death Note.
    Per qualsiasi dubbio, mp.
     
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    Diventare ninja, finalmente. Seguire la strada di mio padre e di Koshiro. È un pensiero che mi rende triste e allora faccio come tutti: cerco di passare ad altro. Il problema è che questo metodo non sempre funziona alla perfezione. La tristezza ovviamente non è dovuta al mio obiettivo, piuttosto al destino che mi ha portato ad averlo, devo seguire le loro orme per puntare alla realizzazione di un futuro migliore. Provai a pensare a quello che sarebbe stato il sorriso di mia madre, cercando di dimenticare, almeno per qualche minuto, il suo essere totalmente contraria alla scelta che ho preso. Come darle torto d’altronde. Provate voi a perdere vostro marito, l’uomo che avete sempre amato, per poi ritrovarvi con vostro figlio che sceglie di fare il suo stesso, rischioso lavoro. Deve essere davvero stressante. Non volevo parlarle. Quella mattina cercai di andarmene il più velocemente possibile.

    Mi alzai dal letto, le lenzuola erano tutte arrotolate al lato destro del giaciglio, quello che confina con il muro. Stava per avvicinarsi l’estate ma qui a Suna era ormai alta stagione da mesi. Credo di non esser mai stato portato per il clima del nostro paese, anche la mia pelle me lo dimostra, il rossore che mi provoca lo stare solo per qualche minuto al sole, rischio di ustionarmi nelle giornate d’allenamento.

    Mi diressi verso il bagno in punta di piedi, pensando che mia madre fosse ancora a letto. Purtroppo, mi sbagliavo. Appena varcata la soglia della porta me la ritrovai di fronte. Non mi guardava con il tipico sguardo che aveva quando le parlavo dell’accademia. Era più triste che arrabbiata, i suoi occhi erano incredibilmente espressivi e singolari. Lei condivideva i miei colori, ci somigliavamo molto, almeno d’aspetto. Caratterialmente invece non c’era mai stato un punto in comune, me lo ripeteva sempre: “sei uguale a tuo padre”.

    A testa bassa proseguii, come un colpevole che incrocia lo sguardo di chi lo accusa e sente il peso del crimine commesso. Certo, non stavo facendo nulla di male, anzi, stavo andando ad offrire aiuto al mio paese, sempre se vogliamo vedere la chiave eroica della cosa. Obiettivamente mi sarei unito alle forze militari, eroi se devono difenderti, assassini se ti attaccano, due facce della stessa medaglia, morte tua, vita mia. Avevo avuto spesso dibattiti filosofici sulla natura dei ninja con mia madre, e non potevo evitare di pensare che lei avesse ragione, non potevo semplicemente. Spesso le ripetevo che io sarei stato diverso, sarei stato il ninja che combatteva per non dover più combattere, mi sarei quindi “sacrificato” per poter permettere a tutte le nuove generazioni di avere più scelta. Almeno queste erano le mie fantasie. La realtà dei fatti era diversa.

    Oggi sarei diventato un genin. Il grado più basso della gerarchia ninja, e scalarla non era impresa facile. Mio padre, Koshiro, loro due ci erano riusciti, erano diventati jonin, grado di un incredibile spessore, pochi ninja riescono a diventarlo, la maggior parte supera il grado iniziale di genin per poi accontentarsi e rimanere un chunin a vita. Per fare ciò che volevo, per combattere per il mio sogno, sarei dovuto diventare uno dei più importanti ninja del mondo, ne avrei avuto la forza?

    Questa domanda aveva fatto la sua comparsa da qualche giorno nella mia mente, senza riuscire ad abbandonarla. Quasi come se l’avvicinarsi dell’inizio della mia carriera avesse alimentato le mie insicurezze. L’unico modo che avevo per confortare me stesso era quello di ripetermi che Koshiro credeva in me, non era di certo uno stupido, aveva visto qualcosa, delle potenzialità. Ma ogni mio tentativo sembrava vano, non riuscivo a non tormentarmi.

    Mi lavai in fretta e furia, senza badare troppo all’aspetto, non ero assolutamente dell’umore adatto. Mi avvicinai alla porta con la stessa velocità, il piano originale era quello di non salutare mia madre, di uscire senza pronunciare parola. Ma arrivato all’uscio, forse per abitudine, forse per senso di colpa, la salutai, senza avere risposta.

    Ecco Suna. Chi viveva qui decenni fa non sarebbe mai stato in grado di riconoscerla, era una città affascinante, poteva catturarti totalmente o farti quasi schifo, non aveva vie di mezzo, io la trovavo davvero bella. Ero particolarmente legato al mio villaggio, forse ho ereditato questa cosa per osmosi dai comportamenti di Koshiro, o per valorizzare ciò che ha causato la morte delle persone a cui tenevo di più. Non saprei rispondere a queste domande, fatto sta che, nei momenti di bisogno, camminare tra le strade del villaggio mi ha sempre aiutato.

    Quella mattina era veramente afosa, il vento che solitamente soffia tra le mura dei palazzi, oggi era quasi del tutto assente, evitando anche quel lieve sollievo alle persone. Oltre a ciò, l’aria di quei giorni era più tesa del solito, la frenesia di quel periodo aveva invaso tutto il villaggio. Ishivar era stata attacca ed una grande ondata di profughi ora si riversava nel paese del vento e nel villaggio di Suna, quello più vicino. Altra sofferenza causata da qualcuno che bramava più potere per sé. Un singolo uomo poteva causare tutto ciò, da un lato questo mi spaventava molto, dall’altro invece mi motivava ad andare avanti, a proseguire con gli allenamenti, io sarei diventato l’uomo che poteva fare la differenza come colui che ha attaccato Ishivar, dalla parte opposta però.

    Ero arrivato alle porte dell’accademia. C’erano tutti i miei compagni conosciuti dopo anni di corsi e studi. Il mio corso era composto da una ventina di aspiranti ninja, tutti circa della stessa età, e questo ci aveva aiutati molto a consolidare il rapporto di amicizia. Ora eravamo lì, a guardarci, con la consapevolezza che da domani sarebbe potuta cominciare un’altra vita, una nuova fase, il vero cambiamento. Sarebbe arrivato il giorno dell’inizio delle responsabilità, la maturazione diventando ninja. Un cenno, un respiro ed eccoci entrati nell’edificio. Ad accoglierci c’era il maestro Matsu, qualcosa sembrava turbarlo. Con il tempo avevano imparato a conoscerlo, la sua apparenza era abbastanza indicativa della sua persona. Semplice, cordiale, gentile, premuroso, sembrava davvero interessato ai propri allievi non come molti suoi colleghi che si limitavano ad insegnare loro la teoria del mondo ninja. Un sorriso forzato voleva nascondere delle preoccupazioni, come dargli torto. Stare nei panni di un maestro che ha cresciuto degli allievi, trasmettendo loro parte del suo credo ninja, arrivare al giorno della loro promozione dandoli in pasto ad un mondo pieno di guerre e pericoli che potrebbero decimarli in poco tempo, doveva essere dura.

    {Narrato} {Parlato}




    Riassunto azioni



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    Matsu ammirò con profonda commozione tutti i suoi studenti radunati nell'aula, ognuno seduto dietro il proprio banchetto. La classe era al completo e attendeva disciplinatamente l'inizio dell'esame. Il sensei riconobbe nei loro volti sentimenti come la paura, l'ansia, l'incertezza, la concentrazione. Ognuno viveva a modo suo quel momento, ma tutti ambivano allo stesso sguardo. Tutti agognavano di ottenere il coprifronte che anche Matsu portava.

    < Molto bene. > Riuscì ad esordire svuotando la mente di ogni pensiero. < Ora che ci siete tutti, possiamo iniziare. >

    Sulla cattedra del sensei c'era una pila di figli, spillati a tre a tre. Su ognuno di quei test c'erano domande alle quali gli aspiranti genin avrebbero dovuto rispondere. Si trattava soltanto della prima fase della prova, ma non era da sottovalutare. Matsu aveva sempre ripetuto ai suoi studenti che si diventa ninja prima con la mente e poi con il corpo.

    < Sono sicuro che sarete tutti in grado di passare l'esame di oggi. Siete tutti pronti per diventare genin. > Un sorriso gli illuminò il volto. < So che ve l'ho già chiesto mille volte, ma vorreste ripetermi perchè avete scelto di diventare ninja? >

    Iniziò a chiamare alcuni studenti fino ad arrivare a chiamare Kaouru, un aitante ragazzo con dei capelli di un singolare violetto schiarito.

    < Kaouru, te la senti di condividere con tutti il motivo che ti ha spinto ad intraprendere l'accademia ninja? >

    Quando il sensei ebbe terminato di sentire i propri studenti, procedette a distribuire i fogli che aveva sulla cattedra, sorridendo ad ognuno di essi. Tornato alla cattedra, si poggiò su di essa e, con sguardo pacato, si rivolse alla classe.

    < Si tratta di un semplice test a domande. Rispondete come meglio credete, ma sappiate che sono tutti argomenti affrontati in aula e non dovrebbe risultarvi difficile fornire la risposta corretta. Avete un'ora di tempo. >

    Girò la clessidra che teneva sempre sulla sua cattedra.

    < Iniziate! >

    l test te lo inviero in mp. Dovrai rispondermi prima di postare sempre per mp. Come primo post sei andato molto bene. Ora puoi ruolare lo svolgimento del test. Al messaggio dovrai rispondere correttamente, ma on-gdr puoi gestire il tuo pg come preferisci, in linea con il suo backgroung. Se vuoi, puoi fargli sbagliare il test oppure farglielo terminare in dieci minuti. L'importante è che il tuo post si fermi alla scadere dell'ora di tempo.
    Scusa tanto per il ritardo, ma sono stato incasinato. Non dovrei più causare ritardi da ora in poi
     
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2 replies since 11/5/2020, 21:50   107 views
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