[C] Una semplice scorta

per 3 Genin

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    hisao akiyama
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    Narrato - « Parlato » - « Pensato »

    Secondo alcuni, la notte portava consiglio. Dormire aiutava effettivamente il cervello a riposare, ad integrare le informazioni ricevute durante il giorno. Il samurai dai capelli non vedeva l'ora di riposarsi se doveva essere sincero, perché anche stando fermo su quel carro tutto il giorno gli mancava un po' il restare fermo da qualche parte. Aveva un po' di nausea anche se aveva mangiato poco, forse perché il suo stomaco non era abituato a quei bruschi ritmi di viaggio. Era entrato nella sua stanza con l'intenzione di rilassarsi un po', notando però che i ragazzi che facevano la guardia avevano deciso di appostarsi fuori dal locale stesso piuttosto che nel corridoio. Il suo era stato un suggerimento mascherato da comando, cosa che gli dava leggermente fastidio. Non poteva negare però, posando il proprio corpo stanco sul letto, che fosse un'idea decente. Alla fine non gli sembrava ci fossero particolari pericoli proprio all'interno dei corridoi e l'entrata nelle stanze era solo una, quindi valeva la pena controllare il perimetro esterno per evitare arrivi spiacevoli. Ma era previsto che arrivasse qualcuno? A parte i propri presentimenti, non c'era motivo per il quale qualcuno dovesse attaccare la locanda. Era un posto orrendo e così anonimo da non avere nemmeno un nome, cosa che aveva stupito il giovane samurai. Adagiandosi sul letto, sperò di poter prendere un po' di sonno, poiché i due che facevano la guardia non lo tranquillizzavano per niente. Non era nervoso, ma l'inquietudine di dormire quando dovevano proteggere il vecchio lo faceva pensare. Per lui, la notte portava semplicemente domande e pensieri su quel viaggio e su tutto ciò che stava facendo. Forse stavano sbagliando tutto ed avrebbero trovato il giorno dopo il signor Kusame sgozzato nella sua stanza, con il conto da pagare? Oppure qualcuno lo avrebbe rapito chiedendo loro un riscatto? Si tolse le coperte di dosso, restando sul letto coi propri vestiti. Probabilmente era una cosa poco igienica dormire così, ma almeno era pronto all'azione. La stanchezza ebbe la meglio per poco, lasciandolo in uno stato di dormiveglia dove si svegliava in continuazione. Sognava brevi scene di quella giornata, i visi dei due ninja che lo guardavano senza motivo e suo padre che faceva azioni totalmente casuali. Quanto gli sarebbe piaciuto rivederlo, un sentimento che si diffondeva nella sua mente mentre chiudeva gli occhi che si facevano sempre più pesanti.
    « Merda... » - Avrebbe pronunciato a denti stretti solo qualche minuto dopo, mentre sentiva un enorme disastro provenire da lì fuori. Nonostante il suo cervello gli avesse detto di ignorarlo per un millisecondo, il cuore cominciò a battergli forte tanto da sentirlo in gola. Le sue paure ed i suoi timori si erano materializzati, era successo qualcosa e stavano mirando proprio alla locanda dove dormivano loro. Prima furono le agitazioni di Daiki, potenti come un tuono che penetra tra le sottili pareti di legno, per poi sentire la voce stessa di Kiyoshi che gridava qualcosa di molto molto simile alle esercitazioni in caserma che aveva dovuto affrontare in quegli anni. Flashback dei suoi superiori che li svegliavano tutti per nessuna ragione al mondo nel cuore della notte riaffiorarono negli angoli della sua mente mentre usciva fuori dalla propria stanza e trovando già fuori il ragazzino dai capelli chiari. Aveva preso con sé la propria katana, appoggiata al muro per comodità, ed al fianco aveva le proprie armi da lancio e la wakizashi. Nonostante non avesse delle vere e proprie capacità di conversazione, Shin sembrava essere perlomeno in grado di alzarsi in fretta tanto quanto lui. Il fatto che il signor Kusame stesse bene lo rassicurava, anche se non sapeva quanto fosse saggio lasciarlo lì da solo. Erano venuti per lui? Cosa ci faceva un gruppo di persone lì, quando era un luogo privo di totali interessi e ricchezza? Non voleva lasciare quella porta incustodita, ma non era sicuro che i due ragazzini potessero vincere quello scontro con un membro in meno. Non voleva sprecare le energie, ma allo stesso tempo non era sicuro di poter essere in due posti contemporaneamente. Una lampadina si accese nella sua mente limitata, ricordandosi che anche lui aveva dalla sua parte qualche trucco ninja. Mentre correvano di fretta e furia fuori dalla locanda, avrebbe parlato velocemente al proprio compagno di squadra. « Shin-kun! Non possiamo lasciare Kusame da solo, è troppo rischioso. Il mio clone può tenere in mano la mia katana, usate lui! » - Hisao avrebbe accompagnato il ninja solo appena fuori dall'entrata della locanda, il tempo di avere con sé un po' di terra sotto i piedi. La luna splendeva in cielo ed il corvino poteva intravedere da lontano quel trio strano, anche senza accorgersi del loro stato alterato di coscienza. Non gli fregava niente di chi fossero per ora, li dovevano immobilizzare. Avrebbe immesso chakra nella pianta dei piedi, mentre eseguiva il sigillo finale della Moltiplicazione per concentrarsi meglio. Battendo un piede sul terreno, da esso sarebbe nato come un albero magico un clone di Hisao prima di colore marroncino, per poi diventare una sua vera e propria copia. Era vestito in modo uguale ed aveva con sé tutto, tranne per le armi. Hisao avrebbe passato la propria katana al clone estraendola dal foro, la lama lunga e scintillante che brillava riflettendo la luna. Il clone non rispose verbalmente, ma soppesò l'arma tra le sue mani ed annuì seguendo le indicazioni mentali imposte da Hisao. Sarebbe scattato verso il trio, che forse era già occupato dagli attacchi dei suoi compagni. Avrebbe mirato a quello al centro, cercando di tagliarlo con un fendente orizzontale mirando all'addome, che partiva da destra all'altezza dell'ombelico fino ad arrivare a sinistra dove riposava il bacino. Non era di certo un colpo mirato ad uccidere, anche perché il clone era molto più debole dell'originale, ma era abbastanza agile da tenere testa ai quei tre, con tutta probabilità.
    Nel frattempo, Hisao si sarebbe allontanato dalla scena lasciando il proprio clone combattere, tornando indietro di fronte alla stanza del signore Kusame. Avrebbe aperto la porta per assicurarsi della sua salute, forse trovando il vecchio impaurito e disorientato, cercando di fare in quel momento il sorriso migliore che poteva fare.
    « Kusame-san, non si preoccupi. I due ninja sanno combattere contro tre banditi da strapazzo e dovranno passare sopra il mio cadavere per arrivare a lei. Resti calmo. » - Avrebbe detto con tono rassicurante, lasciando la porta socchiusa dietro di sé. Il samurai dai capelli corvini osservò il corridoio scuro da cui poteva arrivare qualche nemico, sperando che il clone reggesse la pressione della battaglia. Gli aveva dato una spada di fattura decisamente migliore della wakizashi, ma non lo aveva fatto per caso. Nonostante le katana fossero belle e preziose e soprattutto letali, erano molto più in svantaggio in un corridoio stretto rispetto ad un'agile e corta wakizashi. Ci voleva una certa fluidità ad utilizzare la prima arma e non sempre era possibile rispettare le regole del kenjutsu in uno spazio così ristretto. Avrebbe portato la mano all'elsa, pronto ad estrarla in caso di bisogno. Era nervoso e non voleva che la sua fonte di denaro morisse, od almeno era ciò che si ripeteva. Un po' ci teneva alla sua vita in sé, ma non sarebbe rimasto a dire frasi smielate al vecchio per ora.
    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Hisao Akiyama
    Status: Illeso
    Resistenza: 150/150
    Stamina: 135/150


    Equipaggiamento/Protezioni:
    - Wakizashi [1]
    - Katana [1] -> Clone di Terra
    - Shuriken [4]
    Tecniche Utilizzate:
    -Tecnica della Moltiplicazione di Terra (-15 Stamina, Ninjutsu C);


    Maestrie e Abilità attive:
    Combattente Armato I (Spade)
     
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    I coltelli sfrecciavano tagliando l’aria e imprimendo le loro ombre a terra. Erano dirette al giovane Kyoshi, non un normale ragazzo di Suna, ma un ninja addestrato per queste situazioni. Fu pronto e rapido ad eseguire la tecnica della sostituzione ed un secchio malandato fu forato in due punti dalle armi scagliate.

    Nel frattempo Shin, svegliatosi di soprassalto, si sincerò delle condizioni del pittore, lo vide parzialmente seduto e con gli occhi aperti. Ma forse la fretta o può darsi l’eccessivo zelo non gli permisero di accorgersi che da dietro la testa dell’anziano sbucavano due piccole zampe che tenevano aperte le palpebre e simulavano che la situazione fosse, per quanto possibile, normale.

    Il samurai di Tetsu nella sua ardente ricerca di denaro ragionò diligentemente che non vi era il bisogno di controllare solamente i quadri ma anche il vecchio. Se fosse stato ucciso o rapito tutta la missione ne sarebbe conseguita in un fallimento, che collateralmente significava niente paga. Sfruttò le sue capacità e creò un clone di terra, cosicché il clone, Kyoshi e Shin si occupassero dei tre mentre lui proteggeva il cliente.

    Kyoshi, Shin, il clone
    Fu raggiunta la parità numerica. Ora lo schieramento dei tre aggressori non poteva più contare su questo vantaggio, il quale era in realtà l’unica capacità che avevano per incutere una minaccia a dei ninja. Specialmente se il processo di acquisizione del controllo dei corpi non era stato ancora ultimato rendendo i movimenti non del tutto fluidi.
    Un esplosione di vento diretta al centro li fece cadere a terra. Quello in mezzo rotolò per qualche metro. Shin e il clone si lanciarono sui rispettivi avversari, ma la tecnica della paralisi non funzionò. Il nemico continuava a muoversi, dopotutto la mente che realmente lo controllava non era la stessa dietro quegli occhi bianchi. Comunque la concatenazione di colpi del kiriano mandò al tappeto il nemico. Intanto il clone di Hisao realizzò impeccabilmente un fendente. Se il suo obiettivo fosse stato un altro ninja probabilmente esso lo avrebbe parato o quantomeno scansato in qualche maniera, ma ciò che avevano difronte erano dei contadini. Rozzi braccianti non avvezzi alla battaglia. Ma poco prima di subire il colpo qualcosa si lanciò via dal corpo, era troppo piccolo per essere visto chiaramente. Gli occhi dell’agricoltore tornarono normali e con l’ultimo briciolo di coscienza rantolò di terrore. La katana aprí uno squarcio sul suo petto e cadde a terra privo di forze, moribondo. Kyoshi non fu da meno dei suoi compagni, già era stato in grado di indebolirli con il suo fuuton e il suo sunajutsu immobilizzò l’ultimo rimasto.

    Avvicinandosi ai loro avversari avrebbero potuto notare dei segni strani sui loro corpi, dei morsi sul collo e i polsi. Il terzo, liberato dalla gabbia di sabbia, sarebbe caduto a terra e insieme a lui un ragno bianco stecchito con delle piccole chiazze rosse sulla schiena. I ragazzi non avrebbero capito il funzionamento di quella tecnica ma sicuramente avrebbero intuito che qualcosa non andava, che la loro semplice scorta era più impegnativa del previsto. Potevano tre contadini impazzirsi da un momento all’altro e attaccare in quel modo? Oppure i tre eroi avevano colpito e in alcuni casi perfino ucciso delle povere vittime di qualcosa di più grande di loro?

    Hisao
    Unicamente un ninja si mosse in difesa del pittore. Hisao aprì la porta della camera dove l’anziano stava beatamente dormendo. Anche se tutto quel trambusto avrebbe svegliato chiunque, ma realmente qualsiasi persona non fosse sorda, non fu il caso per il vecchio. L’infuso che aveva bevuto era potente, forse troppo forte per le sue capacità di metabolizzarlo ed infatti non si era accorto di nulla. Continuava a sognare senza sapere che la sua opera magna era in pericolo. Quindi sarebbe sorta una domanda nella mente del ragazzo: come diamine aveva fatto Shin a trovarlo sveglio?

    La risposta sarebbe stata trovata subito. Infatti Hisao non avrebbe visto semplicemente un uomo coricato nel suo letto. No, proprio no. Un essere, se essere si poteva chiamare, era intento a camminare sul volto del pittore. La testa di un bambino e il corpo di un ragno. Gli occhi fissavano il vuoto e le pupille erano di un grigio spento. Il corpo era sproporzionatamente piccolo e peloso. Se il volto poteva tradire una certa passività, invece le zampe tutt’altro. In precedenza si era nascosto e con grande capacità di analisi aveva finto che il vecchio fosse sveglio, ingannando il ninja e procurandosi tempo prezioso. Il mostro si muoveva agilmente e con una rapidità impressionante, ma con un motivo ben preciso. Le sue zampe arcuate non smisero di indagare finché non trovarono ciò che cercavano: una corda a cui era appesa la chiave per aprire il baule legata al collo del pittore.


    Allora Delin il ragno ha una riuscita parecchio più bassa della tua quindi puoi essere autoconclusivo. Il sangue del piccoletto è viola :P
    Per il resto non ci saranno altri attacchi durante la nottata quindi dovete decidere il da farsi, sapete che qualcuno vuole i quadri e potreste aver un sospetto che o il ladro vi stia seguendo o che conosca il vostro tragitto. Perciò potete decidere il vostro percorso, potete andare avanti verso la seconda locanda, potete tornare indietro verso il villaggio e cercare un percorso più lungo oppure stupitemi :lol: (Visto che i vostri pg hanno visto la mappa, sono a conoscenza del fatto che parte del percorso passa attraverso delle risaie, quindi nessuna foresta che copre i lati della strada)
    Se sfrutterete i prossimi post per mangiare e/o dormire recupererete 1/5 della resistenza e della stamina. Fermatevi fino a poco prima della partenza o comunque ruolate fino a poco dopo la colazione :sisi:
     
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    La mia sorpresa nel constatare che la tecnica della paralisi non aveva avuto effetto sul mio avversario fu tanta, solitamente , se non evitata in qualche maniera, era sempre efficacie. Ma quale poteva essere la ragione? Pensai immediatamente a delle copie illusorie, ipotesi che svanì non appena i miei colpi fisici andarono a segno, impattando chiaramente su un corpo solido. Pensai addirittura di aver eseguito male la tecnica, ma la trovai comunque una cosa strana.
    Il samurai aveva deciso di andare dal vecchio per sincerarsi delle sue condizioni e proteggerlo da eventuali attacchi, cosa che avrei dovuto fare io. Non mi ero fidato dei miei compagni di squadra e delle loro abilità nel fronteggiare un nemico superiore numericamente, e con il senno di poi era stato un errore. Avevo visto il samurai moltiplicarsi e lasciare una copia sul campo a combattere al posto suo, riuscendo anche a vincere. In quel preciso momento mi sentì un’incosciente, speravo solo che il vecchio stesse bene e non avesse in nessun modo riportato ferite, e che le sue opere fossero al loro posto accanto a lui.


    Goffi questi aggressori non trovi? Sembra stato troppo facile

    Mi voltai e corsi rapidamente nella taverna per vedere se al nostro compagno di squadra servisse una mano. Il cuore batteva ancora forte, e non sapere se la mia scelta sconsiderata aveva portato a conseguenza nefaste per la missione mi fece aumentare ulteriormente il battito.
    Giunsi dinnanzi la stanza da letto del signor Kusame e trovai la porta aperta, l’interno in parte tappezzato da una sostanza viola che sembrava fuoriuscita da un qualcosa che facevo fatica ad identificare con una prima occhiata, non avendo mai visto niente del genere in vita mia. Ignorai volutamente quell’abominio e mi sincerai delle condizioni del signor Kusame, che sembravano buone fortunatamente, e che non sembrava nemmeno essersi svegliato. Feci un sospiro di sollievo nel vedere che anche le opere erano salve.
    Non dissi nulla nella stanza, avrei aspettato di essere solo con i miei due compagni per fare il punto della situazione. Avevo fatto le mie considerazioni in merito a quell’attacco, e per quanto scontate e superflue poteva essere utile condividerle. Quando uscimmo iniziai a parlare.


    Vorrei scusarmi innanzitutto, avrei dovuto restare con il signor Kusame. Non conoscendo le vostre abilità in combattimento non mi sono fidato a lasciarvi in inferiorità numerica, è stato un errore

    Feci una breve pausa

    Tornando alla missione comunque, visto lo stato attuale delle cose possiamo dire con certezza che qualcuno con mezzi potenti voglia quelle opere o la vita del signor Kusame, e che visto il fallimento di oggi potrebbe riprovarci più avanti. Sapeva dove trovarci e quindi dobbiamo presuppore che sia a conoscenza del nostro percorso

    Feci mente locale sulla mappa che avevamo visionato al villaggio

    Da qui in avanti non dovrebbero esserci punti in cui subire imboscate lungo la via, essendo un territorio di risaie, quindi molto aperto. La cosa che mi preoccupa sono i successivi punti in cui alloggeremo, probabilmente i punti in cui io colpirei se fossi qualcuno che vuole rubare le opere e che è a conoscenza del nostro tragitto.
    Nonostante tutto, eviterei di cambiare tragitto in quanto potrebbe confondere il nostro inseguitore, ma altresì potrebbe esporci a pericoli anche più grandi. Allungando la strada potremmo doverci difendere per più giorni e non mi sembra una buona idea. Se per voi va bene direi di proseguire sulla via prestabilita


    Finì di consultarmi con i miei compagni e decisi di andare a riposarmi quelle poche ore che ci separavano dal mattino.
    Ovviamente il riposo non fu dei migliori visto il brusco risveglio avuto qualche ora prima, ma comunque sufficiente per iniziare una nuova giornata di scorta. Ero uno dei primi ad essersi svegliato, fuori vi erano le prime luci dell’alba e la taverna era ancora piuttosto silenziosa, ne approfittai dunque per fare colazione e per fare il punto della situazione. Era importante analizzare ogni possibile scenario prima che questo potesse verificarsi per non farci cogliere impreparati. La cosa non era facile visto che non sapevamo nemmeno con chi avevamo a che fare. Ripensai a quella creatura orrenda nella stanza del signora Kusame, e non potei non considerare l’idea che la persona dietro a quell’attacco poteva essere molto potente, forse al di la delle nostre possibilità.
    Attesi l’arrivo dei miei compagni e del vecchio, pronto a ripartire alla volta di Konoha.


    Resistenza: 200
    Stamina: 200
    Azioni: //
    Note: Mi sono permesso di essere autoconclusivo sulla sconfitta del ragno, visto che la riuscita di Delin è superiore. Se devo modificare qualcosa lo faccio senza problemi, anche i virtù dei post di Sun e Delin :sisi:
     
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    narrato, parlato, parlato altri(in colori diversi)

    Il sibilo dei coltelli che viaggiavano nell'aria fu improvvisamente interrotto da un tonfo secco quando incontrarono un ostacolo di legno, che prese il mio posto e quindi si ritrovò con due fori in più. Subito dopo, vidi scendere gli altri due ragazzi, gli esposi brevemente un piano d'attacco, ma non fui seguito proprio da tutti: Shin, al posto di stare indietro, decise di portarsi all'attacco insieme a noi altri, facendo sì che ognuno dovesse occuparsi di solo un nemico. Non so se si fosse lanciato all'attacco per sentirsi incluso, perché non si fidava delle nostre capacità, o semplicemente perché voleva sentire l'adrenalina scorrere, ma sinceramente, non me ne importava. Mi dava fastidio sicuramente, ma non ero un grado superiore a lui, non potevo aspettarmi che eseguisse i miei ordini diligentemente. Ma alla fine, tutto bene quello che finisce bene, no? Tutti e tre riuscimmo ad abbattere i nostri avversari: Shin ne prese a botte uno, Akiyama usò un fendente per l'altro, l'ultimo fu intrappolato nella mia gabbia. Bene, questo pericolo fu scampato senza problemi
    "Goffi questi aggressori non trovi? Sembra stato troppo facile"
    Disse Shin, prima di rientrare di corsa all'interno dell'ostello, probabilmente per assicurarsi delle condizioni di salute del signor Kusame. Non potevo che essere d'accordo su quello che aveva detto, quindi prima di ricongiungermi con gli altri, restai indietro per osservare bene i tre corpi stesi a terra. Mi avvicinai, e una delle prime cose che notai era che non avevano equipaggiamento militare: nessuna arma, nessun pezzo di armatura, nessun coprifronte. Inoltre, c'erano strani segni sui loro polsi e il loro collo, come di morsi. Ero sicuro che nessuno degli altri due attacchi di quel tipo su di loro, quindi dovevano essere lì già da prima che li incontrassimo. Infine andai a liberare l'ultimo assalitore, quello che era rimasto dentro la mia gabbia fino a quel momento. Speravo che fosse rimasto cosciente, in modo da poterlo torchiare per informazioni utili, ma appena sciolsi la tecnica ,facendo ritornare la sabbia nella sua giara, cadde a terra, svenuto come gli altri. A prima vista lui non differiva tra gli altri, se non per un particolare: morto vicino al contadino, c'era un piccolo ragno bianco, con dei puntini rossi sulla schiena. Devo dire che questo particolare mi confuse e non poco: Come aveva fatto ad entrare lì? Di sicuro non era entrato nella gabbia mentre la stavo creando, e non credo che ci fosse entrato già morto mentre la stavo sciogliendo, quindi l'unica opzione era che fosse già lì dentro. Questo vuol dire che fosse addosso al tipo che avevo imprigionato... C'erano ancora troppe incognite, quindi rientrai all'interno per fare un piccolo insieme agli altri due ragazzi. Appena entrato nella stanza del signor Kusame (in cui erano entrambi), non potei fare a meno di notare le chiazze di sangue viola scuro sul muro, e sopratutto l'aborto da cui quel sangue era uscito. Esso aveva il corpo peloso di un ragno, con sottili e agili zampine, ma aveva anche la testa di bambino. Non credevo di aver mai visto delle cose del genere, neanche nei miei sogni febbrili più selvaggi.
    "A Suna ce ne sono molti di creature strane od obbrobriose, ma quella... cosa le batte tutte"
    Dissi cercando di distogliere lo sguardo. Subito dopo, Shin prese la parola
    "Vorrei scusarmi innanzitutto, avrei dovuto restare con il signor Kusame. Non conoscendo le vostre abilità in combattimento non mi sono fidato a lasciarvi in inferiorità numerica, è stato un errore... Tornando alla missione comunque, visto lo stato attuale delle cose possiamo dire con certezza che qualcuno con mezzi potenti voglia quelle opere o la vita del signor Kusame, e che visto il fallimento di oggi potrebbe riprovarci più avanti [...]Nonostante tutto, eviterei di cambiare tragitto in quanto potrebbe confondere il nostro inseguitore, ma altresì potrebbe esporci a pericoli anche più grandi. Allungando la strada potremmo doverci difendere per più giorni e non mi sembra una buona idea. Se per voi va bene direi di proseguire sulla via prestabilita"
    "Sinceramente mi trovo d'accordo con te, allungare il percorso darebbe semplicemente più possibilità all'inseguitore di provare a ferire il signor Kusame o ad impossessarsi dei quadri. Cambiare percorso secondo me ha poco senso anche perché lui o lei ha una conoscenza del territorio migliore della nostra, cercare di usare strade secondarie potrebbe addirittura essere controproducente.
    A proposito, un'altra cosa: prima ho ispezionato i corpi dei tre "invasori"... su uno di essi ho trovato un piccolo. Io non so se fosse lì per caso, o se avesse uno scopo, ma visto che anche il piccolo aborto lì sembra un ragno, mi sembra improbabile che sia una coincidenza. In ogni caso, siamo di fronte a qualcuno che sa cosa sta facendo,e che non ha paura di metterlo in pratica. Bisognerà fare molta attenzione.
    "
    Attesi che la discussione finisse, poi uscii di nuovo, pronto a finire poi decisi di riprendere la ronda fino alla fine del mio turno.
    "Bene, io vado a sorvegliare fino alla fine del turno, Aki ti chiamo quando è ora di darmi il cambio, va bene?"
    Dissi, prima di dirigermi fuori per continuare la ronda. Fortunatamente la situazione sembrò tornare alla normalità, e non successe nient'altro. Svegliai il samurai, e finalmente andai a dormire. La stanchezza data dal poco sonno e dalla mancanza dell'adrenalina che circolava liberamente fino a poco prima mi fecero cadere in un sonno di sasso. Fui svegliato la mattina dopo da una serie di rumori provenienti dal piano inferiore, probabilmente i cuochi che stavano preparando delle pietanze. Scesi da letto, mi sciacquai la faccia, poi scesi nella sala principale, dove feci una colazione leggera insieme agli altri, pronto ad un'altra giornata di viaggio.
    Kyoshi Jiki
    Azioni:
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    -
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    Resistenza:99+1=100
    Stamina:70+20=90
     
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    hisao akiyama
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    Prima di partire, Hisao si era aspettato un po' di tutto da quella missione. Era pur sempre una scorta e come già ripetuto diverse volte, era normale che qualcuno attaccasse il carro. Quello che vide nella stanza però era qualcosa di orrendo e che non apparteneva a quella terra, né a qualsiasi altra terra conosciuta. Era un ragno ma con una faccia umana, tanto che si chiese se quello aggrappato fosse solo uno scherzo della propria vista. Aveva affacciato la testa come un comico che cercava di dire che sarebbe andato tutto bene in teatro, per rimanere poi sconvolto da quello che stava vedendo. Quell'animaletto era vivo e correva freneticamente come un vero e proprio aracnide, cercando di rubare qualcosa al collo del proprio datore di lavoro. In realtà per il corvino quello sembrava essere proprio un tentativo di assassinio, considerata la vicinanza dei punti vitali. Scattò verso l'animaletto che ancora non lo aveva notato, troppo occupato nel suo zampettare come un idiota senza un significato. Lo afferrò con la mano con una decisione tale da stupirsi quasi da solo, prima di buttarlo a terra come un vaso ed infilzarlo con la spada. Forse avrebbe fatto un suono orrendo di morte, forse avrebbe cercato di aggrapparsi disperatamente a quella chiave che aveva sul collo il vecchio. Che cosa disgustosa. Come si permetteva quell'essere immondo anche solo di esistere in quel mondo, brutto com'era? Era quasi un insulto ai bambini e alla natura, una fusione tra un concetto innocente ed uno corrotto che non doveva esistere su quella terra.
    « Che schifo... » - Il samurai si sarebbe portato una mano alla bocca con espressione preoccupata, sentendo la cena di prima cercare di scivolare fuori. Si trattenne, prima di notare che il loro cliente non aveva dato alcun cenno di svegliarsi. Che diamine era quell'erba sonnifera? Se riusciva a tenere qualcuno addormentato dopo tutto quel casino sarebbe stato intelligente scoprire la sua origine per commercializzarla. "Il vecchio rimedio di mister Kusame", poteva già vederlo su tutti gli scaffali di Tetsu e di Konoha. Tralasciando quei pensieri che affollavano la sua mente per distrarlo, cercò di guardare meglio la creatura appena uccisa ma ritirò gli occhi sia per il disgusto che per il rumore di passi dietro di sé. La coppia di Genin guardò lo scenario appena creato da Hisao e cominciarono a discutere direttamente lì. Perlomeno stavano bene e da quanto sentiva il suo clone era ancora integro, segno che forse era tornato utile. Non gli interessava particolarmente tenerlo attivo, ma per ora lo avrebbe lasciato nel cortile per recuperare la sua katana più tardi. Un commento dal ragazzo dai capelli ricci su quell'orrore per terra, a cui avrebbe probabilmente riso in altre situazioni. Dall'altra parte, delle scuse del ninja di Kiri per non aver protetto il signor Kusame. Hisao rimase in silenzio a riflettere, forse dovendosi sentire arrabbiato per quella mancanza di fiducia ed organizzazione. Non gli interessava particolarmente l'essere stato sottovalutato, né il ruolo a cui era stato costretto. Dopotutto lui sembrava il più veloce in queste situazioni ed una sua copia non era stata da meno, quindi probabilmente era stata la scelta migliore costringerlo alla difesa. Si chiese come non avesse visto quella creaturina che voleva derubare od uccidere il pittore, ma non poté che passarsi una mano sul viso ed ignorare la situazione. Più che adrenalina sentiva una terribile sensazione allo stomaco di nervosismo e tensione. Non poteva ignorare quello che era successo ed era ormai convinto che il loro datore di lavoro stesse nascondendo qualcosa. Attaccare di notte proprio loro era una scelta così azzardata da essere suicida. Che qualcuno stesse tastando il terreno per decidere come attaccare? Doveva analizzare e scoprire cosa stesse succedendo tra il pittore e chiunque volesse fargli del male.
    « Quella roba stava cercando di prendere la chiave del signor Kusame, quindi chiunque l'abbia mandato è interessato ai quadri. » - Avrebbe estratto la wakizashi dal suo cranio, constatando infastidito che si era macchiata di viola e non poteva rinfoderarla senza sporcare tutto. Aveva detto "chiunque" perché sapeva che i ninja potessero evocare delle creature sotto il proprio comando, quindi immaginava che fosse una qualche tecnica strana. Voleva confermare la tesa di Shin, però era sicuro di sé nel dire che la vita del pittore fosse piuttosto secondaria a quello che le sue mani avevano dipinto. « E non ti scusare. Avevamo già detto che avrei difeso io il signor Kusame, basta avere fiducia nelle capacità degli altri. Non saremmo qui per una missione C se fossimo deboli, no? » - Avrebbe squadrato il compagno con uno sguardo calmo ed un sorriso coperto in parte dai capelli. Non credeva assolutamente di essere forte, ma recitare era uno dei suoi punti...di forza, ironicamente. Probabilmente Kiyoshi era forte sul serio, ma lui aveva avuto fortuna che si trattasse di un animaletto piccolo e particolarmente goffo. Doveva fare ancora più attenzione degli altri, ma poteva agire perlomeno come faro morale ed incoraggiante. Avrebbe tenuto la wakizashi per il manico per evitare di sporcarsi i vestiti e le mani con quella sostanza sconosciuta, mentre ascoltava le idee degli altri. Aveva visto anche lui la mappa ed effettivamente le strade da prendere erano poche e nessuna offriva un riparo naturale tale da poterli proteggere da eventuali insidie. In realtà una foresta gli sembrava ancora peggio di un campo aperto. Si ritrovò a ragionare su cosa fare, quando recepì le informazioni del ninja di Suna e la sua proposta di continuare la guardia. Non voleva vantarsi, ma un minimo di senso dell'orientamento sembrava averlo ereditato dal padre (sperava di non aver ricevuto anche lo stesso gusto in fatto di donne).
    « Capisco...cambiare una strada per una che non conosciamo mi sembra una pessima idea, sì. Ne parleremo meglio domani. Vado un attimo a recuperare la mia arma e mi metterò un po' a letto. » - Sarebbe così uscito dalla stanza, noncurante del rumore che stesse facendo. Svegliare adesso quell'uomo gli sembrava inutile, quindi semplicemente si mise in cammino verso il cortile. C'era un silenzio tombale e ciò non gli piaceva. Vide il clone stare immobile con la spada in mano come un soldatino di creta, che gli faceva quasi ridere e lo inquietava moltissimo allo stesso tempo. Riprese velocemente la propria spada in mano e sciolse la tecnica, notando che c'erano tre corpi a terra. Lo sguardo scuro di Hisao fu come attirato inesorabilmente verso lo squarcio nel petto di quell'uomo dai vestiti logori. Non riusciva a staccare di dosso le pupille da quella visione, terrorizzato di vedere la spada macchiata di sangue. Era così, non aveva potuto evitarlo. Aveva ucciso una persona e non era stato nemmeno lui, ma il suo clone. Che macchine da guerra che non guardavano la vita umana che erano quelle creazioni. Non riusciva a sentirsi dispiaciuto, più che altro amareggiato. Avrebbe potuto cambiare le sorti restando egli stesso sul campo di battaglia a constatare che i loro avversari erano contadini? Notò quei morsi sulla loro pelle e considerato che erano quasi del tutto disarmati, non poteva che pensare che tutto fosse contro la loro volontà. Si sarebbe voltato subito, ma notò all'ultimo che nonostante la ferita l'uomo era vivo. Hisao sospirò.
    « Oi, tu. Alzati, prima che chiami le guardie. » - Avrebbe scosso con il piede quello che sembrava messo meglio ed in grado di alzarsi, sperando che si svegliasse. Se avesse notato qualche segno di conoscenza, avrebbe provato ad aiutarlo ad alzarsi e gli avrebbe parlato. « Il tuo amico lì è ferito. Avete attaccato dei ninja e potreste essere impiccati domattina. Lascerò correre perché non eravate proprio a posto con la testa. Sciò! » - Se non avesse ripreso conoscenza, li avrebbe lasciati lì. Non glie ne fregava niente della vita di un semplice contadino. Se fosse stato un qualche ninja o personaggio famoso avrebbe fatto un'eccezione, ma era solo uno spreco di tempo curarli o metterli comodi e beati. Che non si facessero attaccare e che non andassero in giro di notte senza un motivo valido. Sarebbe poi tornato nella propria stanza cercando di dormire, per poi venire probabilmente svegliato da Kiyoshi poco dopo. Avrebbe passato il tempo a girare per il cortile e lungo il corridoio delle camere, cercando uno straccio in giro per pulirsi la spada. Avrebbe guardato l'alba silenziosamente, buttandosi su una delle sedie della locanda in attesa dei compagni. Aveva sonno, ma poteva resistere tranquillamente ad un regime del genere. Avrebbe aspettato tutti allo stesso tavolo, sperando che arrivasse presto anche il signor Kusame. Vedendo prima Kiyoshi e Shin avrebbe intavolato un discorso mentre aspettava pigramente la colazione.
    « Buongiorno. Prima di tutto...penso pure io che non dovremmo cambiare percorso. Più che altro, abbiamo un vantaggio. Non stanno cercando Kusame, ma i suoi dipinti. Se li volevano rubare, perché cercare la chiave e non il contenitore sfondando la serratura dopo? Devono avere paura di rovinarli, quindi gli interessa molto che siano integri. » - Avrebbe fatto una breve pausa, sperando che il suo discorso avesse senso per loro. « Quindi...direi che dovremmo aspettarci un attacco e non dobbiamo farci cogliere impreparati. Potremmo tenere la chiave a turno per confondere chi vuole i quadri. Potremmo persino trasformarci nel signor Kusame. Ditemi cosa ne pensate. » - Avrebbe terminato, aspettando il vecchio. Doveva dirgliene quattro e farsi dare la ricetta per quel sonnifero, dopotutto.
    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Hisao Akiyama
    Status: Illeso
    Resistenza: 150/150
    Stamina: 150/150


    Equipaggiamento/Protezioni:
    - Wakizashi [1]
    - Katana [1]
    - Shuriken [4]
    Tecniche Utilizzate:



    Maestrie e Abilità attive:
    Combattente Armato I (Spade)
     
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    La ragazza dai poteri inusuali non era per niente contenta di come si erano svolti i fatti. Era convinta che un manipolo di contadini controllati dal suo potere sarebbero stati sufficienti per mettere fuorigioco i ragazzi ed invece loro si erano dimostrati pronti e ben addestrati. In più quelle marionette non erano ancora del tutto pronte ed anche se si fossero finalmente trasformate non sarebbero state abbastanza forti. Come poteva batterli? Aveva sempre evitato confronti dove non aveva un chiaro vantaggio sul suo avversario ed in questo caso doveva assolutamente prendere i quadri il prima possibile. Così balenò un’idea nella sua mente. Se non fosse costretta a combatterli? Poteva trovare un altro modo...ad esempio una trappola rivolta direttamente a loro per levarli di mezzo? L’unico modo per effettuarla sarebbe stata guadagnando tempo sulla preda. Doveva essere più veloce di loro. Così con ancora il favore del buio lasciò un suo piccolo amico pronto a seguire le prede per analizzarne i movimenti e corse alla tappa successiva. Già pregustava il tutto, i quadri sarebbero stati suoi alla prossima luna.

    Intanto i tre ragazzi non ebbero esitazione: concordarono che un viaggio più rapido sarebbe stato sicuramente il più sicuro. Ma era così? Probabilmente con la tipologia di capacità che aveva il loro avversario era stata forse la scelta migliore. Ma la piega che avrebbero preso gli eventi da lì a poco non sarebbe stata propriamente positiva.

    Quando il pittore si svegliò e venne a conoscenza di ciò che era accaduto rimase ammutolito. Paralizzato da ciò che era venuto a sapere. Aveva visto tanto nella sua vita ma mai mostri del genere.
    Incredibilmente il vecchietto che per tutto il viaggio li aveva tartassati con il suo costante parlare rimase, questa volta, muto, ma ad onor del vero comunque borbottò e parlò tra se e se a bassa voce per tutto il tragitto. Fortunatamente per tutti proseguirono senza intoppi. Infatti i problemi si presentarono alla fine.

    Jorogumo
    All’incirca ad un centinaio di metri dalla seconda taverna che li avrebbe ospitati avrebbero potuto osservare sul terreno delle impronte umane. Erano delle sottili forme causate da dei piccoli piedi bagnati che parevano iniziare dalla risaia sulla sinistra. Intorno a quella taverna svettava solamente una vecchia stalla che era separata dal complesso. A poche decine di metri dall’entrata di quella solida struttura in legno a due piani avrebbero colto un odore pungente che si sarebbe fatto sempre più insistente. Un qualcosa di molto simile ai soldi in metallo o forse a qualcosa in ferro che stranamente poteva raggiungere i loro nasi anche a quella distanza. Forse qualcuno di più abituato avrebbe riconosciuto subito quell’odore. Di pari passo una melodia musicale si fece più forte, sembrava una canzone della tradizione, triste e nostalgica. Pareva provenire dall’interno della taverna e sembrava attirarli verso di essa. Infine il vecchio aprì quella porta dai battenti in ferro e cacciò un grido che sanguinò nell’aria.

    Lei li aspettava nel fondo di quella sala spaziosa con i piedi nudi incrociati appoggiati al bancone ed una biwa tra le mani. Era una donna molto bella con dei capelli chiari e una frangetta che le copriva la fronte. Con un semplice gesto della mano scostò i capelli e mostrò altri quattro occhi, più piccoli e più simili a quelli di un ragno. Non era sola, dal soffitto pendeva una ragnatela e un ragno dalla testa umana di dimensioni maggiori di quella creatura che Hisao aveva già affrontato.
    Ma perché aveva urlato così forte il pittore? Il ragno con la testa umana poteva esserne la causa ma ciò che in realtà lo spaventò a morte furono i corpi di una famiglia intera lasciati a terra. Esattamente come un quadro che raffigurava una scena macabra. Cadaveri parzialmente divorati, tanto che neanche il neonato fu risparmiato e solamente un braccino ne testimoniava la sua passata esistenza. Le viscere del padre della famiglia imbrattavano il centro della stanza, la stessa dove aveva accolto i suoi clienti per anni, in cui aveva avuto gioie e qualche tristezza, fino all’ultimo terribile momento.

    -Benvenuti! Vi vedo in forma....piacere di conoscervi e credo sia anche il momento di salutarvi!.

    Rise sguaiatamente mentre tre piccoli ragni bianchi piombarono dal soffitto sui colli dei giovani. I loro denti aguzzi azzannarono le vene ed iniziarono ad immettere in circolo il loro veleno. Quei subdoli esseri, creati e coltivati dalla loro avversaria, avevano degli effetti molto particolari sulle loro vittime. Non uccidevano, anzi, forse le stesse vittime avrebbero preferito la morte. Il veleno agiva principalmente su due livelli: sul primo costringeva il soggetto a vedere e a subire la loro peggiore paura, mentre sul secondo livello controllava il corpo delle vittime e pian piano lo trasformava in quello di un ragno, eccetto la testa che regrediva a quella di un neonato.
    Qualsiasi persona che era stata colpita da quel veleno era ad oggi morta, o peggio trasformata, ma forse quei tre avevano le carte in regola per riuscire a scappare da quella orrenda fine. Ma le loro volontà sarebbero state abbastanza forti?

    Allora mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto ma tra la possibilità di vedere quella metà famiglia che non vedevo da due mesi ed un esame mi sono trovato parecchio impicciato.
    Comunque per la missione dovrete ruolare che ognuno di voi vede la peggiore paura (quindi starà a voi decidere cos’è ecc.) e il vostro obiettivo finale sarà di liberarvi dal morso di quel ragno. Ovviamente la riuscita dell’azione si baserà su come ruolerete, quindi come riuscirete a resistere o affrontare la vostra paura ecc. Sarà quindi principalmente una riuscita narrativa, basata appunto sui vostri post.
    Se avete domande o dubbi sono a portata di mp :rosa:
    Edit: Mi sono dimenticato di dirvi che più rimanete succubi di quel ragno e più vi avvicinate a diventare ragni...senza aver modo di tornare indietro.
     
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    L’idea di proseguire per il percorso prestabilito fu accolta da tutti e ne fui lieto, non mi piaceva l’idea di intraprendere percorsi secondari in un luogo che non conoscevo.
    Partimmo alla volta del secondo checkpoint quando anche il vecchio scese a fare colazione. Non fu molto felice di sentire ciò che era accaduto quella notte, anzi ne fu apparentemente terrorizzato. Per quanto riguarda me, era la prima volta che affrontavo un nemico simile, anzi era la prima volta che affrontavo un vero e proprio nemico. Non avevo paura, ma non conoscere le abilità di chi con molta probabilità avrei dovuto affrontare non mi piaceva. Io non avevo assi nella manica da nascondere se non la mia poca esperienza di combattimento. Potevo certamente contare sull’aiuto di due validi compagni, ma non era certo mia intenzione risultare un peso per qualcuno.
    Il viaggio proseguì abbastanza tranquillo, gli unici fastidi erano dettati dal continuo borbottio del vecchio, visibilmente scosso per aver saputo che effettivamente qualcuno o qualcosa era sulle sue tracce. Quello che fino alla sera prima era solo un’eventualità si era dimostrata realtà.
    Quando finalmente vidi in lontananza la seconda taverna mi preparai al peggio, era chiaro ormai che questo avversario conosceva i luoghi in cui avremmo alloggiato, ed era chiaro che ci avrebbe provato ancora avendo fallito la prima volta.
    A cento metri dalla taverna notai subito delle tracce fresche sul terreno, impronte di piedi provenienti dalla risaia al lato del percorso. Sembravano appartenere ad una donna vista la grandezza. Pensai che potessero appartenere a qualche raccoglitrice ma non abbassai comunque la guardia.
    Giunti in prossimità della stalla colsi subito un odore che mi era familiare, qualcosa di ferroso ma che sapevo benissimo non poteva essere un buon presagio.
    Mia madre biologica era un medico abbastanza importante del villaggio, in quelle poche volte che era stata presente nella mia vita mi aveva portato dove lavorava non avendo tempo per portarmi, che so, a prendere un gelato come ogni genitore normale avrebbe fatto con il figlio. Diciamo che vedere per la prima volta un’infermeria con tre shinobi di ritorno da un conflitto, e quindi gravemente feriti, non era stato di certo l’approccio che avrei voluto avere con la professione di mia madre. Lei ovviamente non lo sapeva, altrimenti non mi ci avrebbe portato, ma quell’esperienza mi aveva lasciato due insegnamenti importanti. Il primo era che la professione di medico non poteva fare per me, visto che corsi a vomitare subito dopo. Il secondo era il ricordo olfattivo che mi rimase impresso. Quel forte odore di sangue che non potevo non ricordare anche a distanza di anni.
    Oltre a quello stimolo olfattivo era chiaramente udibile un suono, come di una melodia malinconica proveniente da dentro la taverna.


    Non ne sono sicuro, ma potrebbero esserci problemi

    Non avevo ovviamente un olfatto molto sviluppato, quindi quella rievocazione da parte del mio cervello poteva essere un’associazione errata dovuta ad un trauma pregresso, e non volevo allarmare tutti per niente.
    Quando entrammo nella taverna non ci furono più dubbi sulle mie preoccupazioni. Il vecchio urlò alla vista di ciò che aveva davanti. Un vero e proprio massacro, non mi fermai particolarmente sui dettagli di quella carneficina quanto più sulla donna seduta al tavolo che ci guardava sorridente. Dovevano appartenere a lei quelle impronte che avevo visto arrivando, e probabilmente era lei la mandante dell’attacco della notte precedente.
    Apparentemente sembrava una bella donna dai capelli chiari, ma quando spostò volutamente la frangia scorsi altri quattro occhi. Non sapevo se era umana o se quel suo aspetto era caratteristico di qualche clan a me sconosciuto, di certo non prometteva nulla di buono.


    Benvenuti! Vi vedo in forma....piacere di conoscervi e credo sia anche il momento di salutarvi!

    Qualcosa mi atterrò sul collo, ebbi un sussultò ma non feci in tempo a reagire che un dolore acuto mi sorprese. La stanza si fece sfocata e io non potei fare a meno di pensare che per me fosse la fine.

    [...]




    Ero seduto in riva ad un fiume con il coprifronte nella mano destra e il kunai nella sinistra. Il simbolo di Kiri era stato tracciato con una linea di netto ed ero stato io a farlo. Mi guardai intorno spaesato e lasciai cadere il coprifronte a terra. A pochi metri da me vi era mio padre, il suo sguardo vigile fisso su di me e un sorrisetto beffardo sul volto.

    Sono così fiero di te

    Che cosa stava succedendo? Mi alzai di scatto impugnando il kunai in maniera minacciosa verso di lui. Le mani mi tremavano e iniziai a sudare per l’agitazione. Perché ero lì? io non avrei mai tradito il mio villaggio e abbandonato mia sorella e Yumi. Cosa era accaduto a loro?

    Io e te siamo più simili di quanto pensi Shin, dopotutto non hai esitato un secondo ad abbandonare il tuo villaggio e i tuoi ideali per seguire…un ricordo

    Io non sono uguale a te, tu mi ripugni!

    Una risata fragorosa seguì quest’ultima affermazione, seguita da un’espressione severa sul volto di mio padre.

    Non puoi rinnegare il tuo retaggio, il tuo DNA. Tu sei uguale a me, non potrai mai essere nient’altro che un rinnegato

    Scossi la testa vigorosamente, una fitta al collo mi impedì di proseguire. Era strano, sentì quel dolore come un ricordo lontano, che immediatamente svanì.

    Io…non sarò mai ciò che vuoi tu. Non è il DNA che definisce la mia identità ma le mie scelte

    E sembra tu abbia fatto la tua

    Disse indicando un punto poco distante ai miei piedi, dove giaceva il coprifronte scheggiato.

    Contrariamente al tuo modo di essere, io non ho mai visto il mio villaggio e i miei affetti come un peso per ciò che voglio diventare, bensì come la mia forza. Non mi interessa cosa sei diventato o cosa sei sempre stato. Puoi dare la colpa al tuo corredo genetico, ma sappiamo benissimo entrambi che è stata una tua scelta quella di uccidere tua moglie e abbandonare i tuoi due figli. Tu sei così perché lo hai scelto, ed io non sono e non sarò mai come te perché non abbandonerei mai le persone che amo

    Quella era una verità indissolubile, una certezza sulla quale fondavo il mio intero credo ninja. Ma allora perché ero lì? Come ci ero finito?

    Parli di amore quando sai benissimo che l’unica cosa che conta è il potere, smettila di raccontarti queste favolette da bambini e cresci un po'!

    Ho sempre provato rabbia nei tuoi confronti, ma mi rendo conto solo ora che il sentimento predominante è sempre stata la paura. Paura di diventare un domani come l’uomo che più disprezzo al mondo. Ti compatisco perché sei una persona che ha avuto tutto nella vita, e per il desiderio di qualcosa che probabilmente non raggiungerai mai, hai abbandonato tutto.
    La verità che mi conforta è che io sono diverso da te solo per il fatto che ho deciso di circondarmi di persone che mi vogliono bene, di affidarmi a loro nei momenti di bisogno, e di proteggerle anche a costo della mia vita…Puoi anche provare ad uccidermi ora, sono sicuro che la cosa non ti risulterà difficile, ma nulla cambierà questa realtà dei fatti. Sei e resterai per sempre un uomo molto piccolo...vivrai e morirai da solo.


    A quelle parole mio padre sfoderò la sua arma e corse contro di me con uno sguardo omicida negli occhi. Io sorrisi, pensando che anche se stavo per morire, sarei morto da shinobi fedele ai suoi ideali e al suo villaggio, e non da sporco traditore quale era lui.

    Scheda

    Resistenza: 200
    Stamina: 200
    Azioni: //
    Note: //
     
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    narrato, parlato, parlato altri(in colori diversi)

    Non dovetti aspettare molto prima che fossimo tutti pronti a partire, e dopo una breve spiegazione delle avventure di ieri sera per aggiornare il signor Kusame, potemmo finalmente riprendere il viaggio. L'atmosfera era però molto diversa da quella giorno prima; nessuno aveva molta voglia di parlare di dopo cosa era successo qualche ora prima, e neanche il pittore, solitamente loquace, era rimasto particolarmente scosso da cosa gli avevamo riferito: non fece altro che borbottare tra sé e sé. Il paesaggio cambiò rapidamente, lasciando spazio a ampie distese pianeggianti adibite a risaie, che avevano il vantaggio di non poter nascondere nessun informatore: almeno eravamo sicuri che nessuno ci stesse seguendo. Ma le cose che mi preoccupavano erano altre, che si potevano riassumere tutte in un unico problema: cosa sapeva fare il nostro nemico? Quel piccolo ragno con la testa da bambino si stava muovendo, a quanto detto da Aki-San, con uno scopo ben preciso, e il piccolo ragno albino non poteva essere lì per caso... come avrebbe fatto ad entrare nella mia gabbia di sabbia? Niente da fare, neanche con le informazioni che avevo raccolto dopo aver parlato con gli altri sono in grado di capire chi è dall'altra parte della scacchiera. Ora si trattava solo di capire quando avrebbe fatto il prossimo tentativo. Non credevo che avrebbe attaccato proprio oggi, anche lui dovrà spendere tempo per recuperare energie? Probabilmente avrebbe attaccato verso la fine del viaggio, quando saremo stanchi e con la guardia abbassata. A pensarci bene, neanche io ho completamente ristabilito tutto il chakra speso ieri.
    Forse gli argomenti erano davvero logici, o forse volevo essere tranquillizzato, ma alla fine mi convinsi delle conclusioni a cui ero arrivato. Mi permise di allentare la tensione sapere che secondo i miei calcoli, avrei passato una nottata tranquilla e rilassante. Sfortunatamente, io non sono bravo in matematica.
    Verso fine giornata, arrivammo a destinazione: la seconda taverna! All'inizio sembrava una struttura come un'altra, ma più ci avvicinavamo, più particolari incominciavano a sembrare fuori posto... esattamente come la sera precedente. Per prima cosa, potei notare come dalle risaie circostanti partissero delle orme di piedi nudi, che proseguivano fino all'entrata della taverna. Ad occhio, le orme sembravano lunghe poco meno delle mie, ma decisamente più snelle: probabilmente le orme di una ragazza, o di un ragazzo davvero, davvero magro. Avvicinandoci, potemmo iniziare a percepire due cose: primo, una melodia malinconica, nostalgica. Poi, anche un odore molto particolare raggiunse le nostre narici: qualcosa di metallico, che non riuscivo bene a identificare. Ma se c'era una cosa di cui ero sicuro, è che quelli non sono i suoni e gli odori che una taverna con della gente dovrebbe avere. Di solito c'è odore di cibo e alcool, mentre i viandanti intonavano canzoni sì tradizionali, ma energetiche e vive. Non fui l'unico a pensare che qualcosa non andasse: Shin infatti alzò la voce per farci capire che qualcosa che non andava.
    "Concordo con Shin, qua c'è qualcosa che non torna... Oh beh, almeno stavolta hanno avuto la gentilezza di non aspettare le due di notte prima di fare casino"
    dissi, stappando la giara con più teatralità di quanto avrei dovuto.
    Ci avvicinammo alla porta, e per qualche motivo, il pittore fu il primo ad entrare. Non è stata una buona idea, perché appena aprì la porta, si mise ad urlare, e non fu un semplice grido di paura, ma di puro terrore, quelli che ti fanno venire la pelle d'oca. Diedi un rapido all'interno e...
    "Merda..."
    Una massa di corpi maciullati era ammucchiata al centro della stanza... erano mangiati. Nessun corpo era stato salvato, potei notare il braccio di un bambino che probabilmente aveva meno di un anno. Il nostro nemico era anche un cannibale? Ma non era la sola cosa che mi preoccupava. Non la notai subito, ma appena vidi movimento dall'alto. Alzai gli occhi e vidi un altro aborto, simile a quello che Aki aveva abbattuto, ma più grande e di conseguenza più inquietante. Ma la cosa che aveva attirato lo sguardo più di tutte era la ragazza seduta sul bancone, con l'aria soddisfatta e una bella birra in mano. Devo essere sincero, pensai che fosse attraente. Fino a quando non rivelò di avere altri quattro occhi AGGIUNTIVI, cosa che la rendeva strana... ma comunque attraente. Non ebbi troppo tempo per ammirarla, perché appena ci vide esclamò
    "Benvenuti! Vi vedo in forma....piacere di conoscervi e credo sia anche il momento di salutarvi!"
    Qualche secondo dopo sentii una fitta al collo, come una puntura di insetto. Quasi immediatamente sentii il mio corpo farsi più debole, e la mia vista offuscarsi. Ci aveva iniettato un veleno? Come? Aspetta... Veleno, Ragni, Gabbia... E' lei che ha mandato quei contadini! Devo... Dire agli altri... Di stare... attenti...


    illusione


    Riaprii lentamente gli occhi, a fatica, vista l'emicrania che mi stava affliggendo in quel momento. Dove mi trovavo? Era buio, non riuscivo a distinguere nessun particolare... ma in compenso potevo annusare l'odore più putrido che non abbia mai avuto la sfortuna di provare. Sembrava un misto delle cose più disgustose che si potesse immaginare. Dovunque fosse, era meglio rintracciare il pittore e gli altri due. Chissà dove erano? Provai ad alzarmi, ma una forza improvvisa me lo impedì, facendomi sedere violentemente a terra. Guardai i miei polsi, e vidi attorno a loro delle manette arrugginite. Oh no. Cercai di forzarle strattonandole, ma nessun risultato. In quel momento, capii che ero imprigionato. Potei sentire quasi istantaneamente il mio battito cardiaco accelerare, così come la frequenza del mio respiro, che diventò affannoso e irregolare, mi sentivo come senza il controllo del corpo, che incominciò a tremare visibilmente. Ero in trappola, ero prigioniero. Provai ad urlare, ma tutto quello che uscì fu un suono roco e strozzato. Mi mancava l'aria, non mi sentivo più nemmeno parte dell mio corpo. Cosa mi stava succedendo? Non mi era mai capitato una cosa del genere, ma so bene che devo calmarmi, altrimenti sarebbe andata sempre peggio. Perché mi ero ridotto così. Smisi di muovermi, dando un po' di respiro ai miei polsi che nel frattempo si erano feriti, e ora stavano sanguinando copiosamente.
    Pensa.
    Pensa.
    Pensa!
    Come a peggiorare la situazione, una catena apparì dal nulla, e da sola si avvolse al mio collo! Raggiunsi livelli di panico che non credevo fossero possibili. Stavo tremando visibilmente, strattonando manette e catena fino a sanguinare. Ero in uno stato pietoso, non mi ero mai sentito così miserabile. Ma era lontana da finire. La catena incominciò a tirare verso il basso, costringendomi a contorcermi per non essere strozzato, ma fu tutto inutile, perché dopo un po' raggiunse il terreno, e non smise di tirare, facendo pressione sulla mia trachea. Per quanto disperatamente lottassi, niente allentò la presa, e presto svenni.
    Rinvenni in un luogo molto diverso. Per prima cosa, ero steso in un letto, e poi, non ero ammanettato! Ero forse uscito dall'incubo? Provai a muovermi, e con grande terrore, scoprii che ero completamente immobilizzato. Non riuscivo a muovere neanche un muscolo, indipendentemente da quanto forte provassi. Sentii improvvisamente una melodia provenire da sotto il mio letto, una melodia tipica di Suna, ritmica, e accogliente, usata per indicare accoglienza e disponibilità. C'era qualcosa che voleva che andassi sotto il letto. E quella era la cosa che mi imposi di non fare, anche a costo della vita. Ma questo proposito fu mandato in fumo velocemente, quando potei sentire il mio corpo sollevandosi, da fermo! Aveva incominciato a fluttuare, ed ora ero letteralmente sopra il letto. Non ero neanche il grado di girare la testa, per quanto sforzo ci mettessi. il mio corpo si incominciò a spostare lateralmente, per poi scendere. Si stava avvicinando al fondo del letto, e io non riuscivo a fare niente... Ero debole. Piano piano, mi avvicinavo sempre di più alla fonte della melodia, e poco prima di essere a terra, faccia a faccia con... qualsiasi cosa ci fosse lì dentro...
    Mi ridestai. Ero di nuovo nella prigione. Questo mi convinse in maniera definitiva che si trattava di un genjutsu, niente nella realtà arrivava a essere così vicino ad un agglomerato dei tuoi incubi peggiori. Beh, almeno ora avevo un minimo di libertà di movimento, ma potevo già sentire nuovamente il panico che mi attanagliava. Avevo bisogno di un ricordo, un'emozione che fosse abbastanza potente da farmi uscire da quello che potevo descrivere solo come un incubo. Solo così avrei potuto cavarmela.

    Avrò avuto nove anni. Stavo disegnando qualcosa su un pezzo di carta con varie matite colorate che giacevano sul tavolo della cucina, lo sguardo concentrato sul progetto. Mia madre era poco distante da me, mentre si divideva tra il cuocere e il controllarmi. Improvvisamene mi girai verso di lei, e le feci una domanda sul mio amico e compagno di banco, Hari.
    "Mamma, Hari è in un clan?"
    Le fu abbastanza sorpresa dall'improvvisa questione, ma rispose
    "Sì tesoro, Hari discende da un clan importante... Perché me lo chiedi?"
    "E noi siamo in un clan?"
    "... Sì tesoro, noi facciamo parte del clan Jiki"
    "E allora perché non facciamo quello che fa Hari con il suo clan?"
    "Cosa intendi?"
    Chiese mia madre, confusa. I pensieri dei bambini potevano essere difficili da seguire.
    "Beh, mi dice sempre che fa cose con la sua famiglia... mi racconta di un sacco di feste, allenamenti, incontri... noi non lo facciamo. Perché? abbiamo fatto qualcosa di sbagliato?"
    No, tesoro! E' solo che i tuoi genitori e la tua grande famiglia hanno... opinioni diverse.
    "Su cosa?"
    "Sui valori del nostro credo. Sai, loro rispettano la tradizione di proteggere il villaggio, noi invece..."
    "Lo fate per la libertà, lo so, me l'hai detto."
    "Esatto!"
    "E se il mio credo fosse diverso dal tuo o da quello di papà? Smetteremo di giocare insieme?"
    "Certo che no Kyoshi! Noi ti vorremo sempre bene, e vogliamo solo la tua felicità! La cosa che ci sta più a cuore e che tu diventi indipendente e responsabile! Poi tu potrai scegliere il nindo che preferirai, ma ricordati, che lo devi scegliere liberamente! "

    Come in un loop, la catena si agganciò al mio collo. Se mi lasciavo far prendere dal panico una seconda volta, ero finito. Dovevo concentrarmi su quel ricordo, dovevo uscire da lì. Controllai il mio respiro, e mi concentrai su quel singolo ricordo. Sarei uscito da lì, avrei riconquistato la mia libertà!

    Kyoshi Jiki
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    hisao akiyama
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    Narrato - « Parlato » - « Pensato »

    Il giovane samurai non ricevette risposta dai contadini, che rimase a quanto pare a dormire senza alzarsi nonostante il freddo ed i possibili crimini che avevano appena compiuto. Forse non potevano sentirlo o forse piaceva loro restare sulla terra nuda? Non aveva voglia di saperlo e così semplicemente si allontanò. Non aveva senso probabilmente anche solo provare a salvarli. Dormì male e poco ed il mattino dopo il vecchio sembrò scosso quanto loro. Le sue proposte non ricevettero risposte precise dai compagni, forse più confusi di lui rispetto alla situazione. In realtà fu abbastanza amareggiato di non aver ricevuto una sola parola in quella conversazione, ma lasciò perdere. Probabilmente erano scossi dalla serata prima e riuscivano a malapena a parlare e a stabilire un piano. Alla fine decisero tutti assieme di proseguire per un percorso più breve, forse la scelta migliore considerato che non avevano le risorse per viaggiare a lungo. Non sapeva cosa dire al vecchio, considerato che probabilmente non gli avrebbe nemmeno risposto riguardo a quella faccenda. In realtà era solo arrabbiato con lui. Non aveva le forze per dire che li stava coinvolgendo in qualcosa di ben più grande di quello che aveva annunciato, che probabilmente chiunque avesse ordinato quell'attacco sarebbe presto tornato. Rimpiangeva amaramente le montagne innevate di Tetsu in quel momento, sentendosi prudere e pizzicare dappertutto come se sentisse le zampette di un ragnetto per tutto il tempo. Dovevano comunque partire, non potevano disertare così una missione e rifiutarsi di collaborare. Ogni villaggio era lontano e non potevano nemmeno fare rapporto da qualche parte.
    « Che situazione di merda. » - Avrebbe pensato Hisao mentre continuavano a viaggiare sul carro. Preferì proseguire a piedi. Non riusciva a rimanere calmo sul carro. Sentiva come se fosse continuamente sotto tiro da parte di qualche nemico. Non successe niente, una calma così orrenda e schifosa come uno specchio d'acqua putrido mai scosso dalla pioggia. Non c'erano cose da notare in quel luogo, ormai il paesaggio sembrava ostile e spento piuttosto che accogliente. Arrivarono dunque alla prossima locanda, che sembrava desolata come la precedente. C'erano però dei segni, tanto che Hisao fu quasi fermato dal suo istinto nel proseguire. Il pittore però non fu accorto quanto lui o loro, visto che si fiondò lì come uno sprovveduto. I due commentarono qualcosa, ma il suo pensiero fu seguirlo dentro prima che si facesse del male. Un grido che gli fece gelare il sangue, che lo fece correre dal pittore.
    Chissà se l'uomo aveva mai dipinto una cosa del genere. Il colore rosso di una tavolozza poteva rendere tanto quanto quello del sangue? L'arancione ed il viola quello delle viscere? Il marrone ed il giallo quello della bile e quello dei residui di cibo che straripavano dai corpi maciullati? Il colore delle ossa spezzate, con un rosso così scuro da ricordargli quello dei gelsi che in una storia portavano alla morte? Che scherzo orrendo che era il corpo umano. Così perfetto da fuori ma così schifoso da dentro. Ahh. Voleva vomitare. Cos'era quello? Un braccio di neonato, un osso che spuntava senza padroni fatti di carne e tendini? Quello che aveva mangiato durante il pranzo risalì, voleva uscire fuori. Calma. Resistenza alla nausea fatta da un samurai che non pensava di incontrare un nemico peggiore. Una donna bella come la morte, forse uno spirito venuto a prenderlo. Erano così terribilmente feroci quelli che forse in una cultura diversa si potevano chiamare angeli? Vide il suo aspetto fisico mutato, il bambino ragno che tendeva da una ragnatela di cui vedeva ancora il sangue. Hisao non riuscì a trattenersi ed il suo corpo decise di farlo cadere a terra per vomitare quello che aveva mangiato. Liquido scuro che non andava bene per il corpo, che bruciava come il fuoco mentre lui rantolava a terra. Sentì un qualcosa mordergli il collo mentre le forze lo stavano già abbandonando ed il rigurgito scioglieva il pavimento e lo trasportava da qualche parte che non faceva per lui.
    Una casa fredda. Una casa senza luce. Un soffitto familiare che non gli piaceva. Il suo corpo che si alza, forse, da una posizione sdraiata. Hisao non esisteva però in quella visione, era un punto di vista. Si sarebbe alzato, prima di cercare di riconoscere dove fosse. Senza armi ma anche senza corpo, poteva però capire che si trovava nel soggiorno di casa propria. Che ci faceva lì? Probabilmente era stato teletrasportato a Tetsu per qualche motivo, sì. Aprì la porta d'ingresso di casa, per vedere che ora fosse. Non trovò il sentiero che portava ad un paesaggio innevato, ma ma un'altra stanza uguale a quella precedente, forse più riccamente arredata. Era carina, aveva senso. Ma era lì da solo. Cercò un'altra porta in quel luogo pieno di tappeti comodi, trovandola e tornando su un altro soggiorno. Questa volta lussuoso e bello, ma un vicolo cieco. Un soffitto sconosciuto ma che gli piaceva. Era sempre da solo però. Cominciò a respirare freneticamente. Dov'era suo padre? Era casa loro quella. Vide un'ombra familiare con la coda dell'occhio, prima di notare suo padre di spalle che usciva dalla stanza. Fece un passo per seguirlo, prima che la porta si chiudesse di scatto di fronte a sé. Sbatté con mani inesistenti il legno, prima di provare a gridare, ma facendo solo uscire un grido strozzato. Era da solo lì. Come un cane, abbandonato anche da quello che era stato per lui l'unico punto di riferimento in quegli anni. Scivolò sulle ginocchia. L'aveva lasciato lì a morire? Era possibile una cosa del genere?
    No. Lui non lo avrebbe mai fatto. Si girò verso una teca che conteneva una statuetta preziosa che probabilmente valeva di più della sua testa. Riuscì a rifilargli un pugno e spezzare il vetro, facendosi un male cane ma sentendosi vivo. Prese la statuetta, che avrebbe potuto rivendere facilmente per migliaia di Yen. Voleva sfondare quella porta in qualche modo. Poteva farlo, con il potere di quella roccia così intarsiata di splendidi dettagli. Tirò un colpo, due colpi. Non aveva realizzato di essere in un'illusione - non era il tipo di essere così bravo coi Genjutsu - ma sarebbe uscito da quell'edificio in un modo o nell'altro.

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    Hisao Akiyama
    Status: Illeso
    Resistenza: 150/150
    Stamina: 150/150


    Equipaggiamento/Protezioni:
    - Wakizashi [1]
    - Katana [1]
    - Shuriken [4]
    Tecniche Utilizzate:



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    Combattente Armato I (Spade)
     
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    I nostri tre protagonisti si trovavano difronte alla possibilità di concludere la loro esistenza umana e di iniziarne una nuova sotto forma di morstri. Probabilmente nessuno dei tre avrebbe voluto terminare la loro breve vita in quel modo - anche perché chi avrebbe mai desiderato trasformarsi in un ragno? - ma il veleno era forte, tremendamente subdolo e già aveva iniziato la metamorfosi, mentre i nostri eroi erano paralizzati dai loro incubi.
    Il giovane Shin vide suo padre e il passato che orribilmente si ripeteva. Un’immagine nitida che si scaraventava su di lui. Ma quell’immagine perse pian piano la sua forza e si trasformò in una figura sinuosa e danzante che scagliò delle gocce d’acido sul corpo del ninja. Avrebbe potuto sentirle mentre sferzavano i suoi arti e le sue guance. Ogni goccia trapassava la carne così in profondità da raggiungere le ossa e bruciarle.
    A kyoshi fu impedita ogni forma di ribellione, fu torturato e seviziato in un ciclo eterno e immutabile. Solo i suoi ricordi, puramente i suoi affetti e i suoi sentimenti gli portarono un po’ di torpore e lo aiutarono a superare quella prova. Dopo un ciclo apparentemente interminabile una catena gli accalappiò il collo ma al tocco con il nudo collo era diversa dal solito, infatti non era per niente gelida. In realtà una ragnatela lo stringeva. A differenza delle altre volte essa lo trascinò verso l’alto, verso il buio. Finché non si fermò e un ombra uscì allo scoperto. Un enorme tarantola che tirava i fili si avventò sul suo pasto e morse la gamba destra del ninja. Affondando tutti i suoi denti e facendo zampillare il sangue dalla coscia, strappando tutto ciò che riteneva più gustoso.
    Il samurai Hisao affrontò qualcosa di totalmente differente: la paura della solitudine, una paura saggia e quasi impossibile da sconfiggere. Ma con tutto il suo ingegno si concentrò su una singola azione: aprire quella dannatissima porta verso l’esterno. Ma fu lei stessa ad aprirsi improvvisamente e a far cadere Hisao nel vuoto. Mentre cadeva avrebbe potuto notare che delle sporgenze si stavano velocemente avvicinando a lui. Delle rocce lo circondavano e pian piano lo stringevano mentre continuava la sua caduta. Inizialmente lo graffiarono per poi, avvicinandosi, lo scorticarono. E ad ogni metro che scendeva quelle rocce erano sempre più vicine.
    Ognuno di loro si trovava ad un passo dalla morte, ma essendo un sogno non sarebbero realmente deceduti, ma sarebbero rinati in una nuova forma. Ma per loro fortuna era proprio quell’istante ciò che aspettavano. Quando il dolore li avrebbe investiti sarebbero riusciti a scorgere una falla nella realtà che li circondava e ai loro occhi si sarebbe sovrapposta la finzione alla realtà. I dettagli della taverna sarebbero riaffiorati ed amalgamati alla falsità creata dal veleno. Allo stesso tempo avrebbero potuto avvertire un dolore diverso, più “vero” sul loro collo esattamente dove erano stati morsi. I loro corpi erano ancora intorpiditi, ma non del tutto paralizzati. Potevano ancora muoversi, ancora liberarsi e salvarsi.

    Se i tre fossero stati in grado di liberarsi avrebbero potuto notare che erano in ginocchio e che i lori corpi erano rallentati, così come i loro pensieri. Davanti a loro avrebbero potuto vedere il ragno e a circa una decina di metri la donna intenta a minacciare con i suoi artigli il collo del povero anziano che pareva immobilizzato alla parete in legno da una ragnatela. Un leggero formicolio li avrebbe attraversati lungo il corpo mentre avrebbero potuto ascoltare una voce che sembrava provenire direttamente dalla loro testa.

    “Padrona qualcosa non va! Si stanno liberando i ninja!“

    La padrona alias la donna che aveva programmato tutto si sarebbe girata sconvolta. Avrebbe mostrato i denti e ringhiato in attesa della loro mossa.

    Bene, mi sono piaciute le vostre “illusioni”. Quindi in questo turno potrete sfruttare un’azione per liberarvi dai ragni, poi potrete attaccare. Come ho scritto uno dei nemici è davanti a voi mentre l’altra è a 10 metri. Mi raccomando non siate auto conclusivi. In più avrete uno status stordimento a causa del fatto che il veleno è ancora in circolo, che vi abbassa la riuscita di molto perché vi voglio vedere sbranati :rosa:
    A causa dello stresso vi dovete scalare 20 punti in Res
    Edit: vi ricordo che è il ragnetto, che attraverso il veleno, la causa dell’illusione :rosa:


    Edited by Steg - 26/5/2020, 12:34
     
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    narrato, parlato, parlato altri(in colori diversi)

    Il ciclo di prigionia sembrava continuare il suo percorso imperterrito, mentre io cercavo di mantenere la calma concentrandomi sui miei ricordi piuttosto che sulla situazione in cui mi trovavo. Ma era sempre più difficile, reggere alla pressione psicologica che si stava accumulando. Come da copione, mi ritrovai incatenato dentro una prigione buia, e puntuale come un orologio, una catena si materializzò, mirando al mio collo. Impotente, osservai mentre si chiudeva intorno al mio collo, come ogni altra volta. Sfortunatamente, non cessava di essere traumatizzante. Ma in quel momento, potei notare qualcosa di strano, di diverso. Forse era la mia immaginazione che mi stava tirando brutti scherzi, forse era l'illusione che si stava modificando, ma avrei giurato che la catena sembrava diversa al tatto, meno fredda, più sottile, come se fosse fatta di tessuto o di seta. Ma non finirono qui le novità: la catena, al posto di spingermi verso il basso costringendomi in posizione supina, incominciò a tirarmi verso l'alto, sollevandomi, verso il buio che era presente al posto del soffitto. I miei sentimenti erano contrastanti: da una parte ero "sollevato" che non dovessi rimanere paralizzato a letto un'altra volta, dall'altra il solo pensiero di cosa potesse aspettarmi alla fine del viaggio bastava per farmi scivolare nuovamente nel panico. Finalmente la catena smise di muoversi, lasciandomi appeso nel mezzo dell'oscurità più assoluta. Sembrava un posto tranquillo almeno fino a quando non intravidi un'ombra avvicinarsi. Strizzai gli occhi non ancora abituati all'oscurità giusto in tempo per vedere una tarantola emergere dalle ombre con occhi affamati. Provai freneticamente a muovermi, ma ovviamente i miei arti ora erano a bloccati da catene simili a quelle che prima mi cingevano il collo. Supposi che la sostanza che mi impediva i movimenti era la ragnatela prodotta da quel ragno molto cresciuto, e che ero nella sua ragnatela pronto a diventare il suo pranzo. Appena fu abbastanza vicino l'aracnide si avventò con movimento fulmineo sulla mia gamba affondando le sue zanne nella mia carne, strappando pelle, muscoli, tendini e tutto il resto. Il dolore era lancinante, era come sentire del lame roventi tranciare il tuo corpo. Ma se devo essere sincero, avrei preferito mille volte che fossero delle lame a trapassarmi. Almeno le lame erano del freddo metallo, erano degli oggetti inanimati. Quelle zanne, invece, erano parte di un essere vivente. Potevo sentirle muoversi dentro la mia carne, spasmodiche per più cibo, potevo percepire la parte inferiore del mio corpo inondata dalla saliva di quell'essere, potevo vedere nei suoi occhi la fame di un predatore. Dovevo uscire da quel posto, e dovevo farlo subito!
    Fortunatamente, nel momento in cui mi morse, qualcosa si ruppe. Forse a causa dell'ondata di dolore fisico e psicologico improvviso, forse a causa di un problema insito del genjutsu, dettagli del mondo reale incominciarono ad apparire nell'illusione, sovrapponendo di fatto i due mondi. Anche io ero stato vittima di questo effetto, e sentivo di avere due corpi, uno intrappolato nella ragnatela, l'altro steso sul pavimento della taverna. Una nuova sensazione che portò il "nuovo corpo" fu un dolore acuto nella parte posteriore del corpo. Quello però era un dolore familiare, qualcosa a cui avevo già avuto a che fare fin da quando ero piccolo: Quello era il morso di un insetto, come ne avevo ricevuti tanti dagli insetti che sono presenti numerosi a Suna! Il mio cervello, alimentato dall'adrenalina del momento, incominciò a mettere a posto tutti i pezzi del puzzle. Sapevamo che lei era "il capo" dei ragni con la testa la bambino, e che quell'attacco era coordinato con gli uomini che mi avevano aggredito. Sapevo che su uno degli uomini avevo trovato un ragno, quindi, forse anche io stavo facendo la loro fine! Cercai subito di risolvere il problema provando a strappare il ragno dalla mia pelle, per poi schiacciarlo con stringendo a pugno la mano che lo aveva catturato. Sfortunatamente gli effetti del veleno erano ancora presenti, mi sentivo debole e la mia vista era sfocata. Avevo bisogno degli altri, quindi cercai di avvisarli su come liberarsi.
    "Dovete liberarvi, cercate di togliere i ragni dal collo!"
    Non so quanto fosse chiaro per loro, ma al momento era il picco delle mie facoltà oratorie. Il ma di testa era lancinante, riuscivo a malapena a capire quanto fossero distanti gli oggetti da me. Comunque, riuscii a capire che la donna-ragno era, almeno secondo il ragno con la testa antropomorfa, la persona in comando. Quindi, se fossimo riusciti ad abbattere lei, forse risolveremmo il problema alla radice!
    "In questo stato non abbiamo speranze di vincere se non agiamo insieme, dobbiamo attaccare all'unisono e finire quella stronza in un solo colpo, altrimenti ci sopraffaranno! Dobbiamo attaccare..."
    Per quanto avrei preferito non dover essere aiutato dagli altri due ninja, la situazione era disperata. A malapena mi reggevo in piedi, la mia visione era tutt'altro che nitida, la mia testa era come sotto incessanti colpi di martello, e anche loro sembravano accusare gli stessi sintomi. Nonostante questo, cercai di creare un piano per farci uscire da questa pessima situazione. Problema, non sapevo bene come coordinarmi con quei due. Uno di loro due non avevo ancora visto usare un singolo jutsu, mentre dell'altro avevo osservato solo una copia in azione. Non potevo neanche fermarmi a parlare con loro, visto che aravamo a pochi metri da colei che ci aveva ridotti in questo stato. Potevo solo riporre la mia fiducia in loro, e sperare che andasse tutto bene.
    "E dobbiamo attaccare ora!"
    Dissi, alzando e poi abbassando la braccia, cercando di raccogliere il chakra fuuton per creare un'onda d'urto che aprisse l'attacco. Aspettai che anche gli altri ragazzi uscissero i danni, per poi far scorrere il chakra nella mia giara di sabbia per provare a creare quella che era senza dubbio il mio jutsu più sperimentato e solido, la gabbia di sabbia! Cercai di catturarla all'interno della sabbia, e provare a finirla, cercando di comprimere la sabbia per porre fine a quella battaglia.
    Kyoshi Jiki
    Azioni:
    -liberazione dal ragno
    -Daitoppa
    -Gabbia di sabbia (uso 5 cariche per il corpo)
    -compressione della sabbia della gabbia di sabbia
    Resistenza:100-20-1=79
    Stamina:90-5-5-5=75


    Edited by sundavr - 2/6/2020, 10:55
     
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    La figura di mio padre che mi si avvicinava sempre più si dissolse, lasciando spazio a quella che sembrava un’ombra danzante. Ogni movimento di questa nuova figura scagliava gocce di una qualche sostanza tutto intorno a se, anche su di me. Sentì bruciare il viso, le braccia ed ogni singola porzione di corpo colpita da quel liquido. Un dolore lancinante mi pervase fin sotto la pelle, dove sembrava che l’acido fosse penetrato. Spalancai gli occhi e vidi che qualcosa era cambiato. Vicino al fiume dove ero seduto poco prima vi erano dei tavoli e delle sedie. Il terreno roccioso era stato sostituito da uno in legno e ben presto tutto il paesaggio svanì per lasciare posto ad una taverna. Fu a quel punto che mi ridestai, come da un brutto incubo, e tutto mi fu chiaro. Ero in ginocchio, mi sentivo intorpidito e confuso, ma ero abbastanza lucido da ricordare cosa stava succedendo. Il mio ultimo ricordo reale era di un forte dolore dietro il collo, poi il nulla totale, fino a quel momento. Notai con sollievo che non ero l’unico ad essere stato messo fuori gioco, anche i miei due compagni erano nelle mie stesse condizioni.

    Padrona qualcosa non va! Si stanno liberando i ninja

    Il suono di quella voce non sembrava provenire dall’ambiente circostante, bensì da dentro la mia testa. Feci un respiro profondo e cercai di venirne a capo. Sentì qualcosa muoversi nel punto in cui il collo era ancora dolente, mossi rapidamente la mano sinistra, come a schiacciare un insetto, ma toccai qualcosa di ben più grosso. Serrai la presa e lanciai quella cosa il più lontano possibile da me, ignorando il disgusto nell’aver toccato quell’abominio.
    Kyoshi aveva fatto lo stesso, ma me ne accorsi solo dopo. La mia visione non era chiara e facevo fatica a mettere a fuoco. Mi sentivo gli arti deboli, le gambe a malapena in grado di sorreggermi. Sapevo di poter comunque combattere, dovevo farlo.


    In questo stato non abbiamo speranze di vincere se non agiamo insieme, dobbiamo attaccare all'unisono e finire quella stronza in un solo colpo, altrimenti ci sopraffaranno! Dobbiamo attaccare...

    La situazione era tragica e Kyoshi aveva ragione. Cercai di reprimere quell’ondata di rabbia che stava per scatenarsi in me, consapevole del fatto che non avrebbe aiutato. Ero già poco lucido, attaccare a testa bassa avrebbe potuto significare la mia fine.
    C’era un problema, io non conoscevo bene i miei compagni e loro non conoscevano bene me. Coordinarsi con dei perfetti sconosciuti non era facile, farlo in quelle condizioni ancora meno,. Inoltre, mio malgrado, dovevo ammettere che le mie abilità non erano assolutamente sufficienti per battere quella donna, cosa che mi fece arrabbiare ancora di più.
    Gettai un’occhiata su Hisao, e vidi che anche lui si stava pian piano riprendendo.


    E dobbiamo attaccare ora!

    Non ero assolutamente pronto, ma per esserlo avrei dovuto aspettare chissà quanto. Pensai velocemente, l’unico modo per rendermi utile in quel combattimento era cercare di immobilizzare la nostra avversaria e far sì che i miei due compagni mettessero a segno le loro tecniche.

    Va bene, tirati fuori il meglio del vostro repertorio

    Mi concentrai come non mai fino a quel momento, non sapevo quanto avremmo potuto resistere in quelle condizioni, quindi prima terminavamo lo scontro e meglio era.
    Kyoshi era in procinto di attaccare, ed io ero pronto a fare lo stesso. La testa girava ancora ma tentai comunque un contatto visivo con la donna per mandare a segno la tecnica della paralisi.
    Non conoscendo molto bene le abilità dei miei compagni di missione, e viste le mie condizioni, decisi di evitare uno scontro frontale, per non trovarmi nella spiacevole situazione di essere di intralcio ad uno dei due, o nel peggiore dei casi, a farmi mettere fuori gioco un’altra volta.


    Shin Netsu
    Resistenza: 200 - 1 - 20 = 179
    Stamina: 200 - 5 - 50(sforzo extra) = 145
    Azioni: Rimozione ragno, Tecnica della paralisi
    Note: //
     
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    hisao akiyama
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    Narrato - « Parlato » - « Pensato »

    Forse un giorno Hisao avrebbe potuto vedere il mondo in modo diverso. Per lui, la maggior parte delle esperienze si rivelavano estremamente negative e senza nulla di guadagnato. Gli scontri con altri samurai? Umiliazione ed una brutta figura coi propri superiori. Viaggiare, incontrare altri ninja? Il primo che aveva incontrato gli aveva aperto una ferita sul petto senza neanche troppi complimenti, gli altri due lo avevano portato ad assistere spettacoli del genere. Quel pittore lo convinceva sempre meno, non sapeva più di chi fidarsi in quel momento. Per quel motivo voleva uscire da quella stanza così riccamente decorata da essere nauseante, per uscire da quei limiti che non lo facevano uscire da quella realtà così spiacevole. Avrebbe preferito decidere lui come andarsene che aspettare fermo di morire di fame in qualche luogo sconosciuto. Un colpo, due colpi. Gli facevano quasi male, ma era più una sensazione di intorpidimento che di dolore. Si aspettava di trovare un qualche tipo di passaggio e mentre colpiva la porta stava già pensando un modo per orientarsi lì dentro. Ad accoglierlo però non fu un'altra di quelle stanze, ma un baratro orrendo che sembrava uscito dai peggiori racconti dell'orrore del villaggio. Rocce aguzze come zanne lo attendevano sul fondo, i muscoli che cercavano in ogni modo di fermare la caduta. Perché gli succedevano sempre queste cose?! Mentre sentiva le suole delle sue scarpe strisciare contro il terreno, del vero dolore si allargava lungo il suo corpo. Doveva fermarsi, doveva fermarsi. Ma era davvero necessario? Come se qualcosa si stesse spezzando, il paesaggio si faceva sempre meno nitido, come se fosse un'allucinazione. Bastò un battito di ciglia per cambiare completamente prospettiva, per tornare di nuovo a quell'orribile taverna. Non era sicuro di voler tornare tra i suoi fluidi e quelli di molta altra gente, ma in quel momento il dolore finto delle rocce ed una strana sensazione al collo lo misero in allerta. Era un altro di quegli schifosi ragni, che cercò di strapparsi dal collo con quanta più foga possibile ed infilzare con la sua wakizashi, lasciandola conficcata nel terreno in caso. Perché si ostinavano a mostrarsi ai suoi occhi quei cosi, che lui voleva vedere così tanto morto? Chi diavolo era quella donna mutata per infiltrarsi nei suoi pensieri? Come si era permessa di poter scrutare quella paura che provava nel profondo? Hisao si alzò piano da terra, con i muscoli che ancora erano pesanti come il suo sangue fosse stato sostituito da un qualche materiale più denso. I passi erano pesanti ed appiccicosi, con il sangue che schizzò qualche goccia attorno al suo piede. Sentì i due parlare, recuperando la ragione quando fu il momento di elaborare un piano in quegli attimi che sembravano eterni. Non sapeva se si poteva ancora fidare di quei due, ma per ora la forza dei ninja era ciò di cui aveva bisogno. L'adrenalina gli diceva che voleva attaccare quella donna e voleva fare in modo che soffrisse, voleva estrapolare da lei quante più informazioni possibili prima di ucciderla. Avrebbe fatto fare la stessa fine anche quel ragnetto di merda che si agitava tanto. Il ninja di Suna sembrò partire con un potente jutsu di vento, cosa che gli avrebbe fornito un'apertura decente. Non poteva usare le sue tecniche di terra direttamente lì dentro, a causa del maledetto pavimento. Mentre il suo compagno usava quella tecnica, lui avrebbe cominciato ad imporre i sigilli per la tecnica del corpo sfarfallante, qualcosa che poteva dargli un vantaggio in velocità. Avrebbe sentito il chakra fluire nel suo corpo in tal caso, mentre cominciava la sua offesa.
    « Ricevuto! » - Avrebbe semplicemente risposto a denti stretti, mentre si dirigeva verso la loro avversaria. Probabilmente avrebbe provato a difendersi in qualche modo, sempre fosse così veloce a recuperare la lucidità. La spada era al suo fianco, ma non era ancora il momento di tirarla fuori. Gli sarebbe bastato un semplice scatto alla fine della sua corsa in linea retta per avere abbastanza rincora per attuare una Raffica della Foglia, un semplice calcio circolare originario di quelle zone che però poteva causare ingenti danni. Il suo piede destro sarebbe servito come perno per un movimento semicircolare mirato al petto della ragazza, sperando che la sua velocità la sorprendesse abbastanza da poter attaccare in tranquillità.
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    Hisao Akiyama
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    - Wakizashi [1]
    - Katana [1]
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    Tecniche Utilizzate:
    -Tecnica del Corpo Sfarfallante (Ninjutsu D, -5 Stamina)
    -Raffica della Foglia (Taijutsu D, -5 Resistenza)



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    I tre ragazzi compresero che agendo individualmente in quello stato non avrebbero mai vinto. La loro intelligente iniziativa di sopraffare la donna avrebbe potuto portare ad una rapida soluzione degli eventi, ma lei sfortunatamente non era sola. Ciò che forse non avevano intuito del tutto è che il suo schiavo-ragno avrebbe fatto qualsiasi cosa per la sua padrona. Infatti saltò in mezzo al combattimento e fu bombardato da tutti gli attacchi al posto dell’assassina. Un estremo atto di sacrificio rivolto verso colei che gli aveva donato un’esistenza maledetta. Ma lui non poteva realizzarlo, non poteva veramente comprenderlo, il veleno oramai lo aveva del tutto soggiogato. E lei in tutto quel trambusto? Fu totalmente paralizzata dalla tecnica, appunto, della paralisi e fu costretta ad osservare la morte, dal suo punto di vista, del suo unico legame nel mondo. Il sangue violetto della creatura le bagnò il volto. Aveva goduto spesso del sangue dei suoi avversari ma questa volta era triste. Oppressa da questa sensazione nel petto, che non aveva mai provato per qualcuno. Si sentiva annientata e dannatamente arrabbiata.
    La situazione le stava sfuggendo di mano e tutto ciò che aveva pianificato era stato vanificato. Voleva ampliare la sua famiglia trasformando quei tre ninja, ma essi si erano dimostrati più coriacei del previsto adattandosi rapidamente alla situazione. Così iniziò nervosamente ad irrigidire il volto e i nervi del collo si fecero strada attraverso la pelle come corde di un violino. Prese a respirare più rapidamente entrando in uno stato di iper ventilazione. Il cuore iniziò a battere ben oltre il normale, nessun umano avrebbe resistito a quel battito così accelerato.

    Jorugumo

    Ripensò a ciò che la divideva dal resto del mondo, l’umanità che l’aveva sempre disprezzata. Si era sempre sentita fuori luogo e solamente come ladra e come omicida aveva trovato se stessa. Lei non era esattamente una metamorfa, seppur alla base delle sue capacità ci fosse il dna di un animale, lei non era in grado di controllarlo. Coloro che condividevano il genoma con gli animali erano sostanzialmente degli umani con un surplus che gli forniva dei poteri peculiari e caratteristici. Ma lei era diversa, la quantità di dna presente nelle sue cellule era molto superiore alla norma, perciò si trovava a metà tra la specie umana e quella aracnide. Perfino quella voglia irrefrenabile di uccidere e di divorare non erano altro che un riflesso dei suoi istinti. In natura un ragno mangia sempre un altro suo simile se è più debole e per lei era lo stesso, nient’altro che la legge del più forte. Un istinto scritto nel suo animo da una specie che viveva da milioni di anni. Ma in questa nottata aveva bisogno di attingere ancora di più alla sua forza ancestrale e questo significava abbandonarsi totalmente al suo lato animale e reprimere il lato umano rimasto. Era pronta ad abbandonare quel poco di umano che aveva? Non era certa di volerlo fare, però un altro impulso la fece ricredere: il desiderio di sopravvivere. Se fosse stata sconfitta avrebbe perso tutto e non poteva permetterlo. Così rilasciò se stessa e uccise la sua parte umana.

    La follia e la rabbia la resero ceca. I suoi occhi umani girarono su stessi mostrando una sclera nera come la pece. Le pupille dei suoi occhi animali si dilatarono e si distorcevano rapidamente senza un senso logico. In un primo momento piegò il collo verso destra appoggiando l’orecchio sulla spalla. Un sibilo provenne dalla sua gola e poi il suo corpo iniziò a contorcersi sempre più freneticamente. Il sibilò aumentò di intensità e d’improvviso il corpo mutò. In urlo di sofferenza si palesò al posto della parte inferiore del corpo qualcosa di totalmente inaspettato. La pelle divenne nera e diversa. Ed ora ella era la rappresentazione perfetta di un essere a metà: al disopra era rimasta esteriormente la stessa persona, ma la parte inferiore era diventata un ragno gigante. Otto zampe e perfino una seconda bocca che salivava mentre pregustava le prede che aveva davanti. Quando gli arti presero confidenza con la loro nuova forma si apprestò ad ergere tutta la figura che ora raggiungeva quasi i tre metri.
    Ma la sua mente ora? Era differente? L’evoluzione che l’aveva spinta a raggiungere questa forma aveva modificato anche i suoi ragionamenti. Esattamente come il suo aspetto che era radicalmente cambiato e specchiava molto di più quello di un animale, lo stesso si poteva dire per la sua mente. Niente più che istinto, caccia e cibo. Eccetto un’unica volontà: vendetta.
    Ma in tutto questo che cosa avrebbero percepito i tre eroi? Un leggero legame mentale, reminiscenza del veleno che ancora circolava nel loro corpo, avrebbero trasmesso ad ognuno di loro le emozioni della giovane donna. La morte della sua umanità e, forse, l’alba di una nuova specie. Avrebbero sentito nel fondo della loro mente il dolore di quella trasformazione, l’ansia e la paura di abbandonare la propria condizione per qualcosa di ignoto. Ma quel legame si sarebbe bruscamente interrotto una volta terminata la metamorfosi. L’ultima percezione sarebbe stata un immagine mentale inviata dalla nuova regina aracnide: un lago di sangue fresco e i loro stessi visi poggiati a terra con gli occhi privi di vita.

    I tre comunque non potevano minimamente immaginare che ciò che avevano difronte era poco più che un animale, e soprattutto avevano altro a cui pensare, come la loro stessa profezia di morte e l’imminente attacco che avrebbero dovuto affrontare. Il frastuono delle zampe che avrebbero sbattuto freneticamente per terra avrebbe dato inizio al secondo round.
    Ella avrebbe caricato tutta la sua mole verso Kyoshi, agendo di impulso con l’unico scopo di scaraventarlo via. La parte del corpo umana sarebbe rimasta immobile con le braccia cadenti che avrebbero ondeggiato insieme al movimento. Nessuno dei tre avrebbe visto gli occhi dell’avversaria perché oramai avrebbero fissato il vuoto, come se non fosse cosciente. Conseguentemente lei si sarebbe mossa verso Shin mollando una zampata verso il suo petto. Le sue zampe erano affilate e avrebbero potuto ferirlo seriamente. Come ultima offensiva si sarebbe scagliata verso Hisao al fine di immobilizzarlo con le sue otto zampe, perché pareva la preda più grossa e sopratutto quella che l’avrebbe maggiormente soddisfatta una volta digerita.

    Il ragno l’ha protetta dagli attacchi ed ora vi tocca difendervi da qualcosa di parecchio peggio :sisi:

    Attacchi in ordine:

    Sundavr
    -La donna carica verso di te

    Xion
    -Ti molla una zampata

    Delin
    -Vuole immobilizzarti sotto di lei

    Per questo turno potete solo difendevi, poi a seconda della vostra difesa potrete attaccare e tentare di ribaltare la situazione. Comunque il vostro status di stordimento è finito e la vostra riuscita è tornata “normale”
     
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    Accadde tutto molto in fretta, mi accorsi che la mia tecnica andò a buon fine in quanto la donna non si mosse di un millimetro. Percepì distintamente una sensazione di panico, ma la cosa strana è che tale sensazione non veniva da me. Era come se potessi percepire le emozioni della donna in qualche modo, forse dovuto al fatto che, nonostante il suo tentativo di controllarci fosse andato a vuoto, parte del legame che si era instaurato doveva ancora scemare del tutto.
    Mentre la mia offensiva aveva raggiunto il suo scopo, notai con tristezza che gli attacchi dei miei compagni non avevano fatto lo stesso. Quel ragnetto che avevamo deciso di ignorare in quanto considerato per lo più una distrazione, alla fine si era rivelato utile ad uno scopo, aveva fatto da scudo alla sua padrona.
    Un sentimento di rabbia crebbe nella donna, lo percepivo distintamente. Qualcosa mutò in lei, e un turbinio di emozioni che avrebbero sopraffatto chiunque prese possesso di lei. Non c’era solo rabbia ma anche paura e ansia per qualcosa che ancora mi sfuggiva. Vidi i suoi occhi divenire neri come la pece e il suo corpo mutare in qualcosa di diverso. Feci qualche passo indietro, non riuscivo più a distinguere se quella paura che provavo fosse mia o no, sapevo solo che non avevo mai visto nulla di simile in vita mia.
    Un urlo di dolore siglò il completamento di una trasformazione abominevole. La donna in parte era rimasta umana, per così dire, anche se di umano non c’era più nulla. La parte sotto era totalmente mutata, lasciando posto ad un corpo da ragno. Il legame empatico che ci legava si interruppe, e non ero sicuro che fosse una cosa buona. Il lato positivo era che l’effetto del veleno era svanito, la mia mente era tornata lucida e il mio corpo rispondeva bene, forse ne sarei uscito vivo.


    Non mi piace…

    Le otto zampe di quell’essere iniziarono a sbattere frenetiche sul pavimento in legno della locanda, e ben presto scattò in avanti verso uno dei miei due compagni, Kyoshi. I suoi movimenti erano rapidi ma “animaleschi”, non ponderati. Notai che la parte superiore del corpo era come se fosse incosciente. Gli occhi fissavano il vuoto e le braccia pendevano inermi, seguendo il movimento del resto del corpo.
    Sapevo che se non avessi agito immediatamente avrei riportato gravi conseguenze. Ma la mia preparazione mi consentiva di poter vincere contro un avversario simile? Mi sentivo inadatto, e non mi era mai capitato in tutta la mia vita di provare tale sensazione.
    Il ragno diresse la sua attenzione verso di me e capì immediatamente che se non avessi agito in fretta non avrei vissuto abbastanza per raccontarlo.
    Analizzando la situazione cosa sapevo? Sicuramente ci trovavamo contro un avversario dalla capacità superiori alle nostre, ma c’era anche da dire che ormai sembrava avesse perso totalmente il controllo della situazione, e di se stessa. Quindi in quel momento io non stavo combattendo contro quella donna, bensì contro un animale di grosse dimensioni, con scarse capacità valutative e per lo più istintivo. Era di sicuro qualcosa che potevo volgere a mio vantaggio.
    Non avevo grandi tecniche per difendermi, ma vista la situazione ero convinto che una semplice moltiplicazione mi avrebbe potuto far guadagnare abbastanza tempo per passare al contrattacco.
    Non era la prima volta che combattevo con una bestia inferocita, anche se di certo era la prima volta che lo facevo con un essere di tali dimensioni.
    Svuotai la mente e composi i tre sigilli necessari per creare ben otto copie identiche a me. Mescolai il chakra a dovere concentrandomi sulla corretta esecuzione della tecnica, ero consapevole che un errore mi sarebbe potuto costare molto caro. Se tutto fosse andato come previsto sapevo che avere diverse copie uguali a me sul campo mi avrebbe dato un ottimo vantaggio per la controffensiva successiva, e non aspettavo altro.
    Scacciai dalla mente il pensiero che forse non ero ancora pronto per missioni di quel tipo, d'altronde ero lì e fino a quel momento me l'ero cavata abbastanza bene. Se non fossi stato in grado di completare la missione probabilmente non ero nemmeno adatto a fare lo shinobi, e io sapevo che quella era l'unica via che volevo percorrere. Di certo se fossi uscito da quella brutta situazione, una volta tornato a casa, avrei saputo di dover ampliare il mio repertorio tecniche e di incrementare i miei allenamenti.


    Resistenza: 179
    Stamina: 145 - 5 = 140
    Azioni: Moltiplicazione x8
    Note: //
     
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