[C] Una semplice scorta

per 3 Genin

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    Colui che è e si spera sarà

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    Buongiorno,

    Mi chiamo Ren Kusame, sono un onesto artigiano di un piccolo villaggio nel Paese del Fuoco, cerco tre ninja che possano fare da scorta al mio carro dove sono contenute tutte le opere che avrei intenzione di vendere a Konoha, so che in questo periodo la situazione è più tranquilla, ma se venissi derubato finirei sul lastrico. Ringrazio chiunque voglia accettare, l'appuntamento è a queste coordinate alle xx:xx.

    Cordiali Saluti,

    Ren Kusame.

    Come scritto nella descrizione la missione è disponibile per tre Genin, chiunque voglia partecipare può prenotarsi scrivendolo in spoiler sotto questo post e dovrà successivamente modificare quello stesso post con l'incipit della missione. Potete ricevere questa missione come volete, o leggendola nella bacheca dell'accademia o con una lettera a casa.
     
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    Altro giorno altra seduta intensa di allenamento, i giorni stavano diventando tutti uguali e avevo necessità di fare qualcosa di diverso, qualsiasi cosa che non fosse allenarsi con i miei genitori adottivi. Non che non apprezzassi il loro aiuto, stavo migliorando di giorno in giorno e ne ero felice, avevo solo bisogno di spezzare quella monotonia.
    Durante la giornata mi rimaneva poco tempo per dedicarmi a Yumi, entrambi arrivavamo molto stanchi alla sera e difficilmente riuscivamo ad investire energie nel nostro rapporto. I nostri incontri si limitavano a poche chiacchiere e la sola vicinanza per qualche minuto. Avevo avuto il sospetto che Misaki si fosse accorta della nostra relazione, e facesse di tutto per tenerci lontano per quanto fosse possibile.


    Ei Shin sei stranamente in ritardo, qualcosa non va?

    Ero assorto nei miei pensieri e non mi ero accorto di aver rallentato durante il tragitto da casa al campo di allenamento, ritardando di qualche minuto il mio arrivo.

    No sto bene, volevo parlarti di una cosa Misaki...

    Alzò la mano come per interrompermi, aveva un atteggiamento sbrigativo e non incrociò mai il mio sguardo. Quel suo modo di fare mi faceva sentire male, era a tutti gli effetti mia madre e saperla arrabbiata con me per qualche motivo era spiacevole.

    Per te ho una missione fuori dal villaggio, è arrivata questa lettera a casa e abbiamo deciso che ci andrai tu. Yumi e Ren hanno un allenamento speciale che non voglio fargli saltare. Mi raccomando fai attenzione, quando tornerai parleremo

    Presi la lettera un po’ stropicciata e la lessi mentre Misaki si allontanava per andarsi a dedicare e a mia sorella e a Yumi. Quest’ultima mi lanciò un sguardo incuriosito ma la cosa terminò lì, perché fu costretta a seguire sua madre.

    CITAZIONE
    Buongiorno,

    Mi chiamo Ren Kusame, sono un onesto artigiano di un piccolo villaggio nel Paese del Fuoco, cerco tre ninja che possano fare da scorta al mio carro dove sono contenute tutte le opere che avrei intenzione di vendere a Konoha, so che in questo periodo la situazione è più tranquilla, ma se venissi derubato finirei sul lastrico. Ringrazio chiunque voglia accettare, l'appuntamento è a queste coordinate alle xx:xx.

    Cordiali Saluti,

    Ren Kusame.

    Dunque una missione di scorta nel paese del fuoco. Sembrava una cosa tranquilla, anche se sapevo che missioni di quel tipo potevano celare pericoli.
    Ero emozionato ad affrontare la mia primissima missione da solo in un territorio tanto lontano, ma un po’ agitato vista la situazione. Non sentivo le mie capacità adeguate ad un'impresa di quel tipo, anche se probabilmente era solo una mia paranoia.
    Come mi era stato insegnato da Aki, prima di partire per una missione era importante prepararsi alla situazione peggiore. Se era previsto che io stessi lontano da casa una settimana, era meglio portarsi provviste che bastassero per due. Ovviamente non sapevo cosa aspettarmi, ne cosa sarebbe successo. Nella migliore delle ipotesi mi sarei annoiato a scortare un signore con la sua merce, nella peggiore mi sarei dovuto scontrare con gente più forte di me.
    Zaino in spalla mi preparai a partire alla volta del paese del fuoco, dirigendomi ai cancelli principali di Kiri.


    Shin!

    Yumi mi corse incontro, sembrava preoccupata

    Sto partendo per una missione, tua madre sembra che stia facendo di tutto per tenerci lontano, forse sa qualcosa..

    Sì be lo ha capito anche mio padre credo, ma ne riparleremo quando tornerai al villaggio senza un graffio, ok?

    Le sorrisi, non l’avevo mai vista preoccupata in quel modo e poteva essere dovuto al fatto che non eravamo mai stati allontanati così tanto, ne per una missione ne per un viaggio, affrontavamo ogni genere di cosa insieme.
    Presi la mano di Yumi e mi avvicinai fino a baciarla.


    Non mi succederà nulla, ci vediamo al mio ritorno

    Detto ciò mi allontanai pronto a varcare i cancelli che conducevano fuori le mura del villaggio, dando un’ultima occhiata alla lettera e rileggendo ancora una volta le coordinate per essere sicuro di non sbagliare. Mi aspettava un lungo viaggio, e non vedevo l’ora di scoprire cosa mi avrebbe riservato.



    Se non va bene qualcosa modifico :sisi:
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    Edited by Xion™ - 2/4/2020, 15:44
     
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    hisao akiyama
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    « Sicuro che ti vada bene che io parta? Posso anche rifiutare l'incarico, non è nulla di che... » - Un luccichio nei suoi occhi scuri, mentre quell'uomo dai tratti vissuti ed esausti annuisce lentamente. Ogni singolo muscolo del suo corpo ed ogni vena sporgente sembra lavorare per quel gentile e faticoso movimento, che ormai gli costa così tanta fatica. Il ragazzo dai capelli corvini vorrebbe sorridere, cercare di sembrare forte di fronte al genitore. Non si scambiano più parole, né gesti, né abbracci. Il samurai esce dalla porta, lasciando il freddo entrare nella loro modesta abitazione. Qualche passo scricchiolante nella neve, giusto il tempo di girarsi e l'uomo cade a terra con il sangue e la bava che gli escono dalla bocca. Non esce un suono dalla bocca del giovane, che non può che risvegliarsi all'interno di un carro.
    « Un altro incubo... » - Hisao si era alzato di scatto dopo che quell'orrenda scena che aveva vissuto all'interno della propria mente, toccandosi la fronte con i capelli attaccati per il sudore. Era ormai qualche notte che continuava a sognare suo padre e spesso il finale era orrendo come quello che si era appena svelato ai suoi occhi. Hisao non era una persona che teneva a molte cose in quella vita terribilmente mediocre e discreta che viveva. Se qualcuno glie lo avesse chiesto, avrebbe sicuramente detto che i soldi per lui erano la cosa più importante, un obiettivo secondo il quale si poteva vivere. Ma suo padre, l'unica persona legata al suo sangue che conosceva, era probabilmente molto più prezioso di tutto l'oro del villaggio. Alla fine era partito da Tetsu per lui, anche se odiava ammetterlo. Aveva ricevuto una lettera una settimana fa circa, una richiesta di scorta da parte di un artigiano nel Paese del Fuoco. Andare a Konoha gli era sembrata una prospettiva interessante, ma allo stesso tempo l'ultima volta che aveva visitato un villaggio gli era finita molto male. Aveva dovuto mentire per partire e quando era tornato la sua vita era diventata un andare da un dolore all'altro. Questa volta non c'era bisogno di mentire per spostarsi, ma solo accettare formalmente l'incarico come samurai. Hisao non era particolarmente pratico della gerarchia ninja o del livello delle missioni, che venivano semplicemente suddivise secondo una scala crescente. Il Livello C era poco più in alto del D, che a quanto detto da alcuni suoi colleghi si riduceva a commissioni cittadine. Qui c'era effettivamente un minimo di pericolo, o perlomeno una possibilità che qualcuno desse la caccia al loro protetto. Forse ci si doveva abituare, visto che per la filosofia di Tetsu Ovest bisognava accaparrarsi tutto il possibile per sopravvivere. C'erano grandi cambiamenti in arrivo, questo era sicuro. Vedeva il fermento negli occhi dei samurai di alto grado, il muoversi delle truppe. Si chiedeva con molta trepidazione ed ansia cosa sarebbe successo di lì a poco. Da quanto aveva saputo, l'intero continente era sfuggito al disastro per miracolo. Un certo Qayin aveva provato a far esplodere delle bombe di chakra in tutti i villaggi, compreso Tetsu. Hisao si era sentito totalmente inerme di fronte a tutto ciò: cosa sarebbe successo se i ninja non fossero intervenuti? Forse era stato anche questo ad incoraggiarlo a partire, assieme allo zelo del padre. Ripeteva spesso che era fiero dei suoi piccoli risultati e che non si sarebbe mai aspettato che un bambino gracile e sensibile come lui diventasse un samurai. Era un suo modo per complimentarlo, ma gli bastava. Voleva farlo vivere tranquillamente, prima che fosse tardi. Prima che il freddo e la vecchiaia lo mangiassero, avrebbero potuto vivere come ricchi sfondati assieme. Avrebbe trovato una moglie onesta e glie l'avrebbe presentata, avrebbe avuto tanti figli e nipoti...
    Sospirò, distogliendosi da quelle fantasie idilliache. Intanto doveva guadagnare i soldi di questa missione, prima di cominciare a pianificare il proprio matrimonio in pieno stile tradizionale. Il ragazzo scostò con un po' di fatica la tendina che chiudeva il carro, il sole che filtrava fastidiosamente attraverso la tela, coprendosi pigramente con le mani. Aveva accettato di viaggiare su un carro assieme a dei commercianti, dormendo ogni sera in un posto diverso. Quella notte però non si erano potuti fermare, visto che i tempi si erano allargati fin troppo. Avevano fatto una tirata fino al Paese del Fuoco e presto avrebbero raggiunto il luogo dove era stato chiamato a presentarsi. Aveva mostrato quelle coordinate ad uno dei tanti viaggiatori che passavano per il Paese del Ferro ed aveva trovato il giorno stesso qualcuno disposto a portarlo fino a lì, ovviamente a sue spese. Gli piangeva un po' il cuore a spendere soldi, ma avrebbe presto recuperato coi ricavi di quella missione. Si mise a sedere, sentendo la schiena disseminata di dolori come se fosse un campo minato. Avrebbe dovuto sicuramente cercare di recuperare le proprie forze, se non voleva sembrare un idiota di fronte al datore di lavoro. Dopotutto lui era un samurai e i samurai erano famosi per saper combattere con le spade, per poter proteggere i deboli che non potevano lottare e ferire i nemici che minacciavano il loro onore. Hisao non era molto tipo da ergersi paladino della giustizia, ma un lavoro era un lavoro. Pensando al suo ruolo, si chiese se e chi sarebbe stato suo collega. Non gli sembrava che ci fossero altri samurai assunti per quell'incarico, quindi sarebbero stati con tutta probabilità dei ninja. Di quelli ne aveva conosciuto solo uno e gli aveva aperto una ferita sul petto che lo aveva fatto dannare. Poteva dire di avere un po' di paura di loro, ma allo stesso tempo un'estrema curiosità. Chissà com'erano le persone del Paese del Fuoco. Con un clima così mite ed un paesaggio così incantevole, se li immaginava forti e valorosi, non dissimili dai samurai. Se gli ultimi erano stati forgiati dal freddo, probabilmente il fuoco che ardeva nei ninja di Konoha poteva essere paragonabile. Sorrise a questa sciocca similitudine. Prese la sua razione e cominciò a scartarla, ma lasciò perdere a metà. Non aveva molta fame e forse era un po' l'ansia di trovare la strada giusta a bloccarlo. Magari avrebbero avuto l'occasione di mangiare dopo, quindi non c'era bisogno di sforzarsi. Guardava il verdeggiante paesaggio che aveva attorno, notando che sembravano ben addentrati nell'entroterra. Probabilmente sarebbe dovuto scendere fra poco, si disse tra sé e sé.
    « Hey, Izumi-san. Grazie mille per tutto, ma penso che farò l'ultimo tratto a piedi. Buona fortuna a Konoha, forse ci vedremo lì! » - Avrebbe esclamato, facendo passare la sua voce al carro successivo. Izumi- san era un uomo sulla quarantina un po' truce d'aspetto, ma era una persona normalissima che aveva apprezzato in quei giorni. Era un maestro a giocare a carte ed Hisao non lo aveva ancora battuto, ma aveva scoperto una gran moltitudine di giochi di cui non sapeva l'esistenza, che l'uomo chiamava "souvenir di viaggio". Lo salutò, raccomandandogli la direzione da seguire e di fare attenzione lungo la strada. Hisao avrebbe risposto con un malinconico sorriso, mentre vedeva il carro allontanarsi. Era quasi triste nel salutarlo, ma probabilmente era solo un sostituto del padre in quei momenti difficili. Il corvino ricontrollò che avesse tutto quello che gli serviva dietro. Più precisamente, aveva con sé la propria katana e la propria wakizashi, entrambe legate nei cinturini ed ondeggianti al suo fianco. Un ulteriore borsello conteneva qualche arma da lancio, che aveva portato con sé. Indossava un maglione bianco che saliva alto sul collo, con lo stemma di Tetsu legato tramite del semplice tessuto nero. I pantaloni erano di quel colore, mentre un paio di semplici scarpe di pelle scura copriva i suoi piedi. Sopra il maglione aveva un cappotto nero con il cappuccio, che inizialmente serviva per ripararsi dal freddo della capitale del Ferro. Ora faceva più caldo e non gli serviva particolarmente, ma se lo sarebbe tenuto per comodità. Aveva con sé anche un'altra borsa, ma conteneva solo lo stretto necessario in viveri e vestiti. Cominciò a camminare lungo quel sentiero che lo avrebbe dovuto portare alle coordinate indicate. Si chiedeva se corrispondessero al villaggio stesso dell'uomo oppure se fosse semplicemente un punto d'incontro. Il samurai corvino lo avrebbe scoperto presto, o così immaginava.
    « Mi chiedo se servirò a qualcosa, dopotutto. Hanno i ninja, non gli bastano quelli? » - Avrebbe mormorato sulla strada solitaria, prima di fantasticare su chi avrebbe dovuto proteggere. Forse era un artigiano o forse in realtà era un bandito che aveva mascherato la richiesta. Sarebbe stato interessante in entrambi casi, perlomeno.

    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Hisao Akiyama
    Status: Illeso
    Resistenza: 150/150
    Stamina: 150/150


    Equipaggiamento/Protezioni:
    - Wakizashi [1]
    - Katana [1]
    - Shuriken [4]
    Tecniche Utilizzate/Azioni:


    Maestrie e Abilità attive:
    //


    Edited by ¬Delin - 4/4/2020, 02:09
     
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    Oramai i giorni si stavano amalgamando. Sveglia, allenamento, cibo, studio, letto. Stessi orari, stessi luoghi, stesse persone. L’unica cosa che mi dava idea dello scorrere del tempo era il mio livello di sopportazione, che si abbassava a vista d’occhio. La mia pazienza non era certamente infinita, e se c’era un modo sicuro e veloce per farla scomparire, quello era mettermi davanti azioni ripetitive, meglio se noiose.
    Avevo bisogno di qualcosa che spezzasse la monotonia, e forse sapevo dove andare a cercare. Mi ricordai che nell’atrio dell’Accademia ninja c’era una bacheca piena di missioni di basso livello, svolte di solito da genin. Erano messe lì poiché di solito non richiedevano competenze specifiche, ed era anche un punto di ritrovo per i soldati di grado più basso. Decisi quindi di unire l’utile al dilettevole e fare visita alla mia vecchia scuola. La mattina seguente decisi di saltare gli allenamenti imposti dai miei genitori per dirigermi verso l’Accademia. Non fu una sorpresa vederla esattamente come la avevo lasciata (ero stato promosso a genin qualche settimana prima), quindi fui in grado di orientarmi perfettamente. Visitai i miei vecchi sensei, i miei compagni di Accademia più giovani, e infine la segretaria che sopraintendeva al rispetto delle regole, una specie di seconda mamma per noi studenti.
    Come ultima cosa mi avvicinai alla bacheca, sperando in qualcosa di eccitante. La maggior parte delle missioni però si rivelò essere più che altro semplici incarichi che a malapena si qualificavano come “missioni”. Stavo già incominciando a perdere la speranza, quando un incarico particolare catturò il mio occhio.
    CITAZIONE
    Buongiorno,

    Mi chiamo Ren Kusame, sono un onesto artigiano di un piccolo villaggio nel Paese del Fuoco, cerco tre ninja che possano fare da scorta al mio carro dove sono contenute tutte le opere che avrei intenzione di vendere a Konoha, so che in questo periodo la situazione è più tranquilla, ma se venissi derubato finirei sul lastrico. Ringrazio chiunque voglia accettare, l'appuntamento è a queste coordinate alle xx:xx.

    Cordiali Saluti,

    Ren Kusame.

    La complessità in sé non era tanto diversa da quella delle altre missioni, ma c’era la piacevole variante del viaggio in un luogo mai visitato. Dopo una breve riflessione, decisi che accettare quella missione fosse la scelta migliore. Staccai il foglio dalla tavola di compensato, e corsi al palazzo del kage per annunciare la decisione di partecipare ad un incarico. Dopo un paio d’ore di fila e burocrazia, riuscii nel mio intento, e ottenni date e luogo dell’incontro da cui una carovana di ninja sarebbe partita alla volta di Konoha.
    Tornai verso casa a mezzogiorno, pronto a prendermi una lavata di capo per aver saltato pratica. Pensavo si sarebbero arrabbiati (e in un primo momento avevo ragione) ma appena gli spiegai il motivo della mia assenza, diventarono emozionati e orgogliosi nel giro di pochi secondi. Spesi i pochi giorni che mancavano alla partenza riposandomi e fantasticando su come sarebbe stata la mia missione. La fatidica mattina mi svegliai molto presto, mi vestii in fretta e furia, feci colazione con i resti del dolce della sera prima e infine corsi fuori di casa verso il luogo dell’incontro.
    Erano le sei di mattina, ma ciononostante c'era un discreto movimento di persone, tra chi doveva andare a fare le compere e chi voleva raggiungere il posto di lavoro. Appena arrivati al rendez-vous potei notare come una schiera di quattro ninja stesse tranquillamente conversando di fianco ad altrettanti cammelli.
    Sembravano tutti sulla ventina, e tutti avevano il giubbotto da chuunin di Suna. Appena mi avvicinai, tutti smisero di parlare, e si voltarono nella mia direzione. Uno di loro si staccò dal gruppo e si avvicinò a me, per poi dirmi con un sorriso
    "Tu dovresti essere Kyoshi, il genin che deve fare la missione a Konoha...Seguimi, non abbiamo tempo da perdere, la strada verso Konoha è lunga. Il mio nome è Wakatoshi, quelli degli altri li imparerai col tempo. Dai, ti porto alla tua cavalcatura.".
    Sì, io sono kyoshi, piacere di conoscervi!
    Dissi mentre mi passavano la briglia di un dromedario. Mi resi conto in quel momento che lui sarebbe stato il mio inseparabile compagno per quei giorni di viaggio. Fortuna che sapevo già come cavalcarne uno, altrimenti avrei avuto molti più problemi. Fortunatamente tutti i Suniani hanno almeno un minimo di conoscenza su come stare in groppa ad uno di questi esemplari.
    Il viaggio di per sé fu lungo e noioso, ma almeno avevo la compagnia degli altri ragazzi, che si rivelarono molto simpatici. Parlammo un po’ di tutto, dalle loro esperienze passate alle ragazze, quindi il viaggio fu piuttosto scorrevole. Quasi non notai come il paesaggio composto da sabbia finissima diventava composta da terra battuta, come le piante diventavano più rigogliose, come il sole diminuiva la sua forza, e come la flora e la fauna aumentavano in quantità e diversità. Ebbi finalmente la possibilità di vedere la cosiddetta foresta… sinceramente me l’aspettavo meno tortuosa.
    Ma non mi feci distrarre dal mio compito: l’ultimo giorno di viaggio mi dovetti separare dalla carovana (lasciandogli anche la mia cavalcatura) e dovetti proseguire da solo verso un villaggio più piccolo vicino a Konoha. Ma saremmo rimasti separati per poco, visto che avremmo fatto anche il viaggio di ritorno insieme.
    Mi inoltrai quindi in sentieri molto più stretti, ma ugualmente rigogliosi. Non credevo che gli alberi potessero diventare così alti! Di solito nel deserto le palme raggiungono un’altezza di massimo tre metri, ed erano incredibilmente sottili. Qui invece gli alberi si stagliavano sopra di me per anche dieci metri, ed il loro diametro superava i due metri. Rimasi inoltre sorpreso dalla dimensione dei rami che si dipartivano dal tronco, forse riuscivano anche a sopportare il mio peso.
    Volli testare quella teoria, e con il controllo del chakra mi portai alla base di uno dei rami. Con mia grande sorpresa, riuscivano a sostenermi! Spiccai un balzo verso il ramo subito prossimo e incredibilmente anche quello mi teneva in piedi! A quel punto mi venne in mente un’idea divertente: perché non muoversi via rami? Qualche secondo dopo ero di nuovo in marcia verso la mia meta, muovendomi leggiadramente sui rami che mi offrivano gli alberi. Fortunatamente, le indicazioni erano abbastanza chiare, quindi riuscii ad arrivare a destinazione in orario e senza intoppi. Vista la tranquillità del posto, incominciai con fare annoiato a cercare altri ninja venuti lì per lo stesso scopo, poiché la missiva parlava di tre aiutanti. Almeno avrei avuto qualcuno con cui ingannare il tempo.
    Kyoshi Jiki
    Azioni:
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    -
    -
    -
    Resistenza:100
    Stamina:100


    Edited by sundavr - 4/4/2020, 17:00
     
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    Due mesi prima, in pieno Inverno.

    Il freddo era pungente e la neve cadeva dolcemente depositandosi attorno alla casa di Ren Kusame. Ma chi era costui? La persona che viveva lì, in quella piccola e spoglia dimora era conosciuta, forse si sarebbe perfino potuto dire famosa, ma Ren Kusame no. Quella persona in realtà era nota ai più come Kuniyoshi, uno dei più importanti pittori del continente orientale, maestro dello stile sumi-e. Però non era semplicemente ricordato per i suoi capolavori, anzi era principalmente conosciuto per non essere riuscito a completare la sua magna opera: era stato infatti in grado di finire solamente tre dei quattro quadri che l’avrebbero composta, l’ultimo lo avrebbe infine terminato in quella gelida giornata.
    Quando finalmente diede la sua ultima pennellata completando così il paesaggio invernale e definito l’ultimo tocco di quel bambu posò quello strumento che era oramai un estensione della sua mano. Prese un bel respiro ed ammirò l’opera completa. Faticò per alzarsi, le sue gambe scricchiolavano come il legno logoro. Camminò dosando ogni suo passo fino a raggiungere la finestra che a malapena riusciva a respingere il gelo. Oltre gli alberi vestiti di bianco vedeva delle luci tenui che filtravano dalle poche abitazioni che lo circondavano. Ogni altro abitante era rimasto in casa per proteggersi dal tempo e a riscaldare le proprie ossa. Il signor Kusame viveva lì da solo, fin da quando aveva smesso di viaggiare eppure l’emozione del momento lo travolse e lo costrinse a parlare ad alta voce.

    -Ora potrò mostrarla! Si, finalmente....tutti e quattro...appena inizierà a fare più caldo...

    Guardò le sue gambe molli.

    - Maledette! Però è anche colpa mia....vi ho fatto aspettare tanto, troppo tempo. Un altro po’ e la morte me lo avrebbe impedito!

    Rise fragorosamente. “Le quattro stagioni” era compiuta e la firmò: Kuniyoshi


    Oggi...

    I due ninja e il samurai avrebbero raggiunto chi in un modo chi in un altro una piccola casa realizzata in legno bruno al limitare di un piccolo villaggio abitato da una manciata di persone. Ognuno di quei villici era poco avvezzo a incrociare lo sguardo con ninja e ancora di meno con samurai e specialmente i bambini spinti dalla curiosità fecero capolino tra gli alberi per osservarli. Ma nessuno di loro si avvicinò, la paura dell’ignoto gli impediva di spingersi oltre.

    Al di fuori di quella abitazione c’era un uomo con una borsa a tracolla ed un cappello di color nero. I suoi capelli erano sciolti e corvini e qualche striatura di grigio incorniciava il suo volto da uomo vissuto. Si avvicinò rapidamente ai ragazzi.

    -Voi siete quelli che lo scorteranno eh?

    Il suo sguardo per un impercettibile momento tradì la sua impazienza. Ma il momento fu brevissimo e il volto tornò ad essere una maschera di cera apatica.

    - Vi auguro buona fortuna!

    E senza degnarli di un sguardo se ne andò deciso in direzione del minuscolo villaggio. I tre nel frattempo avrebbero potuto scorgere in quella borsa a tracolla delle lettere di carta, rigorosamente in ordine e pronte ad essere portate a destinazione.

    -Eccovi!

    Poco dopo un anziano dai pochi capelli bianchi ed un folto baffo grigio si avvicinò ai tre giovani. La pelle era raggrinzita e il passo incerto ma i suoi occhi mostravano tutta l’energia che albergava dentro l’animo di quell’uomo.

    -Su, forza ditemi i vostri nomi e anche da dove venite...ehm...scusatemi prima dovrei essere io a presentarmi. Sono il signor Ren Kusame.

    Si accostò di qualche altro passo e bisbigliò

    - Ora che siete qui posso dirvi che il mio nome d’arte è in realtà Kuniyoshi, ma voi continuate a chiamarmi con il nome che mi diede mia madre. Lo preferisco e poi mi porta alla mente i miei cari ricordi di infanzia. Il mio nome d’arte ha influenzato troppo delle mie conversazioni, ogni volta......ehm...ultimamente ha preso perfino una nota negativa....ehm...ma adesso che è finita....si l’una senza l’altra non avevano valore. Tutte e quattro belle che finite invece prende tutta un altra piega. Finalmente nessuno mi potrà più criticare...

    Il signor Kusame accennò qualche colpo di tosse interrompendo così il suo borbottio sconnesso.

    - Dov’ero?

    Guardò stupefatto i tre ragazzi e poi riprese a parlare.

    -Vabbè voglio dirvi il programma. Ci vogliono circa quattro giorni di viaggio per raggiungere Konoha, ho un carretto che trasporterà le mie opere. Ah, e poi vi faccio vedere il tragitto.

    Tirò fuori una vecchia mappa logora del paese del fuoco.

    -Noi siamo qui, ho tracciato la strada. Ci riposeremo in tre taverne per le tre notti, non dovrebbero esserci problemi e se ci dovessero essere tanto ci siete voi

    Sorrise allegramente e si rimise in tasca la mappa, anche se ci impiegò più del dovuto perché non trovava la tasca.

    - Avete qualche domanda?

    Ecco, si parte :)
    Ruolate l’incontro con il postino e l’anziano pittore, potete chiedergli qualsiasi cosa riguardo il viaggio ecc. tanto al prossimo post vi risponde


    Edited by Steg - 8/4/2020, 09:50
     
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    Il punto indicato dalle coordinate era una semplice casa di legno, molto spartana, costruita vicino a un piccolo villaggio altrettanto spoglio e sobrio. Doveva essere un posto molto tranquillo, poiché i suoi abitanti più giovani vennero a spiare da lontano, affacciandosi tra i tronchi sparsi lì intorno. Non dovevano quindi aver visto molti soldati in vita loro. Erano probabilmente anche molto in soggezione, visto che tutti se ne stavano lontani.
    Mentre mi stavo avvicinando, vidi anche altri due ragazzi, più o meno della mia età, risaltare tra tutte le altre persone e camminare verso la casa. Entrambi erano alti quanto me, ma erano molto diversi. Il primo aveva capelli nerissimi, così lunghi che le punte arrivavano fino al mento. Portava un cappotto nero, e al collo potevo intravedere il simbolo di Tetsu. Ci misi un secondo per riconoscerlo, e cercai subito di fare mente locale per provare a ricordarmi qualche info utile sul suo Paese. Sfortunatamente, l’unica cosa che ne ricavai fu montagne e freddo. Non molto utile, ma la geografia non era il mio forte.
    Il secondo aveva i capelli colore grigio scuro, vestito in modo casual e con degli occhi azzurro elettrico, sembrava avere la mia stessa corporatura. In fronte portava il coprifronte di kiri, e quello non feci fatica a riconoscerlo, visto che avevo già avuto a che fare con ninja da quel paese. Avrei quasi voluto andare lì da lui e chiedergli se conosceva un certo Juza, ma probabilmente non era il modo migliore per iniziare una conversazione, specialmente non con un collega.
    Decisi quindi presentarmi in maniera molto normale e non competitiva.
    Buongiorno, voi siete qua per la missione di Ren Kusame? Piacere, mi chiamo Kyoshi Jiki, e vengo da Suna!
    Dissi con tono amichevole e un bel sorriso, inclinando leggermente la testa e tendendo la mano a entrambi.
    Avevamo la montagna, avevamo il mare, e avevamo il deserto… e dovevamo andare nel villaggio della foglia! Non si poteva dire che non mancasse diversità in questa missione. Stimolato dalla mancata occasione con l’altro Kiriano, presi mentalmente nota di chiedere a entrambi della loro terra natia. Non avendo mai visto enormi distese d’acqua e imponenti costruzioni rocciose (e non sapendo se e quando le avrei potute vedere), avrei provato a rimediare facendomele descrivere da chi ci ha vissuto a stretto contatto.
    Un uomo se ne stava di fronte alla porta di casa. Forse il mandante della missione, Ren? Non volendo fare brutta figura agitai la mano in aria per attirare la sua attenzione. Avrei incominciato a presentarmi come uno dei ninja della sua scorta, ma appena ci vide si avvicinò a noi con aria imperturbabile, ci augurò buona fortuna, girò i tacchi e si incamminò verso il villaggio. Intravidi in quel momento la borsa a tracolla piena di lettere, e solo allora capii che non era Ren, ma il postino del villaggio! Tipo strano, chissà perché si era scomodato solo per augurarci buona fortuna?
    Pochi momenti dopo una voce risuonò dall’interno della casa, e un signore avanti con l’età attraversò la porta per darci il benvenuto. Era un uomo molto paffuto, ma già coperto di rughe, i cui peli facciali erano oramai completamente grigi. La calvizie era già in stato avanzato, e solo ai lati i capelli avevano ancora la forza di crescere.
    Subito dopo incominciò a parlare, e quanto parlò! Per prima cosa si presentò, ci raccontò del suo nome d’arte, incominciò a tergiversare su come esso avesse recentemente preso una accezione negativa, ma che da ora in poi non sarebbe stato più così, poi, tirò fuori una mappa, ci diede una stima della lunghezza del viaggio, ci indicò punto di partenza, meta, e le tre taverne in cui avremmo speso la notte.
    Inutile dire che io di quella roba non ascoltai neanche i primi cinque secondi, e che per quasi tutta la durata del discorso io avevo guardato nel vuoto, mentre mi lamentavo mentalmente di quanto era umida e fredda quella giornata. Mi riscossi solo quando ci chiese se c’erano domande. In quel momento riattivai il mio cervello, e volli fugare un dubbio che mi si era creato prima.
    Salve, io avrei un piccolo dubbio: è normale qua da voi che gente a caso, tipo, che ne so, un postino, si metta ad aspettare i vostri ospiti di fronte a casa vostra?
    Kyoshi Jiki
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    Erano passati diversi giorni da quando avevo lasciato Kiri in direzione del paese del fuoco, e lungo la strada non avevo avuto intoppi di nessun tipo fortunatamente. Il tempo era stato clemente e le notti avrei potuto definirle addirittura piacevoli. Sapevo bene che una volta sbarcato avrei dovuto camminare ancora per delle ore prima di arrivare finalmente a destinazione. Tutto quel tempo da solo mi aveva dato modo di riflettere su ogni genere di cosa che mi era capitata dalla promozione a genin fino a quel giorno. Erano state settimane caotiche e molto intense, non avevo avuto modo di mettere in ordine i pensieri neanche per un secondo fino a quel momento, forse potevo considerare quella missione una benedizione, nonostante era assolutamente certo che Misaki me l’avesse assegnata per tenermi lontano da sua figlia. Ero arrivato alla conclusione che una volta tornato a Kiri avrei messo le carte in tavola, e parlato chiaramente della situazione che stavo vivendo con Yumi anche con i suoi genitori.
    Il legno scricchiolò e lo scafo raschiò sul fondo della baia, producendo un suono poco piacevole per chi in quel momento stava cercando di riposare, come me. Aprì gli occhi un po’ infastidito e notai con profondo rammarico che il sole non era ancora sorto, l’orizzonte era a malapena illuminato dai primi raggi di luce.


    Arrivati a destinazione

    Disse in modo scorbutico l’uomo che aveva guidato quella piccola imbarcazione fino a riva con me a bordo. Gli feci un cenno con la testa lanciandogli i soldi e saltai giù, prendendomi qualche secondo per stiracchiarmi e sgranchirmi le gambe. Feci un respiro profondo e mi guardai intorno cercando di cogliere quanti più dettagli possibili di quel posto che mai fino a quel momento mi era capitato di visitare. Ero finalmente nella terra del fuoco, ne avevo sentito parlare così tanto. Ma non c’era tempo per perdersi a mirare quel paesaggio sconosciuto, dovevo muovermi e arrivare a destinazione. Estrassi la mappa ancora una volta e tracciai un percorso, ero deciso a correre fino al luogo indicato per accorciare i tempi il più possibile, non credevo di essere in ritardo ma arrivare un po’ in anticipo era sempre meglio.
    Le ore passarono ma persi la cognizione del tempo, le mie gambe si muovevano da sole ormai, ero così distratto da tutto ciò che mi circondava che non scorsi in lontananza una piccola casa in legno, al limitare di un villaggio. Di certo ben lontano dalla definizione che avevo io di villaggio, essendo abituato a Kiri. Rallentai per osservare meglio la situazione, era di sicuro quella la destinazione che dovevo raggiungere, ne ero certo. Mi avvicinai camminando e ignorando lo sguardo incuriosito dei pochi residenti, molti dei quali bambini. La cosa più interessante non era quella, ma la presenza di altri due ragazzi, di cui era un ninja di Suna a giudicare dal coprifronte. L’altro non sembrava uno shinobi ma era armato, inoltre sembrava chiaramente più grande di me e dell’altro ragazzo. Che fossero lì anche loro per il mio stesso motivo?


    Buongiorno, voi siete qua per la missione di Ren Kusame? Piacere, mi chiamo Kyoshi Jiki, e vengo da Suna!

    Avrei dovuto socializzare dunque, il buon esito della missione avrebbe potuto dipendere da quello.Prima entravamo in sintonia tra di noi e meglio era, alla fine di tutto ognuno se ne sarebbe andato per la propria strada, ma in quel momento avevamo un obbiettivo comune.

    Piacere, mi chiamo Shin Netsu, da Kiri

    Ero curioso di sapere il terzo ragazzo da dove venisse. Non ero molto preparato sulle nazioni non composte da shinobi, anche se era un argomento che mi interessava molto.
    Dopo le dovute presentazioni ci muovemmo verso la casa in legno, trovandoci di fronte un uomo con una borsa a tracolla e diverse lettere al suo interno disposte in ordine, ad una prima occhiata sembrava un semplice postino, ma c’era qualcosa in lui che non mi convinceva affatto.


    Voi siete quelli che lo scorteranno eh?

    Non risposi, e anzi mi irrigidì notando il suo sguardo e l’assenza di mimica facciale. Non un sorriso a tre giovani ragazzi in visita, ne una nota di curiosità o intimidazione. Avrei voluto fargli qualche domanda ma ci liquidò molto in fretta.

    Vi auguro buona fortuna!

    Si allontanò senza voltarsi, e qualche attimo più tardi qualcun altro venne da noi, per essere precisi un uomo non molto alto e di una certa età, con un viso che sprizzava energia. Aveva folti baffi e non molti capelli in testa. Si presentò a noi come il mandante della missione e si perse subito in nozioni poco pratiche quali il suo nome d’arte. Parlava velocemente facendo molte pause, sembrava impaziente di iniziare il viaggio, e a dire il vero lo ero anche io.

    Vabbè voglio dirvi il programma. Ci vogliono circa quattro giorni di viaggio per raggiungere Konoha, ho un carretto che trasporterà le mie opere. Ah, e poi vi faccio vedere il tragitto.
    Noi siamo qui, ho tracciato la strada. Ci riposeremo in tre taverne per le tre notti, non dovrebbero esserci problemi e se ci dovessero essere tanto ci siete voi


    Estrasse una mappa dalla tasca indicando il punto in cui eravamo e quello in cui dovevamo arrivare, Konoha. Difficile sbagliare, i problemi sarebbero potuti sorgere strada facendo.
    L’anziano signore ci sorrise affabilmente riponendo la mappa.


    Avete qualche domanda?

    Il ragazzo di Suna chiese del postino, e capì che non ero stato l’unico a notare qualcosa di strano in quell’uomo, così ne approfittai anche io per porre il mio quesito.

    Le volevo chiedere anche io una cosa. Si sente minacciato da qualcuno in particolare? Immagino abbia chiesto di noi nel caso debba succedere qualcosa lungo la strada, ma è solo una precauzione o si aspetta di trovare guai per certo?

    Era una domanda molto specifica ma che mi aveva tormentato per tutto il viaggio. Se si sentiva minacciato da qualcuno in particolare ci avrebbe fatto comodo sapere da chi, così da non risultare impreparati.

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    hisao akiyama
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    Il viaggio a piedi durò diverso tempo, molto più di quanto si aspettasse. Forse aveva sottovalutato un po' l'estensione di quelle verde campagne che lo incuriosivano così tanto, ma che in quel momento sembravano prenderlo in giro. Sperava di non essersi perso, visto che era in mezzo al nulla. Sapeva che il villaggio da cui dovevano partire non era particolarmente grande, così minuscolo ed insignificante da non avere nemmeno un nome. Non che lo stesse insultando od in qualche modo giudicando male, come facevano i tipi di città a Tetsu. Nemmeno lui abitava nella capitale per la maggior parte dell'anno ed anzi, stare per lunghi periodi di tempo lì lo aveva un po' stranito dalla vita del piccolo villaggio. Nemmeno il suo aveva un nome, faceva parte tutto di Tetsu e loro erano come gli alveoli di un grande polmone sinistro. Sospirò, mentre la campagna si faceva più attraversata, meno dolcemente selvaggia e più dura e brulla. Era così strano camminare così tanto in pianura, per spazi così aperti e sconfinati. Gli faceva un po' di impressione se doveva essere sincero, un po' di fobia per quel nulla che si trovava di fronte se non per le piante. Infinite piante che non gli suggerivano nulla, al contrario della rara ma preziosa flora del Paese del Ferro. Probabilmente doveva solo rilassarsi, non sembrava mancare molto alla sua destinazione. Pochi minuti dopo (con suo enorme sollievo) cominciò ad intravedere le prime case, che rimasero prime in una classifica molto limitata. Come intuito e già preannunciato, il villaggio era molto limitato nelle dimensioni e non sembrava esserci granché di particolare e che potesse catturare il suo occhio. Se aveva seguito con precisione le indicazioni, era proprio quello il punto in cui si doveva trovare e doveva essere anche in orario. Era vicino ad una foresta e quindi con tutta probabilità si trattava di un piccolo centro abitato che viveva appena con quello che gli donava la natura. Quanto avrebbe dato per vivere in modo così ignorante e modesto, invece di avere quello spirito così ingordo e voglioso di infiniti desideri. Notò la gente del villaggio fissarlo da lontano, così come come i bambini che osservavano curiosi come piccoli gatti che incontrano per la prima volta un cane. Tentò di tenere un sorriso sul suo viso, come se volesse dimostrare loro che fosse un segugio ammaestrato e tranquillo. Non mordeva mica, si potevano avvicinare se volevano. Quei bambini gli ricordavano un po' lui, ma anche i teppisti che giravano anche per le terre più povere del Paese del Ferro. Nonostante potessero indurre pietà, era meglio starsene alla larga da loro se non si voleva avere il portafogli svuotato e le tasche più vuote di un cielo d'estate. Era un po' inquietante girare per un villaggio deserto ed impaurito della propria figura, anche se doveva ammettere che un po' gli piaceva quella sensazione. Era un po' il rispetto che avrebbe voluto ottenere dai suoi sottoposti più giovani, ma che non otteneva quasi mai considerata la sua abilità discreta nella spada. Lì però era diverso e, tranne qualche maniaco ninja, sperava fosse un luogo meno incline a voler dimostrare la propria abilità scontrando le proprie lame. Il suo occhio scuro libero dal ciuffo notò solo altre due figure vicine tra loro, molto particolari e diverse l'una dall'altra. Erano entrambi giovani, se doveva proprio trovare qualcosa che li accomunasse. Sapeva che i ninja erano addestrati sin da bambini di quei tempi, ma trovò molto curioso il loro aspetto così giovanile, quasi immaturo. Uno aveva i capelli dello stesso colore della sua lama, assieme ad un paio di occhi azzurri che si notavano fin da subito. Sembrava il più giovane tra i due. L'altro era...un ragazzo, forse. Era indeciso se sembrasse un maschio particolarmente femminile o una ragazza decisamente maschile. I suoi occhi verdi assieme ai capelli scuri mossi erano molto belli, doveva ammetterlo qualunque fosse stato il caso. Avrebbe preferito rimanere in disparte per qualche minuto, giusto per assicurarsi di non commettere errori. Erano di certo gli unici a camminare lì ed erano decisamente particolari, ma furono i due ragazzi a notarlo. Il suo viso rimase fermo in un sorriso, mentre osservava i simboli sui loro coprifronte. Uno non lo riconosceva, mentre l'altro era molto evidentemente lo stemma di Kiri che aveva già visto. Si lamentò internamente ed il petto quasi gli faceva male di nuovo. Che seccatura. Avrebbe preferito non rievocare certi ricordi, ma che ci poteva fare. A prendere parola fu il ninja di Suna, che rivelò sia la sua completa identità che la sua provenienza. Hisao ragionò su quel simbolo, facendosi promemoria di ricordarselo. Era una buona idea conoscere le varie origini di chi si poteva trovare di fronte. A quanto pare era un ragazzo, almeno così intuiva dal nome e dalla voce entusiasta. Anche l'altro si presentò, non lasciandogli altra opzione che rispondere.
    « Akiyama, Soldato di Tetsu. Potete chiamarmi Aki-san. Uh, sapete di preciso dove... » - Avrebbe cominciato, mentre incrociava le falangi tra loro istintivamente con un sorrisetto. La sua domanda venne interrotta da un'altra persona, un'aggiunta non calcolata a quel già strano gruppo. Si erano un poco allontanati dal villaggio in sé ed erano arrivati ad un'abitazione isolata, non particolarmente diversa dalle altre più vicine. Una casa isolata? Volontariamente o meno? Giudicando le parole così melliflue e dolci come il veleno di quell'uomo di mezz'età, condite con una certa fretta di andarsene ed il non voler pronunciare il suo nome, gli sembrava che quel tipo non fosse particolarmente apprezzato dagli altri abitanti. Non che gli importasse che reputazione avesse il suo cliente. Dopotutto, lui doveva solo proteggerlo e portarlo in un luogo, non risolvere i suoi problemi personali. Si chiese se il commento di quella specie di postino fosse un avvertimento verso Ren Kusame o qualcosa del genere, o se fosse semplicemente la mentalità di paese che conosceva bene. Quelli che viaggiavano e potevano vedere il mondo esterno erano reputati strani, cosa che gli sembrava piuttosto plausibile in un ambiente del genere.
    A distrarlo totalmente da quei pensieri e facendogli girare la testa fu un'ulteriore voce apparsa dal nulla, che lo fece quasi trasalire. Aveva di fronte un uomo di mezza età e dalla corporatura tarchiata, anche se sembrava muoversi con tutta l'energia di quel mondo, forse anche più dei movimenti lenti e cauti di Hisao. Spostò il ciuffo dall'occhio per vederlo meglio, constatando che gli ricordava il padre in un certo senso. Lo ascoltò parlare curioso, con la testa leggermente piegata di lato mentre scopriva diverse informazioni. Era un'artista a quanto pare e sembrava essere proprio il Ren Kusame che cercava. L'uomo inoltre spiegò anche quello che era il suo nome d'arte, anche se non sembrava avere particolare importanza. Era più che altro stupito da quanto i suoi discorsi deragliassero da una frase all'altra, passando dalle presentazioni, al proprio nome d'arte, a quanto avesse una brutta reputazione ultimamente e quanto qualcosa fosse prezioso ora che era completo assieme agli altri pezzi. Da quel che aveva intuito, probabilmente si trattava di qualche oggetto d'arte, anche se purtroppo non aveva mai sentito quel nome. Non ne sapeva quasi niente di arte, l'unico hobby che aveva era collezionare e vedere katana in giro per Tetsu. Trovava anche lui interessante e quasi emozionante osservare i dipinti che raffiguravano le battaglie dei generali e dei ninja, ma era solo la sua povera impressione da soldato senza talento. Sorrise all'uomo quando sembrò quasi confuso, presentandosi poco dopo gli altri due. Aveva capito. Era come suo padre, aveva qualche minuscolo calo di memoria improvviso. Ecco perché parlava tanto.
    « Signorsì. Akiyama Hisao, Soldato del Paese del Ferro. La proteggerò con la mia vita. » - Pronunciò serio, con un piccolo inchino al suo cliente che fece cadere i suoi lunghi capelli coprendo il suo viso. Quella parole di rito erano ormai istintive nelle sue presentazioni e non poteva fare a meno di dirle. Gli avevano raccomandato di rappresentare con cura Tetsu e così aveva fatto. Rialzò il viso da terra scuotendo un poco la testa per levare il ciuffo, avvicinandosi per osservare la mappa assieme agli altri due. Il viaggio sarebbe durato abbastanza, ma perlomeno avrebbero potuto dormire in un posto comodo ogni notte. Avrebbero dormito, comunque? Non era sua intenzione far succedere qualcosa di orrendo alla sua prima missione, quindi si segnò mentalmente che ne avrebbe parlato coi due suoi colleghi. Era abbastanza preoccupato per la loro età, se doveva essere sincero. Non voleva sembrare il samurai vecchiaccio che gli diceva cosa fare, anche perché il ragazzino che gli aveva aperto una ferita sul petto era probabilmente della loro età. Forse era lui quello che doveva fare attenzione a loro, ma la sua preoccupazione era più che altro personale. Era una persona egoista, ma non voleva che due ragazzi che erano appena usciti dall'età dei "bambini" si facessero male. Li avrebbe protetti, ma confidava che non li avessero mandati al macello. Ascoltò le domande degli altri due, anche se non sapeva quanto quella di Kyoshi fosse utile. Forse era davanti la casa perché il vecchio sembrava estremamente smemorato, forse aveva consegnato qualche lettera. Non erano affari loro e c'era sicuramente altro da chiedere. La domanda del ragazzo dall'aspetto curioso era decisamente interessante e molto utile. Era solo un'artista e forse voleva semplicemente della protezione contro dei banditi. Quelli non vedevano cosa ci fosse dentro un carretto senza prima aver visto le interiora di chi lo guidava. Avrebbe atteso la risposta alle altre due domande, anche se non aveva particolari quesiti da porre all'uomo. Stava trasportando qualcosa di artistico, doveva attraversare quel luogo. Il percorso si sarebbe rivelato mano a mano, si dovevano adattare.
    « Per me possiamo andare, Kusame-san. Se conosce qualche zona particolarmente pericolosa, ce lo dica così da poter stare attenti. Più che altro, voi due... » - Avrebbe girato lo sguardo verso i due ragazzi, prima di porre domande che gli sembravano più che fondamentali. « Come avrete intuito, so usare abbastanza bene queste due spade. Conosco le tecniche base di voi ninja e qualche trucco, ma sarò più utile nel corpo a corpo. Voi cosa potete offrire? Combattimento a distanza? Illusioni? Ne possiamo parlare durante il viaggio, ma vorrei conoscere anche i vostri limiti. » - Avrebbe finito, serio. Non era proprio da lui dire quelle cose, assolutamente. Ma ci teneva a fare bella figura e a proporsi come guida, più che capo, del gruppo. Probabilmente lui era molto peggio di quei due ragazzini, ma viaggiare senza sapere cosa potessero fare gli metteva un'ansia incredibile. Avrebbe aspettato la loro risposta, pronto a partire.

    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Hisao Akiyama
    Status: Illeso
    Resistenza: 150/150
    Stamina: 150/150


    Equipaggiamento/Protezioni:
    - Wakizashi [1]
    - Katana [1]
    - Shuriken [4]
    Tecniche Utilizzate/Azioni:


    Maestrie e Abilità attive:
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    Il pittore squadrò i ragazzi bene in volto mentre aspettava le loro domande. Notò quanto erano giovani per essere dei guerrieri. Come potevano dei ragazzi così novelli affrontare le insidie del mondo? Sapeva dell’esistenza delle tecniche ninja, degli addestramenti, ma credeva comunque che a quell’età non si dovesse pensare ad altro che a divertirsi. Anche se Ren alla loro età spendeva tutto il suo tempo ad apprendere nozioni e ad esercitarsi sulla tela.
    Si rivolse per primo a Kyoshi:

    -Oh lui probabilmente è l’unica persona con un po’ di sale in zucca in questo villaggio di zotici.

    Accentuò le ultime tre parole cercando di farsi sentire da tutto il villaggio.

    - Forse è perché viene da fuori, visto che lavora da poco....o forse perché facendo avanti e indietro da questo posto non ha respirato a sufficienza l’aria di stupidità che aleggia.

    Poi ascoltò l’altra domanda.

    - Eh se devo essere sincero mi sento a disagio ad intraprendere un viaggio completamente solo. Non ho più l’età e un viaggio fino a Konoha di questi tempi mi mette un po’ d’ansia. Non credo che qualcuno in particolare sappia che trasportiamo qualcosa di valore. Anzi, all’interno del villaggio non c’è nessuno che conosca la mia carriera da pittore famoso. O forse quasi nessuno. Non mi pare di averlo mai detto.

    Corrucciò la fronte e si sforzò di ricordare. Dopo poco fece segno ai tre di seguirlo e lentamente raggiunse il carretto dietro la sua abitazione. Era trainato da un cavallo di media stazza, dal corpo marrone e il crine e le estremità nere. L’anziano si avvicinò e iniziò ad accarezzargli il collo.

    -Il suo nome è Daiki. Dovete sapere che è molto fedele e per questo tende ad imbizzarrirsi facilmente se degli estranei provano ad avvicinarsi mentre non sono presente. Venite, avvicinatevi, ora è tranquillo.

    Poi allargò la mano verso il resto del carretto, che pareva quasi più vecchio del pittore, probabilmente era sopravvissuto a tutte le guerre ninja passate. C’era un baule, una bisaccia ed una ghirba piuttosto grande. Oltre ciò c’era spazio a malapena per una persona, forse due se si fossero strette l’uno contro l’altro.

    -Questo è il carro con cui trasporteremo le mie opere. Sono all’interno di quel baule lì sopra e qui ho la chiave.

    Mostrò la chiave legata al suo collo facendo un occhiolino. Ma quasi immediatamente tornò più serio.

    - Ah già, non c’è posto per tutti. Se volete almeno uno può salire con me e fare a turno con gli altri due. Mi dispiace davvero.

    Si mostrò sconsolato per il disagio venutosi a creare ed aspettò la decisione dei ninja e del samurai.
    Ritorno in se ed esclamò:

    -Allora direi che possiamo partire!

    L’anziano montò con difficoltà sul lato del carretto libero, probabilmente questo avrebbe spinto i cuori più nobili ad aiutarlo in questa, per lui, grande impresa.
    Afferrò le cinghie del cavallo e diede inizio a quel viaggio.


    La giornata era limpida e prometteva bene.
    Il sentiero prescelto dal signor Kusame era semplice, il più veloce per raggiungere Konoha, ma partendo da un luogo un po’ fuori dalle zone più densamente abitate sarebbero stati costretti a passare attraverso un piccolo sentiero poco battuto. Gli alberi erano fitti ai lati della careggiata e chiunque ci si sarebbe potuto facilmente nascondere e passare inosservato mentre il gruppo sarebbe stato agevolmente visibile. Ogni tanto avrebbero potuto avvistare delle rondini volare attraverso il paesaggio destando l’attenzione dalla monotonia di quella strada.

    Il ritmo cadenzato fu spezzato dal discorso dell’anziano.

    -Un tempo, ragazzi, viaggiavo moltissimo. Ho visitato quasi tutte le terre del continente orientale. Ho passato quasi tutta la mia vita a dipingere in viaggio, specializzandomi in uno stile ben preciso. Dovete sapere che l’obiettivo, potremmo dire finale, è la realizzazione di quattro quadri. Ovvero le quattro stagioni che compongono l’anno, che a loro volta simboleggiano le virtù dell’uomo ideale. Nell’ultima decina di anni o forse più sono rimasto bloccato sull’ultimo. Sbattevo la testa ovunque ma non riuscivo a completare l’inverno. Solamente poco tempo fa ci sono riuscito e vorrei portarlo a Konoha, così che tutti possano vedere che ho finito, che ci sono riuscito e che non sono solamente uno dei tanti maestri che ha quasi compiuto la sua carriera, fallendo.

    Guardò deciso in faccia i tre, i quali a loro volta potevano aver assodato che fosse un po’ logorroico.

    -Per questo è così importante...forse potrei perfino dire che oggi come oggi sono più importanti loro
    -indicò con un occhiata e con il dito indice il baule- di me.

    Il percorso iniziò a diventare più tortuoso finché non raggiunsero una discesa che svoltava verso destra. La foresta finì ed iniziarono a scorgere delle fattorie. Nel frattempo si era fatto l’imbrunire e poco dopo poterono vedere delle case affacciarsi direttamente sulla strada. In mezzo ad una di essa, sulla sinistra, c’era una taverna a due piani. Essa non aveva nome visto che era l’unica. Ogni passante di lì sarebbe comunque stato costretto a fermarcisi, anche se in molti probabilmente ne avrebbero fatto a meno.
    Un tizio che sostava davanti la stessa fece segno di girare attorno alla casa di fianco, probabilmente la stalla si trovava dietro, celata alla loro vista. Quindi aggirarono la dimora e la raggiunsero.

    - Ragazzi ovviamente il vitto e l’alloggio è tutto a mie spese! Non ve lo decurterò dall’ingaggio...

    Il vecchio scese soppesando il suo piccolo salto e andò dritto dal cavallo agitato.

    -Daiki stai tranquillo ci vediamo domani mattina

    Si tranquillizzò alle parole del padrone e pareva anche essersi abituato alla presenza dei ragazzi.

    Ren Kusame entrò nella taverna dalla porta di dietro e chiese delle stanze per la notte, che fortunatamente erano quattro e tutte libere. Riuscì ad ottenere un buon prezzo, visto che inevitabilmente il proprietario della locanda non sarebbe riuscito ad affittarle a nessun altro. Chiese per se una ciotola di riso e del maiale fritto e lasciò ai giovani decidere cosa preferivano.
    La taverna non era né piena né vuota e pareva frequentata solamente dalla gente del luogo intenta a godersi gli ultimi attimi della giornata sorseggiando del vino o del sake. Non sembrarono essere interessati dal gruppo di Kusame, probabilmente qualche straniero o viandante capitava lì di tanto in tanto e perciò dovevano essere abituati.

    Una volta che furono tutti serviti al tavolo e solamente quando finirono di cenare il vecchio tirò fuori da una tasca dell’erba puzzolente che avrebbe appestato perfino una stalla. Ne tagliò un pezzo e lo mise dentro un bicchiere d’acqua che assunse un odore acre. Lo mescolò.

    -Questa è un erba che viene da fuori il paese del fuoco. Soffro d’insonnia e mi permette di addormentarmi. Oramai sono così tanto abituato all’odore che neanche lo sento più.

    Bevve la sostanza e si pulì le labbra con la manica della giacca.

    - Mi conviene andare a dormire perché fa subito effetto, vi lascio a voi organizzarvi sui turni per la notte e tutta la roba ninja, tanto non vi sarei minimamente di aiuto.

    Sbadigliò a bocca aperta coprendosi in ritardo la bocca.

    -Allora buonanotte.

    Così si recò al piano di sopra, dove un letto morbido e un guanciale di paglia lo stavano aspettando.

    Se avete domande mi potete mandare un mp :rosa:
     
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    Ascoltai le parole del vecchio con attenzione, avevo imparato che non sempre ciò che una persona crede di sapere corrisponde a realtà. Ci disse che il postino secondo lui era l’unico all’interno di quel piccolo villaggio con un po’ di cervello, e che secondo lui non vi erano veri e propri nemici che lo minacciavano, la nostra presenza era una sicurezza per salvaguardare il suo lavoro di una vita.
    Quando decidi di intraprendere la via dello shinobi non ti aspetti di affrontare determinate situazioni, credi che sia tutto un combattere e difendere, incursioni, assassini. Quando ci sei dentro veramente ti accorgi che non è così. Capita di dover andare a salvare il gatto di un’anziana signora, o di dover scortare un uomo chiacchierone per kilometri senza che nulla accada.
    Uno dei due ragazzi parlò, quello che si era presentato come samurai di Testu.


    Come avrete intuito, so usare abbastanza bene queste due spade. Conosco le tecniche base di voi ninja e qualche trucco, ma sarò più utile nel corpo a corpo. Voi cosa potete offrire? Combattimento a distanza? Illusioni? Ne possiamo parlare durante il viaggio, ma vorrei conoscere anche i vostri limiti.

    Era una domanda pertinente, ma scoprire così le mie poche carte con degli sconosciuti non mi piaceva molto, nonostante fosse necessario.

    Io sono più ferrato nelle arti magiche, ma non sono ancora a conoscenza di tecniche offensive, per lo più di supporto

    Dirlo ad alta voce rese ancora più reale la sensazione di incompetenza che mi sentivo addosso da quando ero stato promosso a genin. La sciacciai, pensando che il duro lavoro avrebbe comunque ripagato un giorno.
    Seguimmo il signor Kusame fin dietro la capanna, dove vi era posteggiato un carro agganciato ad un cavallo di media stazza color marrone. Non era insolito incrociare animali di quel genere lungo le via che portavano ai villaggi maggiori.


    Il suo nome è Daiki. Dovete sapere che è molto fedele e per questo tende ad imbizzarrirsi facilmente se degli estranei provano ad avvicinarsi mentre non sono presente. Venite, avvicinatevi, ora è tranquillo

    Mi avvicinai di poco mantenendo comunque la distanza e osservai il carro. Notai subito che non vi era spazio per tutti, tentando di nascondere la mia disapprovazione. Era molto vecchio, conteneva un baule dove vi erano palesemente riposte le opere da vendere, e delle bisacce d’acqua. Ben presto avremmo dovuto affrontare il discorso su chi sarebbe dovuto andare a piedi, io non ero una persona che amava discutere e inoltre ero anche abbastanza riposato avendo dormito lungo il tragitto in mare.

    Giocatevi pure il posto sul carretto tra voi due, io preferisco andare a piedi

    Mentivo ovviamente, ma in fin dei conti non mi dispiaceva percorrere a piedi il paese del fuoco.
    Il vecchio Ren kusame fece per salire sul carretto, riscontrando non poca difficoltà. Gli porsi una mano per sostenerlo e l’altra per aiutarlo a spingersi in su, dopodiché ci mettemmo in marcia.
    Il tempo era dalla nostra, il cielo non mostrava segni di piogge imminenti contrariamente a come ero abituato io nel paese dell’acqua. Il sentiero sembrava sgombro e privo di minacce imminenti, ne approfittai dunque per godermi il panorama. Non avrei iniziato a dialogare con i miei compagni ammenoché non lo avessero fatto loro per primi, non ero un tipo molto socievole.
    Gli alberi si infittivano e il sentiero lungo la quale stavamo camminando era esposto, di tanto in tanto la mia attenzione veniva attratta da stormi di rondini che attraversavano il cielo limpido sopra di noi.
    Certo non speravo di essere attaccato in quel frangente, ma almeno avrebbe rotto la monotonia di quel viaggio. Il signor Kusame doveva aver percepito quel silenzio come un invito a parlare, perché attaccò un monologo.


    Un tempo, ragazzi, viaggiavo moltissimo. Ho visitato quasi tutte le terre del continente orientale. Ho passato quasi tutta la mia vita a dipingere in viaggio, specializzandomi in uno stile ben preciso. Dovete sapere che l’obiettivo, potremmo dire finale, è la realizzazione di quattro quadri. Ovvero le quattro stagioni che compongono l’anno, che a loro volta simboleggiano le virtù dell’uomo ideale. Nell’ultima decina di anni o forse più sono rimasto bloccato sull’ultimo. Sbattevo la testa ovunque ma non riuscivo a completare l’inverno. Solamente poco tempo fa ci sono riuscito e vorrei portarlo a Konoha, così che tutti possano vedere che ho finito, che ci sono riuscito e che non sono solamente uno dei tanti maestri che ha quasi compiuto la sua carriera, fallendo.

    Abbastanza chiaro che quei quadri per lui erano tutta la sua vita, la realizzazione di una carriera. Quasi come diventare Kage per uno shinobi, anche se non credo che il termine di paragone fosse proprio azzeccato. Mi domandai se avessimo dovuto scegliere, tra la vita del vecchio e i suo quadri, cosa avrei fatto io? La mia missione era scortare lui, quindi logicamente parlando la sua vita era più importante, ma lui era temporaneamente il mio capo e se mi avesse chiesto di portare i quadri a konoha e di lasciare morire lui io avrei dovuto eseguire gli ordini. Come al solito mi stavo facendo dei viaggi mentali, la noia di certo non aiutava.
    Il cielo iniziò ad imbrunire, e in lontananza scorsi delle abitazioni e una taverna a due piani in mezzo a due di esse. Secondo il percorso indicatoci dal vecchio quello doveva essere il primo posto dove ci saremmo fermati a riposare. Arrivati dinnanzi la taverna un uomo ci fece segno di fare il giro per posteggiare il carro, ed è quello che facemmo. Aiutai il vecchio a scendere e mi feci aiutare a portare il baule dentro. Non lo avrei di certo lasciato dentro il carro, era più sicuro portarlo nella stanza in cui avrebbe alloggiato il signor Kusame e fare la guardia a quella.
    Trovammo quattro stanze libere, ma si occupò di tutto il vecchio senza farci spendere nulla ovviamente, dopodiché andammo insieme a cena. Ne approfittai per guardarmi intorno in cerca di individui sospetti, ma nessuno sembrava esserlo più di noi, era gente probabilmente abituata a vedere viandanti andare e venire, non fecero nemmeno troppo caso a noi.
    Il signor Kusame a fine cena estrasse un pezzo di erba puzzolente e lo infilò nel suo bicchiere d’acqua, spiegandoci che lo aiutava con l’insonnia. Non indagai oltre, ero impegnato a coprirmi con discrezione il naso a causa di quell’odore.
    Il vecchio si congedò per andare a dormire, e lasciò a noi l’organizzazione dei turni di guardia.


    Io sono abbastanza riposato, posso fare il primo turno se per voi va bene…possiamo alternarci ogni tre ore così da coprire ampiamente tutta la notte

    Attesi il riscontro dei miei compagni sperando che anche per loro andasse bene, d’altronde c’era poco da organizzarsi, eravamo in tre e dovevamo fare la guardia mantenendoci riposati per il giorno successivo.

    Resistenza: 200
    Stamina: 200
    Azioni: //
    Note: Mi sono dimenticato di rispondere al pg di delin :P vabbè pace


    Edited by Xion™ - 18/4/2020, 13:13
     
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    Non fui l’unico a porre delle domande, il ragazzo di Kiri invece chiese del motivo per cui aveva assoldato una scorta. Entrambe le risposte del pittore non furono specifiche né soddisfacenti, ma me le feci bastare. L’altro soldato invece si rivolse a me e a Shin, chiedendoci delle nostre capacità ninja, specificando che lui era più portato sul combattimento corpo a corpo che altro.
    beh, io sono un combattente che dà il meglio di sé nel medio-lungo raggio. Sono più bravo nei ninjutsu che nei taijutsu, ma se qualcuno mi si avvicina un po’ troppo, so come tenerlo a bada
    Dissi, dando contemporaneamente delle pacche sulla giara che mi portavo sempre dietro la schiena.
    Ah, e so utilizzare il fuuton
    Oramai era giunto il punto di partire verso Konoha, quindi Ren ci fece strada fino al carretto a cui c’era già legato un cavallo da soma di color cioccolato, chiamato Daiki. Fummo avvisati quasi subito che intorno a noi avrebbe potuto fare i capricci, ma che per ora sembrava calmo. Ma non fu quello il dettaglio che mi preoccupò di più. Il carretto trainato dal cavallo, oltre a essere vecchio quasi quanto il pittore, non sembrava molto spazioso. Io, Shin e Akiyama avremmo dovuto darci il cambio. In un primo momento pensai di creare una nuvola di sabbia per evitare di occupare il carretto, ma scartai subito l’idea. Le mie riserve di chakra non erano infinite, non sarebbe stato saggio sprecarle in una maniera così futile, specialmente vista la lunghezza del viaggio.
    Akiyama si propose per restare a piedi, e nemmeno io volli dare l’idea di essere particolarmente debole
    Immagino che faremo a turni…Shin, vuoi salire te per primo?
    Appena usciti dal villaggio ci addentrammo in un sentiero stretto e sconnesso, circondato ai lati da una fitta vegetazione composta principalmente da alberi di altezza (per me) spropositata. L’umidità per me fu una spiacevole novità: Non essendo abituata ad essa, in quel momento mi sembrò di essere ricoperto in una specie di sciroppo. Mi sentivo… adesivo. Decisi quasi subito che questa caratteristica del paese del Fuoco non mi piaceva, quindi provai a concentrarmi su altro, anche se quella spiacevole sensazione continuò a rimanere nel retro della mia testa. Per ingannare il tempo, decisi di iniziare una conversazione con i miei compagni di missione.
    Posso farvi una domanda?
    Chiesi, cercando di attirare la loro attenzione.
    Io non so voi siete sono mai stati a Suna, ma io non sono mai stato a Konoha prima d’ora, né a Kiri, né a Tetsu. I vostri Paesi sono simili a questo? No perché tra questo paesaggio e quelli tra cui io sono cresciuto c’è una differenza abissale, che è sorprendente, vista la loro relativa vicinanza.
    Ascoltai la loro risposta, poi decisi di portare avanti la conversazione sempre nella stessa direzione.
    beh, già che ci siamo, perché non mi raccontate un po’ in generale dei vostri paesi? Sono molto curioso? Se volete vi posso raccontare un po’ di Suna!
    Continuai, sperando che la mia sete di conoscenza fosse placata.
    Il viaggio proseguì in maniera monotona e noiosa (se non fosse per i monologhi del pittore su suo stile di pittura o roba del genere) fino al tramontare del Sole. La foresta si interruppe per dar spazio ad un’ampia distesa di fattorie su terreno pianeggiante. Dopo poco arrivammo nei pressi di una locanda posta in mezzo a quelle che sembravano tante altre piccole case. La taverna di per sé non era in condizioni splendide, ma non era nemmeno fatiscente, quindi non mi lamentai. Aiutò anche il sapere che il costo di alloggio non sarebbe stato decurtato alla mia paga, quindi fui più che felice di dormire al coperto e avere una cena a gratis. Arrivati il momento di coricarci trasportammo il baule contenente i dipinti nella stanza del signor Ren, poi Akiyama si offrì nuovamente di fare il turno di guardia, proponendo di cambiarci ogni tre ore. Non trovai niente da obbiettare, quindi mi offrii per il secondo turno.
    Buona idea, Shin. Svegliami pure una volta passate le tre ore, che ti do il cambio. Aki-San, a te va bene fare l’ultimo turno?
    Dissi, mentre mi avviavo a coricarmi per quelle poche ore che mi separavano dal turno di veglia.
    Kyoshi Jiki
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    Edited by sundavr - 14/4/2020, 19:28
     
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    hisao akiyama
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    Narrato - « Parlato » - « Pensato »

    Era ora di cominciare quel viaggio in compagnia dello strambo signore-artista-mentecatto e dei due ninja un po' più giovani di lui, forse ansiosi tanto quanto lui. Prima di tutto rimase ad ascoltare le informazioni fornite dalle altre domande poste, che non sembravano disturbare più di tanto il signor Kusame. Il fatto che considerasse quel bizzarro uomo uno dei pochi che poteva considerare affidabile lo incuriosiva, più che altro perché la stessa alta reputazione che l'artista provava per il postino non sembrava essere ricambiata da quest'ultimo. Era come aveva pensato, dopotutto: una persona che spiccava tra le altre per il semplice fatto di essere semplicemente uscita dai propri confini, trattata male dal villaggio così come Kusame. Neanche Hisao aveva tutta questa gran stima per i villani, anche se proveniva da un luogo molto simile. Gli piaceva pensare che si fosse minimamente staccato da quelle tradizioni che in città venivano considerate idiote superstizioni, ma non poteva negare di essere intimorito dalla confusione e dal brulicare di attività dei grandi villaggi. Fu attento ad ascoltare le motivazioni di quel viaggio e se qualcuno potesse avere qualcosa contro di lui, questione che alla fine ritenne leggermente legittima. Era un sollievo che non avesse nemici particolari ed anzi rendeva tutto molto più facile il non avere conoscenze all'interno del villaggio. Probabilmente l'unico a sapere qualcosa era quel postino dal sorriso furbo e meschino, considerato quanto lietamente li aveva aspettati. Si disse di lasciare perdere, anche perché aveva anche lui qualcosa da chiedere. Non sembrava ci fossero particolari problemi durante il viaggio da accennare, anche se Hisao sospettava che semplicemente il vecchio Kusame non li conoscesse, ma uno dei due ragazzini rispose alla sua domanda posta con tanta riservatezza e serietà. Il ragazzino dai capelli mossi e corvini rispose con quello che il samurai si aspettava di sentire. Una persona in grado di attaccare da lontano significava non dover temere troppo eventuali avversari ninja ed assicurava in ogni caso un grande vantaggio tattico. Che sapesse difendersi da vicino lo rendeva un elemento decisamente prezioso, visto che avrebbe potuto concentrare i suoi sforzi nel difendere il loro cliente. Avrebbe aspettato anche una risposta da parte del giovane di Kiri dai capelli argentei, ma non sembrava in vena di parlare. Non gli piaceva ripetersi ed immaginava che un bambino così piccolo avesse in effetti fin troppi pensieri nella sua testa per potersi concentrare su altro, o perlomeno era ciò che pensava la sua mente maliziosa. Non voleva avere troppi pregiudizi verso gli shinobi del Villaggio della Nebbia, ma uno gli aveva tranciato il petto e l'altro non aveva risposto alla sua domanda, quindi forse cominciò ad avere qualche pensiero maligno. Se avesse voluto tirare fuori l'argomento di nuovo avrebbe risposto con piacere, ma per ora Kiyoshi sembrava abbastanza utile da non avere bisogno di informazioni sull'altro.
    « Capisco, meglio così. Io so usare la Terra, invece. » - Avrebbe risposto con un sorriso di cortesia, mentre il vecchio li portava verso il suo carro. Hisao non ebbe una vera e propria buona impressione, ma considerate le condizioni del villaggio non poteva aspettarsi granché. Era un carro dall'aspetto sgangherato e sembrava sull'orlo di cadere a pezzi, ma bastava che funzionasse. Lui non era un grande esperto di mezzi di trasporto e sperava profondamente che non si sarebbe rotto durante il viaggio, ma gli sembrava quasi un'eventualità che si sarebbe sicuramente realizzata. Se le armi avevano una costruzione e dei meccanismi, beh, Hisao era sicuro che poteva analizzare qualche ruota rotta ed aggiustare qualche asse saltata. Si avvicinò curioso all'equino dopo l'invito del signor Kusame, sorridendogli e salutandolo allegramente. « Piacere, Daiki-san. » - Si presentò scherzosamente all'animale alzando la mano sopra la propria testa, sperando che non volesse ucciderlo per essersi rivolto a lui con quell'appellativo così serio ed onorevole. Era ora di partire ed era ovviamente un carretto troppo stretto per tutti e quattro. Poco male, visto che avrebbero riposato spesso. I due ragazzini preferirono non salire sul mezzo, scaricando il posto a sedere prima ad uno poi a lui. Anche lui avrebbe voluto lasciare spazio a chi magari non era così portato per la camminata, ma se i due avevano così tante energie in corpo avrebbe accettato volentieri. Che fosse una strana forma di rispetto per il fatto che fosse più anziano? Non voleva sembrare particolarmente...vecchio, oppure affaticato. Aveva fatto una bella impressione od era il risultato di un cattivo primo giudizio? « Va bene, salirò io per primo. » - Hisao si sarebbe sistemato comodo sul carro, mettendo il fodero della propria wakizashi sulle gambe, come per essere pronto ad estrarla. Il paesaggio avrebbe cominciato lentamente a scorrere, nonostante in quel momento il corvino non potesse proprio rilassarsi. Era vero, era una strada abbastanza tranquilla ed isolata. Inoltre, non c'era nessun vero nemico o cacciatore di teste che volesse quella del pittore. Però...come se fosse lui stesso il guidatore del carro, non se la sentiva di poter ammirare il paesaggio con tanta felicità e libertà. Gli piaceva vedere posti nuovi, ma era ormai un atteggiamento che doveva lasciare a quando era in viaggio per la missione. Il Paese del Fuoco era certo un posto particolare, perlomeno per uno che abitava in mezzo alle montagne. Gli alberi rigogliosi ma con le foglie così larghe e non aghiformi lo stupivano, ma commentava tra sé e sé quei dettagli mentre cercava di osservare i punti dove avrebbero potuto ricevere un'imboscata. Vedere dei volatili che non fossero dalle penne bianche ed arruffate, quasi come mostri pelosi, era piuttosto strano, come osservare degli uccelli tropicali. D'improvviso il ragazzo di Suna cominciò a parlare, facendo girare gli occhi al samurai corvino su di lui. Kiyoshi parlò di quei luoghi in modo così entusiasta che era quasi piacevole sentirlo parlare di posti dove non era stato come un curioso geografo che scopre una terra nuova. Il percorso sembrava tranquillo, quindi si rilassò per un attimo.
    « Tetsu è in mezzo a delle montagne sempre coperte di neve, è decisamente diverso. Anche se sono stato a Kiri per un paio di settimane. » - Avrebbe cominciato a rispondere, appoggiandosi sul manico della spada, con un sorrisetto coperto in parte dai capelli. « Mm-mh. Il Paese del Ferro è...molto freddo e spesso fa brutto tempo. Qualche giorno dell'anno però c'è il cielo limpido ed azzurro, è molto bello. Ci sono solo samurai ma impariamo qualcosa dai ninja, non posso dirvi più di tanto. Suna è in mezzo alle oasi o qualcosa del genere? » - Fece una faccia quasi sconsolata, come se fosse dispiaciuto di non poterne parlare di più ai suoi compagni, mentre contrapponeva una domanda per cambiare argomento.
    Dopo quella breve conversazione avrebbe cominciato a parlare il pittore, che raccontò della sua vita come incoraggiato dalle parole dei ragazzi lì presenti. Era un discorso artistico che Hisao non poteva capire così bene, ma perlomeno era una prospettiva diversa. Era abituato ad ascoltare molto, quindi dritto con la schiena sentì parlare l'artista riguardo la sua carriera e l'obiettivo di quel viaggio. Era piuttosto inquietato dalle sue ultime parole, lui non sarebbe mai riuscito a morire per una coppia di quadri, ma neanche per una spada splendida. C'era veramente così tanto valore in quelle pennellate? Hisao non riusciva a capirlo, voleva commentare qualcosa per fare conversazione ma non voleva sembrare sgarbato. Pensò che c'erano moltissime cose che non conosceva che erano estremamente importanti per un sacco di persone, quindi non era sicuramente compito suo giudicarlo.
    « Oh...spero di poterli vedere a fine viaggio, Kusame-san. » - Avrebbe semplicemente risposto al vecchio. Il viaggio cominciò a farsi più duro, ma non fu nulla di eccezionalmente difficile. Sperava che il carretto reggesse e - mentre il sole cominciava a calare - arrivarono ad una locanda molto anonima e senza particolari decorazioni e sfarzi. Almeno avrebbero avuto un posto comodo per dormire, era molto probabilmente meglio di casa sua. Posando il cavallo ed entrando dentro, Hisao fu felice di non sentire più l'aria attraversargli il viso in un tepore che era così piacevole dopo una giornata di viaggio. Non poteva dire di essersi divertito, ma era normale non essere in confidenza con persone che praticamente non si conoscevano. A quanto pare avrebbe offerto tutto il signor Kusame, offerta che Hisao avrebbe gentilmente accettato. Gli piaceva poter risparmiare soldi in modo così facile e trovò il pittore una persona davvero gentile. Avrebbero cenato velocemente, in un silenzio vagamente imbarazzante. A distrarlo sarebbe stato un odore pungente che gli avrebbe fatto fare una smorfia di disgusto, celata velocemente notando che la fonte era proprio l'erba selvatica del loro cliente. Non sapeva quanto fosse educato e di buon gusto fare una cosa del genere in un locale, ma non commentò oltre.
    « Buona notte! Dorma sogni tranquilli. » - Avrebbe alzato il braccio mentre l'uomo andava a dormire, rilassandosi un po' sulla sedia ora che il loro cliente non era più lì. Shin sembrò leggere nella mente quello che voleva proporre, considerato che non si fidava molto della gente del luogo. Il fatto di non aver incontrato nessuno poteva rassicurarlo, ma non poteva che preoccuparsi che Kusame-san non avesse raccontato tutto. Quelle parole di quel pomeriggio gli tornavano in mente come un eco, facendogli battere il cuore come se fossero un monito. Avrebbe ascoltato le proposte dei primi due, prima di appoggiare i gomiti sul tavolo ed annuire.
    « Va bene. Fate attenzione e mettiamoci nel corridoio delle stanze. » - Avrebbe detto, alzandosi dal tavolo per posare le sue poche cose dentro la propria stanza. Nulla di ché, ma un posto tranquillo per quelle poche ore. Avrebbe provato ad addormentarsi sul proprio letto ma rimanendo comunque vestito ed appoggiando le due spade in piedi accanto alla porta, sperando che i due altri ninja non si addormentassero. Se non fosse successo nulla avrebbe dormito per le prime ore, prendendo sonno a fatica ed alzandosi giunto il proprio momento, posizionandosi dove c'erano tutte le entrate delle stanze.
    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Hisao Akiyama
    Status: Illeso
    Resistenza: 150/150
    Stamina: 150/150


    Equipaggiamento/Protezioni:
    - Wakizashi [1]
    - Katana [1]
    - Shuriken [4]
    Tecniche Utilizzate/Azioni:


    Maestrie e Abilità attive:
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    La mano dell’uomo tracciò delle linee immaginarie premendo sofficemente sulla pelle della ragazza che gli faceva compagnia nel letto. Cercava di mostragli il percorso che il vecchio avrebbe effettuato. Si fermò al di sotto del monte di venere e disse:

    -Ed è qui il posto migliore per tendergli una trappola!

    E sorrise beffardo, si sentiva un grande uomo, potente e realizzato in quel momento intimo. Ma alla donna non interessava quello che stava accadendo, tutto ciò era servito solo a carpire le informazioni da quel fesso.

    -Se sai così tanto perché non hai preferito tu stesso prendere le opere?

    Il sorriso si interruppe di scatto.

    -Non mi piace sporcarmi le mani, non sono il tipo ed è più facile in questo modo. Continuo con il mio lavoro, prendo le informazioni e le vendo. Mi piace definirmi un intermediario tra compratore e merce.

    La donna si infastidì ma non lo diede a vedere, odiava chi non era pronto a spargere un pò di sangue. Intanto l’uomo si alzò e si avvicinò nudo al balcone della camera in cui si trovavano.

    -Ti devo chiedere un favore.

    -Che c’è?

    -Non uccidere il vecchio. Gli altri puoi farci quello che ti pare, conosco un po’ la tua fama in questo giro. Ma lui mi sta simpatico, non merita di morire.

    La risposta fu una risata stridula. Il postino si girò mentre la rabbia montava nel suo petto. Ma lei lo fissò negli occhi e pizzicandosi i seni lo sedusse a tornare nel letto. Bastava poco per calmare un uomo, specialmente quelli come lui. Ma quelle parole la stavano facendo riflettere. Non era tipa da lasciare sopravvissuti, ma in questo caso avrebbe avuto a che fare con dei ninja. Non voleva essere istintiva ma fredda e calcolatrice, ma lo trovava alquanto arduo. Infatti la sua volubilità l’avrebbe portata a cambiare sicuramente idea più e più volte. Quando i due furono di nuovo una di fianco all’altro gli disse:

    - Non mi ricordo, ma mi hai sentito cantare?

    - No, non mi pare.

    Apparve dispiaciuta, similmente ad un superstizioso che non riesce a portare a termine un rito scaramantico.

    - Uhm...peccato, allora dovrò fare un eccezione.

    Allargò le labbra e mostrò una moltitudine di denti superiore a chiunque fosse un semplice umano.

    - Un eccezione a cosa?

    Il postino spalancò gli occhi terrorizzato ed ebbe paura per l’ultima volta.

    - Non importa.

    Con un rapido balzo montò sul petto dell’uomo e gli aggredì la gola strappandogli con un morso un lembo di carne. Un getto di sangue caldo la bagnò in volto ed un altro più debole insozzò di cremisi le lenzuola bianche. Tutto si era concluso come aveva organizzato. Si alzò e guardò oltre gli animali che erano sopraggiunti dai buchi nelle pareti di legno. Con un semplice gesto della mano fece segno ai suoi piccoli compagni di vita che la cena era pronta.

    ———

    Il vecchio si addormentò senza neanche avere il tempo di sbadigliare. Intanto la notte prendeva il posto del giorno e la taverna iniziava a svuotarsi. I tre ragazzi si organizzarono in turni, pronti a controllare la situazione, ma uno di loro avrebbe conosciuto per primo chi dava la caccia a quelle opere.

    Nel frattempo un uomo tornava verso casa, dopo una cena con i suoi amici che conosceva fin da quando era nato. Quella strada era la loro casa e racchiudeva in essa tutte le vite di chi ci abitava. Quell’uomo sbandava leggermente a causa dell’alcol che aveva bevuto durata la serata, ma non era così malridotto da non capire cosa gli accadesse attorno. Si muoveva vicino al muro, cosicché in caso di passo falso si sarebbe sorretto con un mano. Sentì un fruscio rapido dietro le spalle, quindi si voltò con un briciolo di paura dato il contesto notturno. Non vide nulla, ma d’un tratto percepì un morso sul braccio che teneva verso il muro. Gli si annebbiò la vista. Provò a lottare ma infine la sua volontà fu soppressa, così fu anche per altri nelle vicinanze di quella taverna, la stessa in cui i nostri giovani eroi alloggiavano.

    Era il secondo turno, proprio metà della notte, il turno di Kyoshi. Il cosiddetto turno di mezzo, dove il ragazzo non avrebbe potuto fare altro che dormire a mozzichi e bocconi. Un turno già di suo sfortunato, ma che lo sarebbe stato ancora di più.
    Kyoshi avrebbe potuto vedere in lontananza delle figure avvicinarsi. Ne avrebbe visto solamente uno all’inizio, leggermente illuminato dal chiaro di luna. Ma ad ogni passo se ne sarebbe aggiunto prima uno e poi un altro. I tre avrebbero marciato muovendosi all’unisono guidati da un qualcosa che Kyoshi non poteva vedere né percepire. Ma avrebbe potuto notare che la loro camminata non ricalcava la normalità, anzi gli avrebbe probabilmente ricordato dei burattini guidati da fili invisibili. Quando la luce delle torce avrebbe finalmente mostrato al giovane i volti dei tre avrebbe notato le orbite rovesciate e la schiuma alle loro bocche. Ma ciò a cui avrebbe fatto più attenzione sarebbero stati i due coltelli lanciati verso di lui, dritti verso il suo torace.

    Daiki era agitato da molto prima che i tre si presentassero, essendo un animale straordinariamente intelligente era in grado percepire delle sensazioni che gli umani non potevano. Una volta che vide il lancio dei due coltelli si imbizzarrì, scalciò la stalla facendo così tanto baccano da svegliare chiunque si fosse trovato nei dintorni, compresi Hisao e Shin. Le opere e il loro compagno di missione erano in pericolo, sarebbero accorsi in aiuto?

    Allora sundavr questo è l’attacco dei malviventi:
    -Lancio coltellix2

    Dopo che ti sei difeso puoi contrattaccare, ricordati di non essere autoconclusivo sulla difesa ;)
    Xion e Delin arrivate subito dopo la difesa e vi unite all’attacco, sono tre persone a poco meno di dieci metri da voi.

    Xion ricordati di linkare la scheda sotto ogni post.
     
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    la notte continuò il suo inesorabile cammino, e con lei si portò via le poche ore che mi avrebbero separato dal mio turno di guardia. Inutile dire che ci misi un secondo a tornare funzionante quando Shin venne a bussare alla mia porta. Avevo dormito praticamente vestito e con la giara di sabbia ai piedi del letto, quindi in pochissimo tempo ero fuori dalla porta, pronto a incominciare il turno di guardia. Era la mia esperienza come sentinella, quindi avevo solo nozioni teoriche su come muovermi. In ogni modo non credevo che la prima cosa che avrei sorvegliato a costo del mio sonno sarebbero stati dei quadri rinchiusi dentro una cassa in un'osteria senza nome in un angolo del Paese del fuoco dimenticato dal mondo. Decisi di impostare il giro di ricognizione in maniera che sorvegliassi sia l'entrata principale che quella secondaria dell'Osteria, alternando periodi di ricognizione dell'area circostante a periodi passati sul tetto della struttura a osservare dall'alto le zone di interesse. Trovai quest'ultimo approccio migliore, ma anche più stancante psicologicamente, poiché per osservare con attenzione dovevo necessariamente stare in quiete, e questo mi ricordava con prepotenza la mancanza di sonno a cui mi ero semi-volontariamente imposto.
    Per la maggior parte del tempo tutto scorse tranquillo. La notte era serena, e il chiaro di luna forniva una illuminazione delicata ma fredda. La notte era anche nettamente più tiepida qui che a Suna, quindi era anche piacevole rimanere all'aperto, godendosi il silenzio assoluto che solo la notte riesce a portare. La quiete era sporadicamente interrotta da alcuni animali notturni che a volte facevano risuonare i loro richiami per la foresta. Oramai mi stavo convincendo che non avrei incontrato nessun problema, ma ovviamente il mondo ci tiene sempre a ricordarmi che ha dei preferiti, e che io non sono tra essi.
    Prima una, poi due, poi tre figure uscirono dall'oscurità. Erano tre uomini, ma in loro c'era qualcosa di strano, come particolari che mettono in allerta il tuo cervello in maniera quasi involontaria.
    Aguzzai la vista, e mi resi conto di cosa non andava. I loro movimenti erano innaturali, macchinosi, come se fossero comandati da un burattinaio. C’era sicuramente qualcosa che non andava in loro, e il fatto che non indossassero equipaggiamento militare non mi rassicurava più di tanto. Anzi, più si avvicinavano, più inquietanti particolari venivano alla luce. In particolare non potei non fare caso alle loro facce. Occhi ribaltati, schiuma dalla bocca, tutto dava ad intendere che quegli uomini non fossero in loro al momento.
    Posso aiutarvi?
    Chiesi con fare circospetto. L’unica risposta che ricevetti furono due lame lanciate verso di me. Ok, erano tanto loquaci quanto pacifici, meglio togliersi dalla traiettoria. Fortunatamente tutto il tempo passato ad osservare il territorio circostante mi aveva dato una conoscenza spaziale di quel luogo decente. Sapevo quindi che vicino all’entrata della erano disposti dei secchi di medie dimensioni, usati probabilmente per i lavori più disparati. Un’occhiata veloce per assicurarmi che la mia mente non mi avesse giocato un brutto scherzo, cercai di comporre velocemente i sigilli per la tecnica della sostituzione, infine provai ad attaccarmi al secchio più vicino per poi sostituirmi con esso.
    Una volta provato ad evitare il loro attacco, incominciai a pensare a restituirgli il favore. Mi trovavo in svantaggio numerico, ma andare a svegliare gli altri due ninja era fuori discussione, erano troppo lontano. Fortunatamente Daiki, l’inquieto cavallo, mi accorse in aiuto. Appena vide i coltelli incominciò ad imbizzarrirsi e a fare casino, quindi immaginai che i miei compagni sarebbero arrivati a poco. Sperando che arrivassero abbastanza in fretta da sentirmi, gli urlai.
    TRE SOGGETTI SOSPETTI DI FRONTE A ME! Io faccio scompiglio e poi cerco di bloccare quello più a sinistra, Samurai occupati degli altri due! Shin, tieni sott’occhio i quadri!
    Nel poco tempo che avevo avuto a disposizione per pensare, avevo già in mente un piccolo piano per risolvere il problema velocemente.
    Per prima cosa scattai con l’aiuto della Shunshin no Jutsu in maniera diagonale rispetto ai miei nemici in modo da trovarmi equidistante sia dalla porta della stalla che dal gruppo di uomini-burattini, ma anche di non essere nella retta tra quei due punti. Provai ad incanalare il chakra vento, per poi farlo detonare in mezzo al gruppo di nemici attraverso un movimento discendente delle braccia. La daitoppa avrebbe creato un bel po’ di scompiglio, o almeno questo era il piano.
    Infine era il momento di bloccare l’uomo più vicino a me attraverso i sunajutsu. Stappai la giara, poi facendo scorre il chakra nella sabbia avrei provato a creare un flusso che cercai di dirigere ad alta velocità verso la vittima designata, flusso che poi si sarebbe trasformato in una gabbia da cui avrebbe faticato ad uscire.
    Sperai soltanto che anche gli altri ragazzi mi avrebbero dato manforte, e che non fossi stato da solo contro tre.
    Kyoshi Jiki
    Azioni difesa:
    -Tecnica della sostituzione
    -
    -
    -
    Azioni attacco:
    -Scatto (con bonus Shunshin)
    -Daitoppa
    -Gabbia di sabbia
    -
    Resistenza:100-1=99
    Stamina:100-5-5-10-10=70
     
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    Vidi dunque entrare i miei compagni nelle loro stanze e rimasi solo e pattugliare i corridoi e l’area circostante, sperando che non accadesse nulla. Sembrava una notte tranquilla, la zona ristorazione aveva iniziato a svuotarsi e ormai erano udibili poche voci. Quel silenzio mi avrebbe di certo aiutato a cogliere qualsivoglia segnale di pericolo con prontezza.
    Passai le prime due ore a fare avanti e indietro, buttando di tanto in tanto un occhio alla carrozza ormai vuota. L’ultima ora del mio turno la passai seduto davanti alla porta del vecchio a rimuginare, la stanchezza iniziava a farsi sentire e avevo bisogno di chiudere occhio almeno un paio d’ore per ricaricarmi. Resistetti con tenacia alle palpebre pesanti, e quando finalmente fu l’ora del cambio di guardia andai a bussare alla porta del mio compagno.


    Kyoshi è il tuo turno, per ora nulla da segnalare, sembra tutto tranquillo

    Senza indugiare oltre andai nella mia stanza, crollai sul letto e senza avere il tempo di pensare a qualcosa mi addormentai.
    Mi trovavo in una casa di campagna, il cielo era azzurro e fuori c’era la neve. Yumi stava dormendo nel suo letto e mia sorella era fuori ad allenarsi. Io posai la mia maschera da Anbu sul tavolo e lo vidi tremare in maniera anomala. Rimasi a fissarlo per qualche secondo e vibrò nuovamente insieme a tutta la casa. Fuori in giardino apparve un cavallo imbizzarrito e la casa tremò di nuovo facendomi crollare il soffitto addosso. Mi svegliai di soprassalto con il cuore che batteva velocemente, la consapevolezza che era tutto un sogno mi tranquillizzò anche se ben presto mi resi conto che alcune di quelle sensazioni coincidevano con la realtà. Il cavallo del vecchio era imbizzarrito e stava scalciando le pareti della stalla, facendo un fracasso assurdo. La finestra della mia stanza tremolava ad ogni colpo. Ci misi qualche secondo a realizzare che i cavalli normalmente non si comportano così.


    TRE SOGGETTI SOSPETTI DI FRONTE A ME! Io faccio scompiglio e poi cerco di bloccare quello più a sinistra, Samurai occupati degli altri due! Shin, tieni sott’occhio i quadri!

    Saltai giù dal letto ad una velocità che non credevo di poter raggiungere, e mi fiondai fuori dalla stanza per controllare che il vecchio stesse bene. La porta della sua camera era chiusa ma poteva benissimo non significare nulla. Aprì con vemenza e trovai il signor Kusame seduto sul letto, anche lui sveglio, visibilmente scosso.

    Non si muova da qui!

    Ora mi si poneva di fronte un problema enorme. Dovevo seguire le istruzione del mio compagno e rimanere con le mani in mano mentre loro combattevano, senza nessuna garanzia che ne sarebbero usciti vincitori, o avrei dovuto dargli una mano? Sicuramente non potevo lasciare il signor Kusame e le opere senza custodia. Ero stato avvertito della presenza di tre soggetti, ma di certo ce ne potevano essere altri che avrebbero potuto rubare i quadri.
    Chiusi la porta della camera del signor Kusame e andai ad aiutare i miei compagni. Giunsi sul posto e mi trovai davanti tre soggetti ostili e non molto in forma a giudicare dal loro aspetto. Bava alla bocca, occhi girati. I loro movimenti non sembravano normali, c’era qualcosa di strano.


    Al diavolo! Io prendo quello più a destra, lascio a te l’altro

    Dissi rivolto verso il samurai mentre canalizzai la tecnica della paralisi sul mio avversario, sperando che una tecnica del genere potesse funzionare in quell’occasione. Corsi verso l’uomo e tentai di colpirlo alla gola con un pugno, seguito immediatamente da una gomitata dal basso verso l’alto diretta al mento. Roteando a 180 gradi su me stesso avrei infine colpito il mio avversario con un calcio all’addome per allontanarlo da me il più possibile. Se avessi fallito non me lo sarei di certo voluto trovare così vicino.
    Il pensiero di aver lasciato senza protezione il signore Kusame mi preoccupava, ma se avessimo concluso rapidamente quello scontro saremmo potuti tornare in fretta da lui. Era inoltre chiuso nella sua stanza, chiunque avesse voluto entrarci avrebbe quantomeno dovuto creare dello scompiglio, cosa che ci avrebbe allarmato e, speravo, permesso di tornare indietro in tempo.


    Resistenza: 200 - 1 - 1 - 1 = 197
    Stamina: 200 - 5 = 195
    Azioni: Tecnica della paralisi, pugno, gomitata, calcio
    Note: Non ve la prendete se il mio pg fa un po' come vuole, ma è nel suo carattere prendere decisioni per conto suo ed essere diffidenti nei confronti degli altri e delle loro strategie. Non è sempre così ovviamente.
    Altra cosa, scusate se tardo a postare, ma in questi giorni sono incasinato con la sessione :sisi:

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37 replies since 1/4/2020, 10:03   1338 views
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