Il lavoro fa male

Infermeria Black-Shadow

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    Quante volte mi era capitato di vedere tornare ninja in condizioni pietose, al limite dell’eticamente accettabile? Negli ultimi tempi non era raro vedere persino delle mutilazioni in chi tornava dalle missioni, se poi si prendeva in considerazione quanto accaduto ad Ishivar il bilancio dei feriti aumentava drammaticamente sempre di più. Era mio dovere però curare chiunque si presentasse all’interno dell’infermeria. Rimpiangevo i tempi più tranquilli in cui dovevo prescrivere medicinali, analgesici o semplici terapie di poco conto. Chissà quando sarei tornato a vivere momenti sereni.

    -Dottor Kamatsu, c’è un altro ninja ferito. Proviene dall’ex villaggio del vortice!

    -Grazie Kasumi, fallo entrare immediatamente me ne occuperò subito.

    L’infermiera uscii dalla stanza per poi ripresentarsi poco dopo spingendo una sedia a rotelle sulla quale era seduto un bambino, perché di questo si trattava ai miei occhi. Ad esagerare poteva avere si e no undici-dodici anni, se non ancora meno. Automaticamente la mano destra si portò sul volto e cominciai a fare profondi respiri per non lasciarmi andare all’ira, lasciai scivolare la mano fino a coprire la bocca per poi grattarmi nervosamente la folta barba bianca di cui andava molto orgoglioso.

    -Kasumi, gentilmente mi aiuteresti a farlo sdraiare sul lettino così procedo subito all’esame delle ferite.

    -Ragazzo, come ti chiami e cosa è successo?

    Quando rivolsi la domanda al giovane ninja il tono della voce tradiva una certa rabbia, ma era più forte di me. Più volte mi ero opposto al fatto che ragazzi troppo giovani intraprendessero la vita ninja, oggi più che mai con tutto quello che stava accadendo.
    Appena terminò il suo racconto cominciai ad esaminare quelle che sembravano le parti di corpo maggiormente danneggiante. Prima di tutto procedetti con il rimuovere la maglietta tagliandola per lungo con una forbice così da evitare lo sfregamento dell’indumento con eventuali ferite sottostanti. Il busto presentava delle brutte ustioni che erano state trattate alla bene e meglio mentre la gamba sembrava essere fratturata se non addirittura rotta a giudicare dal gonfiore persistente, vedevo anche alcuni tagli che erano stati cuciti così e così. Era evidente l’intervento di qualcuno per stabilizzare quantomeno le ferite purtroppo con risultati molto discutibili. Con l’aiuto di Kasumi feci girare di lato il bambino, non potevo definirlo ragazzo visto l’età che dimostrava, facendo attenzione a non caricare il peso sulla gamba danneggiata. Anche la schiena presentava delle ustioni ma erano ormai cicatrizzate da diverso tempo, probabilmente erano molto vecchie ed erano pure state trattate nel migliore dei modi anche se purtroppo non era stato possibile impedire la formazione delle cicatrici.


    -Deduco che queste sulla schiena non te le sia fatte durante la tua “missione”. Preoccupiamoci prima del busto che sembra malmesso. Potresti sentire un freddo molto intenso ma non dovresti provare dolore quindi stai tranquillo. Ti spiegherò brevemente come procederò. Per prima cosa tratterò le ferite, ustioni che hai qua sopra con un misto di chakra suiton così da lenire ulteriormente la loro dimensioni e stimolare subito dopo la rigenerazione cellulare. Vedo anche che in alcuni punti ti hanno applicato dei punti di sutura alla bene e meglio, ci occuperemo anche di quelle ferite. Una volta finito non dovrebbe rimanere alcuna cicatrice.


    Feci scroccare le dita di entrambe le mani dopodiché molto delicatamente le poggiai sul petto del giovane. Il suiton si era già concentrato nelle estremità e fluiva dolcemente sopra le superfici di pelle danneggiata, dapprima avrebbe sentito come un formicolio per poi sentire una forte sensazione di freddo. Dovevo innanzitutto ridurre il danno provocato dalle ustioni prima di stimolare le cellule a rimarginarsi.

    -Dimmi di te giovane, cosa ti ha spinto ad essere un ninja?

    Quella domanda aveva un duplice scopo, mantenere vigile il paziente e soprattutto capire come fosse possibile che un bambino fosse diventato ninja.


    Black-shadow Eccoci qua, scusa il ritardo ma sarà una cosa molto rapide ed indolore! Allora giusto per rendere il tutto con un senso logico, sei stato accompagnato in infermeria da un jonin dove incontri l'infermiera che ti fa mettere sulla sedia a rotelle.
    Sei libero di descriverlo come no, è solo per dare un filo logico alla questione. Le ferite sono state blandamente trattate per giustificare che l'infermeria la stai facendo qua e non dalle parti del villaggio del vortice. Comunque sia a te la palla. Se hai qualche dubbio chiedimi pure via mp
     
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    Finita la battaglia contro il folle Qayin i feriti furono medicati sul posto per quanto possibile per poi essere rispediti nei rispettivi villaggi per cure più serie.
    Io non ero quello messo peggio, ma sicuramente non ero messo bene, infatti venni riportato al Villaggio della Sabbia e mandato dritto in infermeria. Il viaggio passò veloce dato che, a causa delle ferite e dello stress riportati durante la battaglia, caddi in un sonno profondo.
    Venni svegliato da un’infermiera, mi avevano già messo su di una sedia a rotelle ed eravamo già in movimento, probabilmente verso lo studio di un medico o direttamente in sala operatoria. Non avevo mai visto quel corridoio e quelle stanze, ma ne riconoscevo la fattura tipica del mio villaggio, ero a casa, ed ero vivo.
    Un senso di tranquillità mi pervase, non so se fosse per via di qualche anestetico o per l’aria di casa, ma tutto lo stress e la delusione per me stesso erano momentaneamente scomparsi.
    Arrivammo a destinazione, nella stanza c’era già un uomo e, senza preamboli, mi misero subito su di un lettino.
    L’uomo aveva uno sguardo abbastanza contrariato ma comunque si sforzò di fare un po’ di conversazione.

    - Ragazzo, come ti chiami e cosa è successo?

    “Mi chiamo Kaito. Diciamo che la missione alla quale ero stato assegnato non è andata per il meglio… Pensavo che avrei avuto un ruolo marginale, lasciando l’azione ai ninja più esperti, ma ci hanno teso una trappola…”

    Non scesi troppo nei dettagli perché raccontare tutta la storia sarebbe stato lungo ma, soprattutto, non avevo troppa voglia di rivelare che, a ridurmi così la gamba, era stata una bambola malvagia ridacchiante ed esplosiva.
    Dopodiché mi tolse quel che restava della maglietta ed iniziò ad esaminare le mie ferite. Notai che si soffermò anche sulle mie cicatrici ed infatti:

    - Deduco che queste sulla schiena non te le sia fatte durante la tua “missione”. Preoccupiamoci prima del busto che sembra malmesso. Potresti sentire un freddo molto intenso ma non dovresti provare dolore quindi stai tranquillo. Ti spiegherò brevemente come procederò. Per prima cosa tratterò le ferite, ustioni che hai qua sopra con un misto di chakra suiton così da lenire ulteriormente la loro dimensioni e stimolare subito dopo la rigenerazione cellulare. Vedo anche che in alcuni punti ti hanno applicato dei punti di sutura alla bene e meglio, ci occuperemo anche di quelle ferite. Una volta finito non dovrebbe rimanere alcuna cicatrice.

    Non mi importava troppo del fatto che potessero o meno restare cicatrici, ma apprezzai la spiegazione ed il tentativo di tranquillizzarmi.
    Il medico poggiò poi le mani sul mio petto e, come detto poco prima, il suo chakra mi pervase andando prevalentemente ad agire sulla gamba.

    - Dimmi di te giovane, cosa ti ha spinto ad essere un ninja?

    Non amavo parlare della mia storia, mi provocava sempre un misto di tristezza e rabbia riportare alla mente quei ricordi, ma decisi comunque di rispondere tra un brivido di freddo e l’altro.

    “I miei sono stati uccisi da dei ninja traditori. Non erano neanche il loro obiettivo. Quegli infami hanno dato fuoco alla nostra casa per creare un diversivo per la fuga. I miei non erano ninja, ma sono morti per salvarmi.”

    Qualche lacrima fece capolino dagli occhi per rigare il volto teso nel tentativo di non lasciarsi andare alla tristezza. Poi però l’espressione si fece più dura.

    “Da quel momento giurai di fare il possibile perché non accadesse più ed impegnarmi per difendere chi non può farlo da solo.”

     
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    Mentre le mani continuavano la loro opera di cura ascoltai attentamente ciò che disse il bambino. Fu vittima di una tragedia non indifferente che avrebbe avuto ripercussione sulla psiche di chiunque, salvo persone dallo spirito fortissimo o completamente estranee alla realtà dei fatti sarebbe stato impossibili uscirne indenni. Quello era un motivo in più per impedire che anche dei bambini venissero reclutati tra le fila di soldati, perché di questo si trattava all’atto pratico. Prima i Lealisti, poi i Figli di Zero, poi ancora pirati e schiavisti ed infine il disastro di Ishivar. Sembrava che il mondo dovesse terminare da un momento all’altro al punto a cui si era giunti. Dopo la rabbia si fece largo in me un profondo senso di tristezza, gli occhi scuri indugiarono per qualche secondo sul volto del bambino che immobile si stava facendo rimettere a nuovo e che quasi sicuramente non appena possibile se ne sarebbe andato per qualche altra missione.

    -Mi piacerebbe smettere di vedere persone come te in questo stato, non fa altro che crescere il numero di feriti ed il numero di ragazzi sempre più giovani che tornano in condizioni disperate.

    Una volta che il chakra suiton fece il suo dovere passai all’uso del palmo mistico. Il chakra cominciò a radiarsi dal palmo di entrambe le mani su tutte le molteplici ferite presenti sul petto del ninja. La sensazione di freddo sarebbe stata sostituita da un formicolio molto intenso dovuto alla stimolazione cellulare della tecnica medica. In questo modo era possibile riparare i tessuti danneggiati senza necessariamente intervenire chirurgicamente anche se purtroppo alcune volte tali operazioni si rendevano ancora necessarie, in particolar modo quando si trattava di applicare protesi o rimettere a posto fratture particolarmente gravi.

    -Sai, la tua storia è davvero molto triste e forse posso comprendere la motivazione che ti ha spinto a diventare ninja anche se non posso condividerla. Dal mio punto di vista sei ancora un bambino che dovrebbe giocare spensierato insieme agli amici e solo in futuro prendere una decisione come quella che hai fatto te adesso. E’ inammissibile che persone come te si riducano in uno stato del genere. Forse è solo il mio ragionare da padre che mi fa parlare così, ma ciò non toglie che siate troppo giovani e troppo esposti al pericolo.

    Il lavoro di rigenerazione fu molto più rapido del previsto, chi si era occupato del suo primo soccorso aveva fatto un lavoro più certosino di quanto credessi, probabilmente non si trattava di un medico ma doveva avere buone capacità in ambito medico dopotutto. Dopo aver curato le ferite passai alla medesima operazione ma questa volta sulla gamba.
    Tastai con le mani la coscia dell’arto malmesso e constatai che era solamente molto gonfia con un accumulo di sangue che non era stato drenato, quasi sicuramente per precauzione a causa delle condizioni dell’ambiente dove accadde l’”incidente”, in uno studio medico o infermeria sicuramente era molto difficile che una ferita potesse infettarsi.


    -Devo procedere con un piccolo taglio per far drenare il sangue accumulato, suppongo non l’abbiano fatto prima per evitare infezioni. Potrebbe fare male quindi stringi i denti.

    Concentrai una modesta quantità di chakra nella mano destra mentre con la sinistra mi apprestavo a prendere una vasca d’acciaio da portare appena sotto la ferita. La lama sottile di chakra iniziò a passare sulla ferita in modo estremamente preciso così da far fuoriuscire il sangue in eccesso. Questi colava rapidamente all’interno del contenitore preso così che evitasse di macchiare il lettino sui cui era sdraiato il bambino.
    Fu un’operazione piuttosto delicata da svolgere ma era necessaria perché poteva portare a danni ben più gravi se non curata per tempo.


    -Porta pazienza ma ci vorrà del tempo per togliere tutto il sangue accumulato. Dopo stimolerò le cellule così che la ferita si rimargini subito. Le ossa sono al loro posto, chi ti ha dato il primo soccorso sapeva il fatto suo.
     
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    Mentre raccontavo la mia storia, seppur a grandi linee e senza scendere in inutili dettagli, il medico continuò la sua opera di medicazione.

    Appena finii di parlare, seguì qualche attimo di silenzio.
    Poco dopo il dottore riprese a parlare palesando il motivo di quel suo sguardo di disapprovazione che non aveva abbandonato fin dal primo momento in cui mi aveva visto.

    Nel frattempo il freddo diminuì gradualmente, lasciando posto però ad un forse più fastidioso formicolio.
    Osservai meglio le sue azioni e mi accorsi che il suo chaka stava agendo in maniera differente rispetto a prima.
    Probabilmente quindi, il processo di cura era composto da una serie di diverse tecniche.
    Rimasi affascinato dal modo in cui utilizzava il suo chakra. Io mi stavo allenando parecchio per incrementare il mio controllo del chakra (necessario e fondamentale per la tecnica del marionettismo) e immaginavo potesse essere un punto in comune tra le due arti, ma questo era comunque un altro mondo.
    A me poi non bastava conoscere le tecniche, ma ero abbastanza fissato sulla precisione e sulla perfezione dell'esecuzione (merito anche e soprattutto degli insegnamenti del mio tutore e della disciplina da lui trasmessami), quindi era scontato il mio interesse riguardo a questa arte.

    Ero così preso dai miei pensieri e dall'osservare le sue tecniche che si, ascoltai le sue parole, ma non vi posi troppa attenzione.

    Quando mi resi conto che aveva smesso di parlare comunque, risposi a quelle poche parole che mi erano giunte.

    Giocare spensierato è per quelli che non hanno passato ciò che ho passato io. E mi dispiace, ma credo mi vedrai ancora per parecchio perché non saranno queste ferite a farmi smettere di perseguire i miei obiettivi. Diventerò più forte, costi quel che costi, e farò in modo che gente senza scrupoli non la passi liscia e non possa più nuocere a nessuno! Non permetterò che altri innocenti vengano coinvolti in stupidi piani di gente a cui non importa nulla di nessuno se non se stessi!

    Avevo parlato anche troppo per i miei standard, ma non persi comunque il vizio di essere diretto su ciò che penso.
    Non mi importava del giudizio altrui, ero sicuro della strada che avevo intrapreso e niente al mondo mi avrebbe fatto cambiare idea.

    Il mio flusso di idee venne bruscamente interrotto da una fitta proveniente dalla gamba, nuovo punto d'interesse del dottore.

    Quest'ultimo comunque mostrò molta professionalità nel continuare imperterrito il suo lavoro senza farsi prendere dalle mie parole forse un po dure, ma frutto delle ancor poche ma infelici esperienze vissute.

    -Devo procedere con un piccolo taglio per far drenare il sangue accumulato, suppongo non l’abbiano fatto prima per evitare infezioni. Potrebbe fare male quindi stringi i denti.

    Credo che nessun dolore fisico possa superare quello provato durante l'ultima battaglia, quando la mia povera gamba, già mal messa, veniva sbattuta a destra e a manca, ma mi preparai comunque al dolore imminente.

    La mia concentrazione passo dal dolore alla gamba, alla nuova tecnica che mi si era parata davanti: una lama di chakra.
    Ovviamente sentivo dolore e non poco, ma fortunatamente era passato in secondo piano grazie all'attenzione posta su quella tecnica, altra dimostrazione della sua incredibile capacità di controllo del chakra.

    -Porta pazienza ma ci vorrà del tempo per togliere tutto il sangue accumulato. Dopo stimolerò le cellule così che la ferita si rimargini subito. Le ossa sono al loro posto, chi ti ha dato il primo soccorso sapeva il fatto suo.

    Quelle parole mi confortarono non poco. Pensavo di avere la gamba gravemente danneggiata ed avevo il terrore di non riacquisire totalmente la mobilià, invece la situazione era molto migliore delle aspettative.
    Questo mi diede nuova forza per affrontare il dolore, pensando al momento in cui avrei finalmente potuto riprendere i miei allenamenti.

     
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    La lama di chakra procedeva lentamente mentre il sangue continuava a colare all’interno del contenitore in metallo che continuavo a tenere a portata di mano. Ogni tanto, durante quel processo, fermavo il bisturi per prendere delle garze e pulire la ferita rimuovendo così il sangue e tenendo la gamba quanto più pulita possibile. Sfortunatamente non c’era un solo grosso accumulo di sangue, ma diversi e si poteva considerare un miracolo che non ci fossero stati danni permanenti. La procedura di drenaggio fu più lunga di quanto credessi, man mano che ripulivo le ferite ne comparivo altre più piccole che erano sfuggite a prima vista, nulla di particolarmente grave o pericoloso. Solamente molto doloro per il giovane.
    Quando finalmente anche l’ultimo accumulo fu rimosso potei procedere a disinfettare ogni singola ferita pulendo al contempo con altre garze il sangue fuoriuscito. Fatto ciò lascia nuovamente scorrere il chakra all’interno dei palmi che portai a circa un centimetro dalle ferite. Il chakra cominciò ad irradiarsi in ogni direzione, esattamente come accaduto per la zona del petto, stimolando le cellule a rigenerarsi. Il palmo mistico aveva diversi limiti e più che richiudere piccole ferite o aiutare la guarigione delle ossa, ad esempio, non poteva fare. Pensare di riattaccare un arto era impossibile far un esempio estremo.


    -Sono il primo a comprendere quanto sia importante il lavoro svolto dai ninja, per primo io stesso sono un ninja che però ha deciso di specializzarsi nelle arti mediche proprio per aiutare il prossimo. Per quanto diventerai forte capiterà il giorno in cui potresti tornare dentro una bara. Sono parole molto dure le mie, ma rispecchiano la verità. Non ha senso che bambini come te combattano. Non avete minimamente vissuto la vostra vita e dedicarla interamente al villaggio, per quanto possa essere nobile come cosa, non l’approverò mai. Ninja ben più abili di te sono periti sotto i colpi dei nemici, avversarsi che il villaggio portava in grembo senza saperlo. Magari non le hai viste direttamente e forse sei stato fortunato, ma nessuno dimenticherà quell’infausto giorno seppur oggi sembra lontano.


    Il tono della voce era molto greve. I pensieri balenarono al giorno in cui i Lealisti attaccarono il villaggio e contemporaneamente la Kazekage venne rapita dopo un arduo combattimento. Le dinamiche di quegli eventi erano sconosciute alla maggior parte delle persone e forse era meglio così.

    -In ogni caso ho finito di medicare la gamba. Penso tu possa tornare già a camminare adesso anche se ti consiglio di evitare sforzi e carichi eccessivi almeno per un paio di giorni. Prendi anche questa pomata e queste pillole, serviranno a far ridurre il gonfiore ed attenuare il dolore visto che per qualche giorno potresti sentire ancora delle fitte.

    Congedai il ragazzo aiutandolo ad alzarsi dal letto e chiamando nuovamente l’infermeria così da poterlo accompagnare fuori dallo studio.


    -Spero di non rivederti anche se ne dubito fortemente.

    Detto ciò salutai il ragazzo con un debole cenno di testa.

    Post finale e ti assegno l'exp
     
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    Il sollievo del sapere che la mia gamba era ancora intatta durò meno del previsto e tornai presto a sentire i dolori dell'operazione.

    Sentii le parole del medico ma non risposi. Restai in silenzio con i denti serrati e con la concentrazione rivolta alla sopportazione del dolore, per quanto fosse decisamente alleviato rispetto ai momenti in battaglia.

    Nonostante il mio silenzio però, ma riuscii a seguire bene il suo discorso. Le sue parole erano corrette, ma io non avevo altra scelta. Rinunciare avrebbe significato rendere vana ed inutile la morte dei miei genitori, avrebbe voluto dire accettare quella tragedia che mi strappò dalla mia famiglia.

    "Che uomo sarei se rinunciassi ai miei ideali ed al mio onore? Lui dice di essere un ninja che aiuta gli altri, beh anche io voglio essere quel tipo di ninja! E che ninja sarei se mi arrendessi alla prima difficoltà? Che ninja sarei se non inseguissi i miei obiettivi ad ogni costo? No, non sarò un debole!"


    La mia attenzione andò poi all'avvenimento da lui citato. Io non ne sapevo nulla ma sembrava roba grossa. A quanto pare anche lui ne aveva passate tante e forse, proprio per questo, avrebbe dovuto capire maggiormente la mia situazione.

    "Non avrò il suo appoggio, non importa. Ciò che importa è la mia meta e non importa come, ma io ci arriverò! Devo! Per me e per i miei genitori."

    Nel frattempo il medico portò a termine il suo lavoro

    -In ogni caso ho finito di medicare la gamba. Penso tu possa tornare già a camminare adesso anche se ti consiglio di evitare sforzi e carichi eccessivi almeno per un paio di giorni. Prendi anche questa pomata e queste pillole, serviranno a far ridurre il gonfiore ed attenuare il dolore visto che per qualche giorno potresti sentire ancora delle fitte.

    Mi aiutò poi ad alzarmi e chiamò l'infermiera per farmi accompagnare fuori per le dimissioni. Una volta arrivata, si avvicinò a me con un sorriso e mi aiutò a camminare. All'inizio saltellavo sulla gamba ancora integra per non sforzare quella ferita poi, pian piano, provai a tastare un po' il terreno anche con l'altra per vedere se riuscivo a camminare in modo almeno decente. Faceva male, zoppicavo vistosamente, ma camminavo. Ottima notizia direi.

    Prima di uscire dalla stanza però venni fermato dal sentire nuovamente la voce del medico che mi aveva appena rimesso a nuovo:

    -Spero di non rivederti anche se ne dubito fortemente.

    "Dottore! Vediamola così... Finché mi vedrà tornare, vorrà dire che sarò ancora vivo."

    Poi, con un leggero sorriso, mi voltai e mi diressi all'uscita.


     
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