Leccarsi le ferite

Un Dio... Non poteva esserci altro dietro ciò chhe vidi quel giorno. Di fronte a noi vi era una forza schiacciante, capace di radere al suolo l'intero continente ninja, cosa che per quanto assurda non stentai a credere visto ciò che era successo in precedenza in quel malefico luogo, ma con noi c'era qualcuno di ancora più grande. Qualcuno in grado di riunire il potere di ognuno di noi e convogliarlo come se fosse uno solo, un concetto a me quantomai familiare venendo da un branco che basa il suo potere sull'unione dei tutti e non sulla forza dell'uno. Perciò decisi di dare tutto me stesso in quel frangente e vidi ergersi a protettore di tutti noi, di tutti i paesi, un costrutto al di là di ogni mia immaginazione. Non pensavo che un ninja potesse arrivare a compiere atti tanto enormi, ma la realtà era davanti a me ed il colosso ligneo riuscì a disintegrare la creatura orrenda mentre il Figlio Bastardo del Caos venive fermato in modo permanente.

Finalmente è finita...

Pensai mentre anche le ultime forze rimaste iniziavano a venir meno. D'altronde le mie condizionii era certamente critiche e solo l'adrenalina poteva riuscire a farmi stare in piedi riducendo le sensazioni di dolore che mi assillavano il sistema nervoso. Rilassandomi e tirando un sospiro di sollievo, il mio fisico reagì a tutto lo stress provato e, mentre iniziavo a vedere altri ninja giungere in nostro soccorso, mi lasciai andare nel mondo dei sogni.

[...]

Strani sussulti mi ridestarono dal sonno che mi aveva catturato con la stessa dolcezza con cui una madre culla il suo bambino, un sonno risanatore che alleviava i dolori e le sofferenze fisiche e psicologiche a cui eravamo stati sottoposti, ma non tutto era passato. Su di me erano ben visibili le ferite ancora fresche che mi sarei portato a casa come souvenir di quel viaggio. Pian piano misi a fuoco ciò che mi circondava e, dolorante, cercai di portarmi in una posizione seduta... Ero in una carrozza, con altri ninja feriti, tentati di tirarmi su ma la gamba e le coste mi costrinsero a stare al mio posto con un monito improvviso e lancinante.

Sono ridotto proprio male...

Dissi tra me e me, cercando di sbirciare fuori e capire dove mi trovassi. I piccoli spicchi di paesaggio che si palesavano dalla tenda mossa dal vento e gli odori che il mio naso percepiva mi fecero giungere ad una strana conclusione. Non sapevo il perchè ma non ero certamente diretto a Konoha. Qualcos'altro era successo? Beh anche se fosse stato così non era quello il momento di pensarci, anzi per essere pronto a qualsiasi evenienza dovevo recuperare del tutto le forze al più presto. Mi adagiai quindi nuovamente sull'improvvisato giaciglio e mi lasciai scivolare nella tranquillità del viaggio.

[...]

Ecco un nuovo brusco risveglio, questa volta fermi ed in fase di smistamento degli innumerevoli feriti. Eravamo, come prevedevo, giunti a Konoha nei pressi della clinica del Fuoco. Insieme ad altri due, già visti sul campo di battaglio nel mezzo del caos finale, venni indirizzato in una stanza ampia e piena di scaffali colmi di medicinali e strumenti vari. Lì dovemmo attendere l'arrivo degli incaricati alle cure, uno dei due non aveva ancora ripreso i sensi ma anche se il terzo era vigile la voglia di dialogare non era altissima. Ognuno di noi aveva di che pensare su ciò che avevamo passato. I miei pensieri furono però interrotti dalla porta che si spalancò mostrandoci i due dottori che si sarebbero presi cura di noi.


A quelle prime parole iniziai subito ad apprezzare i due che già ad una prima occhiata riuscivano a rassicurarmi, sorrisi quindi al dottor Ticima ascoltando il resto del suo discorso.


Non persi quindi tempo ed iniziai il racconto

Beh... Da dove iniziare... Sono stato fatto esplodere da una bomba... Scaraventato nell'acqua gelida e bucherellato da speroni di ghiaccio... Attaccato da uno squalo... Gamba perforata sempre da ghiaccio... Scaraventato fuori dal palazzo e gettato in una situazione assurda degenerata in altre esplosioni con tutto ciò che ne deriva... Insomma siamos tati all'inferno e ne siamo usciti vivi... Invece per rispondere a dove fa malle... Direi ovunque...

Conclusi sorridendo lasciando comunque intuire che il dolore c'era ma sopportabile. Mi lasciai quindi andare alle prime cure preliminari che davano già un senso di calore e relax non indifferente. Quelle mani avvolte di chakra verde sembravano quasi essere miracolose, attesi perciò tranquillamente il protrarsi delle cure o eventuali altre richieste, affascinato da ciò che il medico stesse facendo.

I due ascoltarono il racconto con attenzione ed una punta di stupore, cosa comprensibile. Per quanto abituati ai campi di battaglia ed a feriti di ogni tipo, racconti del genere avrebbero fatto accapponare la pelle a chiunque. Gli altri due miei compagni nsembravano addirittura messi peggio di me, difatti anche il secondo, fin'ora abbastanza cosciente, cadde in un sonno forzato probabilmente dettato dalle immani fatiche e sofferenze ancora da smaltire.


Chissà a loro cosa era toccato in quell'inferno terrestre, fatto stava che non era più il momento di pensarci, l'unica cosa su cui dovevo concentrarmi in quel momento era cercare di guarire il prima possibile, ed il medico davanti a me sembrava perfettamente in grado di accellerare quel processo. Qualcosa nel jutsu che stava usando mutò e l'aura verde iniziò a crescere diventando sempre più scura e calda.


La voce di quell'individuo, il suo timbro, il suo atteggiamento, riuscivano in qualche modo a tranquillizzarmi. In un certo senso mi ricordava il mio Alfa, o almeno colui che lo era prima della mia partenza. Il forte calore di cui parlava non tardò ad arrivare accompagnato da fitte concentrate nei punti vicini alle mani del doc. Le varie zone del mio corpo coperte di ferite iniziarono a bruciare in risposta al passaggio di quelle mani brucianti e non potei fare a meno di stringere saldamente i denti e stringere i pugni mentre restavo sempre più ammirato da quel processo che lentamente andava a modificare la fisiologia del diversi tagli ed abbrasioni.

Che jutsu interessanti... Il potere di far rimarginare le ferite... Sarebbe certamente utile se qualcuno restasse ferito... Se è vero che non sempre tutti possono essere protetti, sarebbe certamente comodo poter curare chi non dovessi riuscire a salvare...

Con quel pensiero in mente, e con gli occhi fissi su quella luce ormai scurissima che girava ancora con precisione e sicurezza, mi lascia andare a quel trattamento impeccabile.

Il delicato procedimento avanzava senza intoppi, seppur con le dovute pause dovute all'evidente affaticamento del dottor Ticima. Di canto mio, sempre stringendo i denti e sopportando l'altalenante dolore che mi accompagnava inesorabile, cercai di osservare sempre con crescente attenzione i gesti e le movenze dell'abilissimo shinobi che avevo davanti. Non potevo negare che quell'individuo mi ispirasse una fiducia non da poco, non solo per l'egregio lavoro che stavo sentendo efficace ogni istante di più, sia per il suo atteggiamento. Era inflessibile e concentrato anche quando, colto da fitte più acute, cedevo a momenti di sofferenza più palesi. L'attenzione nei dettagli che stava dimostrando era quasi inverosimile.


Esordì ad un certo punto rilassandosi su di una poltrona adiacente, al che anche io iniziai pian piano a rilassarmi seppur ancora un pò irrigidito dalla tensione accumulata in quelle ore di sopportazione.


Alla risatina che accompagnò quell'affermazione non potei che ricambiare allo stesso modo riuscendo anche a rilassarmi con maggiore facilità, come se il sorridere riuscisse a dare sollievo ai miei muscoli contratti

Mi dica dottore, lei ha iniziato presto la sua carriera?

La mia curiosità era sincera, volevo saperne di più su quella persona e sul suo passato, ma mi rendevo conto che quello non era il momento più adatto per intavolare un discorso, quindi mi limitai a quella semplice domanda cercando di tirarmi su e buttare anche uno sguardo ai miei due compagni ed alle loro condizioni che non si rivelarono però agiate come potevano esserlo le mie. Entrambi erano ancora svenuti e, seppur con le cure adatte, qualcosa sembrava essere andato storto.


Probabilmente si accorse della mia preoccupazione e mi tranquillizzò invitandomi in tutta tranquillità ad andare, essendo ormai concluso il mio trattamento. Restando comunque un pò preoccupato mi apprestai quindi a lasciare la stanza, in ogni caso speranzoso del fatto che il dottor Ticima avrebbe potuto curare anche loro come aveva fatto con me.

Grazie di tutto... A presto... O forse meglio di no

Conclusi quindi sorridendo con quella battuta, se così si poteva chiamare. Era pur vero che dire ad un medico "a presto" non era un bel prospetto ma d'altro canto non potevo negare che le cose viste durante le cure ricevute mi affascinarono e quelle capacità mi suonavano utili ed interessanti. Non era però quello il momento per pensare a certe cose, avevo infatti ben altro di cui occuparmi, come il cercare di perfezionarmi al meglio e capire come non ricadere in certe brutte situazioni. La mia forza era ancora acerba, dovevo quindi fare di tutto per maturare il prima possibile, solo allora avrei potuto pensare al futuro. Senza indugi aprii quindi la porta e salutai con un ultimo cenno del capo per poi richiuderla alle mie spalle ed andare via ancora un pò zoppicante ma praticamente guarito...