Accademia Kyoshi Jiki e Shiro Yamada

x sundavr e Wonderer

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    Colui che è e si spera sarà

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    L'autunno a Suna era strano, non essendoci molti alberi ad abbellirne i paesaggi, se non qualche secco tronco divorato dal calore desertico, gli abitanti di tale villaggio non potevano regolarsi con il cambio di colore delle foglie che in ogni altro Paese del continente passava dal verde luminoso estivo a tinte più fredde, rosso, marrone, per alcune specie arancione. Come potevano allora rendersi conto di tale cambiamento? I vecchi Sunesi insegnavano ai loro nipoti a riconoscere, fin da piccoli, il cambio di stagione osservando la presenza nel deserto limitrofo al villaggio di numerose sfere vegetali rotolanti che altro non erano che individui della specie Salsola, apparentemente dei piccoli e verdi cespugli in ogni altro momento dell'anno, ma che in autunno si staccavano dalla loro sede e dopo essersi consolidati prendendo la forma di grossi palloni cominciavano a rotolare in giro sospinti dal vento. Erano proprio queste sfere che gli alunni della classe 7T stavano osservando dalla finestra della loro aula, in attesa che il loro sensei facesse la sua apparizione ed erano, chi più, chi meno, tutti in agitazione: in quel nefasto giorno avrebbero dovuto sostenere l'esame cardine della loro carriera da ninja, avendo modo di dimostrare di aver messo a frutto gli anni passati in accademia dando quindi prova di essere pronti a scendere sul campo di battaglia, perché di questo di parlava no? La guerra era là fuori, malgrado le acque si fossero un minimo calmate rimaneva in agguato, pronta ad entrare nuovamente in scena portando scontri, fuoco, sangue e morte. Questo i maestri lo sapevano, per questo erano severi nei loro esami, per questo volevano che i loro studenti fossero davvero pronti a mettersi quel coprifronte sulla testa, perché nessuno voleva mandare dei ragazzi al macello senza avere almeno qualche possibilità di sopravvivere.
    Dopo una mezz'ora di attesa il brusio nell'aula cessò di colpo, gli alunni videro la porta dell'aula spalancarsi, rivelando l'arrivo del loro maestro che con la sua naturale flemma poggiò la sua cartella sulla scrivania, si sistemo gli occhiali e dopo essersi schiarito la voce:

    "Buongiorno ragazzi, oggi valuterò la vostra preparazione e se sarete considerati idonei avrete modo di prendervi un coprifronte e diventare Genin, altrimenti vi toccherà seguire altre lezioni e riprovarci in futuro."

    L'uomo fece una breve pausa in modo da dare il tempo a tutti i presenti di metabolizzare le sue parole, poi continuò:

    "Bene, adesso vi chiamerò a coppie, prego i nominati di alzarsi dalla sedia e di mettersi qui davanti alla cattedra"

    Il momento era arrivato, l'esame ormai stava per cominciare; Dazu, questo era il nome del mastro, passò lentamente il suo sguardo sui presenti, soffermandosi per un secondo su di ognuno di loro:

    "Shiro Yamada e Kyoshi Jiki."

    Il suo tono di voce non era mai molto elevato, ma in quel momento suonava quasi come una condanna a morte. Non appena i due giovani si fossero disposti davanti al loro insegnante questi li avrebbe guardati intensamente per cinque secondi prima di porgli la loro prima domanda:

    "Voglio che entrambi, per iniziare, mi parliate delle vostre motivazioni, di ciò che vi spinge e che vi ha convinto ad intraprendere la carriera del ninja poi tu..."

    Indicando il rosso:

    "...mi parlerai nel dettaglio della Tecnica della Sostituzione. Tu invece..."

    Indicando il suo compagno:

    "...mi parlerai della Tecnica della Moltiplicazione. Vediamo come ve la cavate con la teoria, poi vediamo se farvi passare alla pratica."

    sundavr Wonderer Bene ragazzi ecco a voi la vostra accademia. Per l'inizio avete carta bianca, potete gestire le interazione tra i vostri personaggi come preferite, cercate in ogni caso di mostrarmi meglio che potete come i vostri pg siano, carattere, psicologia, modi di fare, indole, tutto quello che potete, descrivendomi nel mentre tutto quello che vi circonda; fatto ciò mi arrivate in quell'aula e rispondete alle domande del sensei, a voi :rosa:
     
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    Suna, Paese del Vento: agli occhi di molti era solo un vasto deserto, un luogo inospitale da cui tenersi lontani, ma per me era diverso. Quella era la mia casa, la mia storia e le mie origini o, se non altro, mi piaceva crederlo. Pensare al fatto di avere sempre un porto sicuro a cui ormeggiare, riusciva a calmarmi e a distrarmi da quel senso di non appartenenza che mi rodeva l’anima dai tempi dell’orfanotrofio. Senza una famiglia alle spalle, non mi erano state tramandate tradizioni da poter coltivare e fare mie, per poi, un giorno, poterle passare a chi sarebbe venuto dopo di me. La mia era la solitudine di un anello al di fuori di una catena.
    Il suono della sveglia mi distolse dai miei pensieri e mi riportò alla realtà; quella notte non avevo quasi chiuso occhio. Sebbene detestassi ammetterlo e cercassi di non farlo notare con il mio atteggiamento da spavaldo, la gestione dell’ansia non era il mio punto forte. “Be’, che vuoi che sia? Mal che vada dovrai solo convivere con la consapevolezza di essere un fallito per i prossimi mesi,” pensai, cercando di ironizzare ma, che fosse segno di sanità mentale o meno, le mie battute non mi facevano mai ridere. Decisi, comunque, di non perdere altro tempo, così mi alzai dal letto e zittii la sveglia, avviandomi a rallentatore verso la cucina.
    Rokuro era partito per una missione qualche giorno prima, accennando qualcosa ad un lungo viaggio verso una terra straniera di cui avevo già dimenticato il nome. Ciò che più mi premeva era il fatto che avrei dovuto badare alle faccende domestiche, una serie di compiti ingrati che mai mi sarei abituato a svolgere. Fortunatamente, però, quella mattina avevo lo stomaco chiuso, così dedicai alla colazione poco più di qualche minuto, unicamente per non trovarmi senza forze in sede d’esame. Passai il resto del tempo a lavarmi e vestirmi. Scelsi di indossare gli abiti a cui ero più affezionato: la maglia e i pantaloni grigi con striature rossastre, la cintura nera e l’immancabile sciarpa rossa. Decisi, infine, di non pettinarmi: ormai mi era chiaro che i miei capelli avevano vita propria e che i miei sforzi di domarli non sarebbero serviti a nulla.
    “Sono solo le sette, ho ancora un po’ di tempo,” pensai, iniziando a ripassare gli argomenti, teorici e non, che sarebbero potuti essere tema d’esame. Terminati i venti minuti di margine, uscii di casa. Il monastero era stato edificato al di fuori del Villaggio, a ridosso del costone di roccia che si ergeva a barriera naturale contro eventuali invasori. Oggettivamente, era un’opera architettonica meravigliosa, ma avrei fatto meglio ad ammirarla sulla via del ritorno o sarei arrivato in ritardo.

    Il tragitto che separava il monastero dall’Accademia poteva essere percorso in quaranta minuti. Non era un viaggio particolarmente faticoso, ma arrivato a destinazione potevo sentire il cuore che mi batteva all’impazzata, mentre il mio corpo era scosso da tremori sempre più frequenti. L’agitazione era tanta: la posta in gioco era alta. A dire il vero, il pensiero che la mia carriera di shinobi potesse essere stroncata sul nascere non era il motivo per cui temevo tanto la bocciatura. Certo, mi sarei dovuto sorbire una bella ramanzina da parte di Rokuro, ma ormai ero abituato. No, ciò che temevo davvero era l’umiliazione del fallimento, la sensazione opprimente di non essere all’altezza di chi mi circondava. Non potevo sprofondare nuovamente nell’anonimato, non l’avrei sopportato: ero disposto a qualunque cosa pur di emergere.
    “Dacci un taglio o farai la figura del perdente.” Inspirai a fondo, socchiudendo leggermente gli occhi. Erano circa le otto, ma potevo già sentire il calore dei raggi solari sulla mia pelle. Era una sensazione piacevole, mi faceva sentire vivo. “Molto meglio,” pensai, “ora posso entrare”.
    Si accedeva all’Accademia, un edificio di due piani dotato di cortile interno, tramite un piccolo piazzale, pensato per ospitare i genitori che accompagnavano i propri figli alle lezioni. Oltrepassato l’ingresso, ci si trovava in una piccola stanza: il quartier generale dell’anziana segretaria. La donna era molto gentile e ricopriva un po’ la figura della “nonna” dell’Accademia, sempre pronta ad aiutare –e, talvolta, viziare con qualche caramella- chiunque si recasse da lei in cerca di aiuto. Quella mattina, però, sembrava particolarmente indaffarata nel compilare documenti, perciò decisi di passare oltre senza disturbarla. Mi trovai così nel corridoio che portava alle aule. La mia, la 7T, era la quarta sulla sinistra.
    «Levati Buta, se non vuoi essere preso a calci: sei in mezzo alle palle!» gridai con fare minaccioso, dopo aver varcato la soglia. Di fronte a me, tra la parete e la prima fila di banchi, c’era un ragazzo grassottello che avevo soprannominato Buta (ndr: maiale in giapponese). In realtà, non era così ingombrante e sarei comunque riuscito a passare, ma avevo bisogno di scaricare la tensione e lui aveva l’innata capacità di capitarmi sempre a tiro in momenti simili. «S-sì» mormorò a capo chino, affrettandosi a tornare al suo posto. “Forse ho esagerato…” pensai, dirigendomi verso l’ultimo banco sulla sinistra. In quel breve tragitto lanciai sguardi di sfida ai miei compagni, specialmente a quelli che si divertivano ad intervenire a favore di chi prendevo di mira, ma nessuno di loro aveva prestato molta attenzione all’accaduto. “Una metà è troppo impegnata a cagarsi sotto, l’altra guarda chissà cosa fuori dalla finestra. Che branco di babbei,” constatai, più per darmi delle inutili arie che per altro.
    Passarono trenta minuti e del maestro non c’era nemmeno l’ombra. D’un tratto, però, la porta dell’aula si spalancò e il brusio, che fino a quel momento era andato in crescendo, cessò del tutto. “Wow, è difficile pensare che sia effettivamente un ninja,” pensai, osservando l’abbigliamento del maestro Dazu. L’uomo, infatti, indossava un camicia grigia ed una cravatta verdastra che, accompagnate ai grossi occhiali circolari, gli conferivano un aspetto da studioso. Tuttavia anche lui, specialmente in quel giorno, sapeva farsi temere.
    «Buongiorno ragazzi, oggi valuterò la vostra preparazione e se sarete considerati idonei avrete modo di prendervi un coprifronte e diventare Genin, altrimenti vi toccherà seguire altre lezioni e riprovarci in futuro» disse l’insegnante, esordendo.
    “Col cazzo,” pensai, cercando di tenere l’insicurezza il più lontano possibile. Non potevo permettermi di vacillare o avrei rischiato di mandare tutto in fumo.
    «Bene, adesso vi chiamerò a coppie, prego i nominati di alzarsi dalla sedia e di mettersi qui davanti alla cattedra» continuò, dando ufficialmente inizio all’esame. Fino a quel momento avevo pensato che le prove sarebbero state affrontate in solitaria, ma quell’informazione rimescolava le carte in tavola. Sentii una nuova energia scorrere in me: nulla era in grado di motivarmi come l’idea di poter competere con qualcuno e c’era un gran numero di persone in quella stanza con cui avrei voluto misurarmi. Sorrisi.

    «Shiro Yamada e Kyoshi Jiki.»

    Per un attimo rimasi interdetto. Ero eccitato, ma non avevo preso in considerazione l’idea di essere il primo a venire estratto. Ciò che mi diede forza fu scoprire il nome dell’altro esaminato: Kyoshi. “Bingo,” pensai.
    Kyoshi era più alto di me –ma quasi tutti lo erano-, aveva i capelli corvini e gli occhi color smeraldo. Era un tipo tranquillo e distaccato, dall’aria quasi misteriosa. Alcuni lo avrebbero definito molto affascinante, ma a me faceva solo ribollire il sangue nelle vene. Nonostante i miei tentativi, infatti, non ero mai riuscito a provocarlo e negli anni si era rivelato molto abile nell’evitare qualunque tipo di competizione. Ora, però, non aveva altra scelta.
    Colmo di adrenalina, mi diressi in direzione di Kyoshi. Cercai di superarlo, tentando di dargli un colpetto di sfida con la spalla. «Oggi non puoi scappare, eh? Cerca di non fartela addosso, se puoi» gli dissi, rivolgendogli un sorriso beffardo. Sì, non era esattamente un comportamento nobile, ma c’erano parecchie cose in arretrato tra noi due e quella era un’occasione unica. In ogni caso, non mi fermai ad attendere la sua risposta, bensì accelerai, nella speranza di vincere anche la alquanto infantile gara a chi arrivasse primo alla cattedra. Una volta sul posto, il sensei mi squadrò intensamente e pensai che volesse rimproverarmi, ma fece lo stesso con Kyoshi, per poi andare oltre.
    «Voglio che entrambi, per iniziare, mi parliate delle vostre motivazioni, di ciò che vi spinge e che vi ha convinto ad intraprendere la carriera del ninja poi tu...» disse, indicandomi «...mi parlerai nel dettaglio della Tecnica della Sostituzione. Tu invece...» continuò, puntando il dito contro il corvino «...mi parlerai della Tecnica della Moltiplicazione. Vediamo come ve la cavate con la teoria, poi vediamo se farvi passare alla pratica». Ci fu silenzio.
    “Wow.” Ora che mi trovavo in quella situazione, mi resi conto di essermi fatto prendere in maniera eccessiva da quella non troppo sana competizione, tanto da dimenticarmi quel piccolo dettaglio che era l’esame teorico. Fortunatamente, però, mi ero preparato una risposta da manuale alla domanda sulle motivazioni. Già, me l’ero preparata. “Merda, non mi ricordo più cosa devo dire!” pensai, sussultando. “Come faceva? Era qualcosa sul proteggere gli indifesi.” Nonostante gli sforzi, non mi tornò in mente nulla. “Stai calmo: puoi improvvisare…” mi dissi, cercando di superare quell’ostacolo. “Ah, calmo un cazzo! Va bene, ho capito, gli dico la verità.”
    «Sarò sincero: voglio dimostrare di essere migliore degli altri, è la mia unica ambizione» dissi d’un fiato, cercando di assumere la faccia di bronzo che mi contraddistingueva in quelle situazioni. «Il motivo per cui ho intrapreso questa strada, invece, è ancora più semplice: sono stato costretto da un monaco pelato di nome Rokuro». Se gli altri presenti scoppiarono a ridere, non me ne resi conto, troppo preso dalla mia pessima recitazione.
    In un modo o nell’altro ero riuscito a rispondere alla prima domanda e ciò mi aiutò a rompere il ghiaccio. Spaventato dall’idea di poter perdere quella poca lucidità che avevo acquisito, mi lanciai nella spiegazione della Tecnica della Sostituzione.
    «La Tecnica della Sostituzione è uno dei ninjutsu che si apprendono in Accademia. Essa consiste nel sostituirsi ad un oggetto di dimensioni appropriate, come una sedia o una roccia. Ciò è possibile collegando dei sottili fili di chakra al bersaglio, che permettono di tirarlo a sé per scambiarsi di posizione. L’utilità della tecnica in battaglia è dovuta al fatto che la sostituzione fisica è accompagnata da un’illusione. L’avversario, infatti, sarà ignaro di tutto e probabilmente colpirà l’oggetto al posto del ninja».
    Terminai la spiegazione, sperando di non aver tralasciato nulla. Fu allora che mi accorsi che il cuore mi batteva all’impazzata.

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    Quella mattina mi svegliai estremamente riposato. Ansia, paure, dubbi non mi avevano impedito di dormire un sonno profondo e senza sogni. Perché avrei dovuto preoccuparmi? Avevo studiato, mi ero preparato e sopratutto, un attacco di panico non avrebbe di sicuro migliorato le mie possibilità di passare all'esame. mi alzai in piedi, inarcai la schiena per risvegliarla, scesi le scale e mi diressi in cucina per una sostanziosa colazione. Fui fortunato: trovai mia madre che, concentrata sui fornelli, preparava con perizia tante pietanze deliziose, tra le quali uno dei miei piatti preferiti: riso al vapore con verdure, accompagnati da sottaceti! Mi mossi famelicamente verso il cibo e una volta arrivato vicino al banco di lavoro abbracciai mia madre, esclamando nel contempo
    "Ciao Ma, come va? dormito bene?"
    Lei trasalì, per poi illuminarsi con un gran sorriso. Nel mentre che mi prestava attenzione, appoggiai una mano sulle sue spalle, per poi farla scivolare con noncuranza verso il barattolo di cetrioli.
    "Hey tesoro, mi hai spaventato! Io sto bene, ma sei te l'esaminando qua, dimmi: come stai? Ti senti pronto? Sei tranqui... Togli le mani dai sottaceti prima che te le stacchi di persona"
    Disse, cambiando tono ed espressione facciale a metà frase... mi aveva scoperto. ritrassi immediatamente la mano, e mia madre ritornò radiosa. Cercai di fare come se nulla fosse, e ripresi l'argomento principale della mattinata
    "Beh, dai, diciamo che mi sento pronto, sì, in realtà non mi sento neanche preoccupato o ansioso"
    "Ma se è da quando sei nato che non ti senti preoccupato?!"
    "...Giusta osservazione"
    Dopo questo rapido scambio di battute consumai la colazione, poi tornai al piano superiore dove mi cambiai e mi pettinai velocemente i capelli; diventato presentabile, ero pronto ad uscire. Il viaggio verso scuola fu solitario, se escludiamo i cespugli secchi che rotolando intrecciavano la mia strada. Appena arrivato fuori da scuola cercai il mio usuale gruppo di amici, due ragazzi e tre ragazze, e una volta individuati catturai la loro attenzione avvicinandomi e salutandoli calorosamente. Appena ebbi la possibilità di guardarli bene in faccia notai come ansia e paura avessero avuto un effetto molto più marcato che sul mio. I loro lineamenti erano tirati, i volti stanchi, ed erano più silenziosi del solito.
    "Ragazzi, cosa succede? Perché quelle facce da morti viventi"
    Dovevo aver involontariamente toccato un nervo a fior di pelle, perché Mila, la ragazza più sicura e carismatica del gruppo si girò di scatto verso di me con una faccia furiosa e rispose
    "Insomma kyoshi, non fare il finto tonto, lo sai benissimo perché! Oggi ci sono gli esami, e siamo giustamente preoccupati! Alcuni di noi non hanno nemmeno dormito, mentre scommetto che te hai russato fino a venti minuti fa!"
    "Beh, in effetti hai ragione"
    Risposi io con una alzata di spalle. La mia reazione la fece andare letteralmente fuori di testa, e aprendo e poi chiudendo le mani fino a che le nocche non sbiancarono, mimò il gesto di strozzarmi, accompagnandolo ad un urlo compresso a fatica. Fortunatamente la questione si risolse in quel momento, perché l'urlo strozzato della ragazza fece scoppiare a ridere tutto il nostro gruppo, me e lei compresi.
    "Io davvero non so come tu faccia a rimanere così calmo davanti a tutto... Sei un mostro!"
    "Così però mi lusinghi... In realtà il metodo è semplice, potete usarlo anche voi! Ogni volta che c'è davanti a voi una situazione stressante, chiedetevi: preoccuparsi può migliorare la situazione? La risposta ve la dico io: è sempre NO!"
    Esclamai, mettendo enfasi sull'ultima parola. Ma era giunto il momento di superare l'esame: la campanella suonò, i cancelli si aprirono, e gli studenti incominciarono a migrare nelle loro aule. Seguii passivamente la massa, e mi ritrovai seduto nella mia solita classe, nel mio solito banco nella fila di mezzo, di fianco al mio abituale compagno. Dopo una mezz'ora di attesa entrò in aula il sensei, un uomo che sembrava ancora giovane, con corti capelli castani, un'espressione molto annoiata, vestito con camicia bianca e una cravatta verde dal nodo allentato, e dall'atteggiamento così flemmatico da fare sembrare me iperattivo. Seriamente, sembrava sotto l'effetto di tranquillanti per cavalli. Egli appoggiò dei fogli sulla cattedra, si sistemò gli occhiali e incominciò a spiegare le regole dell'esame con un volume di voce così basso che all'inizio feci fatica a sentire cosa stava dicendo
    "[...] adesso vi chiamerò a coppie, prego i nominati di alzarsi dalla sedia e di mettersi qui davanti alla cattedra...Shiro Yamada e Kyoshi Jiki"
    Mi ritrovai quindi a sostenere l'esame insieme a Shiro... beh, poteva andare peggio. Non è che lo considerassi un valido studente, né una cattiva persona...Il punto è che lui è estremamente competitivo, e spesso cerca modi per affermare la propria superiorità. Aveva cercato più volte di coinvolgermi in una delle sue assurde sfide, ma con poco successo, visto che se c'è una cosa che sono sempre stato bravo a fare, quella è non farmi coinvolgere in cose inutili. Non credo però che questo mi abbia reso tanto simpatico ai suoi occhi.
    Mi alzai dal mio banco, e scesi le scale che portavano allo spazio libero di fronte alla cattedra. Shiro, essendo seduto nella stessa parte dell'aula, usò le stesse scale, e accelerando, mi raggiunse. Una volta fianco a fianco mi superò dandomi nello stesso momento una spallata che atterrò sul tricipite, essendo il rosso leggermente più basso di me. Ovviamente lo aveva fatto per stuzzicarmi, e rincarò la dose sussurrandomi
    "Oggi non puoi scappare, eh? Cerca di non fartela addosso, se puoi"
    "Va bene, Shiro, buona fortuna anche a te!"
    Dissi come unica risposta, sorridendo amichevolmente e inclinando leggermente la testa. Il rosso però non prestò attenzione alla mia risposta, ma accelerò nuovamente fino a quando non si trovò davanti al sensei. Io lo seguii a ruota, tenendo un passo più lento. Ci mettemmo fianco a fianco di fronte alla cattedra, pronti per ricevere ordini da eseguire. Appena mi fermai davanti al sensei posi le mani dietro alla schiena, pronto ad allungare i suoi indolenziti muscoli, poi pensai che forse non era una buona idea e lasciai cadere le braccia lungo le gambe leggermente divaricate per garantire stabilità.
    Incominciò a spiegare, e nel mentre che lo ascoltavo, facevo vagare gli occhi da un punto all'altro del mio campo visivo, concentrandomi sulla sua cravatta, sullo spigolo usurato della cattedra, sulla macchia di umido sopra la lavagna... fui richiamati l'attenzione su di lui quando si rivolse a me per darmi indicazioni specifiche.
    "[...].mi parlerai della Tecnica della Moltiplicazione"
    Dovevo parlargli del mio credo ninja, poi della tecnica della moltiplicazione. Ok, niente di estremo. Avendo chiesto prima a Shiro e poi a me, aspettai che lui parlasse per primo e finisse il suo discorso, per incominciare la mia interrogazione. Una volta che ebbe finito, partii con il mio esame.
    "Il mio credo ninja è molto semplice: il miglioramento continuo! Voglio portare al limite il mio fisico e le mie capacità, e trasmettere la conoscenza che ho ottenuto agli altri."
    Era una bugia? Non esattamente. Era una mezza verità? Assolutamente sì! La verità è che l'affinare le mie capacità ninja è stata una delle poche cose che i miei genitori e il mio clan mi sono riusciti ad inculcare in testa in maniera permanente. Mi intimavano di migliorarmi, perché altrimenti avrei sprecato un potere come il mio. Ma dire che lo voglio fare per gli altri suona meglio. successivamente incominciai la parte teorica vera e propria.
    "La tecnica della moltiplicazione è una tecnica che permette a chi la usa di creare una o più copie di sé stesso. Esse però non sono che immagini residue che non hanno sostanza e che quindi non sono in grado di danneggiare gli avversari; anzi, le copie stesse svaniscono al primo contatto con un oggetto fisico. Per questo motivo sono utili solo per confondere i nemici, anche se un osservatore attento potrebbe notare le ombre, o le impronte, che queste immagini NON lasciano"
    Mi sembrava di aver fatto una spiegazione completa della semplice tecnica accademica, quindi rimasi zitto in attesa di sapere che compito ci avrebbe assegnato successivamente.
    Kyoshi Jiki
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    I due giovani avevano caratteri diversi e sebbene avessero dei trascorsi differenti erano arrivati a parlare del proprio credo in modo simile, affermando che ciò che li trainava fosse il diventare migliori, di se stessi, degli altri, magari puntando a superare qualche loro maestro, amico, rivale o figura di riferimento, in ogni caso entrambi diedero una risposta che soddisfò il sensei, certo non che fosse una cosa difficile considerando che non esistevano risposte sbagliate, tuttavia era evidente guardando i loro occhi come credessero davvero a quelle parole e questo per Dazu era più che sufficiente. Senza un attimo di esitazione poi i due interrogati continuarono il discorso, affrontando la teoria delle tecniche richieste in modo competente e preciso, un'ulteriore dimostrazione di conoscenza che non fece che aumentare la già buona impressione che loro avevano fatto al maestro; non appena i giovani ebbero finito di parlare l'uomo lì squadrò per qualche secondo in completo silenzio, poi cominciò lentamente ad annuire:

    "Sento che credete davvero in quello che mi avete detto e questo è un bene: quando ci si trova sul campo di battaglia circondati dai nemici con il volto coperto del sangue dei propri compagni solo una forte motivazione può far continuare a combattere un ninja. Non scordatevi mai perché combattete e soprattutto non scordate mai chi siete."

    Un'altra breve pausa, cosicché tutti gli alunni presenti nell'aula, interrogati compresi, potessero metabolizzare le sue parole:

    "Per quel che concerne la teoria nulla da dire, avete senza dubbio studiato e questo mi fa piacere, ora però vorrei che mi dimostraste la vostra capacità di dare vita a quelle parole nella pratica. Mi spiego meglio, dovrete eseguire solo e soltanto le tecniche di cui mi avete parlato adesso come se ne valesse della vostra vita, perché usciti da qui sarà esattamente così. Quindi prendete un bel respiro, ripassate mentalmente i sigilli necessari e concentrate al meglio il vostro chakra, altrimenti non schiverete mai questi..."

    Con un gesto fulmineo il sensei tirò fuori due kunai che teneva nel cassetto della sua cattedra e con un unico ed improvviso gesto lanciò le due armi verso i due giovani studenti i quali, data la distanza, avrebbero avuto solo un istante per cercare di evitarli, ci sarebbero riusciti?

    Bene, scrivete entrami benino e la cosa mi piace. L'unica cosa che devo precisare però è a te Wonderer, ti chiederei di spaziare meglio il narrato dal parlato, prendendo come esempio il mio post o quello di sundavr, così da poterlo rendere più scorrevole da leggere. Ora però passiamo alla parte interessante, come detto dal vostro sensei dovrete eseguire ognuno la tecnica accademica che ha spiegato per evitare i kunai, fate attenzione a non essere autoconclusivi quando descrivete l'azione e segnatemi sotto nello spoiler della scheda uno schemetto con l'azione e la relativa spesa di stamina. Divertitevi :rosa:
     
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    Il mio battito cardiaco era così forte da impedirmi di sentire altro. Ero riuscito, nonostante le difficoltà iniziali, a rispondere alle domande del sensei, ma l’agitazione stava iniziando a fare presa sul mio spirito.

    “Devo calmarmi: non può essere andata così male.”

    Mi concentrai, controllando come meglio potevo il respiro e, lentamente, riuscii a liberare la mente da quel velo di preoccupazioni che la offuscava. Nel frattempo, Kyoshi espose le motivazioni che l’avevano spinto ad intraprendere la carriera di shinobi. Notai una certa affinità e la cosa mi sorprese. Forse mi ero fatto un’impressione sbagliata di lui. In quegli anni, infatti, ero giunto a credere che si fosse iscritto all’Accademia quasi per errore e che successi e fallimenti gli scivolassero addosso senza lasciare traccia, ma le parole che aveva appena proferito sembravano veritiere.

    «Wow, bel discorso, specialmente se proferito da un fifone. Miglioramento continuo, eh? Affrontami, allora: capiresti subito qual è il limite che non puoi superare! Cos’è che hai detto, poi? Trasmettere agli altri le tue conoscenze? Frase d’effetto, ma sappiamo entrambi che sono solo cazzate.»

    Gli sussurrai quelle parole nell’orecchio, dopo aver atteso che terminasse la spiegazione sulla Tecnica della Moltiplicazione. Il mio tono era aggressivo, minaccioso, eppure non riuscii a celare del tutto la mia eccitazione. Forse, in fondo, avevo sperato tutta la vita di trovare qualcuno con le mie stesse motivazioni, qualcuno che potesse spingermi a dare il massimo in ogni situazione, anche se, fino a quel momento, non avrei mai creduto che quella persona potesse essere Kyoshi. In ogni caso, parte della mia rabbia era dovuta al fatto che lui era riuscito a vendersi meglio, mostrando un lato più nobile e altruistico, mentre io, in preda alla confusione, avevo fallito.

    “Con le parole è sempre stato meglio di me…”

    Pensai, lanciandogli uno sguardo carico di invidia e frustrazione. Qualche secondo più tardi, scorsi un movimento del sensei e la mia concentrazione tornò sull’esame in corso. Dazu stava annuendo, soddisfatto delle risposte che aveva ricevuto. Mi sentii come liberato da un peso e riuscii finalmente a rilassare il mio corpo, che fino a quel momento era rimasto in tensione.

    «Sento che credete davvero in quello che mi avete detto e questo è un bene: quando ci si trova sul campo di battaglia circondati dai nemici con il volto coperto del sangue dei propri compagni solo una forte motivazione può far continuare a combattere un ninja. Non scordatevi mai perché combattete e soprattutto non scordate mai chi siete.»

    Quelle parole mi fecero riflettere. Non mi ero mai fermato a pensare a cosa sarebbe accaduto dopo l’Accademia e questo dimostrava la mia poca lungimiranza. Per me era sempre stata una questione personale, la trasposizione nel mondo materiale del mio conflitto interiore, eppure essere un ninja significava anche abnegazione. Come potevo essere al servizio del mio Paese senza perdere la mia identità? Non trovando una risposta, mi incupii. Sentivo di non essere ancora pronto ad un sacrificio simile e la cosa mi fece provare una sensazione di debolezza, che mi portò a chiudermi in me stesso, come per sfuggire alle mie responsabilità. Fortunatamente le parole del sensei vennero nuovamente in mio soccorso, riportandomi alla realtà.

    «Per quel che concerne la teoria nulla da dire, avete senza dubbio studiato e questo mi fa piacere, ora però vorrei che mi dimostraste la vostra capacità di dare vita a quelle parole nella pratica. Mi spiego meglio, dovrete eseguire solo e soltanto le tecniche di cui mi avete parlato adesso come se ne valesse della vostra vita, perché usciti da qui sarà esattamente così. Quindi prendete un bel respiro, ripassate mentalmente i sigilli necessari e concentrate al meglio il vostro chakra, altrimenti non schiverete mai questi...»

    Alla vista del kunai, sentii l’adrenalina entrare in circolo e la pericolosità della situazione mi fu subito chiara. Forse un ninja più esperto sarebbe riuscito a ragionare ed escogitare una strategia più elaborata, ma io potevo contare unicamente sul mio istinto di sopravvivenza e non avevo molto tempo per farlo: dovevo agire in fretta. Con la coda dell’occhio, alla mia sinistra, scorsi uno dei banchi della prima fila. Si trovava a circa un metro da me, distanza perfetta per tentare una Sostituzione.

    “Pecora, Cinghiale, Bue, Cane, Serpente.”

    Non avevo tempo di chiedermi se quei sigilli fossero corretti. Provai a comporli con le mani il più rapidamente possibile, tentando allo stesso tempo di attaccare i fili di chakra al banco, la mia unica ancora di salvezza.

    «Tecnica della Sostituzione!»

    Esclamai, sperando con tutto me stesso di riuscire ad evitare il kunai che era diretto verso di me.

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    -Tecnica della Sostituzione per cercare di evitare il kunai

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    narrato, parlato, parlato altri(in colori diversi)

    Mentre esponevo le mie visioni ninja non potei fare a meno di notare come sia io che Shiro avessimo dato risposte fondamentalmente simili, che ruotavano intorno al potente desiderio di essere "migliore". C'erano anche differenze sostanziali però: mentre io avevo espresso la volontà di essere migliore di me, il mio compagno di esame voleva essere migliore degli altri. Avrei desiderato tanto parlare di queste nostre differenti visioni, e la mia richiesta fu avverata ancor prima del previsto; non appena finii di parlare della tecnica della moltiplicazione Shiro si avvicinò al mio orecchio e ricominciò con i soliti discorsi da Shiro, sul fatto che fossi un fifone, sul fatto che avessi sparato cazzate pur di farmi sembrare nobile, condendo il tutto con una sana dose di sfida. Normalmente mi sarei messo a ridere di fronte a un tale ammontare di ovvietà (poiché tutti sapevano quanto il mio clan mi avesse inculcato a forza questa mentalità, e di come la mia visione del mondo e i miei valori fossero ben diversi) e di sicurezza (mal riposta), ma ero impedito dalla delicata situazione in cui mi trovavo... quindi optai per un metodo discreto, ma ancora non testato su di lui. Mi girai verso di lui, trovandomelo a pochi centimetri di distanza, e fissandolo dritto negli occhi mi esibii in uno sguardo gelido, uno di quelli che urla "rompimi il cazzo un'altra volta, ti sfido";subito dopo ritornai a guardare il maestro con la mia espressione normale. Chissà che effetto avrebbe sortito, ero davvero stupido a non aver provato quella "tecnica" prima!
    Sia le mie risposte che quelle di Shiro sembrarono soddisfare il nostro sensei, che si mostrò soddisfatto della sicurezza che riponevamo nelle nostre convinzioni, sottolineando come in situazioni difficili solo un forte credo ninja possa aiutarci a non perdere la speranza e a continuare a combattere. Ero abbastanza in disaccordo con questo ragionamento, ma non ero ancora diventato un genin, quindi semplicemente mi feci scivolare addosso queste ultime frasi di dubbia veridicità.
    Infine incominciò la parta pratica dell' esame una di quelle più temute, ma anche più soddisfacente.
    [...]dovrete eseguire solo e soltanto le tecniche di cui mi avete parlato adesso come se ne valesse della vostra vita, perché usciti da qui sarà esattamente così, [...] altrimenti non schiverete mai questi..."
    Nello stesso momento in cui pensai che avrei dovuto usare la tecnica della moltiplicazione notai che il sensei stava alzando il braccio e che nella mano stava tenendo due kunai... uno per esaminando. Con un movimento armonioso della mano le due armi partirono verso me e Shiro, una per testa si potrebbe dire. Fortunatamente il sensei aveva reso molto chiaro cosa dovevamo fare per evitare i due pugnali: Shiro la tecnica della sostituzione, mentre io dovevo confondermi con le copie create dalla tecnica della moltiplicazione. Abbastanza semplice in teoria. Evitai di considerare le conseguenze che sarebbero potute scaturire dal mio potenziale fallimento: era il preludio sicuro ad un blocco mentale. Ripensai per una frazione di secondo alle imposizioni delle mani da eseguire, poi cercai di comporre i sigilli che servivano per smistare il chakra per dare avvio alla tecnica, ovvero i sigilli di Pecora, Serpente e Tigre.
    Il primo era il sigillo della pecora, quindi cercai di avvicinare indici e medi alzati di entrambe le mani, mentre anulare e medio della mano sinistra avvolgevano le dita speculari della mano destra.
    Il secondo era il sigillo del serpente, il più semplice, per cui mi bastò cercare di intrecciare le dita delle due mani, facendo attenzione a tenere i palmi aderenti l'uno all'altro.
    Il terzo era quello della tigre, e per completarlo mi bastò alzare i due indici e i due medi, in un sigillo che sembrava una fusione dei primi due.
    Sperando di aver fatto i sigilli nella maniera corretta, cercai di far fluire il flusso di chakra al di fuori di me, provando a creare cinque copie di me stesso, una alla mia destra, praticamente tra me e Shiro, una davanti a me, una dietro di me e due ai lati della copia più avanzata
    Nel frattempo avrei usato la copertura data dalla nuvola di fumo per scattare a sinistra, dietro un'altra copia.
    Secondo i miei piani il pugnale avrebbe trapassato i Kyoshi nella posizione più avanzata e più indietreggiata, mentre tutti gli altri (tra cui io) sarebbero rimasti illesi.
    Kyoshi Jiki
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    -tecnica della moltiplicazione
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    Il sensei aveva volutamente anticipato con le sue parole l'uscita dei due kunai, certo se avesse voluto colpirli avrebbero potuto farlo senza nemmeno dargli il tempo di rendersene conto, ma in quel caso non sarebbe stato un esame giusto; in un contesto del genere invece i due giovani erano messi un minimo alle strette, ritrovandosi ad avere solo un attimo per concentrarsi ed eseguire correttamente la tecnica, pena di esser colpiti dalle suddette armi da lancio con annesso scivolone. Il più delle volte una battaglia, un combattimento si decideva per un solo istante, un attimo fuggente in cui uno dei due contendenti riusciva a superare o a sorprendere l'altro, un secondo o a volte anche meno per passare da una vittoria e vita alla sconfitta e morte, dura la vita del ninja eh? Kyoshi e Shiro, malgrado lo stress, l'ansia ed il poco tempo a disposizione, riuscirono a dare di prova di sapersi muovere anche sotto pressione: il primo mi moltiplicò con rapidità e precisione, lasciando ad un suo dei suoi quattro io illusori l'ingrato compito di prendersi in pieno petto il kunai e sparire, il secondo invece si scambiò di posto con un banco che si trovava in prima fila, potendo osservare in completa sicurezza l'arma da lancio a lui rivolta finire per terra in mezzo ai banchi degli altri studenti che continuavano a vedere la scena con aria sempre più sorpresa:

    "Ottimo, davvero ottimo!"

    Dazu annuì vigorosamente, esibendo un largo sorriso che rivolse ad entrambi spostando il capo prima verso uno e poi verso l'altro:

    "I sigilli erano corretti, il chakra è stato mobilitato in modo adeguato per la situazione e siete riusciti a non farvi prendere dai kunai, una vittoria su tutti i fronti direi."

    L'uomo abbassò nuovamente le mani verso il cassetto della sua cattedra, stavolta però vi tirò fuori due coprifronte che recavano sulla placca in acciaio il simbolo di Suna:

    "Con quello che ho visto direi che non ci sono più dubbi, da oggi siete due Genin! Non vi crogiolate troppo su questo risultato, la vostra carriera ninja è appena cominciata. Ora andate e rendete il vostro villaggio fiero di voi!"

    Il sensei li congedò un ultima volta con un altri sorriso ed un gesto del capo, prima di passare lo sguardo agli altri compagni che improvvisamente vennero colti da una ritrovata ansia, del resto tanti ancora doveva provare a sostenere l'esame, ma quanti sarebbero riusciti a superarlo? Ai posteri l'ardua sentenza.

    Nulla da dire, vi siete mossi entrambi bene, avete passato l'accademia con successo e siete ufficialmente dei Genin. Fatemi il post conclusivo poi vi assegno l'exp con tutto ciò che la promozione vi offre.
     
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    Nel corso della mia vita mi ero trovato diverse volte in situazioni scomode ma, nonostante tutto, non avevo mai avuto la sensazione di essere realmente in pericolo. Quel giorno invece, durante l’esame, capii cosa si provasse a dover agire in fretta sotto pressione. C’era pure una certa ironia in tutto ciò: il nostro sensei non stava realmente cercando di ucciderci, era una semplice simulazione. Semplice, ma efficace nel darci un assaggio di quello che ci avrebbe aspettato, una volta abbandonata la sicurezza che i muri dell’Accademia ci fornivano.
    Fortunatamente andò tutto per il meglio. Con le mani composi rapidamente i sigilli, creando contemporaneamente dei fili di chakra per collegare il mio corpo al banco. Questo mi permise di sostituirmi appena in tempo per evitare che il kunai mi si conficcasse in petto.

    “C’è mancato poco…”

    Pensai, sentendo una goccia di sudore gelido scendermi lungo la tempia destra. Da quella posizione potei constatare che anche Kyoshi era riuscito a neutralizzare l’offensiva del sensei, sfruttando la Tecnica della Moltiplicazione per evitare di essere colpito. Sospirai di sollievo.

    “Mi sto proprio rammollendo.”

    Ero sempre stato un ragazzo egoista, capace di tutto pur di primeggiare, eppure in quel momento sentii che qualcosa stava cambiando in me. Imbarazzato da questa nuova consapevolezza, mi irrigidii per un secondo, dopodiché mi avvicinai nuovamente alla cattedra, posizionandomi dove mi trovavo prima di sostituirmi. Non sapevo a quali altre prove saremmo stati sottoposti, ma cercai di liberare la mente per essere pronto ad ogni eventualità.

    «Ottimo, davvero ottimo! I sigilli erano corretti, il chakra è stato mobilitato in modo adeguato per la situazione e siete riusciti a non farvi prendere dai kunai, una vittoria su tutti i fronti direi.»

    Esordì il sensei, rivolgendoci un sorriso. Mi sentii sollevato e cercai di godermi appieno quel complimento, ma la situazione precipitò quando Dazu frugò nuovamente nel suo cassetto. Feci un salto indietro, flettendo leggermente le gambe per essere più reattivo. Nella prova precedente, prima di lanciarci contro dei kunai, ci aveva avvisato a parole, ma avrebbe potuto non concederci nuovamente quella cortesia.

    “Ma quello è… sì, non ci sono dubbi!”

    Dazu aveva estratto due coprifronte. Sulla placca metallica, tra un riflesso di luce e l’altro, scorsi il simbolo di Suna.

    «Con quello che ho visto direi che non ci sono più dubbi, da oggi siete due Genin! Non vi crogiolate troppo su questo risultato, la vostra carriera ninja è appena cominciata. Ora andate e rendete il vostro villaggio fiero di voi!»

    Il sensei ci congedò, consegnandoci ciò che attestava il superamento dell’esame. Presi il coprifronte e lo rigirai tra le mani: era meno pesante di quanto pensassi. Lo osservai per un po’, incredulo. Avevo finalmente terminato l’Accademia!

    «Avete visto, babbei? Fortunatamente ora non sarò più costretto a vedere le vostre brutte facce! Cercate di passare l'esame: non voglio che si dica che ero il primo di una classe di idioti, capito?»

    Gridai, girandomi verso la classe e sollevando il coprifronte come un trofeo. Dopo quell’attimo di sfogo, allungai il braccio sinistro verso Kyoshi, stringendo la mano in un pugno in segno di saluto. Allo stesso tempo voltai lo sguardo in direzione opposta in un goffo tentativo di celare le mie emozioni.

    «Devo ammettere che sei stato bravo. Non credere che sia finita qui, però: muovi il culo e presentati al campo di addestramento in uno di questi giorni. Abbiamo ancora un conto in sospeso!»

    Attesi la sua risposta, dopodiché mi legai il coprifronte in testa e, infilando le mani in tasca, mi avviai verso l’uscita della classe, rivolgendo un rapido saluto al sensei. La mia via del ninja aveva inizio!

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    narrato, parlato, parlato altri(in colori diversi)

    La mia promozione era lì, a portata di mano, l'unica cosa che rimaneva da fare era evitare il kunai. Eseguii i sigilli, creai le copie, scattai di lato, e mi preparai mentalmente a tutti gli esiti possibili. Fortuna o per mia vera e propria capacità, evitai il pugnale lanciato verso la mia direzione, anche se a farne le spese fu uno dei cloni che, trafitto, scomparì così come era arrivato:con una nuvola di fumo. Questo voleva dire che ero riuscito, ma voleva dire che fossi già genin? Forse. Questo però non mi impedì di festeggiare con i miei cloni per questa piccola vittoria
    "Ben fatto ragazzi, grazie di tutto"
    sussurrai, mentre gli davo il cinque, innescando la loro distruzione e rimanendo nuovamente l'unico kyoshi presente in aula. Una volta diradato il fumo, potei vedere anche l'esito della prova di Shiro, che, a considerare dal kunai incastrato nel legno di un banco, sembrava essere stato positivo anche per lui.
    "Bravo Shiro, ben fatto!"
    Esclamai, alzando il pollice verso l'alto in segno di approvazione. Anche il sensei sembrò soddisfatto del risultato delle nostre prove, e lodò le nostre capacità di pensiero veloce e i nostri sigilli. Si avvicinò nuovamente al cassetto dove precedentemente aveva preso i kunai, ma stavolta, dalle sue mani sbucarono due oggetti molto più graditi: due coprifronte con inciso il simbolo di Suna!
    "Ma allora... noi..."
    "Con quello che ho visto direi che non ci sono più dubbi, da oggi siete due Genin! Non vi crogiolate troppo su questo risultato, la vostra carriera ninja è appena cominciata. Ora andate e rendete il vostro villaggio fiero di voi!"
    Ce l'avevo fatta, avevo superato L'esame! Ero finalmente libero di poter iniziare la mia carriera ninja! Nonostante la gioia e il sollievo che mi pervadevano il corpo, restai all'esterno abbastanza controllato; l'unica differenza rispetto a prima era il sorriso che avevo stampato in faccia. Ovviamente, Shiro ebbe una reazione esagerata, urlando alla classe un messaggio che si può descrivere solo come... incoraggiamento aggressivo?
    Poi Si girò verso di me e allungando il pugno mi confidò la volontà di volermi affrontare, addirittura ammettendo che ero stato bravo. Non potei che rimanere piacevolmente sorpreso da questo guizzo di maturità e mi affrettai a rispondere, facendo contemporaneamente sbattere il mio pugno contro il suo
    "Sarò più che felice di affrontarti, dimmi solo quando vuoi!"
    Finalmente, dopo tanti anni di studio, potei uscire dalla porta della mia classe da genin... Era strano, ma liberatorio, e anche un pochettino triste, devo ammettere. Per quanto non mi consideri una persona eccessivamente affettiva, tutte le ore passate ad imparare e ad esercitarsi nelle tecniche ninja avevano permesso a quel luogo di scavare un posto nella mia memoria e nel mio cuore; sinceramente, mi andava bene così.
    Aspettai fuori dalla scuola che altri miei amici finissero di sostenere l'esame, e una volta diventati un cospicuo gruppo di neogenin, ci godemmo una bellissima giornata tra le strade di Suna, forse l'ultima che ci potevamo permettere. Concludemmo la serata con il naso all'insù, dentro a dei piumoni, a guardare le stelle sopra il tetto di un edificio abbandonato. Fu in quel momento che mi colpì duramente la domanda esistenziale "e ora?"
    Non c'era più un maestro, non c'erano più dei programmi da rispettare, non c'erano più lezioni con orari stabiliti. Ora io dovevo capire come migliorare e in che direzione farlo. Nonostante fossi sollevato per la promozione, la preoccupazione per il peso delle responsabilità delle scelte che avrei dovuto fare si stava già cominciando a sentire.
    Kyoshi Jiki
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    Colui che è e si spera sarà

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    31 exp per Wonderer e 33 per sundavr, sbloccate inoltre le seguite cose:
    -60 punti parametrici da smistare come volete
    -Il coprifronte del vostro villaggio
    -Taschino e Borsello Ninja
    -Le tre tecniche accademiche più tre tecniche lvl D a vostra scelta

    Spero vi siate divertiti, per il resto buone ruolate e ci si vede in game :hat:
     
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    58 exp per Stompo!
     
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