Infermeria Shusui

x Saix

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    Colui che è e si spera sarà

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    Il sole era alto in cielo, le nuvole cercavano invano di coprirne i raggi che timidamente rischiaravano dalla mattina la giornata. Shusui si era diretto appena possibile al primo ospedale che conosceva, era conscio del fatto che non essendo un caso urgente avrebbe dovuto aspettare parecchio tempo prima di poter essere medicato a dovere, ma sapeva anche di non poter far passare troppi giorni con il braccio non fasciato a dovere, perciò ingoiò il rospo e ci andò lo stesso. Superate le due grandi porte in legno che fungevano da ingresso allo stabile, il giovane si sarebbe trovato di fronte ad una delle tante giornate con cui un medico od un infermiere avevano da tempo imparato a convivere: barelle piene e vuote che venivano portate in tutta fretta da un corridoio all'altro, uomini e donne vestiti con ampi camici che correvano a destra e a sinistra leggendo distrattamente lungo la strada cartelle contenenti informazioni sul paziente di turno, insomma un microcosmo sempre di fretta. Quello che però interessava maggiormente al giovane era il bancone alla sua destra dietro cui era seduta un giovane donna di bell'aspetto dai corti capelli corvini e dagli occhi verdi coperti da occhiali dalla leggera montatura, intenta controllare un lista di nomi che aveva davanti a sé. Notando l'arrivo del Genin con la coda dell'occhio la ragazza sollevò lentamente la testa e dopo aver rapidamente squadrato gli rivolse la parola:

    "Benvenuto! Ti chiedo cortesemente di compilarmi questo modulo con i tuoi dati, di salute e non, e di accomodarti poi nella sala d'attesa che trovi più avanti sulla sinistra, appena sarà il tuo turno verremo a chiamarti."

    La sua voce era alta e squillante, malgrado la distanza Shusui poteva sentire distintamente il profumo della donna, un'essenza dolce che gli ricordava l'odore della rosa. Fatto il suo dovere il giovane si sarebbe poi dovuto dirigere nella stanza indicatagli al cui interno avrebbe trovato altre cinque persone intente come lui ad attendere il proprio turno, c'era uomo con una benda sull'occhio, un altro con una fasciatura sulla gamba, un altro ancora un collare protettivo, più due donne che non avevano un malessere visibile. Messosi seduto Shusui avrebbe visto in messo alla sala un tavolino con alcune riviste e un dispensatore di acqua con dei biccherini di plastica, senza dubbio un ospedale ben attrezzato. L'attesa del Genin durò ore, perché oltre alle persone che aveva davanti c'erano anche le emergenze che per forza di cose passavano avanti a tutti. Dopo un tempo imprecisato la giovane che il ragazzo aveva visto all'ingresso aprì la porta della sala d'attesa:

    "Shusui? Prego mi segua è arrivato il suo turno."

    La donna guidò il ninja attraverso un lungo corridoio per poi farlo entrare in una stanzetta che recava la scritta "Studio del dottor Brown", gli aprì la porta e lo introdusse al professore in questione, un uomo sulla quarantina con dei capelli grigio chiaro corti, una barba ben curata e due occhi blu scuro che lo invitò a sedersi:

    "Benvenuto benvenuto ragazzo, da quello che hai scritto ti sei rotto il braccio in missione, ti dispiace raccontarmi per bene, senza entrare nei dettagli se sono secretati, come ciò sia accaduto?"

    Saix Eccoci qua, iniziamo la tua infermia di 3 post, palla a te :rosa:


    Edited by Stompo - 4/9/2019, 15:15
     
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    Passarono diversi giorni dalla conclusione della missione diplomatica nei pressi di Barbakos, oramai divenuta un'alleata importante per Kirigakure no Sato. Il ritorno fu una delle cose più struggenti che dovessi mai vivere, il funerale di Daizo Watanabe fu molto suggestivo e la presenza della reggente della neo alleata confermava l'esito positivo della nostra missione.

    "La morte, a volte, è una liberazione. Lo è stato per Kazunari... ma non per Daizo."

    Dopo i funerali svolti tra poche persone di elite, come i sette spadaccini (seppur mancava Janbo), passarono altri giorni ed il braccio fasciato alla buona mi duoleva maledettamente e dovetti andare in ospedale per farmi medicare. Sapevo che avrei perso parecchio tempo ma era meglio perdere tempo che perdere un braccio. Era una mattina nebbiosa come le altre a Kiri ed una volta solcata la soglia dell'ospedale esso mi suggestionò. Non che temessi gli ospedali in se e per se, ma essi mi mettevano una tristezza infinita. Vedere tutte quelle persone che stavano male o i parenti ai capezzali dei malati mi metteva un senso di angustiamento tale da rigettare quei luoghi. Eppure c'era una branchia della medicina che stuzzicava la mia attenzione: la chimica. Studiare prodotti, piante, medicine e miscelarli tra loro per creare un nuovo composto, beh quello si che attizzava la mia mente ed il mio interesse. Dovetti compilare un modulo, con i miei dati personali ma mi bloccai quando vidi "Nome e Cognome".

    "Shusui... Uchiha..."

    Rammendai le parole di Deliah e di Rentaro che dissero di mantenere questo mio segreto, così mi firmai come sempre "Shusui". Dopotutto ero ancora segnato nei documenti ufficiali come "orfano di guerra". Mi fecero accomodare in una sala d'attesa, come le altre, dove vi era un bottiglione con l'acqua e delle riviste. Mi avvicinai al contenitore d'acqua, afferrai un bicchiere e versai il contenuto al suo interno. Bevvi e tornai a sedermi.
    Passarono diverse ore prima che mi venissero a chiamare per la visita medica e rimasi a riflettere:

    "Non mi sono mai soffermato a riflettere a lungo sul mio passato... ma chi sono io realmente ? E se mi avessero rapito proprio per questo ? Proprio a causa di ciò che sono ?"

    Pensieri che vennero interrotti dalla infermiera che mi accolse e mi fece accomodare dal dottor Brown. Entrai e mi domandò cosa fosse accaduto al mio braccio.

    << Dottor Brown mi hanno rotto il braccio durante la mia ultima missione. >>

    Ad un tratto ricordai Kazunari spezzarmelo, ma continuai e le parole che dissi furono forti... più per me che per il medico.

    << Un nemico della Nebbia che stavo affrontando insieme a Rentaro - san evitò un mio diretto, mi afferrò il braccio e me lo ruppe. >>

    Al ricordo vocale il braccio iniziò a farmi di nuovo male e feci una smorfia di dolore.

    << E' da qualche giorno così, recupererà al cento per cento la sua funzione ? >>
     
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    L'uomo ascoltò la breve spiegazione del ragazzo osservando con sguardo clinico il braccio, poi levò la fasciatura e cominciò a tastarlo, eseguendo anche qualche delicata manipolazione per verificare l'entità della riduzione dell'angolo di rotazione dell'articolazione del gomito. Questa serie di operazioni non fu indolore per il povero Shusui, ma purtroppo erano necessaria per comprendere quanto fosse danneggiato l'arto superiore in questione. Quando ebbe finito il controllo preliminare dottor Brown si staccò dal paziente, si avvicinò alla sua scrivania dove era allocata la cartella del ragazzo in questione e si mise a scriverci qualcosa sopra prima di tornare dal ragazzo:

    "Sei stato fortunato ragazzo, malgrado siano fratturati sia l'ulna che il radio dal mio esame preliminare non sembrano fratture scomposte, per di più chiunque ti abbia fatto quella fasciatura sapeva decisamente il fatto suo visto che si è assicurato di mantenere le ossa in questione nella corretta posizione..."

    L'uomo fece una breve pausa per sistemarsi il colletto del camice, poi riprese a parlare:

    "Riuscirai senza dubbio a recuperare la completa funzione dell'arto, ma la cosa richiederà tempo, purtroppo malgrado i nostri avanzati trattamenti medici non possiamo forzare in modo eccessivo la riformazione di un osso, ma solo accelerarne la guarigione. Adesso ad ogni modo faremo la prima seduta, dovremo farne almeno altre 4, già dalla prima non avrai più bisogno di portare fasciature, ma le tue ossa saranno fragili come cristallo, ti prego di tenerlo bene a mente."

    Dopo quell'ultima raccomandazione il professore chiuse gli occhi per qualche secondo, portò le mani unite davanti a sé e cominciò a concentravi al loro interno un notevole quantità di chakra in modo graduale, Shusui le poté vedere ricoprirsi in modo sempre più voluminoso di energia verdastra, trasmetteva una sensazione di calore, di benessere solamente guardandola:

    "Ok ci siamo, potrebbe fare un po' male ma niente di insopportabile, cerca di rimanere più fermo che puoi"

    L'uomo a quel punto avrebbe disteso entrambe le mani davanti a sé e le avrebbe avvicinate con decisione al braccio danneggiato del ragazzo, il quale avrebbe cominciato a sentire prima una sensazione di calore crescente, poi arrivato nel momento del contatto avrebbe avvertito oltre ad una massima sensazione termica anche un piccolo ma costante dolore, ma cos'era quello se non un piccolo prezzo da pagare per la guarigione?
     
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  4. Saix
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    Il dottor Brown iniziò a tastare il braccio e ciò mi provocò abbastanza dolore da farmi continuare a tenere quella smorfia disgustata. Chissà che faccia avevo per gli occhi altrui, cosa pensavano. Francamente me ne fregai, però sicuramente fu esilarante. Il dottore mi disse che ero molto fortunato a non aver fratture scomposte e chiunque abbia svolto la fasciatura iniziale fu abbastanza preparato da non aggravare la situazione.

    "Deliah - sama grazie mille. Le devo un favore... anzi forse due."

    Pensai ricordando che rimase in silenzio e poco scossa alla vista del leggendario Sharingan, l'occhio che portò caos alla sua nazione. Riflettei a lungo sui nomi che vennero citati da Rentaro dai portatori di questi occhi, Madara, Sasuke, Zero ed infine Mukou che distrusse Barbakos. Nomi altisonanti, alcuni di essi leggendari proprio come quegli occhi.

    "Mi sa che dovrò andare alla ricerca di informazioni su questo fantomatico Clan Uchiha, ma devo fare molta attenzione visto che tutti non li guardano di buon occhio. Tsk... Ho scoperto in parte chi sono e già porta soltanto guai."

    Il mio sguardo mutò e da doloroso e turbato si trasformò in un radioso sorriso.

    "Uchiha... Shusui... Eheheh potrei già farci l'abitudine, suona così bene. Chissà com'erano i miei genitori e se entrambi erano Uchiha. Già... Chissà."

    Il dottore continuò a parlare ma non lo ascoltai con molta attenzione, mi soffermai soltanto alla frase in cui il braccio sarebbe guarito e che non avrei dovuto fare delle bravate con quell'arto ridotto in quel modo. Così cominciò la terapia per la guarigione del braccio. Il medico appoggiò le mani sopra l'arto ed iniziò a scagliare delle radiazioni fatto di chakra verde, percepii una sensazione di calore molto piacevole che divenne, però, pian piano sempre più fastidiosa. Percepivo un rumore, per l'esattezza scricchiolii in tutta l'ossatura. Un rumore fastidioso ma almeno ebbi la consapevolezza che stessi guarendo.

    << Dottore permetta una domanda. Mi piacerebbe studiare i rudimenti della chimica e della medicina per uno scopo personale, per evitare tutti questi danni durante la battaglia ed essere più letale in combattimento. L'ospedale non fa per me, però potrei essere utile anche per i miei colleghi shinobi. Cosa dovrei fare per apprendere ? >>

    Ed attesi una risposta. Chissà cosa mi avrebbe risposto, sicuramente da quella risposta sarebbe cambiata la mia stessa vita.

    Mentre ci sono, Shusui piacerebbe usare le arti mediche -soprattutto droghe, veleni, medicine-per l'arte del combattimento e boostarsi. In pratica divenire un Witcher. Quale momento se non in ospedale per chiedere come fare ahahah
     
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    L'operazione durò diversi minuti, durante quali il dottor Brown si dovette più volte fermare per pulirsi con la manica del camice dal sudore che continuava imperterrito ad imperlargli la fronte. Shushi si rese conto che mantenere quella tecnica doveva costargli una notevole quantità di chakra, chissà quanto gli ci era voluto per arrivare a padroneggiarla. Il dolore che provava il giovane comunque non aumentò nel corso del tempo, anzi piano piano il Genin riuscì ad abituarsi per potersi godere appieno la sensazione di benessere e di calore che quelle mani ammantate di verde smeraldo gli provocavano. Al termine del trattamento il professore allontanò le mani dal braccio, smise di rilasciarvi chakra facendole tornare normali e fece un profondo respiro, era evidentemente provato da quello che aveva fatto anche se cercava di non darlo troppo avere:

    "Molto bene la prima seduta è andata liscia liscia, cerca di usare quel braccio il meno possibile, soprattutto evita altri urti, altrimenti dovremo ricominciare tutto da capo."

    L'uomo si pulì nuovamente il sudore, stavolta però con un fazzoletto in tessuto di colore viola che tirò fuori dal taschino del suo camice, poi si rimise apposto il colletto del camice prima di continuare il discorso:

    "Per il momento rimaniamo che ci vediamo ogni due settimane, poi di volta in volta valuterò se rendere più ravvicinate o meno le sedute a seconda dello stato del braccio..."

    Il dottor Brown rivolse poi al giovane un sorriso bonario prima di congedarlo:

    "Mi raccomando ragazzo, in campana eh?"

    Shusui però aveva un domanda inaspettata per l'uomo, gli parlò infatti del suo interesse per apprendere le arti mediche e la chimica per poterle applicare al combattimento. Il professore si passò una mano sul mento barbuto per qualche secondo prima di rispondere al ragazzo:

    "Devi capire una cosa, la medicina non si impara per interesse personale, le arti mediche sono apprese solo da coloro che vogliono usarla per salvare la vita agli altri, non per guarirsi le ferite tra uno scontro e l'altro. Il medico infatti passa la sua vita lontano dai campi di battaglia dentro ad un ospedale in tempi di pace o dentro ad un tendone aspettando che gli portino i feriti con ancora qualche possibilità di sopravvivenza, non è un percorso che si intraprende alla leggera. In definitiva pensaci attentamente, se sei interessato semplicemente ad utilizzare i veleni in combattimento sono certo che troverai dei libri in biblioteca o in generale qualche tuo superiore che ti insegnerà con piacere ciò che ti occorre sapere. Ora ti chiedo di scusarmi ma vorrei che lasciassi il mio studio che ci sono altre persone che hanno bisogno della mia assistenza."

    Il tono di voce dell'uomo non risultò duro, ma semplicemente deciso, voleva far capire al giovane che non esistevano le mezze misure, o si abbracciava la via in un certo modo oppure non lo si doveva fare affatto, per il proprio bene e quello degli altri. Quello in ogni caso non era sicuramente né il tempo né luogo per fare una scelta del genere, il giovane avrebbe avuto modo di compierla con i suoi tempi in separata sede.

    Fammi il post finale e poi ti assegno l'exp, sappi che comunque per i successivi 4 eventi(pq escluse) dovrai fare i conti con il braccio sinistro dalle ossa molto fragili, ergo negli eventi in questione il master di turno valuterà se eventuali impatti, urti od utilizzi di quell'arto possano compromettere l'integrità ossea(aggiunti tale specifica in scheda cosicché sia più facile per noi staffer tenere il conto.
     
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  6. Saix
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    L'operazione del dottor Brown durò pochi minuti, minuti che però lo spossarono molto. Il dolore provato non si evolse in peggiore né in migliore. Osservai attentamente la concentrazione del medico, la dedizione per il suo mestiere. In quei frangenti non pensai più a nulla, ero totalmente rapito. Non appena completò l'intervento mi prescrisse gli altri appuntamenti per sistemare definitivamente questo braccio.

    "Speriamo bene... ora sono terrorizzato pure a muovermi. Ma devo lavorare."

    Il medico ascoltò attentamente le mie parole e rispose con una neutralità imbarazzante, che mi schermì totalmente. Chi intraprendeva questa carriera non lo faceva per se stesso bensì per una passione nell'aiutare il prossimo. Non aveva tanti torti, ma chi avrei dovuto aiutare ? Riflettei e ripensai alla reggente Deliah ed a Rentaro... ed al povero Daizo. Forse gli avrei potuti aiutare. Il medico mi invitò a lasciare la sala ed eseguì l'ordine. Uscendo da quella porta continuai a riflettere, chi ero ? E chi sarò ? Me ne andavo pieno di confusione.
     
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