心中 - Shinjū

[Personal Quest]

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    bdgtvhM

    D i a r i o     p e r s o n a l e

    心 中     -     S h i n j ū

    P r o p r i e t à     d i

    G e n d ō     I k a r i






    [x] Il quadernino dalla copertina in pelle nera giace sul tavolo difronte a me. Un cerchio di luce che filtra da un buco nella tenda ne illumina una porzione, spostandosi lentamente lungo la sua superficie man mano che il tempo passa ed il sole gira. E' da un pezzo che sto in piedi nella penombra del mio alloggio a fissare quel diario vuoto. Il cerchio di luce, migrando molto lentamente, sembra quasi donargli vita. Una vita flebile, impercettibile, incerta come quella di una pianta. Ma comunque vita. Fisso il diario sbattendo ogni tanto le palpebre e mi sento attirato verso di lui, come se le sue pagine bianche mi chiamassero. Lo fisso ed intanto mi domando: -cosa mi spinge a voler scrivere un diario personale?-

    Hm.

    Non ho una risposta precisa. Ipotizzo che i motivi siano tanti, e nessuno veramente determinante ma nel loro insieme lo diventano. Principalmente perchè ho la forte sensazione di essere sovraccarico. Una sensazione che fatico a spiegare anche a me stesso, ma c'è. E' come se avessi troppi pensieri per la testa, così tanti da sentirmi molto affaticato mentalmente e quindi poco lucido. La cosa mi spaventa, ho paura che un giorno potrei subire un crollo, e non posso permettermelo. Per ora l'unico effetto collaterale è che quando sono incastrato nei miei pensieri per molto tempo, dopo un po' il cervello mi si spegne e smetto totalmente di pensare. Dentro di me si diffonde il vuoto per qualche tempo, poi ricomincio ad essere me stesso. Non riesco nemmeno ad identificare bene quei pensieri perchè ogni volta sono diversi ed è come se ognuno se ne trascinasse dietro molti altri fino a farmi sprofondare nel caos più totale. Però alcuni pensieri sono ricorrenti, ed ho capito che ci devo lavorare.
    Uno di questi, forse il principale, non lo posso nemmeno definire un vero e proprio "pensiero". E' più una paura, una cosa che mi terrorizza. Una cosa a cui cerco sempre di non pensare, e quando mi viene in mente la scaccio vigliaccamente. Ma a volte capita che la mia mente abbatte le barriere del mio controllo e si tuffa con tutta se stessa nel vivere questa paura. E la paura in questione è quella di perdere la memoria. D'altronde mi è già successo, di perdere la memoria, no?


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    Si, mi è successo, ed è andata così: un giorno mi sveglio in una stanza e mi sento a pezzi. Non riesco a muovermi, tanto sono debole e dolorante. Non solo non riesco a comandare i miei arti, ma non riesco a comandare nemmeno la mia mente. Nel senso che ogni volta che ricevo uno stimolo, come ad esempio vedere un bicchiere d'acqua, non riesco a pensare "ho sete" o "non ho sete", semplicemente una serie di immagini confuse e sconclusionate cominciano ad invadere i miei pensieri. Una sensazione strana, terribile. Così mi sono svegliato, mesi fa, in ospedale. La prima cosa che mi dicono è che sono in ospedale, e di stare tranquillo, perchè c'è la mia Sensei al mio fianco. Me lo ripetono continuamente, finché l'informazione finalmente riesce ad entrarmi in testa. Poi iniziano con le domande, e si rendono conto che non sono capace di rispondere. Allora mi danno delle risposte. Mi dicono che sono Gendō Ikari, che sono un guerriero di Ishivar, che sono sparito per due anni e mezzo, e che infine mi hanno ritrovato nel Villaggio della Nebbia. Mi dicono che quando mi hanno trovato ero in condizioni critiche, c'era il rischio che morissi, ma mi dicono anche che non mi devo preoccupare perchè ora sono fuori pericolo ed anche se non ricordo nulla del mio passato e di chi sono, è normale perchè succede quando si subisce un grave trauma. Mi dicono che la memoria tornerà. Per giorni mi ripetono queste cose in modo da essere certi che le recepisca. Ma dopo un po' si rendono conto che non do segni di miglioramento, e capiscono che la memoria non mi tornerà. Allora la mia Sensei, che si presenta come Ren, mi dice che ho passato anni ed anni al suo fianco ed inizia a raccontarmi ogni dettaglio del mio passato. Mi dice che prima di sparire abitavo ad Ishivar. Non avevo mai avuto un padre ma avevo una madre, che però era morta di una malattia. Ma avevo superato bene la cosa perchè vari amici mi avevano accolto in casa loro e trattato bene. Avevo poi deciso di diventare un guerriero e così avevo conosciuto Sensei Ren. Quello che non mi racconta però è come ho perso la memoria, perchè non lo sa. Mi dice semplicemente che ad un certo punto sono sparito ed ora eccomi qua.
    Adesso, mesi dopo il mio risveglio, sono in piedi davanti a quel quadernino e sono spaventato: e se mi succedesse di nuovo di perdere la memoria? Ci sarà qualcuno a raccontarmi quello che ho dimenticato?

    Bhé, da oggi inizierò a mettere le cose nero su bianco e se mai dovesse riaccadere, mi basterà aprire il mio diario e leggere.

    Mormoro tra me e me penetrando il diario con sguardo corrucciato. Ma non è solo quello, nient'affatto. C'è altro in gioco! Ho questa confusione in testa che mi terrorizza, perchè il mio istinto mi suggerisce insistentemente che è collegata alla perdita di memoria. Ho la netta sensazione che se mi lasciassi andare al caos che ogni tanto predomina nella mia mente, potrebbe accadere qualcosa... qualcosa relativo alla mia memoria danneggiata. Potrebbe ripararsi o danneggiarsi ulteriormente. Non lo so, ma so che un diario mi serve.

    Scriverò qua i miei pensieri. Ogni idea, timore, dubbio, ogni cosa rilevante che mi accade, sia fuori che dentro di me, la scriverò qui dentro. La scriverò con logica, con metodo, in modo razionale, cosicché possa sottrarla dal tumulto di pensieri che mi assillano e metterla da parte, qui dentro. Pian piano la mia testa tornerà apposto, ne sono sicuro!

    Dicendolo ad alta voce me ne convinco. Quindi faccio due passi decisi verso il tavolo ed afferro il libricino. Prendo una penna, mi dirigo verso il letto e mi ci siedo sopra a gambe incrociate, poggiandomi il diario in grembo. Lo fisso ancora per qualche istante, poi apro la copertina e mi fermo sulla prima pagina bianca come la neve. La penna è stretta tra le dita bioniche della mia mano destra. Avvicino la punta bagnata d'inchiostro alla superficie porosa della carta ed inizio a scrivere:



    心 中

    S h i n j ū

    Diario personale

    Proprietà di Gendō Ikari



    Poggio la penna sul letto e passo il metallo dei miei polpastrelli sulle lettere opache tracciate sulla prima pagina del diario. Riportavano una parola più antica di ogni alfabeto: -Shinjū... la mia mente, il mio centro.- penso osservandola.
    Volto la prima pagina rivelando la seconda e riprendo in mano la penna, iniziando a scrivere...



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    [x] L'ho chiamato "ossidiana", perchè quando lo attivo i miei occhi cambiano colore: l'intero bulbo oculare diventa nero e lucido come l'ossidiana, e non solo; tutt'attorno agli occhi emerge in rilievo sulla pelle una rete di vene rosse e pulsanti dall'aspetto malsano. Proprio ora, mentre scrivo, ho l'Obsydian attivo, e sto carezzando quelle vene con le dita. Sento il sangue ed il Chakra scorrervi all'interno con violenza, è una sensazione molto sgradevole. Ora l'ho disattivato, e mi sento già meglio. Solo sul campo di battaglia riesco ad utilizzarlo senza pensarci troppo. Ma se lo attivo qui, in camera mia, difronte al mio specchio mentre sono da solo con me stesso, mi viene quasi da vomitare. La persona riflessa non sono più io. Attraverso l'Obsydian guardo il mio stesso Obsydian nello specchio, e tutto ciò che provo è una sensazione gelida fin dentro le ossa che mi spinge a distogliere lo sguardo, rannicchiarmi e tremare. Questo è l'effetto che mi causo quando scruto dentro l'abisso dei miei stessi occhi. Occhi spenti, privi di vita ed emozione. Sembrano occhi affetti dalla più terribile delle malattie. Un potere fatto per andare a caccia dei miei simili. Mi permette di scovare chiunque in qualsiasi luogo, non importa quanto lontano egli cerchi di scappare o quanto bene egli cerchi di nascondersi. Ed una volta che l'ho raggiunto, il potere dell'Obsydian mi permette di colpire nel modo più efficace possibile. Preciso, efficiente, letale, spietato. Soprattutto spietato. Credo di odiarlo, ma non ne sono sicuro, ci devo pensare. Eppure nonostante non mi piaccia, questo mio potere sta crescendo.
    Mi sono accorto proprio ieri che sta crescendo. Stavo inseguendo Shinji (lo facciamo spesso per allenarci), lui scappava da me nel bosco a sud di Kiri utilizzando i suoi Ninjutsu, ed io cercavo di stargli dietro e raggiungerlo. Ultimamente mi rinfaccia continuamente di quanto lui stia migliorando più velocemente di me, così ho attivato l'Obsydian per non perderlo di vista. Per un po' sono riuscito a guadagnare terreno, ma quando Shinji ha scoperto che l'avevo attivato, ha smesso di utilizzare cloni e trasformazioni per confondermi ed ha cominciato ad utilizzare potenti Jutsu per abbattere gli alberi e creare degli ostacoli. Non voleva darmela vinta, e ci stava riuscendo: stavo di nuovo perdendo terreno. Rabbia e vergogna hanno iniziato a bruciarmi dentro. Non volevo essere umiliato un'altra volta dal mio amico. Per di più mi ero ripromesso che l'avrei superato senza utilizzare il mio Dōjutsu, ed invece niente. Lo stavo perdendo nuovamente di vista. Per quanto sangue e chakra pompassi con violenza verso i miei bulbi oculari facendo ricorso a tutta la mia volontà e tenacia per aguzzare la vista, stavo fallendo. La frustrazione stava diventato insostenibile, mi ero addirittura messo a gridare di rabbia. Ed è stato in quel momento che è successo: ho percepito un cambio radicale nella mia vista, come se prima di quel momento avessi osservato tutto attraverso un velo appannato, che in quel momento era sparito. Improvvisamente non avevo avuto più bisogno di sforzare la vista oltre l'eccesso, riuscivo a vedere oltre senza alcuna fatica. Shinji non mi sarebbe più sfuggito. Eppure mi sono fermato ed ho smesso di seguirlo. Ero triste e confuso, perchè mi ero reso conto di come l'Obsydian si fosse nutrito delle sensazioni negative che mi stavano bruciando dentro, e nutrendosene era diventato più potente. Questo lo sottolineo perchè ora che lo so, cambia tutto! Sta crescendo, sta cambiando, ed io non so se odiarlo, sopportarlo o amarlo. Non lo so proprio.
    Perchè ho questo potere? Cosa significa? Ho fatto delle ricerche tempo fa ed ho scoperto che questo Dōjutsu è del tutto analogo al Byakugan del clan Hyuga. E' dopo aver capito ciò che ho cominciato a studiare il clan e l'arte del Jūken arrivando ad imparare Jutsu come l'Hakke Rokujūyon Shō. Ma il Byakugan è bianco, limpido e cristallino, ed il loro stile è stimato per la perfezione e l'eleganza dei movimenti. Il mio Obsydian invece è nero come la pece, e quando lo attivo sembro orribilmente sfigurato. Attraverso di lui il mondo mi appare oscuro, come se la luce venisse risucchiata dal mio occhio anziché amplificata. Tutto assume l'aspetto di una foresta bruciata fino alle radici: colori spenti, cenere che fluttua nell'aria, cielo buio. Solo il Chakra sembra assumere importanza nella dimensione del mio occhio. Ma le manifestazioni di Chakra mi appaiono diversamente rispetto al normale Byuakugan; non azzurre e pulite come un ruscello montano, ma rosse e rabbiose come un fuoco che arde divorando il corpo di chi le emana. E' come se il mio potere sia guasto, corrotto. Un Byakugan deviato. Ma perchè? Da dove deriva? E perchè ho la netta impressione che ad alimentarlo siano le sensazioni negative, come se io fossi fatto per soffrire e non essere mai felice?
    Ancora non so se odio l'Obsydian, ma mi spaventa. Sensei Ren lo teme. Entrambe le volte in cui l'ho attivato in sua presenza, ne è rimasta sconvolta. Me l'ha impedito, come se utilizzarlo potesse avere conseguenze disastrose. E ciò mi ha ferito nel profondo, perchè io le voglio bene, lei è tutto ciò che mi rimane, e vedere nei suoi occhi quella paura nei miei confronti mi distrugge. Perchè proprio lei deve farmi sentire come se avessi qualcosa di sbagliato? Non capisco. Shinji invece non lo teme. Anzi, ogni volta che l'ho attivato, ho visto in lui uno strano sguardo, come se vederlo lo eccitasse. Mi ha sempre incoraggiato ad usarlo. Ed anche se so che Shinji ha una visione un po' depravata ed infantile riguardo cose come combattere, essere uno Shinobi e poteri di ogni sorta, sentirsi apprezzati mi ha fatto piacere. Ma continuo comunque a sentirmi sporco dentro...

    Ti saluto, caro diario...



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    Colui che è e si spera sarà

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    P a g i n a   2

    [x] Perchè per me dev'essere tutto così difficile? Ho difficoltà anche nelle cose più elementari. E' tutto così confuso nella mia testa, c'è qualcosa che non funziona, una sorta di connessione mancante. Mi sento debole, qui dentro, esattamente qui nella testa. Molti attorno a me mi dicono che sono capace, che potrei fare qualsiasi cosa, se solo lo volessi. Alcuni addirittura mi hanno voltato le spalle perchè dove loro si bloccavano, io procedevo passeggiando, e l'invidia li schiacciava così duramente da spingerli a trattarmi come se avessi fatto loro un torto. Ma non capisco, non sanno che in realtà sono io ad invidiarli, tutti loro. Si, magari in superficie sembro dotato, una sorta di privilegiato naturale. Ma non sanno che in realtà combatto ogni attimo della mia vita contro me stesso, ed a volte questa battaglia mi logora così tanto da abbattermi: cedo, vado in sovraccarico, ogni cosa si spegne e rimango io, solo, al buio, a colpirmi la testa cercando di uscire dalle pareti della mia scatola cranica. Chi di loro ha mai avuto bisogno di prendersi a pugni per riuscire a piangere, senza capire cosa diamine stia succedendo? Nessuno... nemmeno uno. Con che coraggio mi guardano male? Non sanno che io darei tutto per essere uno di loro?! Dovrebbero, così non mi guarderebbero più, dannati! La fatica che faccio per andare avanti... sembra non voler diminuire mai. Posso provare a sottrarmici temporaneamente, ma niente di più. Torna sempre, SEMPRE! Ogni banalità diventa un ostacolo pressoché insormontabile. Ho provato di tutto, ma niente sembra funzionare davvero. Se solo qualcuno... se solo lei, Ren, capisse. La confusione che ho in testa, come un carcere stracolmo di demoni che annaspano per uscire. E' tutto così complicato. A volte vorrei solo strapparmi il cuore dal petto e mostrarlo a tutti.
    Caro diario, mi dispiace dover imbrattare questa tua seconda pagina con simili oscenità, ma ho bisogno di liberarmene, almeno un pochino.

    Vorrei tanto sorridere...







    P a g i n a   3

    [x] Ho passato un sacco di tempo assieme a Ren ultimamente. E' incredibile come riesca sempre a sorprendermi. Quando mi guarda con quegli occhi, quando mi sorride, quando affonda il volto stanco tra le mie braccia, e posso osservarla per bene mentre le carezzo i capelli... ogni volta sento qualcosa di nuovo. Come se dentro di me stesse crescendo una forte pianta, ed ognuno di quei momenti fosse un nuovo germoglio. Rami che spuntano sempre più fitti e numerosi, radici che si ramificano sempre più in profondità, il fusto che s'irrobustisce ogni giorno che passa. Ciò mi rende così felice. Anche solo pensare a lei, mentre ti scrivo queste parole, mi infonde di una sensazione intensa e piacevole. Ren mi fa sentire apposto, come uno scudo protettivo contro ogni cosa. Non so cosa sia l'amore, ma io penso di amarla comunque, perchè ciò che provo verso di lei non l'ho mai provato. Eppure c'è questo muro, questa... bugia che aleggia tra di noi. Non vuole che io ricorda ciò che ho dimenticato. Ma cosa potrò mai aver dimenticato di tanto importante da spingerla ad avere paura di me? Non lo so, ma questa cosa mi uccide. Lei pensa che io voglia conoscere la verità e nient'altro. Ma non è così! Non è che voglio, io ne ho bisogno. E questo bisogno è un nemico potente, che continuo a combattere. Lei teme che che se io conoscessi la verità che mi sta nascondendo, ciò che c'è tra di noi possa andare in frantumi. Ed io non riesco ad assicurarle che non sarà così. Non posso mentirle.
    Quindi cosa posso fare?
    ...pretendo da Ren la verità, sapendo che ciò potrebbe allontanarci per sempre?
    ...oppure sopporto di vivere in una menzogna, sapendo che l'unica a conoscere la verità che mi è negata è la persona più importante per me in questo mondo?
    Non posso perderti, Ren. Ma allo stesso tempo ho paura che sia solo questione di tempo prima che qualcosa dentro di me, a causa di questa menzogna, si rompa irrimediabilmente.

    Custodisci questo segreto per me, caro diario...




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    P a g i n a   4

    [x] Caro diario, è un po' che non ti scrivo, ma è arrivato il momento di farlo. Due cose sono accadute negli ultimi giorni e, per quanto diverse, hanno in un certo senso a che fare l'una con l'altra. La prima è che qualche giorno fa Ren mi ha portato a visitare le prigioni di Kiri. Voleva farmi incontrare un criminale, ma non mi ha spiegato il perchè. Credo che la sua intenzione fosse quella di mettermi faccia a faccia con l'altro lato del mondo Shinobi, quello buio che giace oltre la luce della giustizia. Un antico detto recita: "Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.". Il nemico in questione era Geralt Aizawa, un Mukenin in attesa di processo. Chissà che fine ha fatto...
    In ogni caso la seconda cosa accaduta, è avvenuta ieri: ho ucciso un uomo. Il primo essere umano che privo della vita. E' successo in missione, e l'uomo in questione era un pazzo maniaco che aveva rapito una bambina e quando l'ho stanato, ha cercato di scappare portandosela dietro. L'aveva torturata per giorni, e durante tutto l'inseguimento ho desiderato ardentemente di ucciderlo. Ma quando è arrivato il momento di farlo, ho esitato non poco. Pensieri che avrei dovuto ignorare mi hanno spinto a ragionare su cosa significa uccidere, e cosa comporta la morte di una persona, la totale cancellazione di un esistenza. Mi sono immaginato tutte le emozioni che io stesso avevo provato quel giorno, rendendomi conto che erano tantissime. Poi ho pensato che se avevo provato tutto ciò in un solo giorno, la mole di emozioni provate ogni giorno della mia vita sommate l'una con l'altra dovevano dar vita a qualcosa di gigantesco ed inimmaginabile. Per non parlare di tutte le esperienze collegate, i ricordi, i contatti con le persone... Mi sono resoconto di cosa racchiude l'esistenza di una persona. E' stata una sensazione incredibile, perchè era come trovarsi al cospetto della creazione più grande, complessa, enigmatica e preziosa del mondo. L'atto di uccidere assume quindi un'importanza così grande che non dovrebbe essere a discrezione di chiunque. Uccidendo, tutta questa cosa immensa sparisce nel nulla in un'istante breve ed insignificante, che non rende giustizia in alcun modo a tale creazione. Immaginati di togliere tutto ad un individuo: ogni suo avere, ogni persona cara, ogni legame, ogni sensazione, ogni ricordo. Privalo di tutto. Ecco, uccidere è ancora peggio, perchè oltre a privarlo di tutto ciò, gli togli anche l'ultima cosa che gli rimane, ovvero se stesso. Cessa di esistere, ed una ricchezza immensa va in fumo con la sua morte, perdendo ogni significato.
    Alla fine l'ho ucciso lo stesso, quel bastardo. Avrei potuto limitarmi a catturarlo, ma così facendo avrei messo a rischio ancora maggiore la bambina. Ed ho pensato che se tutto quel discorso valeva per un rifiuto umano come lui, valeva dieci volte tanto per una bambina innocente. E quindi ho ridotto al minimo ogni rischio per lei e l'ho ucciso. La cosa peggiore però è stata che non ho provato assolutamente nulla. Dopo tutti quei pensieri, l'atto non mi ha provocato nessuna remora. Anzi, mi sono sentito quasi sollevato, perchè la bambina era salva. Forse non ho provato nulla perchè tra tutte le creature di questo pianeta, se ce n'era una che meritava di morire, questa era quel viscido pazzoide. Ma ad essere sincero non ne sono così sicuro. Perchè il discorso presuppone che l'esistenza di una persona sia una cosa così complessa ed articolata che nessuno al mondo potrebbe comprenderla fino in fondo e dare un giudizio completo su tale creazione, tale da decretarne la vita o la morte. Non sapevo nulla di quell'uomo, niente sulle sue esperienze, sui suoi motivi, su come funzionava la sua testa, e su chi o cosa abbia avuto un ruolo nel plasmarlo in quel modo. Conoscevo solo le conseguenze del risultato finale: bambina rapita e torturata. Solo la punta dell'iceberg.
    E tutto ciò si ricollega all'incontro con Geralt. Geralt Aizawa è un assassino e la sua vita stava per essere sentenziata in base ai suoi crimini. Parlare con lui avrebbe potuto fornirmi le risposte a varie domande:
    ...quali sono i meccanismi della sua vita che l'hanno portato ad uccidere?
    ...tali meccanismi giustificano l'omicidio?
    ...si è posto le stesse domande che mi sono posto io riguardo l'uccidere? Se no, perchè?
    ...tutto ciò verrà considerato nel emettere una sentenza?
    Ma l'unica cosa che ho ottenuto è stata una profonda delusione. Geralt è diverso da me. La sua mente è come un mantello attorno alla sua esistenza. Ogni pensiero di Geralt è in funzione di Geralt stesso, come fosse vittima di un meccanismo di difesa interiore. Una sorta di egocentrismo, non in senso negativo ma puramente descrittivo. Infatti nel parlare dei suoi omicidi, ogni suo pensiero si è rivolto a "cosa l'ha spinto a farlo", a "quali sono state le conseguenze per lui", a "chi è il vero soggetto da incolpare", a "quali sofferenze dovrà affrontare a causa degli atti compiuti", ma mai alle sue vittime. Ne prima ne dopo averle cancellate dall'universo. E' come se in questo senso la sua mente avesse un limite. Incapacità di rendersi conto di cosa comporta veramente l'aver ucciso. Come se fosse la limitatezza mentale a permettere l'esistenza dell'omicidio in questo mondo. Molti, e non mi riferisco a psicopatici ma piuttosto a Shinobi che svolgono il proprio dovere, uccidono quindi senza problemi per il semplice fatto che non sono abbastanza intelligenti da porsi il problema, anche se "intelligenza" non è l'aggettivo giusto. In ogni caso se questa è la verità... è una verità terribile.

    Nascondila per me, caro diario...




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    Edited by a n s - 5/11/2019, 00:06
     
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                                                                                    Mutazione
    [x] A volte ho l'impressione di navigare nella mia stessa mente. E' come perdersi nei propri ricordi, ma i luoghi che raggiungo non fanno parte della mia memoria. Ricordi auto-generati per sopperire all'enorme buco che trapassa i centri della mia memoria. O forse sono ricordi artificiali impiantati nella mia materia grigia, che crescono, si ramificano sempre più in profondità, come fossi stato infettato da qualcosa. Qualcosa dev'essere successo durante quei due anni e mezzo trascorsi lontano dal mondo...
    E se invece queste visioni evocassero... il mio futuro? Non ricordi auto-generati, e nemmeno artificiali, ma piuttosto... rivelazioni, profezie. Non so spiegarlo, ma la sensazione è che queste proiezioni nella mia mente significhino di più di un semplice sogno ad occhi aperti. Potrebbero derivare da me stesso, come se in certe occasioni si liberassero delle restrizioni nel mio pensiero portando alla luce consapevolezze che non credevo di avere. Oppure potrebbero derivare da una fonte esterna, una sorta di "regista dietro le quinte"...
    Questa volta ho avuto una visione, ed in questa visione l'elettricità mi scorreva nelle vene, le mie sinapsi sfrigolavano in sovraccarico, l'acciaio mi impregnava i pori della pelle, radicandosi nelle mie carni fino alle ossa, ricombinando ogni cellula del mio corpo. Mutazione è la parola chiave, l'atto più importante di quest'opera teatrale. Mutare a livello fisico, genetico, neurale. Queste carni, questi muscoli, tendini, la materia molle, l'endoscheletro... tutto così debole, antico, obsoleto. La tecnologia ha superato la natura. Laddove la genetica fallisce, le componenti elettriche possono sopperire. E' necessario progredire!
    Il mio percorso inizia grazie al Limb System v.01, questo gioiello della tecnologia che sostituisce il mio braccio destro. Ho iniziato studiando le sue caratteristiche meccaniche. La fattura è incredibile, non avrei mai pensato che gli hardware fossero tanto avanzati. Ma ciò che più mi ha sorpreso ed incuriosito è come questa protesi bionica interagisca con la mia genetica. Ho studiato altri oggetti, per lo più armi, capaci di reagire al Chakra in svariati modi, ma la protesi auto-chakra è diversa. La mia genetica mi impedirebbe di utilizzare il mio stesso Chakra. Invece, grazie al Limb System, posso. Non ho le capacità di comprenderne il funzionamento. Sono capace solo di svelare una piccola porzione del mistero, quella che riguarda il sistema fisico e la risposta agli stimoli derivanti dal Chakra. Ma dentro questo gioiello è incastonata una conoscenza smisurata in altri due campi: il Ninjutsu e la manipolazione genetica. Chissà se in un futuro riuscirò a sondare in profondità anche questi due aspetti. Per ora la mia maniacale voglia di evolvermi si limita solo a qualche "gioco" tecnologico. Ho progettato una modifica del mio braccio, tale da poter sfruttare le onde sonore, ed un imitazione dello stesso per permettere all'altro braccio, quello di carne ed ossa, di sfruttare la stessa capacità. Tra i miei progetti vi sono anche varie armi di mia invenzione, tutte frutto della mia mente, gelosamente stilizzate per avere una firma unica, la mia. Ma queste non sono che prove, tentativi, assaggi, una sorta di allenamento. Ciò a cui punto va ben oltre. Manipolerò i metalli a livello nanotecnologico, darò forma a qualcosa di vivo, mutevole. Migliorerò il mio corpo. Farò sì che maneggiare fili, saldatori, batterie e sensori sia tanto obsoleto da scatenare le risa ogni volta che ci penserò. Mutazione!

    Caro diario, affido a te il compimento del mio sogno.




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