[Evento Natalizio] Pride

X Yama

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    Cos'è che più di tutto suscita paura nell'animo delle persone?
    Il nulla, il non sapere dove ci si trovi, dove si sta andando a finire... potremmo dire l'ignoto allora? Beh, poco importava in questa determinata situazione, in cui la ragazza dai capelli vermigli si ritrovava in un luogo di pura oscurità, senza forma ma quasi liquida.
    Era un luogo senza tempo, dove persino i sensi non riuscivano a captare nulla se non il battito cardiaco, che quasi come un metronomo, scandiva ritmicamente il tempo.
    Il reale passaggio in questa dimensione non fu che di qualche secondo, ma per la ragazza sarebbero sembrate ore... ore in cui il solo respirare le causava dolore e oppressione, che allo stesso tempo causavano l'intorpidimento del corpo della ragazza.
    Avrebbe sicuramente pensato alla fine, o magari che fosse finita all'interno del limbo, ma una luce... una debole luce cominciò ad attrarla, come se le gridasse "io sono la salvezza" e lei, andando in contro alle paure più recondite dell'essere umano, si fidò della luce.
    La ricompensa fu l'essere rigurgitata fuori da quella dimensione, in un piccolo spiazzo roccioso ove il sole picchiava con forza, ma oltre questo, il nulla... solo una fitta nebbia per chilometri e chilometri.
    Al centro di tale spiazzo una figura bambinesca attendeva con sguardo beffardo il suo arrivo.

    E così l'infima creatura è infine giunta. Fammi vedere cosa un verme come te è in grado di fare.

    La guardò con sprezzante superbia e attese.

    Con stasera intendevo questa sera, non l'altra :please: scusa il ritardo di... beh, 4 mesi :please:
     
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    Al ritorno dall’inferno, ebbi come la sensazione di non riuscire a sentire i muscoli e per questo mi concessi quella che ritenevo un palliativo tutt’al più soddisfacente: una doccia. Calda e duratura, la precarietà di quella casa mi ricordava quanto divertente fosse bagnarsi con quel soffione gocciolate in un bagno che chiamarlo tale era praticamente una lusinga. A bordo dell’Orca Nera, mia madre esigeva pulizia in quanto a nessun uomo aggrada il tanfo addosso, per questo era data a tutti la possibilità di curare se stessi in un reparto attrezzato da congegni magici installati dal carpentiere di turno. La mia pelle, mentre cercavo riposo sulla branda in stanza, sapeva di spiaggia e di sole, di brezza marina e di salsedine: una miscela testata da me stessa grazie alle conoscenze apprese nel tempo. Chiusi gli occhi verso mezzanotte e venne naturale vagare oltre quella linea entrando in uno stato comatoso, un vagar mesto tra le diverse fasi del sonno, un alleggerimento dei muscoli e dei processi fisici. Lasciai che ogni divinità del sonno lambisse la mia mente e addolcisse il mio essere dal crine ai piedi, ogni cellula, ogni creatura poté riposare. Eppure…

    CITAZIONE
    E così l'infima creatura è infine giunta. Fammi vedere cosa un verme come te è in grado di fare.

    Alla testa venne naturale pensare alla fase REM o a qualche strano viaggio onirico di sorta, sta di fatto che alla fine di un tunnel oscuro mi sentii “persa” oltre che più leggera, come se il peso delle fatiche avesse preso forma dinanzi al mio respiro. Tastai le vesti con mano lesta, notando ogni pezzo del mio armamentario ancora addosso, ma ciò che pareva avere l’aspetto di un paradosso erano i colori vaghi del luogo. Non c’ero mai stata lì, non capivo se fosse reale o meno un posto simile, non sapevo identificare con precisione l’area ma più sfarfallavo le ciglia folte e più nitida appariva l’immagine di un ragazzino tutto impettito difronte a me. Dov’ero? Perché ero lì? Dovevo seguire la logica o il cuore?

    Questa essere nuova prova per Lìf?

    Glielo chiesi con una punta di ironia, accingendomi a fare qualcosa di singolare: mi abbassai contando sull’elasticità dei muscoli locomotori e sul perfetto lavoro delle ossa, cercando in quel lasso di tempo di analizzare la terra trascinando l’indice della mandritta in uno schema lineare, in un percorso orizzontale da destra a sinistra atto a trascinare un granello di terra che avrei conseguentemente messo sotto il palato per comprendere in che stato mi trovassi. Era un’illusione? Cosa avrei guadagnato attaccando quel ragazzino? In quale terra ero capitata, se così la si potesse definire? Numerose erano le escursioni nel quale mi dilettavo silente per ricercare i punti strategici da segnare sulle mappe che avrei offerto a mia madre per invadere il continente e in queste m’ero deliziata con la terra, tastandola sul palato altamente ricettivo e catalogandola ogni volta per comprendere la conformazione. Quello non sarebbe stato un caso diverso, da prendere alla leggera: avrei compreso la presenza di tracce venefiche nel terreno inglobandone la composizione chimica per poterle un giorno utilizzare a mio vantaggio, avrei provato a stabilire la realtà e mi sarei messa nuovamente in gioco seppur non avevo idea del perché mi trovassi lì.

    Se nel silenzio v’è la risposta, Lìf non farà altre domande.


    Accogliere l’invito era la chiave per risolvere l’Enigma? Schiusi le labbra per dar vita ad un tenue soffio, ad un respiro condensato nel tepore della stagione, mentre ammorbidii le spalle per ricercare nella calma la prima fase dell’operazione. Ero restia ad attaccare qualcuno, ma la parvenza di finzione instillò nella volontà mia e degli insetti un richiamo. Feci quindi qualcosa che difficilmente avrei attuato in altre vie: dividermi, scindere con esattezza i ricordi e la materia in un composto umano e senziente plasmato dopo un picco di concentrazione a cui ambivo. Seguendo i dettami dovuti, parte della linfa vitale si sarebbe spostata nell’essere alla mia destra, un clone reale molto al di sopra dei composti olografici apprendibili in accademia. La chiamavano: Kage bushin ed era stato Escanor ad impartirmi le dritte, assieme a Gamabunta e col via libera del villaggio. Scindermi in due metà perfette avrebbe permesso una doppia offensiva, una doppia capacità di elaborazione, una sorpresa aggiuntiva.

    [Verme? Ci è andato vicino.]


    Pride (di cui per ovvie ragioni non sapevo nulla) si appellò a me con quel dire ironico, ma non ci era andato molto lontano, vista la comunione con il mondo degli insetti e quella parvenza che da lì a poco sia io che la copia avremmo provato ad assumere ricadendo nei ricordi e nella storia, concedendoci alle radici del passato e degli antenati così da assumere una colorazione smeraldina e un paio di ali di falena, di protuberanze magiche che m’avrebbero permesso di volare. Rimanemmo legate al suolo pur se capaci di volare e in esso ci saremmo fuse entrambe, agendo e viaggiando rapidamente per confondere il ragazzino e balzare alle sue spalle concedendoci pure il tempo di verificare se in quel mondo sfocato v’erano altre persone in carne, altri esseri muniti di chakra: ciò era permesso naturalmente dal risveglio, era come se fossi ad un passo dal divenire un insetto e ora potessi captare prede e predatori per fuggire o attaccare.

    [Kyomeisen]

    A sancirlo, la copia che tramite una posizione favorevole e spuntando fuori per volere della coreografia si concentrò nell’amplificatore al suo braccio, cercando di direzionare su Pride una violenta onda sonora con l’intenzione unica di destabilizzarlo mentre io mi sarei imposta con forza liberando gli insetti della distruzione con la componente aggiuntiva data dal risveglio: l’acidificazione. Li avrei liberati tutti dai pori, come mortali figure contornate da un alone verdastro avrebbero preso il volo assieme circondando il ragazzino per comprimerlo in una trappola completa originata da quell’ordine solenne e frutto di un comportamento letale: in buzzolo di insetti noto come Entomosfera, se fosse stato poco più lento del loro assalto, non avrebbe avuto molte vie d'uscita.


    Resistenza: 300
    Stamina: 500/2: 250-->500 (Per il risveglio) -30-50-65=355
    <aej>
    Kage bushin no jutsu (1 singolo clone)
    Risveglio ancestrale
    Assimilazione di tutto il creato per raggiungere Pride alle spalle
    Espulsione insetti Acidi (stesso numero dei distruttori, 200 in questo caso) + Entomosfera



    Clone:
    Stamina: 250 (+250 per il risveglio)-30-13=207/457
    <aej>
    Risveglio ancestrale (non so se anche il clone può raggiungere la stamina dell'originale, in caso modifico)
    Assimilazione di tutto il creato
    Attacco sonoro (versione base)

    Equip:
    Ogni oggetto presente in scheda+Grinder (di cui aspetto ancora la descrizione)

    Maestrie:
    M.{Combattente ad alta Tossicità Liv. I}
    M.{Maestro dei ninjutsu Liv. I}

    Abilità:
    {Concentrazione del Chakra}
    {Specializzazione Sensoriale: Gusto Prelibato}
    {Enfasi Animale}
    {Transfert}


    Edited by Yama™ - 13/4/2019, 11:35
     
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    Pride. Orgoglio. Superbia. Nel corso della sua lunghissima vita tanti erano stati i nomi con i quali aveva deciso di farsi chiamare, eppure nessuno meglio di questi tre lo riassumevano in pieno, non perché fossero i suoi punti deboli, ma perché erano la più alta e definita manifestazione del suo essere, quasi il concetto stesso fatto carne.
    Non sorprendeva quindi che al primo sguardo con la rossa le avesse subito rivolto il suo tipico sguardo sprezzante ed un acido commento, per lui tutti gli erano inferiori e (quasi) mai si era sbagliato, per lui ogni caso non era altro che una gigantesca partita a scacchi in cui lui si trovava sempre cinque mosse avanti...
    Già. Per questo tutto quello che stava vivendo gli stava bruciando più degli altri, per questo vedere quella ragazzina davanti a sé in quello stato lo faceva infuriare, perché l'unica sconfitta che aveva mai ricevuto gli aveva portato via tutto, l'aveva battuto al suo stesso gioco, una ferita aperta e sanguinante che necessitava molto più di quella patetica ora d'aria per guarire, ma se la sarebbe fatta bastare.
    La giovane Lif decise di non perdere tempo e senza indugio creò una perfetta copia di se stessa prima di dare il via allo spettacolo pirotecnico: attingendo insieme alla sua sosia al potere dei loro antenati, le due rosse vennero ricoperte da un'aura azzurra, cominciarono lentamente a trasformarsi in un ibrido umano-insetto facendosi comparire due verdi ali alle loro spalle e si resero conto di essere da sole in quello strano ambiente insieme al ragazzino:

    "Aww...due giganteschi insetti volanti...stupendo."

    Il bambino sbadiglió con forza senza mettersi una mano davanti alla bocca, assistette ad una trasformazione che avrebbe lasciato i più come minimo sorpresi con evidente noia, ai suoi occhi non era altro uno spettacolo pirotecnico a cui non aveva chiesto di partecipare. Subito dopo quella repentina metamorfosi entrambe le ragazze sparirono davanti ai suoi occhi, dalle luci colorate alla magia, solo che conosceva già quei trucchi, visto che era lui a muovere i fili, fin dall'esatto momento in cui la rossa le era comparsa davanti.
    Non appena le due ragazze ricomparvero dal terreno infatti si sentirono subito immobilizzate, ogni movimento anche solo pensato era inibito, bloccato da una forza invisibile che le teneva ferme come delle statue di sale, l'unica cosa che le Lif erano in grado di fare in quello stato era solo muovere gli occhi e pensare, la giovane avvertiva persino difficoltà nel controllo del suo stesso chakra, in qualche modo era diventata spettatrice di quello che non presagiva essere un bello spettacolo. Pride, che nel frattempo si era girato per guardare negli occhi la ragazza le si rivolse con un sorriso sprezzante in volto:

    "Tic toc...tic toc... il tempo scorre e quello che abbiamo qui è assai poco, ma tranquilla ce le faremo bastare, meglio rimanere soli non trovi?"


    Guardando in basso la rossa si sarebbe potuta rendere conto di quello che sembrava un vero e proprio cerchio d'ombra che aveva come centro il bambino e che si era allargato fino ai piedi suoi e del suo clone.Al termine di quel breve scambio da quello strato d'ombra sarebbe comparsa una mano fatta anch'essa d'ombra che avrebbe strangolato in un istante il clone facendolo sparire in un nuvoletta di fumo:

    "Ci sono parecchi modi in cui mi potrei divertire con te, mio piccolo insetto caduto nella tela del ragno..."

    Il bambino cominciò ad avvicinarsi a Lif con passo tranquillo e questa, suo malgrado, si vide costretta a fare lo stesso, arrivando a pochi passi dagli occhi scuri e quasi senza fondo del suo avversario che continuava a sorriderle:

    "Allora che dici... ti va di giocare con me?"

    ezgif_45
    Quella richiesta venne fatta con il timbro e la voce tipica dei bambini, ma con un viso così serio risultò profondamente strana ed inquietante, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in quello che la rossa aveva davanti a sé ed infatti era così, lentamente davanti al volto del giovane cominciò a crescere quella che sembrava una maschera bianca con gli occhi rossi e delle spirale vermiglie all'altezza degli zigomi. Confusa dall'accaduto, la giovane non si sarebbe resa subito conto di una grande massa nera che avrebbe cominciato a sollevarsi alle spalle di Pride alzandosi di tre metri, manifestando due grandi occhi e una lunga bocca dentata che cominciò ad osservare Lif con aria famelica per qualche secondo prima di calarsi su di lei ed ingoiarla dalla testa ai piedi.
    ...
    Buio.
    Freddo. Un freddo viscerale che le entrava fin dentro le ossa, questo avvertiva la povera rossa, non sentiva nulla, non vedeva nulla, sapeva solo di avere ancora il suo corpo perché lo percepiva ma non riusciva ad averne una prova visiva, non avvertiva nemmeno i suoi insetti dentro di sé, cosa stava succedendo?
    Il tempo non sembrava passare normalmente, non sembrava esserci affatto, i secondi si confondevano con i minuti, le ore con i giorni, l'unica cosa che l'aiutava era il costante battito del suo cuore, l'unico dettaglio che le ricordava di essere ancora viva. Ad un certo punto il suo esilio venne interrotto da un improvviso lampo di luce che accese a giorno il luogo in cui si trovava, un posto completamente diverso da quello dove aveva incontrato Pride:

    ezgif_46

    Ci avrebbe messo qualche secondo per capirlo guardandosi intorno, ma in qualche modo era all'interno di una stanza che somigliava in tutto e per tutto ad un taverna, una come tante che aveva visto nei suoi mille viaggi per il continente ninja, solo che era tutto sottosopra, le sedie, i tavoli, il bancone, persino il pianoforte, tutto era invertito.
    Prima che la giovane potesse mettersi ad esplorare il nuovo ambiente, avrebbe sentito la voce di Pride rimbombare in tutta la stanza:

    "Trovami ciò che manca e sarai libera...ma attenta il tempo è tuo nemico!"

    A quel punto un orologio attaccato ad un parete vicina avrebbe cominciato a ticchettare andando però con le lancette all'indietro:

    "Giocano sempre assieme ma non riusciranno mai a fare tredici, di cosa sto parlando?"

    Prendo in mano la situazione vista l'impossibilità di Any di postare e data la tua lunga attesa ho deciso di fare qualcosa di diverso con la speranza di farti divertire un po' di più che con un semplice scontro, per adesso hai 2 turni di post per risolvere l'indovinello e trovare l'oggetto, per domande riguardo alla composizione della stanza o su altro in generale sono a mpizione :rosa:
    Ps. Non considerare spese di stamina o resistenza per il momento, non hai il risveglio attivo e non puoi utilizzare il chakra.


    Edited by Stompo - 1/5/2019, 23:43
     
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    Gli attimi si susseguivano fugaci in quel sogno talmente tanto reale che ben presto divenne persino paradossale. Già non ero conscia della realtà in cui mi trovavo, tuttavia fui curiosamente colpita da quel trasporto improvviso e macchinoso all’interno della quale caddi. Per ignoranza o estraneità, provavo e riprovavo lì dove la via era chiusa e proprio per quei due fattori poc’anzi citati, non avevo idea di come in quella via io ci ero finita. Spostai gli occhi con rapidità, lungi dall’esserlo abbastanza per capire in quale situazione e trappola ero cascata, se così potessi definirla. In quello che pareva un viaggio onirico fuori dagli schemi, il mio corpo, il mio spirito e la mia mente viaggiavano fortunatamente su di un’unica linea ombrosa che diveniva più luminosa man mano, come se percorressi una galleria e ne avessi finalmente raggiunto l’uscita. Eppure a differenza di tale immagine così significativa, non ero nelle condizioni di muovermi o reagire con la forza e per tanto dovetti concedermi alla situazione osservandola in maniera silente, trovando poi una realtà ben diversa e più chiara, molto probabilmente una realtà controllata dal bambino speciale. Fu proprio lui ad avanzare con aria ferale camuffata dietro quella maschera bianca, davvero molto di impatto e quell’ombra alle sue spalle. Pareva…viva e senziente, pareva ridere di gusto con i denti acuminati e la bocca pronta a spalancarsi, ma intenta a muoversi nel sovrapporsi alla voce del piccoletto. Inutile dire che non m’era mai capitata una simile avventura, ma era chiaro che tale opera era la sua e ben presto lo compresi con chiarezza.

    "Allora che dici... ti va di giocare con me?"

    Nel clima della stasi provai a dimenarmi e a sentire gli insetti, ma il loro sibilare divenne ovattato e praticamente nullo. Erano andati via per sempre, spaventati da quell’ombra e dalla sensazione di irrequietezza instillata dal bimbo in panciotto? C’era qualcos’altro? Magari si, magari no, la mia mente però giocava brutti scherzi e questo comprometteva la reale comprensione della situazione. Magari ero quasi fortunata per tale “grazia” ma avendo imparato a convivere con le bestie nere, sentivo che me ne sarei pentita. Tralasciando la visione di quella maschera bianca e scenica, fui ben più mesmerizzata dallo scenario nuovo e capovolto rispetto al precedente, così rapidamente da rivaleggiare con il tempo di uno schiocco. E che schiocco! Un gesto così singolare e naturale non mi era possibile eseguirlo sicché, incatenata dall’ombra o da un qualcosa di simile, non mi restava che convivere con l’unico vero segno di vita rimasto: il cuore. Sembrava il suono di accompagnamento per quella avventura, un sostituto perfetto per il silenzio e un compagno vitale per il freddo impossessatosi delle mie ossa. Più cercavo di comprendere, più le cose si risvegliavano con l’aspetto di un incomprensibile twist, un sogno sconnesso da una realtà altrettanto alterata. Cadendo nella prigionia altrui e in quella zona capovolta sotto sopra, io mi ci rividi ben presto perché tale luogo somigliava ad uno dei tanti posti visitati nei miei viaggi in mare. Una taverna illuminata con candele fioche, la cui fiamma non risaliva ma galleggiava senza tempo rendendo costante e immutata quella condizione di luce povera. Divani, banconi, bottiglie e vini erano stati disposti in una maniera impossibile per la scienza ma possibile per la magia, ma ovviamente a me pareva la cosa più normale del mondo e fui come spinta ad inoltrarmi al suo interno per esplorarne gli angoli e godere di un po’ di scotch.

    "Trovami ciò che manca e sarai libera...ma attenta il tempo è tuo nemico!"
    Quel ragazzino era riuscito nell’intento di spedirmi in qualche sorta di dimensione avversa ed estranea, respingendo i miei intenti e quelli del clone che lì non riuscivo a vedere. Nemmeno lui era presente in zona, ma il tono squillante e artificialmente raddoppiato mi portò a credere istintivamente che la “ombra” deteneva il controllo sul mio destino. A meno che…

    "Giocano sempre assieme ma non riusciranno mai a fare tredici, di cosa sto parlando?"

    Nata e cresciuta tra pirati, abituata alle scorribande e agli arrembaggi. Ammainavo le vele e ripulivo il ponte come gli altri, partecipando attivamente ad una vita di mare piena di avventure. Levavo l’àncora, tratteggiavo cartine e studiavo le stelle dall’alto delle mie elementari capacità e persino il mio scopo ad Ame era ormai “inutile” in quanto i pirati avevano fatto il loro ingresso nelle terre ninja con la forza.

    Avere fatto meglio a studiare insetti invece di stupido indovinello. Io essere Lìf Arnbjørg, figlia di mare e di pirati e un indovinello sul gioco d’azzardo è segno di tua vera stupidità: a non far tredici e giocare insieme sono i dadi


    Perse le catene dell’ombra cercai quindi di vagare nella stanza nell’attesa di una risposta altrui, cercando di agire come una piratessa in un contesto estraneo ma interessante.


     
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    L'intuito della rossa ed il suo passato da piratessa le permisero di arrivare alla soluzione in pochi istanti, l'indovinello sarebbe potuto risultare più complesso per chi magari non avesse passato molto tempo per taverne o luoghi simili, ma lei ci era vissuta in luoghi del genere, già mentre la voce le stava esponendo l'inizio del gioco lei aveva già intuito quale potesse essere la risposta. Vagando nella stanza capovolta e buttando ogni tanto lo sguardo al tirannico orologio, Lif si mise a guardare in giro aspettando che succedesse qualcosa e spostando l'attenzione da un punto all'altro di quel luogo surreale si rese conto che su uno dei tavoli capovolti vi erano diverse carte da gioco dai simboli strani sparse davanti alle quattro sedie che vi erano disposte intorno, quasi come se fino a pochi secondi prima ci fossero state quattro persone intente a portare avanti una partita di un qualche gioco sconosciuto. Presa dalla curiosa ed avvicinatasi a quella situazione a lei familiare, la rossa si sarebbe resa conto di un dettaglio ancora più bizzarro se possibile: tutto il tavolo, come anche ogni centimetro di quella stanza, era ricoperto da un sottile ma omogeneo strato di polvere e al centro della struttura in legno vi erano due piccole aree di pochi centimetri a base quadrata delle medesime dimensioni che invece ne erano prive, indubbiamente particolare. Prima che la giovane potesse cominciare ad interrogarsi sul perché di quell'ulteriore stranezza avrebbe potuto osservare in prima persona la lenta materializzazione di una coppia di dadi a sei facce esattamente in quelle stesse posizioni, entrambi mostranti la faccia con l'uno, chiamati in gergo "occhi di serpente":

    "Ottimo lavoro, contavo che non sarebbe stato difficile per te..andiamo avanti che dici?"

    La voce uscì nuovamente dal nulla rimbombando in tutto l'ambiente accompagnata dalla scomparsa del ticchettio dell'orologio che si fermò all'una e uno prima di sparire nel nulla. Lif, dopo aver ascoltato la domanda retorica avrebbe sentito caderle in testa un goccia, poi un'altra, poi un'altra ancora, lentamente ma inesorabilmente la ragazza avrebbe assistito alla comparsa di una pioggia nera come la pece che in qualche modo sembrava provenire dal soffitto di quel luogo e che stava riempiendo tutto l'ambiente di un liquido scuro ed oleoso che aumentava a vista d'occhio; la rossa avrebbe potuto cercare di mettersi nel punto più sopraelevato che avesse potuto trovare, avrebbe potuto inventarsi un qualsiasi stratagemma per cercare di uscire da quel luogo ma non aveva alcuna speranza. Nell'arco di pochi minuti il liquido riempì tutta la stanza, sommergendo la giovane che si sarebbe trovata a lottare con l'impellente bisogno di respirare senza avere alcun tipo di aria a disposizione, quasi come se fosse finita sott'acqua in mezzo al mare di notte, dovunque avesse guardato avrebbe trovato buio, oscurità, poi piano piano avrebbe cominciato ad essere sempre meno lucida ed infine, dopo aver cercato di resistere in tutti modo al bisogno di respirare, sarebbe svenuta perdendosi in quel tetro nulla...
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    ..
    ...
    Buio. Di nuovo buio. Lif si risvegliò, aprì gli occhi ma non vide nulla davanti a sé, sapeva di essere sveglia solo perché avvertiva il suo lento e costante respiro. Dopo diversi secondi di confusione la giovane si rese conto di avere qualcosa in mano e dopo un'attenta analisi si rese conto essere un mazzo di carte, quaranta carte per l'esattezza:

    "Continuiamo... dieci delle quaranta carte hanno la faccia rivolta verso l’alto e le altre trenta hanno la faccia rivolta verso il basso, e sono mescolate. Il tuo compito è uscire dalla stanza con 2 mazzi di carte aventi entrambi lo stesso numero di carte con la faccia rivolta verso l’alto, semplice per te no?"

    Molto bene risposta esatta, continuiamo il gioco :rosa:
     
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    In gola sentii la mancanza dello scotch, impressione che rendeva il luogo ancora più impressionante. Quando riuscii a balzare oltre la prima difficoltà e a risolvere quell’indovinello, la situazione continuò in quel ritmo ancora per altro tempo e pur nel cercare oggetti e vagare per chissà quanto tempo, non sentii cambiamento alcuno. Storcendo il muso dinanzi ad un tavolo, mi concentrai a lungo nei dettagli apparentemente svelati da chissà quale forma di arcana stregoneria ma non ero in grado di comprendere cosa stesse accadendo. Seppur fossi cascata in un’illusione non c’era verso per il mio cervello di capirlo perché la realtà con cui si prestava alla mia mente era incredibilmente vicina ad una situazione normale. Certo la presenza di tavoli e oggetti capovolti facilmente avrebbe portato ad una risposta, ma ero per davvero sicura che non potesse essere l’opera di un’altra magia differente? Dopotutto, l’essere vicina al mondo dei pirati contemporaneamente non avvantaggiava la mia consapevolezza del mondo ninja, seppur fossì lì da alcuni anni ormai. Per quel che ne sapevo, anche un controllo delle leggi della fisica e del tempo sarebbe stata una risposta alternativa non del tutto scontata, dato che su buona parte della zona percepii della polvere. Come? Beh, amavo toccare le cose. Costantemente provai a tastare la “materia” passandovi sopra l’indice o fui sorpresa nel notare l’alone grigiastro che rendeva la pelle del polpastrello sporca, almeno secondo la mia concezione. Che anche la polvere fosse un finto oggetto di decoro e un’amplificazione di quella menzogna? E quei dadi? Cosa rappresentavano?

    Ottimo lavoro, contavo che non sarebbe stato difficile per te..andiamo avanti che dici?"

    Allungai il collo per l’incomprensione del trattamento, tirando un profondo respiro mesto e alternato ad un morbido movimento del capo, un gesto frazionato del mio pensiero. Il tempo all’orologio si mosse veloce con mio grande stupore fino a fermarsi su di un’ora precisa, una sorta di annuncio ad un nuovo cambiamento dello scenario. Nero, nel gorgo ci finii da lì a poco perché quella stanza parve trasformarsi nell’abisso profondo del mare del Sud a partire da una piccolissima goccia. Una volta mi capitò di cadere in mare durante una tempesta e di provare quella stessa sensazione fredda e ottenebrante, sprofondando lì dove la luce non era in grado di filtrare e i muscoli perdevano le loro capacità motorie. Ero finita inconsapevolmente nella medesima situazione, lì dove non avevo la ciurma né gli insetti a proteggermi, lì dove pareva dovessi cavarmela da sola. Come un insetto nella tela del ragno sentii di dovermi liberare dalla trappola e mossi a più non posso le braccia e le gambe ma erano vane le mie volontà, perché in quel momento sentivo le forze svanire e la coscienza con esse, potendo unicamente ricordare un suono flebile: l’eco del respiro.

    “D-Dio Sanbi”

    Concedendomi una preghiera e appellandomi al nome del mostro dei mari, pareva che la fine fosse ormai giunta. Ma allora, perché quelle parole? Giocare, in che modo? Che fosse anche quella una parte del gioco? E poi, quale scopo celavano gli intenti del ragazzetto? Verso quale direzione guidava il suo teatrino e spingeva il suo divertimento? A seguito di quei frangenti e quando finalmente potetti riaprire gli occhi, capii che non desiderava la mia morte (o almeno non la desiderava subito) ma che come un bambino tendeva ad usarmi come giocattolo, come mero trastullo.

    "Continuiamo... dieci delle quaranta carte hanno la faccia rivolta verso l’alto e le altre trenta hanno la faccia rivolta verso il basso, e sono mescolate. Il tuo compito è uscire dalla stanza con 2 mazzi di carte aventi entrambi lo stesso numero di carte con la faccia rivolta verso l’alto, semplice per te no?"


    Questa volta erano le carte a svolgere un ruolo chiave del secondo indovinello, ma c’erano cose che assolutamente era mia intenzione capire. Intanto la sensazione del mazzo era reale, ma le tenebre contagiose e facevano da ostacolo per la visione di ogni facciata dei pezzi, che quindi contai appositamente una ad una. Provai ad appurare le diverse sensazioni sotto i polpastrelli, strisciando le tessera l’una sull’altra per avere la certezza di quante fossero capovolte verso il basso e quante invece verso l’alto. Non potendole vedere, cosa mi restava? Con i globi di luce avrei ottenuto una visione migliore se solo l’energia magica non m’avesse abbandonata o non si fosse rintanata in zone profonde e inaccessibili del mio essere.

    Se Lìf risolvere questo indovinello, per quanto ancora noi andare avanti?

    Snocciolai ermetica, sfilando una ad una ogni carta fino a trovare nell’assenza di luce e nel tatto l’idea vincente, l’escamotage giusto. Era un indovinello alla cieca proprio perché non avrei dovuto risolverlo guardando, ma mirando alla fortuna. Riordinai quindi il mazzo compattandolo tra i palmi, mentre il crine serpeggiava sulla schiena in ciuffi di fuoco senza il suo antico riflesso, trovando ironica quella tonalità se messa in contrasto con l’azzurro dell’oceano. Maneggiavo l’oggetto con cura e contrastando il pollice lì dove credevo fosse il centro delle tessere ne feci strisciare dieci in avanti, al fine di poterle acciuffare facilmente dai bordi con la mancina. Di tocco in tocco sarei giunta ad avere due mazzi, certamente non perfettamente uguali nel numero, ma tecnicamente simili nella quantità di carte rivolte verso l’alto. Come? Capovolgendo il secondo mazzo una volta stabilizzato tra le dita.

    Lìf non potere capire quante carte avere facciata rivolta verso l’alto, girarne dieci è risposta. Dovere continuare ancora?

    Ammisi atona, eppure particolarmente attirata dal gioco.
     
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    Un'altra risposta esatta. Pride, da esterno ed invisibile osservatore sorrise notando come la ragazza si stesse destreggiando senza troppa difficoltà in quelli che lui considerava dei semplici giochini, un modo quantomeno divertente per ingannare il tempo e studiare chi aveva davanti, una rossa che si presentava diversa dagli altri ma che alla fine era sempre una persona e come tale piena di paure, insicurezze, dubbi, traumi, tutte cose che lui sapeva sfruttare per poterle far fare quello che lui voleva, dio quanto gli era mancato tutto questo:

    "Lìf non potere capire quante carte avere facciata rivolta verso l’alto, girarne dieci è risposta. Dovere continuare ancora? "

    La risposta alla domanda della ninja piratesca non arrivò subito, dopo infatti qualche secondo di silenzio alla ragazza sembrò come se l'oscurità che aveva intorno avesse cominciato spostarsi in un punto davanti a lei, quasi come se venisse risucchiata da qualcosa lasciando al suo posto un ambiente bianco e vuoto senza alcun tipo di contorno o linea prospettica che lo potesse rendere un minimo reale. Il fulcro dove tutto il buio si stava dirigendo si rivelò essere proprio quel bambino che accolse la rossa al centro di quel bianco assoluto con la stessa espressione che le aveva rivolto all'inizio:

    "Perché non vuoi continuare? Ti sei stancata di giocare? Eppure stai andando così bene ed è così divertente, così bello vedere tutte le tue sfaccettature, come ragioni quando sei in difficoltà, lo trovo quasi estasiante! Se dovessi darti un voto da uno a dieci ti darei senz'altro un 8"

    La voce del bambino, a differenza delle volte precedente in cui la giovane l'aveva sentita, risuona molto più vicina e vera, esattamente come al loro primo incontro; il giovane fece una pausa prima di continuare, guardandosi attorno con aria pensierosa prima di puntare nuovamente lo sguardo sulla sua compagna di giochi:

    "Guarda sei fortunata, il nostro tempo a disposizione è prossimo allo scadere, purtroppo non potrò continuare a divertirmi con te come avrei voluto, peccato! Abbiamo però il tempo per il gran finale!"

    Pride batté le mani due volte e davanti a lui cominciò lentamente a comparire una pozza di liquido nero, lo stesso nella quale la giovane era quasi affogata, la quale dopo essere diventata grande poco più di un metro si sollevò verticalmente formando uno scuro ed impenetrabile cilindro che cominciò a modellarsi piano piano prendendo le esatte sembianze di LIf, era identica a lei in tutto e per tutto, fatta eccezione per gli occhi che erano completamente neri:

    "Si dice spesso che il nostro più grande nemico siamo proprio noi stessi, beh oggi questo per te diventerà molto più che un semplice modo di dire! Dai su fammi divertire ancora!"

    La copia della rossa si mise rapidamente in posizione difensiva ma rimase in attesa, pronta a cominciare il combattimento.

    Palla a te :rosa:
     
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    "Perché non vuoi continuare? Ti sei stancata di giocare? Eppure stai andando così bene ed è così divertente, così bello vedere tutte le tue sfaccettature, come ragioni quando sei in difficoltà, lo trovo quasi estasiante! Se dovessi darti un voto da uno a dieci ti darei senz'altro un 8"

    Probabilmente qualcosa ero stata in grado di farlo, portando a termine nuovamente il suo indovinello senza cedere ai giochi mentali del ragazzino. Non impazzivo per gli indovinelli ma in molte cose usavo la logica e forse per tal motivo mi ritrovai a non soccombere in quella sorta di sogno reale. Ma c’era davvero logica in quell’avventura? E dire che la mia testa e il mio istinto sembravano essersi piacevolmente adattati, alla fine dei conti non stavo neanche combattendo fisicamente e forse non sarebbe stato necessario farlo. L’oscurità del luogo vacillò a quel punto e aspirata a forza fu come cancellata, anzi ristretta a tal punto da avvolgersi e scomparire dietro la figura del piccoletto lasciando la stanza priva di qualsiasi tonalità che non fosse il bianco, puro e asettico. Semplicemente non era finita, solo che vederlo lì mi portò ad arricciare di prepotenza il labbro e lasciar scivolare le mani ossute ai fianchi stretti, coperti dalla stoffa leggera degli abiti. L’idea di continuare balenò nella mia testa per un po’, ma ormai erano poche le cose che in quel posto sarei stata in grado di elaborare di mia volontà e tra tutte, ciò che scelsi, fu proprio il rifiuto a continuare. Senza essere brusca, senza mancare di rispetto ad un completo sconosciuto, portai il tallone destro così tanto vicino al compagno da sentirne il tocco in maniera distinta indipendentemente da cosa indossassi, che fossero stivali o ciabatte, se realmente vi fossero cose simili e io potessi avvertirne la forma addosso.

    Tuo nome, io non sapere. Non sapere perché essere qui, né cosa aver fatto di così interessante per aver rubato tuo tempo. E’ sufficiente per Lìf, sapere chi le è difronte?


    In un vento assente sussurrai parole di calma, facendo scivolare le dita ancora più giù fino a toccare le gambe e andare oltre ogni borsello e tasca. Il mio obiettivo era uscire di lì, ma senza fretta perché ero sicura che in qualche modo sarebbe stato lui stesso a farlo, a liberarmi dopo essersi “stupito delle mie sfaccettature”.


    "Guarda sei fortunata, il nostro tempo a disposizione è prossimo allo scadere, purtroppo non potrò continuare a divertirmi con te come avrei voluto, peccato! Abbiamo però il tempo per il gran finale!"


    Inclinai il capo a sinistra in maniera morbida, giusto per avere una prospettiva diversa dell’avversario, giusto per scorgere vie di uscita in quel suo nuovo e -forse ultimo- indovinello, venendo abbagliata dalla formazione lesta di un globo plasmato da terra e trasformato progressivamente in una struttura più evidente e inversa all’effetto gravitazionale. Come se il tempo di una goccia si riavvolgesse e quella, riformandosi dopo aver perso i legami da terra, tornasse a salire dalle nuvole di pioggia. Eppure quella massa nera non si rivelò una innocente bolla di liquido ma una copia identica della mia forma, specchio di una me completamente stupita. La guardai danzare nel vortice dello spazio, all’interno di un circolo ben prestabilito che terminava con la sua apparizione perfetta in ogni dettaglio ma distante dall’originale per ovvi motivi.

    "Si dice spesso che il nostro più grande nemico siamo proprio noi stessi, beh oggi questo per te diventerà molto più che un semplice modo di dire! Dai su fammi divertire ancora!"


    gif



    Fui bombardata dalle diverse idee, che in quel preciso istante affluirono con prepotenza fermandomi dal compiere qualsivoglia movimento, combattivo o no. Di azioni fattibili ne avrei potute fare molte, abbondavo di interpretazioni giuste e di strategie attinenti ma nello scorgere la stabilità della mia nemesi altro non feci che cacciare un lungo sospiro e porre la destrosa dietro la nuca, tra la matassa di fiamme e la pelle protetta.

    Lìf non avere motivo di lottare contro sé stessa, perché è l’unica su cui può contare veramente in questo momento. Non che Escanor o i miei compagni non essere degni di tale fiducia, ma loro non essere qui al momento, esserci “soltanto” Lìf. Non si tratta nemmeno di questione legata a magia inaccessibile, anche con insetti o rospi o copie, non avrei alzato dito.

    Ammisi con trasparenza quella mia volontà, dopo averci riflettuto abbondantemente. Non che mi ci volesse poi tanto per capire che, colpendo me stessa in qualunque forma si manifestasse, avrei finito per avere più dubbi che risposte.
     
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    Una risposta così chiara e limpida della ragazza avrebbe potuto generare un'infinità di reazioni sia nel suo avversario che nel suo clone, ma sorprendentemente per diversi secondi non accadde nulla. Pride, quasi in estasi dallo spettacolo che gli stava venendo offerto, dopo quella che sembrò un'eternità scoppiò in una fragorosa risata che rimbombò in tutto lo spazio che li circondava, la cosa curiosa però era che quella sua reazione non trasmetteva paura o cattiveria, ma pure e semplice gioia. Finito di ridere il ragazzo fece un gesto con facendo sparire il clone e poi battendo sonoramente le mani cominciò lentamente ad avvicinarsi verso a Lif:

    "Ineccepibile davvero, raramente ho avuto modo in passato di incontrare una così stupenda interprete! Eri così decisa e sicura mentre dicevi quelle parole! Per non parlare dell'evidente conflitto interiore che hai avuto, poesia pura!

    Con quella faccia così sorridente e solare Pride sembrava come non mai un gioioso e festante bambino che aveva appena visto il suo spettacolo preferito, peccato però che di bambino in lui ci fosse rimasto veramente ben poco; il volto però mutò all'ultimo battito di mani tornando improvvisamente serio:

    "Ma, purtroppo, anche i migliori spettacoli prima o poi arrivano alla loro fine, il nostro tempo finisce qua. Se fossimo stati in altre circostante avrei giocato con te fino a farti impazzire o fino a che non mi sarei annoiato e probabilmente con queste premesse saremmo probabilmente finiti nel primo caso hahahah..."

    Una risata che unita a quelle macabre parole fece letteralmente gelare il sangue nella vene della ragazza:

    "Ma in fondo mi hai fatto divertire, perciò io, Pride, ti lascerò questo ultimo regalo, starà a te decidere cosa farci nel tempo che ti rimane..."

    Il bambino fermatosi a circa tre metri dalla ragazza, chiuse la mano sinistra a pugno e dopo averla aperta la indirizzandò poco davanti ai suoi piedi:

    "Arrivederci mia cara Lif..."

    Pride sparì subito dopo il suo ultimo saluto in una luminosa luce bianca, al suo posto comparve quella che sembrava essere a tutti gli effetti una piccola scatola di legno sigillata da una serratura meccanica sulla cui sommità erano presenti quattro quadrati bianchi recanti quattro zeri che potevano essere cambiati girando delle piccole rotelline che erano poste al di sopra dei numeri stessi; alla rossa bastò uno sguardo per capire che se avesse trovato la giusta combinazione di quelle cifre da zero a nove avrebbe potuto aprirla, qual era però la giusta combinazione?

    Molto bene siamo arrivati all'ultimo post, in un modo o nell'altro questo sarà quello conclusivo, se riesci a capire qual è la combinazione ti becchi anche la tecnica, altrimenti solo l'exp, a te :rosa:
     
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    Avrebbero dovuto lusingarmi i suoi complimenti o ugualmente erano giochi, indovinelli, illusioni? Uno stato d’animo confuso su ogni cosa tranne che sulla decisione ferrea di non alzare un dito sulla mia altra me stessa, finta o vera che fosse, non v’era motivo di farlo se alla base non c’era un problema che io non nutrivo. Idealmente parlando sarebbe stato più semplice lottare contro ogni altra figura del mondo e sicuramente la chiave dell’ennesimo enigma stava proprio lì, nella visione che avrei dato al bambino nel picchiare l’unica persona su cui potevo contare. Il clone si sfaldò in una sottile aura dopo aver compiaciuto il giovane, la cui vista tornò a fissarmi direttamente e non facendo uso di altri trucchi.

    "Ineccepibile davvero, raramente ho avuto modo in passato di incontrare una così stupenda interprete! Eri così decisa e sicura mentre dicevi quelle parole! Per non parlare dell'evidente conflitto interiore che hai avuto, poesia pura!

    Il conflitto interiore era la diretta conseguenza per una richiesta simile e sarei stata inumana se non mi fossi posta qualche domanda prima di dar lui la meritata risposta. Restai fissa sui passi portati con orgoglio dal nano in gilet, scorgendo la perfetta stiratura della camicia bianca e i suoi innocenti pantaloncini in grado di illudere e sviare gli spettatori dalla realtà. Avendo dimenticato di capire in cosa fossi capitata non mi rimase che attendere il futuro con maggiore interesse, occhieggiando, respirando correttamente e gettando le mani verso i fianchi in una scivolata calma fino ai fianchi.

    "Ma, purtroppo, anche i migliori spettacoli prima o poi arrivano alla loro fine, il nostro tempo finisce qua. Se fossimo stati in altre circostante avrei giocato con te fino a farti impazzire o fino a che non mi sarei annoiato e probabilmente con queste premesse saremmo probabilmente finiti nel primo caso hahahah..."


    Non mi permisi la presunzione di controbattere tanto per pavoneggiarmi, erano comportamenti che mi infastidivano perché inutili. La mia priorità nel raggiungere il tunnel e svegliarmi dal sogno scorreva linearmente e da quelle parole compresi come qualcosa stava per smuoversi definitivamente, evolversi. Si concesse un modo per riprendere la teatrale serietà che difficilmente si associa ad un bambino, camminando a passi ovattati su di un terreno sospeso e assente, fluttuando fino a piazzarsi e intonare una diabolica risata notoriamente in grado di scuotermi.

    "Ma in fondo mi hai fatto divertire, perciò io, Pride, ti lascerò questo ultimo regalo, starà a te decidere cosa farci nel tempo che ti rimane..."

    In questo caso il ragazzino fece ricorso ad una parola diversa dopo aver rinchiuso la malefica risata nel nulla avvolgente del suo stesso incanto, generando nelle mani una forma cubica che rimase fluttuante fino al suo addio e cadde nella mia mano senza rimbalzare o far male-

    "Arrivederci mia cara Lif..."

    Dal nome con cui si presentò prima di sparire non compresi molto ma fui capace di assumerne l’assoluta distanza da un normale ragazzino della sua età per via dei comportamenti e del suo approccio, oltre che di quel potere che usò per pur diletto. Intanto eravamo rimasti soli io e la scatola e sul profilo spigoloso poggiai gli occhi per analizzarne l’aspetto e tirare le somme. L’ennesimo indovinello ma più concreto e forse un dono camuffato o magari uno scherzo, una di quelle scatoline con un clown pressato sotto il coperchio su di una molla pronta ad allentarsi e sbalzare fuori come un razzo. Sollevai il palmo in linea con lo sguardo per analizzarne gli angoli con occhio critico, rigirando il polso di 180° in un senso e nell’altro, studiando il fondo per venirne a capo e focalizzandomi solo infine sulla parte superiore e sulle rotelle. Non m’era stato dato nessun indizio e quindi serviva ragionarci sopra, abbondantemente, calcolando le possibilità e andando di logica contemporaneamente. Le analisi sulle possibilità infinite mi costrinsero ad abbandonare calcoli semplici per andare ad intuito, contando effettivamente le cifre a partire dalla prima rotella. Col fatto che fossero piazzate sullo zero e senza sapere l’ultima cifra, non rimase che una sola possibilità e puntando al meccanismo della prima casella decisi di ruotarlo in maniera oraria un numero di volte sufficiente a intravedere l’ultima cifra. Il nove che venne fuori mi condusse a tornare indietro con la testa e partendo proprio dalla prima (cioè lo zero) giunsi ad una risposta possibile: avevo fatto scorrere la facciata per un totale di dieci volte, cosa che capii fosse effettivamente un indizio.

    Che sia così?

    Un sussurro privo di destinazione, di interlocutore, qualcosa che resi unicamente mio lì dove non v’erano altre orecchie a sentire. In quello stesso modo passai alla seconda rotella portandola al 9 perché credevo fosse la destinazione finale della combinazione. 9-9-9-9, un banale quanto intelligente risultato derivato dal risultato finale delle cifre elevate per sé stesse e per quattro volte. Il risultato seguente a quel numero era praticamente impossibile da rappresentare per l’assenza di un quinto slot ma la cifra scelta rappresentava la soluzione più vicina secondo il mio punto di vista.
     
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    Sadly non è la password giusta, ad ogni modo prenditi il massimo dell'exp per una missione lvl B. Spero che questo mio eventino alternativo ti abbia fatto divertire di più rispetto ad un semplice combattimento :rosa:
     
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    Pure per te stompo il massimo di una B
     
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