Omicidio a Gran Jal

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    Capitolo 0 . Prologo


    Se dovessi scegliere un caso che diede la svolta alla mia carriera da investigatore, non c’è dubbio sia stato quello accaduto a Gran Jal, una lussuosa oasi del deserto appartenente ad una potentissima ed influente famiglia di Suna, i Wanciu. Fu in assoluto il mio primo omicidio, un caso difficile di cui si parlò molto, e vista l’importanza delle parti coinvolte la risoluzione dell’enigma fu un vero e proprio trampolino di lancio per la mia fama. Arrivarono foto ed articoli sui giornali più importanti, e da quel dì la mia casella postale non fu mai più vuota. Ma andiamo con ordine. Iniziò tutto proprio con una lettera.

    Non ero solito alle corrispondenze, solo da poco qualcuno mi mandava qualche richiesta d’aiuto, frivoli problemi che nella maggior parte dei casi mi rifiutavo di seguire perché ritenuti banali. Baggianate del tipo “non trovo il mio gatto”. A parte queste, le uniche lettere che ricevevo erano da palazzo e riguardavano incarichi. Ma quel giorno no.
    Uscii di casa alla buon’ora senza idee ben chiare sul da farsi, sarei passato dal villaggio in cerca di qualcosa da fare per poi andare ad allenarmi, non fosse che i miei progetti furono interrotti sul nascere da una curiosa busta che spuntava dalla mia cassetta. Era una busta di qualità, riuscivo a vedere brillanti finiture color smeraldo sulla carta bianca. Mi avvicinai incuriosito, la sfilai dal metallo arrugginito che la intrappolava e la alzai portandola innanzi ai miei occhi. Mai ricevuto un pezzo di carta di così elevata qualità, pensai. Dunque l’aprii, tagliandole il bordo con cura per non rovinarla eccessivamente. Questo era il suo contenuto, scritto a mano in inchiostro blu marino.

    Ciao Azibo, spero non ti sia dimenticato di me, del tuo vecchio amico Jung. Volevo dirti che mi sono sistemato, ho trovato lavoro per un’importante famiglia di Suna, gli Wanciu, faccio il giardiniere nella loro tenuta. È il luogo più splendido che io abbia mai visto. Si chiama Gran Jal, nel deserto. Perché non vieni a trovarmi? Questa settimana si festeggia l’eclissi lunare, e mi è stato chiesto se volessi invitare qualcuno anch’io. Come sai sono solo, e mi sei venuto in mente tu. Perciò ti aspetto al più presto, amico mio, e sai che ci conto. Un abbraccio.



    Fui piacevolmente colpito dal messaggio, Jung era un vecchio amico d’infanzia, eravamo cresciuti insieme condividendo sogni e speranze per il futuro, finchè non si era trasferito lontano da Ishivar, alcuni anni prima. Egli non era portato per la vita da guerriero, ma piuttosto per una pacifica esistenza da campagnolo, ed ero molto contento fosse riuscito nel suo intento. Non ci eravamo più sentiti dalla sua partenza e avevo perso ogni traccia di lui, fin quasi a dimenticarmelo. Accettai ben volentieri il suo invito, mettendomi in viaggio immediatamente per scoprire dove si trovasse questo fantastico posto.
     
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    Capitolo 1 . Gran Jal



    Nascosto tra le dune del deserto, incastonato nella sabbia come un diamante nella roccia, stava l’oasi di Gran Jal. Un luogo fantastico, un palazzo interamente costruito in pietra bianca di Tran, una delle più preziose e pregiate rocce di tutto il continente. Un luogo bellissimo, fine, curato in ogni suo dettaglio. Non fu facile per me trovarlo, questo luogo non sta nelle mappe e non è sulla strada di nessun percorso, nessuno ci finisce per sbaglio e fu solo grazie a un mercante che riforniva di cibo la comunità che mi fu possibile giungervi. Quest’uomo durante il viaggio mi spiegò anche quel poco che sapeva sul posto, mi disse che la famiglia Wanciu lo possedeva da generazioni, che erano una famiglia ricchissima e che intorno al palazzo nel corso degli anni la servitù aveva creato una piccola e pacifica comunità, in cui i servi in pensione vivevano in armonia e fornivano un continuo apporto di giovane prole alle esigenze della famiglia a palazzo. Al nostro arrivo fummo accolti da tre guardie armate, le quali vollero sapere chi fossimo. Quando spiegai il motivo della mia presenza li, uno di loro si assentò e tornò pochi minuti dopo insieme al mio caro amico Jung.

    ‘zibo! Amico mio, quanto tempo! Ahahaha! Wow! È bello vederti, ti trovo in forma!

    Salutai il mio amico con affetto, ci abbracciammo e sorridemmo a lungo, osservandoci a vicenda per notare i cambiamenti avvenuti negli anni a distanza. Jung chiarì la mia identità alle guardie e queste ci lasciarono passare. Attraversammo il lungo corridoio che portava all’entrata del palazzo, un ponte su due piscine artificiali d’acqua limpidissima, contornati da bellissime piante esotiche.

    Di queste mi occupo io, sai? Quelle sono camelie, e questi altri rododendri, e quelle ganfistole. Belle, eh?

    Davvero notevoli, amico mio. Sono proprio contento per te, mi sembra che in questo posto si respiri un ottima aria, c’è una sensazione diffusa di tranquillità e benessere.

    È proprio così! Ho trovato questo lavoro dopo aver lavorato per quattro anni presso un'altra famiglia a est della capitale, e da un anno sono stabilmente qui, e devo dirti mio caro che non sono mai stato così contento in tutta la mia vita. Ma che mi dici di te?

    Continuammo a parlare, raccontai di Ishivar, delle vicende recenti, della mia specie di carriera da investigatore e di tutto quello che mi passava per la testa. Lo stesso fece lui. Nel frattempo, tra una chiacchera e l’altra, ci addentrammo a palazzo. Riusciva ad essere ancor più magnifico dall’interno, ogni cosa era estremamente curata, vi erano numerose sculture, quadri e oggetti d’arte vari. L’oro e la pietra bianca erano i colori dominanti, e per i primi minuti rimasi colpito da cotanto benessere. Continuavo a parlare ma la mia mente era rapita da tutto quel ben di dio. Tornai in me quando Jung mi presentò a quella che scoprii essere la padrona di casa, la signora Wanciu.

    Signora, questo è il mio ospite, il mio caro vecchio amico Azibo Ken-Son. Siamo cresciuti insieme ad Ishivar!

    Oh, ma che piacere, mon diè! Lei è il benvenuto, signor Ken-Son. Spero tanto che trovi piacevole il suo soggiorno in questa mia dimora. Le auguro intanto una buona serata.

    Rimasi sorpreso dall’impressione che mi fece la padrona di casa. A quanto aveva accennato il mio amico doveva aver più di settant’anni, eppure si presentava estremamente in forma, bella nell’aspetto, curata e splendente, proprio come i vistosi diamanti che indossava. Si mostrò educata, benchè piuttosto distaccata, anche visto il ruolo del mio amico nella casa, ovvero quello di un vero e proprio servo. Ciò nonostante non mi apparve altezzosa, e il sorriso col quale ci liquidò non mostrava segno di disprezzo, bensì rispetto e solidarietà. Un sorriso duraturo, accompagnato a lungo dallo sguardo, quasi simile a un metaforico abbraccio. Dalla fermezza di sguardo con la quale tornò ad affrontare la rampa di scale innanzi a se si poteva intuire subito un carattere forte, duro. Lo sguardo era fermo e pareva arrabbiato. Scoprì in seguito che la signora veniva descritta come una persona dispotica, dominante, patronale, ipotesi confermata anche dalla storia che Jung mi raccontò a suo proposito. La signora era rimasta vedova dal marito ormai quasi trent’anni prima, e da quel momento aveva mandato avanti “la baracca” da sola, in modo magistrale, migliorando persino il fasto di Gran Jal. Le voci dicevano che aveva sottomesso il marito e si era fatta lasciare l’esclusiva sul palazzo e tutti gli averi, escludendo dal testamento la giovane prole al tempo molto giovane e il resto della famiglia. Già, la famiglia. Per comodità eviterò di illustrare le modalità con le quali venni a conoscenza dei suoi componenti di rilievo, praticamente gli incontri avvennero tutti durante il rinfresco della sera, durante il quale Jung mi presentò ai membri più importanti del ramo genealogico. Ora, per motivi che vi saranno chiari in seguito, andrò ad elencare queste persone, affiancandovi una prima impressione che ebbi o mi venne fornita di loro:
    - Jo Wanciu, primogenito, uomo brillante, ex ninja di Suna
    - Law Wanciu, fratello minore, medico eccelso, personaggio schivo e dall'aspetto cagionevole. Appare bianchiccio.
    - Alfi Zuoga, compagno della signora Wanciu. Nullafacente e affascinante. Non sembra apparire simpatico al resto della famiglia.
    - Evie, tuttofare e accompagnatrice della signora Wanciu. Una bella donna, tipo apparentemente neutro e devoto.
    - Cin Cin Winciu, figlia adottiva della signora Winciu, in realtà figlia di una vecchia amica defunta. È la più giovane del gruppo.
    - Grum, il domestico, un omone gigantesco ma dai modi di fare infinitamente educati, una specie di controsenso vivente.

    La prima sera trascorse piacevolmente, mangiai dell’ottimo cibo e bevvi ottimo vino, andando avanti per tutta la sera alternando le due attività, instaurando una serie di casuali conoscenze tra gli ospiti della serata, un totale di una cinquantina di persone, per lo più servi ed ex servi vestiti bene per l’occasione. A fine serata coloro che non appartenevano alla famiglia abbandonarono palazzo, tornando ai loro alloggi nel minuscolo villaggio che nel tempo si era creato attorno alla famiglia. C’era ogni tipo di professionista, farmacista, macellaio, fabbro, e persino una specie di locanda dove potei passare la notte.

    Edited by Cagnellone - 5/4/2020, 01:11
     
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    Capitolo 2 . La notte dell’Eclissi


    Il giorno dopo mi accordai con Jung per dargli una mano nei lavori di giardinaggio. Era il giorno della festa, e tutto doveva essere perfetto. Tagliammo alcune erbacce nella mattina e nel pomeriggio la signora Wanciu chiese di piantare alcune betulle, casualmente in un pezzo di giardino che stava proprio sotto la sua finestra. Lavoravamo quando alcune voci ci giunsero dalla camera della signora.

    È INACCETTABILE! UNO SCANDALO!

    Erano grida arrabbiate, in una discussione accesa che la signora stava effettuando con un uomo. Purtroppo le finestre chiuse e uno scarso interesse per la conversazione non mi permisero di udire altri dettagli, ne di capire con chi stesse parlando. Accadde poi che la signora aprisse la finestra, dopo circa una mezz’ora, e chiamasse il mio amico Jung nella sua stanza. Jung tornò una decina di minuti dopo, dicendo che la signora gli aveva fatto firmare un foglio, come garanzia. A lui e a Grum. Avremmo scoperto in seguito che si trattava di un nuovo testamento che la signora aveva redatto. A seguito di ciò, ci fu un'altra accesa discussione, questa volta potei udire perfettamente le parole che la signora rivolgeva alla sua domestica.

    Non posso crederci! Evie! Guarda anche tu! Oh, mio Dio! Grrr! Me la pagherà, eccome se me la pagherà!

    Parlava con la sua domestica Evie, ma questa volta, al contrario di prima, appariva sconvolta. La domestica si limitava a darle ragione accondiscendendo a ogni sua affermazione, cercando in qualche modo di tranquillizzarla. L’episodio finì così. Più tardi la signora chiese di nuovo aiuto a Jung per accendere il camino, finché entrambi non fummo liberi per andarci a preparare in vista della festa in programma per la serata. Dopo il tramonto tornammo a palazzo, ben vestiti. Potemmo saziarci al grande banchetto, c’era musica dal vivo e l’atmosfera era rilassata, i membri della famiglia vagavano sorridenti per la sala, tutti tranne la signora Wanciu. Chiesi a Evie e mi disse che la signora non stava tanto bene e non sarebbe scesa per la festa molto probabilmente. I festeggiamenti continuarono e finalmente potemmo osservare l’eclissi: la luna si oscurò e tutto le luci furono spente. Il buio avvolse ogni cosa, e ci fu silenzio. Ognuno si godeva quel curioso evento in religiosa pace, e proprio quando il primo spicchio di luna nuova rivelò uno spiraglio di luce, un urlo ruppe il silenzio.

    AAAARGH!

    Proveniva dal piano di sopra. In un attimo le luci furono riaccese e la famiglia al completo, gli unici che potevano salire al primo piano tra tutti i presenti, si precipitarono sulle scale, insieme a Evie, Grum, e una delle due guardie all’ingresso. Furono minuti concitati, passò una mezz’ora e infine a nome di tutti si presentò Jo Winciu.

    La festa è finita, mia madre è appena stato trovata morta. Siete pregati di lasciare la casa al più presto.

    Rimasero tutti sconvolti. La signora Wanciu aveva dato lavoro a praticamente tutti quelli che si trovavano li, era una specie di santone per tutti, e in molti furono molto colpiti moralmente dalla notizia. Jo Wanciu chiamò a sé il mio amico. Parlarono e poco dopo fui convocato in cima alle scale.

    E così tu sei un investigatore? Jung me l’aveva accennato quando ci eravamo presentati.

    Sissignore, sono una sentinella d’Ishivar e ho risolto alcuni casi di cronaca minore in vesti di investigatore, come ho spiegato al mio amico quando sono arrivato.

    Beh, c’è qualcosa di poco chiaro in questa vicenda, e le sarei grato se potesse darci una mano a capire qualcosa in più su questa storia. Ho il sospetto che mia madre potrebbe esser stata uccisa.

    Mh, brutta storia.

    Già.

    Comunque, certo, in veste di professionista lo farò volentieri. Però le dico subito che per prima cosa devo vedere la stanza di sua madre, prima che troppe persone la contaminino. Se quella è una scena del crimine allora ci saranno delle prove.

    Jo accettò, e insieme ci dirigemmo verso la stanza della vittima. La famiglia era stata radunata nella sala da tè al piano di sopra, un paio di camere adiacenti a quella della signora Wanciu. Questa era molto in disordine, notai immediatamente che una scrivania era stata ribaltata e vi era una grossa macchia su uno dei mobili della libreria. Il cadavere stava contorto a terra, in posa innaturale, vittima forse un attacco cardiaco o qualcosa del genere. Gli occhi erano vitrei e spalancati, così come la bocca da cui era fuoriuscita una schiuma biancastra, che tuttora contornava le labbra della vittima. Non si notava subito, ma a un occhio attento sarebbe saltato alla vista.

    Mio fratello dice che potrebbe esser stata avvelenata. Come sa lui è un medico, ma dovremmo aspettare l'autopsia.

    Si, capisco. Vorrei dare un’occhiata in giro se non le dispiace.

    Così restai solo nella stanza, dove potei indagare indisturbato. Cercai per una decina di minuti, ed ecco cosa notai:
    - La macchia sul mobile era inchiostro
    - La stanza era condivisa col signor Alfie, vi erano due scrivanie e una di queste conteneva dei documenti appunto appartenenti al compagno della signora
    - Nel camino vi era un pezzo di carta bruciata, sulla quale si leggevano ancora alcune lettere. Prelevai anche questo.
    - Vi era del terriccio sparso sulla moquette, segno che qualcuno era entrato probabilmente con le scarpe sporche di terra, anche se mentre alcune tracce erano vicine all’entrata, altre erano vicino alla finestra, molto lontane tra loro. E non sembrava neanche la stessa terra.

    Edited by Cagnellone - 3/4/2020, 16:31
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    Capitolo 3 . Le indagini



    Nessuno dormì quella notte, fino a una certa ora la famiglia e la servitù stettero insieme nell'atrio, cercando di farsi forza l'un l'altro. Anche io restai con loro, ma non dedussi nulla dagli atteggiamenti dei presenti. Se l'assassino era tra loro, sapeva stare al gioco. Io dal canto mio approfittai per dare un'altra occhiata al luogo del delitto. A quanto sembrava era stata Cin Cin a scoprire il corpo, la cui stanza era adiacente a quella della signora. La giovane figlia adottiva era andata in camera sua per sistemarsi il trucco, a quanto diceva, e dopo aver chiesto alla madre quando sarebbe scesa, non avendo ricevuto risposta, si era affacciata nell'altra stanza e l'aveva trovata in quello stato. E fin qui...
    Notai che la porta della stanza della signora che dava sul corridoio era chiusa dall'interno, per questo l'assassino doveva essere uscito passando dalla stanza di Cin Cin. Era possibile che lui stesso avesse chiuso l'accesso principale, prima o dopo aver commesso il delitto. Continuando ad indagare notai, tra alcuni documenti della signora presenti sulla sua scrivania, un foglio che attirò la mia attenzione. Era un foglio completamente bianco, su cui era ripetuta la parola “possesso”, scritta in diversi modi, quali “posesso” e “posseso”. Questo rimandò il mio pensiero al pezzetto di carta trovato nel camino, lo tirai fuori e riguardai le poche lettere che si erano salvate dal fuoco. Su una riga si leggevano solo un paio di vocali, mentre su un'altra si leggeva la fine di una parola accentata, per la precisione “-dità”. Rimisi il foglietto al sicuro e decisi di dormirci su. Alla fine ognuno prese le sue stanza quando era quasi mattina per concedersi un po' di riposo, tutti gli accessi al luogo dell'omicidio furono chiusi e io stesso tenni le chiavi, in quanto unico non interessato alla faccenda.

    La mattina dopo ripresi dove avevo lasciato, feci colazione e approfittai per fare qualche domanda in giro, visto che la sera prima non me la sentivo di interrogare le persone coinvolte. Diedi loro un minimo di tempo per metabolizzare la cosa, ma non potevo attendere oltre. Iniziai chiedendo chi si era recato al piano superiore, e scoprii che gran parte della famiglia, per un motivo o per un altro, era salito al primo piano. Jo, il primogenito, era salito per ultimo a chiamare la madre, non vedendola arrivare, aveva bussato e l'aveva chiamata, ma non sentendo risposta era tornato giù alla festa. La cosa gli sembrava strana, ma aveva chiesto alla badante Evie, e questa gli aveva risposto che probabilmente la signora si era addormentata, quindi non aveva dato peso alla faccenda. Anche Alfred, il compagno della signora Wanchu, era salito, e disse che quando era entrato in camera la signora era viva, e gli aveva detto che sarebbe scesa a breve. La stessa badante, Evie, ha affermato di esser salita dopo Alfred, che la signora era viva, e che le aveva ordinato di portar via il servizio da caffè. Infine il maggiordomo disse che era salito a portarle del caffè, per l'appunto. Ricostruendo poi i fatti in ordine cronologico secondo le deposizioni, lo svolgimento era stato il seguente. Il maggiordomo Grum aveva portato del caffè alla signora che era sicuramente viva, poi Alfred, il compagno della signora, era salito a chiamarla. Dunque la badante Evie era andata in camera a prendere il caffè, a cui era seguito il primogenito Jo, che non aveva ricevuto risposta. Infine la figlia adottiva, Cin Cin, aveva trovato il corpo. Questa comunque era solo una prima ricostruzione, era tutto da verificare, ma eravamo abbastanza sicuri almeno sull'ordine in cui queste persone erano andate di sopra. Sapevo di poter escludere a priori il mio amico Jung, a cui mi appoggiai per recuperare altre informazioni.

    Ora non mi resta che chiederti una cosa, Jung. Chi avrebbe beneficiato maggiormente dalla morte della signora Wanchu?

    Beh, devi sapere Azibo che qui ce l'hanno tutti con Alfred. Nel testamento della signora è l'unico ereditario alla sua morte, i figli non avranno niente. Inoltre tutti sospettano di lui a questo punto, visto che erediterà tutto.

    Scoprimmo poco dopo che il testamento era andato smarrito o, molto più probabilmente, fatto sparire.
     
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    Capitolo 4 . Il Testamento



    Ebbene si, il testamento che indicava Alfred, il compagno della signora Wanchu, come unico ereditario, era sparito, e a questo punto l'eredità della signora sarebbe stata spartita equamente trai suoi parenti, in quattro parti identiche tra Alfred, i due figli e Cin Cin. Inoltre, tramite i risultati dell'autopsia, ci venne riferito che la causa della morte era veleno, e fu ritrovato il buco di un ago sul collo della vittima, sotto un orecchio. Era una pista, decisi di iniziare da lì. Così mi recai alla farmacia più vicina, portando con me alcune immagini delle persone coinvolte, per sapere se qualcuno era stato visto, o se avevano acquistato del veleno. Era un tentativo banale, probabilmente l'assassino non avrebbe commesso un errore tanto stupido, ma valeva la pena tentare. Fu con mio grande stupore che il farmacista di zona riconobbe immediatamente una delle persone. Si trattava di Jo, primogenito della signora.

    Si, sono sicuro che è lui. È venuto qualche giorno fa, ha acquistato un veleno molto potente, mi ha detto che gli serviva per stanare alcune grosse marmotte che rubavano verdura dal giardino. Me lo ricordo bene, era vestito di tutto punto, col cappello a tuba, la barba lunga e curata e un monocolo d'alta classe. Sa, gente di quel calibro non si reca tanto spesso qui, solitamente questi aristocratici mandano la servitù a svolgere certi incarichi. Per questo non posso sbagliarmi.

    Aveva senso, si, Jo Wanchu era sicuramente poco contento di essere stato escluso dal testamento, e in questo modo ne avrebbe beneficiato. Inoltre era stato uno degli ultimi ad andare di sopra, praticamente l'ultimo prima del ritrovamento del cadavere, stando alle dichiarazioni. Eppure mentre tornavo a Grand Jal, qualcosa non mi convinceva. Jo era un ninja, e quel comportamento era stato troppo approssimativo per una persona addestrata come lui. Farsi beccare così a comprare del veleno, no, non mi convinceva. Inoltre avrebbe avuto il tempo di organizzare meglio questa faccenda. Sembrava più un misero tentativo di far ricadere la colpa su di lui. In ogni caso, se avessi comunicato queste informazioni sicuramente sarebbe stato incolpato, due ninja ufficiali sarebbero stati mandati nel pomeriggio e iniziando a indagare non ci avrebbero messo molto a scoprire quello che avevo scoperto io. Dovevo indagare ancora. Ma dovevo andare più a fondo, così dissi a Jung di diffondere la notizia che in tarda mattinata tutti erano stati convocati a Suna per delle deposizioni, scrivemmo un mandato di comparizione non ufficiale ma nessuno fece domande, era plausibile. Così restai da solo a palazzo. Iniziai a scrutare attentamente nelle stanze di tutti, e trovai due cose molto, ma molto interessanti. La prima, una serie di lettere d'amore ben nascoste da Evie, la badante, che le erano state mandate proprio da Alfred, il compagno della signora, che a questo punto aveva una relazione clandestina con la domestica. La seconda, più incredibile, un perfetto travestimento da Jo Wanchu nel baule della camera di Cin Cin, con tanto di barba finta, tuba e monocolo...
     
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    Capitolo 5 . La soluzione



    Ragionai a lungo, ripensai a tutti i movimenti, rimisi in fila tutti i fatti, dai meno importanti a quelli antecedenti all'omicidio. Mi ricordai che Jung era stato chiamato a firmare un nuovo testamento il pomeriggio del primo giorno, mi ricordai del litigio che era avvenuto tra la signora e un misterioso personaggio, mi ricordai che la signora aveva fatto accendere il camino. Numerose informazioni vorticavano nella mia mente. Sedetti alla scrivania della signora, e cazzeggiando con le sue cose notai che aveva finito l'inchiostro. Mi ricordai della macchia sulla libreria, una boccetta era stata scaraventata e ora giaceva a terra, anch'essa vuota. Poi c'era la terra che aveva portato Jung nella stanza quando era salito a firmare il testamento, terra che aveva portato dal campo dove si trovava a sistemare i fiori. Poi c'era l'altra terra, a un lato della stanza, un altro tipo di terra, e fu proprio li che ebbi la mia illuminazione.

    Quando tornarono a palazzo, convocai tutti sul luogo del delitto, presi il centro della stanza e feci sostare i miei spettatori sull'uscio, in modo che potessero seguire la spiegazione e i miei movimenti. Quindi iniziai il mio monologo.

    Sono arrivato a una conclusione, ma andiamo con ordine. Indagando ho scoperto alcune cose, la prima di queste è che il signor Jo Wanchu è stato riconosciuto dal farmacista di zona mentre comprava del veleno, veleno che è stato usato per uccidere la signora Wanchu.

    Un ovazione di stupore si alzò trai presenti, tutti si voltarono verso il nuovo indiziato numero uno, e stupiti, tutti si allontanarono da lui mentre egli cercava di giustificarsi con vane parole.

    Un attimo signori, fatemi prima finire. Non è stato lui, poiché ho anche scoperto un perfetto travestimento nel baule della signorina Cin Cin, che comprendeva una barba finta, una tuba e un monocolo, il classico abbigliamento di Jo. Eppure non è stata nemmeno lei, e non solo perchè a una donna, sebbene travestita, sarebbe stato difficile spacciarsi per un uomo. Ora, queste due persone appena citate, stando ai fatti, avrebbero giovato dell'omicidio della madre, essendo stati esclusi dal testamento originale, con la scomparsa di quest ultimo e la morte della vecchia avrebbero ricevuto beni in parti uguali, mentre Alfred avrebbe visto ridursi di parecchio il proprio patrimonio, essendo in principio l'unico ereditario. Eppure, a uccidere la signora è stato proprio lui, il signor Alfred!

    Un nuovo coro di sgomento si diffuse nella stanza, Alfred iniziò a giustificarsi, poi iniziarono i litigi, e nessuno ci capiva più niente. Dovetti riprendere in mano la situazione, completando la mia spiegazione.

    Ma non sono stato io! io...

    Silenzio! Tu hai avvelenato la signora, ti sei travestito da Jo, sei andato a prendere il veleno e hai compiuto il tuo delitto.

    Non è vero! Se fossi stato io non avrei fatto sparire il testamento, sarei stato l'unico beneficiario!

    E invece no! Perche la signora Wanchu ti aveva escluso dal testamento! Era stata proprio lei a far sparire il testamento originale, quello in cui eri l'unico erede del patrimonio. Lo ha bruciato nel camino, e questa è la prova! Una parte del vecchio testamento. Curioso accendere il camino in primavera, non trovi? La signora aveva trovato una delle lettere che tu spedisci alla tua amante, la signorina Evie! Non l'avevi ancora spedita, era nella tua scrivania. La signora ha finito il suo inchiostro e ha deciso di usare il tuo, ha aperto la scrivania e ha trovato la lettera. Furiosa ha gettato la boccetta di inchiostro, ha bruciato il testamento perchè non venisse mai più trovato e ne ha scritto un altro, nuovo, prendendo probabilmente l'inchiostro nella camera di Cin Cin. Un nuovo testamento che ti escludeva da ogni beneficio. Sulla scrivania della signora c'era un foglio su cui scriveva la parola possesso, non era sicura su come si scrivesse. Stava compilando un nuovo testamento!

    Non hai le prove, le tue sono un mucchio di fantasie!


    Io so come è andata. Lei ti ha detto questa cosa, questo era il motivo del litigio misterioso del primo pomeriggio, ti ha detto che saresti stato fatto fuori dalla famiglia e tu sei tornato la sera a ucciderla. L'hai avvelenata, hai preso la lettera e il nuovo testamento, stavi per andartene e avresti fatto sparire tutto ma qualcuno ha bussato alla porta! Era Jo, ha bussato e se ne andato, ma tu te la sei fatta sotto. Sapevi che avrebbero scoperto il cadavere a breve, e avevi paura di essere perquisito, non c'era più tempo per far sparire tutto, cosi hai nascosto tutto proprio qui, in questa stessa stanza. Sai, non riuscivo proprio a capire da dove provenisse quel terriccio li a terra...


    Mi avvicinai a un angolo della stanza, quello dove a terra avevo notato quel terriccio, dunque afferrai una pianta da un vaso là sopra, l'alzai tirandola fuori dal vaso con la maggior parte della terra agguantata dalle radici e mostrai il contenuto del vaso. Al suo interno c'era una siringa e due fogli stropicciati, rispettivamente la lettera d'amore e il testamento che escludeva l'assassino dall'eredità. Alfred cercò disperatamente di fuggire ma Jo lo braccò immediatamente, e in poche ore il colpevole fu consegnato alla giustizia e imprigionato. Devo ammettere che l'intuizione del vaso fu un misto di ingegno e fortuna, forse più fortuna, fatto sta che mi permise di risolvere un caso di grossa importanza. La famiglia mi ringraziò infinitamente per averli aiutati, mi diedero una piccola ricompensa e non li rividì mai più.

    Ehi Azibo, grazie per quello che hai fatto. Spero che ci rivedremo prima o poi...

    Non c'è di che, amico mio. Lo spero anch'io. Ora devo andare, addio.


    CITAZIONE
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