Preuve d'honneur

Passaggio di grado per Azibo Ken-Son, Sentinella di Ishivar.

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    [??? - Confine tra Suna ed Ishivar]



    Sei sicuro che sia questa la via?

    Fin troppo. Ho studiato per anni i cunicoli scavati dalle genti di Ishivar, ho una mappa ben dettagliata in mente. Dobbiamo continuare a scavare ancora per un giorno, ad occhio e croce. Siamo vicini alla svolta, Braig.

    Bah, fa come vuoi. Sappi che me ne vado immediatamente anche se solo qualcuno di sospetto - oltre a noi due - si avvicina. Intesi?

    I due volti, sporchi di terra, fango, detriti, si interpellarono così.

    [Palazzo di Ishivar - Ishivar]



    BEH? RIUSCIAMO A SCOVARLI O NO?

    La sua voce fece tremare i vetri delle finestre, i suoi sottoposti, capo chino, volto scuro, non riuscivano a rispondere.

    Per anni ho cercato di tenere sotto controllo i bracconieri che cercano le nostre riserve naturali di pietre preziose, che scusa del cazzo è "Siamo in guerra"!? Per fortuna una recluta sensoriale è riuscita ad individuare un movimento fin troppo sospetto sul confine con Suna. Stando alle sue, in uno-due giorni potrebbero arrivare dentro al paese. Letteralmente dentro. E voi mi dite che non ci sono Ishivariani liberi e dediti al controllo delle nostre primizie? Ma stiamo scherzando? Se non avessi altro a cui pensare sareste già nella Fossa. Andatevene, veloci.

    A passo lento, fin troppo, i tre lasciarono la stanza e il Capo Branco Rik Ram-Son ai propri affari. Giocava a scacchi da solo, posizionava i pezzi in svariate posizioni, leggeva le sue stesse mosse per provare a battersi. Amava fare così, essere un passo davanti a tutti, avere già tutto programmato. Nel momento in cui Azibo Ken-Son varcò la porta con la segretaria, la quale fu mandata a chiamare il giovane, si fermò ad osservare la scacchiera, muto.



    Ah, Azibo. Ho sentito tanto parlare di te. Partitina a scacchi?


    Bene, palla a te Cagne. Ruola quello che vuoi, fai in modo di farti trovare nella stanza del Palazzo (scusa, non conosco bene Ishivar e non so se ha un nome specifico o meno). Primo giro descrittivo, ci penserò io nel prossimo posta darti le direttive. Facciamo uscire un evento figo :sisi:
     
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    La guerra era finita, il mondo si era fermato per un attimo e poi aveva ricominciato a girare, come se nulla fosse mai davvero successo. Ma non era così. Coloro che avevano preso parte alla battaglia ben sapevano cosa fosse accaduto lungo quelle spiagge e dentro alle foreste, e sebbene il mare avesse lavato le coste dai corpi senz’anima, riprendendosi definitivamente anche gli ultimi pirati in fuga dalla sconfitta, gli alberi restavano sporchi di sangue. E il sangue fatica ad andar via. Tutto sommato ad Ishivar era andata bene, essendo geograficamente i più distanti dallo svolgersi degli eventi la notizia era giunta in ritardo rispetto ad altri popoli, ed anche il nostro intervento è giunto successivo, facendoci apparire come gli eroi corsi in soccorso dei buoni in difficoltà, sebbene di certo non fummo noi a vincer la guerra. Inoltre, essendo giunti per ultimi avevamo anche riscontrato minori perdite tre le nostre fila, facendo si che il villaggio dimenticasse più in fretta di altri quel che era successo. Per quanto riguarda me, dopo aver aiutato a dare degna sepoltura ai caduti, io e molti altri fummo rispediti in patria, e molti invece furono costretti a restare, per motivi che mi sono tutt’ora oscuri. Questioni importanti preoccupavano i vertici mondiali, e la parola “guerra” era ancora sulla bocca di molti in giro per le terre dei ninja.

    AAAARANCEEEEEE! AAAAARANCEEEEE! LE MIGLIORI ARANCE DEL SUD DELLE TERRE! Ehi ragazzo, lo vuoi un cesto di arance? Posso farti 5 ryo, solo perché mi stai simpatico! Che ne dici?

    No, grazie signore.

    ARANCEEEEEEE!


    Il mercato era più smorto del solito, produttori e mercanti stranieri erano presenti in maniera minore rispetto alle abitudini a causa del succedersi degli eventi di cui tutti siamo a conoscenza. Mancavano la maggior parte delle mie bancarelle preferite, motivo per cui ero molto meno interessato del solito a quel via vai di persone. Stavo per andarmene quando riconobbi un cacciatore del villaggio, un tizio che conoscevo e che mi conosceva. Mi riconobbe da lontano, e vedendomi mi venne incontro in modo piuttosto affrettato. Sembrava aver qualcosa d’urgente da dirmi.

    Azibo, vengo da palazzo, serve che tu ti rechi al comando per una faccenda piuttosto urgente, stavo cercando qualcuno apposta. Di questi tempi le truppe scarseggiano, ed è una fortuna averti trovato.

    Non era raro trovare qualcuno che si cercasse proprio a mercato, e per quanto mi riguarda non era né la prima né l’ultima volta che fui reclutato in quel modo. Messo al corrente degli eventi mi diressi quindi a palazzo come ordinatomi, sotto la tunica bianca avevo il mio arsenale al completo poiché avevo in programma di andarmi a allenare. Vi giunsi in breve tempo. Salii le scale per il primo piano e fui indirizzato verso una sala dell’ala est. Entrai dopo aver chiesto il permesso. All’interno vi era solo un uomo, si trattava di Rik Ram-Son, un capo branco che quasi tutti conoscevano al villaggio, famoso per la sua astuzia ed il suo ingegno. Personalmente lo stimavo parecchio, pur conoscendolo praticamente solo di fama. Stava seduto davanti a una scacchiera.

    Ah, Azibo. Ho sentito tanto parlare di te. Partitina a scacchi?

    Mi invitò a sedermi al posto innanzi a lui, mi sentii a mio agio e ovviamente lo feci. Inoltre mi piaceva giocare a scacchi, trovavo che giocare fosse sempre un ottimo modo per accompagnare del tempo insieme a un’altra persona, il cervello viene costantemente impegnato e si è più lucidi anche davanti a un discorso. Inoltre si possono capire molte cose di una persona giocandoci assieme. Osservai la scacchiera.



    Scusi se mi permetto signore, ma questa partita è ormai conclusa. Il re nero è troppo esposto. Il modo più rapido per forzare la vittoria è torre in A8. Ora se il re si sposta in E7 segue lo scacco matto con torre in C7, mentre se si porta in D7 segue donna in B7, re in D6 e torre in A6.
     
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    Rik, guardando il giovane profilare tali parole, accennò un sorriso. Da giovane aveva perfezionato il metodico gioco degli scacchi, conosceva quasi ogni mossa per mettere sotto scacco chiunque ed aveva proiettato la sua metodicità nel modo di combattere, perfezionista, talvolta vicino allo studio di ogni minimo dettaglio. Sapeva programmare ogni mossa, riusciva quasi a leggere nel futuro dai passi avanti rispetto ai propri avversari. Ciò che Azibo fece non fu altro che rimembrare al Capo Branco quante giovani promesse aleggiavano ad Ishivar, scommesse su cui puntare e su cui fondare un solido gruppo che guiderà in futuro l'intero paese.

    Niente male.

    Riprese uno ad uno i pezzi, mettendoli all'interno di un sacchetto in seta con il ricamo del simbolo di Ishivar impresso al centro del sacchetto. Piegò così la preziosa scacchiera, si alzò e la ripose all'interno di uno scaffale. Invitò il ragazzo a seguire le sue parole, mentre vagheggiava per la stanza a capo chino, guardando i propri passi spostare la polvere a terra.

    Abbiamo bisogno di gente come te, qui ad Ishivar. Sai come è, dopo l'attacco da parte dei Figli di Zero e dei Lealisti, si può quasi dire che il nostro ridente paese non sia più protettivo quanto un tempo. Sai, mi sono trovato in situazioni peggiori di questa, ma il mio cuore... mi dice che bisogna stare più attenti che mai. Comunque, ho sentito parlare di te. Azibo Ken-Son. Sei qui, convocato da me in persona, per poter passare di grado a Dohanos.

    Prese fiato, una pausa che durò una manciata di secondi. Gli venne in mente quando passò di grado, dovendo uccidere un pericoloso Verme delle Sabbie grande dieci volte quanto lui, da solo, a mani nude. Diciamo che, una volta, le metodologie per passare di grado erano molto più crude.

    Ricordo ancora la mia prova... vabbè. Allora, tu, di preciso, cosa andrai a fare? Risposta semplice: dovrai, come prima cosa, giungere ad Ekklesias, scortato da uno dei nostri. Una volta giunto lì, cercherai nient'altro che di recuperare una spada di mia appartenenza, rubatami tempo addietro da un bandito che cercò di saccheggiare Ishivar con la propria gentaglia al seguito. Maledetto. Ci penserei io se non fossi impegnato nella burocrazia della guerra...

    Finito di sproloquiare, nell'istante successivo, la porta della stanza si aprì, rivelando un personaggio alquanto...affascinante.



    Rik... da quanto tempo.

    Kesu! Finalmente!

    I due si abbracciarono, sembravano essere amici di lunga data. Azibo non notò lo sgorgare lento di una lacrima dall'occhio destro di Rik, ma Kesu sì.

    Non piangere, sai che non mi piacciono i piagnistei...

    Hai ragione, scusa, è che... sono passati dieci anni... non ti vedo dall'ultima nostra missione...

    Ho ricevuto il tuo messaggio. Lui, dunque, è Azibo? Bene, piacere, mi chiamo Kesu. Ti accompagnerò io ad Ekklesias, quindi inizia a prepararti. Tra un'ora dobbiamo partire.

    Non lasciò, dunque, troppo spazio ad eventuali domande. L'unica cosa che Azibo avrebbe dovuto fare era seguire quel personaggio uscito dal nulla. Rik lo conosceva bene, forse per questo gli affidò Azibo in una prova così... impegnativa, diciamo.


    Bene, palla a te! Ruola pure dicendo che arrivate ad Ekklesias (che si trova nel Continente Occidentale, ti ricordo), fermati alle porte d'ingresso al paese. Puoi muovere Kesu senza problemi, puoi farlo parlare durante il viaggio o cose del genere. Dal prossimo post inizia l'azione, quindi preparati. :rosa:
     
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    Niente male.

    Sapevamo entrambi che la partita era finita, Rik rimise i pezzi della scacchiera dentro a una piccola sacca di tela con su ricamato il simbolo di Ishivar, poi richiuse la scacchiera a libro, mettendo via il gioco su uno scaffale. Poi iniziò a vorticare per la stanza, parlava ma non sembrava riuscire a star fermo, lo seguivo con lo sguardo mentre tracciava nuove traiettorie sul pavimento, ascoltando con attenzione le sue parole, stando immobile con le mani dietro la schiena, ritto sul petto.

    Abbiamo bisogno di gente come te, qui ad Ishivar. Sai come è, dopo l'attacco da parte dei Figli di Zero e dei Lealisti, si può quasi dire che il nostro ridente paese non sia più protettivo quanto un tempo. Sai, mi sono trovato in situazioni peggiori di questa, ma il mio cuore... mi dice che bisogna stare più attenti che mai. Comunque, ho sentito parlare di te. Azibo Ken-Son. Sei qui, convocato da me in persona, per poter passare di grado a Dohanos.

    Abbozzai un sorriso su queste ultime parole. Ero da sempre molto legato al mio paese, tenevo molto al mio ruolo e intravedevo da tempo la possibilità di passare di grado. Ero piuttosto ambizioso, e quei complimenti mi rendevano molto fiero di me stesso. Risposi con un grazie interrompendo per un attimo il discorso, che proseguì come segue.

    Ricordo ancora la mia prova... vabbè. Allora, tu, di preciso, cosa andrai a fare? Risposta semplice: dovrai, come prima cosa, giungere ad Ekklesias, scortato da uno dei nostri. Una volta giunto lì, cercherai nient'altro che di recuperare una spada di mia appartenenza, rubatami tempo addietro da un bandito che cercò di saccheggiare Ishivar con la propria gentaglia al seguito. Maledetto. Ci penserei io se non fossi impegnato nella burocrazia della guerra...

    Già, poiché il passaggio di grado nella nostra cultura prevedeva una prova decisa dagli anziani del villaggio, bisognava dimostrare sul campo di meritare il ruolo di cacciatore, e solo i guerrieri più valorosi erano degni di tale riconoscimento. Ero pronto a tutto, e alla notizia di tale possibilità fremevo dalla voglia di agire. Sentivo il sangue scaldarsi nelle vene e ribollire fino alla punta dei piedi e delle mani, che ora iniziavano a sudarmi per l’eccitazione. Sentivo il cuore battermi a mille, ed ero felice. Non vedevo l’ora di cominciare, e subito un uomo fece irruzione nella stanza. Era il mio uomo.

    Rik... da quanto tempo.

    Era un tipo, come dire? Affascinante. Indubbiamente la sua bellezza colpiva anche lo sguardo di un uomo, era alto e sembrava brillare come il sole. Il suo sorriso rivelava una dentatura perfetta, il suo charme lo rendeva naturalmente simpatico, non si poteva non avere una buona impressione guardandolo.

    Kesu! Finalmente!

    I due si abbracciarono in modo fraterno, un lungo e caldo abbraccio, assolutamente non formale, affettuoso e durevole. Dovevano essere grandi amici, probabilmente avevano affrontato chissà quali avventure in passato, o chissà cos’altro. E infatti parlarono di tempi passati, non si vedevano dall’ultimo incarico in comunque dieci anni prima. Dunque il loro momento finì, e subentrai io, presentandomi educatamente quando l’attenzione si spostò su di me.

    Molto piacere!

    Ho ricevuto il tuo messaggio. Lui, dunque, è Azibo? Bene, piacere, mi chiamo Kesu. Ti accompagnerò io ad Ekklesias, quindi inizia a prepararti. Tra un'ora dobbiamo partire.

    E così fu. Ci mettemmo in viaggio un’ora più tardi, dopo pranzo. Mi ristorai a dovere, assumendo molto più cibo del necessario a saziarmi, in previsione del viaggio feci anche numerose provviste, soprattutto d’acqua, ben sapendo quanto la traversata del deserto possa essere sfiancante. Attraversammo le aride steppe della speranza, affacciandoci sulla distesa dorata del deserto a sud ovest, verso il continente occidentare, non duqnue quello di Suna che portava al mondo ninja. Seguimmo le rotte convenzionali, ci orientammo col sole e con le stelle, ormai ero un esperto in materia, era l’unica possibilità d’altronde. Per secoli Ishivar era rimasta alienata dal mondo ninja proprio per la difficoltà della traversata del deserto, che prima delle terre ad oriente sembrava infinito. Non c’era una città per centinaia di kilometri, solo qualche oasi isolata, e tutt’ora in molti periscono nell’impresa. Camminammo per giorni, inizialmente tenni sempre la testa della spedizione, poi il mio compagno mi precedette. Era un tipo piuttosto svelto, faticavo a stargli dietro e dovetti sforzarmi per tenere il passo. La difficoltà maggiore la riscontrai piuttosto nel tenergli testa nei dialoghi, era un tipo estremamente loquace e posso proprio dire che non stette mai zitto. Ancora non mi spiego come potesse parlare così tanto sotto il sole cocente dei primi giorni, quando a fatica riuscivo a spiccicare parola per la poca salivazione. Lui parlava sempre, mi chiese di tutto e lo informai delle mie caratteristiche. Volle sapere poi della mia famiglia, se avevo una fidanzata, se mi piaceva il ramen e se ero mai stato al casinò di Kiri. Alla fine del viaggio sapeva più cose su di me di quante ne sapessi io. Al contrario non disse nulla riguardo se stesso, e per quanto provassi a chiedere riusciva sempre a forviare le risposte. Dopo giorni di viaggio nelle terre desertiche il clima si fece più umido, la vegetazione aumentò e giungemmo alla foresta dello Yucan, all’interno della quale si trovava la città di Ekklesias.



    Questa è la foresta dello Yucan, o almeno è il nome con la quale la conosco io. Nei secoli questi luoghi hanno cambiato nome dozzine di volte, queste foreste ospitavano civiltà molto più vecchie del mondo dei ninja. Da anni il mio compito è di sorvegliare queste zone per conto di Ishivar, io e altri guerrieri teniamo continuamente monitorati i movimenti di queste terre.

    Credevo queste zone fossero disabitate…

    Ufficialmente si, in realtà offrono riparo per diverse organizzazioni, quando il mondo dei ninja ha scoperto cosa c’era oltre il deserto del vento, non c’è voluto molto prima che qualcuno si spingesse anche oltre Ishivar, e per forza di cose anche noi ishivariani abbiamo dovuto allargare i nostri orizzonti.

    Ripensandoci capii cosa voleva dire. Ci addentrammo dunque nella fitta macchia verde, la vegetazione era insolita, completamente diversa da quella della foresta di Konoha, molto più esotica. Sottili alberi con foglie a forma di lisca di pesce si snodavano dando vita a contorti percorsi, camminare non era facile e occorreva farsi largo coi tohmawak per avanzare a buon ritmo tra rami e radici. Kesu brandiva un grosso machete, distribuendo sferzate a destra e manca e liberando parzialmente anche il mio cammino. Proseguimmo orientandoci coi muschi presenti sui trochi degli alberi più grandi, i quali ogni tanto intervallavano il labirinto di lacci nel quale ci trovavamo. La vegetazione ormai era sempre più fitta, la luce del sole a fatica penetrava sui nostri corpi e sinistri rumori di animali nascosti nell’ombra si udivano da ogni direzione. Avanzavamo in silenzio, Kesu stesso ora appariva meno sicuro che in precedenza, quand’eccoci sbucare magicamente dal bosco, su uno scenario completamente nuovo. Innanzi a noi si apriva un gigantesco cerchio di terra rocciosa, un altopiano completamente circondato dalla giungla dalla quale eravamo appena usciti. Sulla pietra, le rovine di una maestosa città.

    Benvenuto ad Ekklesias...

    23wart



    Edited by Cagnellone - 11/4/2019, 23:36
     
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    Ekklesias. Nessuno poteva sapere ciò che successe in quel posto. Fuoco e fiamme, distruzione, popolazione resa in schiavitù, razzie, stupri. Nessuno si sarebbe immaginato quanta crudeltà le persone avevano assaggiato in quelle mura, alcuni schizzi di sangue si potevano ancora vedere, ben impressi nella calce. Azibo, l'esaminando, non sapeva il perché del loro spostamento ad Ekklesias. E, probabilmente, non sapeva nemmeno della pericolosità del suddetto posto. Non è raro sentire urla, di tanto in tanto, provenire al di fuori delle mura di quel tugurio lasciato in mano al fato. Agguati da parte di Mukenin, piuttosto che altri malavitosi, erano all'ordine del giorno. I due camminarono, seguendo il sentiero scosceso, fino ad arrivare alle porte della città. L'atmosfera era stranamente calda, quasi afosa, per essere pieno autunno. Probabilmente il clima, da quelle parti, era più strano del solito. Nessuno dei due riuscì a sentire alcun rumore, nessuno dei due vide anima viva. Solo qualche insetto che di tanto in tanto ronzava vicino alle loro orecchie fastidiosamente.

    Azibo... sai perché siamo qui? In questa terra dimenticata da tutti, smistata più e più volte da chissà quali entità con gli scopi più maligni? Suppongo che tu conosca la gerarchia di Ishivar.

    Si guardò, per un momento, la protesi al braccio destro. La alzò, portandola a brillare al contatto con i raggi solari.

    Kesu mi ha affidato un compito. Guidarti in una missione speciale. Non considerarla nemmeno una missione, bensì un test per conoscere i tuoi limiti. Si suppone che qua, in queste zone, possano alloggiare dei malviventi che, attratti dalle preziosità sottostanti ad Ishivar, stanno cercando di scavare un tunnel sotterraneo per giungere nei nostri giacimenti. Perché sappiamo che sono ad Ekklesias, ti starai chiedendo. Beh, la risposta è semplice. Centinaia di anni fa, quando pochi conoscevano dell'esistenza sia di Ekklesias che di Ishivar stessa, quei pochi riuscirono a varcare le soglie del sottosuolo che conosciamo bene. Riuscirono così a rubare innumerevoli gemme, pietre preziose, anche delle protesi, purtroppo. I nostri guerrieri per anni hanno cercato di difendere i cunicoli sotterranei, riuscendoci. Ora, essendo in guerra, i tentativi di valicare il limes che divide Ekklesias, anzi, la "zona morta", come la chiamiamo io e Kesu, da Ishivar, sono diminuiti. Certo, molti sono stati debellati, tuttavia i nostri guerrieri più fidati hanno sentito delle vibrazioni fin troppo sinistre al di sotto di Ishivar. E, con nostra fortuna, ci hanno detto che probabilmente l'epicentro di tali vibrazioni si trova proprio qui, ad Ekklesias.

    Indicò con la stessa protesi un'incanalatura, proprio al di sotto della città.

    In quella caverna è iniziata la mia via di protettore di Ishivar. Probabilmente, qualcuno ha trovato lo stesso cunicolo e sta provando ad addentrarsi nel nostro prosperoso paese. Direi di cominciare da qui, non trovi?

    Con un balzo sorvolò per una decina di metri il nulla più totale, atterrando quasi in punta di piedi su uno sperone che sembrava tutt'altro che fisso al terriccio. Sfoggiò un sorriso, con il quale avrebbe provato a tranquillizzare il ragazzo.

    Allora, che fai, non vieni?

    [??? - esattamente un'ora dopo all'arrivo di Azibo e Rik ad Ekklesias]



    Porca troia. Lo sapevo, ho sbagliato strada.

    Come volevasi dimostrare. Sei un coglione. Dove siamo?


    Il biondo si fuse con il terreno, per poi sgattaiolare sopra la propria testa, seguendo gli insetti che mangiavano l'humus indisturbati. Sbucò, con la propria testa, appena al di fuori delle mura di Ekklesias.

    Ekklesias...

    Poggiò così le mani a terra, impremendo un sigillo come un marchio rovente su un cavallo. In uno schiocco di dita, Braig si ritrovò accanto a Fuso, trasportato da chissà quale Jutsu.

    Non siamo poi così lontani...


    Bene. Hai carta libera su ciò che fare. Vedi te se muoverti prima dentro ad Ekklesias per cercare qualcosa o entrare direttamente nei cunicoli. Ancora un post descrittivo ed arriva l'azione, preparati :sisi:

    E scusa ancora il ritardo :please:
     
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    Salimmo il colle su cui sorgeva Ekklesias, da lontano un meraviglioso palazzo sovrastava la scena e ci guidava verso le porte della città, le quali in realtà scoprii esser ridotte a un misero cumolo di macerie. Ekklesias si presentò come una città fantasma, i resti di un’antica civiltà sembravano le uniche cose rimaste in quel posto. Osservai come tutto fosse costruito secondo un’architettura molto particolare, rotondeggiante, con molte forme che rimandavano a una sfera o un cilindro. La maggior parte delle costruzioni era in pietra bianca, una specie di marmo molto duro e resistente. Doveva essere particolarmente liscia e luminosa negli anni d’oro di quella civiltà, ora invece risultava ingiallita e consumata dal tempo, e lasciava il passo a numerose piante rampicanti e infestanti, dando l'idea che tutto fosse violentemente intrappolato. Si trattava di piante per lo più tropicali, di un verde molto chiaro e con numerosi fiori colorati che sbucavano fuori da rovi di lunghissime spine. Tutto sembrava molto strano, l’atmosfera trasudava una storia molto antica e l’impressione era che qualcosa di molto brutto fosse successo in quei luoghi.

    "Questo posto non mi piace…"

    bzzz

    Il silenzio era assordante, l’aria era ferma e ogni rumore giungeva fastidioso alle mie orecchie. Il ronzio di un’ape che volava da un fiore rosso a uno giallo, il rompersi di un legno secco sotto i miei piedi. Era particolarmente caldo, un caldo afoso e molto umido, un clima particolare e inaspettato per quella zona del mondo. Camminammo per la via principale del villaggio, deviando su un sentiero a sinistra per raggiungere una zona di periferia, che dava sull’altro lato della montagnetta che reggeva la città. Kasu sembrava conoscere quei luoghi alla perfezione e avanzava a passo deciso, con me alle sue spalle. Parlò solo quando giungemmo destinazione, nei pressi di una grande parete rocciosa, la quale giungeva al suolo increspandosi in una serie di gigantesche scanalature. Sembrava quasi che quell’ abnorme roccia, grande come una piccola montagna, fosse caduta dal cielo, incastrandosi nella roccia e creando una serie di solchi nel terreno nel quale si era abbattuta. Le rocce erano spigolose e davano vita a una miriade di ombre appuntite. Come detto, Kasu parlò, voltandosi verso di me per la prima volta dal nostro ingresso in città.

    Azibo... sai perché siamo qui? In questa terra dimenticata da tutti, smistata più e più volte da chissà quali entità con gli scopi più maligni? Suppongo che tu conosca la gerarchia di Ishivar. Kesu mi ha affidato un compito. Guidarti in una missione speciale. Non considerarla nemmeno una missione, bensì un test per conoscere i tuoi limiti. Si suppone che qua, in queste zone, possano alloggiare dei malviventi che, attratti dalle preziosità sottostanti ad Ishivar, stanno cercando di scavare un tunnel sotterraneo per giungere nei nostri giacimenti. Perché sappiamo che sono ad Ekklesias, ti starai chiedendo. Beh, la risposta è semplice. Centinaia di anni fa, quando pochi conoscevano dell'esistenza sia di Ekklesias che di Ishivar stessa, quei pochi riuscirono a varcare le soglie del sottosuolo che conosciamo bene. Riuscirono così a rubare innumerevoli gemme, pietre preziose, anche delle protesi, purtroppo. I nostri guerrieri per anni hanno cercato di difendere i cunicoli sotterranei, riuscendoci. Ora, essendo in guerra, i tentativi di valicare il limite che divide Ekklesias, anzi, la "zona morta", come la chiamiamo io e Kesu, da Ishivar, sono diminuiti. Certo, molti sono stati debellati, tuttavia i nostri guerrieri più fidati hanno sentito delle vibrazioni fin troppo sinistre al di sotto di Ishivar. E, con nostra fortuna, ci hanno detto che probabilmente l'epicentro di tali vibrazioni si trova proprio qui, ad Ekklesias.

    Dissi che avevo capito. E così era questa la faccenda, eravamo li per controllare eventuali attività nella zona e per scoprire il motivo di strane vibrazioni che giungevano al nostro paese. Doveva dunque esserci qualcosa per forza, e non sarebbe stato probabilmente un giro a vuoto. Capii che dovevo tenere alta la guardia, specialmente in vista della nostra prossima gita all’interno della roccia. Già perché ci stavamo per intrufolare dentro a uno dei cunicoli che nascevano dalla roccia, un luogo che non mi ispirava affatto, anche e soprattutto perché le mie abilità di volo erano completamente inutili in quei luoghi. Me ne feci una ragione, e quando Kasu si mosse per entrare, dopo una piccola esitazione, lo seguii con passo deciso.

    Edited by Cagnellone - 14/4/2019, 16:24
     
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    L'atmosfera si faceva sempre più pesante. I passi dei due riecheggiavano con basso tono all'interno dei cunicoli, l'umidità centimetro dopo centimetro si faceva sempre più spazio nei vestiti di entrambi, tant'è che di tanto in tanto il compagno di Azibo "tirava su col naso", come si suol dire. Sembrava che si stesse prendendo un raffreddore.

    Cazzo, fa freddo, è umido... non pensavo che il mio ritorno tra le gerarchie di Ishivar comportasse questo. Vabbé. Continuiamo, per ora non mi sembra vi sia niente di sospetto.

    Quello che non sapeva nessuno dei due fu che, nonostante la non presenza di orme sul terreno che veniva scrutato attentamente dagli occhi di Kesu, qualcuno - anzi - qualcosa li stava seguendo. Uno spirito era, infatti, presente nell'aria, invisibile ad occhio umano, impercettibile da qualsivoglia shinobi o guerriero sensoriale perché non era una presenza scaturita dal Chakra, bensì una sorta di globo d'energia che si mimetizzava con l'ambiente circostante. Nessuno dei due si accorse di tale presenza, se non nel momento in cui arrivarono di fronte ad uno strapiombo. Tale abominio, perché di fatto era così, si estendeva per una cinquantina di metri in larghezza ed altrettanti in profondità, quasi a costruire una scatola dal cielo aperto. Beh, se solo si fosse visto, il cielo.

    Mh. Non ricordavo questo strap-ehi ma che cazzo è quella cosa?

    Si palesò, così, il globo. Li stava seguendo dal momento in cui misero piede all'interno di Ekklesias. Iniziò a brillare di luce propria, illuminando l'intera caverna, probabilmente arrivando a fendere la luce solare all'esterno di essa. Tra la luce quasi accecante ed un rumore assordante, i due non si accorsero del fatto che una piattaforma (causa del rumore) stava lentamente facendo la propria ascesa verso i due. Una volta diramatasi la luce accecante, i due si trovarono di fronte un'entità non identificabile. Probabilmente solo poche persone la videro, in vita propria.

    sekiro-divine-dragon-900x506

    L'intera area si congelò di colpo, l'atmosfera assunse sempre più le sembianze di una tempesta di neve in pieno inverno a Kiri, le particelle di ghiaccio erano quasi visibili ad occhio nudo.

    CHI SIETE VOI, MA SOPRATUTTO, PERCHE' SIETE ENTRATI AD EKKLESIAS A DISTURBARE IL MIO SONNO?

    La risposta non fu attesa. Quel volto demoniaco che completava il corpo di ciò che pareva essere un dragone, sembrava essere più rabbioso che mai. Di tutta risposta a quel silenzio, durato a malapena una frazione di secondo, il drago colpì con un fendente il braccio di Kesu. Tranciato di netto all'altezza della spalla, Kesu si lasciò andare in un urlo di dolore che riecheggiò per tutta la caverna. Il braccio cadde inesorabilmente a terra e il sangue iniziò a sgorgare. Tuttavia, si congelò di colpo, per poi sgretolarsi in una frazione di secondo. I brandelli di carne misti a ghiaccio rimasti a terra presagivano un brutto combattimento.

    MALEDETTO!


    [Ingresso della caverna]



    Che cazzo era quel rumore? Era un urlo o cosa!?

    Sta zitto e cammina.

    Bene, Cagne, tocca a te ora! Sappi che il drago è fattibilissimo, devi solo trovare il modo di... togliergli la spada! Good luck!
     
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    Entrammo nella grotta, lasciando che lo scenario alle nostre spalle si rimpicciolisse nel cerchio che piano piano si stringeva dietro di noi, l’unica fonte di luce naturale proveniente dall’esterno. Uno spiraglio sempre più piccolo, ogni volta che mi voltavo per osservarlo esso si assottigliava, e il buio innanzi a me nel mentre si faceva più tetro. Poi fu solo oscurità, la più scura in cui mi sia mai trovato. Il mio senso sovrasviluppato permetteva ai miei occhi di cogliere i contorni della caverna, grazie forse a spiragli di luce che rimbalzavano sulla pietra lastricata fino alle profondità più lontane, spettri di colore a cui occhi umani non erano abituati ma che io riuscivo ancora a cogliere. Eppure, devo dire che anche io, a discapito della mia natura notturna, mi trovavo a disagio in quell’insolita oscurità. Nessuna notte è così buia e non ci ero abituato. Per fortuna il mio udito supportava il mio equilibrio, il rumore dei nostri passi sul suolo umidiccio e scivoloso della grossa mi dava un’idea della profondità e della larghezza del passaggio, senza contare che mi assicurava che fossimo gli unici per ora in quelle zone. Il mio compagno mi guidava deciso, avanzava senza timore scartocciando qualcosa in quelle che sembravano delle tasche. Il rumore divenne una fiammella, e la fiammella appiccò una torcia, che doveva essersi portato apposta per l’evenienza. L’illuminazione non rivelò nulla di particolare, tutto era esattamente come me l’immaginavo, la caverna si sviluppava lungo un unico cilindro, di spessore costante fino a quel momento. Tutto proseguiva ripetendosi in modo uniforme, l’unica cosa a mutare era la temperatura, ad ogni passo sembrava far più freddo, finché non iniziai addirittura a battere i denti, tremando e sfregandomi le braccia con le mani. Dalla mia bocca ad ogni respiro fuoriusciva una nuvoletta di fumo.

    Cazzo, fa freddo, è umido... non pensavo che il mio ritorno tra le gerarchie di Ishivar comportasse questo. Vabbé. Continuiamo, per ora non mi sembra vi sia niente di sospetto.

    D’accordo.

    Mi limitai ad assecondare le sue decisioni, quindi continuammo in silenzio. Non c’era molto di cui parlare e non mi sentivo particolarmente in vena di discussioni, il rumore della nostra avanzata che rimbombava nelle profondità mi cullava in quel viaggio infinito, ogni istante uguale al precedente e al successivo. Eppure ascoltavo in attesa, sempre più all’erta, come se qualcosa stesse per succedere da un momento all’altro, senza che però nulla accadesse. Quest’attesa di qualcosa divenne presto snervante, ora le pareti sembravano molto più strette ed era come se qualcuno mi stesse dolcemente soffiando sul collo. In realtà il mio corpo stava iniziando a sudare e sentivo il vento, che imperterrito soffiava dentro la roccia, che mi passava sulla pelle bagnata, come una fastidiosa carezza. Poi finalmente qualcosa.

    Ma come diavolo è possibile?

    Il tunnel finiva nel vuoto, un gigantesco baratro si apriva ora davanti a noi, un buco grande come il cielo e profondo come l’inferno. Era un varco insuperabile, non se ne vedevano i confini, e non avemmo nemmeno il tempo di pensare dove diavolo eravamo finiti quando un rumore assordante riempì il vuoto e squarciò il silenzio surreale che regnava nelle profondità di quelle montagne. Non so nemmeno se arrivò prima il rumore o prima la luce, fatto sta che entrambi i miei sensi super sviluppati furono messi seriamente a dura prova. Per qualche secondo mi ritrovai spaesato, quando mi voltai per capire che stava succedendo rimasi parzialmente abbagliato, fortunatamente la luce e il rumore si ricomposero ed assunsero una forma, che all’inizio non mi fu chiara a causa della cecità. Eppure quando ripresi a vedere non potevo credere ai miei occhi. Pensai che fosse un’allucinazione, che la mia vista fosse compromessa o qualcosa di simile.

    Che cazzo…

    Una creatura abominevole stava innanzi ai miei occhi, un demone albino dai lineamenti e dalle forme inumane, che nemmeno somigliavano ad alcun animale, reale o leggendario, che avessi mai visto. Sembrava una specie di vecchio drago ringrinzito, un mostro. Non saprei come altro definirlo. Mi fece paura, e capii immediatamente la sua natura scontrosa, ancor prima che aprì bocca, rivelando di esprimersi nel linguaggio comune.

    CHI SIETE VOI, MA SOPRATUTTO, PERCHE' SIETE ENTRATI AD EKKLESIAS A DISTURBARE IL MIO SONNO?

    La sua voce era tagliente, affilata e gracchiante, e non sembrava provenire da questo mondo. I suoi occhi fissavano il vuoto, ed il freddo di colpo si fece glaciale intorno a noi. Non riuscivo a spiccicare parole, e nemmeno a voltarmi verso il mio compagno. Speravo solo che lui sapesse cosa fare o cosa dire, ma prima che ognuno di noi potesse muovere un muscolo, quella cosa si mosse, brandendo una spada e muovendo un fendente che tranciò di netto il braccio del mio compagno, nonché mio superiore. L’arto cadde al suolo, e con lui la torcia che imbracciava, la cui luce illuminò lo schizzo di sangue che fuoriuscì dalla parte del corpo, finchè la pressione non esaurì il getto e lasciò una pozza vermiglia. Dall’altra parte invece non vi fu sangue, bensì la ferità si congelò all’istante, coprendo quel che rimaneva del braccio fino alla spalla. Scioccato mi mossi, quasi per istinto. Quell’essere armeggiava una spada ben più grande di lui, l’arma era evidentemente il pericolo più immediato e visto quel che era stato in grado di fare la mia prima idea fu quella di disarmarlo. Tentai di approfittare del fatto che con quel colpo, rivolgendosi verso Kasu, che stava alla mia destra, egli aveva esposto il suo fianco, proprio il braccio con cui brandiva la spada, che in questo caso era il destro. Scattai all’istante, sfruttando le mie conoscenze cercai il modo più veloce di coprire la distanza minima che ci separava, e quando fui a raggio di tiro saltai in avanti, sprezzante del pericolo. Staccando da terra mi sarei alzato di circa un metro dal suolo, balzando in avanti e sfruttando l’inerzia del movimento per effettuare un potente movimento rotatorio, in modo da colpire con un calcio di notevole portata. Era la mia tecnica migliore, la più potente, direzionata al polso che impugnava quell’arma così pericolosa, nel tentativo di togliergliela dalle mani e scaraventarla nel buio profondo del burrone che si apriva intorno a noi. Non potevo nemmeno immaginare quali poteri possedesse un simile oggetto, e in quegli spazi così stretti non mi sarebbe stato facile schivare i suoi attacchi. Dovevo essere preciso, non potevo sbagliare….
    CITAZIONE
    Azioni:
    - Tecnica del corpo sfarfallante (5 stamina)
    - Folata della foglia + sforzo extra (18 + 15 resistenza)

    Resistenza: 400 - 18 - 15 = 367
    Stamina: 100 - 5 = 95

    Resistenza protesi: 200
    Stamina protesi: 200

    Note: //
     
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    Un vento innaturale soffiava costantemente all’interno di quella che si sarebbe potuta definire un’arena naturale. Delle folate di forte intensità si susseguivano in modo costante quasi a seguire un ritmo tutto loro. Una di queste si fece sentire non appena la spada dell’essere “draconico” calò al suolo generando la lama che recise il braccio del povero Kesu. Le uniche cose che si mossero furono la spada dell’essere e l’arto di Kasu che cadde al suolo. Nient’altro all’interno dell’area si spostò. Non appena l’arma fu calata ed il braccio tagliato, ecco che un’innaturale tranquillità sembrò pervadere tutto l’ambiente circostante ad Azibo, salvo poi avvertirsi nuovamente il vento agitarsi per tutta la caverna.

    VOI ESSERE UMANI NON AVETE ALCUN DIRITTO DI CALPESTARE QUESTA TERRA!!!!

    La tattica adottata da Azibo era senza ombra di dubbio molto semplice ed avrebbe potuto anche rivelarsi altrettanto efficace. Il “drago” stava riportando la spada in posizione quando Azibo si sollevò da terra pronto a disarmarlo. Sarebbe bastata anche solo una frazione di secondo in più per riuscire nell’intento ma forse il brevissimo tempo perso a causa della sorpresa nel vedere l’arto del compagno mozzato l’aveva fatto titubare. Una corrente d’aria rapidissima cominciò a vorticare tutt’intorno all’essere generandosi poco prima che il calcio di Azibo potesse impattare l’arto che impugnava l’arma.
    Normalmente quel colpo sarebbe stato in grado di sbalzare fino a dieci metri di distanza chiunque ma quella sorte non tocco all’Ishivariano che grazie forse alle sue peculiarità venne si colpito ma non respinto del tutto, finendo a circa cinque metri dall’essere.


    NON OSATE SFIDARE ME! SIETE SOLO ESSERI INFERIORI!!!

    Una rabbia innaturale scaturiva dalla sua voce, le sue parole esprimevano un odio fortemente radicato nella sua natura.
    La spada tornò nuovamente in posizione dinnanzi all’orribile muso del drago dividendolo esattamente a metà. Senza preavviso questa calò verso Azibo ma senza generare alcuna folata di vento. Scariche elettriche pervasero tutta l’aera intorno alla spada per poi concentrarsi all’interno della stessa che venne utilizzata come catalizzatore. Non appena la punta fu parallela al suolo ecco che da essa si diramò un singolo fascio di corrente di notevole intensità. Si poteva percepire chiaramente l’elettricità pervadere l’aria. Un colpo diretto senza troppi fronzoli verso l’uomo-gufo che se non avesse fatto qualcosa in tempo avrebbe subito in seguito una sorte ben peggiore di quella toccata al suo alleato.


    -Dannazione, guarda cosa mi ha fatto quel bastardo.

    Nonostante la gravosa ferita Kasu era riuscito a rimanere cosciente. Avrebbe voluto fermare il giovane Azibo da quell’azione così avventata data la mancanza d’informazioni su chi o cosa avevano dinnanzi. Del braccio amputato non rimanevano altro che piccole schegge di ghiaccio disseminate al suolo. Era impensabile poterlo attaccare nuovamente, ma sicuramente si sarebbe trovata una soluzione. Forse anche più di una.
    Kasu facendosi forza strappò un pezzo di vestito così da provare a fasciare in modo molto grezzo la parte di braccio rimanente, una bendatura molto provvisoria e decisamente poco efficace ma quanto meno poteva aiutare un minimo. Il freddo sembrava essere diminuire ad intervalli regolari, esattamente come le raffiche di vento all’interno della caverna. Ogni volta che la spada calava l’aria sferzava con maggior vigore e diveniva più fredda mentre quando tornava nella posizione originale ecco che nuovamente si faceva sentire forte come prima.




    -Hey hai sentito? Credo che ci sia qualcun altro oltre a noi, ne sono sicuro cazzo!

    -Non dire scemenze! Una cosa del genere è impossibile? Chi sarebbe tanto avventato da avventurarsi qui dentro? Dobbiamo andare avanti, evita di spaventarti per ogni cosa che senti!


    Azibo prende 46 danni per le sferzate di vento
    Ti tocca difenderti dal suo attacco, a te la palla.


    Come detto ecco finalmente il post, mi scuso per il ritardo ma avevo altre cose a cui pensare nei giorni precedenti. Per qualsiasi dubbio chiedimi pure.
     
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    Mi innalzai nell’aria, roteai sul busto ottenendo la massima velocità e potenza, ma proprio un attimo prima che il mio colpo potesse andare a segno, fui sbalzato via da una potente folata di vento. Vi fu una specia di conflitto tra le nostre tecniche e alla fine fui io ad avere la peggio, e dopo un millesimo di secondo di stallo, in cui pensai di poter resistere, sentii il suo potere superare il mio. Persi il controllo del mio corpo, il quale accelerò verso l’alto in un moto rotatorio che mi sobbalzò nel vuoto prima di scaraventarmi violentemente al suolo. Rimbalzai per metri sulla dura roccia, rotolando e ferendomi con contusioni multiple alla spalla e alle ginocchia.

    Maledizione! C’ero così vicino!

    Non era niente di grave, più che altro mi rodeva di non essere riuscito nel mio intento. Quella spada era un’arma notevole e sembrava la fonte dei poteri di quel mostro, che altrimenti sarebbe sembrato meno pericoloso, sebbene incredibilmente inquietante. Non potevo esserne certo, restava il fatto che disarmarlo era la priorità. Inoltre il mio tentativo di attacco sembrava averlo parecchio infastidito.

    NON OSATE SFIDARE ME! SIETE SOLO ESSERI INFERIORI!!!

    Sembrava nettamente superiore, dovevo cercare di batterlo con l’intelligenza e qualche stratagemma. Inoltre il suo raggio d’azione sembrava estremamente ampio, ed un attacco frontale non si era rivelato la scelta corretta. Perciò pensai che per prima cosa avrei dovuto nascondermi. Tentai di attivare la tecnica della cortina fumogena, in questo modo avrei generato una fitta nebbia, nella quale mi sarebbe stato possibile nascondermi. Venti gelidi percorrevano la grotta a intervalli regolari e probabilmente la cortina non sarebbe durata un gran che, eppure mi poteva tornare utile almeno per un prima tentativo di destabilizzarlo e confonderlo. Dal chakra della protesi avrei infatti attivato immediatamente la tecnica della moltiplicazione di fumo, grazie alla quale dal fumo generato avrei creato tre copie del mio corpo, le quali sarebbero rimaste sul campo di battaglia al posto mio. Io mi sarei trasformato nella mia forma ibrida, per spiccare il volo fintanto che la nebbia avrebbe coperto la mia manovra. Grazie alle piume sul mio corpo e sulle mie ali il mio decollo non avrebbe generato alcun rumore, e potevo eventualmente sfruttarlo per un successivo attacco a sorpresa. Il mio obbiettivo era di volare in alto, vicino al bordo superiore dello spazio in cui ci trovavamo, in un punto dove il nemico non avrebbe dovuto guardare, nella speranza che fosse rimasto concentrato sul campo di battaglia sul quale si trovavano le mie copie.

    -Dannazione, guarda cosa mi ha fatto quel bastardo.

    Sentii la voce di Kasu, era un sollievo saperlo operativo. Sembrava piuttosto arrabbiato ma non disperato, se avevo un po di fortuna forse il mio superiore era ancora in grado di combattere. Probabilmente non sarebbe stato facile uscire da quella brutta situazione…
    CITAZIONE
    Azioni:
    - Tecnica della cortina fumogena (supporto, 10 stamina)
    - Tecnica della moltiplicazione di fumo (3 copie, 45 stamina protesi)
    - Trasformazione in forma ibrida (supporto, 40 stamina protesi)
    - Volo verso l'alto (1 resistenza)

    Resistenza: 367 - 46 - 1 = 320
    Stamina: 95 - 10 = 85

    Resistenza protesi: 200
    Stamina protesi: 200 - 45 - 40 = 115

    Note: Non ho riscritto che prelevo la stamina dalla protesi perche mi sembrava ripetitivo, se vuoi lo metto anche nella parte descrittiva ma non mi sembrava fondamentale. Ho rimandato la descrizione della sua tecnica elettrica al prossimo post, poichè nella nebbia non avrei visto bene che accadeva.
     
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    La tattica adottata dall’Ishivariano andò a buon fine nonostante il pericolo che stava correndo. La cortina di fumo gli diede tempo a sufficienza per utilizzare la moltiplicazione ed allontanarsi quanto bastava. Grazie all’uso combinato di quelle due tecniche riuscii ad evitare appena in tempo la lama elettrica direzionata dalla spada dell’essere. La corrente perforò la nube e colpì in pieno petto una delle copie di fumo che anziché venire distrutta si scisse in ulteriori due copie che continuarono a rimanere nascoste dalla cortina. L’attacco non era stato sufficiente per diradare la cortina dell’Ishivariano che adesso si trovava sicuramente in una posizione di vantaggio, soprattutto grazie alla sua capacità di volare che poteva tornarne estremamente utile.
    Adesso che la spada era calata la calma tornò nuovamente all’interno di tutta la caverna, non un solo alito di vento sembrava sentirsi.
    Kesu che aveva assistito a tutta la scena notò per primo questo strano fenomeno di correnti che andavano e venivano, rendendosi altresì conto che coincidevano con i movimenti di spada del loro nemico. Ogni volta che la spada veniva abbassata rendendosi parallela al terreno le correnti smettevano di circolare per poi tornare più forti quando l’arma riacquistava la sua posizione originale


    -Azibo! Dobbiamo agire adesso!

    Il compagno nonostante la ferità aveva ancora energie sufficienti per combattere. Con il braccio restante aveva improvvisato una medicazione sufficiente a fermare l’emorragia a cui andava incontro mentre il mostro si era concentrato su Azibo.

    -Disarmalo tu che puoi.

    Kesu si lanciò verso il lato opposto a quello in cui si trovava Azibo così da attuare una sorta di tenaglia. La sua velocità era impressionante mostrando una notevole potenza nei muscoli delle gambe. Non appena arrivò a distanza ravvicinata ecco che partì con una finta all’altezza della testa del mostro, dando poi un colpo secco con il torso seguì una rapida torsione di tutto il corpo ed effettuando un colpo circolare con l’altra gamba all’altezza delle braccia. Sapendo bene quanto potesse essere pericoloso il loro avversario decise di sfruttare l’energia cinetica accumulata per eseguire un arco con la gamba sinistra così da far impattare il tallone proprio all’altezza del gomito così da destabilizzare la presa che aveva sulla spada.

    -VAI AZIBO!

    L’urlo si diffuse per tutta la stanza spronando l’Ishivariano a fare del suo meglio per uscire da quella spiacevole situazione.

    COME OSI TU?!?!?!

    La voce minacciosa riecheggiò per tutta la caverna rimbalzando sulle pareti di roccia, ma oltre alla minaccia proferita non accadde nulla. I colpi di Kesu avevano effettivamente fatto il loro lavoro rallentando il ritorno in posizione della spada che ancora non aveva raggiunto il suo apice. Le abilitò fisiche del ragazzo si erano dimostrate efficienti anche se adesso toccava a Azibo mettere la ciliegina sulla torta, Kesu non poteva fare molto altro con un braccio mancante.



    -Meglio andarsene da qui! Rischiamo di lasciarci le penne e sinceramente non mi va!

    -Mi spieghi da quando sei così fifone? Siamo praticamente ad un passo dal nostro obiettivo e vuoi mandare tutto in malora?

    -Si, preferisco rimanere in vita che prendere uno stupido tesoro. E da quando siamo entrati che continuiamo a sentire versi e altre cose, non è buon segno. Per una volta fidati te di me!


    Bene, ci sono 4 copie di fumo in campo e Azibo si trova in volto a circa 4-5 metri dal nemico. Kesu invece è praticamenta attaccato sul lato opposto.
    A te la palla
     
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    Riuscii a volare in alto senza farmi notare, il mostro non sospettava niente e riuscii a intravedere il suo attacco nella nebbia infrangersi contro una delle mie copie. Una scarica elettrica venne generata dalla sua spada, divenendo un fragoroso fulmine che per un attimo folgorò l’ambiente. La spada poteva controllare anche il raiton e questa non era per niente una buona notizia. Ora però dovevo approfittare del momento, l’attacco andato a vuoto mi forniva una piccola finestra per agire, e non potevo lasciarmi sfuggire un’occasione del genere. Per mia grande gioia anche Kasu capì il momento favorevole, oltrepassò il dolore e con mia grande sorpresa si gettò all’attacco. Si muoveva in modo incredibilmente agile e veloce, incurante del suo handicap correva frontalmente contro il nemico e la sua temibile arma, dandomi modo di poterlo a mia volta attaccare alle spalle. Kasu doveva aver seguito la mia manovra in qualche modo, sapeva dove mi trovavo ed era riuscito a portarsi in una posizione diametralmente opposta alla mia.

    Azibo! Dobbiamo agire adesso!

    Con incredibile forza di spirito Kasu mise in piedi una sequenza d’attacco straordinaria, il braccio ancora sanguinava vistosamente dalla primitiva medicazione che era riuscito ad ottenere con qualche straccio e una sola mano, ma a discapito dell’handicap egli riuscì a mettere a segno più d’un colpo. Dapprima una finta, poi un doppio colpo in sequenza ed infine un poderoso calcio col tallone del piede sul gomito del nemico, proprio sul braccio che impugnava la spada.

    VAI AZIBO!

    Era il mio momento. Mi ero già mosso, quando il mio compagno aveva distratto il nemico attirando l’attenzione su di se avevo iniziato la mia discesa in picchiata verso il mostro, mentre mi avvicinavo regolavo la mia velocità in relazione alle mosse di Kasu, volevo intervenire dopo di lui per non disturbarlo e capire quando egli mi avesse fornito l’assist per disarmarlo, era questo il nostro obbiettivo. Capii che era giunto il mio momento quando egli colpì il gomito del mostro. Il braccio tentennò indebolito del colpo, il peso della spada sembrava farsi sentire sulle gracili braccia dell’essere. L’arma oscillò un paio di volte prima di riiniziare la sua ascesa verso l’alto. Dovevo colpire prima che ne riavesse il pieno controllo. Chiusi le ali e divenni una palla, in questo modo avrei aumentato al massimo la mia velocità. Dunque, una volta a distanza, le riaprii per rallentare e coordinarmi per il mio attacco. Avrei tentato nuovamente di colpirlo con la mia tecnica più forte, il potente calcio sarebbe stato nuovamente mirato al polso, questa volta potevo sfruttare l’effetto sopresa. Non dovevo fallire, era la nostra migliore occasione.
    CITAZIONE
    Azioni:
    - Folata della foglia + sforzo extra (18 + 15 resistenza)

    Resistenza: 320 - 18 - 15 = 287
    Stamina: 85

    Resistenza protesi: 200
    Stamina protesi: 115 - 25 = 90

    Note: Ho editato per sottrarre il mantenimento della forma Ibrida, mi ero dimenticato di sottrarre i 25 stamina.


    Edited by Cagnellone - 28/11/2019, 21:31
     
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    L’azione combinata dei due Ishivariani aveva portato i suoi frutti. Il diversivo di Kesu, oltre che rallentare i movimenti del mostro, era stato sufficiente perché Azibo riuscisse a portare avanti la sua azione offensiva. Il drago distratto dall’Ishivariano nelle sue immediate vicinanze aveva distolto lo sguardo da Azibo, che sfruttando ogni sua peculiarità aveva sferrato un potente calcio all’altezza del polso che si sentì spezzare come un ramoscello calpestato da un piede. Un urlo di dolore dilagò per l’intera caverna, le pareti di roccia sembravano risuonare a quel rumore così fastidioso e greve. La creatura “draconica” cominciò a dimenarsi come se fosse impazzita mentre la spada era scivolata vicino a Kesu. Quest’ultimo senza farsi sfuggire l’occasione l’afferrò con la mano restante facendo poggiare la parte non affilata sulla spalla.

    VOI MORIRETE!

    Il suono della voce si fece sempre più greve mentre l’intera area continuava a rimbombare come se fosse una cassa di risonanza che amplificava la voce dell’essere. Dava una sensazione decisamente strana e poco piacevole. L’essere smise improvvisamente di dimenarsi mentre con lo sguardo rivolto verso il soffitto cominciò ad urlare ancora più forte. Piccoli pezzi di pietra cominciarono a staccarsi cadendo al suolo, man mano però che l’urlo continuava pezzi sempre più grandi si distaccavano. La grotta stava cominciando a collassare.

    -Azibo dobbiamo correre fuori di qui!

    Kesu fece un cenno con la testa al suo compagno indicando la strada dalla quale erano arrivati. Ogni secondo che passava le pietre si facevano sempre più grandi e ben presto avrebbero seriamente rischiato di schiacciare i due ragazzi.

    -Giuro che se esco da qua non ci rimetto piede neanche per sbaglio!


    Durante la folle corse verso l’esterno Kesu cercava di mantenere il sangue freddo dato che un qualsiasi errore sarebbe potuto costare la vita ed entrambi. L’urlo continuò a crescere d’intensità mentre ormai non si parlava più di pietre ma di veri e propri massi che si distaccavano. Ma ormai i due erano prossimi all’uscita, ancora un piccolo sforzo e sarebbero tornati alla luce del Sole.
    Fu uno sprint senza pari.
    Finalmente erano fuori.


    -Questa tienila te per favore. Portarla con una sola mano è abbastanza scomodo. Ahahah.

    Nonostante la gravosa ferita Kesu non aveva perso il sorriso e cercava di sdrammatizzare lo spiacevole incidente.

    -Torniamo da Rik.



    [Palazzo di Ishivar - Ishivar]

    Kesu aprì la porta in cui si trovava il suo buon amico Rik che come suo solito era intento a giocare a scacchi da solo. Era talmente preso dalla partita che stava giocando contro se stesso che non si rese conto dell’ingresso del suo buon amico e del giovane Azibo.

    -Guada un po’ chi è tornato amico mio. Mi piacerebbe darti una bella pacca sulla spalla ma purtroppo la cosa è un po’ limitata. Ahahaha

    Alla frase di Kesu finalmente Rik si rese conto dell’ingresso dei due. E pensare che era pure stato avvisato che sarebbero arrivati a momenti, eppure si era immerso così profondamente nella sua partita e nei suoi pensieri da estraniarsi completamente dal resto del mondo.


    -Kesu! Cosa ti è successo? Non dirmi che?

    -Stai tranquillo, niente di così grave. Tornerò in forma in un baleno, piuttosto guarda che cosa ti abbiamo portato.

    L’Ishivariano si spostò affinché Azibo potesse mostrare la spada al suo legittimo proprietario che guardò con profonda gratitudine i due.

    -Azibo si è dimostrato più che capace, tra l’altro è stato lui a disarmare quell’infido bastardo che aveva la tua preziosa lama.

    -Finalmente! Kesu mi darà tutti i dettagli di quanto accaduto, purtroppo adesso ho dei serissimi pensieri per la testa e mi dispiace non poterti accogliere meglio di così Azibo. Puoi considerarti promosso, senza ombra di dubbio abbiamo bisogno di persone del tuo livello. Kesu ti devo parlare di alcune cose non appena possibile.

    Rik si avvicinò lentamente ad Azibo fino ad afferrare dalle sue mani la spada che gli era appartenuta per tanto tempo.Rik fece un cenno con la testa per esprimere la sua gratitudine verso Azibo e congedandolo allo stesso tempo.


    ...

    Nel frattempo dall'altra parte della caverna dove i due stavano scavando calò un silenzio di tomba. Dopo che l'essere cominciò a far crollare tutto quanto i due si voltarono rapidamente per uscire dal tunnel che avevano scavato ma nessuno seppe dire se fecero in tempo oppure se rimasero schiacciati sotto le dure pietre.


    Evento concluso, fai pure il post finale così tii assegno l'exp. Ti chiedo scusa per il post un po' frettoloso ma non mi pareva il caso di tirarla ancora per le lunghe con quest'evento. Per dubbi chiedimi pure
     
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    Il colpo andò a segno, il mio calcio impattò il polso del nemico costringendolo ad abbandonare la presa sulla spada. L’arma venne scagliata al suolo ad alcuni metri dalla posizione di quell’essere mostruoso, che ora sembrava molto meno pericoloso. Il calcio gli doveva aver spezzato il polso di netto, la mano ora penzolava verso il basso senza controllo, mentre l’orrida creatura gridava in preda a un dolore lancinante, addirittura esagerato. Il suo lamento aumentava di intensità e il suo corpo iniziò a dimenarsi in preda a violente convulsioni, il suo corpo si muoveva come impazzito e le sue grida aumentavano ancora di intensità. Il suo urlo si propagava nelle pareti di roccia, facendole tremare a tal punto che alcune crepe iniziarono a formarsi sulle pareti, finché qualche sasso iniziò a franare, rimbalzando ai nostri piedi e allarmandoci sul fatto che era giunto il momento di andarsene da quel luogo.

    VOI MORIRETE!

    Azibo dobbiamo correre fuori di qui!

    Kesu afferrò l’arma dal suolo, recuperandola definitivamente e segnando la fine dei nostri compiti in quel luogo. Nel frattempo l’essere aveva smesso di dimenarsi, fermandosi immobile a mezz’aria, la bocca spalancata verso l’alto in un ultimo e definitivo grido disperato. La grotta iniziò a sgretolarsi sopra e sotto i nostri piedi, in un attimo ci ritrovammo a correre per la strada che ci aveva portati in quel luogo, schivando detriti e scavalcando ostacoli sul nostro cammino. L’uscita sembrava non dover mai arrivare, ormai eravamo in mezzo a un terremoto e la grotta stava per collassare definitivamente su se stessa, quando una luce comparve in fondo al tunnel. Rinvigoriti dalla nuova visione trovammo nuove forze e sprintammo per i decisivi metri finali, riuscendo infine a rivedere la luce del sole, un attimo prima che un rumore tremendo chiudesse definitivamente ogni accesso alla rete di cunicoli. Ce l’avevamo fatta per un pelo, avevo l’adrenalina a mille, ed ero contento di essere riuscito a rendermi utile in una situazione così complicata.

    Questa tienila te per favore. Portarla con una sola mano è abbastanza scomodo. Ahahah.

    Per un attimo mi ero quasi dimenticato delle condizioni del mio compagno, che comunque non aveva perso il senso dell’umorismo. Ovviamente portai io l’arma fino al villaggio, legandola sulla schiena al posto della lancia e usando quest’ultima come bastone per aiutarmi nella camminata. Il viaggio andò bene, ed infine restituimmo la preziosa spada a Rik, il quale fu molto felice di vederla tornare nelle sue mani. Fu qui che con grande sorpresa ricevetti grandi elogi, complimenti che mi procurarono addirittura la promozione a cacciatore del villaggio.

    Azibo si è dimostrato più che capace, tra l’altro è stato lui a disarmare quell’infido bastardo che aveva la tua preziosa lama.

    -Finalmente! Kesu mi darà tutti i dettagli di quanto accaduto, purtroppo adesso ho dei serissimi pensieri per la testa e mi dispiace non poterti accogliere meglio di così Azibo. Puoi considerarti promosso, senza ombra di dubbio abbiamo bisogno di persone del tuo livello. Kesu ti devo parlare di alcune cose non appena possibile.

    Ringraziai con un inchino che nascose il mio incontenibile sorriso. Era da tempo che aspettavo quel momento, mi sentivo pronto a poter rendermi maggiormente utile per la mia gente, e nonostante fui liquidato dai due molto in fretta a causa degli importanti discorsi che dovevano affrontare, ero estremamente fiero di me stesso.
     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    Zend prenditi pure Max C-5, Cagne 33+passaggio di grado e io mi prendo Max C-10 perché ti ho fatto aspettare tantissimo per risponderti e ho dovuto sbolognare l'evento a Zend. Andate in pace
     
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14 replies since 11/2/2019, 17:06   483 views
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