Ritorno a Casa

Sblocco Innata I e II Stadio

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    Non era passato molto tempo da quando io e Rinto ci eravamo scontrati in quel piccolo villaggio oramai morto e... stranamente, non riuscivo, in cuor mio, ad accettare l'abbandono. e con abbandono non mi riferisco all'abbandono del mio paese, parlo dell'abbandono familiare.
    Avevo completamente abbandonato i miei genitori a cavarsela da soli in quel nuovo mondo fatto di massacri e violenze senza alcun freno... parlo del dolore che i loro cuori avranno sopportato alla notizia del mio tradimento... parlo del dolore di una madre nel venire a scoprire le cose orribili che il proprio figlio ha dovuto commettere nei periodi subito dopo la guerra e il suo tradimento.
    Non riuscivo a mettermi il cuore in pace... non riuscivo a far altro che camminare avanti e indietro da quello che era il confine del paese che fino a qualche settimana prima non facevo altro che chiamare casa... avrei dato la mia stessa vito per esso.
    Non era il rimorso per le mie scelte contro la mia nazione a rendermi inquieto... era il pensiero dei miei genitori, soprattutto il pensiero per mia madre.
    Lei era sempre stata tutto per me, era sempre stata presente e le avevo voltato le spalle. Per quanto volessi bene a tutti i miei familiari... mia madre... beh, lei era la mia ancora di salvezza per qualsiasi questione.
    Mai è stata sua intenzione quella d'ignorarmi, ma questa volta l'avevo davvero delusa.
    Dovevo almeno sapere come stasse.. glielo dovevo.
    Con un nodo in gola e il cuore in frantumi, mi misi in viaggio verso casa, dove avrei sicuramente trovato un abbraccio e amore, e questo mi faceva ancor più male al cuore.
    Passai giusto qualche giorno a mettere i piedi uno di fronte all'altro, immagginando come mi avrebbero riaccolto a casa i miei genitori, a cosa avrebbero pensato delle voci sul mio conto... probabilmente avrebbero odiato cosa ero diventato.
    Immerso com'ero nei pensieri e nei ricordi legati ai miei genitori e fratelli, neanche mi accorsi di essere praticamente arrivato a casa.
    Ero così vicino che quasi riuscivo a sentire l'odore dei capelli di mia madre, ma per poterli vedere, dovevo solo scalare la piccola altura di rocce che proteggeva la casa dalle intemperie invernali. Ai suoi piedi avrei rivisto tutti.
    Un sorriso a trentadue denti mi si piazzo sul volto, sorriso che pochi istanti dopo si sarebbe tramutato in paura.
    Non appena guardai in basso, verso quella casetta di legno e mattoni, il cuore mi fu come strappato via e buttato da lassù.
    Il tetto praticamente ridotto ad un ridicolo scheletro di carbone, le finestre distrutte e le assi delle pareti distaccate in più punti.
    Quella visione mi pietrificò l'animo. Non sapevo che dire, cosa fare... neanche cosa pensare in realtà.
    Rimasi immobile per parecchi secondi, almeno fino a quando non riuscii a riprendermi abbastanza da saltare giù dalla collina rocciosa per fiondarmi verso casa.
    Quella con cui procedevo era una corsa pregna di panico... non sapevo cosa aspettarmi e il solo pensiero di poter trovare tutti esanimi all'interno dell'abitazione mi toglieva il respiro.
    Diventai affannato e sentii il cuore pulsarmi sempre più veloce proprio in gola, come volesse uscirmi dalla bocca. Arrivai di fronte all'ingresso e quello che vidi mi terrorizzò ancor di più. La porta era stata completamente sradicata e all'interno del corridoio dell'entrata vi erano parecchi segni di sangue, quasi come delle rune.
    Le stesse rune che avevo visto all'ormai morto villaggio ove uccisi Rinto, ma questo lo capii solo col senno di poi. In quel momento la mia mente riusciva solo a raccogliere il panico in qualsiasi cosa i miei occhi gli mostrassero.
    Vasi, mobili, finestre, poltrone... tutto distrutto da vari tagli mentre vi era sangue ovunque. Non riuscii ad addentrarmi ancor di più all'interno della casa, riuscii solo ad accasciarmi sulle ginocchia con i palmi rivolti verso il volto.
    Tremavano... le mie manzi tremavano...anzi, tutto il corpo tremava. Le immaggini cominciarono ad essere sempre più sfocate e il respiro sempre più corto, gli occhi era come se mi volessero fuoriuscire dalle orbite, come se qualcosa di immensamente bollente li stesse cercando di liquefare.
     
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    Mi misi le mani in volto e pressai gli occhi con quanta più forza possibile, mentre le lacrime cominciarono a fuoriuscire rigandomi il volto. Fu a quel punto che non riuscii più a trattenere le urla.
    Le urla disperata di un uomo distrutto... le urla disperate di colui che sapeva di aver perso tutto.
    Nella disperazione sentii la dolce e morbida voce di mia madre chiamare il mio nome a più riprese... ormai il mio cervello non riusciva più a distinguere la realtà con la fantasia.
    Tutto sembrò come tornare alla normalità, come se nulla fosse mai successo, mentre l'immaggine di mia madre mi passava proprio di fronte agli occhi... l'immaggine di quella bellissima donna dai capelli nero corvino con in mano il cesto dei panni sporchi.
    devushka-chernye-volosy-prostoy
    L'immaggine di quella bellissima donna che con solo in dosso la sua vestaglia bianco latte che si voltava verso di me e mi sorrideva col solito calore... e io non riuscivo a far altro che disperare ancor di più.
    Bava e lacrime si mischiarono mentre la voce diveniva sempre più rauca e sottile, le mani si aggrapparono ai capelli con tutta la forza che riuscivano ad estrapolare dal mio corpo malridotto dalla disperazione. La schiena si inarcò in avanti, portando la fronte in terra, proprio davanti alle ginocchia.
    Strisciai come il verme che sapevo di essere divenuto, strisciai verso le stanze più interne della casa, controllando stanza per stanza mi accorsi di come non vi fosse nulla... nessun corpo.
    Strinsi i denti ed i pugni e strisciai verso l'unica stanza che non avevo ancora controllato.
    Se non vi fosse stato nulla neanche la, allora avrei potuto tirare un sospiro di sollievo... ma purtroppo, quel sospiro tanto agognato non arrivò.
    Abbassai la maniglia della porta e cominciai ad entrare... d'apprima lentamente, poi spalancai la porta con la spalla ancora ancorata a terra.
    Quello che vidi mi fece salire il vomito dall'esofago... un lago di sangue imbrattava il pavimento e il muro, mentre sopra al letto dei miei genitori vi erano accatastati i corpi dei miei fratelli e in terra i corpi dei miei genitori.

    No... ti prego... no no no no... NO!

    Cominciai a tirare testate al pavimento nel mentre mi avvicinavo lentamente al corpo di mia madre, il più vicino a dove mi trovavo.
    Mi misi in ginocchio di fianco a lei e le toccai il gelido viso mentre i singhiozzi riempivano la stanza. Le cominciai ad accarezzare i capelli con quanta più delicatezza possibile e appoggiai la mia fronte alla sua... il cuore oramai si era completamente spezzato. Sentii gli occhi riempirsi di sangue, mentre le lacrime cominciarono a fuoriuscire di uno strano liquido vermiglio che andarono a sporcare l'angelico viso di mia madre.

    N..non s..s..so chi sia stato... ma giuro... l..lo giuro sulla m...mia stessa vita... questi esseri immondi moriranno soffrendo le pene dell'inferno.

    Rialzai la testa da quella di mia madre e salutai tutti i membri della famiglia come meglio riuscii in quel momento di pura disperazione.
    Fu proprio mentre salutavo i miei fratelli che un piccolo rotolo sul comodino attirò la mia attenzione.
    Lo afferrai e lo aprì. Fu in quel momento che l'ennesimo nodo alla gola mi si andò a conficcare nell'animo. Quella era la scrittura di mia madre...

    Hakum, non so bene per quale motivo tu abbia voluto intraprendere la via che stai percorrendo, ma sappi che va bene così... non provo rabbia nei tuoi confronti, nessuno di noi prova rabbia.
    Anche provandoci, so bene che non riuscirei mai a provarla, in fondo, tu sei mio figlio... sangue del mio sangue, carne della mia carne. Sei il mio piccolo gioiello che non potrà mai annerire.
    Queste sono le ultime parole che potrò scriverti, anche se, in verità, non so neanche se riuscirai mai a leggere tutto ciò. Degli uomini sono entrati in casa nostra e hanno ucciso tutti quanti... riesco a scriverti queste poche parole solo perchè mi stanno permettendo di farlo.
    Ricordati sempre che chiunque può collassare su se stesso, può disintegrasi con i fardelli che crede gravino solo sulle proprie spalle, ma quando ciò accade, quando non riesci a vedere altro che oscurità e morte di fronte ai tuoi occhi... cerca sempre di cogliere il lato migliore, il lato più bello... cerca di afferrare il profumo della notte. Non importa se vivi dentro all'oscurità più totale. Chiunque può diventare un estraneo, un traditore, chiamalo come preferisci. Siamo sempre nel bilico della vita e delle morte, ma rimani sempre positivo, non importa come, rimani sempre positivo e vai avanti per la tua strada. Se qualcosa non quadra secondo il tuo giudizio, non importa, vai avanti. Noi cadiamo e risorgiamo dal nostro sangue all'interno di questo mondo perduto, ma andiamo sempre avanti finchè non ritroviamo la nostra amata casa.
    Spero solo che un giorno tu tornerai qua... in quella che un tempo chiamavi casa... io ti aspetterò ad ogni tramonto sempre a braccia aperte su per la collina, proprio come quando eri solo una piccola peste. Ti aspetterò... ci reincontreremo.
    Firmato, la tua amata mamma.
     
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    Non riuscii più a trattenere il pianto e una volta conclusa la lettera non riuscii a far altro che piangere.
    Abbassai il foglio di carta alle ginocchia e rialzai lo sguardo, proprio verso i miei fratelli e mio padre, mi voltai verso mia madre, ma... non vi era più alcuna traccia del suo corpo.
    Il tramonto stava ormai calando e la mia mente continuava a frami brutti scherzi, come se il dolore che fino a quel momento avevo provato era stato solamente una mera illusione... no, la mia mente doveva farmi soffrire ancor di più... lei, lei lo sapeva che era tutta colpa mia.
    Mi rimisi in piedi come se la mia anima fosse stata privata di qualsiasi emozione e cominciai ad incamminarmi, non curante del forte dolore che gli occhi mi stavano facendo provare.
    Uscii dall'abitazione e mi voltai verso quella montagnetta di pietra... come a voler sperare con tutto me stesso che le ultime parole della lettera di mia madre fossero veritiere, nella speranza che la sua figura si palesasse li, di fronte a me... ma non fu così, almeno non inizialmente.
    Secondo dopo secondo, una figura cominciò ad ergersi dalla punta della montagna.
    In quel momento, fu come se il cuore mi si fosse riempito nuovamente di vita, e corsi, corsi come non avevo mai fatto.
    Mi arrampicai più velocemente che potevo su quella collina rocciosa, fino ad arrivare alla cima di essa, pronto a riabbracciare mia madre. Ma una volta arrivato li su... non trovai nessuno.
    Di fronte a me non vi era nessuno...

    Hakum... forse dovresti girarti...

    Sgranai gli occhi e mi voltai di scatto al sol sentire la docile e sottile voce di mia madre... quello non poteva essere un sogno... gli occhi nuovamente pieni di lacrime e il cuore colmo di speranza.

    Mamma??!

    Allungai le braccia verso la sua figura, mentre a passi lenti mi avvicinavo. Il suo odore, il suo sorriso... tutto di lei era perfetto, esattamente come me lo ricordavo.
    Mi avvicinai abbastanza da riuscire ad afferrare la vestaglia bianco candido che indossava, prima con una mano, poi con l'altra.
    Lei non si mosse di un millimetro, si limitò ad allargare le braccia per un abbraccio.
    Affondai il viso nel suo petto e mi lasciai andare in un pianto liberatorio, un pianto di felicità.
    Lei mi abbracciò stringendomi a se come era solita fare, mentre con una mano mi accarezzava i capelli. All'interno di quell'abbraccio riuscivo a sentire tutta la calma e la tranquillità che solo lei riusciva a trasmettermi.
    Con il passare dei minuti, riuscii a calmarmi e a scollarmi leggermente dalle sue amorevoli braccia.
    La guardai fissa negli occhi, e rimasi a bocca aperta.
    I suoi occhi azzurri come il cielo non erano più di quel colore, ma erano come immersi in un rosso sangue fluorescente.
    Fu a quel punto che capii che qualcosa non andava... per quanto non lo volessi.

    No... ti prego no...

    Si figlio mio... purtroppo non sono riuscita a rimanere in vita e... non ti sto incontrando come avrei voluto. Nel rotolo che hai aperto ho lasciato un genjutsu misto ad una buona parte del mio chakra... e solo grazie a questo che stiamo riuscendo a comunicare. In realtà sei ancora all'interno della stanza, probabilmente svenuto. Mi dispiace amore mio.

    Feci tre lunghi respiri per cercare di mantenere la calma e non perdere neanche un singolo secondo di quelli che sarebbero stati gli ultimi momenti che avrei trascorso con mia madre, non importava se non mi era stato mai detto che lei fosse un ninja, sennò non si spiegherebbe l'illusione... ma, nuovamente, non riuscii a trattenere le lacrime che continuarono a sgorgare ininterrottamente.

    Non essere triste amore... io, tuo padre e persino i tuoi fratelli... sappiamo benissimo che qualsiasi motivazione tu abbia avuto per tradire il villaggio era giusta. Siamo tutti orgogliosi di te e lo saremo sempre.

    No... non è questo. Se solo... se solo io fossi venuto prima da voi e non da Rinto... forse, forse tutti voi sareste ancora in vita...



    O tu saresti morto assieme a noi...

    Sussultai a quelle parole, ma sapevo bene che mia madre non si sarebbe mai permessa di augurarmi la morte.
    Sapeva che avrei preferito morire al loro fianco anzichè rimanere l'unico ancora in vita.
    Mi poggiò una mano in testa e mi guardò fisso negli occhi con un sorriso.

    Purtroppo il mio tempo non è illimitato, quindi voglio dirti queste ultime parole...
    diventa l'ombra di ciò che eri, diventa il guscio di ciò che eri... diventa solo un piccolo uomo messo da parte in questo mondo, scegli di dimenticare questo creato che non riserva la minima gentilezza a chi sarebbe dovuta. Dimentica il dolore provato, dimentica le azioni svolte fino ad ora, ricorda solo ciò che hai studiato, cosa sei diventato e per quale motivo lo sei diventato. Dimentica di appartenere ad un luogo e vaga senza meta. Privati di tutto ciò che un tempo amavi, tutti i tuoi ricordi, la tua famiglia lascia andare tutto.
    Scegli di dimenticare...


    Mi afferrò le mani e le unì l'una con l'altra, con le sue a proteggerle come uno scudo.

    Adesso respira amore mio... risorgi dal sangue della tua famiglia, risorgi dal tuo dolore e vai avanti, accartoccia tutto dentro una scatola e non aprirlo mai più. Risorgi con il potere che si cela nel tuo sangue e dimentica le tue origini... diventa il sanguinario di cui questo mondo ha bisogno. Dimentica il tuo nome... diventa il nulla e cammina nell'oscurità, cercando di prendere sempre il meglio, cercando di rimanere sempre con i piedi fissi per la tua strada.
    Risorgi dalla tua stessa fine.

    Senza neanche accorgermene, ero stato messo in ginocchio e l'ultimo respiro dichiarò la fine di tutti quei ricordi.

    Ora... apri gli occhi e va per la tua strada, senza mai voltarti indietro.



    Non appena riaprii gli occhi, mi ritrovai all'interno di una stanza, con tutt'attorno a me gente morta e la mente completamente svuotata dai ricordi, compreso il mio nome. Le uniche cose ancora al suo interno, erano solo due volti... volti a cui saprei dare il nome, ma i loro... beh, non avevo idea di chi fossero, davvero, non ne avevo idea... sapevo solo che le lacrime scendevano senza alcun controllo.
    Guardai i volti di tutti e mi accinsi a lasciare quel posto... senza un nome, una meta o un obbiettivo.

    Fine. Ci tengo a precisare che non mi è stato inserito alcun sigillo, ne altro, è solo una questione mentale del mio pg, in questo momento, per via del trauma, non ricorda assolutamente nulla :si2:
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    Sblocchi gli stadi dell'innata e ti puoi prendere il max :quoto:
     
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