Danse Macabre

PQ - Sachigo, |Omnimon| , Zyliath e Delin

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    -Parlato Saiko
    -Parlato piratax




    -Diamo un'ultima occhiata al nostro amato villaggio. Per un lungo tempo non potremo vederlo più, almeno finché non sarà liberato.

    Disse il mio migliore amico prendendomi per mano, prima che riuscissi a voltarmi e ad incamminarmi per iniziare la nostra fuga dal villaggio in cui siamo nati. Quanti ricordi mi riaffiorarono in mente appena Saiko pronunciò quella frase. Tutti i bei momenti passati nel villaggio erano collegati a lui: Il ramen dalla porzione generosa mangiato insieme; Il gelato preso quella volta da bambini seduti su quella panchina, sotto a quel ciliegio in fiore, mentre ci scambiammo promesse sul nostro futuro da ninja.

    -Ma è davvero questo il nostro futuro?

    Domandai a me stessa per un attimo. Guardai Saiko, con uno sguardo nostalgico e pieno di rammarico. Avrei voluto rispondere a quella affermazione, ma come al solito il mio amico di infanzia mi riportò alla realtà con le sue parole.Focalizzai il mio sguardo sul suo volto. Aveva un'espressione affranta , proprio come se avesse voluto crollare nelle proprie debolezze da un momento all'altro.

    -Ti giuro farò di tutto per liberare questi posti: un giorno potrai rivedere il parco dove ci siamo conosciuti, l'albero sotto cui abbiamo mangiato un bel gelato e l'accademia. Un giorno il villaggio di Oto avrà di nuovo delle giovani leve, spero che non debba più accadere qualcosa del genere in futuro.

    Come al solito, mi sorprese. All'apparenza poteva sembrare un ragazzo poco serio,ma in realtà da quello che ho conosciuto di tutti questi anni, Saiko non era fatto così. Mantiene questa maschera solamente per non mostrare il suo vero io interiore. Per un certo verso eravamo molto simili. Due facce della stessa medaglia. Entrambi compensiamo le nostre debolezze, per questa ragione siamo inseparabili. Chissà magari un giorno potremmo sul serio portare di nuovo la pace ad Oto.


    -Ho deciso, diventerò un cacciatore di taglie!

    A quella affermazione del mio coetano e compagno di avventure, gli rivolsi un lieve sorriso speranzoso pensando al futuro.

    -Sono con te,Saiko

    Credo fortemente che in quel momento, quella decisione fu cruciale per le nostre vite.


    [...]


    Il primo giorno di viaggio non fu un granché, ma tutto sommato non possiamo dire che fu completamente tragico, tra presentazioni alquanto ambigue e imbarazzo iniziale,siamo riusciti a partire. Era primo pomeriggio e ci trovavamo ancora in territorio del suono, d'altronde la meta che avevamo scelto era Iwa, quindi ne avevamo di strada da fare. La mattina riuscimmo a mangiare la giusta quantità di cibo giusto per non rimanere completamente senza forze, durante il lungo viaggio che ci aspettava.Non era una gita ovviamente, ma dovevamo compiere quelle solite attività di routine essenziali per poterci permettere di affrontare le giornate seguenti. Stanotte fu mia madre ad offrirsi volontaria per la guardia notturna. L'intera nottata l'aveva passata seduta vicino all'uscio della tenda, in maniera tale da avere visuale verso l'esterno. Le dormì accanto pronta a svegliarmi in qualsiasi momento. Ma dato il nostro risveglio regolare, la situazione fu abbastanza tranquilla. Miyoko così dormiva avvolta nelle coperte, nel carretto dei nonni di Saiko, in maniera tale da recuperare le energie. Durante la nostra quieta fuga sentimmo chiaramente delle urla in gergo alquanto volgari. Saiko in quel momento ci fece cenno di fermarci, per poi precipitarsi nei cespugli.

    -No,aspe-. SAIKO!Potrebbe essere una trappola. Kurosawa!

    Pronunciai nevrotivamente a bassa voce prima al mio migliore amico, poi successivamente a Kurosawa, allungando la mano a palmo aperto verso la loro direzione, per farsì che si fermassero. Ma il mio conclannato,mi rispose solamente di stare di guardia al carro e pensare alle provviste e ai nostri parenti, con l'aiuto di Dadi.

    -ACCIDENTI!

    Esclamai con il medesimo tono utilizzato precedentemente, mentre con la destrorsa diedi un pugno al palmo sinistro, per smorzare il leggero nervosismo che mi era salito,poiché i miei compagni avevano agito di loro iniziativa. Subito dopo presi dalla mia borsa situata sul carretto, il filo d'acciaio con il quale solitamente ci legavo i due Shuriken , posti nella taschetta legata alla mia gamba sinistra. Li legai alle due estremità del filo e mi piegai sulle ginocchia,mentre mi avvolgevo l'estremità intorno ai palmi in maniera d'avere maggiore controllo sul filo. Con entrambe le mani formai il sigillo della capra, in maniera da attingere alla mia energia interiore per convogliarla successivamente nel filo. Chiusi per un istante gli occhi,e concentrandomi, esegui i seguenti sigilli: Tigre, Cinghiale, Cane, Tigre.Infine riaprì gli occhi e pronunciai:

    -Ayatsuito no Jutsu!


    Il filo istantaneamente si rivestì dalla patina azzurra.

    -Soushuriken no Jutsu!

    Srotolai entrambe le estremità del filo dalla mia mano. Ne avevo il controllo assoluto, grazie alle due tecniche appena eseguite. Con dei piccoli movimenti delle mani misi il filo appoggiato a terra, mimetizzandolo con il terriccio circostante,sfruttando anche l'ombra che il carretto provocava.

    -Dadi, credo vivamente che i nostri carissimi amici pirati, ci abbiano avvistato e ci stiano tendendo una trappola, e quei due ci sono cascati in pieno. Ho preparato questa sorta di trappola. Prevedo che i pirati siano molto stupidi,e ci attaccheranno da dietro, in quella posizione ho mimetizzato il mio filo. Tu appena hai occasione lancia i kunai a raffica.

    Dissi alla mia compagna di viaggio, avvisandola della situazione, cercando poi successivamente di concentrarmi su ogni rumore. Eravamo in una foresta, qualsiasi cosa poteva far rumore quando ad un certo punto alle nostre spalle avvertimmo la presenza di qualcuno che sbucava dai cespugli.

    -Tze!Lo sapevo...

    -STUPIDE,RAGAZZINE!

    Urlò facendosi scoprire. Si diresse goffamente nella nostra direzione,quando calpestò il mio filo d'acciaio, feci delle movenze con le mani ,in maniera tale che il filo gli si avvolgesse intorno, appoggiandogli lo shuriken alla carotide. Mi voltai verso di lui con un sorriso sadico stampato sul volto.

    -Chi è lo stupido qui?

    Chiesi prendendo in giro l'individuo che aveva tentato di assalirci.

    -Kanashibari no Jutsu! Dadi, vuoi avere tu l'onore? Per ora non si può muovere.

    Dissi alla ragazza albina, senza staccare gli occhi di dosso da quell'uomo tanto rozzo.
     
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    ◆DADI JUNSUI◇


    Narrato | Parlato | Pensato|Parlato altrui

    Dopo il suo ultimo sguardo verso la sua terra natia, Dadi aveva fissato gli occhi di fronte a sé. Non poteva fare altro che andare avanti per ora, per quanti passi fossero stati necessari per avere la forza di guardare nuovamente indietro. Si era portata a lato del carretto dove i nonni e la madre di Shizuka viaggiavano, guardando in viso i tre. Chissà se il loro dolore nel dover partire era maggiore considerato che probabilmente abitavano ad Oto da tutta la vita. La madre della compagna di viaggio albina alla fin fine era molto probabilmente un membro del prestigioso Clan Guren e forse lasciare la casa di famiglia era ancor peggio per gente come loro. Dadi non provava particolare ammirazione per i nonni del Chonin, forse perché i suoi non li aveva mai conosciuti. I due nonni di vecchiaia, la nonna materna per un infezione e quella paterna in battaglia. Tutti spirati, tutti andati via senza aver potuto vedere i capelli con un colore così simile ai propri. Dadi non era triste quando ci pensava, non era attaccata a dei fantasmi, ma era piuttosto curiosa di cosa pensasse quella coppia di anziani.
    Tralasciando i suoi vagheggiamenti e il suo fissarsi su chi guidava il carretto, Dadi sentì la voce di Saiko pronunciare decisa ma rammaricata alcune parole che la fecero girare, quasi chiedendosi se fossero rivolte a lei. Vide come lui e Shizuka si erano presi per mano mentre lui cercava di rassicurarla e l'albina non poté fare a meno come i due fossero carini assieme, sorridendo istintivamente. Era una scena curiosa e divertente da osservare nonostante la situazione e dopo il giuramento fatto a colei che teneva in mano, Dadi confermò i suoi sospetti. I due erano evidentemente fidanzati o perlomeno abbastanza vicini per quelle smancerie e promesse, per quanto ne avesse appena fatta una lei, anche se a sé stessa. Tornò a guardare la strada, parendole che Saiko avesse detto qualcos'altro. Non era riuscita a sentire l'ultima frase, ma non era di certo compito suo immischiarsi negli affari di coppia. Quella era una strana pausa piacevole dalla preoccupazione che li affliggeva. Era bello che almeno loro due avessero qualcuno su cui contare. Non che lei non avesse in quel momento perlomeno dei compagni che le permettessero di sopravvivere, però li conosceva troppo poco per solo poter pensare di dirgli come stava lei. Oltretutto, a chi sarebbe interessato? Non voleva gravare sulla coscienza degli altri coi suoi drammi interiori. Mentre era persa nei suoi pensieri, gli occhi che vagavano nel labirinto di alberi della foresta fuori Oto, vide con la coda dell'occhio la figura di Saiko avvicinarsi a lei e lo ascoltò mentre si dimostrava abbastanza esperto del territorio per guidarli. Perlomeno non si sarebbero persi e il fiume quantomeno donava una sorgente d'acqua facilmente depurabile. Era piuttosto sicura che bere l'acqua di fiume fosse pericoloso per vermi o parassiti vari e che in qualche modo bisognava depurarla, forse bollendola se nel carretto ci fosse stato un utensile del genere. Avevano una strada da seguire e nonostante non la conoscesse, perlomeno avevano un punto di riferimento esistente e non avrebbero dovuto girare a vuoto in quel labirinto di alberi.
    Fu un viaggio piuttosto...normale, se un'emigrazione forzata di massa potesse ritenersi normale in ogni caso. Dadi non intavolò particolari discorsi coi suoi compagni di viaggio, non sapendo bene di cosa parlare. Più che non avere di cui discutere, aveva troppo da pensare lei. Continuava a rivedere la scena dei suoi genitori che la spingevano via e il viso di sua madre che la guardava disperata, le guance rosse sulla pelle pallida. A suo padre non aveva potuto neanche dare un ultimo saluto, non era ancora riuscito a girarsi per vederla. I suoi capelli albini brillavano sotto i suoi occhi ogni volta che guardava quelli di Saiko e le dava un fastidio enorme che le venisse in mente a causa quel Chonin. Per quel motivo si era messa il più lontano possibile dal ragazzo, lasciandolo in compagnia della sua probabile fidanzata. Kurosawa camminava con loro ma nemmeno lui sembrava in vena di parlare. Erano tutti decisamente stanchi e l'adrenalina della fuga li aveva fatti probabilmente sentire delle pezze in quei momenti di tranquillità. Fecero qualche pausa lungo il tragitto, più che altro perché sul carretto non ci stavano tutti. Dopotutto dovevano portare le scorte per quei giorni, che per fortuna sembravano essere abbondanti. Arrivata la sera si erano sistemati poco lontano dal fiume, più che altro per evitare che una pioggia troppo abbondante li facesse trovare coi vestiti zuppi. Nonostante la madre di Shizuka si fosse offerta per fare la guardia, cosa che aveva stupito moltissimo Dadi a causa della sua età più o meno avanzata, la Genin era rimasta sveglia quasi tutta la notte. Sia perché non voleva che ci fosse una sola persona sveglia, per quanto nel buio non riuscisse a capire se fossero addormentati o meno, sia perché non aveva completamente sonno. Le facevano male i polpacci per quanto aveva camminato per quel percorso impervio e diversi dubbi la facevano rimanere sveglia. Per quanto avrebbero dovuto viaggiare? Cosa avrebbero incontrato su quelle strade sconnesse? E se ci fosse stato qualche pirata o qualche bestia selvatica in agguato nelle ombre? Alla fine per sfinimento riuscì a prendere sonno poco prima dell'alba, facendo sogni senza senso su pirati, lame puntate alla gola ed albini violenti.

    Si era svegliata un po' prima degli altri, ma era rimasta sul terreno su quella specie di copertura che i nonni di Saiko le avevano offerto. Al primo richiamo della signora di mezza età si era alzata all'istante, forse spaventandola un pochino quando era scattata in piedi. Era una giornata pessima se il buongiorno si vedeva dal mattino. Il cielo era grigio e ricoperto di nuvole, come se i fumi di Oto avessero contagiato il tempo atmosferico stesso, ed anche se non sembrava che si potesse mettere a piovere Dadi restò in allerta lo stesso. Sarebbe stata la cosa peggiore che le poteva capitare, ma avrebbe apprezzato dell'acqua fresca sul viso in quel momento. Si era incamminati poco dopo, mangiando un po' di riso per restare in forze, anche se Dadi mise da parte la sua porzione dopo il secondo boccone. Aveva troppa nausea per mangiare ed il suo corpo sembrava spingerla a terra come se avesse i pesi alle braccia. Era momento di ripartire a quanto pare e si trascinò dietro il suo corpo cercando di bere in modo più parsimonioso possibile.
    La voce dei suoi compagni per quanto fosse felice che finalmente qualcuno avesse preso parola le rimbombò nelle orecchie, mentre camminava poco indietro al resto del gruppo. Fu nuovamente Saiko a parlare, presentandosi in modo più educato ai due ninja e riconfermando il fatto che i due proprietari del carretto fossero i due nonni, seguito da Kurosawa mentre Shizuka preferì rimanere in silenzio. Dadi sospirò, cercando la forza di parlare.
    Dadi Junsui, i miei genitori sono i proprietari della Riseria Junsui. Dadi si guardò la mano sinistra, chiedendosi se fosse il caso di dirgli qualcosa su quella cicatrice. Inoltre, qual era il senso di parlare ancora al presente quando probabilmente il negozio di famiglia era già stato distrutto? Chiuse il pugno, rimandando la questione a dopo. Non poteva ancora utilizzare quel potere ed era quindi inutile parlarne, per il momento.
    Avevano camminato ancora per chissà quanto, quando all'improvviso sentirono un urlo che fece gelare il sangue nelle vene all'albina. Aveva portato d'istinto la mano al taschino porta armi, non tirando fuori il kunai ma restando in guardia con tutti i muscoli rigidi per la paura. Si guardò intorno cercando la fonte del rumore, notando poi come le urla si trasformavano in quasi grida di gioia in un dialetto che non aveva mai sentito. Erano voci profonde di uomini e venivano da poco lontano da lì. Non sembravano averli ancora notati e anche se tirò un sospiro di sollievo, pensando che forse potevano passare avanti senza particolari problemi facendo un po' di attenzione, aveva visto Saiko e Kurosawa avvicinarsi allo spiazzale da dove provenivano i rumori. Dadi spalancò gli occhi scioccata, digrignando i denti silenziosa. Che diamine stavano facendo? Dovevano andarsene, dovevano correre via! A chi importava di qualcuno che non erano in grado di salvare? Cos'era quella voglia di fare eroismo quando la priorità era sopravvivere? Appena vide che i due ragazzi si erano lanciati all'attacco dei presunti pirati in un turbine bianco e nero, affidando la difesa del carro e dei civili a lei e a Shizuka, si sarebbe voluta mettere le mani nei capelli. Non poteva credere onestamente che tenesse di più alla vendetta e alla furia che alla vita dei suoi nonni. Forse non era così, ma l'impressione che Saiko fece a Dadi fu quella di una persona molto impulsiva al momento. Non poteva pensare in quel momento a quanto fosse arrabbiata coi due, aveva gli occhi fissi su di loro mentre attaccavano i pirati. A riportarla alla realtà furono le parole dell'altra ragazza albina che sembrava la sola rimasta sana di mente agli occhi di Dadi, cercando di difendere il perimetro con alcune tecniche difensive con il filo. Di certo un'ottima mossa, combinata con la sua capacità di manovrare anche gli shuriken, cosa che stupì la giovane. Era decisamente brava e non sembrava avere il rango di Chonin per nulla, visto che aveva intuito il piano dei pirati ed aveva pensato subito ad una controffensiva.
    Ne ho solo uno, ma ok! Voi nascondetevi sul retro del carro! Nessuno lo aveva fatto, ma doveva mettere in sicurezza chi guidava il loro mezzo di trasporto. Salendo con un balzo dove c'erano le provviste aiutò la signora Miyoko e i nonni di Saiko a nascondersi sotto la copertura. Un problema in meno a cui pensare. Prese con la sinistra il suo kunai come indicato da Shizuka, imbevendolo però nel chakra di elemento Vento. Era un utile trucco che gli avevano insegnato in accademia per rendere anche le armi più deboli decisamente taglienti. Come se fosse distorta dal calore la lama nera del kunai venne avvolta dal chakra, mentre Dadi si metteva in guardia. Avrebbe voluto evitare di lanciarlo visto che era l'unico che possedeva. Se fossero stati feriti Dadi aveva ancora con se il tonico che aveva comprato tempo fa, sperando però che non sarebbe servito.
    La tensione era alta in quei momenti di silenzio, mentre portava l'arma di fronte a sé. La ragazza sentì un rumore e subito dopo un uomo che gridava dietro di loro, appena il tempo di girarsi e lo vide avvolto nella trappola che Shizuka aveva preparato poco dopo. L'uomo aveva i tratti affilati e la pelle olivastra, decisamente non una persona di quelle parti. Si era dimenato inizialmente ma dopo aver utilizzato la tecnica della paralisi, che anche Dadi conosceva, il suo viso era rimasto contorto in una smorfia rabbiosa. Shizuka lo aveva deriso, per poi offrirle di dargli il colpo di grazia.
    Di ucciderlo.
    Avrebbe dovuto togliere lei la vita a quell'uomo? Strappare una vita, per quanto fosse crudele la persona a cui apparteneva, sembrava fortemente sbagliato alla ragazza. Forse era immatura e non era in grado di mietere teste come facevano quei tre, ma non riusciva a pensare di puntare la lama sulla gola di quell'uomo senza rabbrividire, senza pensare a tutto il sangue e le viscere che uscivano fuori dalla sua bocca. Aveva alzato il braccio verso di lui quando quei pensieri la avevano bloccata ulteriormente, facendola diventare ancora più pallida di quanto già non fosse. Se era una ninja avrebbe dovuto prima o poi uccidere, era vero. E forse avrebbe dovuto sgozzarlo per vendicare i suoi genitori, tutta la gente di Oto. Ma quell'uomo dai capelli neri e la barba non curata cosa gli aveva fatto? Era lei in diritto di ucciderlo? Se la sua compagna voleva farlo, Dadi avrebbe voltato la testa. Ma non sarebbe stata lei a finire la vita di quell'uomo.
    N-no. Non voglio. La sua voce tremolava come il fuoco di una torcia. Si spostò da Shizuka ed andò a controllare se i due incoscienti fossero ancora vivi, correndo verso la direzione dove erano spariti. La accolse lo spettacolo di morte che avrebbe voluto evitare di vedere, il cadavere sanguinante poco lontano dai due che sembravano stare controllando le proprie condizioni. Sarebbe subito corsa da loro se non avesse visto un ombra venire verso i due. Forse era il pirata che era stato messo al tappeto prima da Saiko con il calcio, per quanto Dadi non lo potesse sapere. Vedeva però come fosse armato di scimitarra e fosse pronto a sguainarla sul collo del ragazzo dai capelli corvini. La ragazza agì di istinto. Prima aveva voluto evitare la violenza, il prendere una vita. La sua mano sinistra si era mossa quasi da sola, lanciando con forza il kunai imbevuto di chakra verso il petto dell'uomo. Questo aveva avuto un sussulto, quasi come se il suo cuore si fosse arrestato in quel momento. L'uomo lasciò andare l'arma per il dolore e sembrò volersi portare la mano al petto, incredulo di essere stato colpito. Si accasciò poi a terra, senza vita. Gli occhi della ragazza erano fissi su quel cadavere che lei stessa aveva prodotto, rivedendo le carni del'uomo farsi molli e cedere su sé stesso. Qualche istante prima una rabbia enorme verso i suoi due compagni di viaggio era nel suo corpo, era pronta ad uscire per sfogarsi verso i due. Ma ora? Non sentiva nulla, non era nulla se non inorridita. Cosa c'era in quella gabbia, perché erano andati lì? Non le importava cosa ci fosse, chi ci fosse, se era un buona idea continuare a camminare.
    Andiamo, per favore. Si girò con espressione scioccata verso Kurosawa e Saiko per qualche secondo, per poi voltarsi e tornare al carretto, pronunciando quelle parole a bassa voce. Non era riuscita a spiccicare altre parole, non aveva nemmeno ripreso il kunai. Perché lei, che aveva giurato prima di non uccidere nessuno senza motivo, aveva appena fatto quel gesto? Si sentiva un'ipocrita, si sentiva di merda. Non aveva idea se qualcuno gli avrebbe riportato l'arma ed onestamente non le importava. Le sarebbe piaciuto poter non sentire sensi di colpa come quei tre. Perché era così sbagliata e non riusciva a fare il proprio lavoro? Voleva solo riprendere il viaggio al più presto in quel momento. Camminare non la faceva pensare, parlare non la faceva stare sola con sé stessa. Avrebbe aspettato Kurosawa e Saiko, guardandoli con un misto di tristezza e rabbia, ed avrebbe ripreso a camminare con loro in fondo al carretto, in preda a pensieri oscuri. Lo spasmo dell'uomo le si ripeteva nel cervello in continuazione e le sembrava di vedere il suo volto ad ogni angolo. Quel viaggio era stancante, sia fisicamente che mentalmente. Ora come ora si sarebbe buttata nel fango per non rialzarsi più, ma doveva sopravvivere.



    Dadi Junsui | Genin di Oto





    Edited by ¬Delin - 27/1/2019, 22:38
     
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  3. |Omnimon|
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    Narrato
    Parlato Saiko
    Pensato Saiko



    [Foresta esterna del villaggio di Oto, 27 Kiokutsuki]
    Saiko era troppo impegnato nel combattimento per capire precisamente cosa stesse succedendo nei dintorni. Notò solamente all'improvviso che i due pirati si allontanarono da lui per andare verso una figura che poi riconobbe come Kurosawa. Le due figure nemiche vennero seppellite vive da un qualche jutsu di terra, e l'otoano ne fu molto riconoscente. Kurosawa gli si avvicinò per chiedergli come stesse.

    "Ti ringrazio, anche se credo in qualche maniera ne sarei uscito. Comunque non so cosa mi sia preso, ho agito senza riflettere. Torniamo indietro dalle ragazze."

    Saiko non voleva darlo a vedere, ma essendo il più alto in grado in quel momento non voleva dare l'impressione che fosse uno sprovveduto, benché meno un incapace, anche se sentiva sulle spalle un peso. Il chuunin lanciò un'occhiata alla gabbia sporca interamente di sangue, abiti da civili e volti conosciuti aveva visto lì dentro, ed un rammarico prese possesso del giovane che cominciò a pensare a cosa sarebbe successo se fossero arrivati prima. Passarono un paio di minuti e i due ragazzi si avviarono, ma ad un tratto apparve Dadi la quale in un lampo lanciò un kunai che trafisse un pirata. La ragazza sembrò essere molto scossa da questa azione, in fondo anche per Saiko la prima volta fu così, un misto tra paura, disprezzo per sé stesso e disgusto per l'azione eseguita, aver rubato una vita. La giovane riuscì solamente a proferire parole per smuovere i compagni a tornare al carro, ma era visibilmente distrutta psicologicamente dall'azione. Saiko fece cenno a Kurosawa di camminare e passò a prendere il kunai della giovane compagna di viaggio e lo pulì con un canovaccio preso dal terreno, quantomeno non avrebbe avuto l'odore di sangue e morte. I ragazzi tornarono al carro e Saiko abbracciò i nonni scusandosi per l'irruenza dell'azione e per averli spaventati, ma questi risposero solo che anche il padre avrebbe fatto lo stesso, lasciando la madre da sola, tale padre tale figlio. Quello parole colpirono molto il giovane Kirin che fu sorpreso da quelle parole, difficilmente sentiva parlare dei genitori e difficilmente chiedeva poiché era un capitolo doloroso per la sua famiglia, ma in quel momento volle dire solo una parola.

    "Grazie nonno!"

    Il giovane si scusò anche con Miyoko che però non risultò essere più di tanto sorpresa dall'azione intrapresa, ma anzi guardò in un certo senso la figlia con un volto strano, quasi orgoglioso, ma tentava di nasconderlo, era quella un'espressione che mai aveva visto da quando conosceva Shizuka. Notando poi proprio l'amica di infanzia, notò come avesse preparato ad hoc una trappola. Saiko fu stupito, ancora una volta lei si era dimostrata quella affidabile e riflessiva, al contrario di lui che se avesse continuato su questa strada, si sarebbe presto trovato all'altro mondo.

    "Ehy complimenti amica mia, vedo che questo tizio qua è ben incatenato. Hai fatto un ottimo lavoro. Ora che ne vogliamo fare di lui? Vorrei prima fargli alcune domande, se permetti."

    L'obiettivo di Saiko ora era capire se questi piratuncoli da strapazzo sapessero qualcosa in più sul loro capo, o altro. Il giovane cominciò a porre domande su chi fosse il mandante dell'attacco, chi li avesse aiutati, dove avessero preso tutte quelle armi, ma ovviamente costui non sapeva nulla, avevano bisogno di qualcuno "più su" in grado. Saiko decise così di lasciarlo attaccato ad un albero, con la bocca imbavagliata e di ripartire subito, probabilmente altri pirati erano in giro nella foresta, però poi ci rifletté e prese la giusta decisione.

    "Se ora lo lasciassi andare, potrebbe dire che siamo ad Iwa e anche il villaggio verrebbe attaccato, mentre forse dovrei ucciderlo qui. Avrò tempo per fare le mie indagini più avanti."


    Il giovane fece segno al gruppo di ripartire mentre lui li avrebbe raggiunti a breve. Pensò fosse meglio così e di non lasciare a nessuno vedere ciò che stava per fare, era una cosa che doveva eseguire. Si accertò che il carro fosse avanti e che Dadi, già abbastanza sconvolta, non fosse in posizione di poterlo guardare, e poi preso il kama lo infilò nella gola del pirata.

    "Mi dispiace, ma devo farlo per tenere tutti al sicuro."

    Il pirata, dalla cui bocca uscì un rivolo di sangue, non poté dire nulla se non guardare il ninja con occhi disperati, mentre anche sul volto del giovane cominciarono a scorrere delle lacrime. Calmato il pianto, il giovane raggiunse i suoi compagni.
    Il gruppo ripartì e si mantenne il silenzio per tutto il tempo, anzi quasi nessun parlava, un po' per la stanchezza, un po' perché in quella situazione non si aveva quasi nulla di cui parlare. Saiko così prese la decisione di restituire il kunai a Dadi e provare a parlarci, per rassicurarla, anche se forse non ci sarebbe riuscito. Cominciò a parlare consegnandole il kunai

    "Immagino questo sia tuo. Se non sbaglio non ti ho ancora ringraziata per averci salvata. Credo comunque di sapere come ti senti. Anche a me è successo la prima volta. Ero lì, in quel campo di battaglia ed intorno a me c'era solo puzza di sangue e morte e cenere, quella scena era raccapricciante. Ero insicuro e non volevo uccidere nessuno, ma forse mi sarebbe capitato, mi sarei trovato nella condizione di dover scegliere tra la mia e la vita di qualcun altro, un nemico che in quel momento avrei dovuto togliere di mezzo ad ogni costo; purtroppo è questa la vita che ci siamo scelti, siamo diventati ninja e questo fa parte del lavoro, ti capiterà sicuramente in altre occasioni di dover fare questa cosa. Sono convinto, dalla tua reazione che non hai neanche capito di aver fatto quel che hai fatto, finché non è successo, non ti sei resa conto di esserti mossa ed aver agito finché non hai capito che il cuore di quel pirata si fosse fermato. Credo sia anche colpa mia, mi sono buttato come uno sconsiderato impulsivo, senza pensarci due volte e non ho messo subito fuori combattimento quel nemico. Ti sei fatta carico di un peso enorme, hai preso una vita per difendere un tuo compaesano, un ninja che te ne sarà riconoscente finché potrà. Bèh, non sono tanto bravo con le parole in fondo, perciò credo di volerti solo dire, ancora una volta -Grazie per avermi salvato, te ne sarò debitore-.

    Saiko prese una lunga pausa per poi concludere il suo discorso.

    "Non guardarti in questa maniera, non sei un mostro, non sei un'assassina, sei solo una ninja che ha combattuto per difendere la propria terra. Se avessi dei familiari te ne sarebbero in un certo senso grati."

    Detto ciò, il giovane che sperava attraverso anche il suo innegabile sorriso di confortare l'amica, tornò dai nonni per chiedere quanto ancora ci volesse per raggiungere Iwa, visto che ormai il fiume era ben in vista da lontano. Se avessero continuato su questo passo ci sarebbero voluti altri due giorni di cammino, che in fin dei conti non erano molti. Il chunin sperava che non avessero incontrato nessuno una volta usciti dai confini del territorio otoano.
    La notte seguente decise di passarla lui di guardia, così da poter riflettere un po' su quello che stava accadendo e soprattutto sul perché, ma nonostante il gran mal di testa che gli venne, non arrivò a nessuna conclusione se non quella che sapeva troppo poco di tutto, del mare delle sirene, dei pirati e soprattutto dei ninja che erano coinvolti in battaglia, e le leggende su questi uomini che non morivano, e sul come era morta Kara, una jonin che seppure conoscessero da poco aveva impresso in lui e Shizuka tante buone cose e si era da subito fatta voler bene. Era un legame nato in guerra ma che era subito diventato fortissimo.

    [Nei pressi del villaggio di Iwa, 29 Kiokutsuki]

    Il viaggio era stato lungo e stancante, ma finalmente erano lì, quasi fuori pericolo e da lontano si intravedeva, il villaggio di Iwa, situato in una grossa vallata tra molte catene rocciose.
    Finalmente erano al sicuro, in territorio "amico", dove nessun pirata li avrebbe attaccati, o almeno così sperava.
    Il gruppo era a diversi chilometri ancora però dal villaggio, circa mezza giornata ancora, poiché dovevano passare in alcune grotte e in una vallata.
    Si ritrovarono ad un certo punto ad una specie di posto di blocco, con ninja col coprifronte di Iwa.

    "Cosa fate qui ninja di Oto? Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione dal vostro villaggio.

    Fu allora che Saiko si rese conto di non sapere effettivamente cosa fare, come considerarsi e soprattutto era un fuggitivo di guerra? Cercò di prendere parola, ma quello che gli uscì furono solo poche parole.

    "Oto è caduta. È in mano a pirati e ninja. Abbiamo bisogno di aiuto per liberarla.

    Fu allora che guardò la sua migliore amica che certamente avrebbe avuto qualcosa da dire, qualcosa di rassicurante e che avrebbe dato loro la possibilità di essere accolti nel villaggio della terra.


     
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    || Kurosawa Guren || - || Suiden no naka ni kakusa reta suishō || -

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    Fortunatamente, Saiko era tutto intero. L'unica cosa che mi faceva arrabbiare era che aveva agito senza pensare.
    In ogni caso, l'importante era che stesse bene.

    "Ti ringrazio, anche se credo in qualche maniera ne sarei uscito. Comunque non so cosa mi sia preso, ho agito senza riflettere. Torniamo indietro dalle ragazze."

    Annuendogli in risposta, tornammo dalle ragazze. Riuscii a vedere Dadi che trafisse un pirata con un kunai ben assestato, e la reazione della Genin albina subito dopo - un misto di disprezzo e disgusto, unito all'odore acre della morte...sensazioni, visioni e odori che -ahimè- avevo gia provato e sentito prima, al Golfo. Anche per me fu così, quando squarciai il ventre di un pirata da parte a parte col mio Shuriken. L'unica cosa che Dadi riuscì a dire fu di tornare al carro, e notai che lo stesso Saiko mi fece cenno di camminare, mentre lo vidi prendere e ripulire il kunai scagliato dall'albina poco prima. Mentre ci riprendevamo per un momento dall'intero accaduto, osservai il piccolo quadretto -tra Shizuka, Saiko e i suoi i nonni, e la signora Miyoko- appoggiato al tronco d'un albero poco distante dal pirata legato come un salame.

    "Ehy complimenti amica mia, vedo che questo tizio qua è ben incatenato. Hai fatto un ottimo lavoro. Ora che ne vogliamo fare di lui? Vorrei prima fargli alcune domande, se permetti."

    Cominciò a tempestarlo do domande sui mandanti dell'attacco o su chi li avesse aiutati, ma ovviamente un pirata di mezza tacca non sapeva assolutamente nulla - tanto valeva farlo fuori seduta stante. Eh, a ognuno i suoi metodi, no?

    Poco dopo, ci fece cenno di partire, facendo intendere che ci avrebbe raggiunti più tardi. Intuii la sorte del povero pirata. Poco dopo, si riunì anche Saiko al gruppo, e riconsegnò il kunai all'albina, mentre le parlava. Una volta che ebbe finito di parlare, guardai l'albina e le sorrisi, senza aggiungere nulla.

    [...]

    Il viaggio attraverso le foreste fu lungo e stancante - e fortunatamente senza altri incontri imprevisti - e finalmente, in lontananza, si poteva intravedere Iwa, situato in mezzo ad una valle circondata da immense montagne. Vederlo mi rinfrancò l'animo, e mi sentii leggermente rinvigorito. Ciò nonostante, eravamo a circa una mezza giornata di viaggio dalle porte del villaggio.

    Ad un certo punto, ci trovammo ad un posto di blocco sorvegliato da shinobi col coprifronte di Iwa.

    "Cosa fate qui ninja di Oto? Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione dal vostro villaggio."

    La risposta di Saiko fu molto breve e concisa.

    "Oto è caduta. È in mano a pirati e ninja. Abbiamo bisogno di aiuto per liberarla."

    Decisi di aggiungermi al discorso, in quanto vidi il chunin abbastanza spaesato.

    "La battaglia del Golfo delle Sirene è stata persa, e i pirati - aiutati da qualcuno con potenza a dir poco immane, sono riusciti a prendere Oto, che è ora diventato un budello di pirati, e forse anche di schiavisti e sfruttatori, un'ombra di quello che era. Noi siamo tra i pochi che siamo riusciti a metterci in salvo. In poche parole, siamo fuggiaschi di guerra di un villaggio caduto. Le basta per far sì che Iwa ci può accogliere?"






    Edited by Zyliath - 30/1/2019, 21:38
     
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    -N-no. Non voglio.


    Mi paralizzai al suon di quelle parole.Mi voltai per notare l'espressione della mia compagna di viaggio. Era completamente terrorizzata dalla paura. Non avrei di certo voluto che si sentisse così. Increspai le labbra e cercai di avvicinarmi a lei porgendole la mia mano destra. Il mio intento non era di certo farla soffrire.

    -Perdon-....

    Non finì di pronunciare la parola poiché in quel momento si scostò da me, per poi andare nella stessa direzione di Saiko e Kurosawa. Lasciai cadere la mia mano destra a peso morto, e con essa tutti i sensi di colpa. Avevo seriamente toccato un tasto che non doveva essere toccato.


    -EHEH.Hai fatto piangere la tua amichetta, smorfiosetta.


    Mi girai verso l'uomo che era stramazzato per terra a pochi passi da me, con uno sguardo tutt'altro che gentile e cordiale.



    -Chiudi il becco,razza di imbecille!




    Ribattei a quelle sue sporche parole, usate solamente per farmi sentire ancora più in colpa di quanto già non mi sentissi. Gli voltai le spalle, cercando mostrargli quanto lo disprezzassi. Lui e la sua sporca gente aveva invaso la nostra terra natia. La nostra città. Era per la loro brama di ricchezze, che Oto ormai, è solo un mucchio di macerie.Era per colpa loro che ora si trovavano in quella situazione: Costretti a fuggire in un altro paese, che chissà se li avrebbero accettati,magari forse era quello il loro destino? Vagabondare di paese in paese,senza mai avere un posto sicuro in cui alloggiare. In cui vivere.


    -Ora basta

    -Ahh


    Sospirai profondamente a quel pensiero. Mi portai il pollice e l'indice all'attaccatura del naso con la fronte, e iniziai a massaggiarla per qualche secondo chiudendo gli occhi, in maniera tale da non cadere nel profondo abisso dei pensieri oscuri.Li riapri, una volta certa di essermi ripresa, e mi diressi vicino al carretto in modo tale da assicurarmi se mia madre e i nonni di Saiko stessero bene. Ricevetti fortunatamente solo risposte negative, nonostante l'evidente tensione negli occhi della nonna del mio migliore amico. Guardai Miyoko con un'espressione neutrale, e notai che anche ella faceva lo stesso, ma il suo sguardo era diverso. La sua era un'espressione soddisfatta, ma non disse niente. Dopo qualche paio di secondi, vidi i ragazzi sbucare dalla vegetazione, per poi dirigersi verso il carretto. Fu allora che feci un sospiro solamente per trattenermi e non perdere le staffe, e gli andai incontro.


    -Razza di scemo, non farlo mai più!Non possiamo permetterci di correre rischi.E se ne fossero stati di più? Abbiamo un carretto con le nostre provviste. Siamo preda facile. NON FARLO PiU'!


    Le ultime parole di quel rimprovero, mi uscirono più stridule. Saiko sapeva che accadeva sempre quando ero in un fascio di nervi, e non era il caso di controbattere con una delle sue battute senza senso.Saiko mi fissò per un secondo , per poi guardarsi attorno, e vedere quel l'uomo legato come un salame.

    "Ehy complimenti amica mia, vedo che questo tizio qua è ben incatenato. Hai fatto un ottimo lavoro. Ora che ne vogliamo fare di lui? Vorrei prima fargli alcune domande, se permetti."

    Lo fulminai con lo sguardo

    -SAIKO..


    Lo richiamai a denti stretti, ma niente da fare ormai aveva deciso. Saiko si avvicinò al tipo e ci fece cenno di incamminarci.


    -E va bene veditela tu



    Esclamai infine scostandomi i capelli all'indietro, e voltandomi verso il carretto. Mi soffermai con lo sguardo su i miei due compagni, facendo loro cenno di iniziare il cammino.Guardai Dadi di sguincio, per poi avvicinarmi a lei, e poggiarle la mia mano destra sulla sua spalla sinistra.


    -M-mi dispiace, non volevo farti andare in panico.


    Levai la mano e mi avvicinai di più al carro, incamminandomi lentamente verso la nostra meta. Non avevo nemmeno intenzione di guardare Saiko, troppo sangue è stato versato oggi.


    [---]


    Il giorno seguente arrivò.Non una parola. Non una chiacchera. Eseguivamo le nostre azioni meccanicamente come se fossimo dei costrutti o dei cloni di noi stessi. Questa lunga agonia, dovuto al viaggio stancante però stava per volgere al termine, poiché eravamo nei pressi del villaggio della roccia.Guardai a destra e a sinistra,notando molte differenze tra la nostra terra natia e il nuovo paese che era completamente diverso dall'ambiente umido di Oto. Le grandi rocce e montagne incorniciavano le varie vallate , erano ricoperti di neve ,ed ospitavano un clima secco e freddo, e per questo motivo l'aria era pungente,insomma un tocca sana per coloro che abitavano in queste zone.Chiusi il mantello,che mi avvolgeva completamente, riparandomi così dal freddo, e inspirai ed espirai, aprendo ed abituando i miei polmoni a quella nuova brezza.
    Non c'era un'anima viva sul nostro cammino, quando ad un tratto vedemmo chiaramente una sottospecie di cabina con degli shinobi situati all'interno. Era un'evidente posto di blocco,segno che ci annunciò che ormai eravamo arrivati a destinazione. Una volta vicini, uno dei tre ninja quello con i capelli scuri e gli occhi cangianti, ci venne incontro e ci fermò.


    "Cosa fate qui ninja di Oto? Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione dal vostro villaggio."



    "Oto è caduta. È in mano a pirati e ninja. Abbiamo bisogno di aiuto per liberarla."


    "La battaglia del Golfo delle Sirene è stata persa, e i pirati - aiutati da qualcuno con potenza a dir poco immane, sono riusciti a prendere Oto, che è ora diventato un budello di pirati, e forse anche di schiavisti e sfruttatori, un'ombra di quello che era. Noi siamo tra i pochi che siamo riusciti a metterci in salvo. In poche parole, siamo fuggiaschi di guerra di un villaggio caduto. Le basta per far sì che Iwa ci può accogliere?"


    -"Vi dobbiamo chiedere i documenti, per identificarvi e perquisire prima,ragazzo. Sono le procedure"


    Dopo l'ultima affermazione del ninja con il coprifronte di Iwa, fece i cenno agli altri due shinobi con marcate cicatrici sul volto, di iniziare la perquisizione del carro. In quel momento presi senza esitare dalla mia borsa i miei documenti e glieli porsi, e così fece con tutti.

    -"Bene, siete apposto. Potete passare. il villaggio dista a 3 km da qui.Buona fortuna"


    Ringraziammo i tre ninja,per poi congedarli ed incamminarci verso il villlaggio, scrivendo così nuove pagine della nostra nuova avventura.


     
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    ◆DADI JUNSUI◇


    Narrato | Parlato | Pensato|Parlato altrui

    Aveva mosso le gambe ormai pesanti, quasi strisciando i piedi fino al carro dove Shizuka era ancora in compagnia del pirata immobilizzato. Si era allontanata un po' da quei compagni che le sembravano così distanti ed estranei dalla sua persona, guardandoli mentre con sollievo abbracciavano e si riunivano coi loro cari. Kurosawa rimase in disparte, silenzioso come lei. Forse nemmeno lui era abituato a tutta quella situazione che era così assurda per la quindicenne? O semplicemente era parte del suo carattere silenzioso che lo aveva reso per tutto il viaggio una figura silenziosa, una semplice persona che camminava e basta senza lamentarsi troppo? Dadi distolse il suo sguardo da lui, mentre appoggiava la pianta del piede sulla corteccia di un'albero assieme alla schiena, rivolgendo i suoi occhi color ghiaccio verso Saiko. Quel ragazzo...che sembrava poter farsi carico di tutti loro e dei loro problemi, così come farsi scivolare addosso le cose che gli accadevano sulla sua pelle con quel non sapeva se fosse un sorriso sincero o una forzata maschera di allegria. Shizuka sembrava veramente furiosa con il suo fidanzato ed effettivamente lo era pure lei in quel momento. Solo che non riusciva a trovare la forza di esprimere ciò che provava, si sentiva svuotata di ogni motivazione di interagire con gli altri in quel momento. Voleva solo restare un po' da sola con sé stessa forse. Fare quel viaggio assieme ad un gruppo di sconosciuti era stato probabilmente un pessimo errore.
    Sarebbe stato meglio se fosse partita da sola e fosse morta nella foresta.
    Era un pensiero idiota, lo sapeva pure Dadi. Eppure l'unica cosa che riusciva a fare in quel momento era autocommiserarsi. Di punirsi interiormente per la propria ingenuità e debolezza. Chissà, forse se fosse stata più calma avrebbe potuto evitare di uccidere quell'uomo, quella persona. Mentre teneva lo sguardo fisso in un punto imprecisato del bosco, in preda a quei pensieri, sentì Saiko porre delle domande al pirata. Domande...decisamente un'ottima idea, anche se quello sembrava più che altro interessato a non fare la fine dei propri compagni. E soprattutto, era un semplice rozzo che di informazioni non ne possedeva affatto. Era inutile interrogarlo, era stato inutile cercare di salvare chiunque fosse morto all'interno di quella gabbia. Non ci avevano guadagnato niente e d avevano solo perso tempo e dignità.
    Dadi strinse il pugno quando intuì cosa l'albino stesse per fare a quell'uomo. Avrebbe voluto intervenire ed urlare a gran voce che no, non potevano uccidere un'altra persona così. Però non parlò, resto silenziosa stringendosi le nocche. Non è che non le importasse la vita di quella persona in sé, ma non riusciva più a trovare l'occasione per provare pietà. Se era ciò che il Chonin voleva fare, non lo avrebbe fermato. Dopotutto, era pure un superiore. Se riteneva che fosse giusto uccidere, lei doveva eseguire gli ordini. Si era voltata di scatto, mettendosi di lato alla parte anteriore del carro, aspettando con impazienza che ripartisse, facendo svelti passi via da quella radura dove era stato versato del sangue. Loro andarono avanti, mentre Saiko rimase lì. Il ninja li raggiunse poco dopo e Dadi si voltò per un'istante, notando le guance e gli occhi arrossati del ragazzo che facevano così contrasto alla sua pelle diafana. La ragazza tornò a guardare il terreno di fronte a sé, gli occhi che cercavano per conto del cervello modi di distrarsi.
    Le ore successive furono veramente passate nel completo silenzio che erano riusciti precedentemente a spezzare, forse più che altro per gli avvenimenti che avevano appena segnato tutti e quattro. I nonni e la signora di mezza età sembravano parlottare un pochino, forse per invogliare loro a fare conversazione. Ora che ci rifletteva un po', chissà cosa pensavano i parenti dei suoi colleghi di lei. Probabilmente che era ancora una ragazzina o comunque una troppo sensibile per fare la ninja. Per fortuna non avevano visto la sua faccia dopo aver lanciato il kunai. Di sicuro non era stata un'impressione positiva, almeno sotto il punto di vista di Dadi, che non poteva fare a meno di sentirsi osservata. Quando infatti Saiko si avvicinò a lei per restituirle il kunai, quasi trasalì e si voltò verso il ninja che aveva il suo stesso colore di capelli. Come i fiocchi di neve, simili ma dalla struttura completamente unica e differente. La ragazza di Oto aveva annuito quando le aveva chiesto se fosse suo e lo aveva ripreso dubbiosa in mano, subendo poi il grande discorso continuo fatto da quel che sembrava un chiacchierone di prima categoria. Dadi si chiedeva quanto fiato ci potesse essere nei suoi polmoni per poter parlare così ininterrottamente. In ogni caso, apprezzò più o meno le parole di incoraggiamento di Saiko, anche se non riusciva a capirle fino in fondo. O forse era lui che era convinto di poterla capire e quindi parlava in quel modo. Riguardo la parte del ringraziamento dei genitori, aveva frainteso per un attimo. Pensava che i suoi genitori fossero morti? Aveva capito solo dopo che si stava riferendo ai suoi e Dadi per fortuna non aveva risposto in modo brusco, preferendo restare in silenzio. Aveva annuito dopo e durante quei discorsi fatti per provare a rendere quella colpa meno grave e forse, anche se non riusciva a togliere quella brutta sensazione di nausea, capire che non aveva ucciso in vano l'aveva fatta sentire leggermente meglio. Anche il fatto che aveva continuato a sorridere in quel momento la faceva sentire come se le cose potessero andare meglio.
    Grazie, Saiko-kun...ma sto bene. Non era vero. Ma non era il momento per stare a farle l'analisi della coscienza in quel preciso istante. Cosa a cui però Shizuka non era d'accordo, visto che si scusò con lei per prima. Dadi le fece cenno di non preoccuparsi con gli occhi socchiusi e tentando di accennare un piccolo e timido sorriso, come aveva fatto Saiko con lei. Scarso successo a parte, perlomeno ora si sentiva leggermente più in compagnia di persone che la potessero capire.

    I giorni successivi furono di un'innaturale calma, con poche parole scambiate come nei primi giorni. Dadi non riusciva a dormire bene con un peso sulla coscienza come cuscino, ma le minime ore di riposo e il miraggio di potersi finalmente fermare in un luogo sicuro la facevano continuare, le facevano desiderare di finalmente raggiungere Iwa. Ed effettivamente tutto il paesaggio si andava mano a mano a trasformare, con le paludi che si trasformavano in pianure rocciose e foreste rigogliose che diventavano terreni scoscesi ed inospitali. Si chiedeva come facessero le persone di lì a vivere in un luogo del genere. Forse qualcun altro avrebbe potuto chiedersi lo stesso con le temperature umide di Oto, ma lei non lo avrebbe capito. Casa propria è quasi sempre per una persona un posto migliore degli altri. Lei non ne aveva più una, ma forse sarebbe riuscita a ricostruirsi una vita lì. E forse un giorno avrebbe rimesso piede nel villaggio ed avrebbe potuto riaprire la casa dei genitori, sempre che esistesse ancora.
    Quei sogni idilliaci si fermarono quando intravidero una Iwa innevata da lontano ed avevano affrettato il passo per finalmente riposarsi e ripararsi dal freddo che gli sferzava la pelle. Quasi corsero fino a raggiungere i confini del villaggio. L'accoglienza non fu proprio delle migliori, con due uomini che bloccarono loro il passaggio. Era logico che non facessero entrare nessuno in quel periodo, ma il problema principale era che i ninja di Iwa sembravano non essere al corrente della situazione della nazione poco lontana da loro. Era anche colpa della chiusura mentale del suo villaggio di origine. La neve scricchiolava sotto i suoi piedi e quando si fermò, ascoltò i suoi compagni cercare di convincere gli uomini a farli entrare. A quanto pare sarebbe bastata una perquisizione per farli passare. Le avevano tolto momentaneamente il kunai, ma non le dispiacque poi così tanto. Dopo quella che sembrava una specie di trafila burocratica e diplomatica, li scortarono all'interno del villaggio. Dadi guardò la strada rocciosa spalata dalla neve di fronte a sé. Chissà cosa avrebbe fatto adesso. Sarebbe rimasta con loro oppure avrebbe intrapreso la sua strada? Mille dubbi sorgevano nella sua mente, ma per ora poteva forse tirare il fiato.



    Dadi Junsui | Genin di Oto



     
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