Danse Macabre

PQ - Sachigo, |Omnimon| , Zyliath e Delin

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    ◆DADI JUNSUI◇


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    In quel momento gli occhi e i pensieri di Dadi erano come impazziti, due palline di gomma ribelli che rimbalzavano per la stessa stanza. L’odore di bruciato le colpiva forte le narici e le faceva lacrimare gli occhi, il fumo sembrava le arrivasse fino al cervello. Una forte emicrania le faceva pulsare le meningi, mentre attorno a lei uno spettacolo inverosimile. Come un incubo che si diramava nella stretta prospettiva degli occhi, ciò che vedeva attorno a se era terrificante, ma voleva quasi avere l’illusione che era tutto un sogno, che sarebbe passato tutto appena sveglia.
    Oto era ormai in rovina. I ninja in cui tutti avevano creduto, in cui tutti avevano riposto le loro speranze erano stati sconfitti, uccisi o resi prigionieri. Era ciò che si sapeva in quel brevissimo tempo che avevano avuto per evacuare in quell’ormai misero villaggio. La popolazione più saggia aveva cercato di organizzarsi, di proporre un piano di evacuazione, i ninja più esperti avevano cercato di controllare le reazioni della gente. Si erano però scontrati con la natura degli uomini, che in preda al panico preferiscono fuggire e correre in qualsiasi direzione, pensando egoisticamente solo alle proprie cose. I cittadini erano come delle formiche sulle quali era caduto un frutto marcio, che sparpagliate in ogni direzione erano ormai alla mercé degli animali più forti.
    Erano arrivati i pirati, pirati di cui aveva solo intravisto i fumi da lontano qualche settimana fa, mentre finiva l'addestramento. Logicamente, dopo aver conquistato la costa, sarebbe stato meglio preservare la città più grande vicina al mare conservando le loro ricchezze, no? Era come un gioco in cui bisognava conquistare vari territori per vincere la partita. Quei bruti non ragionavano con il senso però: erano venuti lì solo per distruggere tutto, per far provare ai ninja l’impotenza di chi non ha la forza per combattere. Volevano cancellare ciò che gli antenati della ragazza avevano fatto, ciò che avevano costruito migliaia di persone in quasi due secoli. Oto non era mai stata la più grande metropoli del mondo ninja, ma in ogni caso era un Paese che poteva contare dalla sua la potenza agricola e la vicinanza col mare. Le tradizioni antiche non erano mai particolarmente piaciute a Dadi, ne il fatto che l’ambiente fosse molto indietro per quanto riguarda la tecnologia, ma era comunque casa sua. Qual era la logica nel rubarle tutto, dove stava il senso in quella guerra, dove poteva trovare quel suo tanto caro ragionare che aveva sempre ritenuto essere la sua guida? La ragione non guidava più i suoi rumorosi passi, che andavano verso i campi.
    Mamma, papà...merda... Era più un biascicare a denti stretti che una frase vera e propria quella che le uscì di bocca. Mentre il vento le sferzava le guance queste erano rigate da lacrime. Non voleva piangere. Era una ragazza che provava ad essere una donna forte, che non voleva mai mostrarsi debole davanti agli altri. Però non riusciva a smettere questa volta, col naso colante e le ciglia bagnate, mentre abbandonava tutto ciò che era praticamente la sua vita. Erano passati pochi minuti da quando aveva visto suo padre e sua madre, ma si sentiva già terribilmente in colpa, il rimorso e vari scenari alternativi la divoravano dentro. Quando avevano dato l’annuncio di evacuare, i tre avevano avuto delle reazioni diverse. Quelle di sua madre era di fuggire cercando di portarsi dietro più riso possibile, per avere almeno da mangiare e la possibilità di guadagnare denaro. Suo padre inizialmente voleva rimanere per combattere, come molti avevano coraggiosamente inneggiato, ma venne convinto ad andarsene cercando di portarsi via almeno i documenti. A Dadi però, già sconvolta per questo fatto, non importava nulla dei soldi o di mangiare. Voleva solo che loro due fossero al sicuro. Sarebbe morta di fame e di sete piuttosto che perderli. Eppure era lì, ad avanzare solitaria mentre le persone venivano maltrattate ed uccise. Erano usciti di casa insieme, con l'intenzione di andare verso il negozio di famiglia. Le trombe e le urla dei pirati, che parevano corni da battaglia, li avevano messi in allarme. Stavano arrivando all'improvviso, come se un Dio della Morte avesse deciso di punirli. Si erano quindi affrettati, ma erano stati tutti investiti dalla folla di gente che come un fiume in piena si abbatteva sulle strade. Si erano persi di vista mentre cercavano di prendersi per mano, di restare uniti. Aveva sentito le loro vaghe parole prima che tutti andassero incontro ai pirati. Le avevano detto di andare, di andare via da lì da sola. L'errore che nel loro panico avevano fatto tutti, loro compresi, era stato dirigersi verso l'uscita principale di Oto. Non era però quella la strada più diretta per arrivare nel cuore del villaggio? Coloro che avevano tentato di fuggire, furono i primi ad essere presi. Senza ninja rimasti a difendere quella gracili mura, non c'era molto da fare per i Jonin rimasti. Lei aveva fatto dietrofront immediato, travolgendo chiunque si trovasse per la sua strada. Uomini, bambini, donne. Ogni persona che aveva rallentato era un peso in più sul suo cuore. Ma lo aveva fatto per sopravvivere, no? Nessuno si sarebbe aspettato che una Genin dovesse combattere, no?
    Non voleva ammetterlo, ma le ombre che fuggivano con lei la nauseavano. Aveva paura di essere presa da uno dei pirati ed uccisa (o peggio) e le persone attorno a lei erano solo un ostacolo per la sua salvezza. Allo stesso tempo però, quell'enorme massa di persone e ricchezze vicino al palazzo del Kage erano anche state l'unica cosa che aveva rallentato i pirati. Era così che era diventata dunque? Pure lei si era arresa alla disperazione e l'unica cosa che le era rimasta era una folle voglia di vivere? Tutti quelli che scappavano erano come tanti piccoli vermi che si contorcevano per superarsi l'uno con l'altro, danzando su una pila di morti per non sprofondare tra di loro. Lei non era poi tanto diversa dai vermi alla fine. La sua codardia l'aveva quasi indotta a togliersi il coprifronte dalla testa, per evitare di essere riconosciuta come ninja di Oto. Aveva cancellato quel desiderio malato dalla mente. Sarebbe morta fuggendo forse, ma almeno con il simbolo del suo villaggio sul corpo.
    Doveva dirigersi verso l'altra uscita del villaggio, quella che attraversava le risaie e i campi più piccoli che appartenevano ai singoli contadini. Aveva fatto molta strada e il sudore le si accumulava sui vestiti e sul tessuto del coprifronte, il naso, i polmoni ed il cuore che tentavano di stare al passo delle gambe. Nonostante i pirati fossero più forti e più numerosi di loro, l'unica cosa che era rimasta agli abitanti di Oto era la conoscenza della loro città. Quelli che erano riusciti a mantenere la lucidità erano tutti lì: probabilmente i pirati sarebbero passati per quei campi meno produttivi solo dopo, quando avrebbero finito di prendere tutto ciò che volevano. Le case ormai vuote si disperdevano sempre di più, lasciando spazio ad un'ampia strada in terra battuta che veniva calpestata con decisione da poche persone. Il cielo era grigio come al solito, ma una nuvola nera proveniente dal centro della città si estendeva nella loro direzione come una mano pronta a prenderli tra le sue grinfie. Erano solo loro quelli che erano riusciti a mantenere la libertà? Era tutto ciò che era rimasto al Villaggio del Suono? L'albina si fermò un secondo, appoggiandosi ad un albero con le braccia e le mani che si avvinghiavano nervosamente alla corteccia, con la testa bassa che guardava il terreno, le gambe sudate e rigide. Sentiva la nausea crescere ed accumularsi in gola. Anche se un medico poteva dire che era per lo sforzo, lei sapeva benissimo che il corpo la tormentava perché si sentiva in colpa. Non vedeva altri ninja che fuggivano. Era solo lei la codarda che aveva abbandonato i genitori? Sarebbe dovuta rimanere a combattere? Doveva aiutare quelle persone, ma in quel momento non ci riusciva. La sua testa era troppo pesante anche solo per ragionare, troppe cose le si accumulavano nel cervello. Le lacrime si fecero più intense a quei pensieri, gli occhi più gonfi e doloranti. Si meritava davvero di vivere? Come poteva continuare a fuggire da sola fino a chissà quale paese? Alzò gli occhi grigi verso la strada, in cerca di un simbolo diverso in mezzo a tutta quella morte. La Morte sembrava essere in vena di proporre un gran gala, quel giorno.



    Dadi Junsui | Genin di Oto



     
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  2. |Omnimon|
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    Parlato Saiko
    Pensato Saiko


    [Golfo del Mare delle Sirene, 25 Kiokutsuki]
    Saiko stava lasciando alle proprie spalle quella guerra disastrosa. Una nave esplosa, tante vite perse, molte fatte prigioniere, tanto sangue versato dai ninja di molti paesi e per cosa se non una sconfitta sonora. L'alleanza pirata, mista ai ninja di Yu aveva vinto su ogni fronte. C'era solo ormai morte e desolazione intorno, bombe che esplodevano nel cielo del campo base e l'ordine di evacuare il più velocemente possibile. Nessuno andava lasciato indietro, molti dei ninja medici avevano quindi caricato gli shinobi feriti sui carri predisposti al trasporto, ma il loro numero non era sufficiente per portarli tutti e coloro che avrebbero potuto correre avrebbero dovuto farlo.
    Saiko pensava ancora alla jonin che si era sacrificata per salvargli la vita, non la avrebbe dimenticata mai e tantomeno avrebbe reso vano quel sacrificio: era il momento di correre. Il giovane era uscito appena dall'accampamento, portando con sé l'amica Shizuka lungo tutto il campo per poi condurla sul tragitto verso Oto. Gli sarebbero state necessarie alcune ore, ma una volta tornato al villaggio avrebbe voluto rilassarsi come dopo l'ultima missione, ma questo non gli sarebbe stato possibile. Sapeva quello che sarebbe successo, i pirati non si sarebbero fermati davanti a nulla, avrebbero continuato ad andare avanti fino a raggiungere il villaggio del suono, Oto, non avrebbero lasciato in vita nessuno che si sarebbe potuto opporre, neanche un povero bimbo, in fondo erano pirati, cosa sarebbe mai potuto interessare loro?
    Saiko era preoccupato, ma non voleva cedere alle proprie ansie e paure, doveva sorridere, sforzarsi perché in tutto questo non era da solo; al suo fianco c'era l'immancabile amica che sapeva troppo bene riconoscere i suoi stati d'animo e le sue sensazioni, lo conosceva troppo a fondo per non sapere come ora si sentiva il giovane, ma forse vedendolo sorridere non avrebbe toccato l'argomento: cosa fare una volta al villaggio?
    Saiko ponderò ogni possibile ipotesi, dal restare a combattere, al fuggire, ma come avrebbe fatto con gli ormai anziani nonni, due persone che per quanto vispi nel coltivare la terra, non avrebbero potuto tenere lo sforzo di scappare senza sosta per alcuni giorni, magari anche senza il dovuto riposo. Ovviamente per Saiko il problema lo riguardava doppiamente: anche Shizuka forse stava pensando lo stesso, e il ragazzo ad un tratto non sapeva più come comportarsi. Nel mezzo della corsa per tornare al villaggio si fermò per un secondo, guardò l'amica e le chiese spontaneamente:

    "Cosa hai intenzione di fare una volta tornati al villaggio? Sai bene quanto me che questa battaglia era solo l'inizio, quella gente non si fermerà a quella costa, vorranno entrare sempre più verso l'interno fino a prendere il villaggio. Non sono sicuro neanche che le nostre difese possano reggere, dovremmo fuggire e tu lo capisci. Come credi che prenderà questa notizia la tua famiglia, ma soprattutto dove andremo?"

    Il giovane espose tutti i suoi pensieri in questa frase, sperando che anche l'amica avesse gli stessi dubbi. La situazione stava cambiando ad una velocità impressionante, ma l'otoano era sicuro di una cosa e cioè che quei pirati non potevano aver fatto tutto ciò di testa propria, qualcuno doveva averli comandati e incoraggiati, qualcuno di molto potente. Il tragitto era ancora lungo prima di poter riabbracciare i parenti, un abbraccio che però sarebbe durato poco, avrebbero dovuto preparare le cose per la fuga o per la resistenza molto velocemente e la preoccupazione del momento dell'assalto pirata era molto alta. Si sentiva frustrato e stanco, fisicamente e soprattutto psicologicamente, i pensieri nella sua testa lo sconvolgevano sempre di più, solo ora stava realizzando l'inferno in cui era passato e ciò che gli era successo lo avrebbe segnato per molto a lungo, e tutto questo aggrovigliarsi di sensazioni e immagini lo stavano stressando, avrebbe solo voluto urlare ma non poteva, doveva solo correre in quel momento. Il vento gli accarezzava i capelli, li lanciava alle sue spalle spostando anche il sudore che ne riempiva la fronte, in lontananza la cima di quella collina da cui si potevano ammirare le porte del villaggio: era finalmente arrivato. Da quella cima si notava già una grande mobilitazione interna del villaggio, le forze di difesa dispiegate per i cittadini e una enorme quantità di gente pronta a fuggire, ma dalla direzione sbagliata: tutti si accalcavano alle porte principali.

    "Shizu, entriamo dai campi di allenamento, ci sarà sicuro meno affollamento lì!"

    Propose all'amica, guardandola ed indicandole i campi: era ormai tornato e pronto a fuggire. Fuggire sì, ma dove?

     
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    Giorno.Notte.Che differenza faceva?Ricordai solamente di camminare lungo la via di ritorno per casa.Guardai a destra ed a sinistra quelle lunghe distese di risaie e foreste che caratterizzavano il paesaggio Otoano, del tutto spento e silenzioso,silenzioso come lo eravamo Saiko ed io, e probabilmente tutto il mondo ninja, vista la sconfitta di qualche ora fa sul campo di battaglia. Quante vite spezzate? Quante persone che non torneranno a casa per riabbracciare i propri cari?E Kara? Mi colpì molto la sua espressione soddisfatta,mentre emetteva il suo ultimo respiro. Aveva adempiuto a dovere i suoi compiti come meglio poteva, senza alcun rimpianto. Il miglior modo per andarsene,no? Guardai ancora un po' quel magnifico paesaggio che avevo davanti e che per tanto tempo avevo visto dalla finestra di camera mia.

    -Questa potrebbe essere l'ultima volta che percorro queste meravigliose terre.

    Pensai con malinconia per poi guardare di fianco a me, dove c'era Saiko assorto nei pensieri. Non era da lui,sicuramente, ma data la gravità della situazione, non potevo di certo dargli torto. Lo guardai di sguincio per alcuni minuti,così da studiare le sue espressioni. Senza dirgli nulla. In un certo senso speravo che proferisse parola. Era davvero bravo, anche solo parlando di cose serie, a rompere il silenzio, al contrario mio che preferivo sempre tenere le cose dentro.Avevo bisogno che dicesse qualcosa. E così dopo alcuni secondi si fermò,si voltò verso di me e mi disse:

    -"Cosa hai intenzione di fare una volta tornati al villaggio? Sai bene quanto me che questa battaglia era solo l'inizio, quella gente non si fermerà a quella costa, vorranno entrare sempre più verso l'interno fino a prendere il villaggio. Non sono sicuro neanche che le nostre difese possano reggere, dovremmo fuggire e tu lo capisci. Come credi che prenderà questa notizia la tua famiglia, ma soprattutto dove andremo?"


    A quelle parole sgranai gli occhi per un secondo, come se in quel preciso momento, il mio migliore amico con dei piccoli gesti,mi avesse riportato alla realtà, come suo solito fare. Non è che non ci avessi mai pensato , ma lasciare il proprio villaggio, il proprio paese d'origine, lasciandolo in balia di gente, ma che dico gente , bestie senza anima come quei pirati non è proprio il massimo, ed essere costretti alla ritirata lascia un sapore amaro in bocca.Alzai gli occhi al cielo, per poi riguardare Saiko,quasi del tutto distaccata.

    -Bella domanda,amico. Non sappiamo come sia la situazione in altri posti, per me ovunque potremmo essere in pericolo. Forse l'unica soluzione potrebbero essere i paesi neutrali? Sperando che non si alleino con quei maledetti pirati , come hanno fatto i Jashinisti.

    Dissi per poi ritornare a camminare, quasi meccanicamente.

    -Dobbiamo sbrigarci a trovare mamma.Le devo dire ogni cosa e dobbiamo fuggire. Tu avvisa i tuoi nonni.

    Aggiunsi, accelerando il passo dato che ormai le porte di Oto erano ormai vicine. Dovevamo assolutamente prendere quante più provviste possibili per metterci in viaggio verso i nuovi confini. Una volta arrivati fuori le porte del nostro villaggio. Guardai e riguardai quelle porte e la gente che come noi si trovava spaesata e stranita alla sola idea di dover lasciare il proprio villaggio. Il paesaggio che si palesava davanti ai miei occhi non lo dimenticherò mai. La mia adorata Oto era diventata ,ormai, un palcoscenico di dolore e morte, non era più la città allegra di prima. Ansimai ancora per il fiatone causato dallo sforzo fisico di trascinarmi per chilometri da una parte all'altra senza riposarmi per un secondo, ma anche dall'agitazione e dalla frustrazione nel vedere la propria città venir mano mano distrutta. Ero così esausta che non ebbi nemmeno la forza di piangere,mi limitai solamente a guardare con amarezza ciò che stava accadendo proprio davanti ai miei occhi.


    "Shizu, entriamo dai campi di allenamento, ci sarà sicuro meno affollamento lì!"


    -D'accordo...


    Risposi alla proposta di Saiko, volgendo lo sguardo verso il basso, per poi seguirlo verso i campi di allenamento.




     
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    || Kurosawa Guren || - || Suiden no naka ni kakusa reta suishō || -

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    Stavo lasciando quel campo di battaglia ormai in mano ai pirati...
    Era stata una guerra disastrosa, con tantissimi shinobi morti in battaglia o fatti prigionieri per diventare schiavi - ma intuivo che non si sarebbero fermati a quella distesa sabbiosa.

    Avrebbero proceduto nell'entroterra, fino a raggiungere Oto. Istintivamente, accelerai il passo fino ad una corsa, in direzione del villaggio. Dovevo fare in fretta, perchè mi sopraggiunse un cattivo presentimento...

    "Devo avvertire i miei, e rapidamente!"

    A passo di corsa, attraversai le risaie ed entrai nel villaggio, per poi dirigermi verso casa. Non era più il villaggio allegro e pieno di vita di prima - Oto era ormai un budello di dolore e disperazione, con gente spaventata e spaesata di fronte all'abbandono del villaggio. Ci misi una decina di minuti ad arrivare sulla soglia della porta, da cui entrai tutto trafelato. Come entrai, i miei genitori si voltarono.

    "Kurosawa! Cos'è successo di così grave da-"

    "Non c'è tempo! Il Golfo delle Sirene...è perso...i pirati ed i loro...alleati...presto arriveranno ad Oto...dobbiamo fuggire, e rapidamente!"

    I miei genitori si guardarono in faccia, sconcertati, poi mi fissarono quasi all'unisono. Mio padre mi diede un rotolo e me lo misi a tracolla, e poco dopo...

    "Tu vai! Noi rimarremo qui a difendere il villaggio con gli altri shinobi rimasti! Il rotolo che ti ho dato contiene tutte le tecniche del nostro clan! Ora vai, non indugiare!"

    "NON SE NE PARLA! NON POSSO LASCIARVI QUI A-"

    Mio padre appoggiò le sue mani sulle mie spalle, e mi rivolse queste parole.

    "La vita di uno shinobi è tanto lunga quanto breve, Kurosawa - non sai mai quando e dove combatterai per l'ultima volta. Se questo è il nostro momento, così sia! Ma tu - tu hai ancora strada da fare! Non preoccuparti per noi, ce la caveremo! VAI!"

    Trattenni a stento le lacrime. Dopo aver rivolto un ultimo inchino ai miei genitori, prese più provviste possibili,uscii di casa e corsi verso l'uscita...o almeno ci provai, prima di essere bloccato dal muro di Otoani in fuga.

    Avevo due possibilità: passare dalle risaie oppure dai campi d'allenamento. Scelsi la seconda opzione.

    "Meglio passare dai campi, sarà meno affollato che qui...

    Mentre mi dirigevo verso i campi, pensai a dove potevo fuggire e ripararmi. Mentre ci pensavo, mi guardavo attorno per l'ultima volta prima di lasciare il villaggio...

    "Oto...questo per non è un addio, ma un arrivederci - presto ritornerai al tuo antico splendore, e gli Otoani ritorneranno tra le risaie...ma non ora...




     
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    ◆DADI JUNSUI◇


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    Rimase ferma qualche secondo sostenendosi a quella pianta che probabilmente non avrebbe mai più rivisto. Era un semplice albero, ma quanto valevano anche solo gli arbusti che circondavano la capitale per una persona che se ne stava per andare? Ogni stupido masso o strada erano cari a chi in procinto di perderli. Si staccò sudata dall'albero la cui corteccia era ormai invasa dall'edera, proprio come i pirati stringevano la loro presa velenosa sulla città. Il suo viso pallido guardò nuovamente la città, mentre quel nuvolone nero si alzava sempre di più verso il cielo. Poteva permettersi di perdere tempo in una situazione del genere, poteva fermarsi in preda alla nostalgia quando aveva i nemici alle calcagna? Nemici che forse era in dovere di combattere. Quel pensiero la tormentava, la spingeva a tornare indietro. Però...nel suo io sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a fare nulla. Era una genin inesperta, non aveva mai combattuto sul serio.
    È un suicidio...nessuno si aspetta che tu combatta... Mosse qualche passo verso i campi, mentre l'immagine dei suoi genitori gli tornava in testa come un'ombra. Le gambe erano pesanti, gli occhi erano fissi sul terreno coperto da un tappeto d'erba quasi grigia. Era momento d'andare, cercare una strada alternativa per continuare a vivere. Doveva almeno restare viva, era una promessa che aveva fatto a sua madre e a suo padre. Non poteva di certo farsi catturare ora. Mosse quindi i primi passi lungo quella larga strada, con le varie persone che si dirigevano tutte da quella parte. Sarebbero dovuti passare tra le fangose risaie, ma anche separati sarebbero stati difficili da trovare tra la fitta vegetazione e l'acqua che gli arrivava fin sopra alle caviglie. Barcollava un po' mentre avanzava, mentre ancora non riusciva a credere che stesse succedendo una cosa del genere alla sua città. Lì era cresciuta, forse un po' sola, ma c'erano tutte le persone che conosceva. Si chiedeva in effetti dove fossero i suoi compagni di classe. Erano stati catturati? O forse qualche ragazzo più esperto li aveva radunati per scappare insieme oppure per inneggiare una rivolta? Sperò sinceramente di incontrarli più tardi a...in qualunque posto potesse arrivare. Effettivamente, quale era il paese più vicino? Forse quello dei Fulmini? Oppure quello del Fuoco? Intanto gli conveniva allontanarsi il più possibile dalla città, era l'unica azione sensata che poteva eseguire in quel momento.
    Mise le mani in tasca mentre si malediceva per non essersi portata i guanti. Non era solo per una questione di comfort personale, ma la certezza di averli persi per sempre la rattristava molto. Gli erano stati regalati dai genitori ed esserseli dimenticati era come aver lasciato un'altra parte di se ad Oto. Mantenne il suo passo era veloce per diversi minuti, la sua testa bianca sfrecciava tra la folla di capelli scuri. Le priorità in quel momento era trovare qualche ninja di grado superiore. Fare comunella con dei genin sarebbe stato in un certo senso utile e sollevante, ma avere al suo fianco una persona più esperta l'avrebbe aiutata a capire dove andarsene. In effetti stava seguendo il flusso della folla senza sapere dove se ne stessero andando. Tra poco avrebbero raggiunto le risaie, stavano passando accanto ai campi d'addestramento vuoti.
    E se ci fosse qualche Chonin lì? Quel pensiero gli guizzò il mente veloce come un pesce rondine. Era il posto più probabile per trovare un ninja, sia per lo spazio aperto che per l'eventuale presenza di piccole armi di cui rifornirsi. In effetti una piccola folla si era quasi accampata lì, chi parlava per organizzare la fuga chi chiedeva informazioni su qualche parente od amico disperso. Dadi si unì a loro, deviando dal sentiero principale. Doveva cercare un ninja, qualcuno che potesse aiutarla a fuggire da lì e che sapesse dove andare. Diversi sguardi straniti l'accolsero quando passò attraverso quelle zone di terra battuta. Non le importava di risaltare nello sfondo. I suoi occhi passavano sulla gente mentre li squadrava in cerca di un simbolo di riconoscimento. Non poteva perdere tempo con i pirati alle calcagna.



    Dadi Junsui | Genin di Oto



     
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    Pensato Saiko


    [Villaggio di Oto, 26 Kiokutsuki]
    Il villaggio era tutto in movimento, dovunque si vedevano persone correre e impacchettare oggetti per fuggire. Shizuka ovviamente pensò alla sua parente nel villaggio, la madre, e Saiko fece lo stesso.

    Hai ragione! Corro ad avvisare i nonni!

    Sicuramente, pensò il giovane, i suoi tutori erano già all'erta a preparare le provviste, ma non sapevano che Saiko fosse tornato e aveva già in mente un piano. Come previsto dal ninja, i campi di allenamento presentavano un minore affollamento, dando direttamente nella foresta, quasi nessuno avrebbe scelto quel tragitto, perché considerato ovviamente più pericoloso e scomodo per trasportare carri. Il giovane salutò l'amica dandosi appuntamento entro un massimo di un'ora di nuovo ai campi di allenamento. Saiko corse a casa, e trovò come previsto oggetti di scarso valore sul pavimento andati in frantumi, sacchi con riso, alcune pentole, acciarini, oggetti per sopravvivere almeno un mese.

    "Nonni!? Quanta roba state preparando, dobbiamo sbrigarci a scappare!"

    I nonni fecero capire al giovane di essere quasi completamente pronti, ma tutta quella roba non era facile da trasportare.

    "Ho un'idea! Useremo il carretto e lo faremo trascinare dai buoi o dai muli. Spero solo che voi riusciate a farlo camminare nei boschi! Attualmente credo che la via più sicura per fuggire sia la foresta dietro i campi di allenamento. Non ho visto persone andare da quel lato e sono passato da lì per rientrare nel villaggio."

    Detto questo Saiko cominciò a caricarsi in spalla alcuni sacchi. Il nonno gli fece i complimenti per lo spirito di iniziativa, denotando quanto il nipote fosse cresciuto.

    "Se solo i tuoi genitori potessero vederti..."

    "Già, se solo..., ma ora non ci sono più e non abbiamo tempo per pensare al passato, parleremo dopo di tutto, ma i pirati stanno arrivando, dobbiamo sbrigarci!"

    Il giovane era sempre più deciso a darsi una sbrigata per scappare. Stava dimenticando nulla? Sembrava di no. Il giovane aveva anche capito perché i nonni avessero buttato tutto a terra, distruggendolo: se i pirati avessero frugato in casa, non avrebbero trovato nulla.
    Trascorsero così circa quarantacinque minuti nel caricare il carro e sistemare i buoi per trascinarlo. Purtroppo i cavalli non erano disponibili, essendo stati rubati nel fragore della fuga di altri. Saiko fece segno ai nonni di appropinquarsi ai campi di allenamento senza di lui e di non fare parola con nessuno di stare andando di là, avrebbero solamente aumentato il traffico. Il giovane si diresse anch'egli ai campi di allenamento ma da una via secondaria, era brutto da fare, ma doveva usare i nonni come esca per controllare se ci fosse qualche ninja nemico nei paraggi. A cinque minuti dall'appuntamento con Shizuka notò in lontananza una figura che sembrava una shinobi, Saiko sfoderò il kama e le si parò avanti. Ad una prima occhiata sembrava una shinobi, mingherlina ma alta sul metro e sessanta, dalla pelle bianca tipica delle risaie.

    Se è un ninja alleato scapperà con noi, altrimenti ..."

    "Chi sei? Cosa ci fai qui? In base alla tua risposta, avrai salva la vita."

    Detto questo Saiko si mise in posizione di guardia. Notò poi con la coda dell'occhio anche un'altra figura, questa volta nota che si dirigeva ai campi: Kurosawa Guren.


     
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    -Parlato Saiko
    -Parlato Miyoko
    -Parlato nonna di Saiko



    Dopo che arrivamo ai campi di addestramento,Saiko ed io attuammo il piano di dividerci per andare ognuno a casa propria per permettere così di avvisare i nostri cari, e portare ovviamente qualche provvista in più per sopravvivere lungo il viaggio che ci aspettava. Arrivai a casa dopo aver percorso alcune scorciatoie, che mi portarono lì in una manciata di minuti. Quando mi ritrovai davanti la porta della mia abitazione,presi la chiave di sicurezza posta sotto il tappetino, e frettolosamente aprì la porta di casa.

    -OH MIO DIO!

    Esclamai alla visione di alcuni oggetti per terra.

    -Che siano già entrati?

    Rimasi immobile per qualche secondo , quando all'improvviso sentì un tonfo. Qualcosa , o per meglio dire, qualcuno si trovava in cucina.Mi avvicinai quatta quatta in cucina, pensando al pericolo imminente. Quando mi affacciai trovai mia madre frugare nella dispensa.

    Pfui!

    Tirai un sospiro di sollievo a quella visione. Feci più attenzione a quello che stava mettendo nei sacchi: Riso e legumi. Accanto a quei sacchi vi erano coperte e quella che poteva essere una tenda,ovviamente chiusa da una corda doppia. Decisamente un'ottima pensata. Mia madre era sì severa, ma al contempo del tutto resposabile e previdente. Si voltò nella mia direzione.

    Shizuka!

    Miyoko disse il mio nome con una voce del tutto rotta. Era scossa.Mi venne incontro e mi abbracciò. Quello fu il suo primo atto materno che compì nei miei confronti. Mia madre non era cattiva, aveva semplicemente dei modi di fare un po' all'antica.Mostrare sentimenti per lei era una debolezza, non si poteva ambire alla perfezione se vi erano in mezzo le emozioni. Con il tempo ho accettato il suo modo di comportarsi, scaturito non solo dal fatto da un'educazione rigida, ma anche dalla morte di mio padre.Quella sensazione calda e affettuosa mi fece sentire al sicuro e felice.Mi scese una lacrima,mentre ricambiavo il suo caloroso abbraccio.

    -Sto bene,mamma. Per fortuna stai bene anche tu. Ho pensato il peggio quando ho visto tutte le nostre cose a terra.

    Lo so, tesoro. Non è da me, ma sono stata colta dal panico.Meglio così...Non voglio che qualcosa cada in mano loro. Ho preso tutto ciò che era indispensabile.Ora è il momento di andare

    A quella sua affermazione annui asciugandomi le lacrime che stavano rigando le mie guance.

    Partiremo con Saiko e i suoi nonni. Spero solo che abbia preso il suo carretto così potremmo caricare la roba. Ci dobbiamo incontrare ai campi di addrestramento.

    Andiamo!Prendi tu i sacchi con le coperte e la tenda, io devo portare questi con le provviste.

    Mi precipitai a prendere i sacchi indicati e uscimmo fuori dalla nostra abitazione.Non mi voltai per guardarla per l'ultima volta, altrimenti sarei crollata in lacrime. In quel momento non potevo decisamente perdere le staffe, dovevo camminare dritto. Magari un giorno ci sarei ritornata.

    [...]

    Dopo alcuni minuti per la strada,quasi vicino al campo di addestramento,incontrammo i nonni del mio coetaneo. Fortuna volle che avessero con loro il carretto su cui magari posare le nostre provviste. Mi rivolsi all'anziana, mentre mi guardavo intorno,cercando di capire dove fosse Saiko.

    Saiko dov'è?

    Oh, cara,Saiko dovrebbe arrivare a breve.Ci ha detto di avviarci al campo

    Ma dove è finito quello scemo?

    Pensai tra me e me , continuando a guardare sia a destra che a sinistra per cercare di capire cosa avesse in mente quello sciocco. Quando ad un certo punto sentì una voce familiare che proveniva dal dentro al campo di addestramento.

    "Chi sei? Cosa ci fai qui? In base alla tua risposta, avrai salva la vita."


    Mi precipitai per aver riconosciuto la voce di Saiko, per vedere in che guaio si fosse cacciato. Quando arrivai lo vidi e successivamente notai una ragazza dalla corporatura esile.

    Saiko! Cosa sta succedendo qui?




    Scheda di Shizuka
    Scuusate il ritardo ragazzi.E scusatemi per il post, spero sia chiaro.
     
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    "Mmh...cosa posso fare? Da solo non ho speranze di lasciare il villaggio incolume, ma se qualcuno...si, potrebbe essere un'idea..."

    Ero concentrato sul da farsi mentre mi dirigevo verso i campi, quando mi venne un pensiero: se incappavo negli invasori mentre attraversavo i campi, di sicuro non sarei riuscito ad uscirne vivo - ma se mi univo ad altri fuggisachi o sopravvissuti forse una speranza di farcela c'era.

    Istintivamente, deviai dal mio percorso e mi diressi verso il campo d'addestramento, fiducioso di poter trovare qualcuno a cui unirmi per fuggire.
    Sempre meglio essere in gruppo che soli, dopotutto - questi pirati sono come dei lupi che fiutano la preda e che, se la trovano, se la sbranano in pochi attimi...
    Ecco, non era proprio una fine che volevo fare.

    [...]

    Fortunatamente, non mi trovavo lontano dal campo, e ci arrivai prima di quanto avevo previsto. Non appena entrai, vidi due shinobi, un ragazzo ed una ragazza - e subito riconobbi la ragazza: era Saiko - la ricordavo dalla battaglia del Golfo, in quanto era scesa sottocoperta con me su quella dannata nave...

    Ripensando a quei momenti, mi venne un brivido sotto pelle...

    Nel mentre che mi passava la sensazione di brivido, la vidi che parlava con l'altro shinobi, ma non ci diedi molto peso - sembrava che si conoscessero da molto tempo.

    "Chi sei? Cosa ci fai qui? In base alla tua risposta, avrai salva la vita."

    "Saiko! Cosa sta succedendo qui?"

    Non sapevo se avvicinarmi o meno a loro; non sapevo come avrebbero reagito...
    Al peggio, mi sarei trovato un kunai conficcato nel collo.
    Alla fine decisi di avvicinarmi al duo, legando il mio coprifronte al braccio destro, sperando in una loro reazione non ostile.

    "Vi potrei chiedere la stessa cosa, magari. Mi presento: sono Kurosawa, ma lasciamo i convenevoli a più tardi magari. Sarà meglio darsi una mossa prima che questi invasori ci piombino addosso!"




     
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    La ragazza albina aveva fatto pochi passi squadrando il campo con gli occhi veloci e frenetici di una lince, cercando qualcuno che potesse aiutarla in quella situazione confusa e piena di caos. La gente mano a mano si faceva sempre meno frequente ed ad un certo punto non vide più nessuno, i campi in terra completamente vuoti. Aveva il volto rivolto verso destra, il collo un po' allungato nella speranza di notare qualcuno , quando notò un'ombra con la coda dell'occhio pararsi davanti a lei. Arrestò il passo e cerco di guardare chi fosse a intralciarle il passaggio, anche se ebbe poco tempo per perdersi in occhiate particolari. Un ragazzo dal volto piuttosto maturo ma decisamente scavato dalla pelle così bianca che sembrava potersi sfaldare le si era piazzato davanti, armato e dall'espressione fredda che la fissava intensamente. I suoi occhi blu intenso le mettevano i brividi, ma ciò che Dadi notò di più furono i capelli bianchi tirati all'indietro, praticamente identici ai suoi. Nonostante fosse in un certo senso una piacevole sorpresa trovare qualcuno che condividesse i suoi strani tratti, doveva preoccuparsi di non venire sgozzata dal kama dell'albino. Dadi indietreggiò di qualche passo, cercando di tenersi a debita distanza dalla lama nera. Non poteva dire che in quel momento non stava sudando freddo, anche perché era stata una cosa talmente improvvisa che si sentiva le braccia paralizzate. Era decisamente una pessima ninja e non poteva in quel momento tentare qualche tecnica, a meno che non si volesse trovare una mano in meno. Quel ragazzo non sembrava decisamente essere un pirata ed anche se non notò subito dove si trovasse il suo coprifronte, dubitava che fosse uno di quei rozzi stranieri. Forse era uno di quei maniaci a cui piace vedere la gente soffrire? Quel suo "in base alla tua risposta" gli sembrava il tipico linguaggio dei serial killer nei libri che leggeva. Molto probabilmente la ragazza aveva davanti a se una di quelle persone che approfittano della confusione per dare sfogo ai propri istinti. Doveva quindi evitare di farlo arrabbiare in qualche modo. Gli occhi color mare di Saiko incontrarono quelli color del cielo di Dadi, il campo visivo di entrambi ristretto a loro due.
    C-calmiamoci! Dadi tenne le mani bene in mostra, involontariamente mostrando la cicatrice del Meiton sul palmo sinistro. Il suo cuore cominciava a battere forte e sentiva il vento freddo congelarle le mani sudate.
    Sono Dadi Junsui, sono una Genin di Oto. Non lo sa che portare così le armi in giro è illegale? Onestamente quell'ultima frase era stata molto improvvisata. Se si trovava davvero davanti ad un serial killer, probabilmente tra poco avrebbe avuto un foro in più da cui respirare. I muscoli completamente irrigiditi di Dadi non ebbero una bella sorpresa quando sentì una voce femminile provenire da dietro il ragazzo albino che lo chiamava, che la fece rabbrividire fino alla punta delle dita. Non che fosse sgraziata o altro, ma in quei momenti di tensione era meglio non far prendere colpi del genere alle persone. Una ragazza dai lunghi capelli argento raccolti in un paio di code si mostrò a loro con un'espressione preoccupata e gli occhi spalancati per quella che sembrava ansia e nervosismo. Quindi quel tizio davanti a lei si chiamava Saiko...un nome che non gli diceva nulla. Era veramente un abitante di Oto? Non aveva mai notato una testa albina girare per il suo negozio che non fosse la sua o quella di suo padre. La ragazza, che era decisamente più in salute di quello che la stava minacciando, sembrava essere stupita quanto lei delle azioni dell'albino. Quella scenetta era stranamente ridicola, se si aveva un forte senso dell'ironia. Vedere tre ragazzi con i capelli bianchi non era decisamente particolare e strano. Forse la volevano invitare a far parte del club degli albini e quello era il rito di iniziazione? Avevano decisamente un pessimo tempismo se era quello il caso. Ad unirsi a quella scena teatrale che avrebbe fatto invidia a qualsiasi drammaturgo del Paese del Suono, fu un'altra figura che Dadi aveva già notato avvicinarsi ma che era stata sostituita per importanza dal kama puntatole sulla gola. A fare contrasto a quelle teste innevate, un ragazzo un po più alto di lei che aveva i capelli e gli occhi nerissimi li approcciò, chiedendo anche a loro perché la stessero minacciando e di sbrigarsi. Il suo occhio sinistro era coperto da un lungo ciuffo nero e spettinato e i suoi tratti definiti gli davano un'aria stranamente matura, per quanto il suo viso fosse giovane. Il fatto che la pupilla si confondesse con l'iride nera davano un'aria intensa al suo sguardo, anche se sembrava particolarmente di fretta in quel momento. Un'affermazione a cui Dadi non poteva sostenere, visto che gli sarebbe piaciuto non avere più un'arma puntata sul collo.
    Dovremmo decisamente andarcene. Chi siete voi piuttosto? Dove state andando? L'albina fece qualche passò all'indietro per accostarsi a Kurosawa, che sembrava essere il più sano di mente nel gruppo, mentre puntava la domanda alla coppia di ragazzi che sembravano conoscersi. Forse erano fidanzati, oppure erano semplicemente una coppia di serial killer dai capelli bianchi. In ogni caso il ragazzo dai capelli corvini aveva ragione: non potevano perdere molto tempo per parlare.



    Dadi Junsui | Genin di Oto



     
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    [Villaggio di Oto, 26 Kiokutsuki]
    Saiko era notevolmente agitato dalla situazione, voleva sbrigarsi ma aveva davanti a sè due ninja che inizialmente non conosceva. Al sentire pronunciare "Kurosawa" però gli venne in mente di aver già sentito quel nome: erano in missione insieme al golfo delle Sirene. L'altra ragazza inoltre si presentò, Dadi, giovane genin di Oto, la quale tentò di dare una lezione di legislazione ninja a Saiko.

    "So bene che le armi non possono essere portate così liberamente in città, ma data la situazione attuale, non ho avuto modo di depositarle."

    I due giovani innanzi a lui e alla sua amica Shizuka erano evidentemente ninja di Oto. Saiko si sentì sollevato di quella visione. I nonni alle sue spalle però erano ancora agitati, e non sembravano riuscire a calmarsi. Il giovane Otoano abbassò la sua arma e si voltò indicando ai suoi parenti di conoscere almeno una di quelle due facce.

    "Nonni, Miyoko, quel ninja coi capelli neri è un nostro alleato, potete stare tranquilli."

    Il chuunin, sembrò rilassarsi di morale, aveva forse trovato altri compagni in fuga?
    Saiko si chinò in segno di scusa verso i due ninja appena incontrati.

    "Vi chiedo scusa, mi sono fatto trascinare dagli eventi. Siete anche voi in fuga?"

    Saiko sperava che i due volessero unirsi a loro, per poter andare verso un altro villaggio, dove la minaccia dei pirati non fosse ancora arrivata. I due sembravano non avere portato con sé molte cose, per cui unirsi ad un gruppo con buone risorse per partire sembrava a Saiko una buona idea, sperando che anche loro la pensassero allo stesso modo. Non c'era però molta fretta per discutere, per cui il giovane otoano, senza tanti fronzoli si rialzò a fece ai due ninja la proposta che aveva in mente.

    "Se siete come noi in fuga, verso altre mete, pensiamo di dirigerci verso Iwa passando attraverso le foreste. Credo che sia buona idea evitare le vie principali e sono sicuro che il nonno conosca bene questi boschi per portarci il carretto senza troppa fatica. Per cui, vorreste unirvi a noi? Non credo abbiate con voi molte cose e da soli non so quanto dureremmo, per cui più siamo, meglio è. Siete con noi?

    Saiko si strinse in petto per aver annunciato il suo piano così impetuosamente, ma nella sua testa sapeva bene che un po' di aiuto in più non poteva guastare, soprattutto considerando dalla grande mole di nemici da cui stavano fuggendo, per poi rifugiarsi ad Iwa, un paese che per il momento sembrava essere fuori dalla battaglia.





    Scusate per l'enorme ritardo!!!
     
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    "Mi sembrava di riconoscere la tua voce, Saiko - eravamo in missione insieme al golfo delle Sirene.
    In ogni caso, concordo con te - da soli siamo facili prede, ed Iwa sembra il luogo migliore verso cui andare. Io stesso non ho trovato migliori alternative, per cui sono con voi. E sarà meglio muoversi prima che ci trovino!"


    Il piano di Saiko, per me, era un'ottima soluzione - il mio piano originale di dirigermi a nord verso Kumo non era più fattibile, ed Iwa non era distante da Oto, per cui la soluzione era piuttosto fattibile. E data la mole di nemici, passare per strade secondarie ed attraverso le foreste era il metodo migliore per evitare il maggior numero di nemici possibile.

    "Nel caso tuo nonno dovesse aver bisogno di aiuto per il carretto, sono ben disponibile a mettermi a sua disposizione - se si dovesse ritenere necessario." - dissi mentre, osservando i nonni di Saiko, rivolsi loro un inchino in segno di rispetto.

    Poi mi girai verso la vicina genin, Dadi Junsui, squadrandola da cima a fondo.

    "Anche se hai ragione, nella nostra attuale situazione è bene sempre tenere una mano sulla propria arma. Non sai mai chi o cosa ti troverai davanti... - nel frattempo mi girai verso gli altri.

    "Allora, ci muoviamo?"






    Edited by Zyliath - 9/1/2019, 17:47
     
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    -Parlato Kurosawa




    -Ah!

    Furono le uniche sillabe che uscirono dalla mia bocca,data la situazione assurda che si era venuta a creare. Di sguincio,notai anche la presenza di un'altra persona, il cui viso mi sembrava abbastanza familiare.I miei dubbi si sciolsero qualche secondo dopo.


    "Vi potrei chiedere la stessa cosa, magari. Mi presento: sono Kurosawa, ma lasciamo i convenevoli a più tardi magari. Sarà meglio darsi una mossa prima che questi invasori ci piombino addosso!"

    -"Kurosawa!"

    Pensai guardando attentamente prima il suo viso e il suo corpo tonico.Faceva parte del nostro team in quella missione in cui Kara-san, perse la vita.

    -"Kara..."

    Ricordo ancora la sua espressione in punto di morte, prima che la sua anima abbandonasse le sue spoglie mortali. I miei occhi a quel pensiero si umidificarono,ma non era il momento di crollare emotivamente. No. Tra l'altro difronte a degli sconosciuti. Mi portai l'indice destro all'altezza delle narici ,e successivamente tirai su con il naso, in maniera tale da bloccare il pianto. Cercai di distrarmi, volgendo il mio sguardo ancora una volta sul viso candido della ragazza difronte al mio amico. La scrutai attentamente: Era visibilmente spaventata dalla situazione e da Saiko.


    -C-calmiamoci!


    A quelle parole non ero di certo indifferente, si vedeva che la ragazza non era di certo un malvivente pronto ad assalirci.

    Sono Dadi Junsui, sono una Genin di Oto. Non lo sa che portare così le armi in giro è illegale?

    "So bene che le armi non possono essere portate così liberamente in città, ma data la situazione attuale, non ho avuto modo di depositarle."

    Dopo quel breve scambio di parole, mi avvicinai al mio amico di sempre , e gli appoggiai la mia mano destra sulla sua spalla sinistra, tranquillizzandolo ulteriormente.

    -Io sono Shizuka Guren. Chunin di Oto.Piacere

    Mi presentai, indicando con un breve gesto con la mano sinistra il mio coprifronte legato al mio collo, rivolgendole un lieve sorriso , in maniera tale che si sentisse a suo agio, nonostante la scenetta traumatica di Saiko con il Kama.


    "Nonni, Miyoko, quel ninja coi capelli neri è un nostro alleato, potete stare tranquilli."

    -Ehi,ragazzino.Per te sono Signora Miyoko.

    Lo bacchettò immediatamente mia madre, sentendo il mio migliore amico non rispettare gli onorifici . Ma le sue parole non colpirono Saiko, ormai dopo tanti anni di rimproveri,anche lui come me era abituato ai modi severi di mia madre riguardo l'educazione. Tolsi la mano destra dalla spalla di Saiko e stetti in silenzio, mentre ascoltavo attentamente lo scambio di parole tra i miei tre coetanei.


    -"E' importante essere uniti in questo momento"

    Fu l'unica cosa a cui pensai ,mentre guardavo uno per uno.Il nostro paese stava per essere ridotto in cumulo di macerie e misera, per via dell'arrivo di quei rozzi esseri, avidi di potere e soldi. Dopo di ciò feci cenno a Miyoko, mia madre, e ai nonni di Saiko di iniziare la nostra marcia. Prima di incamminarmi, mi voltai indietro ancora una volta, per dare l'ultimo sguardo al villaggio , ormai deserto.

    "Allora, ci muoviamo?"

    -Si

    Risposi prontamente alla domanda di Kurosawa, per poi incamminarmi insieme agli altri verso la foresta




    Ragazzi, vi chiedo ancora scusa per il troppo tempo perso per scrivere, per poi scrivere queste 4 cose.Dai che siamo in viaggio!!! xD
     
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    L'albina era rimasta in guardia, anche dopo la risposta del ragazzo armato e il discorso di Kurosawa sulla saggezza di portarsi dietro delle armi. Dadi non poteva negare di essere d'accordo con lui ma lo guardò comunque con un'espressione scioccata. Non aveva visto quel tipo puntargli un arma sul collo? A lei sembrava più che naturale agire con sospetto rispetto a chi un secondo prima ti stava minacciando. Forse non era abbastanza matura da dimenticare subito i torti subiti come un'adulta, ma riteneva che tutta la cautela possibile fosse necessaria per sopravvivere in quella situazione. Dal loro dialogo successivo capì come i due si conosceva ed avevano anche combattuto insieme dove anche lei era stata qualche tempo prima. Non aveva combattuto sul Golfo delle Sirene , aveva solo fatto il suo esame Genin, in un certo senso fortunatamente perché quella battaglia era stata riconosciuta da tutti come un fallimento.
    Guardando dietro Saiko notò solo ora la presenza di un carretto trainato da due grossi animali con di sopra due anziani e una donna di mezza età che li guardavano preoccupati e sgomenti. Dadi li aveva ignorati sia per il suo concentrarsi sulla kama dell'albino sia perché li aveva scambiati per paesani in fuga. Il ninja li aveva rassicurati, dicendo che il ragazzo scuro era loro alleato, implicando in un certo senso che non fosse ancora sicuro di Dadi che per tutta risposta portò lentamente la mano verso il taschino dove teneva il kunai, sfiorando la pelle fredda e morbida. Non credeva sarebbe stato necessario usarlo, ma essere pronti per qualsiasi sviluppo era una buona regola per i ninja. Saiko all'improvviso si inchinò, chiedendo scusa per la sua veemenza per poi proporre sia a lei che a Kurosawa di salire con loro su quel mezzo di trasporto, destinazione Iwa. L'albino ricordò a Dadi che tutte le sue provviste erano state perdute assieme ai suoi genitori e con se aveva solo pochissime cose che in pratica aveva già addosso: il coprifronte, un po' di soldi, un tonico che aveva comprato in farmacia ed il suo unico kunai che aveva utilizzato solo in allenamento. Era veramente sconcertante come si fossero fatti carico di tutto mentre lei correva via e realizzò che probabilmente era riuscita a scappare appunto scivolando tra la folla. Conobbe anche il nome della ragazza coi capelli argento, che si rivelò essere in qualche modo parente di Kurosawa visto che appartenevano allo stesso clan. Questa sembrava avere la faccia un po' rossa e si asciugò il naso, sorridendole. Dadi strinse silenziosamente il pugno che prima aveva sfiorato il suo porta armi, la mano sinistra che diventava rossa nelle nocche e sul palmo in contrasto alla candidezza della pelle della giovane, mentre Kurosawa si proponeva per aiutare i nonni del Chonin a trainare il carretto. Li guardava con confusione, con rabbia, in un certo senso con disprezzo. Come facevano ad essere così calmi in quella situazione? Forse perché alla fin fine loro si stavano portando tutti un pezzo della loro famiglia, oppure non glie ne fregava particolarmente? Dadi sapeva benissimo che non ce l'avrebbe mai fatta da sola e che molto probabilmente quei tre ninja erano più esperti di lei. Però non riusciva a non pensare di essere ancora di più un peso in quella situazione. Prima aveva abbandonato i genitori e i civili, ora se ne saliva su di un carretto approfittando e consumando le provviste degli altri? Era una cosa che non era da lei e si odiava per essere finita in una situazione in cui non aveva altra scelta. Bella carriera da ninja, neanche una missione e già doveva chiedere l'elemosina agli altri. Li avrebbe seguiti, certo, non è che potesse andare in un altro villaggio da sola. Iwa non la conosceva affatto, non c'era mai stata e non aveva mai neppure sentito un racconto particolare o visto una fotografia del villaggio. Gli unici ninja del Villaggio della Roccia che avesse mai incontrato erano stati quei Jonin e Chonin che aveva intravisto sul campo di battaglia durante il suo esame. Se non ricordava male, pure il suo esaminatore era un ninja di Iwa. Andare a vivere in un altro villaggio la spaventava parecchio, più che altro perché aveva timore di non essere accettata. Era già strano girare per Oto con quell'aspetto da fiocco di neve che si ritrovava e di sicuro le persone di Iwa sarebbero state diverse. E se non li avessero accettati? E se li avessero mandati via? Non aveva idea di dove andare e l'unico villaggio di cui conosceva più o meno la posizione era Konoha, ma anche lì chissà cosa sarebbe successo se fosse andata da sola. Le conveniva andare con loro e per quanto pensasse in cuor suo che fosse sbagliato, non le rimaneva che accettare e seguire quello sgangherato mezzo di trasporto.
    S-scusatemi per la diffidenza, forse abbiamo avuto una cattiva prima impressione. Disse al gruppo prima di cominciare a camminare, con aria pentita guardando Saiko un po' farfugliando le ultime parole, facendo un veloce inchino. Guardò poi le persone sopra il carretto, considerando di presentarsi anche con loro molto velocemente. Il mio nome è Dadi Junsui, molto piacere. Mi dispiace che dobbiate trasportare anche me in questo modo, ma vi sarò sempre grata. Grazie mille. Dadi aveva abbassato il capo di nuovo, questa volta avvicinandolo di più al terreno, in segno di rispetto per i più anziani. Si sentiva sinceramente fuori posto in quel gruppo e voleva perlomeno apparire grata ed educata.
    Non sono molto utile ma terrò il passo, non vi preoccupate. Terminò accennando un flebile sorriso, mentre si grattava la testa con la mano. In effetti Dadi in quel momento non aveva molto che la potesse far spiccare rispetto agli altri. Magari nella sua classe aveva il controllo del chakra maggiore ed era in grado di fare i jutsu base, ma rispetto a due Chonin ed un Genin del clan Guren non è che lei fosse così particolare. Guardò sconsolata il simbolo che aveva nella sua mano, come un talismano magico inattivo da sempre.
    Andiamo, andiamo. Ripeté quella parola mentre guardava Oto un'altra volta, la sua vista coperta dagli alberi mentre camminava all'indietro verso la foresta. Che tristezza infinita dover abbandonare casa propria, pensò la ragazza. I suoi occhi si bagnarono di lacrime che volevano uscire, ma non poteva in quel momento. Non poteva sembrare di essere debole ora, in quell'istante. Si girò verso la foresta, seguendo gli altri tre ninja e il carretto dei parenti di Saiko. In cuor suo espresse un desiderio, sempre che potesse esistere qualcuno in grado di esaudirlo. Di poter rivedere Oto libera un giorno, il negozio dei suoi genitori aperto come sempre e i bambini che giocavano in mezzo alle risaie. Dadi sarebbe diventata la migliore, l'aveva ripetuto anche davanti agli studenti al Golfo delle Sirene. Sapeva perché diventarlo però, visto che prima non aveva idea del perché seguire quella strada. Lo avrebbe fatto per casa sua, per il Villaggio del Suono e per tutti i suoi abitanti. Era una promessa forse stupida ed infantile, ma per una senza talento come Dadi bastava.



    Dadi Junsui | Genin di Oto



     
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    Pensato Saiko


    [Villaggio di Oto, 26 Kiokutsuki]
    Le vicende che seguirono le scuse di Saiko furono molto rassicuranti. Dadi si presentò inchinandosi rispettosamente ai più anziani, mentre invece il giovane Chunin si sentì in un certo modo imbarazzato per le sue azioni: minacciare qualcuno che neanche conosci in effetti non è normale, ma in cuor suo sapeva che in quel momento doveva stare attento a chiunque. Notò qualcosa di strano negli occhi di Dadi, forse un disagio, come biasimarla in effetti, poco prima era minacciata da un kama, e ora si univa al gruppo per partire. Kurosawa invece non vedeva l'ora di partire, in effetti dovevano sbrigarsi ad andarsene. Saiko fece un segno ai nonni di incamminarsi col carretto, Dadi sembrò essere vicino a loro e lo stesso Kurosawa. Il giovane Chunin tirò a sé l'amica Shizuka, stringendola per mano.

    "Diamo un'ultima occhiata al nostro amato villaggio. Per un lungo tempo non potremo vederlo più, almeno finché non sarà liberato.

    L'otoano prese una pausa, uno sguardo sconsolato prese possesso del suo volto. Era stato in missione al golfo delle sirene, ma aveva fallito, tutti avevano fallito, i pirati avevano vinto su ogni fronte, molte vite erano state perse in modo futile, come quella di Kara; Saiko si era ripromesso in punto di fuggire di vendicarla e ora si stava giurando di liberare Oto, in un modo o nell'altro, se anche ci avesse rimesso la vita nel farlo.

    "Ti giuro farò di tutto per liberare questi posti: un giorno potrai rivedere il parco dove ci siamo conosciuti, l'albero sotto cui abbiamo mangiato un bel gelato e l'accademia. Un giorno il villaggio di Oto avrà di nuovo delle giovani leve, spero che non debba più accadere qualcosa del genere in futuro.

    Guardò verso i campi di addestramento, alzò lo sguardo al cielo e allungò una mano verso il sole. Erano ormai quasi le 7 del mattino e dovevano sbrigarsi. Abbassò il tono di voce.

    "Ho deciso, diventerò un cacciatore di taglie!"

    Saiko mirò verso lo sguardo dell'amica, per poi girarsi e incamminarsi verso la foresta. Il suo cuore non era quieto, al contrario vi era una tempesta, avrebbe voluto piangere e urlare: il suo dolore ora veniva da molte cose, non solo la missione fallita, ma anche ora abbandonare il villaggio dove è cresciuto, dove è la terra dei nonni, dove è la tomba dei suoi genitori, dove ha lanciato il primo shuriken, dove ha imparato le arti ninja; ora cosa avrebbe trovato andando a Iwa? Non lo sapeva, era molto dubbioso della sua scelta, ma non poteva restare a combattere, ad Oto non erano rimasti molti ninja e l'ordine generale era diventato "Si salvi chi può".
    Dava ormai le spalle al villaggio, ma sapeva in cuor suo che ci sarebbe tornato, lo avrebbe rivisto un giorno, lo avrebbe liberato.
    Accellerò il passo per avvicinarsi al carretto.

    "Per un po' dovremmo andare più veloci possibili. Se ricordo bene dovrebbe esserci un fiumiciattolo lunga la via e usciti dalla foresta dovrebbe volerci qualche giorno per arrivare ad Iwa. Prestiamo attenzione a dove andiamo e a chi incontriamo.

    [Foresta del villaggio di Oto, 27 Kiokutsuki, intorno le 15.00]

    Il viaggio sembrava proseguire bene, non avevano incontrato ancora nessuno e la direzione che seguivano era quella giusta. Chissà se ad Iwa li avrebbero accettati e li avrebbero fatti entrare senza problemi. Saiko cercò di intavolare una conversazione con i ragazzi con cui si trovava, cominciò col presentarsi.

    "Forse ieri non è stato il miglior modo di conoscersi; il mio nome è Saiko Kirin, ninja di Oto, neo promosso a Chunin. Questi sono i miei nonni, che mi hanno cresciuto.

    Sperava così di poter passare il tempo fino al villaggio a parlare di cose utili. Dopo circa un'ora in lontananza si sentirono voci e urla. Saiko fece segnò al carretto di fermarsi e notò che il gergo usato non era da abitanti del villaggio o ninja, era una lingua volgare e piena di torpiloqui. L'otoano sussurrò.

    "Ragazzi vorrei vedere cosa succede, siete d'accordo ad accompagnarmi?"

    Saiko avrebbe voluto compagnia per attaccare quelli che sembravano pirati e magari liberare qualche altro paesano, qualora fosse stato ancora vivo.
    Il giovane senza attendere risposta però, si avviò e si nascose in un cespuglio. Notò una gabbia chiusa e tre o forse quattro pirati, da dove si trovava non riusciva a vedere bene, ma poi vide nella gabbia schizzi di sangue, che potevano indicare violenza o morte. Si sentì ribollire il sangue e si lanciò alla carica col kama tra le mani. A sangue freddo riuscì ad uccidere un pirata che sembrava sorpreso con un fendente dall'alto verso il basso, prima di sferrare un calcio ad un altro e metterlo al tappeto. Gli altri due sembravano sorpresi della scelta e cominciarono ad inseguire il giovane che fece lo stesso andandogli incontro. Questi due pirati sembravano più forti degli altri e Saiko cercò di resistere agli attacchi in attesa di un eventuale rinforzo.

    "Ragazzi sbrigatevi! Ho fatto una cazzata."


    Edited by |Omnimon| - 16/1/2019, 15:16
     
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    || Kurosawa Guren || - || Suiden no naka ni kakusa reta suishō || -

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    Dopo aver guardato un'ultima volta il villaggio che mi aveva dato i natali, che mi aveva cresciuto ed addestrato per diventare un ninja, per l'ultima volta, io - insieme a Shizuka, Dadi, Saiko e i nonni di quest'ultima - ci incamminammo in direzione di Iwa.

    "Per un po' dovremmo andare più veloci possibili. Se ricordo bene dovrebbe esserci un fiumiciattolo lunga la via e usciti dalla foresta dovrebbe volerci qualche giorno per arrivare ad Iwa. Prestiamo attenzione a dove andiamo e a chi incontriamo." - disse Saiko mentre ci apprestavamo ad entrare nella foresta.

    [...]

    Eravamo in viaggio da diverse ore ormai. Con Oto alle spalle, gli alberi erano quello che ci circondava. Il giorno precedente non era stato proprio il momento migliore per conoscersi dato il momento e, tanto per rompere il ghiaccio, proprio Saiko cominciò a discorrere.

    "Forse ieri non è stato il miglior modo di conoscersi; il mio nome è Saiko Kirin, ninja di Oto, neo promosso a Chunin. Questi sono i miei nonni, che mi hanno cresciuto."

    "Mi ri-presento anch'io: Kurosawa Guren, genin di Oto nonchè membro del clan Guren - o almeno, di quello che ne può rimanere dopo tutto questo."

    Durante il tragitto, vidi Saiko che fece cenno al gruppo di fermarsi. In lontananza, si sentirono voci con aggiunti torpiloqui e, in generale, un gergo volgare chiaramente non utilizzato da abitanti, benchè meno da ninja - probabilmente erano pirati.

    "Ragazzi vorrei vedere cosa succede, siete d'accordo ad accompagnarmi?" - sussurrò Saiko al gruppo

    "Saiko, io vengo con te. Dadi, Shizuka, rimanete qui a guardia. Se vedete qualche ombra sospetta, piantategli un kunai nello stomaco, intesi?"

    Saiko si diresse verso il rumore, per poi nascondersi in un cespuglio vicino, ed io lo seguii. Dalla mia posizione, si intravedevano tre o quattro pirati, forse - e una gabbia chiusa nelle vicinanze, da cui proveniva un'odore acre di sangue e morte - un odore a me familiare.

    All'improvviso, vidi Saiko scattare contro i primi due pirati, che andarono KO in pochi secondi, ma gli altri due cominciarono ad inseguirlo. Anche se resisteva agli attacchi, sapevo che non sarebbe durato per molto.

    "Saiko! Che cazzo fai, così ti fai accoppare!"

    Fu allora che, uscendo dal cespuglio, scattai in maniera felina verso i due pirati: essendo distratti da Saiko, non riuscirono a vedermi subito, e decisi di farli focalizzare su di me invece che su Saiko, rimanendo nel frattempo freddo e calcolatore: infatti, avevo già un piano in mente.

    "Ehi, pirati da strapazzo, perchè non provate ad attaccare ME invece che il mio compagno? Oppure fate i gradassi quando siete in superiorità numerica, eh?"

    Con la mano destra, feci loro cenno di attaccarmi.
    I due si voltarono verso di me e, senza dire quasi nulla, si gettarono all'attacco come due bestie rabbiose - esattamente come avevo previsto.

    "Poveri sciocchi...avete abboccato come degli stupidi..."

    "Doton: Arijikoku no Jutsu."

    Fu così che caddero dritti nella mia trappola: unendo le mani, concentrai il chakra mescolato all' elemento Doton nei palmi, per poi colpire violentemente il terreno. Sotto i due pirati, si formò una voragine conica profonda diversi metri che li inghiottì all'istante, per poi richiudersi sopra di loro senza lasciargli l'aria per respirare. Praticamente, li avevo seppelliti vivi. Non che me ne pentissi - se fossero sfuggiti, ce ne saremmo ritrovati molti di più contro.

    Mi avvicinai a Saiko per controllare che stesse bene e che non fosse ferito.

    "Meno male che ero all'erta, altrimenti quei due ti avrebbero certamente fatto a fettine. Tutto a posto?"






    Edited by Zyliath - 25/1/2019, 12:08
     
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