Infermeria Ken Fudo

x Roy

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    Colui che è e si spera sarà

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    La Disfatta nel Mare delle Sirene costrinse i ninja di tutto il settore e non solo ad una rapida e brutale ritirata, senza più nessuno ad ostacolarli i Pirati, gli Schiavisti e i Ninja di Yu invasero il Continente Orientale conquistando e depredando tutto quello che trovarono sulla loro strada, dando loro poco margine di manovra, nessuna cittadina o villaggio erano luoghi sicuri dove potersi riorganizzare e così tutte le forze sopravvissute a quel massacro furono convogliate ai confini del Villaggio della Foglia e del Villaggio della Nebbia, mentre i feriti vennero convogliati proprio a quest'ultimo, da tempo rinomato per le sue strutture mediche e sanitarie. Quello che gli attendenti e i portantini si videro arrivare quella nefasta mattina fu uno squarcio dell'inferno, tutti coloro che erano riusciti a sopravvivere o che erano stati trasportati con marce stressanti inseguiti senza sosta da assassini senza scrupoli, tanti avevano perso la vita in quel disperato viaggio verso la salvezza, pochi avrebbero ricordato i loro nomi, forse solo i cari che li avrebbero invano aspettati negli anni a venire; tra quei fortunati che ce l'avevano fatta c'era un giovane Genin di nome Ken Fudo che era stato trasportato per tutto il tragitto in completo stato di incoscienza da un ninja medico che lo aveva trovato al campo base, aveva scommesso sul fatto che il ragazzo potesse sopravvivere nonostante il sangue perso e aveva deciso di prendersene cura fino alla fine. Il fiume di arrivi investì l'ospedale di Kiri travolgendolo senza riserve, ogni medico disponibile fu allertato, ogni infermiere fu mobilitato e ogni stanza, stanzino o perfino lettino fu adibito per accogliere i feriti dando la priorità ai casi più gravi che vennero subito accolti e trattati al meglio, il ragazzo per sua fortuna non fu tra quelli, dato che la sua emorragia era stata già arrestata diversi giorni prima dal suo angelo custode che si era assicurato di fare il possibile per allungargli la vita:

    "Il ragazzo dovrebbe essere fuori pericolo, ho fermato l'emorragia al meglio che ho potuto, certo bisognerà senza dubbio pulire il moncherino, ma per lo meno vivrà"

    Il Chunin parlò direttamente con l'infermiere a cui affidò il giovane prima di prestare soccorso ed assistenza ad altri feriti, per quanto non fosse il suo villaggio sapeva che nessuno gli avrebbe impedito di aiutare date le circostanze, poi però prima di mettersi a lavoro si girò un'ultima volta verso il ragazzo e si mise a ridere, si era preso cura per giorni di una persona mettendo a rischio la sua stessa vita e nemmeno ne conosceva il nome, non era forse quella la migliora definizione e dimostrazione di cosa volesse dire essere un ninja?


    Eccoci qua Roy90, il tuo pg è incosciente per questa prima parte, decidi te quindi come gestirla :rosa:


    Edited by Stompo - 1/11/2018, 23:10
     
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    La battaglia era nel vivo e noi venimmo inviati a prendere il controllo di una delle navi pirata, era in quella particolare situazione che accadde l'irreparabile. Sfondai la porta che dava alla cabina del capitano e, noncurante del pericolo, mi scagliai imprudentemente verso l'unico nemico che potevo vedere. Fu mentre il mio calcio stava per andare a segno che l'individuo innescò la tremenda esplosione che rovinò tutto. La mia imprudenza quel giorno fu qualcosa di davvero imperdonabile, che resterà certamente impressa nella mia memoria come monito per il futuro. Non fui infatti solo io a rischiare addirittura la vita quel giorno, ma tutti quelli che erano con me e non solo, si trovarono ad un passo dalla morte, anzi, una, la nostra leader, abbandonò per sempre questo mondo forse proprio a causa della mia inadeguatezza. Per quanta forza avevo potuto dimostrare contro i pirati, non era nulla più di uno stolto esagitato difronte ad un misero giochetto d'astuzia. Era quantomai evidente che la strada di fronte a me era ancora lunga e irta di difficoltà. I momenti più intensi però, quelli che mi portarono a comprendere sul serio ciò che era accaduto si susseguirono sporadici dopo il grande BOOOM che mi costrinse ad un sonno forzato privo di sogni, l'ultima cosa che videro i miei occhi fu Kara che si accasciava a terra chiedendoci scusa. Scusa per cosa poi, ero io che avevo causato tutto quello, aveva decisamente ragione il mio compagno d'armi ad avercela così tanto con me, volevo parlare, gridare, sfogare la mia rabbia e frustrazione, ma non ne fui in grado. Il buio scese prepotentemente su di me!

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    Lo sballottolio si faceva sempre maggiore, lentamente gli occhi sembravano volersi riaprire seppur a fatica, una pressante e poderosa luce li costringeva però a restare quasi completamente serrati. Vivevo si, ma in un mondo di ombre sfocate che saettavano intorno a me noncuranti dei miei sforzi tornare a muovermi, sforzi quantomai vani. Non fui capace di muovere nemmeno un muscolo, non avvertivo alcuno stimolo provenire dal mio corpo, solo un inspiegabile e misterioso nulla faceva da contorno a quel mio limbo tra vita e morte.

    Dove sono? Perchè non riesco a muovermi?... Sono ancora vivo?

    Domande su domande si facevano strada nella mia mente ed il dubbio se quella vita strappata fosse realmente meritata era sempre più pressante.

    Varrà davvero la pena continuare a combattere? Se muoio non potrò causare più problemi a nessuno...

    Così, in quello stato di rassegnazione e pentimento, scivolai nuovamente nell'oblio mentre una delle tante ombre si faceva sempre più grande sopra di me.

    -------------------------------------------------------------------------------------------------

    Ancora una volta i miei sensi tornarono parzialmente a dare piccoli segni di reazione, il medesimo mondo di luce si palesò attraversò le due piccole fessure che mi facevano da occhi, l'unica cosa che mi pareva di percepire era un ritmico ed armonioso dondolio che mi accompagnava in quel calvario.

    Non sono ancora morto? Che Dio voglia proprio darmi una seconda occasione? O nemmeno all'altro mondo vogliono uno scarto inutile come me?

    Fu quello il pensiero che mi accompagnò per quel breve momento di "risveglio", sempre che così si potesse definire. Ero lì, inerme, ignaro di qualsivoglia notizia su cosa fosse accaduto, impossibilitato nel fare alcunchè se non nell'essere condannato a sopravvivere nella consapevolezza di aver perso una gamba nonchè di aver visto morire un ninja tanto esperto come lo era Kara, solo per aver dovuto salvare uno stupido neo Genin mai conosciuto prima. Proprio quell'ultima consapevolezza lasciò penetrare un piccolo tarlo nella mia mente.

    Che questa mia vita debba andare avanti per onorare il sacrificio del grande Shinobi che si è sacrificato per salvarmi? E' forse in suo nome che dovrei vivere e diventare un ninja degno di questo titolo?



    Così caddi nuovamente in quel sonno che sembrava non cessare mai, ancora ignaro di quelle che potevano essere le mie reali condizioni nonchè il del luogo in cui effettivamente mi trovassi.

     
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    Le ore passarono lente, i casi più gravi vennero via via gestiti e smaltiti al meglio, mentre coloro che non erano in immediato pericolo di vita vennero accomodati in delle sale di attesa provvisorie dove un flusso continuo di infermieri prendevano persone e le portavano a completare le cure, mai quell'ospedale aveva dovuto far fronte ad un così grande bisogno di assistenza, ma quello era una delle tante cose che la guerra aveva creato e le cose potevano solo peggiorare. Quando arrivò il suo turno il giovane Ken era in un limbo tra la coscienza e l'incoscienza, aveva intravisto nei suoi momento di veglia tutte le persone sofferenti che come lui erano in cerca di aiuto, chissà come o cosa gli sarebbero sembrati, con tutto il sangue che aveva perso era un miracolo che non fosse già passato dall'altra parte, forse la sua voglia di vivere era più forte di tutto il resto, solo lui poteva saperlo. Al momento propizio in ogni caso due infermiere entrarono nella stanza sotto gli occhi sofferenti degli altri occupanti, lo misero su di un lettino con delicatezza e lo portarono lungo il corridoio centrale, ormai ridotto di dimensioni per via di tutti i giacigli e letti di fortuna messi in mezzo dove altre persone erano state adagiate pur di non lasciarle per terra:

    "Chi abbiamo adesso?"

    Il medico all'interno della stanza appariva visibilmente provato, aveva dormito a malapena qualche ora e non aveva avuto nemmeno il tempo di bere un sorso d'acqua o di andare in bagno, aspettava semplicemente fermo in piedi al centro dell'ambiente in attesa che gli attendenti portassero il successivo paziente, maledendo ogni secondo che passava quella guerra che dal suo punto di vista già troppo era durata:

    "Genin di Hekisui, ha perso completamente la gamba destra, probabilmente in seguito ad un'esplosione a giudicare da quanto sia frastagliato ed irregolare il moncherino, è riuscito a sopravvivere solo grazie ad un collega che lo ha stabilizzato sul campo e portato in spalla fin qui dal Mare delle Sirene"

    Sebbene fossero passati pochi giorni da quell'evento tutti in tutti il continente ninja sapevano cosa fosse successo in quella spiaggia, anche solo pronunciare quel nome faceva venire a chiunque lo ascoltasse un brivido tetro lungo la schiena, ormai gli invasori erano entrati nelle terre emerse, quanto ci avrebbero messo ad attaccare anche Kiri? L'uomo annuì debolmente e si avvicinò al corpo esanime del ragazzo:

    "Va bene va bene, portatemi gli strumenti per ripulirgli quello che gli è rimasto, al momento non abbiano protesi disponibili per lui ma per lo meno potrà camminare con le stampelle senza il rischio di infezioni..."

    Gli infermieri si mossero ancor prima che il dottore potesse finire la frase e mentre loro portarono a termine il compito che gli era stato affidato Ken era stato già preparato al meglio dal medico che gli aveva rimosso tagliandoli quello che restava dei pantaloni, così che potesse operare in tutta sicurezza:

    "Bene, dategli subito una bella dose di morfina per evitare che si svegli nel mentre e per sicurezza tenetemelo ben fermo..."

    La precauzione era purtroppo necessaria data l'ormai completa mancanza di barelle specializzate per tali pratiche, il ragazzo infatti era stato messo su di un brandina vecchia e malandata abbastanza bassa, ma del resto chi poteva biasimarli, erano stati i più feriti più gravi ad aver beneficiato delle migliori attrezzature, loro per primi avevano bisogno del meglio che quell'ospedale avesse da offrire, gli altri sarebbero probabilmente sopravvissuti in un modo o nell'altro.

    Post numero due, anche qui poca coscienza ma molto cuore, a te :rosa:
     
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    Il tempo trascorreva rapido come non mai ai miei occhi, che si limitavano a semplici e rari attimi di osservazione seppur lentamente si facessero via via più frequenti. Quantomeno potei rendermi conto di trovarmi in un ospedale, uno di quelli decisamente strapieni per giunta. Due o tre volte ebbi modo di dare una rapida occhiata alle brandine di fortuna tirate su, o ai volti segnati dal dolore dei miei compagni di sventure, prima di cedere nuovamente alla debolezza. Dovevo essere proprio ridotto male, ed infondo era comprensibile, potevo ricordare benissimo che la gamba destra mi era stata portata via. Il pensiero di dover rendere onore a Kara mi tornò quindi prepotente al centro dei pensieri.

    Come riuscirò nel mio intento in questo stato? Ti prego dammi la forza per andare avanti!


    Non ero certo nemmeno io del destinatario di quella preghiera, ma chiunque fosse stato speravo mi avrebbe aiutato in un modo o nell'altro e forse fu proprio così, visto che restai in "forma", se così si poteva dire data la situazione.

    Devo farcela! dovrò migliorare in molti ambiti, ma ci arriverò!

    ok... chiedo scusa per la brevità ma scrivere post col pg svenuto non sono una cima :please: poi il doverli scrivere di notte non aiuta la mia lucidutà mentale... spero possa essere almeno accettabile
     
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    Non appena la morfina cominciò a fare effetto il giovane avvertì prima un intorpidimento generale, poi avvertì una stanchezza diffusa e prima che se ne potesse rendere conto cadde in un duraturo e costante stato di incoscienza, cosa che permise al dottore e al suo assistente di manipolare senza troppa difficoltà il moncherino e sfruttando le sue sapienti mani ed una precisa e tagliente tecnica medica ripulì e ridefinì il contorni di quello che rimaneva della gamba cercando di renderla più omogenea e liscia possibile, non era un'operazione particolarmente difficile ma richiese comunque diverse ore per essere portata a compimento nel modo migliore possibile. A lavoro terminato il medico era allo stremo delle forze, la sua fronte era completamente imperlata di sudore nonostante avesse avuto al suo fianco l'infermiere che ad intervalli regolari gliela puliva con un panno, la cosa triste era che la sua giornata lavorativa era ancora assai lontana dall'essere terminata, l'unica cosa che lo teneva ancora in piedi era la prospettiva futura di poter rubare qualche ora di sonno prima del prossimo paziente...
    L'anestesia non perdurò troppo a lungo, quando Ken si svegliò il dottore si era già dovuto congedare per seguire altri pazienti, al suo posto ponto seduto su di una sedia accanto alla brandina dove si trova lui c'era un infermiere, certo il ragazzo non poteva riconoscerlo ma era lo stesso che aveva collaborato per la sua operazione:

    "Ben svegliato! Il dottore non è potuto rimanere per aspettare il tuo risveglio, sai ci sono decine e decine di feriti che sono arrivati insieme a te dal fronte che aspettano di poter essere curati, sappi comunque che tu sei fuori pericolo, ti abbiamo pulito e sterilizzato tutto, purtroppo però al momento non abbiamo protesi disponibili, appena sarà possibile ovviamente te ne installeremo una ma fino ad allora dovrai cavartela con stampelle e tanta pazienza, se dovessi comunque avere delle perdite importanti dal moncherino torna senza esitazione così che potremo pulire la ferita e cambiare i bendaggi..."

    L'uomo aveva un tono gentile e cordiale, sapeva che non stava dando ottime notizie al giovane così cercò di condire tutto con un caloroso sorriso, sperando in qualche modo di indorare la pillola:


    "Bene questo è quanto, se non ti occorre altro quanto ti senti pronto puoi andare, le stampelle te le abbiamo messe accanto al comodino alla tua sinistra, in bocca al lupo per tutto!"

    L'infermiere condì il tutto con un altro sorriso prima di congedarsi da Ken, che si ritrovò dopo poco solo nella stanza con i suoi pensieri, certo quello sarebbe stato un brutto colpo per lui, ma si era dimostrato un ragazzo forte nel corpo e nello spirito per essere riuscito a sopravvivere a quello che gli era capitato e se avesse continuato a perseverare in quella direzione niente, nemmeno quell'incidente, l'avrebbe potuto fermare.

    Fammi il post finale e ce ne andiamo tutti a casa, come scritto fino alla fine della guerra starai con le stampelle, con tutto quello che ne consegue :rosa:
     
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    Quel mio risveglio sembrò quasi una rinascita, dopo giorni passati in un travagliato sonno costellato da piccoli sprazzi di semicoscienza. Il dolore, i sensi di colpa ed in fine il desiderio di redenzione mi avevano costantemente portato avanti in quella precaria situazione. Le palpebre lentamente iniziarono ad alzarsi fino, questa volta, ad aprirsi del tutto. La luce si fece in un primo momento accecante al punto da costringermi a serrarli nuovamente, mi ci volle qualche minuto prima di abituarmi e riuscire quindi ad osservare nuovamente il mondo intorno a me. Man mano che gli oggetti prendevano forma iniziai a rendermi conto del luogo in cui mi trovavo, una camera d’ospedale, a pochi passi da me un infermiera attendeva il mio risveglio e dopo essersi accertato che mi fossi ambientato prese la parola.

    "Ben svegliato! Il dottore non è potuto rimanere per aspettare il tuo risveglio, sai ci sono decine e decine di feriti che sono arrivati insieme a te dal fronte che aspettano di poter essere curati, sappi comunque che tu sei fuori pericolo, ti abbiamo pulito e sterilizzato tutto, purtroppo però al momento non abbiamo protesi disponibili, appena sarà possibile ovviamente te ne installeremo una ma fino ad allora dovrai cavartela con stampelle e tanta pazienza, se dovessi comunque avere delle perdite importanti dal moncherino torna senza esitazione così che potremo pulire la ferita e cambiare i bendaggi..."

    Ero già consapevole della perdita che avevo subito ma sentirmelo dire in quel modo nudo e crudo non potè che farmi ribollire nuovamente il sangue, quanto ero stato stupido, impulsivo, addirittura sciocco.

    Grazie per il buon lavoro… Vi devo la vita…

    Risposi quasi distrattamente stringendo il pugno su quell’ultima frase, già… Erano molte le persona a cui dovevo la vita a causa di quella guerra. Prima fra tutti a Kara, sacrificatasi per tutto il gruppetto che si era formato, poi ai miei compagni ed infine ma non meno importanti ai medici che mi avevano curato. Più ci pensavo, più mi sentivo in obbligo verso di loro nel far si che un giorno non avrei più dovuto farmi salvare da altri, dovevo essere in grado di ripagare quell’enorme debito e per chi non avrebbe potuto vederlo saldato di persona lo avrei esteso al mondo adempiendo ai miei doveri da shinobi!

    "Bene questo è quanto, se non ti occorre altro quanto ti senti pronto puoi andare, le stampelle te le abbiamo messe accanto al comodino alla tua sinistra, in bocca al lupo per tutto!"

    Ad interrompere quei miei pensieri, l’infermiere si congedò facendomi notare le stampelle posizionate alla mia sinistra e mi salutò con un sorriso per poi tornare a prendersi cura di altri. Mi presi qualche altro minuto in cui non potei fare a meno di restare imbambolato ad osservare quella mia gamba, o quello che ne restava. I miei propositi era nobili, importanti, ma come li avrei perseguiti in quelle condizioni? Dovevo restare lì inerme ad aspettare che la provvidenza mi portasse una soluzione? Non potevo fare altro che attendere una protesi come anticipato dall’infermiere pocanzi? L’idea di dover restare fermo per un periodo imprecisato mi innervosiva, non era da me, andava contro ogni mia abitudine ed anzi, mi sembrava un insulto verso le intenzioni che avevo. Mi diedi quindi una svegliata colpendomi con forza il viso a mani aperte e mi decisi finalmente a rialzarmi. Presi le stampelle e con decisione le puntai a terra alzandomi dal letto, non era poi così complicato muoversi seppur non era più lo stesso. Iniziai prima con dei piccoli passi, certo le mie peculiarità fisiche mi erano comode in quel frangente, sta di fatto che raggiunto il corridoio riuscii a muovermi discretamente, seppur lentamente, tra la folla non indifferente che invadeva l’ospedale. Mi mossi così verso l’uscita sfruttando quelle miei nuove “amiche” deciso ad intraprendere una strada dura ma quanto mai necessaria.
     
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    27 exp e vai in pace :rosa:
     
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