Ai piedi della montagna

Shirai vs Ten

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    Shirai non si era ancora ripreso dall’ultima missione. L'immagine del sergente fatto a pezzi da quella ragazza, in qualche modo lo aveva fatto piombare in uno stato angoscia, inibendo in lui ogni altra emozione o sentimento. Un’apatia che trovava sfogo solo nell’uso della spada. Per questo motivo, Shirai prese ad allenarsi con una costanza e dedizione che mai sarebbe venuta fuori altrimenti. Perché stancare il proprio corpo, portandolo fino all’estremo, faceva sì che la mente si appannasse, che i pensieri fuggissero via. Troppo stanco per soffrire, sopraffatto da una completa apatia, Shirai trovava la sua “Felicità”. Questa era la insana medicina che il ragazzo aveva trovato per lenire i suoi dolori.

    Al dojo avevano rimproverato Shirai di usare troppa foga nell’allenamento. Così facendo, esponeva i suoi compagni a rischi inutili. Faceva del male a loro e male a se stesso.
    Shirai non riusciva a capirlo. Si chiedeva a cosa servisse allenarsi se poi non lo si faceva seriamente, dando fondo a tutte le proprie energie.
    Fatto sta che nessuno voleva allenarsi con lui e quindi, il giovane prese ad allenarsi da solo, al di fuori del villaggio. Amava sempre amato la solitudine delle montagne. Il silenzio e il contatto con la natura. Ora però, tutta questa solitudine, faceva sì che tornassero i brutti pensieri.

    Pensieri che quella mattina si erano fatti pesanti. Una mattina fredda, tipicamente autunnale. Il sole era coperto da una coltre bianca e grigia e la luce faticava a illuminare il valico in cui si trovava Shirai. La neve era soffice sul terreno, doveva essere caduta la notte prima. Gli alberi che risalivano i pendii del valico, erano completamente bianchi. Nonostante questo, il sentiero di montagna era stato ripulito completamente.
    Una comodità che Shirai apprezzò nonostante indossasse i sandali chiodati, un accessorio perfetto per aumentare l’attrito sul terreno, rendendo impossibile fare passi falsi. Quel valico, ai piedi di quelle due montagne, era un luogo perfetto per allenarsi e per utilizzare, senza troppi rischi, il suo nuovo wakizashi. Posò a terra lo zaino, si aggiustò la giacca e, estratta la sua lama, iniziò a prendere di mira il tronco di un grosso pino, incidendo la sua corteccia con profondi fendenti. Era un avversario di poco conto, troppo statico per dare soddisfazioni al giovane. Eppure questo offriva la montagna. Era solo e non poteva fare altrimenti. Si consolò al pensiero che, magari, sarebbe arrivato qualcuno, qualcuno con cui combattere.


     
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    Sorrow

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    Quante sono le probabilità di ricevere un giorno libero durante una guerra civile? Beh, dipende da chi si è, in effetti. Sono un soldato da non molto tempo e l'unico campo nel quale posso dimostrare il mio valore, per ora, è quello d'addestramento. L'allenamento particolarmente intenso degli ultimi giorni ha spinto qualche capitano a concedermi un giorno di riposo muscolare e mentale. Mica tanto, in effetti. Tra i primi compiti della giornata vi è quello di procurarmi un po' di legna per la stufa. Da quando mi sono trasferito in solitudine, badare a me stesso è diventato il nuovo obiettivo. Quantomeno evitare di morire di fame/sete/freddo/scarsa igiene, diciamo. Per adesso, seppur non mi vada di cantare vittoria in anticipo, sono vivo.
    La mattinata a Tetsu è tra le più classiche: cielo uggioso, neve fresca a rendere candido e gelido il terreno e, per finire, un freddo porco.
    Cammino per le strade del villaggio del ferro con la classica andatura ciondolante, ammantato di una cappa rossa in lana che nasconde l'abbigliamento sottostante. L'espressione sul viso è celata dal roningasa di Jin, che reco fiero sul capo, nonostante per molti samurai di vedute strette il sopracitato sia simbolo del disonore di un samurai senza padrone, un Ronin. Per me è un simbolo d'amore filiale e non credo che saranno le occhiatacce sospettose della gente del posto a farmelo togliere. E poi le fessure per gli occhi sembrano fatte appositamente per me!
    Nella mano destra, penzolante a seguire i miei movimenti, stringo una scure di modeste dimensioni, ben affilata. Non penserete che io possa abbassarmi a tagliare legna con la wakizashi donatami da Jin, vero? Disonorerei la spada, nonché il mio mentore.
    Attraverso la porta del villaggio salutando con un cenno i samurai posti di guardia, sollevando leggermente il roningasa e permettendo loro di scorgere i miei lineamenti. Indirizzato un fugace sorriso ai due, riposiziono il copricapo in bambù sulla testa, per poi avviarmi in discesa verso il sentiero che conduce ai piedi della montagna.

    Dove vai conciato così, se posso chiedere?

    Sorrido, dando le spalle ai miei colleghi. Sollevo la mano destra brandente la scure, per poi portare l'utensile sulla nuca, poggiandola dall'estremità non tagliente. Mica scemo.

    Ho freddo.

    La voce assume un tono irriverente, per poi interrompersi bruscamente. Riassumo la posizione precedente, portando la scure nuovamente sul fianco destro con una lentezza quasi ipnotica. Mi avvio verso la valle, lungo il sentiero costeggiato da uno spesso strato di neve da entrambi i lati. Gli alberi imbiancati che sbucano dalla coltre nevosa diventano sempre più grandi e meno distanziati gli uni dagli altri, formando quasi una foresta innevata lungo il primo tratto di sentiero. Non me la sento di deturpare un tale spettacolo, seppur tetro, buttando giù qualche albero. Per non parlare del fatto che buttare giù alberi di quelle dimensioni sarebbe uno sforzo ben più grande di quello utile.
    Superato il primo tratto di sentiero, attraversata la foresta, un bivio mi si para davanti. La strada che si dipana da quella principale porta al valico tra le due montagne, mentre quella che continua conduce a valle. Il valico è molto più vicino e potrei diminuire lo sforzo ulteriormente, abbandonando la strada per la valle. Si nota che cerco il relax, vero?
    Cambio repentinamente direzione, imboccando l'uscita verso il valico, proseguendo per un sentiero che, seppur di dimensioni ridotte, è stato fortunatamente sgomberato dalla neve.
    Man mano che mi avvicino alla meta, riesco ad udire un crescendo di rumori sordi, come quelli prodotti dall'urto di due oggetti duri. Accelero il passo, riuscendo sempre meglio ad udire i rumori ripetitivi. Più con l'udito che con la vista, una volta giunto alla destinazione, mi accorgo di non essere solo. Una figura quasi perfettamente mimetizzata con il manto nevoso, dato il candore di capelli e pelle, è intenta a menare fendenti su un tronco d'albero. Dati i tratti somatici, non può che essere un indigeno del paese della neve. Ciò che non riesco a distinguere dalla distanza, è il suo schieramento. Non mi pare di aver mai visto una persona tanto bianca tra le fila dei samurai di Tetsu est e, dato che entrambi ci troviamo fuori dal villaggio, potrebbe essere un samurai nemico. Il dovere mi imporrebbe di retrocedere per non creare conflitti inutili, ma la curiosità mi spinge ad avvicinarmi. In primis vorrei capire cosa lo ha condotto a questa violenza contro dei vegetali.
    Prendo un profondo respiro e, con un rapido scatto, passo la scure dalla mano destra alla sinistra, rendendo libera la prima, per una più agevole estrazione della wakizashi, riposta nel cinturino agganciato alla gamba destra. Non si è mai troppo prudenti.
    Mi avvicino con andatura ciondolante, senza mostrare alcun intento bellicoso. Arrivato a qualche metro dal ragazzo, ammesso che questi non si accorga prima della mia presenza, mi accingerei a dire, mantenendo un tono della voce pacato, seppur sufficientemente alto per essere udito.

    Guarda che, continuando così, perderà il filo. Non è fatta per i taglialegna. La spada è un prolungamento di noi stessi...

    Pongo me e quel ragazzo sullo stesso piano, pur non conoscendolo. Al contempo, gli comunico di essere un samurai. Mossa rischiosa, ma d'altronde ormai è fatta.

    ...Prenderesti mai a testate un albero? Immagino che la risposta sia no. E allora perché dovresti colpirlo con la spada?

    Poca logica, tanta spiritualità.
    Enunciato il concetto, mi avvicinerei con passo cauto, mentre la mano destra viaggia sotto la cappa a brandire l'elsa della wakizashi, pronto all'estrazione in qualsiasi momento. Un sorriso mi si dipinge sul viso, che assume quasi un'espressione di scherno. La mano sinistra si apre, lasciando cadere la scure al suolo. Non affronterei mai nessuno con un'arma differente dalla mia spada, se non in condizioni di necessità estrema. La stessa mano che poco prima teneva stretta la scure, viaggia verso il collo, dove un nodo lega la cappa in lana rossa. Slegato il nodo, la cappa cremisi cade sulla neve, di fianco all'utensile da falegname lasciato cadere poco prima, svelando un look decisamente poco appropriato per affrontare il freddo di Tetsu: una camicia rossa a maniche corte aperta sul petto nudo, un paio di pantaloncini grigi e dei sandali in legno. I duri allenamenti di Jin sulla cima della montagna sono serviti anche a temprarmi nel gelo. La mano destra svela il piano, rendendosi visibile mentre afferra l'elsa della wakizashi, che viene estratta in uno sferragliare appositamente rumoroso. La mano sinistra viaggia nuovamente, questa volta verso il capo, ad afferrare il copricapo in bambù, per poi rimuoverlo dalla testa, svelando un'espressione atta a provocare il nemico.

    fN


    Ora la mancina viaggia verso il candido ragazzo, per poi indicarlo con l'indice sollevato a formare un angolo di 90 gradi con il pollice teso.

    Non so chi tu sia, né mi interessa, a dirti il vero. Qui fuori gli schieramenti valgono poco e, come se non bastasse, oggi è il mio giorno libero. Che ne dici di smettere di deturpare la flora locale e divertirci un po'?

    Il ghigno sul mio volto si tramuta repentinamente in una seria espressione di sfida. La wakizashi viene portata sul volto, in guardia. Lascio la prima mossa al mio avversario, che mi sembra abbastanza caldo per lo scontro.

    Sorrow
    R: 300
    S:50
    Lascio a te l'attacco :rosa:
     
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    Shirai si stava annoiando a morte, quell’attività era ripetitiva e, razionalmente, inutile. Eppure non riusciva a smettere di infierire su quel maledetto tronco d’albero. Farlo, lo faceva sentire svuotato da tutto ciò che, fino a quel momento, lo aveva animato, spinto ad agire. Quell’albero era il bersaglio perfetto sul quale sfogare gli ultimi bricioli di frustrazione che gli erano rimasti, le ceneri assopite della propria rabbia. Finalmente si sentiva libero, privato da tutto quello che lo incatenava al proprio risentimento. Chissà se, continuando a colpire alberi tutti i giorni, il suo malessere non si sarebbe mai più ridestato.

    Anche se fosse, intaccare i tronchi degli alberi non fa per me. Troppa neve che mi cade in testa e troppi trucioli di corteccia mi finiscono negli occhi.

    Mentre contemplava i pro e i contro del diventare un boscaiolo abusivo, Shirai sentì dei passi avvicinarsi alle proprie spalle, la neve fresca scricchiolare lieve sotto il peso dei passi del nuovo arrivato. Forse si trattava di una qualche bestia selvatica o un bandito; e se fosse un demone delle nevi o chissà quale altra aberrazione? Il sangue iniziò a gelare nelle vene, la pella iniziò ad accapponarsi, e non era per colpa del freddo. Un attimo dopo il raziocinio prese il sopravvento e il giovane si diede una calmata. Pensò che fosse più probabile trovarsi di fronte ad un boscaiolo, forse un guardaboschi. Qualcuno venuto lì per evitare che il ragazzo operasse ulteriori danni a quell’albero. Shirai iniziò a pensare di non essere stato molto saggio, non aveva affatto pensato alle conseguenze. Ed ora che era stato scoperto, cosa sarebbe successo adesso? Avrebbe dovuto pagare una multa? Forse la foresta era proprietà di qualche nobile famiglia e adesso, che li aveva offesi, sarebbe stato arrestato?

    CITAZIONE
    Guarda che, continuando così, perderà il filo. Non è fatta per i taglialegna. La spada è un prolungamento di noi stessi…

    Pericolo scampato, si tratta solo di uno che non sa farsi gli affaracci propri… Ecco che mi risale il nervoso. Dovrò rispondergli o, se starò zitto, se ne andrà da solo?

    Shirai si voltò verso il nuovo arrivato, ostentando un sorriso forzato, quasi paretico. Voleva apparire simpatico, ma credeva, anzi sapeva, che non ci sarebbe riuscito affatto. Quasi mai era stato in grado di celare le proprie emozioni o impressioni, e questa era proprio una di quelle volte. La pace dei sensi che aveva trovato nel frantumare cortecce, era sparita, si era dissolta come una bolla di sapone, facendo emergere di nuovo tutto l’odio verso il prossimo. Era stato infastidito inutilmente, gratuitamente; non si capacitava del perché la gente desiderasse avere conversazioni fini soltanto a se stesse, sentendo il diritto di elargire consigli indesiderati.

    Che poi, fra tutte le persone che bazzicano le montagne, doveva incontrare quella sottospecie di sputasentenze, venuto fin lì al solo fine di rompergli i maroni. Magari era uno di quei matti che vaga per le strada in cerca di qualcuno con cui attaccare bottone. In tal caso, sarebbe stato quantomeno divertente.

    CITAZIONE
    ...Prenderesti mai a testate un albero? Immagino che la risposta sia no. E allora perché dovresti colpirlo con la spada?

    La risposta ti stupirebbe…

    L’uomo davanti a lui era sicuramente strano, particolare e Shirai decise di osservarlo meglio, cercando di capire in quale genere di uomo si era imbattuto.
    Lo scrutò e, per prima cosa, non potè non notare la scure che teneva in mano. Forse Shirai era davanti ad un boscaiolo o un guardaboschi; anche se non ne era sicuro, visto il dialogo avuto in precedenza. A confermarlo però, c’era anche la cappa rossa che indossava: non sdrucita ma anonima e oggettivamente economica. Era verosimile che appartenesse ad un lavoratore dei boschi. Forse troppo poco per sputare sentenza, anche perchè, gli abiti di Shirai non erano di fattura migliore, e lui non era un boscaiolo. Una logica spicciola, ma funzionale.

    A colpirlo, infine, fu l’enorme cappello di paglia che quell’uomo indossava, tanto grande da coprirgli il volto. Come aveva fatto a non accorgersene prima? doveva essere la cosa più evidente, quella che doveva saltare all’occhio per prima.
    Anche perché, aveva già visto quei cappelli, raffigurati in diversi manuali di storia militare. Non ricordava il nome, ma ricordava bene il significato. Erano i copricapi dei Ronin.

    Merda...

    Shirai si fece nervoso, era consapevole di non avere molte vie di scampo in quel valico. Era caduto in trappola? Deglutì a stento, mentre la mano destra andava a rinfoderare l’arma che teneva in mano. Questo avrebbe, forse, dato segno di non avere intenzione belligeranti e, soprattutto, gli avrebbe permesso di avere libere le mani. Infatti, alla prima avvisaglia di scontro, Shirai avrebbe tentato di usale la tecnica della sostituzione per farsene via. Il bosco era pieno di legni, sassi e quant’altro. Non avrebbe avuto difficoltà a trovare qualcosa di adatto da usare per i suoi comodi.

    Un gesto imprevisto colpì l’attenzione del soldato; il ronin gettò a terra la sua scure. Poi, a seguito di questo suo movimento, cercò di togliersi sia la cappa che il cappello. Liberado il volto dal cappello, il Ronin si rivelò essere un ragazzino poco più grande di lui. Non sembrava più una grande minaccia, tanto timore per nulla. E anche la faccia provocatoria impressa adesso sul suo volto, sembrava poco più seria di quelle stupide maschere di carnevale. Inoltre, il fatto che il ragazzo additasse Shirai a quel modo, lo faceva sembrare uno di quei venditori ambulanti che si avvicinano ai passanti, cercando di vendergli le cose più improbabili.
    Shirai era visibilmente confuso, il sopracciglio destro prese ad inarcarsi in segno di stupore. Il ragazzo non sapeva cosa stesse succedendo; era tutto talmente assurdo, che trovava davvero difficoltoso prendere sul serio quel giovane. Chissà quale disadattato gli era capitato fra i piedi. Probabilmente, stava per scoprirlo.


    L’unica cosa che gli invidio, è l’abbronzatura.

    CITAZIONE

    Non so chi tu sia, né mi interessa, a dirti il vero. Qui fuori gli schieramenti valgono poco e, come se non bastasse, oggi è il mio giorno libero. Che ne dici di smettere di deturpare la flora locale e divertirci un po'?

    Schieramenti… giorno libero… Forse un Ronin non è. Probabilmente un soldato di Tetsu. Ma ha un colorito troppo scuro, possibile che sia davvero un samurai?
    Se lo fosse, sarebbe inappropriato e pericoloso, rivelare chi sono. Meglio mentire



    Il mio codice di condotta mi impone di presentarmi. Mi chiamo Hiko Doi e sono un Ittōhei del Paese della neve. Ero al seguito della scorta del mio signore ma ehm…
    bisogni personali ed impellenti hanno fatto sì che rimanessi indietro... e poi ecco, mi sono perso. Sarò felice di essere il tuo avversario, in cambio ti chiedo la cortesia di indicarmi da che parte è Tetsu Ovest. Perdonami, sempre ammesso che tu lo sappia e che non sia deplorevole chiederlo. Il mio Sōchō mi ha detto che c’è una guerra civile. Per questo motivo, spero di non averti creato imbarazzo con la mia richiesta.
    Ora, se sei d’accordo, iniziamo. Parto io, con il tuo permesso.



    Shirai si inchinò per concludere la farsa, sperava di aver fatto abboccare il suo avversario. Solitamente, menzogne del genere, gli avevano procurato cibo e abiti dai negozianti del villaggio. Disperarsi per una madre malata, chiedendo l’elemosina, era un espediente che si era sempre rivelato utile e divertente. Che poi sua madre un giorno si sarebbe veramente ammalata, tanto vale portarsi avanti. Mettendola in questo modo, Shirai non stava mentendo, stava solo predicendo il futuro.

    Finito di rimuginare sulle sue malefatte, Shirai si mise in posizione. Avrebbe cercato di confondere l’avversario utilizzando la tecnica della moltiplicazione. Tentò quindi di comporre i sigilli della Pecora, del Serpente ed infine della Tigre. Concentrando il proprio chakra, avrebbe provato a creare cinque cloni illusori. A quel punto ognuno di questi cloni, unitamente a Shirai, avrebbe formato una fila indiana e si sarebbe scagliato contro il nemico. Il ragazzo, quello vero, avrebbe preso posto in penultima posizione, così di nascondere alla vista dell’avversario le proprie impronte sulla neve, celandole dietro la presenza dei primi quattro cloni.
    L’intenzione di Shirai era quella di correre verso l’avversario, usando i cloni come copertura fumosa. Infatti, che essi venissero distrutti o meno, avrebbero generato una nube di fumo in prossimità dell’avversario. Questo, se i cloni non fossero stati distrutti prima, sarebbe dovuto accadere nel momento in cui Shirai avesse interrotto la tecnica della moltiplicazione, rilasciando il chakra un attimo prima di attaccare.
    Nell’intenzione di Shirai, questo avrebbe creato una piccola nube di fumo in grado di celare, anche in minima parte, il Rikidouteki Kisai, l’attacco vero e proprio.
    Arrivato ad un paio di metri dall’avversario avrebbe fatto dissolvere i cloni e, sperando di essere celato dal fumo, avrebbe tentato di sferrare un calcio diretto al volto dell’avversario. Per farlo, avrebbe utilizzato i suoi nuovi sandali chiodati che, oltre ad aumentare la possibilità di danneggiare, sperava lo avrebbero aiutato a far presa sul terreno e quindi a fornire una spinta migliore, più potente.
    Dopo aver utilizzato l’entrata dinamica, sempre che tutto fosse andato liscio, Shirai avrebbe tentato di allontanarsi di una decina di metri, attendendo la risposta dell’avversario.

    Riepilogo azioni:

    - Tecnica della moltiplicazione, 5 cloni
    - Annullamento tecnica moltiplicazione a 2 metri di distanza da Sorrow.
    - Entrata dinamica a 2m da Sorrow [tecnica entro 3m (+D10 se usato entri 3m) + sandali chiodati (+5 sulle azioni che richiedono l'uso dei piedi) + Maestria Meteora gambe ( + 10 su Riuscita e Danno di qualsiasi azione fisica/Taijutsu)]

    -----------

    Resistenza: 200 - 5 = 195
    Stamina: 50 - 5 = 45

    -----------

    Note: Ho messo i calcoli solo per sapere se i calcoli vanno bene, in modo da utilizzarli anche in futuro.
    Grazie mille e scusate se, eventualmente, ho sbagliato.
     
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    Sorrow

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    Il candido ragazzo si volta verso di me, inarcando gli angoli della bocca verso l'alto in un impacciato sorriso visibilmente forzato. Che mi trovi di fronte all'ennesimo sociopatico? Di qualsiasi cosa si tratti, ormai ci sono dentro.
    Lo scrutarmi continuo del ragazzo mi mette un po’ a disagio, in realtà. Non fa altro che portare lo sguardo su ogni indumento che tolgo osservandomi, infine, in pieno volto. L’espressione sorpresa che assume in risposta al mio ghigno di sfida mi lascia alquanto perplesso. Pensavo rispondesse con altrettanta goliardia. Mi ricompongo al fine di non apparire fin troppo ridicolo. L’espressione torna repentinamente seria, ad ascoltare attentamente ciò che il giovane, d’improvviso spigliato e desideroso di chiacchierare, ha da dire. Si presenta fornendo una quantità di informazioni non richieste. La lama del sospetto squarcia il velo di ingenuità con il quale, mentalmente, avvolgo ogni persona incontrata per la prima volta. Non sicuro che dica il vero, mi limito ad annuire e sorridere con sicurezza. Mi chiede infine di rivelargli dove sia Tetsu Ovest. Drizzo le orecchie e il sorriso muta in un nuovo ghigno da volpe. Come ho detto, nulla mi importa della sua provenienza, né del suo schieramento. Non ho intenzione di affrontarlo con l’intento di ucciderlo. Siamo in campo neutro e non devo dare dimostrazione di nulla a nessuno, che siano superiori bramosi di sangue o signorotti desiderosi di conquista.

    Beh, se proprio ti interessa, Tetsu Ovest si trova lì...

    Dico, allungando il braccio destro, mentre il rispettivo indice si leva ad indicare la salita che ho di fronte. Sul mio volto, un nuovo sorriso accompagna il mio dire. È un messaggio malcelato quello che sto per lanciare, ma perché ritirarsi proprio ora da questa pantomima?

    ...Devi solo imboccare la strada opposta rispetto a quella dalla quale provengo.

    Un modo alternativo per dire che faccio parte dell’altro schieramento.
    Attendo la sua reazione, cercando di carpire la sua reazione interna, magari interpretando qualche micro-espressione facciale o qualcosa di simile. Lui, a quanto pare, è già pronto ad attaccare, accettando di buon grado la mia scelta di restare fermo e concedergli la prima mossa. Dopo un inchino al termine del suo dire, si mette in posa da combattimento, rivelando uno spirito combattivo niente male. Sembra quasi che stia per scagliarsi contro di me in tutta furia. Poco dopo, noto le sue mani unirsi a formare un sigillo. Sa usare il chakra. Vedendolo colpire un albero con una wakizashi, per un attimo ho sperato fosse come me. Sono un po’ deluso, a dire il vero.
    In una nube di fumo, 5 nuovi Hiko appaiono a fiancheggiare l’originale, che in tutta sincerità, non so chi sia. Il pregevole livello di quella moltiplicazione, unito all’imprevedibilità della stessa, non mi ha consentito di mantenere il focus sull’originale. Sposto con nervosismo lo sguardo tra le sagome identiche, mentre una goccia di sudore mi riga la tempia destra, per poi scendere lungo tutto il volto e arrivare al lato destro della bocca, dove la lingua la cattura con un moto retrattile istantaneo.
    Mi trovo impreparato. Non c’è altra scusa. Qualsiasi motto di spirito o goliardia viene soppresso dall’estremo senso di inadeguatezza che mi pervade mentre il mio avversario e la schiera di sue copie mi corrono contro, seguendo una strategia che non riuscirei nemmeno a figurarmi, al momento.
    In un batter d’occhio, vengo avvolto da una coltre di fumo denso. Penso all’utilizzo di una qualche cortina fumogena, in prima istanza. Successivamente, esaminando la “consistenza” del fumo che mi avvolge, comprendo la sua origine: le copie. Ha fatto dissolvere le copie per nascondersi. Beh, ingegnoso! Inerme, ho solo il tempo di notare, quando ormai è giunta ad una distanza fin troppo ravvicinata per potermi adeguatamente difendere, la suola del sandalo del mio avversario, diretta verso il mio volto. Istintivamente porto l’avambraccio sinistro in guardia, tentando di incassare il colpo evitando di essere colpito in parti più sconvenienti.
    Quando il colpo giunge a destinazione, un dolore lancinante alla parte colpita mi distorce il volto in una smorfia di dolore. Un dolore del tutto innaturale per un colpo di quel calibro. D’un tratto, delle gocce di sangue colano lungo l’avambraccio sinistro fino al gomito, andando a tingere di rosso il candido manto nevoso. Dei sandali chiodati?

    Ugh.. Non mi sembra affatto corretto utilizzare un oggetto simile in uno scontro amichevole.

    Dissi, ostentando una finta sicurezza tramite uno sprezzante sorriso.
    Non è il dolore a ferirmi, quanto la sensazione di inadeguatezza provata poco prima. Il dolore non mi spaventa più da.. sempre, probabilmente. Essendo cresciuto a pane, frustate e soprusi, dubito che qualche chiodo nella pelle possa far molto.
    Sentendo i chiodi uscire fuori dalla pelle, comprendo che il mio avversario punta ad allontanarsi. Non posso permettere che accada. A quel punto, istintivamente, tenterei di compiere un’azione atta a contrastare l’allontanamento del mio avversario, puntando a sbalzarlo verso l’alto. Spostando il peso sulla gamba sinistra, piegandola fino a far raggiungere il suolo al ginocchio, tenterei quindi di alzare la gamba opposta, cercando di colpirlo prima che si allontani, per portarlo in posizione favorevole per l’offensiva successiva.

    R: 300-5=295
    S:50
    AeJ: Parata muscolare sul colpo di Shirei, con avambraccio sx
    Alzata della foglia per contrastare l'allontanamento finale.
     
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    Responso nr. #1


    Attacco -:Shirai Riot
    -Tecnica della moltiplicazione del corpo:20+10+2+13=45 Riesce perché incontrastata(5 cloni, originale 3 su d5)
    -Entrata dinamica: 45+45+3+5+10+5+7+1=121 Riesce perché incontrastata(-5 per tutte le azione del prossimo turno)
    -Allontanamento:45+45+5+10+13=118 Riesce per superiorità combattiva

    Difesa -:Sorrow
    -Parata Muscolare: //Riesce a prescindere -15 sul danno subito dall'Entrata Dinamica
    -Alzata della foglia: 50+50+2+7=109 Fallisce per inferiorità combattiva

    Danni:
    Shirai Riot://
    Sorrow:10+10+10+4+=34-15=19(-5 per tutte le azione del prossimo turno)


    Narrazione Turno:
    Dopo un amichevole scambio di battute sul prendere a testate degli alberi i due samurai decidono di impiegare il loro giorno libero scaldando un po' le gambe, le braccia e forse anche le spade. Dopo un breve momento di preparazione mentale infatti Shirai decide di confondere il suo avversario creando dei suo cloni che lo aiutano,sparendo quasi subito in un nuvola di fumo, a camuffare un portentoso calcio in pieno petto che avrebbe senz'altro fatto volare il giovane Sorrow, se questi non si fosse prodigato ad indurite il suo forte addome per resistere al colpo cavandosela con un leggero fastidio, ma poteva finire così? Nossignore, infatti sfruttando il colpo andato a buon fine, il samurai dai capelli bianchi creò nuovamente distanza dal suo avversario, riuscendo persino ad evitare una sua contromossa atta ad impedirglielo! Come avrebbe replicato Sorrow di fronte all'agilità nemica?


    Situazione Finale:
    Shirai a 10 metri da Sorrow, attacco a quest'ultimo


    Commenti Arbitro:
    Shirai non ti preoccupare per i calcoli, a quelli ci pensa il master dell'evento, tu concentrati solo sulle azioni :) Al prossimo schema togliti anche 1 alla resistenza per l'allontanamento che non ti sei ricordato di segnare e se puoi cerca anche di mettere ogni volta che fai uno specchietto il link della scheda, così da facilitarci il lavoro XD Per il resto vi siete mossi bene, continuate così :rosa:
     
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    Ten salta il turno per innatività, passo l'attacco a Shrairiot.
     
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    Nel momento in cui ebbe inizio lo scontro fra i due giovani soldati, la fortuna palesò la propria presenza, arridendo benevola al ragazzo albino dell’Ovest. Forse trasportata dal vento freddo dell’autunno o forse discesa dal cielo assieme ai primi fiocchi di neve della mattina, la dea bendata arrivò ai piedi di quelle montagne, favorendo e patrocinando i movimenti e l’esito dell’attacco del giovane Shirai.
    La benevolenza della fortuna, unita alla maestria del giovane soldato dell’ovest, diede forma ad un inizio di incontro a senso unico.
    Ogni singolo movimento di Shirai ebbe buona sorte, tutto filò liscio come il ghiaccio che si va formando sulle rupi scoscese dei monti che davano forma al Paese del Ferro.
    Perfino la tecnica della moltiplicazione, arte che Shirai padroneggiava appena, trovò esito positivo. Il giovane soldato riuscì a creare ben cinque cloni; i quali, scomparendo in una nube di fumo, celarono l’attacco portato con il piede armato di sandali chiodati.
    Il colpo fu talmente veloce e potente che non trovò opposizione alcuna e, così facendo, riuscì a colpire senza problemi il petto avversario.


    Preso...

    Shirai ebbe la consapevolezza di aver centrato il suo bersaglio e, questo, lo portò a credere che il suo colpo avesse scaraventato via il suo oppositore.
    Le aspettative di Shirai furono però soddisfatte solo per metà: infatti se la sua prima certezza si era concretizzata realmente, la seconda sensazione che aveva avuto, non trovò riscontro alcuno. L’avversario infatti fu sì colpito in pieno petto, ma, a differenza di quanto preventivato da Shirai, egli non venne scagliato da nessuna parte e, anzi, non arretrò neppure di un centimetro.
    Nel colpire in quel modo il suo avversario, il giovane soldato di Tetsu Ovest ebbe la sensazione di aver impattato contro un tronco di un albero talmente radicato nelle profondità del terreno, da essere inamovibile.
    Questa nuova consapevolezza lo turbò molto e la sicurezza che il giovane aveva maturato durante questo suo primo e breve attacco, fu minata profondamente. Nonostante tutto, il suo attacco era stato null’altro che una carezza per l’avversario.

    Maledizione, è forte.

    Il ragazzo albino non si fece soffocare dalla stretta presa in cui lo sconforto lo stava attanagliando e, reagendo istintivamente, riuscì a trovare del buono anche in quell’imprevisto.
    Approfittando della solidità del petto avversario, Shirai utilizzò Sorrow come base d’appoggio sulla quale cercare uno slancio maggiore, cercando così di sfuggire dalle grinfie nemiche.
    L’utilizzo dell’avversario come trampolino si rivelò utile, e fece sì che il giovane potesse evitare l’insidioso calcio che l’avversario cercava di propinargli. La fortuna aveva baciato ancora il giovane Shirai, permettendo al calcio di Sorrow di sfiorare solamente la carne bianca del giovane di Tetsu Ovest.

    C’è mancato davvero poco.


    A seguito del balzo, Shirai si ritrovò in piedi ad una decina di metri di distanza dal giovane Sorrow.
    Deciso a non dare tregua all’avversario, Shirai si apprestò a proseguire il proprio attacco.
    L’euforia dello scontro si stava facendo sempre più palpabile, facendo regredire il giovane ad uno stato puramente istintuale.
    Incurante della ferita aperta sul petto dell’avversario, Shirai decise di attaccare, utilizzando i dieci metri di distanza per darsi slancio e rincorsa.
    Conficcando bene i sandali chiodati a terra, in modo da aumentare la spinta e la presa sul terreno, Shirai iniziò a correre verso l’avversario, cercando di azzerare la distanza che intercorreva fra loro.
    Mentre le sue gambe cercavano di muoversi il più velocemente possibile, la mano destra del giovane avrebbe tentato di afferrare la spada che teneva rinfoderata sul fianco sinistro.
    In questo modo Shirai, sfoderando la spada, avrebbe utilizzato la rincorsa per dare maggiore spinta e forza al suo “Falso Manco”, un colpo obliquo portato dal basso verso l'alto e da sinistra verso destra. Questo colpo di spada era diretto, almeno nelle intenzioni di Shirai, verso il fianco destro dell’avversario, ovvero il lato scoperto dalla lama nemica.
    Questo colpo, se fosse riuscito a dovere, avrebbe portato la lama di Shirai in alto, sopra le spalle di entrambi i due contendenti. Quella posizione avrebbe permesso al giovane soldato di provare a cimentarsi in un “Fendente Dritto”, un colpo di scherma perpendicolare al terreno diretto dall’alto verso il basso. L’attacco di spada così eseguito, come da manuale accademico di scherma, era diretto alla spalla sinistra di Sorrow.
    Per concludere l’attacco, Shirai avrebbe tentato di allontanare l’avversario, utilizzando l’entrata dinamica per colpire Sorrow all’addome e cercare così di scaraventarlo indietro di qualche metro.



    Shirai

    Falso Manco con Wakizashi + Boost Rincorsa(-11 resistenza)
    Fendente Dritto con Wakizashi
    Entrata dinamica ravvicinata + Meteora

    -----------

    Resistenza: 195 - 1 (turno precedente) - 1 - 11 - 1- 5 = 176
    Stamina: 45

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    Responso nr. #2


    Attacco -:Shirai Riot
    -Falso Manco con Wakizashi Riesce perché incontrastato (d20=17 Ferita profonda!)
    -Fendente Dritto con Wakizashi Riesce perché incontrastato (d20=15 No)
    -Entrata dinamica ravvicinata Riesce perché incontrastato

    Difesa -:Sorrow
    //

    Danni:
    Shirai Riot://
    Sorrow: 10+30+4+30+11+4+27+10=126(+10 danni di sanguinamento a turno e -5 sulle azioni del prossimo turno)


    Narrazione Turno:
    Lo scontro corpo a corpo continua senza esclusione di colpi, almeno se lo si guarda dalla prospettiva del giovane Shirai, perché il suo avversario samurai, dopo aver accusato i precedenti colpi, decide di rimanere sulla difensiva invece di replicare a sua volta, scelta saggia o codarda? Riot rendendosi conto della cosa non si fa pregare e si fa avanti attaccandolo con diversi fendenti della sua fidata lama e chiudendo il tutto con un calcio in pieno petto che fa volare Sorrow di qualche metro prima di farlo finire al tappeto, che lo scontro sia già giunto al termine?


    Situazione Finale:
    Shirai a 5 metri da Sorrow, attacco a quest'ultimo che al momento e a terra


    Commenti Arbitro:
    Ten hai già saltato un turno per non aver postato per moooolto tempo senza avvisare, un altro strike e interrompo il duello per non far perdere tempo a Shirai.
     
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    Ten ha saltato un altro post senza aver avvisato nessuno, perciò perde l'incontro e prende il minimo del suo grado( e sono stato buono perché ha fatto solo un post). Shirai ti risparmio il post finale che hai già aspettato fin troppo, ti puoi prendere 30 exp e andare per la tua strada :rosa:
     
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    Stompo, minimo +4 dai.
     
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