Come nasce uno stretto rapporto

PQ di Saiko Kirin e Shizuka Guren

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    Prima pq di Saiko Kirin e Shizuka Guren (Omimmomon e Sachigo)
    In questa pq spieghiamo, di ritorno dalla missione di liv C fallita, come è nato il nostro rapporto di amicizia.

    Essendo la nostra prima pq, non siate cattivi ç_ç


    NOTE: Per dividere i post, Io ho usato come font il COURIER, mentre Sachigo ha usato il font normale.
    CITAZIONE
    Legenda
    "Parlato Saiko"
    Pensato Saiko
    - Parlato Shizuka


    "Beh ce l'abbiamo messa tutta ma a quanto pare la missione è andata male."

    Il giovane Saiko stava sorridendo come suo solito, non si sarebbe fatto abbattere per aver fallito la sua prima missione. Non cercava scusanti ma in fondo era una livello C, e da neogenin non si aspettava nulla di semplice ed in fondo sapeva di poter fallire. Era sul tragitto di casa con la sua amica Shizuka, erano di ritorno da quello che sembrò essere un racconto dell'orrore piuttosto che uno scontro. Si erano trovati con altri ninja, completamente circondati da una mandria inferocita di esseri non viventi che li avevano tormentati per svariati minuti che però sembrarono ore, fino a che non sembrarono risvegliarsi.

    "Sai, ho ancora un bel mal di testa."

    Disse il giovane otoano all'amica.

    La giovane genin si fermò e si voltò verso il ragazzo di scatto e controbatté alle sue parole.

    - Saiko, ti prego stai zitto. In questo momento se non fossi troppo scossa , ti avrei già tirato le orecchie per bene.

    Nella sua testa , proprio non ce la faceva a non pensare al fallimento della missione.

    -Non riesco proprio a farmela scendere questa cosa. E poi quelle cose...Erano...CHE COS'ERANO?.

    Domandò la kunoichi di Oto, con un tono leggermente isterico. Sicuramente doveva trovare un modo di darsi una calmata, infatti distolse lo sguardo dal suo compagno d'infanzia e lo rivolse verso il cielo, ignorando il fatto che ormai l'amico potesse lasciarla lì dov'era. Solo in quel momento si accorse che era mattina, e aveva bisogno di una bella dormita. La ninja del villaggio di suono inspirò quanta più aria possibile, per poi espirarla lentamente in tre step, per cercare di ricomporsi totalmente e per permetterle di proseguire con il cammino verso casa, senza ovviamente dare di matto.
    Saiko si fermò per un momento a pensare.

    "Mi sa che è parecchio amareggiata."

    Il ragazzo cercava di comprendere lo stato d'animo dell'amica, ma in fondo non era quello il suo forte, tutt'altro a lui piaceva far ridere la gente e aveva il suo modo di fare. Cominciò quindi ad abbassare il tono e a fare il labbrino.

    "E daaaai, non trattarmi male. Lo sai che ho sempre le migliori intenzioni, ma finisco per fregarmi da solo."

    Guardava l'amica sorridendo e usando il suo solito tono scherzoso, sperando di rallegrarla.


    - Come fai a prenderla tanto alla leggera?

    Domandò la ragazza leggermente stizzita.

    - Come fai ad essere sempre così allegro?. Non so se invidiarti o meno.

    Affermò la giovane ninja di oto al suo migliore amico. Non sapeva se andare su tutte le furie oppure doveva veramente sorridere alle sue parole. Più volte la giovane ha cercato di guardare Saiko negli occhi ,e capire a cosa pensasse veramente. Fin dal giorno in cui si conobbero, l'otoana non l'aveva mai visto esitare o perdere le staffe , come al contrario le capitava molto spesso. Shizuka cercò nuovamente d'incrociare il suo sguardo, tentando nuovamente di capire che cosa potesse uscire dalla testa cocciuta dello shinobi di Oto.
     
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    La domanda della ragazza colse però il ragazzo nel segno. Non era solito prendere le cose alla leggera, per lui la vita andava vissuta col sorriso, quindi lo avrebbe fatto in tutte le situazioni.

    "Insomma, lo sai che mi basta mangiare, camminare, correre e sorridere per stare bene. Certamente ci sono rimasto male per la missione, ma vedi il lato positivo abbiamo scoperto che per il momento missioni di rango alto non sono adatte a noi.

    Detto questo il ragazzo le allungò una mano sulla schiena. Pensò che questo potesse rincuorarla sulla situazione mentale del ragazzo che in effetti non era mai stata delle migliori.


    Dimmi un po' come ti senti però, parlami.


    Questo non è vero!

    La ragazza dai capelli argentati ribatté alle parole dello shinobi.

    -Abbiamo studiato. Abbiamo lavorato per avere questo benedetto coso!

    Aggiunse la kunoichi di Oto, indicando il coprifronte ricevuto dall'accademia del villaggio. Dopo di che sospirò intensamente, per darsi nuovamente una calmata, in fondo non voleva prendersela con il ragazzo. La giovane Genin scostò infine lo sguardo verso le vaste risaie, caratteristiche del paese del suono, per cercare la calma interiore.Per un momento vide qualche contadino fiero adempiere il proprio lavoro, e pensò a quanto li invidiasse, almeno loro a fine giornata, tra una fatica e l'altra, tornavano soddisfatti della propria opera. Successivamente l'otoana distolse le iridi rosee dai campi di riso, per poi riportarle su Saiko.

    -Senti, per me è difficile. Se non sono in grado di svolgere il mio compito da ninja, che senso ha tutto quello che ho fatto?


    Il giovane guardò l'amica sbuffare e rivolgergli uno sguardo rassegnato e frustrato. Lui pensò che in fondo non aveva tutti i torti, era ciò per cui si erano preparati per tanto tempo, cioè affrontare missioni ed essere dei ninja competenti in quasi tutte le arti, ma ovviamente avevano fallito la loro missione.

    "Ehy, guarda che anche io ho faticato tantissimo per ottenere questo coso, come lo chiami tu. Ti ricordo che la mia pelle bianca non è dovuta al sole che non ho preso, ti ricordo che i miei capelli non sono argentei per un mio sfizio. Anche ai ninja migliori capita di fallire una missione, per questa non eravamo ad un livello sufficiente per portarla a compimento, ma la prossima andrà meglio. Possiamo farcela.".

    Il ragazzo cominciò quindi a rimuginare su ciò che era successo in missione, la comparsa improvvisa degli erranti, il ritrovamento dell'anello e poi l'attacco di quegli esseri.

    "Ma senti, non sembra anche a te che sia stato tutto molto strano? Insomma io sono stato sommerso da quegli esseri, credevo che sarei morto e invece ne sono uscito illeso.

    Detto ciò cominciò a guardare l'amica con sguardo interrogatorio mentre con la mano sinistra si teneva il mento, corrucciando le sopracciglia.


    Ascoltando attentamente il discorso dell'amico, su tutti i pensieri e i dubbi, Shizuka si ritrovò ad avere ancora più dubbi esistenziali. E' vero che l'otoano aveva ragione per quanto riguarda che siamo umani e che anche i migliori ninja falliscono, ma come l'avrebbe spiegato alla madre tutta la situazione?

    -Sì, lo so.

    Aggiunse sbuffando e battendo freneticamente la pianta del piede freneticamente, innervosendosi.


    -Ma non cambia che la cosa mi renda parecchio frustrata.Vorrei dire... COME LO SPIEGO A MIA MADRE?Anche se ultimamente è parecchio strana...


    Affermò la genin ripensando ai gesti che ultimamente la madre stava compiendo nei suoi confronti, lasciandola parecchio interdetta. Dopo qualche secondo riesamino ciò che l'amico le avesse detto per quanto riguarda la missione e su quelle cose aberranti. La giovane genin con un gesto secco si risistemò la frangetta che scendeva morbida sulla fronte.


    -Non ne ho idea. Mi sembra anche strano che quelle cose cadessero come mosche,anche solo soffiandoci sopra.Sta di fatto che la faccenda va ben oltre le nostre possibilità, per quanto mi sia difficile accettarlo.
     
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    Al solo sentire il motivo della preoccupazione dell'amica, Saiko si destò dai suoi pensieri.

    "Sinceramente, non ho idea di cosa potrebbe dirti tua madre, ma io ero lì e so bene come ti sei mossa sul terreno. Quindi qualunque cosa ti dirà, risponderò io."

    Detto questo, il giovane tornò a riflettere sulla missione, su come il territorio fosse diventato diverso da un momento all'altro e su come fosse possibile tutto ciò. Saiko cominciò a credere che tutto potesse essere un sogno, insomma, non gli sembrava vero ciò che era successo.

    "E se fosse tutto stato un'illusione? Cioè, un momento le case erano intere, il momento dopo no, i mostri uscivano dalla terra come dei fottuti conigli e poi io sono finito sotto e sono indenne. NON UN GRAFFIO."

    Sull'ultima frase fece una faccia di stupore. Gli si potevano vedere le corde vocali tanto che aveva la bocca aperta.
    Intanto in lontananza potevano vedersi le porte del villaggio. Il sole del tramonto illuminavano chiaramente la polvere che si alzava sul villaggio che misto ai petali dei pochi fiori e delle molte risaie creava un gioco di luce veramente interessante.


    Tutta la situazione assurda che si era creata da quella dannata missione, non era che un altro tarlo che si insinuò nella mente dell'otoana.

    -Per quel che mi riguarda, non era di nostra competenza. Sia per un fatto di mancanza di esperienza in gruppo, sia per un fatto che ci siamo trovati davanti degli abomini che stento ancora a credere che fossero reali. E tutto ciò mi fa incazzare solamente.


    Shizuka cercò di tagliare corto il discorso con queste parole per poi aggiungere un sonoro schiocco della lingua. Non ne voleva proprio più parlare. La frustrazione e la rabbia dentro di sé sicuramente l'avrebbero fatta sbottare nuovamente. Ormai erano quasi vicini alle porte del villaggio, e alla ragazza non le andava ancora di sopportare la più che probabile ramanzina della madre ,su quanto un ninja deve essere diligente ,e compiere le missioni a dovere senza errori , perché l'onore della propria famiglia ne risentirebbe.Ogni passo diveniva sempre più pesante. Una volta entrati nel villaggio, la kunoichi arrivò quasi a trascinarsi, per ogni passo fatto controvoglia, quando si accorse che stavano passano per il parco , in cui ha conosciuto Saiko. Ella si girò verso la panchina in legno a lei molto nota, sia per le incisioni su di essa che denotavano usura, sia per la posizione sotto ad un albero di ciliegio.Shizuka allungò la mano verso l'amico, per far sì che prendesse la manica della maglia dello shinobi.

    -Hei,Saiko...Ti va di sederci sulla solita panchina? Ho bisogno di rilassarmi, prima di entrare in casa ed affrontare mia madre.

    Chiese la ragazza al suo migliore amico con un tono flebile, quasi si vergognasse di averglielo chiesto.

    Shizuka sembrò essere ancora più nervosa dalle supposizioni del giovane Saiko, il quale tagliò corto sul discorso missione.

    "Va bene, va bene, togliamo di mezzo il discorso. Bastava dirlo."

    Saiko tornò quindi a guardarsi in giro, ormai erano vicino le porte del villaggio, era pomeriggio inoltrato quindi nessuno si sarebbe trovato nelle risaie o sui terreni a coltivare piante.


    "Sai, stavo pensando che se fossimo tornati un po' prima, avremmo potuto vedere i nonni al lavoro. Sono uno spettacolo quei due vecchietti."

    Detto ciò incrociò le braccia dietro la testa e cominciò a guardare il cielo. Il rosso del sole al tramonto illuminava delle nuvole che sembravano assumere strane forme, addirittura riuscì ad intravedere una scarpa.

    "Cacchio, la stanchezza gioca brutti scherzi, giurerei che lì ci sia un pollo."

    I due continuarono a camminare. Shizuka chiese all'amico di andarsi a sedere al solito posto, e lui non poté che essere d'accordo.

    "Sai che ti dico? Andiamo a sederci e più tardi ti offro una ciotola di Ramen. Incamminiamoci pure."

    Saiko cominciò ad incamminarsi verso le panchina abbastanza usurata, forse per via del tempo e della polvere, ma anche per via del loro sedersi quasi tutti i giorni per quasi 10 anni

    "Aaaaah Quanti ricordi."
     
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    -Ci puoi contare. Ci vorrebbe proprio una ciotola di ramen. Ovviamente offri tu anche stavolta per quello che mi hai fatto passare .

    Shizuka affermò guardando di sbieco il ragazzo ,senza sentire un no come risposta.Una volta seduta su quella panchina tanto nota ai ragazzi, sospirò in maniera profonda, in modo da tirar fuori tutti i pensieri negativi , che imperterriti le torturavano la mente. Con un gesto rapido, la giovane Genin si ravvivò la frangia e tentò di togliere un po' di polvere dal suo cardigan bianco , che oramai era diventato di un colore grigio.

    -Maledizione il mio cardigan!

    Aggiunse la ragazza dai capelli argentati, disperandosi per il suo maglione. Una volta finito il suo lamento, la kunoichi si rivolse all'amico, portando lo sguardo verso l'alto, notando il ciliegio in fiore. Eh sì, la primavera era arrivata , lo si poteva capire dai petali che accentuavano sempre di più il colore vermiglio del tramonto.

    -Ti ricordi, Saiko? Anche quando ci conoscemmo questo vecchio albero di ciliegio stava fiorendo.
    Quella fu una giornata abbastanza assurda,dal mio punto di vista.


    Affermò l'otoana continuando a guardare l'albero , i cui rami e petali sovrastavano la panchina. Shizuka si stava immergendo nei ricordi, quando conobbe Saiko. La ragazza stava navigando oramai, nei fiumi di ricordi in cui vi erano i bei e i brutti momenti, passati con il suo amico.

    -Tu eri uno sfigato, non che ora sia cambiata la cosa!

    Ridacchiò la giovane Genin alle sue parole,stuzzicando lo shinobi.



    Il giovane otoano si sedette sulla panchina vicino all'amica, guardando il tramonto anche egli. Inizialmente non fece caso al ciliegio in fiore, non lo faceva mai, a lui piaceva guardare il sole tramontare, credeva che quel misto di arancione che metteva in mostra la polvere otoana, misto poi ai riflessi sull'acqua delle risaie avesse qualcosa di mistico, eccezionale. Guardò l'amica sistemarsi i capelli e i vestiti.

    "Sì, immaginavo che volessi cogliere al volo l'offerta. Attenta però a non sbrodolarti col brodo."
    Disse il ragazzo sorridendo vistosamente prima di rivolgere la sua attenzione all'albero in fiore e buttarsi nei ricordi.

    "Sai che ora che ci faccio caso, non hai tutti i tortani? ehm cioè i torti, sì i torti. E poi scusami, perché il nostro sarebbe un incontro strano? Io venivo malmenato e tu mi guardava fare l'eroe. Come sempre. Altro che sfigato."

    Il giovane otoano ora fece la linguaccia all'amica prima di guardarla e mettersi a ridere tornando con la memoria al giorno in cui si sono incontrati.

    "Ricordi per caso cosa ti offrii quel giorno?"



    La kunoichi di Oto si portò una mano alla bocca ,nel tentativo di trattenersi dallo spanciarsi di risate.

    -Eroe,eh?Ma sentilo, come si atteggia. Tanto lo so che stavi per metterti a piangere, e non sapevi come reagire.

    Sghignazzò la giovane mostrando un'espressione sorniona all'amico, mentre con la stessa mano portata in precedenza alla bocca , la usò per scostarsi i capelli , sistemati nei due codini alti, all'indietro con un gesto rapido.

    -E so anche che è stato merito mio , se quei due rompi scatole ti hanno lasciato andare. Perché diciamolo sono brava ad incutere paura. Avrò pure preso da mamma questa dote intimidatoria, tsé.

    Aggiunse Shizuka infine al ragazzo, continuando a guardarlo con lo sguardo che egli stesso avrebbe definito da "spocchiosa", ma era proprio questo che le piaceva dell'amico. Sapeva stare al gioco, e sapeva risponderle a tono, nonostante le sue battute,considerate come "diversamente normali".Infatti dopo aver detto ciò, e dopo aver visto il gesto della linguaccia dell'amico, la giovane genin , gli sfoggiò uno dei sorrisi più dolci,che solo Saiko poteva vedere, per indicargli quanto gli volesse bene. Sì, perché solo l'otoano conosceva questo lato della Guren .

    -Beh, fu strano per me semplicemente perché dopo che una persona ti aiuta si dice "grazie", non direttamente "Ti va un gelato".No?

    Domandò retorica la Kunoichi del villaggio del suono, continuando a sorridergli.

    -Anche se la proposta non mi era del tutto indifferente, dato che era il mio giorno di libertà.

    Aggiunse la giovane dalle rosee iridi ,tornando quasi seria.

    "Ehy, è anche perché sono fuori dal comune che mi vuoi bene."

    disse Saiko con sguardo di vanto verso l'amica. Aveva indovinato cosa le aveva offerto la prima volta che si erano incontrati ma non era d'accordo sul fatto che lei lo avesse salvato.

    "Sai bene quanto me comunque che quei due sono andati via perché si erano stancati di menare un cadavere."

    Aggiunse poi il ragazzo guardando l'amica con lo stesso sguardo spocchioso che aveva ricevuto. Ricordava perfettamente che quelle mazzate non facevano male, anzi lui le ignorava, finché quel giorno vedendo Shizuka smise completamente di considerarle.

    "Devo ammetterlo. Quel giorno mi hai salvato in un certo senso."
     
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    -Mph.

    Sul volto della giovane Guren comparve un gesto di lieve disapprovazione nei confronti delle affermazioni di Saiko.

    - Non è una cosa per cui vantarsi, comunque. Anche se palesemente se la fecero sotto per merito mio, dato che da quel giorno , almeno in mia presenza,non ti hanno dato più fastidio, almeno in mia presenza,intendo.

    Chiosò la ragazza chiudendo gli occhi, e poggiando la schiena alla panchina, in modo da rilassare i muscoli dorsali e le spalle, si lasciò andare infine in un grande sospiro. Qualche secondo , Shizuka rimase in silenzio,godendosi la leggera brezza serale, che le carezzava il viso. Quella stessa che al mattino presto soffia, e le sfiora il volto, dandole un senso di pace. Ora si che la giovane Genin era rilassata. Dopo di ché portò leggermente la testa all'indietro, e riaprì gli occhi, notando che ormai il sole stava emanando gli ultimi raggi di sole, che andavano a sfumare nel cielo ormai per metà color indaco.

    -Se posso dirti la verità,non so perché ho agito così quel giorno.Non è da me , o meglio, non l'avevo mai fatto per nessuno.


    Confessò Shizuka a Saiko, continuando a guardare il cielo che si intravedeva tra i vari boccioli di ciliegio.

    -Forse perché volevo farlo e basta, senza pensarci. Un po' come fai te di solito, ossia fare le cose a caso.

    Detto ciò rivolse nuovamente lo sguardo all'amico, mostrando un'espressione di dissenso

    -Poi me ne sono pentita quando hai preso il gelato al pistacchio, bleah!



    Il giovane Saiko poté solo guardare lo sguardo dell'amica disapprovare le sue parole, ma poi aprirsi come uno scrigno, e sorridere.
    "Ammettilo, quel giorno hai visto un fantasma e ti sei impressionata, sennò col cavolo che ti muovevi."

    Saiko così vedendo l'amica rilassarsi, allungò le gambe sul lato della panchina e si sdraiò con la testa sulle gambe dell'amica.

    "Ehi posso stare? Cosa avresti da dire poi contro il pistacchio? È buonissimo."

    Saiko ripensò un attimo alla frase dell'amica. In effetti lui faceva e Fa le cose un po' a caso, come gli vengono e stranamente in un modo o nell'altro raggiunge il suo obiettivo. Poi da piccolo non aveva amici, era da solo ad essere malmenato e preso in giro. Solo Shizuka lo aveva trattato da umano, da bimbo e questo lo aveva spinto ad offrirle un gelato, un gesto stupido e povero ma con una grande importanza visti gli sviluppi. Saiko stiracchiò le gambe e le braccia e guardò una foglia di albero cadere. Quello stesso albero che era lì da prima che lui nascesse.
    "Comunque pensa quante amicizie questo albero può aver visto nascere, quante ne ha viste crescere e quante finire. Pensa che questo alberello è importante, che ne dici di dargli un nome?"

    Saiko cominciò a sorridere e ridere ad alta voce.



    Shizuka seguì Saiko con lo sguardo, mentre si sdraiava, e comodamente poggiava la sua testa sulle sue gambe.

    -No, ma prego figurati, non è che qualcuno potrebbe pensare a male, tipo i vecchietti che sono seduti sulle panchine difronte. No,eh?

    Chiosò la ragazza dal crine argentato , in tono sarcastico , e visibilmente imbarazzato.

    - E comunque il gelato al pistacchio non se lo fila mai nessuno, solo tu potevi prenderlo.

    Aggiunse la giovane genin, per cambiare discorso , e per celare ovviamente l'imbarazzo del gesto troppo spontaneo del ragazzo,distogliendo poi lo sguardo dallo shinobi, e puntandolo in un punto impreciso del terreno sottostante. Shizuka adorava e odiava questo lato del carattere di Saiko. Quel suo essere spontaneo, e solare. Odiava perché quella sua spontaneità , a volte, la lasciava del tutto interdetta, perché non sapeva mai come reagire ai suoi gesti , e alle sue parole quindi per tutta risposta, cercava di rispondere a tono per non mostrare disorientamento. Amava perché , questo suo modo di comportarsi, era paragonabile ad ventata d'aria fresca, che le concedeva quei pochi attimi di spensieratezza e libertà , che nella sua vita scarseggiavano. Fin da subito, la giovane Guren, aveva capito che era un tipo particolare, per questo quando veniva preso in giro,non se ne stette con le mani in mano. Ancora oggi Shizuka, non sa il perché l'abbia fatto, ma in cuor suo , sentiva che doveva farlo e basta.

    -Mh?

    La Guren portò nuovamente lo sguardo sul volto dell'amico, poiché le aveva rivolto una domanda .La domanda di Saiko le fece smettere filosofare, sulle varie ragioni per cui quel giorno, l'abbia aiutato.

    -Che nome gli vorresti dare?

    Domandò di riflesso la kunoichi.

    -No, non lo chiameremo "albero dell'amicizia.

    Aggiunse la ragazza, aspettandosi una frase del genere dallo shinobi del suono, poggiando il gomito sinistro sulla panchina per stare più comoda.


    "Sei così morbida, che non resisto dalla stanchezza. Fammi da cuscino e fregatene dei vecchietti."

    Rispose Saiko all'amica sdegnandosi della risposta ricevuta. Si divertiva molto a punzecchiarla e a darle del filo da torcere, metterla in imbarazzo era comunque un modo per poi farla aprire e comunicare più liberamente; sembrava quasi riuscire a sbloccare i suoi freni inibitori e mostrare il vero carattere di Shizuka, Saiko sembrava avere uno strano ascendente su di lei e si divertiva molto a fare quello che faceva. Tornò poi con la mente all'albero.

    "Sinceramente non saprei che nome dargli, che ne dici di Alberello? Sembra semplice e diretto e poi... è un albero, cioè, che nome puoi mai dargli."

    Il giovane scoppiò a ridere, una risata sonora e di alto volume che sembrava riempire l'aria di quella Oto silenziosa al tramonto del sole e che cominciava a dare segno di scurirsi. E se c'era una cosa che Saiko sapeva bene, è che il ramen all'apertura del banchetto del cuoco era molto migliore che a metà serata. Continuò però a stringere la gamba dell'amica su cui aveva poggiato la testa.


    "Sai, in un certo senso mi manca qualcosa dentro, sento un certo vuoto che si potrebbe colmare, che ne dici di avviarci tra qualche minuto? Ho fame insomma!"

    Saiko mostrò un sorriso a trentadue denti nel tentativo di intenerire l'amica e costringerla ad alzarlo con la forza.
     
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    -Senti un po'...-

    La ragazza dalle rosee iridi richiamò il ragazzo, poiché per i suoi gusti , se ne stava approfittando troppo di quella situazione.

    -...Non ti sembra di stare esagerando un pochino?"

    Domandò retorica la ragazza a Saiko, guardandolo di traverso, in maniera da lanciargli uno dei suoi sguardi più temuti , che solo la kunoichi poteva fare. Detto ciò alzò la testa dall'appoggio che la mano sinistra le stava fornendo, grazie alla posizione di sostegno del gomito piegato della medesima parte, mentre con la destrorsa, la giovane Genin cercava di dare delle piccole spinte alla spalla destra dello shinobi , in maniera tale da opporre resistenza ai suoi tentativi di stringersi alle sue gambe.

    -Stai buono!

    Infine aggiunse la ragazza per tenere il suo amico a bada, sia per le scemenze dette , sia per la risata rumorosa che stava facendo girare tutte le persone che passavano lì vicino. Quando la ragazza alzò la testa, e si voltò a destra e sinistra,per poi alzare nuovamente lo sguardo e puntarlo al cielo, dove notò che ormai il color indaco si era impadronito del cielo, vincendo sul colore vermiglio del tramonto. Ormai la sera era calata, e nell'aria iniziava a sentirsi un aroma che la giovane Guren conosceva fin troppo bene. Il Ramen.Shizuka chiuse gli occhi per un momento,e si concentrò sull'odore del Ramen. Adorava da impazzire il Ramen, soprattutto se mangiato in compagnia. Quella pietanza rappresentava il dio dell'arte culinaria, un piatto semplice, ma che era un'esplosione di sapori e di felicità. Quel pensiero fu interrotto dalla fragorosa risata di Saiko,che fece riaprire gli occhi rosei della ragazza, i quali puntavano ancora una volta verso il cielo e verso le foglioline appena fiorite dell'albero di ciliegio.- Ma sei Serio? Alberello?

    Chiese retorica Shizuka a Saiko, continuando a fissare quelle foglioline rosa, ma che comunque grazie ai vari riflessi emetteva colori differenti. Fu allora che la giovane Genin pensò al nome perfetto.

    -Che ne dici di Saika? Nonostante avesse un colore rosa, questo albero nella sua essenza è come se avesse immagazzinato parecchie energie positive nel corso degli anni, emettendo quindi vari colori e fumature. Ti pare? E poi...E' l'unione dei nostri nomi. Creso sia perfetto. No?

    Domandò la kunoichi al giovane Kirin con un tono ai limiti del melenso, rivolgendogli poi lo sguardo, mostrando un leggero sorriso.Detto ciò , Shiuka si rese conto che stava rivolgendo troppe "carinerie" all'amico, così si ricompose, portandosi un ghigno sadico in viso, e infine con entrambe le mani diede una spinta secca all'amico, in maniera tale da toglierselo dalle gambe. Dopo di ciò, scattò in piedi, anche perché le parole del giovane Saiko, le avevano fatto ricordare che anche il suo stomaco stesse brontolando.

    "Coraggio, Pigrone! Andiamo!"

    La kunoichi richiamò Saiko.

    -Ho una fame da lupi. E questa sarà forse una delle mie ultime mangiate in santa pace, dato che sicuramente dopo che sarò tornata a casa, non uscirò per un po'.

    Aggiunse infine la ragazza, facendo riferimento al fatto ,che per un pò dovrà allenarsi ,e sentire le varie ramanzine della madre,quindi questo implicava non uscire e svagarsi per un po'. Detto ciò si sarebbe incamminata per raggiungere l'ingresso del parco, per poi andare insieme nel loro ben amato chiosco del Ramen.


    "Saika, eh?Hmm mi sembra un bel nome, molto meglio di Alberello o Shizuiko."

    Rise Saiko. La sua amica aveva molta più fantasia di lui, non che ci volesse molto, lui dava il meglio di sé in tattica e strategia, ma non sempre gli riusciva quello che escogitava. Il suo stomaco cominciò comunque a brontolare e si era stancato di fare resistenza ai movimenti di Shizuka che voleva impedirgli di prendersi ancora più spazio sulle sue gambe. Guardò quindi l'amica rivolgergli un ghigno malefico prima di dargli una spinta secca che lo fece rotolare a terra, dove però cadde sulle ginocchia.

    "Ehy!Questa l'hai fatta apposta, Ti fregherò la carne del ramen!"

    Saiko guardò l'amica alzarsi con sguardo di sfida, ma non riuscì a mantenere quell'espressione a lungo, sentì ciò che l'amica disse sul fatto che non sarebbe forse uscita per un po' e quindi si alzò.

    "Sai, penso che tua madre sia cambiata da un po' di tempo, forse comincia ad essere orgogliosa di te che stai diventando una kunoichi, che di qua a qualche tempo sarai una grande kunoichi. Secondo me, non ti romperà tanto le palle. Poi se vuole rimproverare qualcuno, sono disponibile ad ascoltarla."

    Saiko con sguardo fermo e voce decisa osservò l'espressione dell'amica che sembrava rassegnata a sentirsi la solita ramanzina sul fallimento, ma questa volta il giovane pensò che la madre di Shizuka non avrebbe fatto tante storie, sembrava essere cambiata e quindi il rapporto con la figlia sarebbe potuto migliorare.
    Il giovane prese poi un kunai dalla tasca e facendo segno all'amica di incamminarsi, incise sulla corteccia dell'albero il nome Saika.

    "Saika, fiore colorato. Bella idea, è da ammettere. Quando vuole sa fare tutto."

    Raggiunse quindi di corsa l'amica a cui poggiò un braccio sulla spalla, quasi come per guidarla verso il baracchino del ramen per poi dirle forse la cosa più dolce che le avrebbe potuto dire in tutti quegli anni di amicizia.

    "Ricorda una cosa, se anche tra noi ci fossero migliaia di chilometri di distanza, nemici potentissimi, arti illusorie, o la fame, potrai sempre contare sul mio aiuto, farò sempre di tutto per accorrere da te."

    Disse ciò con sguardo serio e voce seria, annullando per una volta quel suo sorriso incrollabile sperando che quelle parole andassero dritte nella mente della ragazza così che se ne ricordasse sempre.
     
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    Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa e trovo innopportuna la paura per una cultura diversa

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    Potete prendere il massimo tutti e due, una storia apparentemente semplice, ma un ottimo esempio di dialogo e sviluppo di un rapporto tra pg!
     
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6 replies since 27/5/2018, 19:14   150 views
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